• {Creature Antiche Vivono Ancora GDR} • Gioco di Ruolo by forum a carattere Horror-gotico moderno

Posts written by _†Sang†_

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    [OFF GDR]Ciao Den, volevo avvisare che da adesso in poi dobbiamo tenere presente di un fattore molto importante inserito nell'ambientazione del gioco, seppur a tempo determinato (non so dire quanto però). Non so se hai letto qui #entry461546898 La tua PG è entrata in gioco nel momento di transito tra una decisione precedente e quella attuale, perciò sia io che te dobbiamo adattarci.
    Dunque, la situazione che hanno attorno i nostri PG è decisamente mutata, ovvero ci sono tutti i cittadini di Nouvieille posseduti da queste bestiole mandate dal sindaco (che altri non è che Nyarlathotep sotto mentite spoglie) e perciò sono guidati dall'istinto e soprattutto privi di qualsiasi ricordo, seppur momentaneamente. Mélie é arrivata dopo la contaminazione e Julian è tornato in città dopo, perciò si sono salvati dal caos.
    Spero ci divertiremo ;D

    GDR ON
    Julian aveva seguito con attenzione il movimento del braccio della ragazza che aveva avvicinato, notando subito che lei aveva messo la mano col palmo rivolto verso il basso come se volesse toccare qualcosa. Dal canto suo lui evitò di avvicinarsi di più a lei, ma per farle sentire il suo bastone e darle modi di riappropriarsene, allungò ancora il braccio verso di lei fino a sfiorare il suo palmo con la punta del suo bastone. In quel modo lei avrebbe potuto capire che poteva afferrarlo e riprenderselo, in fondo erano i suoi occhi quando era per strada dato che non vedeva nessun cane d'accompagno accanto a lei.

    "Si figuri" rispose subito di rimando al suo grazie, "Maldestra e impridente, oserei dire. Ha fatto grande azardo ad arrivare fino a panchina senza suo bastone", concluse lasciandosi sfuggire un sorriso sottile e tagliente.
    Ed era vero, lei era giovane e come tutte le ragazze della sua età era sicuramente spericolata quel tanto che serviva per finire nei guai senza troppi problemi. Che fosse di notte o di giorno normalmente faceva poca differenza visto il caos totale in cui aveva ritrovato la città, ma incontrare un vampiro in battuta di caccia dove probabilmente nessuno si sarebbe curato di una giovane in pericolo, aumentava quasi certamente il tasso di rischio per Mélie. Tuttavia Julian non aveva fretta, era buio ma non ancora troppo tardi per lui, e di tempo per cacciare ne aveva. E poi si era imposto prudenza e cortesia.

    Poco dopo aver allungato il suo braccio verso la ragazza, i suoi indagatori avevano notato un certo movimento d'aria. Qualcosa di strano perché sembrava soffiare solo intorno a lei e perché lui quel movimento di aria non lo avvertiva affatto se non fino a metà circa del suo braccio proteso. Istintivamente gli venne da non fidarsi di lei perché un fatto così non era per niente normale anche se in quella città nulla era più normale in quel periodo. Ad ogni modo non poteva cambiare bruscamente atteggiamento nei suoi confronti, perciò fece solo un mezzo passetto a ritroso e nient'altro, pur tenendo i suoi occhi spenti praticamente incollati sul suo viso. Era certo che lei avrebbe avvertito il suo spostamento, anche perché chi non vede ha almeno uno degli altri sensi rimasti più sviluppato e di solito era proprio l'udito.

    "Julian" rispose alla sua ultima domanda, cancellando del tutto quel sorriso che aveva accennato poco prima, "il mio nome è Julian". Non aggiunse altro per spostare l'attenzione da sé a lei. "Lei invece si chiama?"
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    Le notti invernali sono le migliori per andare a caccia, si tende a restare in casa oppure a frequentare locali al chiuso piuttosto che starsene seduti nei dehors a ridere e scherzare. Julian adorava quelle notti, quasi completamente desolate, buie per natura, fredde e a volte anche con la nebbia che regala al tutto quel qualcosa di stimolante per i suoi scopi.
    Indossava un cappotto nero a doppio petto col colletto tenuto alzato fino a sotto le orecchie simulando così la cosa di tenersi il collo al caldo, benché portasse il suo foulard annodato sotto al colletto del cappotto stesso. Sotto al cappotto un maglioncino di lana molto leggero e un paio di pantaloni in jeans anch'essi neri come le scarpe che indossava. Non aveva i capelli legati, li aveva lasciati sciolti anche se non si poteva dire fossero lunghi, sufficientemente tali da scompigliarsi un po' quando aveva cominciato a tirare un po' di vento freddo.
    Fece finta di stringersi nelle spalle come per ripararsi da quella folata che in realtà non lo scalfiva minimamente, mentre continuò a camminare verso la stazione dove di solito si trovano prede più facili da adescare per vari motivi. La sua attenzione però venne catturata da una giovane donna che sedeva sola su una panchina, proprio nel piccolo giardino a due passi da dove avrebbe dovuto dirigersi lui. I suoi occhi si strinsero goduriosi per quella visione che forse gli avrebbe cambiato il programma della notte, e corsero veloci dalla figura della giovane al bastone in mezzo alla strada. Con un movimento silenzioso e quasi invisibile si spostò dal marciapiede buio dove si trovava fino in mezzo alla strada dove raccolse il bastone che riconobbe all'istante essere il supporto di un non vedente. Deglutì e si leccò le labbra mentre fissava quella che aveva designato come sua preda.
    A passo lento si avvicinò alla ragazza ancora seduta lì su quella panchina, si mise davanti a lei come per farsi vedere e con movimento lento e calcolato del braccio allungò il bastone verso il centro del petto di lei.
    "Si è persa bastone in mezzo a strada..." esordì prima di proseguire con un sottile sorriso sulle labbra altrettanto sottili, "Signorina...". Pronunciò quell'ultima parola con una certa gentilezza nella voce e con quella cadenza nel parlare tipica di chi viene dall'Est Europa.
    Non era sua intenzione iniziare subito la danza della caccia, in qualche modo preferiva familiarizzare con lei e arrivare al punto di portarla a fidarsi di lui. Forse nemmeno l'avrebbe uccisa, chissà, magari avrebbe fatto in modi di assaggiare giusto qualche goccia del suo sangue per cercare di trovare un legame con lei per poi farne... Ah, meglio non correre troppo veloce con le cose, la notte era lunga ed era inverno, faceva buio presto e il sole sorgeva tardi e perciò meglio non fare programmi a parte quello che aveva di familiarizzare con lei. Dunque la cautela mista a cortesia erano le sue priorità al momento tanto che scelse di non dire né chiedere altro e anche di restare lì in piedi davanti a lei in attesa di reazioni e risposte da parte sua.


    Eccomi qui col vampiro! Ti auguro buon gioco e soprattutto tanto divertimento! ;)
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    Io e Natasha abbiamo passato tre, forse quattro anni in Romania e quando è giunto il momento per me di andar via, lei mi ha comunicato di voler restare nella mia terra. "Mi piace" dice spesso, ed io non posso che accontentarla. In fondo e come già detto, lei è nata e scresciuta in un'era dove le menti sono ricettacoli di novità in ogni attimo, il mondo corre veloce e loro devono adattarsi, e Natasha ne è il perfetto specchio. So, quindi, che lasciarla sola ad autogestirsi nella mia casa in Valacchia non sarà un problema per lei, ed io sento che giungerà di nuovo il momento di rincontrarci, ma per ora è tempo di separazioni.

    Sono orgoglioso di lei, è diventata una predatrice perfetta: fredda, calcolatrice, dominatrice e subdola come ogni donna che conosce se stessa per arrivare al proprio scopo. Una perfetta Nosferatu.
    Ancora ricordo la prima volta che le avevo descritto il suo aspetto prima della caccia dicendole anche che non era certo una bella donna e che avrebbe spaventato qualsiasi uomo, ma lei non si era scomposta in alcun modo, anzi aveva riso perché la paura, mi aveva risposto tra un singhiozzo e l'altro, la eccitava e la spronava ancora di più a mordere i mortali. E' questa l'essenza di un Vampiro in fondo, o sbaglio? Siamo molte cose dopo tutto, la letteratura, il cinema e qualsiasi altra forma di arte ci descrivono molte caratteristiche, ma la primaria è una e una soltanto: siamo predatori e nulla più.

    Il giorno della mia partenza lei assieme al mio schiavo di sangue mi fanno trovare tutto pronto per il viaggio, in particolare Natasha. Mi conduce con sé nella camera dove fino a quella notte erano state le nostre bare, una vicino all'altra. Entrando i miei occhi cadono subito su due figure umane, le vedo belle, rosee, vive... Ma soprattutto spaventate a morte. Mi volto verso Natasha e lei con la mano destra mi indica la donna facendomi intendere che era il suo modo di salutarmi e di augurarmi un buon viaggio. Lo dico ancora che è una perfetta Nosferatu.
    Entrambi ci nutriamo delle nostre vittime, le prosciughiamo di tutto il loro sangue fino a farle morire sapendo che dei loro cadaveri se ne sarebbe occupata Natasha, e soprattutto che l'avrebbe fatto in maniera impeccabile. Poi ci siamo scambiati il sangue reciprocamente per stringere ancora il nostro legame immortale e alla fine siamo usciti di casa dove mi aspetta il camper che mi avrebbe riportato a Nouvieille.
    Anche Natasha aveva il suo schiavo di sangue, o meglio dire una schiava, ossia una giovane fanciulla che ha appena superato la pubertà. Le ho insegnato come sottometterla ad ogni suo volere senza che possa ribellarsi in alcun modo, così come addestrarla a fare tutte quelle commissioni diurne senza essere scoperta perché nel mondo, le ho detto, non esistiamo solo noi Vampiri, ma anche Cacciatori e chissà cos'altro che potrebbe volerci morti.
    "Falla tua in ogni fibra" le ho detto molto spesso, e infatti ora Nocoleta (così si chiama la sua schiava) sta al fianco di Natasha a porgermi i più profondi ossequi prima che entrassi nel camper dove il mio schiavo aveva nascosto la bara.

    Ora che sono tornato a Nouvieille avverto l'assenza di Natasha, ma a parte esser certo che una notte ci rivedremo, quando il momento sarà propizio, ma so che lei senza me sa cavarsela egregiamente. Ci scriviamo e lei mi racconta molti aneddoti della sua vita da Vampira senza il suo creatore, non avverto tristezza né rancore, semmai tanto entusiasmo di imparare ancora tante cose nuove e questa volta senza la mia presenza e supervisione.
    Sono qui a Nouvieille e le ho detto che può venire a trovarmi quando vuole semmai dovesse incuriosirsi sul luogo dove attualmente vivo, ma se non lo fa non me ne sentirò affatto offeso. Ho ripreso la mia attività di sarto, sto scrivendo un libro, ma soprattutto sono intenzionato a nutrirmi della linfa vitale di questa città.
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    Valacchia, Febbraio 2015

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    Dopo aver seppellito Natasha quella notte, ho aspettato che passassero tre giorni e tre notti prima che lei si risvegliasse. Avevo adottato lo stesso metodo che mise in atto il mio padre di Sangue con me, ossia nella sua rudimentale bara avevo messo uno strato di terra umida alto circa un palmo, ci avevo steso il corpo della donna e poi ancora uno strato di terra. Erano rimasti completamente scoperti solo il viso e il petto che aveva smesso di battere: Natasha era morta eppure sapevo che presto avrebbe riaperto gli occhi con un primario e primordiale scopo: uccidere, uccidere e bere sangue. Per questo motivo avevo ordinato al mio schiavo di procurarmi una vittima, un giovane uomo dalla corporatura abbastanza gracile, capelli corti e scuri e che avevo tenuto subito alla catena non appena aveva varcato la soglia del nascondiglio dove era posta la bara di Natasha. Imbavagliato e legato, e con il mio schiavo mortale a fargli da guardia, me ne ero andato a cacciare tutte e tre le notti successive al fine di presentarmi a lei gonfio di sangue e con un colorito quasi migliore del suo.

    Una volta tornata in vita, era passato poco tempo da quando avevo deciso di allontanarmi da Nouvieille con lei. Le avevo spiegato come avremmo viaggiato e il perché dell'importanza di portare con sé la sua bara e la terra del posto dove era stata seppellita.
    Natasha è una vampira nata mortale in tempi diversi dal mio e per questo motivo è più propensa ad assorbire le novità e farle proprie. Non che le piacesse molto l'idea di vivere a tempo indeterminato, ma esser diventata una Nosferatu come me aveva spento in lei ogni traccia di umanità, anche la più piccola, motivo per cui aveva accettato con un certo distacco il suo trapasso e la sua attuale condizione.

    Il viaggio era andato bene grazie alla impeccabile organizzazione del mio schiavo che, come al solito, aveva pensato a tutto in ogni minimo dettaglio. Fortuna voleva che l'Europa non fosse più quella di un tempo fatta di confini e rigide frontiere, perciò passare quella Romena senza essere scoperti era stato abbastanza facile. Avevo affidato anche questo incarico alla fervida astuzia del mio schiavo.

    In Valacchia mi sento a casa mia, anche se tutto è cambiato da quando ero un giovane vampiro appena creato, eppure ogni angolo della mia regione che mostravo a Natasha i miei occhi lo rivedevano come era un tempo. La Romania è decisamente un posto migliore adesso, per i mortali e per noi vampiri che ci vedono ormai solo come leggenda su cui scherzare e creare souvenir per i turisti affascinati dal Conte Dracula.
    Meglio così, quando la preda abbassa la guardia diventa vulnerabile ed è più semplice per me aggredirla e ucciderla. Questo è stato uno dei primi insegnamenti che Natasha ha appreso da me.
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    Ciao e benvenuto su Creature Antiche GDR! Se hai bisogno di aiuto, siamo qui ;)
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    Intanto ti ho dato gli accessi alle sezioni delle razze ecc., questa sera l'altra admin ti manderà un MP con le credenziali per cominciare a fare la scheda PG.

    Buona permanenza!
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    Angy_Taby Non riesco a inscrivere il forum.
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    Olve si era messo subito a lavoro mentre Julian lo stava già facendo. Al Nosferatu non era affatto sfuggito il particolare da parte dell'altro non morto di non occupare troppo spazio ( o di non volerne volutamente occupare), ma non disse nulla a tal proposito, pensando che fosse meglio concentrarsi su ciò che avevano iniziato a fare insieme, e che doveva essere portato a termine prima dell'arrivo dell'alba. In quel momento, Julian aveva pensato a quel momento della giornata, considerato l'attimo di transito tra la notte e il giorno, le stelle che lasciano spazio al sole e al calore diurno. Forse, quella notte, si sarebbe concesso un attimo per godersi due minuti di alba per poi fuggire a riparo e mettersi a dormire. Il Nosferatu, così come tutti i vampiri del mondo, non dormivano nel senso reale del termine e per come lo intendono i mortali, ogni vampiro che di giorno riposa compie un viaggio, una sorta di distacco di ciò che comunemente viene definito come anima, affinché questa possa vagare nei meandri infiniti di chissà quali spazi. Qualcuno li chiamava viaggi astrali, ma a Julian non interessava molto il loro nome, per lui era l'unico momento, fatto di ore, in cui la mente era alienata dalla realtà terrena e dove era capace di recuperare energie perse nella notte appena vissuta. Effettivamente non ricordava mai nulla di quei viaggi, o qualsiasi cosa essi fossero, non sognava, non sentiva né vedeva nulla in quei frangenti, eppure se il pericolo gli era vicino era sempre stato capace di sgranare gli occhi e reagire, seppur in modo più istintivo che razionale e calcolato. In quei momenti era paragonabile più a una vera e propria bestia che a ciò che resta di un uomo.
    "Sai... Credo che tu abbia ragione a dire di imparare da me"
    Disse, spezzando il silenzio che fino a quel momento aveva volutamente preferito mantenere, proprio per ascoltare ciò che Olve gli stava dicendo.
    "Ma vale la stessa cosa anche per me. "
    Le sue mani magre si muovevano in manienra del tutto distaccata da tutto il resto: le dita viaggiavano rapide e decise, mentre le braccia semplicemente ondeggiavano a desta e sinistra, o verso l'alto o il basso, in base ai movimenti delle mani e delle dita stesse, come se fossero loro a decidere cosa fare. Ma forse doveva essere effettivamente così.

    Olve, parlando delle antiche usanze del suo popolo, aveva parlato di riti funerari che prevedevano la deposizione del cadavere in una barca, al che Julian sollevò la testa per guardare l'altro Non Morto in volto.
    "Parli delle Drakkar? Le famose navi da guerra?"
    Domandò abbassando subito dopo la testa per tornare al lavoro che aveva accantonto per qualche attimo per rivolgersi alla Mummia.
    "Ho saputo di questa antica usanza che, però, pare essere morta per dare spazio a quello che vedi qui, solo in forma più formale e meno rudimentale. Le bare ormai si usano quasi in ogni parte del mondo" spiegò, mentre dal legno vergine stava prendendo forma un pannello di legno che mise subito da un lato, per passare alla creazione di un altro. "Poi ci sono le urne dove si raccolgono le ceneri di coloro che vengono arsi, ma questo è un'altra cosa". Pensò alle popolazioni asiatiche e alle loro tradizioni di internare un corpo incenerito in una scatola di metallo più o meno intarsiata e costosa, e non potè non corcordare con se stesso sul fatto che, in fondo, un'urna non era nulla di diverso da una bara, una nave o un sarcofago. "Alla fine, sempre morti sono..."
    Si fermò un attimo per riflettere su quella cosa e nello stesos momento gli venne in mente la giovane Natasha che lo attendeva, morta, nella sua cripta. Se non fosse stato per quella sua voglia di mettersi alla prova, l'umana mortale avrebbe avuto chissà quale destino.
    "I cimiteri sono uno dei posti più tranquilli al mondo. Anche se mi sento di dire che la frase che più ricorre sulle labbra dei mortali sia quanto di più sbagliato al mondo". A quale frase si stava riferendo? "Loro, i mortali, dicono che è dei vivi che bisogna avere paura, non dei morti. Ma tu sai come me, che sei stato mortale e ora sei morto e ritornato in vita, che non c'è nulla di più falso in tutto questo"
    Si fermò nuovamente, pensando ancora a Natasha e a come sarebbe stata la prima notte, quando avrebbe riaperto gli occhi dopo tre notti e tre giorni di sonno profondo. "Bisogna avere paura dei morti, e io lo dico sempre quando mi capita un mortale davanti. Peccato per lui che non fa in tempo a realizzare questo concetto, ché si trova subito davanti alla realtà che gli ho da poco spiegato"
    Aveva parlato della caccia e di quando la sua crudeltà, così fredda e calcolatrice, si abbatteva sulla sua vittima mortale. Per loro non aveva pietà, specialmente quando le vittime se le sceglieva per un motivo solo dettato dalla circostanza e, non ultimo, dal suo umore, poiché Julian era non solo un asociale, un solitario, ma anche profondamente lunatico. Se un momento riuscivi ad aggradargli per qualche recondito motivo, dovevi solo sperare che non cambiasse idea semplicemente perché quel lato lunatico del suo carattere aveva fatto sì che divenisse la peggiore persona incontrata fino a quel momento.
    "Comunque, tornando al discorso di Natasha. Per lei arriverà una bara tutta nuova come regalo di benvenuto da parte mia". In fondo cosa poteva offrire un Nosferatu ad una neofita? La loro umanità era tale da poterla paragonare ad uno di quei ciocchi di legno che lui, Julian, e Olve stavano sezionando per farne dei pannelli per una bara di fortuna. "Nessuno vieta a un Vampiro di avere una bara vecchia e scassata. Credo sia solo questione di gusti sia personali che del proprio creatore", e a proposito di creatore, in quel momento a Julian venne in mente il proprio e si chiese dove fosse, se lontano in qualche angolo sperduto del mondo, o se ancora girasse per l'Europa. A quel pensiero più naturale che dettato da una qualsivoglia nostaliga (cosa che non aveva affatto), scrollò le spalle e diede una forte scossa alla sega per dare un definitovo taglio al ciocco di legno.

    Olve in fine, gli chiese se potesse aiutarlo anche con i chiedo. Julian accennò ad un sorriso sottile, che mise appena in mostra la dentatura che aveva un aspetto normale, priva di qualsiasi punta acuminata. La sua prerogativa era quella di poterli tirar fuori, assieme alle unghie, secondo il proprio piacimento, in casi di necessità e soprattutto quando era a caccia. La sua arma letale non erano i canini, così come lo erano per le altre specie di Vampiri, un Nosferatu ha gli incisivi superiori sviluppati, allungati e appuntiti in modo tale da poter tagliare la carne come un sottile telo di seta.
    "Se per te non è un disturbo...", rispose, alla domanda riguardo ai chiodi. Lui si era fermato un attimo e stava valutando quanto grande avrebbe dovuto essere quella bara. Natasha aveva una corporatura 'normale', ma non era alta, perciò forse, avrebbero dovuto costruire qualcosa che non superasse il metro e ottanta.
    "Toglimi una curiosità, Olve, anzi due", chiese Julian dopo qualche attimo di silenzio passato rispetto alla risposta di poco prima sui chiodi, "Da dove vieni e da quale epoca?". Era quella la più grande curiosità del Nosferatu sul conto dell'altro Non Morto. In fondo, se doveva esserci qualche essere con cui poter scambiare quattro parole, doveva pur sapere qualcosa sul suo conto.



    Perdona il vergognoso ritardo :\
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    Benvenuto dalla founder nonché amica di vecchia data di Raven :D
    Farò del mio meglio affinché tu possa trovarti bene con noi e intraprendere una piacevole avventura qui!

    Ho visto che hai tutto: accessi, credenziali per la scheda, che hai postato nella sezione schede da convalidare, perciò io sono a posto e non devo fare nulla (figo così XD).
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    CITAZIONE (Daisuke R. Stark @ 8/12/2019, 12:21) 
    N e l; ti do il benvenuto anche con il mio account di gioco :D
    Ti auguro di trovarti bene!

    Ti benvenutizzo anche con il mio vampiro, sia mai dovesse offendersi! :strizzaeh:
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    Il Nosferatu era avvolto dal nero del bosco, attraverso cui filtravano i raggi argentati di una luna quasi piena. Si poteva dire che il vampiro avesse lo stesso pallore dell'astro notturno, il che lo rendeva ancora più pallido, mortifero e spettrale, chiunque si sarebbe spaventato incontrandolo in quella circonstanza nonostante il sangue preso la notte precedente durante quel banchetto condiviso con Olve. Quella notte aveva volutamente rinunciato a cacciare, aveva una priorità e di conseguenza una missione da concludere prima del sorgere del sole, e se la Mummia fosse accorsa in suo aiuto la cosa sarebbe stata più veloce e allora, forse, ci sarebbe stato spazio per qualcos'altro. Tutto sommato Julian si sentiva strano nei confronti di Olve, quasi incuriosito. Alla luce di quanto aveva visto la notte precedente, riteneva che quell'essere che si cibava di esseri umani vivi, facendoli a pezzi mentre questi ancora si dimenavano, avesse qualcosa di più interessante da raccontare di come smembrare un corpo e cibarsene senza lasciare traccia, perché quello era stato un particolare che a Julian non era sfuggito. Nemmeno per un vampiro era facile succhiare sangue e non sporcarsi le labbra e il mento, figuriamoci dilaniare carne e organi con i soli denti e restare pulito e lasciare lo spazio attorno a sé del tutto privo di segni di passaggio. Quanta esperienza aveva Olve alle spalle? Qual era il suo passato? Quelle erano due delle diverse domande che si affollavano nella mente del Nosferatu mentre si occupava di preparare la legna da modellare per la futura bara di Natasha.
    Faceva tutto in silenzio, senza lasciarsi scappare nemmeno un sospiro dalle narici, e forse perché il suo cuore batteva talmente lento e piano da non smuovere nemmeno così tanto fiato. I suoni della legna che cedeva sotto alle lame e alla sega venivano accompagnati dal canto di uccelli notturni, i quali creavano una nenia soave e allo stesso tempo macabra, tale da spaventare tutti i piccoli predatori, spingendoli a nascondersi nelle rispettive tane o sotto folti e scuri cespugli. Julian non badava molto a quel canto, sebbene spesso si trovasse a goderne durante passeggiate notturne fatte del tutto in solitario. Quella notte, invece, sembrava stesse per avere compagnia, una compagnia che non aveva chiesto al fato, ma che non rifiutava per il fatto che quella Mummia destava in lui un certo interesse e curiosità.
    Silenziosamente lo stava attendendo mentre lavorava con solerzia e una certa meticolosità, ma senza fretta. Le orecchie ben tese a cogliere qualche suono che non fossero solo zampe e ali di animali intenti a compiere le loro azioni quotidiane come cacciare, procacciare cibo, fuggire da predatori e lottare per questo o quel territorio. Julian sembrava esser concentrato sul solo lavoro, ma la sua mente era in attesa dell'arrivo del suo ospite, di quello che sarebbe potuto diventare un complice in qualcosa di grande, come la nascita della nuova Nosferatu. Tutto sembrava avere un non so che di soave, come i preparativi per un importante rituale antico, come se, nonostante i suoni e i movimenti, del vampiro e degli animali, tutto fosse fermo, bloccato nel tempo e attendesse l'arrivo del complice, di colui che si era reso disponibile a quell'operazione.
    Le orecchie del vampiro improvvisamente si tesero e allo stesso tempo i suoi occhi vitrei e scuri si volsero verso il punto da cui si erano aspettati di vedere arrivare Olve. Julian fermò il suo lavoro pur tenendo il coltello nella mano ferma, la prima impressione che ebbe fu quella di vedere un vero e proprio vichingo apparire dal nulla e dal buio della notte, come uno spirito antico sceso dalla Valhalla per portare un messaggio, o come in quel caso, offrire le proprie forze per una causa. Sembrava esser stato invocato e lui essere apparso.

    "Sono lusingato per la tua presenza, Olve" disse il vampiro accenando ad un sorriso che non suggeriva né divertimento, né umanità, quell'umanità perduta ormai da tempo. Quelle parole e quella piegatura della bocca erano il chiaro messaggio che la presenza della Mummia avevano fatto piacere al Nosferatu.
    Con un lento gesto della mano, mostrò alla Mummia la legna che lui aveva procurato fino a quel momento, e notando l'arma già un suo possesso, ritené superfluo indicargli le proprie, forse Olve era in grado di lavorare quella materia con il solo ausilio di quella lama che aveva visto apparire e scomparire già la notte precedente. "Si tratterà di una bara di fortuna in attesa che arrivi quella definitva, che servirà dopo il risveglio. Per quella lì, ho chi se ne sta occupando, noi pensiamo a questa qui".
    Con la stessa mano che gli aveva mostrato la legna, scostò la corteccia asportata, un gesto spontaneo come a volergli fare spazio e unirsi a lui nell'impresa.
    "Ho preparato della legna che dobbiamo tagliare in tavole rettangolari. Ho con me anche dei chiodi", disse mostrandogli dei chiodi lunghi e larghi, di quelli che, appunto, si usano di solito per fissare delle palanche di legno tra loro. Un po' come si soleva fare in passato con le bare nei periodi di carestie, quando tanti erano i decessi da non potersi permettere le spese per un feretro decente per tutti quanti.

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    Continua qui
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    13288-bara-finta-per-festa-halloween




    continua da qui

    Prima che i due si separassero, Julian aveva detto a Olve di raggiungerlo nel bosco, precisamente in una caverna spiegandone la postazione dettagliatamente. L'aveva guardato andar via con quei due sacchi fino a quando non l'aveva visto lasciarsi inghiottire del buio della notte. In quei frangenti, il Nosferatu, non aveva pensato a nulla di particolarmente importante, ed era stato come risvegliarsi da uno stato di semi torpore quando si era reso conto che doveva andare anche lui; non poteva né doveva perdere tempo. Lì aveva con sé la sua futura neofita immortale e sebbene avesse offerto aiuto al Risorto riguardo allo smaltimento dei due sacchi restanti, doveva pensare anche a Natasha. L'unica cosa possibile era portare entrambi i pesi, la giovane donna e i due sacchi con i cadaveri, nella cripta dove andava a dormire e avrebbe detto ad Andreji di occuparsi di tutti e due. Era sicuro che l'uomo suo schiavo non avrebbe fatto domande sulla donna, era abituato a non farne perché la sua mente era ormai del tutto assoggettata al potere del comando del Vampiro. Perciò, presa Natasha con un braccio, l'aveva messa in una posizione da far sembrare che, seduta sul suo avambraccio, stesse dormendo (magari ubriaca) con busto poggiato sul suo, la testa sulla spalla e le braccia avvolte attorno al collo. Al Vampiro non mancavano affatto le forze, sebbene sembrasse, e lo era, magro e slanciato, ma il dono del Sangue lo aveva reso forte, molto più forte di un normale umano mortale. Portare quindi i due sacchi stretti in una sola mano non rappresentava un problema per lui, li aveva sollevati stando attento a non far muovere Natasha e aveva preso la via più breve e meno illuminata per uscire non solo da quel quartiere, ma dalla città e recarsi nella cripta, dove avrebbe poi lasciato Natasha e i due cadaveri alle attenzioni di Andreji.



    ***



    Mancavano pochissime ore all'alba e se Olve poteva ambulare nelle ore diurne, il Nosferatu aveva il tempo contato e anche limitato per fare ciò che doveva per la sua futura figlia di Sangue. Gli aveva dato appuntamento la sera stessa in quella grotta, sperava che il Non Morto l'avrebbe trovata con facilità, ma gli aveva lasciato anche degli indizi (specificati prima quando gli aveva dato tutte le informazioni): ai lati del sentiero che aveva percorso, aveva lasciato dei piccoli ciuffetti di capelli di Natasha che Olve avrebbe dovuto raccogliere per non lasciare tracce di alcun tipo nel caso in cui qualcuno fosse finito per cercarla; il fatto di averle tolto piccole ciocche di chioma non sarebbe stato un problema per la futura Vampira, le sarebbero ricresciuti non appena il sangue della futura vittima sacrificale avrebbe cominciato a fare il suo effetto. Al momento la mortale era in uno stato di sonno non ben definito, non si poteva dire fosse morta perché, ad un orecchio attento e allenato, era possibile sentirne la lenta cadenza di un tonfo che aveva la parvenza di battito, e lo era. Debole e fievole, ma era pur sempre un battito lento di cuore mortale.
    Fin tanto che aspettava l'arrivo di Olve, il Nosferatu aveva cominciato a tagliare dei rami dagli alberi che aveva attorno, li sceglieva con cura sebbene la bara che avrebbe costruito da lì a poco per Natasha sarebbe stata molto approssimativa, quella definitiva le sarebbe stata regalata da lui stesso la notte in cui si sarebbe risvegliata; infatti aveva già incaricato Andreji di procurarne una entro massimo la sera successiva: nera, senza croce, lucida e con il fodero e il cuscinetto interno di un magnifico rosso intenso.
    Dalla cripta dove dormiva si era portato tre coltelli con lame molto resistenti e di diversa fattura, in base al tipo di lavoro che avrebbe dovuto fare le lame avrebbero avuto la loro funzione. Aveva con sé anche una sega a mano che stava usando per tagliare appunto i rami dagli alberi. Lavorava muto, senza sbuffare né fare altro, di tanto in tanto si voltava verso il punto da dove sarebbe spuntato Olve, e c'era stato un momento in cui aveva pensato che non sarebbe venuto a quell'incontro notturno. In fondo, cosa poteva importare a un Risorto di partecipare alla costruzione di una bara di fortuna? Forse niente? Oppure Olve sarebbe stato davvero così curioso da voler partecipare alla rinascita di Natasha anche da quel punto di vista? In fondo era stato lui a chiedergli come si 'faceva' un Vampiro, Julian aveva colto l'occasione per mettere in ballo se stesso e creare un altro Nosferatu e dare, così, un proseguimento al femminile della sua linea di sangue. Chissà cosa avrebbe detto e pensato il suo creatore. Magari un giorno si sarebbero anche rincontrati e le avrebbe fatto conoscere Natasha la Nosferatu.

    Con quei pensieri che gli affollavano la mente, ma senza distrarsi da ciò che gli accadeva attorno, aveva portato avanti un po' di lavoro: con una lama tosta ma non troppo sottile, si stava occupando di asportare la corteccia da una lato di un ramo di medie dimensioni che aveva tagliato poco prima. Le mani magre stringevano tosto il manico del coltello, così forte da dare l'impressione che le nocche sarebbero da lì a poco uscite fuori dalla pelle strappandola prepotentemente.

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    CITAZIONE
    ho da scrivere un ultimo post al Quartiere Fantasma, dopodichè tu apri altrove (propongo Bosco!) e contunuiamo lì? Qualcosa tipo: "porto questi quì e ci vediamo dove dici tu?".

    Se a te va bene per entrambe le cose, pensavo di sì, di fare così.
    Ok per il bosco!
  15. .
    TronoNero eccomi!

    CITAZIONE
    Inoltre c'è da specificare se postare ancora lì o no. Se ci spostiamo, io sarei per chiudere così: nel primo post "altrove" mi occuperò di delineare per bene tutti gli spostamenti.

    Propongo di fare così: tu metti la tua ultima risposta lì dove stiamo facendo e ci spostiamo in Bosco o Campagna (dimmi tu cosa preferiresti tra le due ambientazioni) per recuperare la legna dove Julian porrà Natasha per le tre notti di sonno (le farà una cassa artigianale in attesa della bara nuova di zecca che le prenderà grazie al suo schiavo di sangue). Sarò io ad aprire lì seguendo la turnazione e lì mi occuperò di spendere qualche riga (si fa per dire qualche riga XD) per descrivere come e dove Julian porta il corpo di Natasha prima di rincontrarsi con Olve al bosco, o in campagna.

    Riguardo al risveglio di Natasha, mi piacerebbe poter fare il primo in quanto avrei in mente proprio una sorta di rituale con tanto sangue. Il dove? La cripta abbandonata di un cimitero di paese, e quindi sempre Campagna o giù di lì.

    Famme sapé!
13755 replies since 16/2/2006
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