• {Creature Antiche Vivono Ancora GDR} • Gioco di Ruolo by forum a carattere Horror-gotico moderno

Votes given by Sugar Pinkie

  1. .
    A quanto pare non era l'unico convinto che quel lampione provenisse da Narnia, meglio così, avere punti in comune con almeno una persona del gruppo di appassionati era una piccola garanzia di non trascorrere la serata in silenziosa compagnia del bicchiere di vino. Quando la donna si presentò non poté trattenere il suo sopracciglio sinistro dall'alzarsi, ne aveva viste di presentazioni ma mai così e da una parte sperava che l'avesse fatto apposta per cercare di metterlo di buon umore. Quando Ursa entrò nel negozio lui la seguì senza farsi pregare, ormai era in ballo e bisognava ballare, ma si sentì a proprio agio, era un perfetto piccolo angolo di mondo in cui le ore diventano minuti immersi nella lettura di questo o quel volume, se ci fosse stato del perfetto caffè italiano sarebbe diventato sicuramente un appuntamento fisso nella sua agenda.
    Chissà, magari poteva chiedere a questa Ida se riusciva a mettere le mani su qualche libro da rivendergli, sarebbe diventato più che volentieri suo cliente fisso!
    "Ho portato un pensierino, spero ci siano dei bicchieri o vado a procurarmene, sarebbero perfetti dei piccoli calici." disse porgendole la bottiglia, un passito "Ben Ryé". "Bhe la proprietaria ha sicuramente un nome famoso, posso chiedere di Jeff o meglio evitare?" Si tolse a sua volta la giacca sistemandola con cura su una sedia "In effetti avrei un paio di domande" rispose con tranquillità "La prima sicuramente un pò scontata: Perché mi hai invitato?" disse alzando l'indice destro, per poi affiancargli il medio proseguendo "E la seconda sicuramente più importante: Cosa c'è in programma di vedere?" Nonostante parlasse un ottimo inglese era difficile non sentire il suo accento tipicamente italiano, anche se Raffaello cercava di mascherarlo.
  2. .



    Maximilian Novak

    ஐC'è sempre qualcosa oltre ciò che vediஐ



    La risposta di Ursa si fece attendere.
    Max la osservò mentre lo sguardo di lei si perdeva forse in pensieri lontani, un mezzo sorriso indecifrabile dipinto in viso.
    Si accorse solo allora, forse in un attimo di semi-sobrietà, dei lineamenti atipici della ragazza: non riusciva a catalogarla in un’etnia precisa, ciononostante chiunque avrebbe concordato nel dire che si trattava di una bellezza particolare e magnetica. Tutto nei suoi movimenti, per quanto annebbiati dall’alcool, sembrava essere studiato per essere il più accattivante possibile, denotando una donna perfettamente in grado di tenere a bada un’intera stanza solamente con un cenno. Lo sguardo di Max seguì i movimenti della sua mano, del modo in cui il bordo del bicchiere si appoggiò contro il suo labbro inferiore, finché non fu quasi scosso da un brivido quando lei si sporse in avanti.
    Il respiro del detective si fece leggermente più pesante mentre un piacevole pizzicore si aggiunse alla sensazione di leggera ubriacatura da whiskey. Il calore della pelle di lei contro la propria gli sembrò rovente come quando l’ankh si infiammava, e quasi gli parve di percepire lo sguardo di lei trapassarlo come due frecce.

    CITAZIONE
    "Non da così tanto tempo, ma abbastanza da capire che non sei uno che si limita a mettersi addosso la prima cosa che gli capita a tiro. O almeno non hai la faccia di un imbecille wiccan con la passione per la paccottiglia esoterica new age... se così non fosse ti chiedo scusa per averti dato dell'imbecille, anche se lo penso, e considero chiusa la nostra serata e che non vali la pena nemmeno per un bacio a stampo."

    Ah, se n’era accorta. Del suo impeccabile guardaroba invidiato perfino dai grandi stilisti.
    La sua vocina interiore gli fece immediatamente notare quanto fosse un imbecille e che Ursa non si riferiva a quello. Peccato, niente battute sulle camicie hawaiane per ora. Fu un discorso lungo però, considerando quanto entrambi fossero alticci.

    “Ehi ehi, andiamoci piano con le offese qui, sono un uomo sensibile! Ho decisamente… indiscutibilmente… e irrimediabilmente più stile di un wiccan! Quei finti esoteristi non saprebbero cos’è un ankh nemmeno se glielo spiegassi” rispose finendo poi con un sorso il proprio bicchiere e farfugliando leggermente, “E sicuramente non saprebbero dirti la differenza tra un whiskey preso al supermercato e un buon Bushmills!”
    Si sporse in avanti, tanto da avvicinarsi ulteriormente al viso di lei. Riusciva ora quasi a contarle le ciglia. O ci sarebbe riuscito se l’ultimo whiskey non avesse iniziato a fare più effetto del dovuto.
    Si domandò se quell’ipotesi avanzata sotto forma di battuta sarcastica da parte di Ursa avesse fondamento in qualche passata esperienza e se ci fosse quindi un fondo di reale preoccupazione. Non poteva darle torto, d’altro canto, di pazzi in giro ve n’erano a bizzeffe e gli incontri con esponenti di quel genere aumentavano se, come loro due, si avevano doni che andavano oltre i normali limiti umani. Lui stesso era intervenuto diverse volte con Thomas per interrompere disordini e fastidi causati da sedute wiccan: era da non credere cosa la gente facesse in mezzo ai campi o ai frutteti di qualcun altro pur di esibire le proprie perversioni.
    Quasi non si accorse del fatto che Ursa aveva intanto lasciato andare il ciondolo e gli aveva posto un’altra domanda. Rifletté per alcuni istanti, distogliendo momentaneamente lo sguardo mentre cercava di farsi venire in mente un modo con il quale spiegarle il proprio lavoro.

    “Diciamo che… sono quello che chiamano quando l’idraulico è in grado di farsi crescere zanne e artigli o quando la moglie viene vista al supermercato la settimana dopo il suo funerale.” disse infine, ridacchiando all’idea di venir scambiato per un contabile in ferie e sentendosi, ad onor del vero, leggermente piccato per questa similitudine.
    Cosa c’era che non andava con le camicie hawaiane?



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    SCHEDA PG
    Energia: 100%
    Stato fisico: ///
    Stato mentale: ///

    Abilità: ///


  3. .



    Maximilian Novak

    ஐC'è sempre qualcosa oltre ciò che vediஐ



    La giovane lo sorprese con uno sguardo enigmatico. Più la osservava, più Ursa si dimostrava essere una persona estremamente affascinante nel suo modo di fare così fuori dagli schemi, così apertamente in contrasto con l’accezione comune di “donna”. Non sembrava curarsi di ciò che gli altri potessero pensare di lei: era questo probabilmente quel senso di libertà e indomabilità che Max sentiva trasparire dalle sue movenze e parole.
    Fu però ugualmente sorpreso quando la vide mettersi in ginocchio sulla sedia e allungare la mano per afferrare senza troppe cerimonie l’ancor più perplesso barman, domandandogli se conoscesse una persona. Per un istante Max fu tentato di alzarsi e separarli, ma l’alterco durò troppo poco e l’alcool nel suo corpo gli diceva di stare tranquillo e osservare, limitandosi a ridacchiare per l’assurdità da Far West della scena.

    CITAZIONE
    Fine ricerca. Direi un buco nel whisky, ma almeno ce lo possiamo bere.

    “Ben detto!” concordò Max, brindando e mandando giù un lungo sorso. “Chi è questa Mina? Una tua amica?” domandò quindi curioso, l’anima da investigatore che si risvegliava parzialmente. Non si segnò il nome del proprietario del locale, tuttavia… avrebbe tranquillamente potuto recuperarlo dalla centrale il giorno dopo, volendo. Sempre ammesso che non fosse troppo sbronzo per ricordarselo.
    L’attenzione della ragazza fu però di nuovo tutta per lui.
    I suoi occhi da cerbiatto lo fissarono con quel fare furbo, pieno di sottintesi… il gioco si stava facendo più intenso e stimolante via via che i bicchieri si svuotavano. La sensazione di essere nel mezzo di una competizione scherzosa era estremamente gratificante e, finalmente, lo distraevano dai problemi che il giorno portava con sé. Come tutti a quell’ora, era ormai sotto il dominio delle ombre notturne. Era quasi come trovarsi in un altro regno, immagine riflessa ma capovolta del giorno in cui le persone rivelavano le parti più oscure di sé stesse.

    CITAZIONE
    California-man o Max... l'uomo con l'oggetto magico appeso al collo... sei qui solo per bere o come me cerchi dei fantasmi? Una moglie scappata col lattaio? Anche se hai più la faccia di uno a cui l'idraulico ha ucciso la moglie.

    Di nuovo, Max rise di gusto.
    “Mi piace il tuo modo di fare domande, sai?” prese un altro sorso dal bicchiere, svuotandolo quasi del tutto. “Niente moglie uccisa o tradimenti di sorta, mi dispiace deluderti. Per quanto riguarda i fantasmi… sì, possiamo dire di sì.” la fissò poi con intensità, un sorriso strano a dipingergli il volto e un miscuglio di emozioni che lo attraversavano. Quel commento buttato lì nel mezzo della frase era stato un chiaro campanello di avvertimento per Max… un campanello il cui suono decise di seguire fino in fondo. Aveva iniziato la serata pensando di star parlando con una creatura, arrivando addirittura a pensare di avere a che fare con la centaura che aveva menzionato e che le domande de lei poste fossero solo un modo per dirglielo indirettamente. Per alcuni istanti aveva temuto si trattasse di un vampiro, ma l’ankh lo aveva smentito e il suo intuito non sembrava particolarmente preoccupato. Si era già trovato nella situazione in cui aveva percepito la magia provenire da un individuo senza però riceverne campanelli d’allarme preoccupanti, molto tempo prima quando era ancora agli inizi della sua carriera. Ora quadravano un paio di cose, in effetti: l’aura, la domanda sulla centaura e il fatto che avesse riconosciuto l’ankh come oggetto magico con una sola occhiata… non vi erano molti individui in grado di farlo e non gli pareva fosse una caratteristica di qualche creatura particolare. Maghe e Streghe potevano avere a che fare con talismani e oggetti incantati, e di sicuro l’energia caotica di cui Ursa sembrava impregnata poteva far pensare a questa eventualità. Tuttavia, l’aura era troppo normale per appartenere ad una di quelle categorie, per sua esperienza. La scelta si ridusse alle due opzioni più plausibili, quindi.

    “Sei del mestiere da molto?” domandò, versandole di nuovo da bere. La scintilla d’interesse nei suoi occhi non era affatto scemata, al contrario: sembrava essersi intensificata. A parte Hermann anni addietro, e i membri della Animators del distaccamento di Vienna, non aveva avuto molto modo di incontrare altri esseri umani con doni particolari. Invero, quella era forse la terza volta da quando aveva iniziato la propria carriera.
    La notte si era fatto di colpo ancora più interessante… come se non lo fosse stata già abbastanza fino a quel momento.





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    SCHEDA PG
    Energia: 100%
    Stato fisico: ///
    Stato mentale: ///

    Abilità: Percezione delle aure/del magico: Oltre ad essere un'abilità innata, essa viene comunque affinata nel tempo tramite ulteriore concentrazione ed acquisizione di esperienza. La percezione delle auree o del magico, avviene grazie alle emanazioni di energia di ogni singola creatura oppure oggetto magico, si riesce quindi a stabilire se si ha di fronte qualcosa di meramente o umano oppure qualcosa di più, un oggetto di pura materia inorganica od altro. Le emanazioni di energia vengono immediatamente percepite quando si tratta di creature molto antiche o molto potenti, per gli oggetti se si tratta di incanti molto forti. Di fronte ad un oggetto od una creatura di scarsa potenza (e quindi emanazioni di energia meno intense), sarà più complicato avere una immediata percezione del magico o dell'aura. In mancanza di sufficiente energia per poter determinare l'origine di creature in particolare, ci si potrà affidare all'esperienza d'osservazione acquisita con il tempo, cioè la capacità di osservare i dettagli nell'aspetto o nel comportamento della suddetta. Ad esempio il pallore accentuato, la forma particolare o insolita dei canini, comportamenti prettamente animali o alienati. Il raggio d'azione della percezione ha pur sempre il suo limite, aumentando la distanza tra soggetto e creatura, diminuisce la possibilità di avere percezioni nitide e corrette.
    *N.B.: Le percezioni del magico o delle aure non svelano la natura/razza delle creature.
    - Raggio d'azione: fino a 5 metri




    Edited by Elyohn - 3/5/2020, 23:39
  4. .



    Maximilian Novak

    ஐC'è sempre qualcosa oltre ciò che vediஐ




    CITAZIONE
    “Oddio... non mi dire che ho rimasto un po' di faccia appiccicata da qualche parte! Sono uscita di corsa e non sono riuscita a sistemare meglio la maschera.”

    Max scoppiò in una breve risata sincera. Per un attimo pensò gli si sarebbe paralizzata la faccia, tanto tempo era passato dall’ultima volta in cui si era lasciato andare a tanta espressività in quel posto.

    “Mh, in effetti sì, penso di aver visto un pezzetto di faccia… proprio lì” ridacchiò, indicando un punto casuale sul suo viso, per poi sporgersi in avanti leggermente e parlando in tono di voce basso in modo che sentisse solo lei. “Non preoccuparti, il tuo segreto è al sicuro con me” continuò in tono serio, come se le stesse confidando informazioni top secret. Si allontanò poi leggermente, ma non troppo, sorseggiando con gusto dal proprio bicchiere.

    La ragazza era… strana, per certi versi, ma non in modo sgradevole. Al contrario, portava con sé un fascino tutto suo, quasi selvaggio avrebbe detto il detective. Era un’energia caotica e apparentemente randomica pronta a sfidare tutto e tutti, come gli stava dimostrando. Aveva una strana luce che le faceva brillare gli occhi e non era colpa dell’alcool, ne era sicuro. Un fuoco scintillante che portava con sé più di quanto non si potesse sospettare dall’osservazione superficiale. E in quel momento, come una leggera scarica, avvertì qualcosa nel retro del cervello. Un pizzicore che l’alcool sembrava avergli fatto ignorare fino a quel momento ma che conosceva fin troppo bene. Dalla giovane emanava una sorta di pulsazione lieve, un qualcosa che sembrava distorcere leggermente lo spazio intorno al suo corpo. O almeno, il suo cervello lo aveva registrato sempre così, ma era discretamente sicuro di non avere a che fare con una persona nel senso tradizionale del termine. L’attenzione di Max andò al ciondolo che portava al collo, ma non lo sentì scottare: bene, non stava parlando con un vampiro. Il fascino che sentiva era genuino.
    La seguì istintivamente con lo sguardo quando puntò il dito in alto mentre gli rivelava il suo nome, facendo una smorfia di apprezzamento.
    Non fece però in tempo a fare commenti in merito, visto che stavolta fu lei a sporgersi in avanti.
    CITAZIONE
    “Cosa c'è, California-man? Troppo alcol? Sei disperato perché non hai le tue camice? O forse è meglio se smetti di bere.”

    Quasi si distrasse, Max, nel tenere fissi gli occhi in quelli di lei, perdendosi in profondità che raramente aveva visto nello sguardo di qualcuno. Con la coda dell’occhio vide però il silenzioso e lento movimento della mano di lei, allontanando il bicchiere e portandoselo alle labbra.

    “Stellina, il giorno in cui avrò bevuto troppo alcool sarò il giorno in cui sarò morto per avvelenamento” commentò con un sorriso sarcastico, mandando giù in un fiato il liquido restante. “O devo prenderlo come una sfida?” aggiunse poi, senza distogliere lo sguardo.
    A quella distanza, poté notare le guance di lei farsi rosate per l’alcool che iniziava a circolare, e ad essere sincero anche lui iniziava a percepire più distintamente gli effetti dei drink presi fino a quel momento, sebbene fosse ancora lontano dall’ubriacatura.
    Un’altra scarica piacevole gli percorse la schiena, la seconda in un lasso di tempo così breve, ma l’ignorò: non era sicuro ancora di chi avesse di fronte realmente e nonostante si stesse lasciando andare più che felicemente, il suo senso da detective era ancora attivo e ronzava in un misto di irrequietezza ed interesse.
    Ciò che Ursa disse dopo, tuttavia, lo prese leggermente in contropiede.
    Ridacchiò, sebbene gli occhi contenessero un’espressione interrogativa.

    “Ancora non ne ho viste, sfortunatamente” rispose, per poi assumere un’aria furba mentre un miscuglio di congetture semi-serie piantò un’idea nel suo cervello. Aveva di fronte qualcuno che chiaramente non era umano, e questo era un dato di fatto ormai. La domanda vera, adesso, era che cosa fosse. Un angelo? Un licantropo, forse? Perdio, persino una lamia aveva aspetto umano finché non cercava di sgozzarti. Eppure non sentiva di essere in pericolo, l’ankh non reagiva e forse più che volerlo stuzzicare con quell’ultima domanda Ursa gli stava rivelando chi fosse. Perfino l’aura che la circondava era ben lontana dall’essere minacciosa: uno sfarfallio di varie sfumature di giallo indicava allegria e rilassatezza, di solito. Improvvisamente la serata sembrava essere passata da strana a surreale.
    Quella sensazione che pizzicava nel retro del suo cervello raramente sbagliava quando vedeva un essere soprannaturale. Il problema era che, già in situazioni normali, ancora non era talmente esperto da saper dire con una sola occhiata chi avesse di fronte. Tanto meno con dell’alcool in corpo. Il suo cervello era un rally di domande e idee che si mescolavano in una corsa frenetica, ma allo stesso tempo voleva stare al gioco e scoprire di più su quella ragazza. Si inclinò leggermente in avanti a propria volta, avvicinandosi talmente tanto ad Ursa da poter sentire il calore della sua pelle e un profumo che lì per lì non riuscì ad identificare.

    “Ma potrei aiutarti a cercare...” sussurrò quindi, teso a catturare qualsiasi tipo di reazione da parte sua. Aver visto l’aura lo aveva fatto rilassare un poco e ormai era più forte la curiosità di sapere chi Ursa fosse che la paura che qualcosa potesse andare storto. Un altro brivido di piacere lo percorse mentre inavvertitamente sfiorò la mano di lei con la propria, mentre cercava di poggiare il bicchiere sul bancone senza distrarsi da ciò che stava succedendo.



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    SCHEDA PG
    Energia: 100%
    Stato fisico: ///
    Stato mentale: ///

    Abilità: Percezione delle aure/del magico: Oltre ad essere un'abilità innata, essa viene comunque affinata nel tempo tramite ulteriore concentrazione ed acquisizione di esperienza. La percezione delle auree o del magico, avviene grazie alle emanazioni di energia di ogni singola creatura oppure oggetto magico, si riesce quindi a stabilire se si ha di fronte qualcosa di meramente o umano oppure qualcosa di più, un oggetto di pura materia inorganica od altro. Le emanazioni di energia vengono immediatamente percepite quando si tratta di creature molto antiche o molto potenti, per gli oggetti se si tratta di incanti molto forti. Di fronte ad un oggetto od una creatura di scarsa potenza (e quindi emanazioni di energia meno intense), sarà più complicato avere una immediata percezione del magico o dell'aura. In mancanza di sufficiente energia per poter determinare l'origine di creature in particolare, ci si potrà affidare all'esperienza d'osservazione acquisita con il tempo, cioè la capacità di osservare i dettagli nell'aspetto o nel comportamento della suddetta. Ad esempio il pallore accentuato, la forma particolare o insolita dei canini, comportamenti prettamente animali o alienati. Il raggio d'azione della percezione ha pur sempre il suo limite, aumentando la distanza tra soggetto e creatura, diminuisce la possibilità di avere percezioni nitide e corrette.
    *N.B.: Le percezioni del magico o delle aure non svelano la natura/razza delle creature.
    - Raggio d'azione: fino a 5 metri




    Edited by Elyohn - 3/5/2020, 23:39
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    Non era raro che la maggior parte degli incidenti capitasse durante il fine settimana, durante il venerdì sera ed il sabato sera, quando qualcuno si dimenticava di premere il freno per stanchezza o per un goccio di troppo. Nouvieille dopotutto era una città come tante altre, dove la popolazione umana - e non solo - si divertiva alla fine dei propri turni di lavoro, festeggiando l'incombente settimana a venire con più alcool che sangue nelle vene. Tutto molto bello, se non fosse stato per il grande incidente in centro di quella sera che aveva coinvolto un numero spropositato di convogli e messo in movimento tutta la macchina sanitaria e di assistenza, tra chi si occupava di tagliare e sfondare le lamiere per liberare corpi più o meno maldridotti e chi si occupava di portarli via per ricucirli o, nel peggiore dei casi, ricomporli e cercare le famiglie. Non che Raven avesse la serata libera in quanto quella settimana era di turno dalle otto di sera alle otto di mattina, e non che gli dispiacesse in maniera così acuta constatato l'orrendo e truculento spettacolo a cui aveva potuto assistere... e tuttavia, aveva sperato almeno di poter visitare il suo locale l'indomani per accertarsi dei lavori di ristrutturazione. In qualità di sanitario invece, con un'emergenza così grande e improvvisa, non aveva dubbi sul tornare a casa: non ci sarebbe tornato. Nella migliore delle ipotesi, le otto ore di turno si sarebbero trasformate in dodici, dopodichè sarebbe crollato mugugnando davanti alla macchinetta del caffè o sul divanetto nella stanza degli infermieri. Nel peggiore, avrebbe dovuto chiamare qualcuno per sistemare casa e locale, arieggiare e fare le dovute pulizie, dopodichè si sarebbe schiantato contro il materasso per le successive ore e tanti saluti a tutti.
    Il problema della stanchezza comunque non si poneva finchè restava in movimento: c'erano stati talmente tanti corpi da recuperare e movimentare sul campo, e talmente tante operazioni chirurgiche tutte d'improvviso una volta tornati in ospedale, che difficilmente avrebbe avuto anche solo il tempo per pensare alla fatica mentale e fisica accumulata. Con un leggero abuso di caffeina e con l'aiuto dei colleghi era riuscito a caricare nelle varie ambulanze almeno una quindicina tra morti e feriti, e il massimo legale di due interventi in rapida successione gli aveva concesso di prendersi una pausa con un lavoro più tranquillo e decisamente meno amato.
    Per quanto chirurgo di pronto soccorso, non molti medici in ospedale amavano avere a che fare con i cadaveri e la loro pulizia e chiusura, specie quando l'intestino stava da una parte ed il resto spiaccicato da un'altra, magari a qualche metro di distanza. A Raven non spiaceva invece stare in compagnia dei morti, silenziosi ed immutabili, e così verso le due - col calare delle emergenze - l'avevano mandato a ricostruire e pulire quelli più gravi, quelli di cui quasi nessuno sopportava lo sguardo assente e le profonde lacerazioni nei tessuti.

    L'obitorio dell'ospedale di Nouvieille non era vasto, ma aveva una buona quantità di celle frigorifere, lettini di metallo e forniture davanti a cui il suo personale nel seminterrato poteva solo impallidire. Due cadaveri di diversa nazionalità e sesso stavano sotto teli di lino che iniziavano a grondare dalla quantità di sangue assorbito, mentre gli altri quattro, leggermente messi meglio, erano stati portati da altri colleghi alle celle e messi lì dentro in attesa che l'angelo nero finisse il suo compito un po' alla volta. Aveva una scrivania in un angolo illuminato della stanza e dopo aver completato i controlli preliminari e visionato i rapporti stesi sull'ambulanza, doveva passare all'ispezione degli effetti personali, recuperare le informazioni sui familiari e contattarli, per poi occuparsi di rimettere assieme i pezzi del puzzle umano, armato di bisturi, pinze, ago e filo. La valutazione che avrebbe in seguito scritto sarebbe valsa come peripezia per le autorità competenti e come autopsia valida, motivo per il quale non solo ricuciva, ma apriva e chiudeva constatando la gravità dei danni e a quali organi.
    Faceva un freddo cane però. L'obitorio era ovviamente tenuto a temperature basse per permettere la conservazione delle salme, e probabilmente anche la sua, motivo per il quale lavorava rattrappito dentro la vistosa divisa rossa con catarinfrangenti sulle braccia e sulle gambe, su cui risultava impossibile distinguere il colore dal sangue effettivo. Con le mani avvolte dai guanti di lattice azzurri tipici del personale e circondato da una quantità assurda di contenitori, lavorava minuzioso all'esplorazione del secondo corpo umano dopo aver finito col primo, borbottando e lamentandosi di quando in quando del freddo che gli entrava nelle ossa, in piedi per metà ma con una gamba ed il piede incastrati nel piolo di uno sgabello imbottito, da modo potesse trascinarlo per sedersi ogni tanto. La tazza di caffè bollente era poggiata sul ripiano del lavandino, ma dubitava che la donna asiatica dai lunghi capelli neri fatta a pezzi davanti ai suoi occhi se ne sarebbe lamentata, così come non si sarebbe lamentata di avere qualcuno con cui parlare. A tutti gli effetti, l'angelo sembrava il classico anatomopatologo alla CSI, leggermente inquietante e forse anche sgradevole agli occhi degli altri per la mancanza di scrupoli verso corpi morti e (quasi) sepolti. Un motivo in più per cui nessuno sarebbe venuto a disturbarlo tranne che in casi di urgenza.

    Erano quasi le quattro - e lui era solo a metà del lavoro - quando sentì un rumore provenire da dietro la doppia porta che dava al corridoio. Guardò l'orologio strabuzzando gli occhi per l'orario, dopodichè si lavò velocemente le mani al lavabo e afferrò la tazza di caffè ormai fredda, sorseggiandola. Arricciò le labbra dal disgusto - ormai tagliate in più punti, perchè passava il tempo a tormentarsele coi denti mentre lavorava - prima di convincersi che poteva prendersi un momento di pausa per scaldarlo. Allora si staccò dal tavolino scansando lo sgabello, lasciando tutti gli strumenti riposti accanto alla testa del cadavere scoperto, e si diresse alla scrivania inondata di scatole e oggetti tra i più disparati sul quale troneggiava il bollitore mezzo vuoto, nel quale riversò il contenuto della tazza.
    Si? Alzò la voce in risposta al rumore appena sentito, mentre pigiava il tasto di accensione, mettendosi a braccia conserte ad aspettare il caffè al sapore di acquaragia. Non gli sembrò di avere risposta, per cui si girò verso la porta, prima dubbioso. Preferì insistere, supponendo di aver sentito un collega bussare.
    Che c'è?
  6. .



    Maximilian Novak

    ஐC'è sempre qualcosa oltre ciò che vediஐ



    La musica rilassante continuò ad avvolgergli la mente, cullandolo insieme al tepore familiare del locale. Stava giusto per finire l'ultimo sorso di whiskey, quando una zaffata d'aria fredda lo fece rabbrividire. Fu, in realtà, una corrente appena percettibile e nessun altro si girò verso l'ingresso per vedere chi fosse arrivato.
    La nuova arrivata doveva veramente odiare i climi rigidi, visto com'era intabarrata in quel lungo cappotto di pelliccia. Quasi gli parve di sentire il sospiro di sollievo che emanò da lei, prima di distogliere lo sguardo e concentrarsi sul proprio drink con fare pensoso.
    Aveva scoperto il Moonlight poco tempo dopo che lui e Thomas erano arrivati lì. In virtù del loro "naso" per i migliori locali di una città, i due avevano immediatamente afferrato il potenziale di quel posto: certo, i drink costavano un po' più della media, trovandosi a ridosso del centro cittadino, ma l'alcool era di classe. Vi era inoltre un interessante viavai di persone, il che offriva un buon campionario dei cittadini di almeno una porzione urbana. Tuttavia, non aveva mai visto la ragazza in questione. La osservò di sottecchi mentre si dirigeva al bancone con sicurezza: Max escluse tuttavia che fosse una cliente abituale o perlomeno non lo era stata nei mesi da quando era arrivato.
    Quando la giovane si fermò al bancone, tuttavia, il detective aveva ormai riportato lo sguardo sul resto della sala, rimanendo attento riguardo gli accadimenti alla propria sinistra. Percepì distintamente alcuni sguardi lanciati di sottecchi dalla ragazza poco prima di ordinare. Sembrava delusa, per qualche motivo: forse la mancanza di brio nel locale? Un appuntamento andato male? Chi poteva saperlo.
    La osservò abbandonare il cappotto sullo sgabello che li separava, prendendo quindi l'ultimo sorso di liquore per non dar l'impressione di spiarla.
    Stava per girarsi e ordinare un terzo bicchiere, ma lei lo precedette.

    "Non male... e con un solo cubetto! Non credevo una signorina bevesse roba del genere..."
    Sollevò il bicchiere a mo' di brindisi, incrociando lo sguardo di lei che sembrava essere l'ennesima occhiata di sottecchi. Una scarica gli percorse la schiena, mentre un sorriso divertito si allargava sul suo volto: si erano "scoperti" a vicenda.
    CITAZIONE
    Sei lontano da casa, California-man... o almeno lo sembri con quelle maniche corte e l'aspetto da contabile in vacanza.

    Il sorriso canzonatorio di lei lo mise ancor più di buon umore. Finalmente qualcuno che non fosse impettito o talmente pieno di sé da ritenerlo non all'altezza di una conversazione normale in quel posto.

    "Talmente lontano che mi deve arrivare il resto delle camicie" fu la pronta risposta. Si girò poi nuovamente verso il barman, ordinando un altro bicchiere. Aspettò che fosse riempito, prima di rispondere alla domanda di lei. "La necessità di alcool vale come risposta o è troppo scontata?"

    Si alzò per avvicinarsi di un posto. Indicando lo sgabello portò di nuovo lo sguardo sulla giovane.

    "Posso?" domandò con un sorriso sicuro e vagamente divertito. "Faccio bene a supporre qualcosa del genere anche per te?" aggiunse poi, avvicinando il bicchiere al suo per un eventuale brindisi.
    Se lei glielo avesse permesso si sarebbe seduto rivolto verso di lei, sorseggiando tranquillamente il proprio drink e fissandola attentamente: cercò di memorizzare la faccia della giovane il meglio possibile, quasi cercasse di scattarle una fotografia mentale. Il viso, nonostante fosse leggermente spigoloso, era estremamente armonico e su di esso risaltavano due incantevoli occhi da cerbiatta color nocciola. Il labbro inferiore era adornato da un piercing, così come anche il setto nasale, mentre vicino all'occhio sinistro risaltava un piccolo tatuaggio che sembrava una chiave runica. Il collo esile era invece un quadro multicolore, tappezzato di tatuaggi che con molta probabilità si intersecavano anche sul resto del suo corpo.
    Improvvisamente conscio di starla fissando in modo forse per qualche istante di troppo, Max si riprese sfoderando il sorriso divertito che aveva sfoggiato sino ad allora.
    "Comunque, mi chiamo Max." si presentò con tono di voce simpatico, senza staccare gli occhi dai suoi.


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    SCHEDA PG
    Energia: 100%
    Stato fisico: ///
    Stato mentale: ///

    Abilità: ///




    Edited by Elyohn - 3/5/2020, 23:40
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    Maximilian Novak

    ஐC'è sempre qualcosa oltre ciò che vediஐ



    Il primo bicchiere della serata si abbatté con un tonfo sordo sul legno scuro del bancone, sottolineando la muta richiesta. L’avventore era seduto ormai da quasi un’ora e per quanto indossasse una camicia hawaiana aveva un’aria tutto fuorché festaiola.
    Inarcando il sopracciglio il barista fece per cambiare il bicchiere, ma l’uomo gli fece cenno di no.

    ‘Aggiungi solo del ghiaccio...’

    Proseguì con tono lugubre, portando poi la propria attenzione sul taccuino che aveva posato di fronte. Una grafia ordinata riportava gli avvenimenti importanti delle ultime settimane, con note a margine e frecce che puntavano a righe o parole specifiche in modo apparentemente casuale. Un osservatore casuale non avrebbe saputo dire a cosa servisse quel materiale ma, d’altro canto, nessuno se lo sarebbe chiesto: chi sarebbe andato al Moonlight, come avventore, per lavorare?
    Eppure, vi era qualcosa di estremamente tranquillizzante per Max nello stare immerso nel chiacchiericcio degli avventori, nel Downbeat soffuso e l’odore di alcool e profumi maschili e femminili vari che lo circondavano.
    Con uno sbuffo continuò a fissare le stesse annotazioni che aveva fatto da quando era arrivato in quella dannata città.


    15 Luglio, 2013



    - Vittima: Guerrino Ferranti
    - Professione: Antiquario
    - Età: 53 anni
    - Cause del decesso: ignote (inquirenti pensano ad infarto)

    - Riverso sul pavimento del suo studio (niente sangue)
    - Mobilio intatto
    - Apparentemente nulla di rubato
    - Niente segni di scasso
    - I vicini non hanno sentito nulla
    - Trovate un paio di casseforti a muro, nascoste
    - No tracce di spiriti, spettri, banshee, diavoli ecc…
    - No anima



    L’ultima nota era sottolineata e cerchiata di rosso. Era abituato ad indagini difficili, ma quella sembrava impossibile: un morto senz’anima non si era mai visto né sentito da nessuna parte. Al dipartimento di Vienna non avevano detto di cosa si trattasse esattamente, solo che i colleghi di Nouvieille non sapevano cosa fare.
    Ora nemmeno lui lo sapeva realmente.
    Vi erano un paio di creature in grado di fare una cosa simile, ma non aveva trovato segni che confermassero una pista in particolare. Brancolava nel buio da ormai cinque mesi senza che la situazione si fosse sbloccata. Aveva provato a seguire qualche indizio ma si erano rivelate tutte false piste. Aveva interrogato alcuni morti di recente, ma nessuno era riuscito a raccontargli qualcosa di veramente utile.
    Poi Thomas, quando finalmente era riuscito a trovare una pista promettente, era scomparso.
    E ora era da capo a zero.
    Con un moto di rabbia intascò il taccuino e prese un lungo sorso di whiskey, unico conforto per quella sera: un Bushmills invecchiato dieci anni. Si lasciò avvolgere dal sapore fruttato e leggermente legnoso, le note di cherry che danzavano sulle sue papille. Anche se era venuto a sbronzarsi non significava che non dovesse farlo con stile.
    In quel momento, come per magia, anche i suoni del locale tornarono con prepotenza, strappandolo definitivamente alle sue elucubrazioni. Il Downbeat diffondeva un’atmosfera rilassata quella sera e la luce soffusa carezzava gli eleganti divanetti su un lato della sala, occupati da coppiette e piccoli gruppi che avevano deciso di incontrarsi lì post-lavoro, probabilmente.
    Il bancone era correntemente vuoto, ad eccezione di Max ovviamente, sebbene vi fosse un viavai piuttosto costante di camerieri e a volte direttamente di ospiti che semplicemente si fermavano giusto il tempo di prendere l’ordinazione.
    Un ulteriore sorso del liquore ambrato portò finalmente un sorriso sul visto di del detective, sebbene fosse appena visibile sotto la barba nera.
    Si voltò appoggiandosi con le spalle al bancone a mo’ di sedia reclinabile, facendo pigramente scorrere gli occhi sull’ambiente circostante. Osservava ogni persona, soffermandosi a carpirne dettagli casuali fra un sorso e l’altro, passando poi da quelli ai dettagli del Moonlight in un circolo vizioso dettato dalla noia. Finì irrimediabilmente a pensare al caso, anche se non voleva. Gli scarsi dettagli lo tormentavano e la sparizione del suo mentore gli aveva ormai da tempo instillato un senso di urgenza che lo divorava senza pietà.
    Doveva trovare il modo di distrarsi, almeno per una sera.

    pixpix


    SCHEDA PG
    Energia: 100%
    Stato fisico: ///
    Stato mentale: ///

    Abilità: ///




    Edited by Elyohn - 3/5/2020, 23:40
  8. .
    Nome utente: Minah De Smet
    Link alla giocata: Incontri
    Richiedi la valutazione anche per il partner di ruolata? No, non più giocante


    Edited by Daisuke R. Stark - 9/12/2014, 17:48
  9. .
    Nome utente: Daisuke R. Stark
    Link alla giocata: Villa Yami da qui a qui
    Richiedi la valutazione anche per il partner di ruolata? no


    Faccio una premessa sulla valutazione che sto per chiedere. Dato che ho un bel po' di punti esperienza e non so ancora se è il momento per un level up, vorrei passare al vaglio di qualcuno un pezzo del topic che sto facendo con KeiLeela a casa del suo Angelo. Mi serve sapere come mi è venuta la descrizione della trasformazione da uomo a mannaro e viceversa, ma soprattutto come ho usato Daisuke mannaro in una situazione tranquilla e che non ha previsto una lotta e nemmeno l'uso di abilità. Si tratta di un parere più che di una valutazione, anche perché mi rendo conto che di abilità qui non ne ho usate, ma c'è tanto, anzi tantissimo del mio personaggio visto in chiave mannara, e tanto della razza che ho scelto per lui.
    Visto si tratta del grande salto di qualità del mio personaggio, cioè dal livello III al IV, mi piacerebbe poter avere tutte le carte in regola sia dal punto di vista della narrazione, che dell'uso delle abilità, dello sviluppo del personaggio sotto tutti i suoi aspetti. Dato che a conti fatti però il terzo livello me lo sono giocato poco, mi piacerebbe poterlo sfruttare ancora in uno, massimo due topic una volta che avrò sbloccato Daisuke nella chiesa sconsacrata. Nel frattempo mi offro come cavia per il famoso e un po' malvisto topic di prova, o esame, per il level up. In base al giudizio del valutatore mi prenderò il tempo per decidere, ma nel frattempo sfruttare ancora il terzo livello.
    Grazie a chi si prenderà quest'incombenza ^^


    Edited by Daisuke R. Stark - 9/12/2014, 17:48
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    Quando finalmente si accorse di cosa stava succedendo nella sua cucina, la prima cosa che sentì furono le note di una canzoncina di un cartone animato che Torque amava quasi alla follia... e che, si trovò a sorridere a sé stesso, stava cominciando ad attaccare a lui. Non esattamente il modo più pio, santo e sanzionato dal Codex per iniziare la giornata, ma di certo quello più allegro che potesse sperare di ricevere.
    E se era un angelo a decidere che fosse così, allora proprio non aveva argomenti per confutarne la "canonicità". Oh, insomma, si disse: per il suo sacro compito nei confronti dell'umanità tutta, dell'"inreta Intilgherra", come avrebbe detto il protagonista de "Monty Pithon: alla ricerca del Santo Graal", c'era tutto il tempo da svegli. Almeno che il primo contatto col mondo fosse dolce e graduale.

    Un abbraccio piumato all'aroma di caffè da parte della sua coinquilina, quello sì che faceva bene allo spirito. Adorava quelle piume: così morbide e calde, che quasi emanavano luce e calore propri, era sempre bello starvi vicino. Faceva sentire bene.
    Quando fu libero di muoversi, preso il latte dal frigo, si sedette al proprio posto, quello che dava le spalle alla finestra, e affondò il viso nella titanica tazza che lo guardava con fare gorgogliante.

    In teoria dovrei scrivere quell'insulso articolo sulla rissa della settimana scorsa.

    Si vedeva che non ne aveva voglia, eh?

    Mai capito come mai abbiano scaricato me alla cronaca mondana da quando defenestrai quel povero idiota che aveva cercato di rapinare la sede, cos'era... tre anni fa?

    Un tizio era entrato nella sede della rivista per cui lavorava, il "Neighboor", e aveva minacciato di morte la redazione con un coltello se non gli fosse stata data la cassa. Perché era risaputo che le redazioni di riviste da quattro soldi tenessero i propri soldi dentro le rotative, no? Ranek non aveva fatto una piega: prima che qualcuno avesse avuto modo di anche solo tirare fuori un cellulare per chiamare la polizia, era scattato in avanti, aveva disarmato il tipo e lo aveva schiantato contro un muro. Era sempre stato convinto che chiunque avrebbe potuto farlo, solo che da quel momento, puf, gli erano puntualmente assegnati tutti gli articoli che prevedevano risse e nasi rotti.

    Domani sera mi pare ci sia la riunione che Navarre a indetto nella cripta di casa sua per discutere di "materie urgenti". Mi pare abbia espresso una certa trepidazione circa la tua presenza.
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    Benvenuto in questa landa, amico pelliciotico ^_^
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    Ciao a tutti, sono Aizen ma potete chiamarmi semplicemente Davide :3. Ho beccato questo forum sulla top e devo dire che mi ha attirato non poco. Ruolo da un po' di tempo e dando una bella controllata all'ambientazione e tutto il resto mi ha decisamente convinto! Spero di trovarmi bene con tutti voi e appena otterrò gli accessi andrò a vedermi bene tutte le razze disponibili! Ci si legge! :3
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    Quello che mi stupì di più in quella serie di eventi che mi portò lì quella sera, non fu l’immenso incendio di quel palazzo che ancora ardeva in fondo al vicolo o quel ballo frenetico con le folli ombre della piazza ma fu quella ragazza … quell'angelo, un qualcosa di puro, nata per essere una guerriera di una bellezza perfetta lì riversa per terra, sporca e ferita gravemente in un sudicio vicolo dei quartieri malfamati della città.
    Quell'incontro così casuale stava assumendo una sfumatura strana nella mia mente, sembrava quasi un sogno, un paesaggio onirico del mio inconscio, non mi sarei stupito se da un momento all’altro mi fossi svegliato comodamente disteso fra le coperte del mio comodo letto, ma quando lei prese con forza la mia mano, quasi come fosse un’ancora di sicurezza in tutto quel caos, il dubbio svanì come una nebbia che si dissolvesse per un forte vento … eravamo entrambi in pericolo e le sue parole lo sottolinearono.

    “E tardi … è qui”



    Peccato era una serata così tranquilla
    Non persi tempo a far domande, assicurandomi che non cadesse un’altra volta osservai il vicolo in tutte le direzioni per capire come avrei dovuto gestire quella situazione; perché un bel combattimento non credo che avrei potuto evitarlo; nel frattempo lei si estrasse una pallottola dal petto con un numero di magia niente male … le avrei chiesto di rifarlo se fossimo sopravvissuti a quella notte, diavolo! Se fossi sopravissuto a quella notte le avrei offerto una cena da me a lume di candela.
    … il corpo estraneo gravitò per qualche secondo sul suo palmo.
    Spostai lo sguardo sui suoi occhi rispondendo alla sua richiesta di aiuto.

    “Non preoccuparti … per stasera sarò il tuo cavaliere in questo ballo”



    Gli sorrisi fiducioso con un lieve inchino continuando a guardarla, non credo che gli angeli abbiano il senso dell’umorismo ma tantè … ormai vediamo in che guaio mi sono cacciato.
    Mentre la pallottola schizzava via nell’oscurità del cielo mi preparai perché qualcosa di grosso, mi correggo di molto grosso piombò nel vicolo a poca distanza da noi …

    “Ce la fai a reggerti? … usa questa per tamponarti la ferita …”



    Mi tolsi la camicia e gliela porsi

    -Peccato mi piaceva, però ho una scusa per mettermi a petto nudo di fronte a lei-



    Mai lasciare che la paura ti assalga anche se provarci con un angelo in un vicolo con un tipo molto grosso che vuole farti secco non era esattamente una buona idea …
    Mi spostai in avanti mettendomi tra l’angelo e quel …

    -hu guarda te un Demone!-



    La serata stava migliorando a vista d’occhio … Visto il suo bel faccino potrebbe anche essere un mio fratello di spirito … ma sono ancora preoccupato per le condizioni della mia nuova amica e non sono concentrato … non credo che lei sia in grado di gestire un’altra battaglia.

    “Buonasera a te … ottima entrata in scena anche se … avrei curato un po’ di più l’atterraggio”



    Dissi rivolgendomi al demone con il sorriso pronto, la lancia tenuta come fosse un bastone da passeggio

    “Mi sa che abbiamo qualche … particolarità in comune che ne dici?”



    Mi concentrai liberando le restrizioni al mio spirito che avevo imposto da tempo per sembrare umano, fu come respirare una boccata di ossigeno, ero a petto nudo quindi la trasformazione ebbe un effetto decisamente teatrale: il colore della pelle cominciò a variare , oscure sfumature di diversi colori si succedettero come un cielo in perenne tempesta, il volto fu assorbito lentamente nel buio più assoluto da cui solo gli occhi risaltavano splendenti, astri gemelli di un blu di cui solo gli esseri delle profondità oceaniche sono a conoscenza.
    La trasformazione avrebbe impiegato qualche altro secondo ma il mio obbiettivo principale era catalizzare l’attenzione dell’altro demone su di me lasciando all’angelo la possibilità di recuperare le forze.

    “Che te ne pare?”



    Ammetto che lo stavo provocando e anche con gusto … d’altronde so per esperienza che siamo una razza particolarmente permalosa.

    "" tra virgolette parlato
    - - tra trattini pensato

    Trasformazione da Umano a Demone:
    Durata: 2 turni -- Turno 1 di 2

    Il Pugnale:
    La lama è di un metallo scuro con incisioni in argento; il metallo più che riflettere la luce sembra assorbirla, freddo al tocco, l’impugnatura è d’ebano decorata con un serpente azzurro cupo che partendo dal pomolo (una pietra rotonda nera) scende attorcigliandosi fino alla lama che viene morsa dai suoi denti.
    La sua particolarità è che, a scelta del demone, può allungarsi fino a due metri diventando una lancia con , in punta, una lama che ricorda per la sua forma ondulata, il serpente sul manico.
    La lama ha una magia forgiata nel metallo.
    Assalto della Tigre
    Ad ogni movimento della lama verso l'avversario (a discrezione del demone) crea l'illusione alla vittima che la lancia abbia colpito, questa vede dei profondi graffi e sente dei dolori come di lacerazione sul petto, sull'addome e sulle braccia, anche se i tagli sono solo illusioni, il dolore non lo è per niente.
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    Come tutte le notti, mi trovo in una sala circolare dal soffitto talmente alto che non è visibile; un'unica, adimensionale, lastra di ombra che fagocita gli alti scranni intagliati nel marmo delle pareti da cui pendono stendardi intessuti in epoche passate. Ognuno è diverso dagli altri: bianchi, neri, rossi, oro, addirittura blu oltremare; ma ognuno, nessuno escluso, porta orgogliosamente al proprio centro il guanto d'arme nero chiuso a pugno. A volte circondato di fiamme, altre di serti d'alloro o di scritte votive e resoconti di gesta eroiche del glorioso ma oscuro passato dell'Ordine dei Difensori di San Giorgio.
    Non si vede bene, ma so che intorno a me si ergono, uno per stendardo, ventiquattro piedistalli con una statua di un eroe, tutti tranne uno che è vuoto. E' così da quando sono entrato nell'Ordine, probabilmente sarà così finché vivrò o ancora oltre; da stanze vicine e lontane giungono, attenuate dalla spessa roccia dei muri, le voci di centinaia, forse migliaia, di Difensori ma la mia attenzione è concentrata esattamente davanti a me. Al contrario del sottofondo, che rimane sempre uguale ogni volta, ciò che sto osservando di tanto in tanto cambia: un guerriero. Siamo circa alti uguali, ma lui sarà largo almeno due volte e mezzo me; è un colosso di muscoli e acciaio brunito spesso almeno quanto una delle mie costole seduto su un ceppo di legno davanti al piccolo fuocherello che tenta affannosamente di illuminare la sala. Fra le dita ingabbiate nel metallo tiene un libro aperto, posato sulle sue ginocchia, le cui poche scritte in latino sulla pagina sinistra mi sono più che note: "Giuro di difendere i deboli senza cedere alla debolezza o alla stanchezza, fino a che l'ultimo degli Indegni sarà stato bandito nelle gorgoglianti Profondità dell'Averno". Il Codex positum, il fondamento della nostra Crociata.
    La pagina destra, invece, è bianca. Conosco bene questo guerriero, ci vediamo tutte le notti da quando sono entrato nell'Ordine, eppure ogni volta fa sempre qualcosa di diverso. A volte legge, a volte prega, altre ancora affila le armi e controlla che il suo colossale scudo non sia troppo lento nelle cinghie che lo assicurano all'avambraccio. Appena sente i miei stivali sul marmo alza lo sguardo grigio verso di me, un teschio squadrato marchiato da quelli che credo siano secoli di guerra, e mi fa un cenno con la testa.

    Bentornato, fratello.

    Gli rivolgo un inchino, come sempre: anche se ci conosciamo, non è un buon motivo per non rispettare l'esperienza. Mi fa segno di sedermi davanti a lui e di prendere un bicchiere del contenuto del bricco sul fuoco; sorrido sotto i baffi mentre eseguo: solamente lui è in grado di usare la Sala del Tribunale come fosse un accampamento nelle selvagge lande dell'Ungheria.

    Helbrecht.

    Con delicatezza chiude il libro e lo pone accanto a sé per poi estrarre da un fodero una lama che conosco fin troppo bene: Guldrun. Tira fuori da una scarsella alla cintura una pietra di fiume e una spugna e riprende il Rituale di Mantenimento. E' una delle rare volte che lo vedo sorridere, però; e il grog caldo che mi ha appena rifilato fa davvero schifo... d'altronde non ha mai brillato per doti culinarie o alchemiche.

    Abbiamo poco tempo, questa volte, fratello Corvo. La tua... protettrice, se mi passi il termine... pare avere qualcosa in contrario con il tuo poltrire e, se mi permetto, non posso che trovarmi d'accordo.

    Poso nuovamente il bricco sul fuoco, momentaneamente distratto dal gioco di ombre sullo sguscio della lama della mia spada.

    Quindi mi hai convocato solamente per dirmi di non bere un boccale di sidro al lampone la sera prima di mettermi a scrivere?

    Senza alzare lo sguardo dal proprio lavoro, Helbrecht finisce la quarta Litania di Preservazione e muove la testa rasata di fresco come a dire "Anche."

    Quello non fa mai male. No, ti ho 'convocato' perché tu ricordi di non permettere all'odio di prendere il controllo delle tue azioni. Sono ben conscio dei tuoi allenamenti e dei tuoi progressi con la spada, ma sento che da qualche tempo a questa parte stai permettendo alla furia di prendere un controllo appena oltre il consentito sul tuo combattere.
    Che un Difensore bruci della Giusta Furia della Crociata è sacrosanto, ma ricordati che ciò che ci distingue dagli abomini che combattiamo è proprio l'utilizzo che facciamo di questa risorsa. L'Ordine non ha prosperato per quasi seicento anni perché siamo più cattivi degli altri, ma perché rimaniamo più concentrati e allo stesso tempo ispirati.


    Annuisco: ha ragione. Mi sto lasciando un pelo andare nell'ultimo periodo: problemi nella vita di tutti i giorni, principalmente con il lavoro e la famiglia; cose che però dovrebbero rimanere fuori dall'Ordine, anche se vi siamo tutti dentro.

    Ci farò più attenzione, fratello.

    Rinfodera la spada e mi lancia un altro dei suoi sorrisi quasi sadici... credo sia il massimo grado di gentilezza a cui riesce ad arrivare; almeno, se non lo conoscessi da quasi tutta la vita ogni volta morirei di infarto.

    Bravo ragazzo. Ora va', torna nel mondo dei vivi, e ricordati che sono sempre con te, se dovessi avere bisogno.




    Un cumulo informe di piumino bianco e azzurro venne brutalmente preso d'assedio da parte di una gatta nera in vena di effusioni. Per un momento, all'atterraggio della sua atletica massa di pelo e ciccia, niente e nessuno rispose alla sua implicita sfida: "O tu, che di sotterra dimori, alza tosto lo tuo deretano quia la Dama Bianca habet messo la mascina dello disio sulle braci!" Dopo alcuni istanti di quieto vivere, intanto che il metaforico guanto bianco veniva lanciato e ignorato, il cumulo di piumino diede un primo e timido segno di vita: un braccio.
    Emerse come una talpa dal proprio tunnel per andare a posarsi vicino alla gatta, tastando le coperte fino a che non giunse alla sua massa pelosa, che ovviamente dovette avvicinarsi onde avesse anche solo una misera probabilità di trovarla.

    Skadi...

    La gatta rispose alzandosi con fare quasi materno per armarsi di santa pazienza, visuale felina da notte e corda di sicurezza intanto che si inerpicava nei crepacci del piumino in cerca del proprietario di quella voce assonnata.
    Fortunatamente, non dovette aspettare molto: il suo nasino vibrante andò a stuzzicare un orecchio dimenticato laggiù in ere oramai fuori dal computo degli uomini, che come un antico kraken mosse qualche grado incerto intanto che il resto della testa d'ordinanza si voltava ad affrontare la perturbatrice felina.

    Che c'è, cucciolona?

    Si strofinò con lentezza sul suo viso, intanto che l'umano faceva del proprio meglio, preso alla sprovvista, per reprimere uno starnuto che sicuramente gli avrebbe fatto esplodere le coronarie se fosse stato lasciato libero di far danni.

    E' già mattina?

    Ed ecco la testa scarmigliata di Ranek che sbucava finalmente dal cumulo di piumino bianco e azzurro, quasi un'apparizione di biblico stordimento e divino sonno arretrato, puntando la finestra con gli stessi occhi chiusi di un alcolizzato che tenta di distinguere la marca di una bottiglia di scotch a un chilometro o due di distanza. Sfortuna sua, la luce prorompente che emanava dalla finestra si occupò di mollargli una poderosa fianconata manca di filo falso sul volto annunciando al mondo, e a lui in particolare, che non solo era mattina, ma che era anche tarda mattina.
    Come scuoiare stoccafissi, volumen quadraviginta; la sua faccia più o meno era così. Rivolse lo sguardo ustionato alla gattona che in quel momento aveva deciso di acciambellarsi sul suo ventre, dimentica di avere una massa corporea.

    Sarebbe un titolo discreto per un film dei Monty Pithon, non credi, cucciolona?

    Le fece un grattino dolce sotto il mento intanto che la faceva scendere e si metteva il tutone grigio anonimo depresso che di solito usava per stare in casa e, incerto sulle gambe, tentava di fare la propria uscita trionfale.
    Lo sarebbe stato un po' di più se si fosse ricordato di aprire la porta; il naso avrebbe ringraziato, ecco. Oramai andando più a istinto che a memoria, una volta agganciato il naso su un interessante odore di caffè qualcosa nel suo cervello decise di seguirlo, prendendo il controllo delle sue facoltà motorie dato che le sezioni normalmente preposte all'incarico erano ancora bellamente addormentate.
    Purtroppo, era la parte che aveva bocciato la pratica della patente di guida neurale, quindi quando si accorse di essere arrivato in cucina realizzò di essersi guadagnato una serie non indifferente di contusioni e il fegato grosso per tutte le istintive bestemmie che era riuscito a trattenere. Con quel poco di raziocinio che si era svegliato, ovviamente, altrimenti quello sarebbe stato il suo ultimo giorno da Difensore.

    'Giorno...
  15. .
    Non si era quasi accorto del cielo desaturato troppo in fretta, era sempre stato impressionato da come la neve fosse in grado di trasformare completamente un paesaggio; la neve che si mangiava i colori e li conteneva tutti, la neve che ovattava i suoni, la neve che si posava sui suoi vestiti e sui capelli, e danzava impercettibilmente a contatto con il suo fiato.
    La temperatura era calata veloce quanto l'affievolirsi della luce, lo stregone si strinse di più nel suo cappotto, affondando di due o tre centimetri il mento nel colletto e infilando entrambe le mani nelle tasche, con i polpastrelli accarezzò la superficie liscia della fotocamera, seguendone i contorni ora morbidi, ora spigolosi. Socchiuse un poco gli occhi quando la geisha eseguì lo spettacolo d'aria e neve con grazia quasi innaturale, e non poté impedirsi di assumere uno sguardo ammirato, non disse nulla, non era nel suo carattere profondersi in congratulazioni o trasalimenti, ma accennò un lieve piegamento con il capo, quasi volesse ringraziarla dello spettacolo offertogli, l'ombra di un sorriso mai affiorato che aleggiava sulle labbra.
    - È strano, credo che molti di quegli uomini che sono passati l'abbiano considerata come un sogno. Anche lei è destinata a sciogliersi? -
    Non sembrava fosse ironico, lo stregone, pareva invece interessato. Non gli capitavano spesso incontri del genere, era abituato a trattare con persone di tutt'altra risma, persone che indossavano molteplici maschere, e vestiti da candidi cherubini inzuccheravano il diavolo stesso con le loro viscide e melliflue parole. Aveva a che fare quotidianamente con finti intellettuali, ipocriti, gaudenti e sicofanti, estremamente ricchi, estremamente marci. Non si lamentava, lui stesso non era tanto diverso, solo che aveva la fortuna di essere più furbo di loro e avido abbastanza da ricorrere a metodi non propriamente politically correct.
    "Ma credo che tu sappia quanto me, geisha, di come sia fatto questo mondo, te lo leggo negli occhi. Come fai a essere ancora così bianca? Dovrebbe essere una maledizione il bianco una volta che si è conosciuto il nero lercio dell'uomo. È così strano, perfino la tua voce può trarre in inganno, non sento quella sfumatura subdola e adulatoria che fa parte di ognuno. Stai forse recitando? Bè, lasciamelo dire, saresti un'attrice egregia. Ma no, anche la menzogna ha un limite, un sottile confine della consistenza di una ragnatela ben intessuta, e io ci ho passeggiato così numerose volte che non distinguo nemmeno più quando mento da quando dico la verità. La menzogna mi viene naturale come bere il caffè al bar. Forse è ancora più semplice, dato che per mentire non devo nemmeno prendermi il disturbo di andarci, al bar."
    Formulò questi pensieri nello stesso istante in cui incrociava i suoi occhi, ma li tenne per sé, invece disse:
    - No, non sono qua per la cerimonia.
    Sono qua per attirare un uomo nella mia trappola di minacce e corruzione, probabilmente gli rovinerò la vita, o forse no, quel che è certo è che mi guadagnerò il suo odio e la sua paura, insieme a una somma considerevole e numerosi favori -.
    Tacque, Iago, non sapendo bene come continuare, o forse voleva semplicemente osservare l'effetto delle sue parole sul volto della donna.
    "Un altro po' del mio nero che cerca di intaccare il tuo bianco, voglio vedere un'espressione indignata o, perché no, disgustata sul tuo bel volto."
    Aveva letto tempo fa dei fiocchi di neve che non possiedono un colore proprio, sono trasparenti come l'acqua, ma agli occhi appaiono bianchi perché riflettono ogni minuscolo raggio di luce che li attraversa, così di fiocco in fiocco, di riflesso in riflesso, paiono sempre splendere di quella lattiscenza incontaminata. La neve non assorbe la luce: la riflette. Non la ingloba: la proietta. E una distesa di neve pare risplendere anche di notte, come fossero adagiati miliardi di cristalli, polveri sottili e gocce di rugiada.
    Anche la donna che gli stava di fronte era così? Portatrice di luce o solo custode?
    Accennò qualche passo, si chinò per raccogliere l'ombrello da terra per poi soppesarlo tra le dita un attimo, infine lo porse alla sua proprietaria.
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