Darkness City

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  1. .°Shin°.
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    SPOILER (click to view)
    Aperto a tutti


    L'aereo vibrò un ultimo attimo prima di fermarsi arrestando così la sua corsa. Shin osservò con l'unico occhio che aveva il panorama fuori dal finestrino, un'oscura città illuminata dalle mille luci elettriche di una vita labile e momentanea come il volo dell'aereo. Basta un nulla e tutto finisce.
    Ma quello non valeva per lui... a lui non era concesso il piacere di quella vita. Non era concessa la gioia della luce. L'oscurità nel suo cuore era come una catena che lo teneva inabissato nella notte. Una notte eterna come quella che sembrava avvolgere Nouville. Una notte che svaniva al mattino quando le persone emettevano un sospiro di sollievo per il ritorno della luce. A lui non era concesso quel respiro. Il destino lo aveva condotto nel buio e nel buio sarebbe rimasto in eterno... a meno che. Già... la sua pallida speranza. Testimonianza di come in fin dei conti era ancora un uomo. Ma quanto ancora gli rimaneva di umano?

    Gli addetti dell'aereo iniziarono a far scendere le persone e Shin seguì quello che gli veniva chiesto in modo obbediente, assente. Una goccia tra mille... una goccia che però poteva distruggiere tutto, doveva stare calmo.
    Nouville...
    Perché era venuto lì?

    Non c'era motivo. Era solo il caso? Non ci credeva... aveva smesso di credere nel caso. Le vite delle persone sono guidate dal destino. Lo sapeva bene lui. Allora era per destino che era giunto in quella città? Che destino lo attendeva lì? Sarebbe riuscito a... NO! Di nuovo la speranza. Faceva solo male... ormai sapeva che era impossibile. Un sospiro rassegnato sfuggì alle sue labbra.
    I suoi passi iniziarono a muoversi tranquilli sul cemento mentre seguiva la via che l'avrebbe condotto fuori dall'aereoporto.

    Quanto era passato dall'inizio del suo viaggio? Non lo ricordava. Quello che ricordava era ciò che era successo in ogni città in cui si era fermato. Prima felicità, tranquillità, sicurezza e poi... appena pensava che aveva trovato ciò che cercava... distruzione, morte, sangue, massacro.
    Il suo occhio cieco reagì alle emozioni e gli inviò l'immagine di uno dei suoi passati massacri...
    Ragazze che fuggivano urlando tra le fiamme...
    Uomini che cadevano a terra come foglie secche...
    Lacrime di bambini...
    ...e poi lui che si ergeva sopra tutto questo ridendo. Una risata sadica, folle, estranea... e il suo sguardo...

    Shin tornò dala visione con un sussulto al ventre. Si immobilizzò sul posto mentre la nausea cresceva dentro di lui. Subito il suo occhio sinistro vagò in cerca di un bagno... ma non ce n'era bisogno. la nausea passò presto così come la visione. Per i ricordi era facile... per il cuore no. Sapeva che l'avrebbe risognata. Si diresse quindi verso il luogo dove si ritiravano i bagagli. Presto sarebbe stato meglio, il tempo di prendere il suo "bagaglio". Il cuore iniziò ad aumentare i battiti... e se non l'avesse trovato? Bah... il suo era solo pessimismo. Calmati Shin, rilassati. In qualche maniera riuscì a rendere nuovamente regolari i batti del suo cuore. Paziente iniziò quindi a osservare il carrello trasportare che portava i bagagli ai loro proprietari. Segretamente ansioso di vedere la forma di Reiki spuntare fuori...
     
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  2. Lovett
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    Maledizione. E poi si chiedono perchè le compagnie aeree falliscono...Ovviamente perchè i consumatori mandano maledizioni!
    Quel giorno, però, era Lia de Beaumont a maledire gli aerei, le hostess, gli stuart, i piloti e i bigliettai.
    Infatti Lia era stata mandata lontana da casa, da Nouvielle, per indagare su degli strani fatti che stavano avvenendo in uno sconsolato paesino di montagna, uno di quei posti dove fa freddo anche d'estate, e dove la gente preferirebbe impiccarsi che confidare qualcosa.
    Ovviamente era stato un falso allarme, niente di soprannaturale nella morte di quelle suore, ma solo una bravata di alcuni ragazzini che si facevano chiamare Figli di Satana. I giovani non dovrebbero scherzare con il fuoco...O prima o poi verranno arsi vivi. E alcuni forse se lo meritavano.
    Ad ogni modo, aveva deciso di tornare a casa, nervosa e infreddolita, quando, giunta nell'aereoporto della città più vicina al paese, era stata avvertita all'ultimo minuto che tutti i voli erano stati cancellati.
    Dannati aerei....
    Ciò che voleva era tornare da suo figlio, che aveva lasciato al Talamasca con Haru, Asia e gli altri, e poterlo abbracciare finalmente, ma sembrava che tutti fossero contro di lei.
    Potè prendere un mezzo aereo solo dieci ore più tardi, assonnata e arrabbiata. Quel giorno non sopportava il modo di sorridere di una hostess bionda e magra, e neanche il caffè che le offrì lo stuart allampanato, così, malvagiamente, fece in modo che il suo disgustoso caffè si versasse, casualmente, sul fantastico talleur dell'hostess bionda. Così imparava a sorridere come una stupida.
    Scese dall'aereo più nervosa che mai, la fronte bianca corrugata sotto la folta frangia, gli occhi penetranti stranamente sottili e infuocati. Era il momento di cercare le sue valigie. Non sapeva quanto sarebbe rimasta fuori sede, così ne aveva portate due, colme fino all'orlo di vestiti, scarpe e vari libri, appunti e amuleti protettivi, per qualsiasi evenienza.
    Raggiunse con passi non propriamente leggiadri la banda scorrevole dei bagagli, dove alcune persone si affollavano per cercare le proprie cose.
    L'unico posto libero era accanto ad un ragazzo alto che guardava attento la striscia nera dei bagagli.
    Diede un'occhiata sommaria e ovviamente non vide le sue valigie: sarebbe stato troppo bello trovarle subito e andare a casa in poco tempo.
    Mentre rifletteva e osservava irritata, la croce di cristallo nero sul suo petto vibrò leggermente, e tutto sembrò fermarsi.
    C'era qualcuno, tra quelle persone, vicine a lei, che aveva qualcosa di molto magico, in sè. Il suo sguardo, istintivamente, si voltò alla sua sinistra, sul ragazzo alto. Solo in quel momento notò che aveva...i capelli bianchi. Erano bianchi, completamente candidi come neve, ma il viso era giovane. Una benda copriva un suo occhio mentre l'altro era concentrato sulle valigie, quasi impaurito di non trovare ciò che cercava. Era molto affascinante, ma c'era qualcosa dietro quei lineamenti, che mostravano più anni di quanto in realtà ne dimostrava fisicamente.
    L'unica, stupida, affermazione che uscì dalle labbra rosse di Lia fu piuttosto imbarazzante.


    Ma lei è albino!

     
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  3. .°Shin°.
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    Shin si voltò verso la ragazza alla sua destra inarcando il sopracciglio dell'unico occhio buono. Quella tipa ce l'aveva con lui? Albino? Ah... forse era per i capelli e la pelle. Forse lo trovava strano? Strano lui? Ma... NO! Calmati Shin, respira. E' solo una ragazza, tutto qui. Calmati.
    L'uomo rilassò il respiro che aveva iniziato ad aumentare impercettibilmente, l'cchio destro (quello mancante) gli mandava segnali angoscianti da sotto la benda in stile pirata su cui era disegnata una svastica. Non era nazista... semplicemente gli piaceva il simbolo.
    La ragazza che gli aveva rivolto la parola era bella, ma nascondeva la sua bellezza sotto abiti e trucchi non suoi. Probabilmente al naturale sarebbe stata molto più affascinante di quella cosa grottesca che invece aveva ora davanti l'orientale. E poi quegli abiti... non aveva mai compreso la moda gotica, forse perché era giapponese. Ma gli sembrava stonassero sul corpo femminile quasi a rendere il tutto finto. Beh... comunque lui non amava neanche i vestiti tradizionali della sua patria. Gli ricordavano suo padre. Gli ricordavano il destino.

    Shin dette un'altra rapida occhiata al nastro trasportatore, vuoto. Quindi si voltò nuovamente verso la donna, stavolta completamente. Rispondergli o no? Perché non farlo? Sei qui per fare nuove conoscienze, no? No... sono qui in cerca di un posto dove morire. Non dire cazzate... Invece si, non voglio che altra gente muoia a causa mia. Falla finita! Sai che l'unico modo di guarirti è stare con gli altri.
    Un sospiro uscì lieve dalle sue labbra seguito poco dopo dalla risposta alla domanda della ragazza.

    "No, non sono albino. Sono giapponese." Il suo inglese essenziale e scolastico non era certo al livello di quello della sua interlocutrice, ma comunque gli permetteva di essere compreso. Quella lingua era così diversa dalla sua che aveva dovuto faticare a lungo per apprenderla a pieno. "I miei capelli però sono così dalla nascita prima che lo chieda." Era vero. Li aveva sempre avuti. Dipendeva dal sangue della sua famiglia, mischiato con quello di chissà quale demone infernale. I suoi capelli bianchi indicavano che era figlio di demoni così come il suo occhio. Allarmi per coloro che lo vedevano... allarmi che però venivano spesso ignorati dagli altri.
     
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  4. Lovett
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    Accadde tutto troppo in fretta e per la prima volta.
    La croce sul petto di Lia tremava più forte, tanto che affinchè non le lasciasse un ematoma sul petto, come era d'altronde già successo, prese il ciondolo con una mano attraverso la camicetta, allontanandolo lievemente dalla pelle nuda. Era elettrizzante sentire il potere di quello strumento vibrare urlante tra le sue dita. Era un avvertimento silenzioso e doloroso, e più la donna pensava a quello strano ragazzo, più i tremori aumentavano.
    C'era magia, c'era molta magia in quello straniero.
    Lia pensò che dovesse essere appena arrivato in città, e non perchè era lì che aspettava impaziente il suo bagaglio, ma perchè i suoi occhi bramavano nuove conoscenze, e forse anche tranquillità. Pareva volesse quasi fuggire da qualcosa che era successo, da qualcosa che era stato. Da un vecchio sè stesso. D'altra parte chi non desidera, almeno una volta, di scappare da sè stesso?
    Ciò che però Lia non aveva messo in conto, era l'incredibile curiosità che provava per quel "biondo", tanto alta che i suoi poteri reagirono istantaneamente, senza controllo. La sua mente scivolò viscida e silenziosa nei pensieri del ragazzo e iniziarono a intercettare fugaci riflessioni. Lui la stava analizzando, sia fisicamente che mentalmente. Si chiedeva chi fosse e cosa volesse da lui e...commentava il suo modo di abbigliarsi e la sua bellezza.
    Per la prima volta nella sua vita, l'autostima di Lia raggiunse livelli storici, forse peggio del suo periodo adolescenziale, quando credeva che il suo aspetto fosse completamente fuori luogo in ogni situazione e in ogni tempo, passato, presente e futuro.
    Con tutto quel trucco e l'abbigliamente rigorosamente dark, lui la considerava...grottesca. Aveva pensato, aveva osato pensare alla parola grottesco riferito a lei...Come si permettava di pensare a ciò?
    Un lampo di vermiglia furia assassina attraversò lo sguardo scuro dell'osservatrice, che per un momento desiderò essere una bestia truculenta, una di quelle terribili che aveva studiato e di cui aveva paura. Un licantropo affamato o un vampiro assetato, un angelo nero desideroso di anime o un demone sadico...non importava cosa, desiderava solamente avventarsi su quella dannata gola bianca, strappargli le corde vocali e sfigurargli quel bel visino giapponese.
    "Brucia all'Inferno dannato schifoso sputasentenze..." urlarono i suoi pensieri.
    I capelli lunghi e neri di Lia stavano, come al solito, reagendo alla sua ira, le punte che si sollevavano leggermente, dirette assassine verso il SenzaDio.
    Solo le parole tranquille del ragazzo, riuscirono a calmarla, a rompere la furia che si era scatenata. Era nato così. Non era albino, ma aveva i capelli bianchi dalla nascita.
    Geneticamente è quasi impossibile la presenza di un gene dei capelli bianchi che si presenti nei bambini, quindi l'unica cosa che venne in mente a Lia fu precisamente un immagine: il viso di Dante, con la sua mascella squadrata e i capelli candidi come neve, completo del suo sangue demoniaco. Un demone.
    Poteva avere quel ragazzo qualcosa a che fare con i demoni?
    Quella curiosità bastò per placare momentaneamente la sua rabbia inconsulta. Tese gentilmente la mano destra verso il ragazzo, in segno di saluto.


    Perdoni il mio errore, e mi permetta di presentarmi. Sono Lia de Beaumont, piacere di conoscerla.

    Sorrise amichevole, ma la sua parte istintuale avrebbe voluto dargli uno schiaffo secco.

    E' la prima volta per lei a Nouvielle, vero?

    Doveva trovare un modo per conoscere meglio le origini del forestiere, e contemporaneamente cercare di calmare il suo istinto omicida.


    CITAZIONE
    Poteri usati:
    -Lettura del pensiero:Leggere i pensieri di una sola persona vicina
    -Telecinesi:Spostare un oggetto piccolo e vicino (capelli)

     
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  5. .°Shin°.
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    Shin osservò ancora per un attimo in silenzio la ragazza vicino a lui. I suoi capelli si erano mossi, niente poteva fuggire al suo occhio. E ciò che sfuggiva all'occhio buono veniva percepito da quello cieco. Se cieco poteva essere definito. Quella ragazza era strana come lui, ecco. Questa poteva essere una definizione abbastanza adatta. Se non altro lo incuriosiva. Da quello che era successo e dallo sbalzo di energia che il suo occhio aveva percepito doveva essere nervosa, se non altro alterata (anche se i motivi di questo non gli erano chiari) e allora perché cercava di conoscerlo? La cosa lo incuriosiva.

    Peccato che la curiosità in certe persone fa sempre male. Il sentimento infatti andò subito a istigare l'istinto omicida dello stregone che lo sentì improvvisamente esplodere dentro di se. Il suo occhio gli lanciò una fitta acutissima che lo costrinse a piegarsi in avanti mentre la mano destra andava rapida come sempre all'occhio. Un gemito sfuggì alle sue labbra mentre immagini di ogni tipo iniziavano ad affollare la sua vista. A poco serviva chiudere gli occhi. Nella sua mente la ragazza veniva torturata, violentata, massacrata, smembrata e infine distrutta... tutto in continua seguenza. Un vortice di immagini di sopraffina violenza che rischiava di travolgere l'uomo. NO... doveva calmarsi... gli serviva Reiki e al più presto. Senza quella spada era sempre più faticoso tenere a bada il suo occhio.
    Lentamente le visioni si alleggerirono andando a mostrare scene più serene. La ragazza che parla con una figura in ombra. I discorsi arrivano rapidi alle orecchie di Shin direttamente dall'immagine, peccato che poco sia chiaro. Si capisce solo "osservatori", "talamasca", "poteri telepatici" e poco altro.

    Improvvisamente il giapponese riaprì l'occhio buono facendo svanire la lieve visione. Il dolore si era già assopito poco prima. Telepatia... ecco la risposta. La tipa gli leggeva nel pensiero? Probabile. Aveva sentito i suoi commenti sul suo aspetto... ecco perché si era alterata. Ma allora perché era così interessata a lui? Mhm... magari è un errore di giudizio, tanto vale provare comunque.

    Shin iniziò quindi a pensare intensivamente al proprio nome tante tante volte mentre rispondeva. "Piacere Lia. Voi comunque sapete già il mio nome. O meglio, sapete dove guardare..." Bene, sarebbe stato sufficente a capire secondo lui se la ragazza, ovvero tale Lia, aveva davvero quel potere. Questo avrebbe potuto aumentare il pericolo per lei. La sua voglia di sangue sembrava dipendere strettamente dalla sua curiosità.

    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    Occhio di Drago: L'occhio cieco (il destro) di Shin nasconde l'occhio di drago. La leggenda dice che coloro che possiedono l'occhio di drago possono vedere tutto. Sia il passato ormai dimenticato che il futuro più lontano. Sia i sentimenti di chi hanno davanti che ciò che accade a chilometri di distanza. Quello che la leggenda non dice è che tale potere è spesso incontrollabile.
    Il potere non va attivato e si esprime attraverso visioni passate e future assolutamente casuali che si legano spesso allo stato emotivo di Shin. Queste sono spesso flash che mostrano avvenimenti estremamente dannosi o pericolosi per la sua psiche. Sembra effettivamente che l'occhio di drago miri a farlo impazzire del tutto.
     
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  6. Lovett
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    Partendo dal presupposto che Lia aveva studiato per anni da medico chirurgo, e che sapeva gestire un'emergenza senza neanche starci a pensare una fraziona di secondo, quando il ragazzo giapponese si piegò in avanti dolorante, lei reagì istantaneamente.
    Si portò istintivamente più vicino a lui, le braccia tese in modo da prevenire una caduta da svenimento. Pareva fosse l'occhio bendato a fargli tremendamente male. Forse aveva subìto un'operazione da poco...impossibile. Il ragazzo aveva apportato sull'occhio una benda nera con ricamata una svastica probabilmente decorativa, cosa che un'ospedale qualsiasi e neanche una clinica privata avrebbero potuto fornirgli.
    Era così da molto tempo, ma pareva che la ferita fosse ancora profonda e dannosa. Il giovane doveva esserci abituato, perchè si riprese dopo breve tempo, anche se il viso mostrava sottilmente bene l'orrore che aveva subìto. E se quell'occhio destro...fosse stato ferito magicamente?
    Una maledizione, una ferita cancerogena...esistevano tanti tipi di ferite di natura diversa da quella umana.
    Ciò che confermò le supposizioni di Lia, furono le immagini che vide nella mente del ragazzo...Sembravano ricordi, o forse azioni future, distorte e un pò confuse. C'era violenza, e molto, molto dolore. Lia ebbe un brivido quando riconobbe nel soggetto di quelle torture confuse una donna molto simile a sè stessa. Perchè? Perchè mai l'avrebbe voluta trattare in quel modo?
    La curiosità, purtroppo, aumentò a dismisura, soprattutto quando il ragazzo parlò.
    Aveva forse scoperto dei suoi poteri telepatici? E come?
    Non poteva in alcun modo avere tali poteri anch'esso, se no Lia se ne sarebbe accorta benissimo. Insomma, chi diavolo era quel ragazzo che stava pensando intensamente a quello che poteva essere il suo nome. Shin....banale.
    La stava forse sfidando? Non era da Lia de Beaumont, denigrare una sfida in tal modo, e quel serpente albino sputasentenze non aveva ancora capito con chi avesse a che fare.
    Il sorriso della donna si trasformò, da gentile che era, in un sorrisetto malizioso, gli occhi dai rossi riflessi che brillavano sardonici.
    Si insinuò prepotentemente nella sua mente, così che la sua voce sarebbe risuonata tonante in quel piccolo cervellino lesso.

    Io so sempre dove rivolgere i miei pensieri, Shin, ed oggi ho deciso che sarai tu l'oggetto delle mie osservazioni.


    CITAZIONE
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  7. .°Shin°.
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    Shin aveva appena ripreso controllo dei suoi pensieri omicidi quando un'altra voce risuonò potente all'interno degli stessi. Subito l'uomo si piegò in avanti con un altro gemito portandosi entrambe le mani alla testa.
    "Dannazione!"
    Quella voce aveva sconvolto il delicato equilibrio pacifico della sua mente e aveva soprattutto stuzzicato nuovamente l'occhio. Pessima cosa, pessima davvero. Gli serviva Reiki e gli serviva subito.
    Shin riaprì a forza l'occhio buono mentre i dolori aumentavano esponenzialmente all'interno del suo copro. Sul nastro trasportatore ancora non era apparso il suo bagaglio. Di male in peggio.
    Il dolore era atroce e presto il giapponese cadde in ginocchio costretto a chiudere nuovamente gli occhi. Immediate arrivarono tantissime visioni mandate ovviamente dall'occhio del drago.
    "Oggeto?! Chi crede sia l'oggetto qui quella sgualdrina?"
    La voce risuonava potente nella sua testa. Pessimo segno dell'avvento del peggiore dei suoi stati. Preannunciava la perdita del controllo del corpo.
    L'occhio iniziò a brillare lievemente da sotto la benda.
    "Uccidiamola Shin! Noi o lei? CHI E' L'OGGETTO?"
    "Ugh... n...o"
    "CHI? Tu? Vuoi davvero tornare a fare la cavia? NO! Uccidila, massacrala, falla gridare, soffrire, fammi assaporare il suo sangue!"
    Lentamente Shin sentì il corpo iniziare a tremare mentre la sua coscenza si faceva sempre più debole. Un viaggio di sola andata verso l'oblio.
    Fuori dal labirinto della sua mente nel mentre il suo vero corpo si era rialzato e rapido aveva fatto scattare la mano destra verso il collo della ragazza. Una velocità irraggiungibile da un comune essere umano.
    "Io non sono l'oggetto di nessuno e sbagli se credi di potermi studiare!" La sua espressione era diventata vuota, segno che all'interno il vero Shin e l'occhio stavano combattendo una battaglia disperata e dal risultato certo. Il giapponese aveva bisogno della spada... ma lentamente la sua vista calava nell'oscurità mentre l'occhio cieco brillava sempre di più fino a rendere la cosa visibile nonostante la benda.
     
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  8. Lovett
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    Fu troppo veloce perchè Lia potesse almeno tentare di evitare quell'attacco improvviso.
    Il ragazzo di origini giapponesi, Shin, stava soffrendo terribilmente, si vedeva e sentiva, e sembrava che a scatenare quel dolore fossero state le parole della donna. A certe persone non fa piacere essere trattati come cose da osservare e studiare, ma lei mai si era posta il problema di una reazione così violenta e cruda.
    Purtroppo era stata abituata dal padre a ritenere tutte le creature soprannaturali come delle cose, e anche se la sua umanità l'aveva costretta a cambiare abitudini, era rimasta attaccata come un acaro fastidioso quella terribile repulsione per la normalità e la passione morbosa per le storie e le persone particolari. Non sopportava questa parte del suo carattere che la faceva assomigliare davvero troppo al suo genitore più odiato, ma la maggior parte delle volte che usciva fuori, non se ne accorgeva. Diciamo che perdeva il controllo di sè, anche se le sue perdite non erano distruttive come quelle del ragazzo mezzo albino che aveva davanti.
    Lia non fece in tempo a spostarsi che una mano quasi artigliata del giovane strinse la sua gola, le mani di lei che andarono istintivamente alla gola, come per liberarsi. Ma era impossibile, Shin era troppo forte per lei, anzi, chiunque sarebbe stato troppo forte per lei.
    La lucidità che la donna aveva perso per curiosità tornò turbinando dentro di lei, mostrandole il grande casino in cui si era cacciata. Aveva fatto uscire di senno un idiota mezzo squilibrato e se non fosse riuscita a calmarlo, l'avrebbe uccisa lì, davanti a tutti, in uno squallido aereoporto. Non era proprio la morte che aveva programmato.
    Lia riuscì a sentire le parole sibilate del giovane nonostante la viscida paura di morire le strisciasse disgustosamente addosso.


    Va...va bene...non ti..st-studierò...a-adesso lasciami però..

    disse con voce strozzata e balbettante, sperando che nei meandri di quella mente psicopatica lui la sentisse anche in lontananza.
    Ovviamente nessuno si era girato a vedere perchè un albino stesse strozzando una mora. Che schifo di mondo, che schifo di persone.

     
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  9. .°Shin°.
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    L'aereoporto non era proprio gremito, ma le poche persone che lo frequentavano smebrano notare solo marginalmente quello che stava accadendo per poi continuare il proprio cammino. In quella città come in tutte le altre la gente preferiva farsi i fatti propri piuttosto che rischiare la propria salute per quella di qualcun'altro. Questo era il presente, no?
    Se due persone si picchiavano non era certo cosa che le riguardasse, a patto che non le ferisse personalmente tutto andava bene. Bastava non essere coinvolte. E così la gente evitava Shin e la ragazza e passava oltre facendo finta di non vedere.

    L'occhio avrebbe voluto molto volentieri fare un bel massacro, Shin lo percepiva. Voleva liberare il proprio potere e uccidere tutti i presenti. Voleva sangue, urla, paura, lacrime e fuoco. Il fuoco purifica tutto e il tutto divene cibo per l'occhio.
    La coscienza del giapponese riusciva se non altro ad evitare che questo accadesse. Era troppo debole per opporsi totalmente all'occhio e presto sarebbe scomparsa del tutto se non fosse arrivata Reiki ad aiutarla.
    Però riusciva comunque a concentrare tutta la rabbia verso la ragazza che aveva davanti. Questa aveva anche pronunciato qualcosa, ma l'udito, come il resto del corpo era in mano all'occhio e lui non poteva capirla.

    "Perché ti opponi Shin? Sò che è quello che vuoi..."
    "No, non è vero. Io voglio solo rivedere mia sorella e vivere in pace con lei.
    "E credi che questo sia possibile senza la mia forza?"
    "Io..."
    "Ti devo ricordare chi vi ha protetto? Chi vi ha dato la forza di uccidere chi vi minacciava? Chi vi ha permesso di crescere? Chi..."
    "STAI ZITTO!"

    E mentre la battaglia infuria ancora nella mente, nella realtà il giapponese stringe il collo della giovane che ha avuto la sfortuna di trovarsi davanti a lui.
    Il sorriso sul volto di Shin si fa sempre più sinistro mentre l'occhio bendato brilla sempre più intensamente. La battaglia stà vertendo tutta a favore del demone. L'umano sparirà presto...
    Insieme al dominio del demone ecco quindi arrivare anche la forza e lentamente il giapponese alza di peso la giovane sempre reggendola per la gola.
    "NO! Non ti credo! E anche se ti credessi... nulla cambierebbe! Ora pagherai!"La voce si fa sempre più acuta, sinistra, oscura mentre la vita della osservatrice è sempre di più appesa ad un filo.
     
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  10. Lovett
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    La situazione stava peggiorando, stava enormemente peggiorando.
    L'occhio bendato del ragazzo sembrava sprigionare un'intensa luce, come se avesse vita propria, e le espressioni sofferenti del suo viso si stavano trasformando in faccie più inquietanti e spaventose...Pareva proprio che ci fosse un'altra persona, dentro di lui, una personalità contorta e tremenda, gonfia di odio e avversa a qualsiasi movimento pacifista. Non era certo la persona più indicata a fare arrabbiare.
    Ma con tutte le persone che esistevano al mondo, proprio uno psicopatico contenitore di Mr Hyde, doveva infastidire?
    Una guerra si stava tenendo in quel corpo maschile, e sembrava che la parte cattiva stesse schiacciando quella buona.
    Fantastico.
    Lia avrebbe adorato osservare un tale comportamento, se non fosse stata troppo impegnata a tentare di respirare.
    La mano giapponese intorno al suo collo si strinse sulla pelle diafana della donna, e la forza di quel braccio magro la sollevò a qualche centimentro, tanto bastava per impedirle di parlare.
    La respirazione le stava mancando, non riusciva più a respirare, e il panico stava dilagando febbrilmente.
    Cosa avrebbe potuto fare? Cosa? Cosa?
    Nella sua mente urlò, ma ciò che in realtà uscì fu un rantolo strozzato, basso e indeciso.
    Con le poche forze che aveva tentò con entrambe le mani di staccare la mano assassina dal suo collo e con un piede munito di scarpe con alti tacchi e appuntite punte tentò di raggiungere il corpo del ragazzo, sperando di riuscire a colpirlo e fargli il male che bastava per lasciarla andare.
    Mentalmente cercò di parlargli.


    Shin lasciami, lasciami, non ti chiederò niente, ma lasciami!!

    Era sull'orlo della disperazione, non sapeva cosa fare. Non poteva morire, non così, non così!

     
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  11. .°Shin°.
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    "Lasciarti? E perché dovrei? Ci stiamo solo divertendo, no?"
    La faccia della ragazza stava lentamente cambiando colore, segno che era prossima allo svenimento. No, questo non andava bene... una morte per soffocamento non è divertente. E' troppo veloce.
    No, lui si volevam divertire con quella fanciulla impertinente che aveva osato penetrare nella sua testa. Un'altra guardona senza speranza... un'altra odiata studiosa. Lui le odiava le persone così. L'unica cosa che interessava loro era studiare il prossimo. Beh... ora avrebbe studiato qualcosa di interessante.

    "NO! SMETTILA!"
    Da dentro il corpo Shin continuava la sua battaglia contro se stesso. Una battaglia ormai persa visto che lentamente si stava assopendo. Aveva bisogno di Reiki... solo con la spada poteva contrastare il potere dell'occhio. Ma quella dannata lama non arrivava!!! E la situazione stava precipitando. Shin vedeva cosa passava per la testa dell'occhio... per la sua testa. Non gli piaceva... avrebbe distrutto subito la sua speranza di trovare finalmente pace. Avrebbe dovuto cambiare nuovamente posto. Non voleva... non così presto.

    "FALLA FINITA!"
    "SILENZIO! Che cosa hai da lamentarti? Lei è una di quelli che ci hanno portato via Maya! E' come loro!"
    "Sai che non è vero!"
    "Oh andiamo... è della stessa razza! Vedrai che ora ci divertiamo... anzi... ti divertirai... attiriamo un pò l'attenzione della gente, che ne dici?"
    "No!!!"

    Ma ormai il giapponese non aveva più controllo sul suo corpo, questi era sempre più in preda all'occhio. Non poteva comunque cadere nel torpore e lasciare il fisico in preda al potere. No, doveva rimanere cosciente finché poteva... così da vietare al drago di usare tutto il suo potere.
    Comunque, anche senza la magia, il fisico dello stregone era decisamente temprato ed allenato... una vera arma vivente. La ragazza era già in pericolo così.
    Come a rispondere a questi pensieri il drago si mosse roteando di lato il braccio che reggieva la povera sventurata lanciandola letteralmente verso il nastro dei bagagli. Quella donna... pesava così poco per lui...
     
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  12. Lovett
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    La situazione stava peggiorando. Anzi, la situazione era al limite!
    La mano che stringeva il collo dell'osservatrice non accennava nè a smuoversi, nè a perdre forza. Anzi, pareva quasi che la stanchezza non lo toccasse minimamente. Non era certamente umano, Lia sentiva che un potere nascosto e terribile stava ribollendo dentro quel povero ragazzo. Non era malvagio, probabilmente non totalmente. Era quella cosa dentro di lui, che lo era, orribilmente. Un demone forse? Oppure uno spirito, una ria entità...
    Ma non era quello il momento di farsi quel tipo di domande. Era in pericolo, era in serio pericolo. L'aria non stava quasi più passando e i suoi già deboli polmoni stavano arrancando. I battiti cardiaci erano aumentati ad una soglia preoccupante e l'ossigeno arrivava troppo debolmente al cervello. Tempo due o tre minuti e sarebbe svenuta.
    Pareva che Shin non provasse pietà..anzi, la cosa dentro Shin, non la provava. Era inutile scalciare o sbracciarsi, avrebbe solamente sprecato forze e fiato.
    Cosa fare? Cosa fare?
    Non poteva morire, non ancora almeno. Aveva un bambino da far crescere, tanto da studiare, un lavoro da portare avanti e soprattutto...gli era ancora rimasto un padre da uccidere.
    Lia non ebbe il tempo di elaborare una strategia efficace che il ragazzo giapponese reagì, piuttosto divertito della scena.
    Con il braccio che teneva la donna, scagliò questa lontano, verso il nastro trasportatore. Quell'uomo aveva una potenza incomparabile, in confronto alla sua, e lei si sentì come una bambina molto piccola.
    Se l'osservatrice non si fosse schiantata contro una superficie molto dura, probabilmente avrebbe ringraziato il Signore di riuscire ancora a respirare. Adesso sì, respirava e stava riprendendo un pò di lucidità, mentre l'ossigeno veloce andava verso il cervello, ma in compenso le faceva male tutto il fianco destro per essere rovinata su quel nastro. Fortunatamente era vuoto in quell'istante. Sentì delle urla. Finalmente quei dementi si erano accorti che un cretino coi capelli bianchi stava massacrando una povera donna.
    Lia sentì qualcuno chiamare a gran voce "Polizia!" e varie stupide donnicciole urlavano, come se urlare servisse a molto.
    Sperò solo di non essersi fratturata niente.
    Alzò dolorante lo sguardo e vide accanto a sè una valigia. Tò, era la sua.
    Cosa...? La sua!
    A fatica si trascinò sopra di essa per aprirla febbrilmente, ma proprio mentre la sua mano trovò la cerniera, il suo sguardo scuro venne attratto da qualcosa di particolare, di lungo e affusolato, come...una spada?

     
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  13. .°Shin°.
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    Ormai la gente non poteva più ignorare quello che stava succedendo. Una ragazza era appena stata gettata attraverso il nastro trasportatore senza alcuna grazia, schiantandosi sullo stesso. Era più che sufficente. A Shin sembrò quasi di poter sentire le sirene della polizia che si avvicinavano... ma lui non era più Shin e quello non lo riguardava più.
    C'era una sola cosa che aveva realmente significato, uccidere quella sciocca che aveva osato infastidirlo, il sorriso sul suo volto si allargò nuovamente superando i limiti umani, divenendo sempre più il sorriso di una bestia in procinto di giocare con la propria preda.
    Il suo corpo poteva percepire l'eccitazione dell'omicidio che scorreva, rapida come un fiume in piena, lungo le sue vene, i suoi nervi, i suoi muscoli. Tutto in lui ormai fremeva per uccidere la ragazza. I sigilli stavano cadendo uno ad uno.
    Ma non doveva perdere tempo a godersi quelle sensazioni, ora avevano un pubblico, meglio non farlo attendere.

    "Che intenzioni hai?"
    "Ho intenzione di divertirmi. Mi sembra ovvio. Non hai visto quello che farò alla ragazza?"
    "NO! Non ce la farai mai! Ci farai arrestare entrambi?"
    "Arrestare? Ahahahah e chi potrebbe mai farlo?"
    "Sei un idiota! Non ti permetterò di fa..."
    "Tu non mi permetterai? Ahahahahah voglio proprio vederlo! Forza! Fermami!"

    Rapidamente il corpo di Shin tese i muscoli per poi saltare sui bordi del nastro trasportatore. La ragazza stava cercando qualcosa in una borsa, la sua borsa? Non era importante. Ormai era ad un passo dall'apoteosi. Il suo occhio cieco brillava come una torcia nell'oscurità mentre la voglia di uccidere cresceva dentro di lui. La sua voce iniziò a farsi più acuta, folle, ed allo stesso tempo più profonda e imponente. Era la voce del drago, l'ultimo campanello d'allarme che faceva da preludio alla trasformazione vera e propria.
    La ragazza lo guardava spaventata, voleva godersi quella parte. Voleva godersela tutta. Lentamente Shin iniziò a camminare sul bordo del nastro di trasporto verso la ragazza.
    "Allora, sei pronta? Sappi che non morirai subito..."
     
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  14. Lovett
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    E' incredibile come il tempo passi veloce quando la morte si avvicina. Soprattutto quando la Morte in questione è un ragazzo indemoniato, desideroso di torturarti fino al perire.
    E in più, è formidabile come proprio in questi momenti non si trovino mai gli strumenti di difesa adatti.
    Il ragazzo albino (che poi albino non era, ma non era importante) aveva fatto un salto incredibile e ora si trovava sul rullo trasportatore. Si avvicinava lentamente, anche se alla donna impaurita sembrava troppo veloce, e aveva sul viso un'espressione non sua. Era troppo mostruosa per appartenere a quel corpo, troppo demoniaca, troppo...mortale. Probabilmente il giovane Shin era posseduto da qualcuno o qualcosa e pareva proprio che stesse prevalendo sulla debole e labile personalità del giapponese. Anzi, ormai aveva vinto lui.
    Lia era intanto riuscita ad aprire la sua valigia (si trovava sempre su quel dannato rullo trasportatore dell'aeroporto) e iniziò a cercare furiosamente qualcosa che le potesse essere utile.
    Un vecchio cristallo.
    No, non andava bene.
    Un libro sulle infestazioni delle abitazioni.
    Shin non era una casa.
    Un eyeliner.
    Lo truccava a morte?
    Uno spazzolino.
    Avrebbe certamente distrutto la sua placca batterica, ma non lui.
    Non riusciva a trovare niente, ma perchè non ci riusciva? Era terrorizzata, e probabilmente era per questo che si sentiva con le mani legate dietro la schiena e gli occhi bendati, con l'aggiunta di un bel cervello di macaco.
    Ma perchè doveva essere un osservatore indifeso? Non poteva essere un terribile vampiro o uno spaventoso licantropo? Cosa aveva fatto di male per nascere con un'intelligenza vagamente superiore, una scarsa telecinesi e in quel caso un'inutile telepatia? In più era fisicamente svantaggiata, dato che 1) era una donna, 2)era ogni due per tre sulla soglia dell'anoressia, 3)madre da poco, 4)totalmente incapace in ginnastica a scuola.
    Se avesse avuto in bocca una pastiglia al veleno l'avrebbe ben volentieri mangiata. Ma purtroppo non c'era. Poteva pur sempre strapparsi la lingua a morsi e morire dissanguata. Almeno non l'avrebbero torturata.
    No, il suicidio non era la risposta. Aveva un figlio, e doveva sopravvivere per vedere almeno il suo quinto anno di età.
    Percepì troppo vicino la presenza oscura del mostro, e con le orecchie sentì, come l'alleluia, una sirena della polizia gridare. Ma cosa avrebbero potuto fare? Probabilmente Shin li avrebbe uccisi tutti, dal primo all'ultimo.
    Appurò che in valigia non aveva niente, quindi prese la seconda cosa che aveva attratto il suo sguardo: la spada lì accanto.
    Non sapeva di chi fosse, ma se non era così vecchia da essere arrugginita, gli avrebbe fatto almeno un pò male, infilata tra le costole.
    La strinse tra entrambe le mani e la puntò di scatto verso l'uomo.
    Era visibilmente terrorizzata, la pelle ancora più pallida, un dolore fisso al fianco e le mani che tremavano. Non si sarebbe alzata, le gambe non l'avrebbero retta.

     
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  15. .°Shin°.
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    Shin osservò la raggazza sollevare Reiki con un sopracciglio alzato e sempre con un sopracciglio alzato la vide cedere sotto il peso della stessa arma tanto che venne trascinata a terra dalla stessa.
    Reiki era una spada molto più lunga e pesante di una lama normale, un comune guerriero senza un allenamento specifico riusciva a stento a usarla a due mani. Figuriamoci su una ragazza che non era minimamente abituata ad uno sforzo fisico. Shin riusciva a maneggiarla bene solo grazie al drago, al legame che univa questo alla spada ed ai molti anni di allenamento.

    La sfortunata ragazza scivolo quindi giù dal nastro trasportatore trascinata dalla spada, fatto che fece scoppiare il giapponese in una fragorosa quanto sadica risata. Quella poveretta non aveva più alcun mezzo per difendersi da lui. Nessuno. Eccitato si leccò le labbra pregustando il lauto pasto, ma dentro di lui il vero Shin aveva appena visto un bagliore di speranza. Se fosse riuscito a prendere la spada avrebbe potuto contrastare il drago e riprendere possesso del proprio corpo. Era una possibilità infinitesimale, ma c'era... doveva in qualche modo prendere la spada, solo che il drago non l'avrebbe mai permesso. Doveva concentrarsi.

    Nel mentre la sirena della polizia si era fermata e sul fondo della sala erano apparsi due uomini in uniforme che stavano correndo verso Shin e Lia. Presto furono abbastanza vicini da vederli con chiarezza e quindi i poliziotti non esitarono a puntare le armi contro il minaccioso uomo che stava importunando la giovane. Effettivamente lo sguardo da pazzo omicida, il sorriso sadico, il bagliore dietro all'occhio e soprattutto l'aura di tenebra che il giapponese si portava dietro erano un chiaro indizio su chi dei due era il criminale.

    "Mani in alto! Mani in alto o spariamo!"

    Shin si voltò lievemente verso i due. La mano del primo, quello sulla destra tremava lievemente. I poliziotti erano i guerrieri di questo tempo eppure alcuni di loro erano così patetici. Innervosirsi solo perché davanti a loro vi era qualcuno con un'aria lievemente sinistra.

    "Mi hai sentito? Ti ho detto di alzare le mani!"

    Il movimento del giapponese fu quello di un uomo addestrato ad uccidere nella maniera più veloce e rapida possibile. Nella frazione di un secondo era già scattato nella guardia del primo poliziotto, quello intimorito. Questi non riuscì quindi a fare fuoco per il nervosismo e Shin ne approfittò agendo in modo rapido e letale. Con un singolo movimento della mano sinistra spezzò il braccio armato dell'uomo all'altezza del gomito mentre con il palmo della destra colpiva il suo naso spedendoglielo dentro al cranio.
    Ad essere ottimisti quell'uomo sarebbe rimasto paralizzato a vita...

    Il secondo poliziotto era molto più deciso e non pronunciò un ulteriore parole limitandosi a premere il grilletto. L'occhio del drago però vide la traiettoria del proiettile molto prima che questi la percorresse e per il giapponese fu uno scherzo schivarlo. Dopo bastò ripetere quanto già fatto per il primo uomo dell'ordine e così anche il secondo era sistemato.

    Shin batte i palmi come a togliersi la polvere per poi voltarsi nuovamente verso la ragazza.

    "Bene, torniamo a noi..."
     
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22 replies since 12/11/2008, 10:19   265 views
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