Kaien Andranos: Lavorando per Milady

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    Non avrebbe mai pensato che in così poco tempo dopo l'apertura del negozio si presentasse un lavoro tanto odiato.
    Anche se il problema in sè non era il lavoro ma la committenza.
    era piombata nel suo negozio, insultando a destra e a manca per poi aggredirlo e avere anche la faccia tosta di chiedergli un lavoro fatto su misura.
    E lui era stato tanto stupido da non controbattere in tempo e lasciarsi sfuggire la possibilità di rifiutarsi...
    La parte migliore era però il fatto che, oltre al limite sull'incanto da applicare, aveva carta bianca per il sostegno materiale su cui agire.
    Poteva sbizzarrirsi come meglio credeva sul tipo di arma da creare. Fra quelle menzionate dalla Lamia c'erano fruste, spade e pugnali. Gli era parso di capire, data l'insistenza su quell'oggetto, che le fruste le piacevano molto. Quindi aveva scartato quella possibilità a priori. Di spade non ne aveva voglia lui, la scelta vergeva quindi su un pugnale.
    Quello però era il primo passo, il più veloce. tanto che ci aveva impiegato sì e no cinque secondi per decidere che il pugnale andava bene.
    Non si era impegnato più di tanto nel cercare un'alternativa.
    Ora bisognava decidere che tipo di pugnale fare. Lo stile giapponese era fuori questione, troppo tempo per la lavorazione completa. I pugnali da lancio li reputava poco utili, per i colpi da distanza c'erano armi più efficaci.
    Quindi un arma semplice e da ravvicinato, qualcosa di poco carateristico.
    Niente pugnali a serramanico ne a farfalla.
    Gli parve rimanere una sola scelta. Rambo.
    Era troppo grosso per una donna, quindi ottimo per rompere le scatole alla lamia (anche se Kaien dubitava che Milady avrebbe avuto problemi nell'usarlo nella sua forma originale.), aveva tutto ciò che serviva e quindi era perfetto.
    Si mise all'opera due mattine dopo la visita della donna. Il giorno prima l'aveva utilizzato procurandosi il materiale che mancava. Poche cose in realtà, però utili e quindi non poteva farsele mancare.
    Era sveglio dalle nove e mezza e riuscì a mettersi al lavoro solo alle undici. Il furgone con il materiale era legermente in ritardo.
    Prima la fase progettuale, aveva già deciso la linee generali ma doveva ancora stabilirela forma esatta dell'arma.
    Ne uscì un manico a sezione leggermente ellittica, presa in cuoio invece che in gomma e una lama diritta con la parte seghettata sul retro. Conforme alle abitudini di Rambo.
    Aveva cinque giorni a disposizione quindi non si mise fretta, però quando lavorava lo faceva a ritmo serrato. Quello era il suo metodo e anche se intervallava lunghe pause di riposo non riusciva a non dare il massimo nel mezzo del lavoro.
    La fase progettuale finì nel primo pomeriggio e, non avendo ancora mangiato, si concesse la una pausa cibo.
    Nel pomeriggio si concentrò nel battere il blocco di metallo grezzo che aveva selezionato per il pugnale. Non riuscì a finire tutto nella giornata, però a sera era già a buon punto.
     
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    Il giorno seguente, dopo un'adeguata colazione, si applicò nel finire completamente la pulitura del blocco.
    Per metà mattina risuonarono all'interno del negozio i continui tintinnii del martello che colpiva, in modo lento ma costante, il blocco metallico. Interrotti solamente dalle pause che servivano a scaldare il metallo ogni volta che andava raffreddandosi.
    Poco prima delle undici decise che aveva raggiunto la purezza necessaria, i battiti andarono quindi a modellare la forma dando una prima idea di ciò che doveva essere il pugnale finito.
    Pian piano il blocco andò a formare una lamina dallo spesso nell'ordine del centimetro, già si delineava la forma definitiva. Mancavano però il filo della lama e la seghettatura.
    Dopo poco c'era l'accenno della lama e lo spazio dedicato alla seghettatura. Con il ferro ancora caldo e malleabile, Kaien prese uno scalpello adatto e incise a fondo il retro della lama, togliendo le parti in eccesso.
    Lasciò un attimo il lavoro mentre si procurava l'acqua per la tempra, diede un'occhiata all'orologio e vide che le lancette segnavano le tre e mezzo.
    Non aveva ancora mangiato ma poteva farlo dopo breve.
    Riscaldò un ultima volta la lama e assottigliò ulteriormente la parte della lama, poi, con un movimento fluido ma veloce, immerse completamente il pezzo di ferro nell'acqua che sfrigolò e gettò ampie volute di fumo.
    L'artigiano si liberò dai guanti e dalle pinze che lo infastidivano poi estrasse l'opera che aveva creato dall'acqua, le mani completamente scoperte. Però non c'era problema, ora era freddo anche se fino a pochi secondi prima, il pugnale, era incandescente.
    A quel punto gli rimaneva da dargli il filo tagliente e mettere insieme il manico. Poi solamente incantarlo nel modo dovuto e aveva finito.
    Era al quarto giorno e ne mancavano tre, poi la lamia sarebbe tornata a trovarlo per ritirare l'ordine. Avrebbe fatto ampiamente in tempo.
    Però per il momento decise di non pensarci, si concesse un pranzo veloce prima di una doccia ristoratrice.
    Verso le cinque si dedicò all'affilatura vera e propria del coltello.
    Si sedette davanti alla grande ruota di pietra e poggiò il piede sul pedale. Quella mola aveva una doppia alimentazione, di tipo elettrico e di tipo sudorale. Ovvero la si poteva far girare attaccandola alla corrente oppure insistendo sul pedale. Entrambe le opzioni offrivano vantaggi e svantaggi e per quel lavoro decise di fare le cose all'antica. Pedalando, in questo modo spendeva sì più energia ma aveva un maggior controllo sulla velocità di rotazione.
    Effettivamente non era sicuro di aver mai utilizzato la funzione elettrica...
    Rimase sulla mola per parecchio tempo ma quando ebbe finito la lama era pressochè perfetta. Il tipo di acciaio usato e la modalità della tempratura avevano dato vita ad una lama molto resistente ma difficilmente infrangibile.
    Probabilmente però si sarebbe rivisto la lamia più volte in negozio con la richiesta di rifinire il filo. A meno che la donna ne facesse un uso moderato, ipotesi che tendeva a scartare...
     
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    Il giorno seguente decise di finire completamente la costruzione del pugnale.
    Non che ci volesse molto, gli mancava solo l'impugnatura e l'incanto. Per il primo ci avrebbe impiegato la mattina e l'altro l'avrebbe concluso dopo pranzo.
    Pianficò il lavoro della giornata mentre faceva colazione ma non scrisse nulla su agende o simili. Gli piaceva rimanere libero con i tempi, gli imprevisti erano all'ordine del giorno.

    Prese i due pezzi di legno per modellarli in forme uguali, la prima sgrssatura dava loro l'aspetto di due semicilindri ma più il temperino lavorava più assumevano la forma che aveva una mezza impugnatura da coltello.
    Finita quella parte di lavoro prese in mano la carta vetrata e limò le imperfezioni e gli spigoli di troppo, dando così la giusta curvatura al legno in modo da permettere una presa salda.
    Per fissare il legno alla lama c'erano due fori sulla parte di metallo che sarebbe stata poi la base del manico, servivano quindi anche due buchi nei pezzi di impugnatura e due fermi.
    I due fermi li aveva preparati come due piccoli cilindi, avevano la funzione di mantenere immobile il legno sul metallo, in modo da non avere traballamenti della lama.
    Servivano però i buchi nell'interno del legno, ma non avevano inventato il trapano inutilmente...
    Incisiquanto basta era al momento possibile assemblare i vari pezzi.
    Inserì la guardia, che aveva preparato assieme al corpo principale del coltello, sul finire della lama e ricompose il manico con i due legni sagomati che avvolse poi in una lunga fascetta di cuoio. Questo per mantenere una presa salda e non sfuggevole in qualsiasi situazione.
    Dopo che ebbe testato l'efficacia dell'impugnatura e del filo della lama dichiarò concluso il lavoro fisico.
    Forse aveva fatto lavori migliori ma certo la cliente non sarebbe stata insoddisfatta della qualità.

    C'erano vari modi per incantare un arma. Alcuni richiedevano parole, altri complicati sigilli mistici e altri ancora solo tributi di sangue. Non c'era un metodo esatto e uno sbagliato, semplicemente molti metodi differenti che avevano esiti simili, tanto che spesso si intrecciavano moldalità dell'uno con quelle di un altro.
    Così fece Kaien con quest'arma.
    Non essendo stupido, e sapendo che quella cliente avrebbe potuto attaccarlo in ogni momento, decise di premunirsi dagli effetti dell'incanto paralizzante che la Lamia aveva ordinato.
    Il metodo più efficace per rendere la lama sufficiente alle richieste era un incanto veleno e il modo più sicuro per esserne immuni era inserire il proprio sangue nel processo. Per questa ragione, prima dicominciare, l'artigiano prese il piccolo kit medico che teneva in negozio e ne estrasse una lama bisturi, un flaconcino vuoto e tutto l'occorrente per medicarsi la ferita che di lì a poco avrebbe avuto sulla mano.
    Si incise la punta dell'anulare, dito che non utilizava molto per lavorare e quindi non gli avrebbe causato impedimenti, e raccolse il sangue nell'ampollina. Si medicò il dito e mise un cerotto sulla ferita.
    Poi intinse l'indice nel proprio sangue e tracciò un sigillo su tutta la lama, nemmeno il manico scampò all'azione.
    Non aveva tracciato il sangue direttamente con l'anulare perchè avrebbe potuto fare molti più errori, e non si era ferito con il pugnale perchè era importante che questi non "avesse intenzioni ostili" nei suoi confronti, altrimenti la protezione all'incanto sarebbe potuta andare male.
    Fatto ciò lasciò un attimo all'aria la lama, dandole il tempo di far seccare il sangue, poi procedette con l'incanto.
    Per farlo pronunciò poche semplici parole anche se dalla sua bocca sembrò non uscire nessun suono. Anzi, sembrava quasi più silenzioso di prima, come se i suoni fossero stati congelati là dove si trovavano. Poi tutto riprese e il sangue era scomparso dalla lama e dal manico.

    Solo un operazione era ora da fare. Rendere il potere appena coferito all'arma utilizzabile solo dalla cliente.
    Si impegnò ancora per tracciare sigilli, questa volta però direttamente su ltavolo da lavoro, attento a non toccare il metallo. Quando ebbe finito, e il tracciato ebbe forma chiusa, tutte le linee scomparvero. Kaien indossò dei guanti protettivi e ripose al sicuro la lama.
    Il lavoro era concluso definitivamente. Ora non gli rimaneva che aspettare il ritiro.
    Se la Lamia gli avesse lasciato parte del suo sangue, deicapelli o qualcosa di simile avrebbe potuto finire l'operazione immediatamente, in quel modo doveva spettare che tornasse nel suo negozio. Quello che aveva fatto era far sì che solo la prima persona che toccava il pugnale avrebbe potuto utilizzarne il potere. Era importante, quindi, che nessuno ne facesse uso prima della lamia...
     
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2 replies since 26/1/2009, 16:15   33 views
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