Dio se esisti...uccidimi.

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    Quando la potenza discende, il dio è vicino.

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    Esulto dentro di me quando lui mi risponde. Ho sempre timore che le mie domande mettano a disagio gli altri. Non mi preoccupo troppo quando sono di fronte a una creatura sovrannaturale (anche se - forse, forse - dovrei farlo, visto che, se infuriata, sarebbe certamente abbastanza pericolosa), a meno che sia qualcuno a cui ci tengo... come, ad esempio, Shira. Ma di fronte a questo bel ragazzo, quasi sicuramente umano, non posso fare a meno di temere di offenderlo.
    Non posso non sorprendermi quando esita prima di dire fratello, come se per qualche modo soffrisse al suo pensiero. La sua esitazione, infatti, mi ricorda un po’ troppo la mia prima di pronunciare Roma. Troppi sono i miei ricordi di quella città, troppo il mio dolore perché io possa parlarne tranquillamente.
    Ma questi miei pensieri scompaiono immediatamente quando lui pronuncia il nome della ragazza.

    Lia.

    Mi ritorna alla mente il giorno che ho saputo che era morta.
    Non volevo crederci, non volevo che un’altra persona a cui tenevo se ne era andata.
    Non posso certamente dire che la conoscessi alla perfezione, ma mi ero affezionata a lei, per quanto la mia innata timidezza me lo permettesse. Per esempio, non sapevo che era stata fidanzata.
    “Lia.” Sussurro, e per la prima volta da quando Matt è caduto la mia mente non è concentrata su di lui. No, sono quasi distante, persa nel pensare quanto io sia sfortunata. Ogni volta che sembra che io mi stia ambientando, succede qualcosa alle persone che mi sono vicine. Sembra quasi che io sia una calamita per le disgrazie. Anche se, in effetti, in questo caso non mi posso incolpare per la morte di Lia. Non sono io che le ho aizzato contro quel mostro... è stata solo sfortuna. Una cosa che potrebbe succedere anche a me un giorno di questi. Non posso sempre salvarmi per un pelo... o grazie a qualcuno che interviene per proteggermi. “La conoscevo. È morta.” Probabilmente lui lo sa già, visto che quando ha parlato di lei ha usato l’imperfetto, ma non posso saperlo con certezza. Essendo stata la ex-fidanzata di suo fratello è possibile che non abbia più contatti con lei da molto, quindi preferisco essere subito chiara su questo punto. Anche se non credo di averlo detto nella maniera più opportuna. “È stata uccisa da... un disgraziato. Ma magari lo sapevi già.” Non so esattamente quale sia la politica del Talamasca in questo caso. Chissà cosa Haru o i suoi superiori avranno detto ai parenti o agli amici di Lia!? Quindi è meglio che io stia attenta alle mie parole, che non riveli troppo.
     
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  2. Lovett
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    Gli parve che a Kim piangesse il cuore, a pensare a Lia. A quanto pare aveva trovato una persona che in quella dannata città aveva conosciuto la sua Lia, almeno per fama. Chissà come l'aveva incontrata... Magari era il suo medico di fiducia, oppure l'aveva incrociata per strada e l'aveva trovata terribilmente interessante... Lia era tipo da fare cose come quelle.
    Oppure ancora... No, quell'ipotesi non era molto valida... Oppure Kim era un'osservatrice dell'occulto, come la francese.
    Ma la biondina era troppo giovane, diamine. Troppo giovane e inesperta per rischiare la morte.
    A Matt faceva ridere quando suo padre parlava male di quei "topi da biblioteca" degli osservatori, per lui perennemente chini sui loro scritti a togliere la polvere dalle loro amate copertine, senza assolutamente sapere cosa ci fosse realmente nella vita di tutti i giorni. Anche lui un tempo era convinto che fosse così, che loro vivessero in questo modo. Poi conobbe per bene le vicende della famiglia de Beaumont, dei suoi ultimi discendenti e della diversità dell'ultima, la più forte, bella e intelligente, Lia.
    E capì, comprese ciò che dovevano soffrire i componenti di quella famiglia, sempre invischiati in ragioni di mutanti, di angeli e di demoni, senza dimenticare gli spiriti. Molti spiriti. Tutti quelli che sfuggivno ai Diderot, li prendevano i de Beaumont, e il contrario. Sempre una lotta continua, odio perenne, fastidio reciproco.
    "Uccisa da un disgraziato", quello aveva detto Kim. Amarezza nelle sue parole, dolore nel suo sguardo. A cosa stavano pensando quei grandi occhi azzurri? Su cosa si stava posando il suo buon cuore? A quale dolore stava cercando di sfuggire?
    Da chi stava scappando?
    Tutti fuggiamo da qualcuno, chi da sè stesso, chi dal futuro, chi ancora dal proprio passato.
    Matt era uno che scappava da sè stesso, ogni secondo. Odiava stare solo, perchè era un'occasione perfetta per il Io di uscire fuori a tormentarlo con pensieri infausti e manie ossessive. Come prima, con quella visione. Odiava stare solo. Aveva paura.
    Distolse da sè quei pensieri, non era il caso di pensare a quelle cose davanti a Kim. Se davvero era quello che lui aveva pensato... Ecco, la bionda avrebbe potuto leggergli nella mente.
    Lia spesso lo aveva fatto con suo fratello, lo sapeva perchè passavo molto tempo a fissarsi senza dire niente, anche se sembrava dalle loro espressioni che tenessero una discussione tutta loro. Doveva capire dove avesse incontrato Lia, doveva saperlo. Le sorrise dolcemente e in modo rassicurante, e la fissò dritto negli occhi, stando attento alle sue reazioni.

    -Posso chiederti come l'hai conosciuta?-
     
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    Devo ammettere, almeno con me stessa, che non so proprio come rispondergli. Non mi aspettavo che conoscesse Lia, non mi aspettavo che mi venisse proprio ricordata in questo momento. Come succede quando perdo qualcuno che mi è caro, cerco di non pensarci, cerco di buttarmi nel lavoro, nelle mie ricerche. Io non riesco ad affrontare situazioni simili. Non ci ho mai provato.
    E adesso non so come comportarmi. Dirgli la verità? Ma quanta verità?
    Perché anche questo è un problema: non posso svelargli tutto, non se lui non è a conoscenza di certe cose. Magari sa che Lia era un’osservatrice, ma è sempre possibile che non abbia mai sentito parlare del Talamasca. E di creature sovrannaturali.
    Potrei scoprirlo facilmente, potrei leggergli nel pensiero. Così saprei cosa sa (e, magari, cosa pensa di me), e se non riuscissi a entrare nella sua mente significherebbe che ha almeno qualche potere e, di conseguenza, qualche conoscenza sul soprannaturale. Basterebbe poco per farlo. Mi basterebbe toccare con la mia mente la sua.

    Ma non posso, non voglio farlo.
    Non mi piace questo potere, non mi piacciono le volte in cui sono tentata di usarlo. Sarebbe troppo facile, sarebbe sbagliato. Io non ho il diritto di intromettermi nei pensieri degli altri, non ho il diritto di violare la loro privacy. I pensieri sono sacri, è sbagliato che io possa sentirli come se fossero miei.
    Posso usare questo potere nel momento in cui sono in pericolo, ma per sapere quanto lui sa no.
    Jennifer si rivolterebbe nella tomba.
    Perché mia madre non aveva alcun problema ad accettare i malefici (anzi, adorava fin troppo farli) ma quando ha cominciato a sospettare che io avessi poteri mentali mi ha detto chiaro e tondo che i pensieri altrui non si toccano. Ognuno ha i propri segreti, e ha il diritto di tenerseli.

    “Avevamo una passione in comune.” Rispondo, cercando di trovare le parole giuste per non dire troppo ma nel frattempo capire cosa sa lui. Cosa per niente facile, in effetti. Ma magari potrei fargli qualche accenno, dire qualcosa che possa fargli pensare al Talamasca, se lo conosce. “I libri, i misteri. Lei è la prima persona che ho conosciuto qui a Nouvieille e, anche se non posso dire che la conoscessi alla perfezione, mi manca.” Non posso fare a meno di chiedermi se saremmo diventate veramente amiche se solo io fossi stata meno timida. Forse l’avrei conosciuta bene, magari mi avrebbe parlato del suo fidanzato... ma non si può piangere sul latte versato. Non sono nemmeno riuscita a tenere i contatti con Shira, che non ho idea di dove sia finita, e lei era una mia cara amica. Sono un disastro con le persone, tendo ad allontanarle.
     
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  4. Lovett
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    La vide pensierosa, ancora una volta. Sembrava che quella giovane ragazza pensasse a qualcosa di molto importante, le sottili sopracciglie bionde tutte intente a mostrare preoccupazione, probabilmente senza volerlo. Anche così, Matt la trovava deliziosa.
    Ma quello non era il momento di farsi affascinare da tanta bellezza, poichè stava per ricevere delle risposte che certamente gli avrebbero fatto capire un sacco di cose.
    Matt la ascoltò parlare molto attentamente. Era cauta nelle sue parole, sembrava soppesare ogni gesto e ogni verbo.
    Intelligenza, sveltezza nel pensare, "libri" e "misteri"... Era un osservatrice dell occulto, non c erano dubbi.
    Mentre parlava, spostò la sedia in modo da trovarsi molto vicino a lei, il viso a pochi centimetri dal suo.
    Quando finì di parlare, Matt avvicinò le labbra all orecchio di lei e piano sussurrò.

    -Lo so che sei un osservatrice del Talamasca...-

    Detto questo, scostò il viso da lei di poco e le dedicò un sorriso rassicurante. Non voleva che si spaventasse o che lo ritenesse pericoloso. Ancora non poteva esserlo.
    Poteva certamente sbagliarsi, ma era il tipico bluff proprio di Matthew Diderot. Era sempre stato convinto che a volte un buon Bluff poteva farti avere delle risposte molto più precise e veloci.
    E magari avrebbe conquistato un appuntamento con quella bella ragazza. Non ci sarebbe stato male.

    In quel momento erano così vicini che se non fosse stato concentrato a sapere qualcosa in più su Lia, sarebbe certamente arrossito violentemente. Il viso di lei era lievemente arrossato, probabilmente era la timidezza o il calore dell allenamento di prima, e i suoi brillanti occhi saettavano da ogni parte, segno del suo imbarazzo. Decisamente deliziosa.
     
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    Quando mi si avvicina così tanto sento il volto in fiamme. Dannazione, perché devo reagire in questo modo? È solo un ragazzo, dopotutto! Non mi trovo mica di fronte a chissà che creatura!
    Infatti... è questo il punto: è un ragazzo.

    Alla sua affermazione non posso che sentirmi meglio. Sa cos’è il Talamasca, sa che Lia era un’osservatrice e ha compreso cosa intendevo con le mie parole. Non che mi stupisca più di tanto, probabilmente già sospettava che io fossi un’osservatrice, quando ho detto che conosco... conoscevo Lia.
    “Sì, sono un’osservatrice.” Confermo, stando attenta che il mio tono di voce non sia troppo alto. Cosa inutile, in effetti. Anche se qualcuno stesse ascoltando la nostra conversazione non potrebbe comprendere il senso delle mie parole senza conoscere il Talamasca. Poi, visto che di fronte a Matt sono più timida del solito - timidezza che è sparita solo quando sono stata travolta dai ricordi su Lia - è già tanto se riesco a spiccicare parola di fronte a lui... quindi è praticamente impossibile che io alzi troppo la voce. “Sei stai cercando uno di noi...” Mi affretto a dire, nel tentativo di pensare a qualsiasi cosa che non sia lui. “...credo che potrei aiutarti facilmente, se invece si tratta di qualcun altro posso sempre fare un tentativo.” O anche più di uno se necessario, penso, ma preferisco evitare di dirlo. Anche perché è un pensiero che non mi piace più di tanto: di Matt non so niente, se non che suo fratello ha avuto una relazione con Lia. E questo non mi aiuta a capire se lui è una brava persona (anche se sono assurdamente convinta che lo sia): Lia non mi ha mai parlato dei suoi ex-fidanzati. Non posso fare a meno di chiedermi se, magari, è un dottore quello che sta cercando. Allora potrei aiutarlo ben poco, non ho grandi conoscenze in quel campo. Eppure... c’è qualcosa che non mi torna. Matt sapeva della morte di Lia e, grazie al fratello, è legato a lei, probabilmente la conosceva abbastanza bene... magari quel che basta per desiderare di vendicarsi sul suo assassino.
    E’ un pensiero che mi fa rabbrividire, tanto mi sembra assurdo in questo momento, seduta davanti a un tavolino, di fronte a un ragazzo che mi piace. Ma è un desiderio che ho avuto anch’io. Quando Lia è morta una parte di me avrebbe voluto vendicarla, ma l’altra sapeva che sarei morta se avessi tentato di farlo.
    “Non stai cercando il suo assassino, vero?” Chiedo, esitante.
     
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  6. Lovett
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    Il suo bluff aveva funzionato...E poi come! Aveva ammeso di essere un'osservatrice del Talamasca, confessione che portava automaticamente Matt a pensare alle cose che sapeva fare. Spostare oggetti col solo pensiero, sentire i pensieri degli altri...Quest'ultimo a quanto pare nn l'aveva fatto, oppure avrebbe potuto facilmente rispondersi alla domanda che in seguito fece.
    Sembrava che con lui non volesse usare alcuni dei suoi poteri. Si sentiva forse troppo in imbarazzo per concentrarsi a tal punto da penetrare nella sua mente? Ormai era chiaro che si sentiva imbarazzata dalla sola sua presenza, e anche il fatto che la vicinanza di lui la portasse ad arrossire a quel modo gli faceva intuire vagamente la natura dell'imbarazzo.
    Se cercava l'assassino di Lia? Certo che lo stava facendo.
    Voleva strappare le carne a quel bas***do? Assolutamente sì, anche peggio.
    Si vergogna di ciò? Minimamente.
    Lo avrebbe ammesso? Mai.
    Guardò per un attimo la timida Kim, e alla sua domanda finale rispose con un sorriso gentile. Non era un sì, ma nemmeno una negazione. Non avrebbe ammesso apertamente la sua intenzione omicida. Aveva gà abbastanza problemi con sè stesso.
    I pantaloncini blu scuro avevano una tasca, dietro, e Matt aveva dentro quella un bigliettino, uno di quello che tira fuori quando il parente o l'amico o l'amore di qualcuno è dipartito. Uno di quei bigliettini da visita plastificati e indistruttibili che recano su scritti il nome e cognome del ragazzo e la sua nativa professione: Risvegliante.
    Lo tirò fuori dalla tasca di dietro dei pantaloncini ormai asciutti e lo porse piano a Kim.

    -Penso, anche se quasi lo spero, che tu sappia il significato della mia vera professione.-

    Disse facendo un cenno con la testa al bigiettino che le porgeva con due dita.
    Sorrise di nuovo, mostrandosi disponibile e aperto.

    -Forse potremmo parlare più apertamente più tardi..Magari stasera, davanti a una bistecca o a quello che vuoi. Ho trovato un ristorantino molto interessante in Lessington Avenue. Ti andrebbe di venirci con me?-

    Non voleva assolutamente lasciarsela scappare, ma sapeva di aver bisogno di pensare, almeno un'ora, da solo, nel'oscurità della sua mente. Avrebbe approfittato della professione autentica di Kim per capire qualcosa in più sulla morte di Lia, ma qualcosa in lui voleva anche passare una serata con quella bella ragazza, a guardarla mangiare qualcosa di gustoso e a bere un bicchiere di vino insieme. E poi...un caffè.
    O forse...chi lo sa.
     
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    Risvegliante.
    Mi ci vuole un attimo per far collimare la mia immagine di risvegliante con quella di Matt. Chissà perché - forse per la storia degli zombi - non mi sono mai immaginata che un ragazzo così... normale potesse essere un risvegliante. Ma forse è solo perché non mi piace neppure l’idea di zombi. Non mi sembra giusto riportare in vita persone morte... a meno che non si tratti di una vera e propria resuscitazione. E gli zombi mi spaventano. Oltre che pensando a loro non sento il fascino che ho nei confronti di altre creature pericolose. Anche se - forse, forse - tra uno zombi e Milady... sceglierei lo zombi.
    “Sì, ne ho sentito parlare.” Rispondo alla sua domanda sulla professione, cercando di non pensare al fatto che, tra le mie scarse nozioni sui risveglianti, si parla di sacrifici animali.
    *E allora?* Mi dico, furiosa con me stessa. *Dannazione, Neris uccide esseri umani per stare in vita. In suo confronto Matt fa niente di male. Poi... almeno adesso so che ha qualche asso nella manica, se si trovasse di fronte all’assassino di Lia.*
    Perché ormai ho pochi dubbi sulla persona che sta cercando... il fatto stesso che non ha risposto alla mia domanda indica la verità. *Spero solo che non si faccia ammazzare.*

    “Ci vengo volentieri.” Rispondo, entusiasta alla sola idea. Oltre che per questioni che preferirei non pensare, un appuntamento in un ristorante mi permetterebbe di conoscerlo meglio, di scoprire qualcosa in più sui risveglianti che non siano le due nozioni che ho.
    SPOILER (click to view)
    Adesso che facciamo? Apriamo in "Bar, caffetterie e ristoranti"? ^^
     
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  8. Lovett
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    Sembra sappia con chi ha a che fare. A Matt parve ovvia quella reazione, da parte di una osservatrice. Loro solitamente sanno tutto, e facilmente riescono a riconoscere persone diverse da semplici umani. Era più facile, in un qual modo, rapportarsi con loro, perchè accettavano molte brutture e non facevano niente (o forse non potevano) per cambiare. Non era forse una delle loro sciocche regole, quella di non immischiarsi in fatti più grandi loro? Non dovevano solamente restare ad osservare e riferire nei loro scritti? Era così, no?
    Matthew persistette nel suo sorriso innocente e rassicurante, l'espressione che solitamente teneva quando doveva spiegare a dei clienti cosa poteva fare con la giusta quantità di sangue di galli. Erano sacrifici più che giusti. Tu mi doni una vita grande e io ti dono il sangue di tante vite più piccole. Ovvio.
    Notò sui lineamenti della bionda una certa preoccupazione, qualcosa che probabilmente aveva a che fare con lui. Con quello che aveva detto. E soprattutto con quello che non aveva proferito.
    La vide però illuminarsi al sentire del suo invito a cena. Gli fece molto piacere, avrebbe avuto il modo di parlare di più, di sapere magari qualcosa su di lei. E magari strapparle anche un bacio della buonanotte.

    -Perfetto! Allora ti passo a prendere io alle 8, che ne dici?-

    Non pensò al fatto che gli osservatori non potessero portare alla sede degli estranei. Era abituato alla famiglia di Lia, che non risiedeva nella sede parigina, ma aveva una villa molto grande tutta sua. Parlò quindi senza pensare, senza preoccuparsi della risposta problematica.
     
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    Per un attimo mi viene in mente la faccia delle mie colleghe farebbero se lui venisse a prendermi in sede. Probabilmente sarebbe divertente... anche se rischierei di essere fucilata. Il Talamasca ha delle regole e io devo rispettarle, anche se alcune tendo a dimenticarle. Come quella di stare alla larga dagli esseri sovrannaturali, di osservarli da lontano, in tutta sicurezza. Non interferire. Perché mi risulta così difficile non farlo?

    “Ecco... temo che non sia possibile.” Rispondo, leggermente imbarazzata. “Non ho una casa mia, abito in sede, quindi sarebbe meglio che ci incontrassimo direttamente al ristorante. Sai l’indirizzo esatto o almeno il suo nome?”
    Solo adesso mi comincio a rendere conto di quanto sia importante avere un proprio appartamento, proprio come Lia. La mia collega aveva ragione a non vivere in sede: sei più libera, puoi avere le visite che desideri. Eppure la sede per me è come una casa. Non so se riuscirei a vivere in un appartamento, lontano dallo splendore e dalla storia del grande edificio vittoriano.
    Eppure, eppure... ci devo riflettere. Devo considerare i pro e i contro. Dopotutto, non mi sono mai trovata in una situazione simile, mi sono sempre interessata al sovrannaturale fregandomene di quello che normalmente interessa alle ragazze della mia età. E non ho mai avuto un vero e proprio appuntamento, anche se non ho idea se questo lo sia.
    “Comunque ti posso dare il mio numero di telefono, tanto per sicurezza, appena recupero i biglietti da visita dallo spogliatoio.”
    Non pensavo che mi sarebbero serviti qui, in palestra. I miei pensieri erano tutti concentrati nel riflettere se era stata una buona idea venire qui, se non era meglio che facessi un corso di yoga al posto di sudare su delle macchine.
     
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  10. Lovett
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    Aveva ragione, Matt si sarebbe volentieri dato un cazzotto in faccia, per non averci pensato prima. Gli Osservatori solitamente vivevano nella sede del Talamasca della città, un posto che nessuno conosceva e che a vederlo da fuori poteva solo venirti in mente che fosse una bella dimora. Uno di quei posti che vedi solo perchè sai che esistono. Uno di quei tanti luoghi che guardi da lontano, che ammiri, ma che non ti verrebbe mai in mente di avvicinartici o di andarci a suonare il campanello. Ricordava che in una delle lettere mandate ai suoi genitori da parte di Lia, accennava alla sua abitazione in città. Amava la sua privacy, anche se probabilmente aveva una camera tutta sua nella sede. Da quanto poteva ricordare, la sua famiglia possedeva molto denaro, anche se apparteneva alla vecchia nobiltà parigina, solitamente andate in bancarotta. La sua famiglia, anche se non poteva sopportarla, le dava assegni ogni mese (probabilmente tenevano solamente al prestigio del cognome) e la sua professione di medico le permetteva probabilmente una vita sufficientemente agiata. Questo è quello che sua madre gli diceva traducendo le lettere di Lia. Lia era una delle poche ragazze rimaste che confidava nelle parole scritte su carta. Non amava particolarmente la tecnologia, probabilmente. Matt, invece, credeva in essi, soprattutto se la rubrica del suo cellulare poteva contenere il numero di telefono di quella ragazza tanto carina.
    Capiva perfettamente le sue ragioni, e forse era meglio che non dovesse passarla a prendere sotto casa. Lo avrebbe calmato. O forse avrebbe fatto peggio. Non sapeva.

    -Il ristorante si chiama...mi pare Chez David, ma non è un ristorante francese come potrebbe sembrare dal nome. E' in Lessington Avenue, vicino al centro. Dovresti trovarlo facilmente, c'è anche un parcheggio riservato ai clienti. Non ti preoccupare per il tuo numero di telefono, mi fido..,o più che altro spero non mi tirerai un bidone!-

    Sorrise divertito anche se in cuor suo sperò davvero ardentemente che lei si presentasse al ristorante. Oppure i soldi per la cena di quella sera li avrebbe dati al suo psicanalista.
    Presae le sue cose e fece per alzarsi, spostando silenziosamente la sedia indietro.

    -Allora ci vediamo stasera alle 8, al Chez David. Prenoto io, a mio nome. Ci vediamo stasera, va bene? Io dovrei andare...-

    Con una mano le toccò la spalla, leggermente, una sorta di rituale che aveva con le ragazze, come a metterle un marchio sulla pelle (o sulle magliette). Come se in qualche modo il suo tocco potesse far capire agli altri la proprietà. Una cosa molto animalesca, molto istintiva. Molto da Matthew Diderot.
    Infine, si voltò dedicandole un ultimo sorriso e si incamminò verso lo spogliatoio, desideroso di farsi una bella doccia calda.


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    Apro io in ristoranti bar...etc. ok? Poi ti mando un mp con il link ^^
     
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    “Ci sarò, non ti preoccupare.” Rispondo, con un sorriso. Magari dovrò usare tutto il mio coraggio, ma ci andrò. Matt è troppo interessante, e non mi sembrerebbe giusto dargli buca. Non sarebbe una cosa carina. Come mi sentirei io se qualcuno lo facesse con me?
    Di conseguenza ci sarò, a costo di farmi trascinare fino al ristorante da qualcuno.

    “Ciao!” Lo saluto, osservandolo mentre si allontana. Posso sentire ancora la sua mano sulla mia spalla, una sensazione parecchio strana ma piacevole.

    Oggi è stata una strana giornata. Forse per la prima volta, non sono interessata a una persona per le sue capacità paranormali... o almeno non solo per quelle. Se fosse solo quello il motivo per cui voglio assolutamente rivederlo, non sarei terrorizzata all’idea di farlo o non mi preoccuperei troppo dei vestiti... e del trucco. *Ecco... ora cosa metto?* È la domanda che mi sorge spontanea. Ne ho di vestiti, sicuramente ce ne sarà qualcuno che vada bene... però... però... oh, quanto vorrei avere una sorella maggiore o almeno una madre a cui chiedere consiglio!
    Perché tanto so che alle mie colleghe non dirò niente. Almeno per adesso.

    Sospiro, allontanandomi anch’io dal bar. È ora che io esca di qui, anche se non so se andrò direttamente in sede. Forse è meglio che mi prenda prima una boccata di aria fresca... molto fresca.
    SPOILER (click to view)
    Ok! ^^
     
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