Dolci peccati

per raven *-*

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  1. costanzaarcieri
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    Dolci Peccati. Questo era il nome della pasticceria in cui erano appena entrati. Quella era una giornata piuttosto importante, più per Jeff che per lei ma quando il ragazzo le propose di accompagnarlo Gwen non esitò ad accettare. Passare del tempo con lui le faceva piacere. Erano più o meno le due del pomeriggio. Il cielo era limpido, macchiato da qualche sporadica e candida nuvola. Il sole per niente cocente conferiva una temperatura mite che rendeva la giornata piacevolmente trascorribile. Una volta all'interno mirare i numerosi dolci esposti erano un piacere per chiunque golosi e non. Tutti e cinque i sensi sarebbero stati stuzzicati dinanzi a tante delizie. L'odore inebriante delle numerose varietà di cioccolato, il meraviglioso aspetto dei dolciumi esposti nelle impeccabilmente pulite vetrine, il sapore ottimo dei piccoli assaggi che un paziente impiegato proponeva loro.

    "Allora Gwenie? Quale pensi che le possa piacere? La scatola di cioccolatini di una rara varietà di cioccolata belga o quella di finissimo cioccolato svizzero?"

    le chiese l'imponente ragazzo con uno sguardo supplicante, quasi infantile. I due erano seduti attorno ad uno dei tanti tavolini circolari presenti in sala, alle loro spalle vi era un lungo bancone espositivo ed al suo seguito vi era un bancone dedito alla caffetteria da cui provenivano cappuccini fumanti e quant'altro, poco prima dell'uscita si trovava la cassa presso cui venivano pagati i conti dei vari alimeni acquistati. Jeff doveva scegliere una scatola di cioccolatini per la sua eterna fidanzata Julie. Gwen era lì per supportarlo in quella apparentemente semplice decisione. Guardò prima l'impiegato che li stava seguendo, cui rivolse un sorriso imbarazzato, e poi guardò intensamente l'amico. Poggiò la mano sul suo braccio.

    "Jeff... Sei davvero convinto che per lei faccia differenza? Insomma sei intenzionato a chiederle di sposarti! I cioccolatini sono secondari! Per lei andrebbero bene anche quelli dei grandi magazzini... Senza offesa..."

    esordì ridendo leggermente e guardando nuovamente con imbarazzo il commesso. Quel giorno Gwen indossava un paio di jean scuri non molto attillati, un maglioncino rosso rubino, un paio di converse scolorite ed una lunga sciarpa nera che le conferiva un calore di cui in realtà non aveva bisogno. In quel momento provava una grande tenerezza per il suo amico. Aveva compassione della sua agitazione. A dire il vero non capiva come potesse prendere in considerazione l'idea di sposarsi così giovane.

    "Sai cosa? Hai proprio ragione!"

    disse il ragazzo dimostrando di aver preso coscienza di ciò che stava facendo

    "Mi dia quella di cioccolatini svizzeri e facciamola finita! Grazie per avermi fatto aprire gli occhi... Che vuoi fare vieni con me oppure hai qualche altro impegno!"

    Il commesso annuì all'affermazione del giovane ed andò a portare i cioccolatini che aveva appena scelto alla cassa. Gwen gli sorrise soddisfatta di averlo potuto aiutare.

    "Finalmente!"

    ironizzò

    "No mi dispiace ma passo... Non ho nessun impegno ma voglio godermi una bella cioccolata calda prima di tornare a casa... Fammi sapere come va con il regalo"

    gli disse facendogli un'occhiolino e salutandolo. Attese che il ragazzo, evidentemente emozionato, uscisse dalla pasticceria per fare la sua ordinazione. Nell'attesa si guardò con calma intorno dando un'occhiato al resto della clientela presente.
     
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    Come sempre, sia alla fame che alla lussuria (ma prima la seconda nel suo caso) non si poteva comandare alcunchè, non con il continuo di impegni in giornata e l'unico giorno libero della settimana trasformato in un massacro all'ultimo neurone nel suo cervello per carpire una qualche idea da consolidare e trasformare a breve in canzoni e/o spettacolo, secondo l'umore del momento ma sopratutto se i ragazzi glielo permettevano tanto si erano fatti premurosi e insistenti nelle ultime settimane. Si chiedeva davvero cosa avessero, e anche se li trattava piuttosto male allontanandoli talvolta a calci nel sedere quelli non sembravano scomporsi minimamente o rinunciare ai loro propositi: poco male, se non li sopportava li avrebbe evitati lui per un po', almeno fino a ritrovata pazienza prima di arrivare ad attaccarli uno dopo l'altro al muro, escludendo Criss che probabilmente non avrebbe fatto una piega - lo faceva per il piacere delle reazioni dopotutto, che gusto c'era nel non vedere nemmeno il minimo movimento di soppracciglio? Senza chiederselo era uscito, dandosi tra l'altro dell'idiota perchè oltre ad aver dimenticato le chiavi aveva scordato anche il cappotto, tornando indietro e quasi inciampando nel tappeto d'entrata per cui era volato a gambe all'aria... e come in tutti questi casi si era rialzato con un certo sarcastico "Evviva..." poco entusiasta. La testa dove l'aveva lasciata, quella? Se non l'avesse avuta sulle spalle, nel tentativo di riprendere la solita routine era sicuro l'avrebbe persa in qualche meandro della casa. Preso il dovuto, le chiavi e il giaccone senza ammazzarsi di nuovo sul tappeto - e non senza la voglia di sfilacciarlo personalmente come piccola vendetta -, si era quindi diretto lungo la via principale al di fuori della casa senza troppo impegno, il passo calmo e cadenzato a risuonare sul marciapiede. Ogni tanto ci voleva una buona pausa, e quella mattinata gli sembrava ideale per prendere aria, dare fiato ai polmoni e contemporaneamente godere di una buona cioccolata fatta a dovere che fosse migliore di quella solitamente comprata al supermercato in preparati e di cui, tra l'altro, aveva anche finito la scorta.

    Superò diversi negozi e bar, osservando più attentamente la qualità e le marche di cacao che non il listino prezzi dove le cifre lievitavano man mano che si avvicinava al centro città: non era comunque un problema per lui, si poteva permettere molti piaceri e tra questi c'era la sua assoluta poca preoccupazione per i soldi. Passeggiando, le mani nelle tasche del bel trench nero indossato sopra una maglietta di lanetta grigio perla a maniche lunghe e un paio di pantaloni blu scuro un po' slavato dal tempo, tirò dritto sorpassando un altro paio di bar prima di arrivare finalmente ad una buona pasticceria da cui uscivano odori che stuzzicavano l'appetito dell'angelo. Scostandosi la frangia bicolore dagli occhi, giocherellando con i piercing, spinse la porta di entrata in vetro e venne accolto nel vasto e caldo, ma sopratutto calmo, ambiente con poche o nulle persone dentro. Sembrava ci fosse un'esposizione di vari tipi di cioccolate, comunque si sedette ad un tavolino circolare di vetro con le sedie in ferro battuto prima di ordinare della cioccolata fondente, un'ottima qualità data la percentuale di cacao amaro nella bevanda che poi sarebbe stata comunque zuccherata a dovere perchè, doveva ammetterlo, il retrogusto del fondente generalmente non gli garbava. Nel frattempo, mentre lui se ne stava comodo a leggere il listino per decidere anche se farsi portare un vassoio di dolci a completare l'opera e magari un'altra bevanda a chiudere il tutto, una coppia era entrata, probabilmente fidanzati o amici dato non si tenevano la mano. Lei scura di capelli e con la carnagione abbronzata, gli occhi sicuramente castani o neri se ben notava da quella distanza e pantaloni neri, maglione rosso fuoco o rubino, come alternativa, e una sciarpa nera attorno al collo; lui indefinibile un tizio come un altro con cui la sentiva parlare.
    Non sapeva esattamente perchè aveva puntato l'attenzione sulla coppia, ma restava un modo come un altro per passare il tempo. Nel frattempo arrivò quanto richiesto e l'immancabile desiderio di un cameo di pasticcini, dolciumi e schifezze varie non potè proprio evitare di chiederlo, cosìcchè consegnata la cioccolata l'inserviente di turno dovette alzarsi e riprendere il giro per riempire un vassoio da trenta pezzi. Decisamente parecchio, ma nemmeno questo era un problema dato il suo organismo avrebbe probabilmente consumato tutto nel giro di quindici minuti o poco più, giusto il tempo di digerire velocemente tutti i carboidrati e il glucosio disponibile e riprendere a lavorare. Mentre vedeva il ragazzo dividersi dalla giovane col maglione sgargiante, si portò alle labbra la sua brava tazza riempita di bustine da zucchero sorseggiando, allungando un sorriso malandrino senza altri pensieri a parte quello di gustarsi a fondo il sapore dolceamaro con la dovuta calma, le papille gustative che ringraziavano e lo stomaco anche, riempito e privato anche se solo per poco dell'inestinguibile senso di fame che lo invadeva sempre. Non aveva proprio prestato attenzione al discorso dei due di poco prima ma, seduto al proprio posto, aveva intenzionalmente allungato le gambe un po' troppo da sotto il tavolo rilassandosi con buona pace ai suoi nervi e rischiando intralciasse la strada a qualcuno, ma sopratutto di fare inciampare il povero malcapitato che non avrebbe visto - vuoi per sfortuna, vuoi per sbadataggine - la punta degli stivali. Come se non bastasse, era proprio sulla traettoria della vispa ragazza che si dirigeva a ordinare a sua volta qualcosa di caldo o comunque una delle solite pietanze da pasticceria. Sarebbe finita faccia a terra?
     
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  3. costanzaarcieri
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    Jeff ormai fu lontano all'orizzonte. Gwen, in posizione eretta, lo osservò allontanarsi. Con uno sguardo carico di ingorda golosità diede un'occhiata all'innumerevole moltitudine di dolci esposti. Avevano un'aspetto così bello che rovinarli con un morso sembrava proprio un peccato. Glasse e decori variopinti colpirono subito i magnetici occhi nocciola della ragazza, pensava già al delizioso delirio a cui si sarebbero sottoposte le sue papille gustative. Inoltre mangiava con maggiore leggerezza sapendo che grazie alla licantropia avrebbe smaltito tutto con più semplicità. Si diede una rapida occhiata attorno. La pasticceria aveva un'aspetto luminoso conferitogli dal chiaro color avorio delle pareti e dalla forza delle varie lampade che la illuminavano. Nella parete a ridosso della quale vi erano i vari tavolini si trovavano un paio di piccole applique di vetro che conferivano un'aspetto più sofisticato all'ambiente. L'impiegato che aveva aiutato l'amico nella scelta del regalo per l'amata stava tornando al suo posto, dietro il bancone espositivo. Gwen non si fece ripetere due volte dalla sua golosa vocina interiore di seguirlo. Camminando fece un rapido resoconto della clientela presente quel giorno. Soltanto un paio di tavolini erano occupati da anonimi clienti ma uno di essi in particolare colpì la sua attenzione. Era un'uomo piuttosto giovane con due intensi occhi neri ed una capigliatura bicolore molto particolare, da seduto non potè dedurne al meglio la corporatura ma sembrava abbastanza alto e con un fisico piuttosto allenato. Dall'odore proveniente dalla tazza da cui aveva appena bevuto aveva ordinato un'ottima cioccolata calda. Distolse lo sguardo per non apparire ineducata e la sua attenzione venne attirata da un vassoio di pasticcini di vari tipi di cioccolato. Cioccolato bianco, al latte, fondente, con le nocciole, col peperoncino.
    Gwen affrettò il passo quasi in trance. Senza rendersene conto inciampò con decisamente poca grazia dopo aver superato l'uomo che aveva notato poco prima. Il suo corpo a contatto con il pavimento fece un tonfo imbarazzante. Ora la lycan stava lì, a terra, desiderando di sprofondare nelle viscere del globo. Teneva le mani poggiate sul pavimento, il suo volto era a pochi centimetri da esso, con rapidità cercò di alzarsi. Rimase interdetta per qualche secondo cercando di capire quale fosse stata la causa della sua caduta. Era andata incontra a qualcosa. Un paio di gambe. Che quel ragazzo dalla strana acconciatura le avesse fatto lo sgambetto? Ora stava in piedi proprio dietro di lui. Lo guardava torva in attesa di una qualche scusa, intanto dava dei lievi colpetti agli indumenti in modo da togliere la polvere che vi si era poggiata sopra.
     
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    Incredibilmente, ma un po' ci scommetteva per come si era seduto al tavolo sorseggiando la sua cioccolata con assoluto godimento, qualcuno alla fine si era davvero schiantato senza se o ma dove doveva, ovvero inciampando negli stivali di sua proprietà facendolo anche quasi sobbalzare dalla sedia quando poco davanti al tavolo aveva sentito tutto il frastuono di una faccia piombata e probabilmente attaccata a terra in modo da non scollarla piuù nemmeno per sbaglio. I suoi occhi verdi si erano quindi puntati verso il/la malcapitato/a che poi si era rivelato essere la ragazza col maglioncino rosso rubino di poco prima, bella distesa lunga a terra e lui a osservarla senza parole con un sopracciglio alzato, la bocca appena storta in una smorfia di disapprovazione per averlo disturbato dal suo placido gustarsi il dolce a cui, proprio adesso, stava arrivando il cameriere a implementare con un vassoio di pasticcini e anche una brioche, la seconda tazza ad un altro gusto tenuta giusto per quando avrebbe finito la prima con magari in arrivo una terza subito dopo, in dipendenza da quale sarebbe stato il suo umore.

    Tutto bene?

    La ragazzina si era poi rialzata torva scacciando via la polvere con le mani dagli abiti come se fosse finita nel fango invece che solo per terra, guardandolo per fulminarlo mentre lui rimaneva ancora col sopracciglio a livelli di svettamento medio e nessuna reazione. Che voleva, delle scuse? Si guardò attorno, e capì che si, non c'era nessuno dietro di lui e la ragazza aspettava parlasse con l'aria di volergliene dire quattro, a lui che era anche alto e che quindi aveva le gambe che sicuramente spuntavano con più facilità da sotto il tavolino. Si accomodò meglio sul sedile, il dorso contro lo schienale in ferro battuto continuando ad osservarla, la tazza a mezz'aria e un braccio incrociato all'altro. In quel momento arrivarono i pasticcini.

    E' inutile che mi guardi in quel modo, non è colpa mia se c'è poco spazio, sono alto e se zompettando allegramente qualcuno casca sui miei piedi. Il sopracciglio sembrò sollevarsi ancora, ma mantenne una posizione stabile mentre posava la tazza e si infilava in bocca un dolcetto con un ahm piuttosto evidente e rumoroso. Masticò un po' prima di notare che era ancora lì e, con la guancia gonfia per il non aver ancora finito il pasticcino, tentare di parlare ancora dicendo qualcosa di intelligibile senza sapere di star finendo a fare le solite figure da pirla che tanto adorava, continuando a mangiare tranquillamente.

    Omunfue e fei ancofa mhn piei fuol die che on ti fhei faa nua.

    SPOILER (click to view)
    Traduzione: Comunque se sei ancora in piedi vuol dire che non ti sei fatta nulla xD non si sa mai non si capisse
     
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  5. costanzaarcieri
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    Il ragazzo sembrò volerla liquidare con un semplice "Tutto bene?". Dall'espressione del suo volto non traspariva alcuna sensazione di colpevolezza o alcun desiderio di scusarsi. Gwen rimase a fissarlo con uno sguardo decisamente tagliente. Alzò il sopracciglio destro come segno di infastidimento. Lo scrutò meglio e ne studiò la fisionomia. Aveva un fisico possente, era evidente la sua statura sebbene fosse seduto, il volto era squadrato, molto mascolino, incorniciato da bizzarri capelli bicromi. Aveva un bel pò di piercing tant'è che la lycan lo paragonò mentalmente ad un puntaspilli, gli occhi, che da lontano le parvero neri, in realtà erano di un verde smeraldo, quasi innaturale.
    Il giovane, causa della caduta, si lasciò andare sulla sedia in attesa della sua ordinazione e si limitò a discolparsi dell'accaduto. Gwen fece un sorrisetto innervosito, in quel momento gli avrebbe spaccato volentieri la faccia. Mise le braccia conserte e piego leggermente la testa di lato, la sua espressione era collera pura.

    "Lo spazio sarà pure poco ma almeno per educazione, visto che non mi pare che al mondo esista solo tu, potresti mantenere una postura migliore in modo da evitare che accadano cose simili!"

    esordì la ragazza con un tono decisamente diverso dal solito. Quando era tranquilla amava usare toni bassi e parlare con voce armoniosa mentre ora non potè evitare di apparire acida e decisamente infastidita. Accompagnò le sue parole indicando le lunghe gambe del ragazzo. Nel frattempo un cameriere gli aveva portato un ampio vassoio di pasticcini ed altri alimenti a cui la lycan non fece caso. Egli con grande cafoneria e disinteresse ne prese uno e lo divorò in un sol boccone, rivolgendo poi alla ragazza una frase che riuscì a malapena a decifrare visto che parlò masticando. Altro fattore che fece innervosire Gwen.

    "Ti converebbe ingoiare l'intero pasticcino prima di parlare! Non sia mai che ti vada di traverso..."

    disse la ragazza sputando quasi a forza quelle parole. Odiava essere acida ma quando era necessario non poteva farne a meno. Per un momento immaginò che il ragazzo si affogasse sul serio con quel dolcetto, nella sua mente lo vide scosso da forti colpi di tosse nel tentativo di far scendere il boccone. Rise ironicamente sotto i baffi. L'indifferenza di quell'uomo la stava facendo impazzire, gli sarebbe saltata addosso picchiandolo senza pietà.

    "E comunque non penso che una semplice scusa ti possa recare chissà quanto affanno..."

    terminò stizzita.
     
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    Se il pasticcino era sparito e finito ingoiato nella bocca e poi sceso fin nella pancia dell'angelo, al contrario la dovevano pensare le parole della ragazza che di secondo in secondo diventavano sempre più acide, l'interessata probabilmente troppo orgogliosa e col tono troppo alto per abbassarsi a dire che era colpa della sua goffaggine - come lui aveva gentilmente suggerito con un'alzata di spalle - e ad abbassare i toni con lui. Senza rimanere particolarmente impressionato dalle parole della donna si ingollò un altro pasticcino proprio mentre lei gli augurava in modo cordiale e per nulla sentito di strozzarcisi; non gli venne nessun colpo e al contrario se lo mangiò con tutto il candore del mondo continuando a guardarla tra il torvo e l'apprensivo, perchè non si poteva veramente essere così pirla da cadere su un paio di piedi altrui e pretendere delle scuse. Si era interessato, no? E lei stava bene, fine della questione, chiusa la faccenda. Si aggiustò meglio il cappotto per poi, non senza una certa soddisfazione, levarselo nel piacevole tepore del locale lisciando la maglia di lanetta grigia morbida e calda che si era arricciata appena ai bordi.

    Vedi, non sono le scuse a preoccuparmi e lo disse col tono da uomo più ragionevole del mondo, se non della galassia ma il fatto che io non ho proprio fatto nulla. Mi sembra poco logico pretendere delle scuse quando invece sarebbe ovvio il contrario, non mi sei cascata tu sui piedi per caso?

    L'arte di fare lo stronzo in poche, semplici mosse non l'aveva appresa per corrispondenza da un qualche strano corso ma, come avrebbe detto se non fosse stato nuovamente impegnato a trangugiare un sorso di cioccolata calda e fumante dal bicchiere - quasi scottandosi la lingua tra l'altro - , era tutta natura sua e di quel suo cervello ancora più o meno funzionale dopo il totale blackout di pochissimi mesi prima. Si era risvegliato dal coma agli inizi di ottobre, giorno più giorno meno, e ora era quasi la data del suo compleanno, la gente e la città tutte acconciate per la classica festività natalizia, come dimostrato dal bel maglioncino rosso della ragazza. Le diede un'occhiata più approfondita e la trovò interessante: era accettabile come aspetto, magari non furbissima ma comunque apprezzabile per la faccia tosta. Ora che capiva quello che le girava per la testa, bisognava vedere quanta ne avrebbe avuta con lui.
    Le rifilò uno sguardo tagliente prima di scostare poco elegantemente una sedia opposta a quella a cui era seduto con la pianta di uno stivale, il ferro a stridere contro il pavimento mentre sospirava, soffiava sulla bevanda e ne beveva.

    Facciamo così: se hai il coraggio di sederti e dirmi in faccia quello che hai da recriminare, ti offro qualcosa. Qualunque cosa...


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    Scusa per la lentezza, ma sono via da casa più del dovuto e non ho avuto il tempo di rispondere fino ad ora ç.ç
     
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  7. costanzaarcieri
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    Contro le speranzose aspettative di Gwen il ragazzo aveva tacitamente e tranquillamente ingoiato il pasticcino e senza esitare ne trangugiò un'altro. Dai suoi atteggiamenti era chiaro come il sole che della situazione non gliene fregasse più di tanto. Prima di darle una vera e propria risposta si tolse il cappotto, lasciando in bella vista il suo apparentemente morbido maglione grigio. Quando finalmente si degnò di concederle una qualche risposta, il tono con cui lo fece fu il più tranquillo e disinteressato che Gwen avesse mai sentito. L'unica parola che le venne in mente per descrivere l'uomo fu: Stronzo. Con la S maiuscola. La reazione della ragazza fu una risata infastidita che suonò quasi come uno sbuffo. Il ragazzo non aveva tutti i torti; in effetti la lycan si rese conto di essere stata disattenta mentre camminava ma il suo orgoglio non le faceva accettare un simile disinteresse da parte di colui che, tutto sommato, era stato la causa della caduta in questione. Le allenate braccia della ragazza scesero lungo i suoi fianchi, le mani affusolate si richiusero a formare un pugno. Assottigliò lo sguardo e gli rivolse un sorrisetto inacidito. Il gesto che vide in seguito le fece alzare il delineato sopracciglio destro e scoprire leggermente i denti per via del ghigno che le suscitò quell'azione. Il giovane dai capelli bicolore aveva allontanato una sedia con una spinta del piede, invitandola a sedersi. Le propose inoltre di dirgli cosa, secondo lei, aveva sbagliato. Per ricompensa le avrebbe offerto qualunque cosa lei desiderasse.

    "Niente di più semplice"

    pensò lei. Di certo la faccia tosta non le mancava, rapidamente tese il braccio verso lo schienale in ferro battuto della sedia, il contatto con esso concesse alla sua epidermide un attimo di fresco. Avvicinò al tavolino la sedia e vi si sedette sopra. Poggiò entrambi i gomiti sul tavolo e congiunse lentamente le mani su cui in seguito poggiò il non troppo marcato mento.

    "Che eleganza..."

    esordì ironicamente come commento all'azione di poco prima.

    "Vuoi sapere cosa ho da recriminare? Bene..."

    iniziò mantenendo un'espressione apparentemente tranquilla e sorridente.

    "Come ho già detto prima, non penso che il tuo modo di sedere sia molto adatto ad un luogo pubblico. Se sono caduta non è solo colpa della mia disattenzione ma è anche colpa della tua scorretta postura. In certe occasioni anche se si pensa di non aver torto, come chiaramente stai dimostrando, penso sia opportuno almeno andare in aiuto della persone che è andata a finire addosso le TUE gambe... "

    disse la ragazza marcando in particolar modo le ultime parole. Tolse i gomiti dal tavolo e appoggiò meglio la schiena alla sedia riportando le braccia conserte vicino al petto.

    "Va bene così o vuoi detto qualcos'altro?"

    terminò rivolgendogli un falso sorrisetto.

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    non ti preoccupare!!! l'importante è che la risposta sia arrivata XD XD però acidelli i nostri pg XD XD
     
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    La tazza era ancora ferma nelle sue mani, due tenute una sul manico e l'altro sul fondo mentre osservava con occhi taglienti l'essere femminile per niente sgradevole con solo la voce acuta a far difetto nel viso olivastro e affilato, tutta quella soddisfazione per la piccola concessione che le aveva fatto a venire fuori dalle espressioni, dai mezzi sorrisi e anche dallo sguardo cupo, il suo tornato perfettamente normale e sereno quasi stesse facendo una conversazione amichevole e non una discussione per chi aveva più o meno torto o ragione. La giovane si era seduta accettando l'invito, d'altronde, e aveva disposto il caduto così tanto all'ascolto da non solo invitarla a sedersi ma addirittura, se avesse trovato le recriminazioni divertenti - perchè di fondo era questo che importava e non il vero coraggio di dirglielo sul muso - di offrirle qualunque cosa. Qualunque cosa in maniera relativa dato il suo budget di spesa era elevato ma non troppo e non per quelle occasioni, l'avarizia a dare un passo in avanti sentendosi chiamata in causa assieme a superbia mentre proseguiva osservando la ragazza e poi il cioccolato quasi terminato, portandolo alle labbra e dandone un sorso assaporandolo sulla lingua. Dolce, di fondo amaro. Gli piaceva.

    Non è ancora abbastanza, ma comunque può andare come inizio. Gli sembrava di giocare una bella partita a scacchi nonostante non fosse un appassionato del genere e non conoscesse bene le figure e le loro posizioni tipo, o il modo in cui si muovevano. Era comunque un tentativo, e ci si divertiva, questo bastava. Prese un sospiro finendo il contenuto della tazza, poggiandola al piattino e squadrandola, facendo nel contempo un cenno al cameriere perchè ordinasse il bis.

    Vedi, sei appunto tu ad essere finita sulle mie gambe. Tu pensi sia sbagliato il modo in cui sono seduto, tu pensi non sia giusto non sia accorso in tuo aiuto, ma la società non lo pensa. Mi sono assicurato delle tue condizioni, ti ho chiesto se stavi bene ed è stato abbastanza. Peccato.
    Comunque, di cosa si parlava? Del fatto che puoi chiedermi qualunque cosa, vero?
    Allungò una mano sul vassoio dei pasticcini e ne prese uno per ingoiarlo, continuando ad osservarla. Trovare il modo di fregarla non era tra le sue priorità ma la possibilità faceva sempre capolino da dietro il muro, ed era ben pronto ad accettarla con tutte le sue sfumature. E poi le ragazze con un certo carattere gli piacevano... "Ma solo alcune" si disse, concentrandosi sul maglioncino rosso fuoco e sui pantaloni bianchi, un abbigliamento leggero nonostante fosse inverno e all'interno del locale facesse caldo abbastanza.

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    Altrochè xD ho idea in altre situazione se le sarebbero date di santa ragione o_o
     
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  9. costanzaarcieri
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    Il ragazzo stava lì. davanti a lei, sorseggiando la sua cioccolata calda. Era evidente che godeva di quella situazione, si divertiva a fronteggiarla e Gwen non era da meno. Sosteneva il suo sguardo con aria di sfida. Lo osservò poggiare la tazza e chiedere il bis al cameriere, il tutto accompagnato da uno sguardo che le ricordò più una radiografia.
    Si limitò ad annuire alle parole del giovane. Quando egli continuò lo ascoltò con attenzione. Aveva ragione in effetti, aveva esposto ragioni soggettive.

    "Touchè"

    esordì la lycan; così facendo volle dargli ragione senza dare troppo nell'occhio e, soprattutto, senza sembrarne troppo convinta.

    C'è da dire però... Che sei TU a pensare di non aver sbagliato, possiamo dire che abbiamo tanto torto quanto ragione entrambi..."

    continuò Gwen ostentando un sorrisetto arrogante. Lo vide prendere l'ennesimo pasticcino senza smettere di osservarla, c'era qualcosa in quel ragazzo che le trasmetteva una lieve sensazione di pericolo. Emanava uno strano charme, piuttosto tetro. La lycan ne aveva conosciuta di gente strana, ormai si sarebbe stupita di ben poco; inoltre lei stessa era una persona piuttosto "particolare". Rivolgendogli un'ennesimo sorriso sghembo pensò ad un modo per provocarlo. Avvicinò rapidamente la mano al vassoio di pasticcini.

    "Visto che ci possiamo definire pari... Mi prenderò un pasticcino, in un certo senso devi pur sempre offrirmi qualcosa..."

    assottigliò i magnetici occhi nocciola con aria di sfida e prese in mano un pasticcino al cioccolato, era un'ottima scusa per mettere qualcosa sotto i denti. Gli diede un piccolo morso gustandone in pochi istanti lo stupendo sapore, nè troppo dolce ne troppo amaro. Davvero ottimo. Gli porse la mano.

    "Comunque il mio nome è Gwen... Tu sei?"

     
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    Nel momento in cui l'inserviente tutto impettito passava con un nuovo vassoio di cioccolata, Raven osservava l'arrogante sorriso steso di rimando al suo sul volto della ragazza e l'ammissione di aver sbagliato con un "touchè", un modo semplice per dire che per lei aveva solo dichiarato il giusto e il vero ma non vinto la questione. Spesso la bravura non stava infatti nel vincere ma nel riconoscere le parole dell'avversario, anche solo ipoteticamente parlando, con cui si stava scontrando verbalmente nella più gentile delle maniere; comunque non aveva ragioni per continuare dato almeno il privilegio di aver dato una spiegazione chiara e precisa l'aveva avuto, alzando le spalle nel guardare la giovane squadrarlo con un sorriso allungato. Il primo pensiero che lo colpì dirigendo lo sguardo negli occhi nocciola fu che quella era una donna orgogliosa, anche troppo, che non si dava per vinta dato dichiarava insistentemente di voler essere pari a lui sul fronte della discussione, cosa ovviamente non vera dal momento si era appellato alla giustizia sociale che tornava sempre comoda quando non lo intralciava; il secondo che c'era tanta di quella superbia nell'aria che in un pozzo senza fondo ne avrebbe probabilmente trovata di meno. Distolse comunque lo sguardo solo per prendere un sorso nella nuova tazza posata sul bel tavolino di vetro, accuratamente posizionata sul proprio piattino e rimpinzata in un paio di secondi di un paio di bustine di zucchero che aiutavano il suo fabbisogno giornaliero.

    Io posso pensare di essere nel giusto, ma è la società che detta le regole. Per questo ne sono sicuro.

    Mescolò con accuratezza la bevanda stavolta un poco più chiara di quella che l'aveva preceduta, cioccolata alla vaniglia meglio ancora definita come crema, prima notasse la mano della donna allungata al vassoio nel tentativo di impossessarsi di un pasticcino e un'espressione leggermente stizzita prendesse per un attimo piede sul viso prima di ritirarsi. Il gesto era chiaramente un'affronto alla sua ingordigia, ma nel bene o nel male se era quella la richiesta massima all'offerta che le aveva indirizzato gli andava anche bene. Tirò indietro ciuffi rossi e neri dalla fronte, poi accavallò una gamba spostandosi in avanti col busto, poggiando un gomito al piano di vetro e osservandola gustarsi uno dei suoi dolci.

    Vuoi solo questo?

    Non fece in tempo ad avere la giusta risposta che lei ne aveva già approfittato per chiedergli il nome, lasciandogli in cambio il suo. Gwen, un nominativo che non gli diceva nulla di particolare e che però stava benissimo sulla figura femminile ma non troppo della ragazza con i suoi lineamenti decisi e gracili, gli occhioni grandi e un naso abbastanza dritto accompagnato da sopracciglia arcuate. Vederla di primo impatto dava una strana sensazione di selvaggio unito al leggiadro, qualcosa di selvatico e vicino alla natura già sentito da qualche altra parte al fiume, ai tempi in cui aveva incontrato Nais, non poteva comunque basarsi su opinioni del tutto soggettive e magari anche un po' sballate dall'arrabbiatura che era giustamente venuto a sbollire alla pasticceria fin dall'inizio, ora evaporata come fumo a discapito della femmina davanti a lui. Le prese la mano con un gesto deciso, la stretta salda ma non pesante come quella di uno schiacciasassi - il paragone risultava più appropriato con uno stritolatore greco, chissà perchè - prima di ritirare la mano e chiudere le dita attorno ad un nuovo dolce velocemente scelto e destinato al suo stomaco.

    Scott. E sono qui per un po' di relax. Questo era un modo relativamente gentile per farle capire di aver rotto la sua quiete diurna, il chè non era per forza una cosa negativa anche se lo sguardo divertito esprimeva già tutto quello che c'era da dire. Tu, Gwen... non eri qui col tuo amico, prima? Non mi sembri l'individuo da ragazzo facile.
     
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  11. costanzaarcieri
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    Il cameriere gli aveva appena portato un'altra tazza di cioccolato, quasi quasi anche lei era tentata di prenderne una. Il ragazzo la osservava intensamente e lei non faceva da meno, quando egli esordì con quella frase sulla società Gwen si limitò ad annuire e sorridere. Non valeva più la pena di continuare a battersi verbalmente per uno scontro inutile;

    "Una teoria che andrebbe applicata a molte questioni..."

    pensò tra se e se. Lo sguardo di quell'uomo aveva un qualcosa di tenebroso che affascinava la giovane. Da sempre era convinta che gli occhi fossero lo specchio dell'anima, l'unico tramite per la vera essenza delle persone. In quegli intensi occhi color smeraldo vedeva qualcosa di misterioso, caratteristiche che non riusciva a spiegare. L'espressione che fece il ragazzo quando prese tra le mani un pasticcino la fece ridere di gusto, infatti si affrettò a coprire la bocca con la mano in modo da mostrare alla pasticceria intera ciò che stava masticando. Le era stato chiesto se volesse ordinare qualcos'altro e prima di rispondere assunse la stessa posizione presa poco prima dal giovane uomo: gomito sul tavolino e gambe incrociate.

    "Sinceramente una bella cioccolata fondente mi andrebbe proprio..."

    rispose con voce tranquilla e melodiosa, rivolgendogli un sorriso. La tensione accumulata poco prima stava scemando sempre di più. Quando anch'egli si presentò non esitò a rispondere alla stretta di mano; quella del ragazzo era vigorosa e piuttosto forte mentre quella di Gwen fu decisa ma al contempo delicata. Se prima sembravano pronti a distruggersi a vicenda ora invece davano l'idea di essere due buoni amici presi da una solita chiaccherata. Il commento di Scott, questo era il suo nome, riguardo Jeff la fece sorridere.

    "Non hai tutti i torti..."

    ironizzò, un sorrisetto comparve sul suo volto.

    "Quello lì era semplicemente un mio caro amico, mi ha chiesto un consiglio ed io l'ho aiutato..."

    concluse indicando velocemente la porta dietro le sue spalle.

    Edited by costanzaarcieri - 20/1/2010, 15:23
     
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    Chiacchierando, Raven si osservò semplicemente attorno quasi distrattamente portando la tazza alle labbra e dando altre lunghe sorsate prima di venirne fuori con un paio di baffetti al cioccolato stampati sopra il labbro superiore di cui non si era minimamente accorto. Chiacchierare a dire il vero era una parola grossa in quella situazione, il loro era più che altro un conversare in maniera molto più tranquilla di prima e senza fare voci acute o grosse, il chè contribuiva a distendergli i nervi e a farlo rilassare. E poi si chiedeva se avesse qualcosa di strano: la ragazza continuava a fissarlo intensamente come se volesse mangiarlo tipo pasticcino ripieno; non sapeva esattamente che sapore avessero dei pasticcini all'angelo nero e temeva di non volerlo nemmeno mai scoprire ma al momento era il paragone più sensato. E se si fosse trovato davanti ad una mangiauomini, alla peggio una vedova nera di bei ragazzi? A parte fargli piacere - ultimamente non vedeva molta lussuria nella gente attorno a cui girava, non si spiegava come mai ma erano sempre gli altri vizi ad attaccare - il suo non-timore era insensato, bastava guardare Gwen in faccia per capire che le sue esperienze si limitavano al zero percento della popolazione maschile o giù di quel passo: fare il maschiaccio insieme agli altri ragazzotti dalle scuole materne in su, quella si che doveva essere esperienza, e magari l'amico della giovane era tra quelli.

    Consigli in una pasticceria? Fammi indovinare, c'è di mezzo una donna. Alle ragazze, meglio, a quelle poche che non hanno paura di rovinare la loro linea perfetta e qui scimmiottò in maniera indecente una vocina effemminata che sulla sua voce stonava come una campana si regalano sempre dolci, sono molto graditi, poco dispendiosi e sopratutto non ti puoi sbagliare sulla misura. Grazie a qualche strano scherzo del destino si poteva dire fortunato, lui le misure le centrava più o meno ad occhio senza bisogno di tanti sotterfugi - non che avesse mai regalato qualcosa a una donna in verità, e attualmente solo ad una se non si contava il divano da ripagare a Sara - ma immaginava fosse una bella gatta da pelare per quelli che si consideravano coppie fidanzate o sposate. Ancora meglio, si divertiva spesso e volentieri a prenderli bellamente in giro: possibile fossero così stupidi da non accorgersi di avere più superficialità di lui? Certo che non era in grado di provare un briciolo di sentimento per nessuno o quasi, ma arrivare ai loro livelli era davvero pazzesco. Perdita di soldi e tempo a parte, chi glielo faceva fare di stare assieme col loro cosiddetto "per sempre" - niente era per sempre, tranne lui e pochi altri a dire la verità - se poi il loro non era nemmeno amore, possessione, sesso ma solo un niente, un vuoto più finito? Spocchiosi e pidocchiosi sbaciucchioni slinguazzatori dei suoi stivali, almeno lui lo faceva per sè stesso, la maggior parte degli umani nemmeno capiva cosa voleva. Per non parlare del loro amore, che quando c'era era insulso e riprovevole. Richiamò il cameriere con un gesto della mano mentre finiva per arenarsi nel suo personale ragionamento leggermente più cupo di prima, per poi sostituire l'espressione attuale piuttosto indurita con un sorriso cordiale allungato e quasi scherzoso, che lasciava trasparire da dietro le labbra la chiostra di denti dritti ma sopratutto taglienti. E un pensiero gli balenò in mente: di cosa sapeva Gwen? Arrivò il cameriere, interrompendolo.

    E a proposito di dolci, una cioccolata... come hai detto che la vuoi, fondente? Una bella cioccolata fondente e fumante per la signorina.

    Le pupille degli occhi verde smeraldo estremamente artificiale, tanto da risultare perfino fluorescente al buio per sua sfortuna, si contrassero mentre le puntava in quelle circondate dall'iride castana della ragazza. Aveva un bello sguardo, forte, fiducioso ma sopratutto sicuro. Non furbo, ma superbo. Si appoggiò al tavolino con entrambi i gomiti sporgendosi in avanti, portandosi l'ennesimo dolce alla bocca, urtando col braccio la tazza che oscillò lievemente sul piattino senza che se ne curasse mentre si leccava le labbra e finalmente tirava via i baffi di cioccolato, sorprendendosi per non essersene accorto prima, dando una risata allo stesso proposito. Calda, chiara e profonda.

    Allora Gwen, cosa fai di bello nella vita oltre a inciampare sui piedi altrui?
     
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  13. costanzaarcieri
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    Prima di parlare Scott bevve un'altro sorso di cioccolata che questa volta gli lasciò dei buffissimi baffi marroncini. Gwen rise tra se e se ma non glielo fece notare, era troppo esilarante come situazione e non aveva affatto intenzione di stroncarla. Il modo in cui il ragazzo la osservava la lasciava dubbiosa; vedeva una nota di curiosità in lui assieme a qualcos'altro che non riuscì ad identificare. Che fosse lussuria? La lycan decise di non farci caso e così aspettò che parlasse mantenendo la sua medesima posizione. Fece una risatina sentendo l'affermazione del giovane.

    "Hai indovinato. Il mio caro amico, da bravo masochista quale è, ha deciso di chiedere alla sua fidanzata storica di sposarlo..."

    esordì ironizzando sull'avventata idea di Jeff, quando lo disse alla lycan rimase sconvolta. Jeff aveva soltanto 23 anni eppure si sentiva già pronto a compiere il grande passo.

    "Sinceramente non condivido la sua idea ma se lui è contento così... Non posso che sostenerlo. Sono dell'idea che sia da folli puntare tutto su un sentimento così instabile come l'amore"

    quest'ultima frase la pronunciò con un sorriso amaro dipinto sul volto. Da quando Mike se n'era andato non poteva fare a meno di pensare all'amore come qualcosa di fondamentalmente deleterio. A volte aveva provato ad immaginarsi un loro futuro incontro. Se fosse accaduto realmente Junior se la sarebbe vista brutta, ma Gwen non poteva di certo giurarlo. La casualità delle emozioni l'avrebbe potuta far crollare in un istante. Scosse la testa per scacciare quei pensieri e riportò la sua attenzione verso Scott. Aveva richiesto al cameriere la cioccolata desiderata dalla lycan, che sorrise all'idea di poter gustare quella squisita bevanda bollente. Il ragazzo aveva poggiato entrambi i gomiti sul tavolino di vetro e si accinse a prendere un'altro pasticcino; involontariamente aveva urtato la tazza quasi vuota con il braccio e Gwen avvicinò repentinamente la mano al piccolo contenitore di porcellana per evitare che cadesse. Il giovane si leccò infine i baffi di cioccolata e fece una risata in merito. La lycan rise di rimando, poi tornò ad osservare gli occhi, quasi innaturali, dell'uomo.

    "Sebbene inciampare e fare brutte figure occupino la maggior parte del mio tempo"

    esordì con tono ironico.

    "Mi guadagno da vivere grazie al mio negozio musicale, tu invece? A parte fare da ostacolo alle persone goffe come me ovviamente"

    disse infine accennando un risolino. Intanto il cameriere aveva portato la cioccolata ordinata poco prima da Scott. Gwen prese la calda tazza tra le mani e vi soffio lievemente sopra prima di bere un sorso. La cioccolata era forte ed amara al punto giusto, densa e gustosa scese per l'esofago della ragazza molto piacevolmente. Mentre attendeva una risposta la riposò sul suo piattino il che provocò un rumore cristallino tipico della porcellana che si scontra.
     
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    Conveniva totalmente con la cioccolatomane - almeno quanto lo era lui con tutte le varietà di cacao e dei vari tipi di dolci - sull'inutilità dell'amore e dei suoi risvolti, e non potè fare a meno che scuotere il capo in gesto d'assenso mentre si spingeva all'indietro con la schiena verso lo schienale in ferro battuto della sedia, distendendosi e scambiando la posizione delle gambe accavallate sotto il tavolino, il braccio destro piegato a toccare il fianco sinistro e l'altro altro poggiato sopra mentre teneva la tazza che poco prima aveva urtato per il manico, il tutto coronato dal curioso spettacolo del suo sorriso piuttosto avvillito e meno affabile del solito. L'amore, lo ripeteva, per lui era una parola vuota senza un significato preciso; non sapeva nè cosa consistesse il sentimento in sè nè l'avrebbe potuto riconoscere se non dal disgusto crescente quando sentiva tanta energia - perchè immaginava fosse un tipo particolare di emanazione anche quella - provenire dagli umani gli uni vicini agli altri o da alcune creature non umane, specialmente da quelle non caotiche. Gli ricordava stranamente l'incontro con Midnight tanto tempo prima, quando aveva capito per istinto che era rimasta incinta di qualcuno - chissà quale trai tanti clienti che doveva avere, supponeva - e aveva tentato di terminare la sua vita e quella dell'altro che sarebbe uscito dalla sua pancia, non sapeva quanto maledetto o meno dal proprio sangue. L'odio riprese a scorrergli nelle vene a questi pensieri, il naso arricciato mentre odorava una nota aspra nell'aroma dolce e leggero della vaniglia e un altro ricordo veniva a galla, gli occhi appena socchiusi sul tavolino di vetro dalla superficie riflettente.

    L'amore è inaffidabile, inutile e superfluo. Non vedo come possa servire se serve solo a mettere i bastoni tra le ruote al raggiungimento dei propri obbiettivi o desideri, e vale molto di più realizzarsi nella vita che non quello.

    Per qualche istante sembrò perso nel nulla mentre gli tornava avanti l'amara vicenda di quello che era stato lui, tre anni prima, e di sua sorella. Rivedeva il volto e gli occhi riempiti di nero e di incommensurabile tristezza, sentiva la pelle gelida e assaporava di nuovo il gelo del suo palato, la morbidezza delle lenzuola. Rapidamente gli passò davanti anche l'anello che aveva regalato alla vampira in segno di possesso, e nel pensiero dei due corpi stretti al materasso fu la sua figura ad apparire al posto dell'altra ragazza ormai morta e sepolta, un fantasma che vagava in giro per casa sua, una qualunque tra le due. C'era tanto da capire, ancora. Tanto da scoprire. Tornò a guardare Gwen con una sfumatura più chiara nelle iridi, segno che lo scossone della scoperta non era ancora stato completamente metabolizzato, e si costrinse a sorridere anche se non ne aveva nessuna voglia.

    Ora si era preso a parlare di lavoro e l'angelo fu sollevato al togliersi momentaneamente di torno i ricordi improvvisamente tornati a galla. Si strinse nelle spalle, poi rise con naturalezza all'affermazione della ragazza allungandosi anche a prendere un dolcetto con la destra, posando la tazza Lo osservò un po', una piccola opera d'arte in miniatura, prima finisse anche quello nella sua bocca. Finì di masticare prima di scoppiare di nuovo a ridere quasi mandandoselo di traverso, propenso a risponderle con la stessa ironia che inaspettatamente la giovane gli stava dimostrando.

    Ah, decisamente non ci vuole molto a fare da ostacolo a qualcuno in così poco spazio, ma non ho il diritto di parlare, no? Sollevò le mani come gli stessero intimando di tenerle bene in vista con un pizzico di ironia, poi tornò comodo.

    Se hai un negozio musicale dovresti conoscermi, almeno spero visto che sono un cantante, vossignoria. Mai sentito dei Cellmate? Non sarò famosissimo ma mi tengo stretto il mio pubblico e i guadagni non sono niente male. A proposito, cosa vendi? Dischi, CD, roba simile o strumenti?

    Ed ecco che lo spirito capitalistico e professionale era tornato a far capolino assieme a quel poco di avarizia che aveva: fiutava già il possibile modo di comprare attrezzatura nuova quando avrebbe dovuto rinnovare la sua, magari con qualche sconticino a fare da pandant. Se ne approfittava, forse? Ovvio che no!

    "Svolgo solo il mio ruolo di bravo cittadino socialmente utile."


     
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  15. costanzaarcieri
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    Gwen non potè che concordare con le parole di Scott. Si limitò ad annuire portando nuovamente la cioccolata alla bocca; ne bevve un'altro sorso, questa volta leggermente più lungo, e guardò per qualche istante nel vuoto.

    "Inaffidabile, inutile, superfluo..."

    le parole del ragazzo le rimbombarono in testa per qualche secondo, l'espressione ironica della ragazza divenne per un attimo maliconica, il suo sguardo si vece vuoto, come se stesse guardando indietro verso giorni recenti ma che sembrava fossero passati da una vita. Scosse nuovamente la testa. Voleva pensare ad altro. I discorsi sul lavoro erano un buon espediente per scacciare quei tristi pensieri. Sorrise sentendo l'ironia, simile alla sua, del giovane ed alzò anche lei le mani, stese il braccio sinistro verso il piatto dei pasticcini e ne prese anche lei un'altro. Era anch'esso di cioccolato ma in più aveva una squisita copertura di cocco, un'abinamento che amava particolarmente. Con un morso ne prese metà ma qualche briciola fuggiasca cadde sul rosso maglione; abbassò anche l'altro braccio in modo da togliere i piccoli pezzi di cibo dai fili intrecciati dell'indumento.
    Teneva l'altra metà del pasticcino tra l'indice e il pollice della mano sinistra ed intanto ascoltava con interesse la professione di Scott.

    Una cosa era certa i due avevano in comune la passione per la musica. Gwen non aveva mai sentito il suo gruppo suonare dal vivo ma ne aveva sentito parlare nell'ambiente. A quanto pare erano davvero bravi.

    "Mmm... ad essere sincera non vi ho mai sentiti suonare ma ho sentito numerose critiche positive nei vostri confronti. Sono proprio curiosa di vedervi dal vivo, se avete qualche esibizione programmata fammelo sapere..."

    disse sorridendogli e mangiando l'ultimo pezzo del dolcetto. Aspettò di averlo masticato ed ingoiato per bene prima di continuare.

    "Io sono specializzata in strumenti ma vendo anche qualche CD, se avete bisogno di rifornirvi io sono sempre disponibile. Un pò di pubblicità non fa mai male, il negozio si chiama "Semplicemente Musica""

    disse infine. Era proprio una fortuna conoscere un musicista. Incrementare la clientela era sempre una cosa molto producente, attraverso i vari giri di voci incassare qualche soldo in più sarebbe stato più semplice e Gwen aveva proprio bisogno di un pò più di grana. Si portò un ciuffetto di capelli dietro l'orecchio, aveva deciso di farli allungare leggermente, e sorrise al cantante.

    "Tu e la tua band siete i benvenuti"

    cocluse con un sorrisetto ironico.
     
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