Lavorando al Museo

Post di lavoro autoconclusivi per tutti i dipendenti

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  1. †Phobos†
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    Non si sentiva né fisicamente ne psicologicamente bene. Stava seduto e pigramente beveva del liquore al caffè, non aveva voglia di fare niente, l'autunno qualche volta lì ricordava sua fratello Thathar.. Aveva la barba incolta molto lunga aveva delle grandi occhiaie, che facevano sembrare ancor più terribile il suo viso e capelli non si salvavano erano pieni di nodi. Non aveva voglia di fare niente non stava controllando i lavori che dopo tutto procedevano bene, sentiva le ossa come rotte e i muscoli raggrinziti, si sentiva un vecchio come se avesse una settantina d'anni. Si alzò con fatica dalla sedia prese un vecchio bastone marrone lo prese per aiutarsi a muovere. Era vestito comunque decentemente una camicia bianca e una giacca di Lino con pantaloni di lino e mocassini ai piedi. Uscì lentamente, scese le scale lentamente, si avvicinò alla macchina del caffè lentamente. I suoi occhi brillarono di una luce malvagia. C'era un giovanotto con la faccia spiaccicata contro la macchinetta del caffè era lo stesso ragazzo che faceva il turno con quello stupido gramo. Forse spaventare i dipendenti lo avrebbe messo di buon umore. Si avvicinò , appoggiandosi ancora una volta al suo bastone quando gli fu dietro emise un leggero colpo di tosse.

    Sono in pausa non rompetemi....Queste furono le parole che uscirono dalla bocca del ragazzo.

    "GIOVANOTTO!!!" Disse con tono severo e minaccioso, il ragazzo si girò velocemente cercando di darsi compostezza inutilmente." Che ci fa lei qui'"Ma io bhe" Il suo turno è finito un paio di ore fa, dovrebbe andare a riposare o sbaglio?!Si ..... Ma... io..." Quel rozzo Di un Devoc la contagiata?! Si guardi sembra un barbone ! Qui siamo in un museo luogo adibito alla cultura! Se ne vada esca fuori di qui! vado a ricomporsi e torni per il suo turno sta notte e sia sveglio la controllerò personalmente in ogni sua minima mossa." Il ragazzo rimase fermo, mancava la chicca finale, prese dalla tasca un taccuino, prese un' elegante penna nera dalla tasca e fece finta di scrivere qualcosa, , il ragazzo avrebbe pensato che avesse scritto qualcosa di negativo nei suoi confronti." E ORA VADA!" Finì la ramanzina entrambi se né andarono per strade diverse, Colton ora era di buon umore, e si diresse quindi di nuovo nel suo ufficio e sbrigare nuove pratiche...
     
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    Un'altra giornata di lavoro. Oggi è un giorno come un altro e non c'è stata nessuna novità sulla voce che è girata negli ultimi tempi. Probabilmente ha ragione Adi e il direttore ha deciso di giocarci un brutto scherzo, in modo da spremere il più possibile dai suoi dipendenti prima della chiusura temporanea per ristrutturazione. Una cosa però è certa: mi ha fatto prendere un colpo con quella storia sui prossimi licenziamenti. Non credo che mi lamenterò con lui - soprattutto non dopo aver scoperto qual è il suo vero lavoro e aver capito che potrebbe darmi una mano a migliorare nei combattimenti - ma la situazione non cambia: è stato proprio un brutto scherzo. Uno scherzo di cui non mi dimenticherò facilmente.

    "Questo vaso è una lekythos," Dico, rivolta alla scolaresca di fronte a me. "ossia un'ampolla per oli e sostanze profumate che, come potete vedere, è dotata di un'unica ansa. E' stata realizzata nell'età di Pisistrato da Amasis. Amasis è sicuramente un vasaio, infatti come tale si firma, ma potrebbe aver anche lavorato come ceramografo, visto che la maggior parte dei suoi vasi è dipinta dalla stessa mano, a cui per convenzione è stato dato il nome di Pittore di Amasis. Su questa lekythos è dipinta processione nuziale. Due carri trainati da muli portano gli sposi e i loro compagni verso la loro nuova dimora, dentro la quale si intravede una figura femminile in attesa. Questo vaso potrebbe abbinarsi a un'altra lekythos di Amasis." Mi sposto leggermente, indicando un'ampolla alla mia sinistra. "Questa rappresenta un altro momento importante della vita della donna ateniese: all'interno della casa alcune fanciulle sono intente a filare, altre a tessere al telaio verticale."
     
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    "Questa statua è una copia di età romana di un'opera di Lisippo, lo scultore greco che domina la seconda metà del IV secolo." Affermo, indicando l'Aghias, una statua in marmo rappresentante un ragazzo nudo. "Era nativo di Sicione, città sulla costa settentrionale del peloponneso, e seguace di Policleto. Come Policleto, ha scritto un canone, in cui afferma di voler raffigurare il corpo umano non come dev'essere, ma com'è. Le sue figure sono più snelle di quelle del maestro, i movimenti più liberi e gli elementi del volto creano un'espressione con meno equilibrio ma con più intensità."
    Mi interrompo, rendendomi conto che questa mia presentazione dell'artista non sembra esser stata molto apprezzata. Io, però, sono convinta che sapere qualcosa di Lisippo sia necessario per comprendere meglio la sua opera.

    "Lisippo inizia la sua attività come bronzista, e l'originale di questa statua era in bronzo. L'aveva realizzata per Daoco, tetrarca dei Tessali, assieme ad altre. Rappresenta Aghias, uno degli antenati di Daoco."
     
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    Non mi fa per niente piacere rimaner chiusa nel museo mentre fuori c'è un bel sole primaverile, ma non ci posso fare molto. Questo lavoro - nonostante tutto - mi piace, e di conseguenza non mi posso permettere di lasciare il mio posto senza consenso solo perché ho voglia di leggere un bel libro sull'occulto all'aperto, magari nel parco. Mi tocca proseguire il giro del museo con il mio gruppo di visitatori, lanciando di tanto in tanto uno sguardo alle finestre... tanto per ricordarmi cosa potrei fare se non fosse giornata di lavoro.

    Mi fermo davanti alla statua di un fauno, un opera evidentemente di età ellenistica... per quanto sia molto probabile che si tratti di una copia romana. "Come potete vedere, questa statua rappresenta una figura maschile distesa in modo scomposto su una roccia, dormiente... e, se mi permettete, in una posizione apertamente erotica." Sento qualche risatina, ma non me ne stupisco. Sto spiegando a una scolaresca. Beh, qualcosa di buono c'è... almeno quest'opera se la ricorderanno! Penso, divertita. "A prima vista, il soggetto potrebbe sembrare un atletico giovane che prende il sole, ma - da alcuni particolari - scopriamo che non è proprio così. Se osservate attentamente la sua testa potete notare che presenta dei tratti un poco ferini, ha le orecchie appuntite e un piccolo ciuffo di capelli sulla fronte." A questo punto vengo interrotta da un "E' un elfo!" e non posso fare a meno di sorridere. "Non proprio... ma di certo non è umano." Continuo. "E' un fauno addormentato ubriaco nella foresta, come dimostra anche la pelle di pantera su cui è sdraiato e una piccola coda." Affermo, indicando la coda abilmente nascosta, in modo che anche loro possano notarla.
     
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  5. †Phobos†
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    GREGOR!FAI MUOVERE QUEL TUO CULO FLACCIDO!!!!questa fu la frase che esplose dalla bocca di Colton.I lavori al museo stavano procedendo in modo molto celere, i lavoratori introducevano tutti i materiali all' interno dell' auditorium con estrema velocità e attenzione Colton gli aveva avvertiti ogni danno l'avrebbero pagato personalmente e visto che un semplice monile valeva quanto potevano lavorare loro per vent' anni i trasportatori erano davvero attenti.Però bastava che il direttore gli lasciasse liberi e loro se la prendevano fin troppo comoda.Doveva stargli con il fiato sul collo. Doveva stare attaccati a loro come un lupo con la propria preda non poteva permettersi il lusso di ritardare, gli uomini camminavano davanti a lui, Colton si dava da fare cordinando i lavori, vestiva molto causal una camicia nera un paio di jeans chiari e delle convers ai piedi.
     
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  6. †Phobos†
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    Il tempo lo induceva a lavorare sodo, la porto del suo ufficio era "sigillata" non poteva entrare nessuno, a meno che non fosse Colton a chiamare il diretto interessato fuori era appostato il cerbero della situazione Margaret la sua segretaria che spergiurava che chi sarebbe entrato sarebbe stato divorato letteralmente dal direttore.
    Colton indossava un elegante completo in cardigan nero, alla sua destra vi era una tazza fumante di caffè nero e amaro, che non era stato nemmeno calcolato dall' instancabile direttore.
    Era una vera furia, si destreggiava tra le carte come una tigre in mezzo alla foresta, calcolava instancabilmente scriveva rapporti eseguiva difficili calcoli con estrema naturalezza,sicuramente sarebbe stata una giornata di lavoro molto stancante,così all' improvviso decise di alzarsi e lo fece, sbirciò quindi dalla finestra gli uomini che trasportavano i materiali per la nuova area del museo dopo si sedette nuovamente e riprese a lavorare con maggior vigore.
     
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35 replies since 2/10/2009, 20:11   597 views
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