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Cuore d'inchiostro.
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Passi lenti, misurati, come se in quei disperati momenti di pensiero interiore si ritrovasse a ponderare persino sull'aria che i suoi polmoni respiravano, bronchi e bronchioli che rispondevano ad ogni minima volontà, desiderosi di vivere come lo era la loro legittima proprietaria. La donna a cui apparteneva l'apparato respiratorio controllava ogni passo, percependo e riconoscendo ogni muscolo che usava, ogni tendine messo in funzione, ogni ossa che digrignava contro l'altra.
Era sempre stata esile di costituzione, e, nonostante fosse più alta della media femminile, non era mai risultata così magra da apparire denutrita. Certo, non particolarmente formosa o appetibile come giovane, più che altro un corpo adatto alle sfilate di moda, ma non aveva mai superato di molto la soglia dell'anoressia.
Ora, però, una folata di vento troppo forte l'avrebbe spazzata via, cancellandola e lasciando al suo posto qualche granello di polvere e molte ossa vuote e tristi.
Faceva molto caldo quel pomeriggio, ormai la bella stagione si stava risvegliando, e così aveva fatto lei. Gli occhiali da sole le facevano guardare il Museo della città scuro e tetro, e per quello li tolse, osservando la costruzione magnificamente fatta. Era bello quel museo non solo all'interno, ma anche all'esterno.
Lentamente, gustandosi ogni passo nelle sue scarpe dal basso tacco, nere traforate, raggiunse il grande patio, facendo il suo ingresso nella "hall". Grande, spaziosa, gli occhi scuri come inchiostro di china si posarono sul soffitto affrescato, meraviglioso nella cura dei dettagli e nel restauro. Una segretaria dall'aria impegnata le chiese un compenso per avere il permesso di entrare. Volentieri Lia pagò, prendendo i soldi da una borsa a tracolla che evidenziava le ossa e l'ignorabile seno. Preso il biglietto con diversi foglietti esplicativi girò subito verso l'ala destra. Per iniziare una valeva l'altra, dopotutto.
Si guardò un po' in giro, l'ala romana e greca era molto cambiata negli ultimi 8 anni. Quanto tempo era stata lontana da quel luogo...Quanta magia, quanta storia, quanti odori si era persa. Le narici della francese erano pregne dell'odore della storia, della cultura, della sapienza e dell'arroganza.
Una parte di lei detestava la storia, preferendo a questa la storia dell'arte: la storia è scritta dai vincenti, quella dell'arte da tutti.
Eccola, la sezione Antica Grecia. Anfore, sculture, molto sculture, la osservavano disegnando storie al suo passaggio.
Si fermò davanti all'imponente statua di Perseo con in mano la testa di Medusa mentre nella destra stringeva il coltello ipoteticamente sporco di sangue. Meraviglioso, pieno di virtù e bellezza. Ma forse un po' più di sentimento non avrebbe guastato. Da una grande appassionata di Caravaggio, di Goya e di Gentileschi, cosa ci si poteva aspettare?
Lia rimase lì davanti a fissare il volto immobile ed eterno di Perseo, pensando a chi assomigliasse. Pallore, immobilità, antichità. Sorrise lievemente, le mani strette l'una nell'altra, la maglia nera attillata che la faceva apparire ancora più magra, i pantaloni neri lunghi fin sotto il ginocchio. Un mimo, più che altro, pareva. Una mano andò a sistemarsi rapida, più che altro come un vizio, i capelli scuri legati in una crocchia, posandosi poi sulla frangia, sbarazzina al punto giusto. Metodica, studiata in ogni cosa che faceva, lo sguardo profondo puntato sul vuoto del viso della statua. Nessuna emozione, nessuna gioia della vittoria, nessuna felicità di non aver perso la sua vita. Che spreco, così poca emozione.SPOILER (clicca per visualizzare)Attendo Styll. -
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Cuore d'inchiostro.
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Se fosse stata lei l'eroina ad aver ucciso la Gorgone, sicuramente avrebbe avuto un'espressione migliore.
Non era sua abitudine giudicare, ma lo sguardo di Perseo in quel momento lo rendeva proprio antipatico e patetico, gli occhi vuoti e il volto di chi non aveva fatto niente, ma teneva per caso una testa a penzoloni dai suoi serpenti.
Fosse stata lei avrebbe riso fino alla morte, soddisfatta della sua vittoria sulla bestia, orgogliosa della gloria che gli Dei le avevano donato. Beh, lei forse no, non amava particolarmente eliminare creature così interessanti. Non ne avrebbe nemmeno avuto la forza, in quel momento, e forse nemmeno mai.
Ogni creatura, esistente o meno, era stata pensata e creata da Dio per un motivo, che gli uomini non lo potessero sapere era un'altra faccenda.
Il disegno divino non era e non doveva essere noto a nessuno, quindi perché alcuni uomini, semi-dei o chissà cos'altro si ritenevano così importanti importunare il disegno di Nostro Signore?
Se quella Gorgone esisteva, c'era un motivo. Forse quegli uomini e donne trasformate in pietra erano esseri malvagi o che prima o poi con il loro operato avrebbero contrastato l'operato di qualcuno di più importante, di più utile.
Chi era Perseo per ritenersi giudice e boia di una creatura tale?
Le sottili sopracciglia dell'Osservatrice si aggrottarono lievemente a quei pensieri, lo sguardo rivolto al viso dell'alta statua in bronzo. Lia distolse lo sguardo, irritata dai suoi stessi pensieri, posandolo poco più in là, dove un movimento aveva attirato la sua attenzione. Una ragazza, apparentemente più giovane lei, lunghi capelli e grandi occhi verdi, quest'ultimi squadravano la teca con le informazioni sull'opera. Era una gioia vedere ragazze così giovani interessarsi all'arte in un'ora così desolata ed in un'epoca così priva di cultura.
Un paio di passi leggeri e la raggiunse, facendo scorrere lo sguardo dalla teca alla statua inespressiva.
Perché non fare conversazione? Dopotutto erano 8 anni che non parlava con uno sconosciuto.
-E Perseo stesso, figlio di Danae, stava ritto come
chi si affretta e trema per la paura: alle sue spalle
le Gorgoni tremende e innominabili si lanciavano
pronte a ghermirlo; e mentre avanzavano sul pallido
acciaio, risuonava lo scudo di un rombo pesante,
acuto e stridente- tradusse dal greco antico una delle scritte poste nella teca, in diretta dallo "Scudo di Eracle" a voce non troppo alta da disturbare ma abbastanza da essere udita dalla ragazza.
Attese un istante, poi rivolse un sorriso alla giovane bionda. -E' rincuorante vedere donne così giovani interessarsi all'arte. Ormai di questi tempi non se ne trovano più.-
Un po' come parlare del tempo, della sparizione delle mezze stagioni, di come gira l'economia. Un modo per rompere il ghiaccio, un modo per attaccare bottone.CITAZIONE-Conoscenza lingue morte
Liv. I – Leggere e tradurre testi greci e latini
Edited by •Styll« - 20/9/2012, 18:38. -
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