Ombra sulla luna

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  1. Obsessed
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    A volte, si chiedeva se sarebbe mai stato possibile.
    Lasciarsi dietro i suoi orpelli umani, le sue scarpe eleganti ma scomode, i suoi vestiti leggerissimi eppure così pesanti, e buttarsi. Sentire il vortice del cambiamento avvolgerla in un amplesso impalpabile, lo schiocco delle ali che le spuntavano sulla schiena...e poi via, volare nella notte, solcare il cieli come un tempo, quando il mondo era giovane e le genti guardavano la notte con terrore, impauriti più dalla loro ombra, che da quella di esseri veramente esistenti. Volare, stridere in una giravolta tra i nembi, il cotone soffice delle nuvole a tagliarle narici e polmoni mentre d'improvviso scendeva in picchiata, sempre più veloce, sempre più ubriaca, fino quasi a schiantarsi, per poi riprendere quota d'un colpo. Sentire tutti gli organi interni sballottarsi dolorosamente dentro di lei, ma oh quanta estasi in quel dolore. La notte le apparteneva, allora, e la luna era il suo riflettore, sulla scena di quel dramma che chiamavano vita.
    Oggigiorno, purtroppo, non si poteva nemmeno alzarsi di qualche centinaio di metri, senza che qualche sistema radar, o satellite, o freak a caccia di alieni, o guardone a caccia di coppiette, non strillasse l'allarme. Una volta addirittura aveva rischiato una collisione con un charter! Si sentiva defraudata del suo legittimo regno, ecco cosa! Il cielo e i draghi esistevano millenni prima che chiunque di quelle scimmie si ergesse nella sua ridicola statura e si autoproclamasse specie dominante. Certe volte li avrebbe...
    Ma no, lei prima di tutti doveva sapere che gli umani avevano la loro utilità...e poi, arrabbiarsi le faceva venire le rughe.
    Così, non poteva fare altro che starsene stesa lì, nell'erba madida di rugiada, a lasciarsi cullare dalle fronde degli alberi, i capelli sciolti a cascata sul terreno e il lungo vestito color perla a bagnarlesi addosso. Restare lì, a sognare un Paradiso perduto.
     
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  2. Saphira_morgan
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    La testa. Gli faceva un male boia la testa. Erano giorni che non smetteva. Forse l’incidente che aveva fatto dopo la scorsa trasformazione gli aveva fatto seriamente male. Ancora. Sentiva la testa che gli scoppiava. Sentiva quasi il sangue che gli pulsava nelle tempie. Non era riuscito a leggere un foglio di più. L’afa dello studio penale, soffocante in qualsiasi stagione, lo stava asfissiando. Per quale raptus di follia aveva sua preso la moto nera e si era messo in strada? Cosa gli era venuto in mente? Bastava prendere una stupida aspirina e sarebbe passato tutto. L’ultima cosa che avrebbe dovuto fare era mettersi a guidare. Ma non ce la faceva proprio a restare in città. L’aria che gli scompigliava i capelli mossi lo fece stare leggermente meglio. Chiuse gli occhi per un secondo. Cosa faceva? Li riaprì di scatto. Cosa voleva, un altro incidente? Proprio lui che riusciva a fare le manovre più complicate senza problemi? No. Cercò di riprendersi ma si rese conto di non farcela. La moto sbandò un attimo ma poi Jasper riprese il controllo. Non sapeva più neanche dov’era. Meglio frenare. Assolutamente meglio frenare. Ondeggiando riuscì a bloccarsi e buttò a terra l’ammasso di ferro scuro. In effetti ora lo vedeva solo come un ammasso scuro. Vedeva tutto sfuocato. Nero, verde e azzurro come avvolti dalla nebbia, e il dolore più vivido di tutto, quasi avesse una forma. Si distese con gli occhi chiusi. Forse passò un minuto, forse un ora lì immobile, cercando di calmare quelle pulsazioni orrendamente insostenibili. Quando queste si attenuarono, riducendo il dolore ad un’ovattata emicrania, si rialzò. Non gli servì aprire gli occhi per capire dov’era. Passi felpati di animali. Il rumore sordo di scarpe sul suolo, troppo morbido per essere sul cemento. Al tatto, fili d’erba. Era nel bosco. Ciò che soprattutto glielo fece capire era il silenzio. Totale, rispetto alla città, troppo piena di voci e rumori che da anni e anni ormai colpivano il suo udito con una forza enorme, decibel dopo decibel. Orecchie troppo sensibili per quel luogo. Dopo la notte di luna piena in cui probabilmente era stato assalito, non riusciva ad usare più né un mp3 né un I-Pod se non al minimo. Il silenzio era per lui il paradiso. Si rialzò sempre ad occhi chiusi, traballando. A senso si avvicinò alla moto. Aveva paura di riaprirli, non voleva che il malditesta ricominciasse come mille tamburi nelle tempie. Alla fine li dischiuse. Amava troppo quel paesaggio per non vederlo. Si avventurò tra gli alberi, e si sentì nel suo elemento. La lince dentro di sé era appagata, ed anche lui. Si incominciava a farsi risentire, l’animale. O forse era solo la sua suggestione. Non fece rumore tra i rami. Si tolse la giacca beige e la lasciò a terra a bagnarsi delle piccole gocce di acqua condensata sulle foglie. Perché non poteva restare sempre lì? Respiri. Ritmici respiri. Ecco perché. C’era qualcuno. Jasper rifletté “Comunque non mi sentirebbe mai. Un uomo qualsiasi non può farlo” tirò dritto, cercando di superare la zona riempita di respiri. Schiacciò un rametto impercettibilmente. Nessun problema.
    SPOILER (click to view)
    che mi dici, posso restare???
     
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  3. Obsessed
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    SPOILER (click to view)
    Ma certo! ^_^


    Il rombo di una moto in lontananza non le era sfuggito. Aveva sospirato, sconsolata. Diamine, MAI un attimo di pace, un attimo per sè stessa. Aveva fatto per alzarsi e andarsene, ma qualcosa l'aveva trattenuta. Nell'aria aveva percepito affanno, sofferenza, ansiti concitati, forse uno svenimento...qualcuno stava male? Ma la domanda fondamentale era: a lei che importava? Tutto o niente. Il vento, impalpabile attorno a lei, aveva portato un odore strano: selvaggio misto a domato. Furia ferina ingabbiata in odore di carne molle umana. Era troppo simile, troppo familiare...in un certo senso, le ricordava lei Decise di restare lì, stesa a terra, ad aspettare che l'istinto del forestiero lo guidasse dove doveva. L'istinto. Tra "monstra", l'istinto è l'unico modo per conoscersi. Il bosco fremeva tutto attorno a lei, come un penitente a colloquio col suo confessore, bisbigliandole frasi, informazioni...ecco, un passo affaticato dopo l'altro, la creatura avanzava verso di lei. La terra le rimandava echi di passi leggeri (troppo per un normale umano, per quanto ben addestrato), quasi felini. Erano passi da uomo, comunque. Aveva troppa esperienza col genere per lasciarsi ingannare. A pochi metri da lei, fu gettato a terra qualcosa (un indumento? Oddèi, non si stava denudando, vero?), e poco dopo lo schiocco di un ramo spezzato la fece quasi trasalire.

    E va bene - si disse, intrecciando le dita dietro la nuca a mò di cuscino - fine del gioco...

    Parlò, senza alzare la voce. Sapeva che, chiunque fosse, poteva udirla benissimo anche senza urlare, e comunque qualcuno che ti urla quando non stai bene non è il massimo della vita, no?

    Bella notte, vero?

    La buttò lì come per caso, mentre il bosco sembrava implorarla di non lasciarlo di nuovo solo con sè stesso.
     
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  4. Saphira_morgan
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    Bella notte, vero?
    Jasper rimase spiazzato. Stava scavalcando delle enormi radici quando sentì il rumore. Qualcuno che si alzava. Lo aveva sentito dalle piccole sfere rugiada erano scivolate sui vestiti e che erano gocciolate dai capelli, dal passo morbido e secco.. quasi come il suo. Non molti ne erano capaci. Un licantropo, come lui? O quale altra creatura capace di muoversi così? Vorse meglio avanzare.. Ma aveva bloccato il passo a mezz’aria. Poi, la voce di una donna. Si girò. La domanda per un momento cadde nel vuoto. Il licantropo svuotò la mente dagli altri pensieri.. Poteva continuare a camminare, ma non volle. La donna gli aveva detto proprio la frase giusta. L’aria era tiepida, la luna splendeva e un venticello muoveva le chiome smeraldo.
    Si, è davvero una bella notte,questa.. disse quasi come un pensiero.
    Tre passi, e superò l’ultimo albero che gli nascondeva l'interlocutore... La vide. E sentì che aveva qualcosa di speciale. Lo sentiva dall'aria attorno a lei, dagli occhi verdi profondi in una maniera impressionante.
    Sarebbe una notte molto meno bella in città.. io credo. Non potremmo vedere le stesse cose che ci sono qui. Mi dispiace di averla disturbata..
    Mentre parlava, per qualcosa la sentì simile a lui. Forse entrambi avrebbero voluto godersi quella notte diversamente, forse non con l’aspetto con cui si presentavano ora. La ragazza gli ricordava in modo impressionante i disegni che faceva suo nonno da giovane.. dive affascinanti in abiti da sera, con i lunghi capelli raccolti.. Forse in casa ne conservava ancora qualcuna.. Ed era certo che lei sapeva su di lui più di quanto lui stesso sapeva, mentre lui di lei non ne sapeva nulla.
    Sorrise. Normalmente non lo faceva così apertamente, qualcuno poteva notare denti un po’ troppo affilati.. ma lei non ne avrebbe avuto paura. Gli riprese un po’ di malditesta..
    Il mio nome è Jasper Hole.. Non sapeva che aggiungere. Sono un licantropo, avrebbe quasi detto, ma poi rise di sé stesso e di quel pensiero. Una lucciola si posò sul suo piede, fragile e luminosa, a salvarlo. La prese tra le mani e la lasciò volare via. Questa si diresse verso i capelli ramati della donna e volò via.
     
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3 replies since 7/9/2010, 08:59   70 views
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