Mitternacht

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  1. ~Hime
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    Il castello sovrastava la sua piccola e gracile figura immersa fra gli alberi che circondavano la cinta esterna. L'ombra delle torri, grazie alla luce lunare, si estendeva su buona parte del boschetto rendendo ancora più cupa l'area in cui sostava la donna.
    L'aria era insolitamente umida e carica di elettricità, come se da un momento all'altro si sarebbe messo a piovere, ma Rachel non poteva spostarsi. Il luogo dell'appuntamento era lì e se anche avesse iniziato a piovere la chioma dell'albero non ancora completamente formata, l'avrebbe parzialmente protetta fino all'arrivo di Lui; il "ragazzino" che l'aveva quasi fatta uccidere per la sua inopportuna curiosità.

    Okay, okay.. non sarei morta ma sicuramente mi sarei spezzata una o entrambe le gambe!

    Giocherellava con il laccio di una custodia scura, la macchina fotografica del ragazzo. Anzi, la nuova macchina fotografica del ragazzo. Rachel non era un genio informatico, ma sapeva che anche formattando un computer tutte le informazioni rimangono nell'hard disk, quindi l'unico modo per essere certi della totale cancellazione dei dati è la distruzione fisica del computer. Ecco, lei aveva distrutto la macchina fotografica originaria dopo aver scaricato su una chiavetta le foto personali che ci aveva trovato.
    La chiavetta usb era allacciata alla catenina della chiave dimensionale ed era proprio al fianco di quest'ultima, inserita nello scollo a V del peplo nero che indossava insieme ad un mantello.
    Una maschera bianca senza alcuna espressione incisa le oscurava buona parte del volto nonostante la parte inferiore di questo fosse visibile dal momento che la maschera dal naso in poi si sviluppava in diagonale. Il cappuccio del mantello tuttavia aiutava a celare anche quella parte scoperta. Al braccio destro, come sempre, c'era Pitio: il bracciale dorato a forma di serpente. Una cintura di cuoio con diverse tasche le cingeva la vita, in una delle tasche teneva una boccetta d'acqua santa, mentre legato sul retro aveva il martello da guerra ridotto ad un cacciavite. Ai piedi infine indossava i soliti sandali in cuoio alla schiava.
    Nonostante fosse primavera il freddo di notte era ancora pungente e lei non poté evitare di avvolgersi nella mantella; avrebbe tenuto duro, per la Dea, era la sua sacerdotessa e in queste vesti era anche una sua Forma Materiale! Non l'avrebbe delusa, né avrebbe sfigurato il suo nome con debolezze umane.
    In lontananza si sentirono i dodici rintocchi dei campanili delle chiese di Nouvieille; era ora, l'appuntamento era per mezzanotte al limitare del castello. Contava di vederlo avvicinarsi lungo la strada per il castello e di attirarlo poi nel bosco, per quanto intraprendente non se lo immaginava a zonzo per i boschi del castello a notte inoltrata.. anche se era questo che faceva durante il loro primo incontro e l'atmosfera non era meno spettrale di quella attuale.
    Le avevano raccontato diverse storie a proposito del castello, anche il suo maggiordomo le aveva sconsigliato quel luogo, ma lei era Kore. Nessuno spettro l'avrebbe spaventata in quella veste.

    Kore.. potrei presentarmi come tale, se mi dovesse chiedere come chiamarmi. Sì, potrei.

    Sorrise divertita fra sé, mentre faceva roteare la custodia scura attorno all'indice. Si aspettava ovazioni per la costosissima macchina fotografica che aveva comprato, era l'ultimo modello uscito, decisamente meglio rispetto a quel catorcio che aveva distrutto. Forse si sarebbe guadagnata un fedele solo con quel regalino.
     
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  2. Kiska;
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    Era passato tempo, tanto tempo, e per la verità non aveva capito l’assurda richiesta della donna, allora: incontrarsi diversi mesi dopo, se rivoleva la sua macchina fotografica.
    Sul momento, desideroso di fare uno scambio e riavere quindi la sua giacca, aveva accettato abbastanza furente; teneva più alla giacca che alle foto contenute nella digitale che lei voleva tenersi in modo da cancellare la foto che aveva fatto alla chiesa sconsacrata e abbandonata.
    In quei mesi in cui non era successo nulla di particolare (se non che la data dell’ultima prova del suo corso era sempre più vicina, in ospedale aveva ormai un certo numero di amici più o meno stretti e stava lavorando duramente alla tesi di laurea) pensò che probabilmente la “sacerdotessa” doveva avergli chiesto d’incontrarsi mesi e mesi dopo poiché sperava si dimenticasse dell’accaduto e di conseguenza anche dell’appuntamento.
    La donna, se aveva creduto così, sbagliava; Ivan aveva una memoria pressoché fotografica e non gli era facile dimenticare, tranne rarissimi casi –era pur sempre un mortale..! Certo, ormai ne era conscio, aveva qualcosa di più, ma si trattava di una creatura di carne e sangue- date, compleanni, appuntamenti, eventi. Ebbene ricordava perfettamente che l’incontro era programmato più o meno per la mezzanotte di quello stesso giorno di primavera… E lui non si fece attendere. Aveva aspettato trepidante quel momento, forse più dell’annuncio delle date per l’esposizione della tesi di laurea.
    Guidando verso la periferia della città, rimuginava tenendo le mani ben salde sul volante. Se quella donna non si fosse presentata sarebbe stato capace, lo sapeva fin troppo bene, di cercarla per tutta la città e anche –perché no!- irrompere in una di quelle loro preziose e segretissime “messe”. Per vendetta, ovviamente, senza dimenticare che avrebbe spiattellato ai quattro venti quanto era accaduto in quella chiesa. Nouvieille era una città del mistero, gli ci erano voluti quasi due anni per capirlo, ma alla fine… si era reso conto che pullulava di gente che sarebbe stata più che interessata alla succosa notizia. Essa avrebbe fatto il giro delle riviste del mistero locali e da lì si sarebbe diffusa su Internet, spargendosi poi a macchia d’olio, incontrollabile come un incendio.
    Parcheggiò al limitare della foresta intorno al castello. Preferiva giungere da lì piuttosto che dalla strada principale; nelle sue notti che precedevano la luna piena, nelle quali vagava come un’anima in pena, aveva avuto modo di girare quasi più della metà dei terreni boschivi nouvieilliani e ormai poteva dire di conoscere a memoria le zone che aveva battuto! Stringendosi nella giacca di finta pelle nera, abbinata ad un paio di jeans grigi e Tiger nere, s’incamminò tra gli alberi. Dopo una mezz’oretta di cammino rinfrancante nel suo elemento –era un licantropo, per natura bisognoso di spazi selvaggi, ma era anche nato sotto un segno di Terra… I boschi erano una seconda casa- vide sbucare dagli alberi la sagoma del castello. Girò intorno alle sue mura, all’ombra di torri e torrette, giungendo quindi di fronte all’ingresso. Si guardò intorno, in cerca della donna, le narici che captavano gli odori cercando una fragranza umana. Era in anticipo, o lei era in ritardo? Controllò l’ora, era mezzanotte e cinque minuti. Semmai, era lui il ritardatario.
     
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  3. ~Hime
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    Ma quanto ci mette? Era stato così svelto a sfuggire al corpo di guardia mesi fa! Forse se non gli corre dietro nessuno, è un pigro e annoiato ragazzino d'alto borgo che per divertirsi ha bisogno d'infastidire gli altri.

    Non aveva nessun orologio, ma aveva detto ad Albert, il suo maggiordomo, di passare per l'una ai confini del territorio del castello per riportarla alla villa nel caso in cui il ragazzo non si fosse presentato. Cosa in cui Rachel sperava, ma gli aveva anche detto di non venire a cercarla se per l'una non di fosse presentata, piuttosto sarebbe dovuto rimanere sulla Tesla della donna ad aspettare pazientemente il suo arrivo. Avevano installato una falsa targa, nel caso in cui qualche altro guardone avesse ficcato il naso in affari che non lo riguardavano.
    Qualche minuto doveva essere sicuramente passato; il suono delle campane si era taciuto ormai da un pò e nemmeno il tipico eco che lasciano nella mente era rimasto. Si guardò intorno, c'era buio pesto nello foresta ma il sentiero che portava al castello era pallidamente illuminato dalla Luna e consentiva una visione più chiara. Avvertì qualche scalpiccio lontano. Non essendo sicura di chi potesse essere si nascose dietro un albero e solo quando sentì i passi superarla, si protese al di là del tronco per identificare lo sconosciuto.
    Alto, magro, capelli corti.. con una giacca nera incredibilmente simile alla precedente.

    Non aveva altro da fare questo ragazzino che venire ad un appuntamento al castello abbandonato? Avrei dovuto assumere dei teppisti e farlo pestare per bene.. perché non l'ho fatto?

    Era ovvio. Nonostante lo smacco d'essere stata messa in scacco da un ragazzino, Rachel era contraria all'uso della violenza laddove non ve ne fosse estremo bisogno e già mesi prima il ragazzo sembrava sincero nel volersi tirar fuori da quella situazione.
    Si chinò e raccolse un sassolino, non era molto grande ma alla giusta velocità e con la giusta potenza, il ragazzo l'avrebbe sentito.
    Si sporse di nuovo per prendere la mira e notò lo strano comportamento dell'individuo, stava annusando l'aria. Rachel provò a fare lo stesso, forse c'era un cattivo odore e non se n'era accorta? No, non le sembrava allora che stava facendo? Fiutava? Tenne il sassolino in mano e ritornò dietro l'albero. Per un attimo la colse un'epifania e una paura, se non fosse stato lui? Se fosse stata una delle Creature di cui l'Anziana le aveva parlato? L'avrebbe fiutata, scovata e divorata?
    Si bloccò, nascosta dall'albero a cercare di razionalizzare la sua paura.. Forse solo lungo il sentiero c'era uno strano odore, ma forse era una Creatura e l'avrebbe trovata in pochi secondi visto che si era stupidamente pure messa un profumo alle rose e lì non c'era nessun roseto!
    Decise di aspettare l'evolversi della situazione. Era pronta a invocare Pitio, il braccio destro era disteso e la mano sinistra pronta a ricevere la frecce lucente.
     
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  4. Kiska;
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    Fogliame, rami, terriccio, polvere; non c’era niente di particolarmente strano nell’aria, tutti gli odori erano tipici di un posto come quello nel cuore della notte. Era tutto perfettamente normale, ed in apparenza non vi era nulla che stonava col posto. Tutto liscio, tutto nella norma, esattamente ordinario.
    Si appoggiò di fianco al portone d’ingresso lasciandosi scivolare pigramente sul terreno ad aspettare. Forse la donna lo aspettava dentro; avrebbe atteso ancora cinque minuti poi avrebbe iniziato a cercarla all’interno del castello. In quel posto chiuso forse gli odori umani erano più facilmente distinguibili.
    Se lei l’aveva gabbato, però, ci avrebbe messo veramente poco a vendicarsi. Odiava profondamente chi infrangeva le promesse, e per giunta, lui che accidenti aveva fatto per darle fastidio? Si era soltanto allungato, a sua insaputa, dove non doveva. Si era trovato, in parole povere, nel posto sbagliato al momento sbagliato beccando anche la persona sbagliata nell’umore sbagliato! Cosa poteva chiedere di più, qualche altro sbaglio?
    Peggio per la donna e la sua misteriosa setta, di cui veramente non gliene poteva importare meno, se non si fosse presentata lei o chi per lei. Lui voleva indietro la sua macchina fotografica e poi avrebbe detto per sempre addio a quella manica di svitati con manie di persecuzione nei confronti degli esterni del loro culto. Non ne voleva più sapere, la sua vita era già sufficientemente piena di trambusto senza che ci si mettesse anche una setta occulta, o quel che era, a scombussolargliela ancora di più.
    Si grattò il capo ravviandosi i capelli. Si perse per un attimo a sfiorarli dalla parte destra, gli piaceva la sensazione dei propri capelli tra le dita.. di sicuro era migliore di stare ad aspettare la donna. Era paziente, certo, e avrebbe aspettato con pazienza un altro po’. E poi.. quel che sarebbe successo avrebbe decretato o meno la segretezza del culto che aveva scoperto qualche mese prima! Meglio per la sacerdotessa se si faceva viva.
    Eppure, di lei nessuna traccia, perlomeno non fisica… vi fu una nota, una fragranza diversa che stonò assai con tutti gli odori che aveva percepito fino a quel momento. Una lieve bava di vento gli portò un odore molto buono, un profumo chiaramente artificiale (aveva una punta di alcool puro, quello presente nei profumi di marca, per l’appunto) con un’essenza di rose. Dubitava che il guardiano del castello (sempre se esisteva) si mettesse a spruzzare essenza di rose nel perimetro e dubitava inoltre che esistesse un roseto.
    Si voltò nella direzione del filo di vento, scorgendo alberi e tenebre. Era abbastanza lontano, ma non troppo per i suoi sensi. Tra i tronchi gli parve di vedere una macchia bianca e un fruscio di qualcosa di scuro; un’impressione? L’avrebbe scoperto di lì a poco.
    Si schiarì la voce tossendo e con aria vagamente disinteressata pronunciò: - Credo che la setta se ne pentirà, se la sua sacerdotessa non si farà vedere… - appariva come un pensiero tra sé e sé, ma chiaramente non lo era. Non era così pazzo da vaneggiare ad alta voce, voleva, com’era ovvio, che la donna lo sentisse. Era abbastanza sicuro che fosse una donna, difficilmente un uomo avrebbe messo con tanta disinvoltura un profumo alle rose.
    CITAZIONE
    SENSI PIU` SVILUPPATI E SESTO SENSO [Abilità passiva]
    Un’abilità anche questa molto utile e caratteristica di questa classe. Permette al licantropo di poter percepire odori e sfruttare i suoi sensi superiori quali soprattutto l’olfatto, l’udito e la vista.
    Si tratta di un’abilità passiva, ovvero che non necessita di volontà da parte del PG per essere messa in gioco, ma è una reazione spontanea.
    Livello I – L’odore che sente maggiormente è quello del sangue, capisce istintivamente se questo è di un non morto o vivo. Vede perfettamente in un raggio di circa 10 metri di giorno e circa 15 di notte. L’udito espande il suo raggio d’azione nella stessa maniera della vista e in queste circostanze riesce a sentire anche i più piccoli rumori e sussurri. Percepisce solo il pericolo quando questo è causato da persone, non da eventi naturali.

     
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  5. ~Hime
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    Non sentì nessun altro rumore e non aveva osato affacciarsi di nuovo, temendo la potesse scovare. Era tesa ed iniziava a sudare freddo, pregava perché quell'individuo si decidesse a fare una mossa, un passo decisivo che lo avrebbero chiaramente identificato come una Creatura o come il ragazzo che aspettava. Si sentiva in imbarazzo e incredibilmente stupida, ma doveva essere cauta la sua vita nella Triade era di estrema importanza, così come quella delle altre Sacerdotesse. Si ritrovò a pensare che avrebbe fatto meglio a mandare uno dei seguaci del Culto, ma la promessa l'aveva fatta lei..

    Accidenti!

    Una folata di vento la colse alla sprovvista e inevitabilmente il mantello uscì dai contorni del tronco. Lo risistemò in fretta e sperò che l'individuo non se ne fosse accorto. Senza rendersene conto stava trattenendo il respiro, quando udì distintamente le parole.. del ragazzo che aspettava. Espirò.
    Sì, ora si sentiva davvero stupida ma doveva mantenere la facciata di una persona sicura. Non poteva farsi mettere in scacco un'altra volta.
    Si scostò dall'albero e guardando in direzione del giovane accovacciato a terra, disse con tono conciliante:

    << Ti prego, non definirla setta. E' un termine così spregiativo oggigiorno, siamo un Culto e non vogliamo male a nessuno. >>

    Si allontanò dalla boscaglia, facendosi avanti lungo il sentiero del castello. La luce della Luna ora rischiarava la sua figura; sembrava forse una raffigurazione macabra, teneva il lungo mantello completamente chiuso davanti a sé, solo gli occhi, il collo e i piedi testimoniavano il suo essere umana. Camminando si avvicinò al ragazzo fino alla distanza di un metro scarso.

    <<Ti aspettavo, ma essendo passato del tempo dall'orario previsto, temevo potessi non essere tu. Come mi hai vista? Ero ben nascosta.>>

    Erano sincere le sue parole, ma ancora di più la curiosità sul gesto del ragazzo fatto poco prima. Nell'incamminarsi sul sentiero era stata attenta agli odori, non sentiva nulla di così particolare da attirare l'attenzione fino a mettersi a fiutare. Erano i normalissimi odori che si potevano trovare in quell'ambiente. Forse nella sua razionalizzazione delle paura aveva dimenticato una terza opzione..
     
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  6. Kiska;
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    Non aveva parlato al vento e non si era sentito ebete nel farlo, dato che la sua attesa sarebbe finita di lì a poco, in parte era come se una sorta di sesto senso glielo suggerisse all’orecchio, bisbigliando. Infatti così fu; non poteva dire di averlo previsto, ma con un po’ di logica ed istinto animale non era poi così difficile avere delle piccole “anticipazioni”. Fu sollevato, e non poteva non ammetterlo. Certamente preferiva riavere la macchina fotografica che montare un grande fracasso e pettegolezzo ai danni della setta.. No, Culto, pardon.
    La risposta della donna si fece attendere qualche secondo. Doveva essere arguta, dato che si era data tempo di rispondere nel modo giusto, era come se sapesse che lui aveva il coltello dalla parte del manico, se solo avesse saputo o voluto sfruttarlo, e aveva dosato con correttezza le parole ed il tono. Oppure era semplicemente solo sorda..!
    Per quanto riguardava il fatto che il Culto non voleva il male di nessuno aveva una sua opinione, d’altronde preferiva evitare di sindacare con la sacerdotessa. Lei aveva scelto di seguire quella religione, lui non era nessuno per farle capire che di certo non gli avevano fatto del bene e soprattutto non aveva il saio da prete per potere avere la scusante di volerla convertire. Sorrise in maniera piuttosto accomodante, non la riteneva una vera e propria stupida, anche se solitamente non aveva una grande stima di chi seguiva così strettamente una religione. Ma probabilmente aveva i suoi buoni motivi. In effetti era curioso, ma aveva visto com’erano i loro metodi, aveva capito –come si soleva dire- l’antifona e a meno di non essere colto da improvvisa impulsività, si sarebbe tenuto la lingua a freno!
    La sacerdotessa, quasi interamente coperta da un mantello nero che le toglieva ogni forma e, sul viso, da una maschera bianca fino a metà faccia, si fece avanti quasi scivolasse nella notte fino a giungere a qualche passo da lui. Il ragazzo, nel mentre, non aveva mosso un muscolo a parte quelli necessari a sorriderle a labbra chiuse.
    Alla sua domanda gli venne spontaneo roteare gli occhi e ridacchiare appena sotto i baffi; già, come aveva fatto a vederla? In realtà non c’era bisogno di chissà quali doti sovrumane per vedere la macchia bianca della sua maschera, ben poco mimetica, i suoi sensi gli avevano solo dato una spinta in più… tornò a guardarla dritto nelle fessure della maschera. Non aveva ancora capito il colore dei suoi occhi.
    - Per la verità, se ti arruolassi quella maschera te la brucerebbero. Buon Dio, non c’è niente di meno mimetico al mondo! – assunse un’espressione divertita, ma contenuta dato che non voleva dare l’idea di prenderla in giro gratuitamente. Aggiunse poi: - Chiedo scusa, non pensavo che cinque, dieci minuti costituissero un ritardo particolarmente grave – non c’era ironia, era sincero. Dovevano essere piuttosto fiscali, in questo Culto, e quel commento ebbe ben cura di tenerselo per sé.
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    SENSI PIU` SVILUPPATI E SESTO SENSO [Abilità passiva]

     
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  7. ~Hime
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    Sorrise, non poté non farlo anche se rappresentava una Dea ora. Era vero, la maschera era tutto meno che mimetica, ma il principale scopo non era quello; doveva celare la sua identità e insieme alla tintura scura con cui aveva ricoperto gli occhi e il contorno, le sembrava d'esserci riuscita piuttosto bene.
    Con una maschera però non era semplice far capire le proprie intenzioni, perciò modulò la propria voce in modo che risultasse il più amichevole e conciliante possibile anche se parte del suono veniva ostruito e ovattato.

    << Non posso darti torto, la prossima volta ne sceglierò una più scura. >> la maschera oscurava completamente i suoi lineamenti ora che per guardarlo, doveva rivolgersi verso il basso, ma sorrise forse gli occhi avrebbero potuto trasmettere quella sensazione anche senza l'esposizione dell'intero viso << Non sono fiscale con gli orari, se è questo che stai pensando.. >> era la cosa più ovvia da pensare anche senza malizia << Ma capirai che per una donna nelle mie condizioni potrebbe essere rischioso farsi notare da altri e poi.. >>

    Questa città pullula di Creature antropomorfe pronte a incantarti, immobilizzarti e mangiarti come una bistecca o berti come un Martini.

    << Non importa.>>

    Prima che potesse proseguire un lampo illuminò il cielo sopra di loro. Senza scomporsi Rachel osservò il cielo in attesa del tuono. Non si fece aspettare a lungo; una saetta bianca attraversò il cielo in direzione ovest e un forte boato scosse l'aria.
    Forse avrebbe fatto meglio a mollargli la macchina fotografica e la chiavetta usb, ma le spiaceva aver fatto tutta quella strada per poi non sapere nulla, nemmeno il nome del giovane furfante. Era combattuta e il tono con cui parlò, lo dimostrava piuttosto chiaramente:

    << Vuoi entrare nel castello?>>

    La Dea era con lei; non temeva i tuoni, i fulmini, il ragazzo o gli spiriti di cui le avevano parlato piuttosto temeva che cercare di conoscerlo avrebbe potuto farla cadere in fallo e rivelarsi come Rachel Wood, la donna dietro la maschera. Mentre attendeva una risposta, accelerò il pensiero e i ragionamenti. Era la prima volta che si trovava in una situazione simile; non poteva parlare di sé, né del Culto..
    In quelle vesti lei non era Rachel, ma non poteva nemmeno essere la Sacerdotessa del Culto o avrebbe rivelato più informazioni di quante già quel ragazzo dovesse conoscerne.. chi era Lei, ora?

    Rachel si sentì improvvisamente scomparire dietro la maschera che indossava.
     
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  8. Kiska;
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    In modo del tutto involontario le aveva dato un suggerimento. Si sentì un poco lusingato, non seppe bene perché; probabilmente, il fatto che una misteriosa sacerdotessa di un culto altrettanto misterioso l'avesse accolto, lo faceva sentire importante: quando si dicevano le piccole cose che miglioravano l'umore!
    L'aria da qualche minuto si era fatta più pesante, la pressione era aumentata: non faticava a scommettere che avrebbero assistito, presto o tardi, ad un bel temporale. Una manna per i boschi alle loro spalle, un po' meno per loro.
    Non fece commenti sulle condizioni atmosferiche, stando ad ascoltare, invece, le parole della donna mascherata. Un luccichio negli occhi gli suggerì un sorriso, era davvero così? Forse; rimanere fisso, se lei aveva sorriso, sarebbe stata una scortesia. Piegò appena i lati delle labbra, ricambiando in quel modo, così non si sarebbe macchiato d'imbarazzo se lei non aveva sorriso, e avrebbe dimostrato in entrambi i casi di essere una persona cordiale, se non gli si dava motivo di non esserlo. Annuì alle sue parole; certo non era prudente starsene lì in mezzo al bosco di notte, mascherata (dubitava non armata, o dotata di chissà quali poteri). Non aveva concluso il discorso, ma dato che non era nuovo delle piccole stranezze della città -per certi versi, lui stesso lo era... E si sarebbe guardato bene dal riferirglielo.- suppose che si riferisse proprio ad esse.
    Per ora la sacerdotessa sembrava essere a posto, nonostante non gli avesse ancora dato la macchina fotografica, ma lui non aveva fretta... Finché non si metteva a piovere! Immaginava che lei avrebbe voluto parlargli un poco prima di concludere le trattative. Poteva scordarsi, però, di chiacchierare nel bel mezzo di un temporale!
    Improvvisamente il cielo s'illuminò quasi a giorno verso ovest: un lampo aveva squarciato le nuvole, seguito a breve da un roboante tuono, annunciando l'imminente arrivo della tempesta. Nell'esatto momento in cui il lampo s'accese, il ragazzo abbassò la testa tra le spalle, assottigliando gli occhi e irrigidendosi in direzione della luce improvvisa. Le orecchie, sotto i capelli, si mossero in maniera impercettibile verso l'interno. Odiava i lampi e la sua natura animale l'accentuava, nemmeno poco.
    La proposta della donna, nonostante gli apparisse titubante, fu accolta con molto più piacere di quanto lei non potesse immaginare. - Molto volentieri. L'avrei fatto in ogni caso, io non ho voglia di tornare a casa zuppo, immagino nemmeno tu. - S'incamminò verso il portone di legno del castello. In certi punti era scrostato e rovinato con piccoli licheni gialli che crescevano sulla sua superficie invecchiata e rovinata dal tempo. Era appena accostato: tenendo una mano in tasca, la testa incassata tra le spalle -la sensazione orrenda di angoscia che aveva avuto quando il lampo era comparso non accennava a diminuire- spinse appena camminando in avanti. Il portone si aprì sui suoi passi.
    - Conosci il posto? Fai da guida? - le chiese, scostandosi dal portale per lasciarla passare. La prospettiva di esplorare il castello abbandonato era più allettante di restare fuori sotto un temporale pieno di lampi. Pavimenti a rischio di crollo, polvere, chissà, qualche spirito... Niente in confronto ai fulmini.
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    SENSI PIU` SVILUPPATI E SESTO SENSO [Abilità passiva]

     
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  9. ~Hime
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    Era rimasta compiaciuta del sorriso che le aveva rivolto il ragazzo, dopo tutto sembrava avrebbero potuto condurre una conversazione meno astiosa ed erano bastate solo delle parole amichevoli e uno sguardo conciliante.
    Non si era accorta della reazione del suo compagno d'avventura al rombo del tuono e alla luce scaturita dal fulmine dal momento che stava proprio osservando quel fenomeno. Non amava i temporali ma nemmeno li odiava; le mettevano sono una gran malinconia di casa, Londra, la città della pioggia.
    Alla risposta favorevole della proposta avanzata da Rachel, i due si incamminarono verso l'entrata del castello. Lui si dimostrò pure un vero gentleman nel tenerle aperta l'entrata per il castello abbandonato, pieno di spettri. Sì, certo spettri.. magari anche i fantasmi del Natale alloggiano qui in attesa del periodo giusto. Di tutte le Creature che le erano state elencate e spiegate dall'Anziana, gli Spiriti erano quelle a cui meno credeva. E' un castello aperto a tutti, come minimo qualche barbone o qualche drogato è venuto a stare qui e per divertirsi s'è messo a ululare e spaventare i curiosi per mantenere il posto abbandonato.
    Pensare ai barboni non poté non farle riaffiorare il ricordo di quando anni fa era Lei in quelle condizioni ma fortunatamente non avrebbe dovuto crogiolarsi in quel ricordo, il ragazzo infatti interruppe il suo flusso di pensieri chiedendole se avrebbe fatto da guida.
    E come?!
    Si fece avanti, oltrepassando la porta ed entrando nel castello buio.

    << Mi dispiace, la donna sotto questa maschera non conosce il posto. >>

    Si accorse solo allora della posizione incassata della testa del ragazzo, aveva paura? Non se lo sarebbe aspettato proprio dal ficcanaso che s'era fatto rincorrere solo qualche mese prima da un corpo di security addestrato e da Lei. Per certi versi le ricordava suo nipote William, gradasso fintanto che tutto andava bene e una mammoleta quando succedeva qualcosa. L'inverno scorso se l'era trovato nel letto alle due di notte per un incubo che aveva fatto. Di solito bastava qualche coccola per calmare i bambini, gli adulti invece? Fu quasi tentata dall'idea di rassicurarlo con una pacca amichevole, ma si trattenne.
    Staccò la spilla che manteneva il mantello chiuso di modo che avesse le braccia e le mani libere, ma non abbassò il cappuccio.
    Non poteva toccarlo ma le dispiaceva non spendere due parole per rassicurarlo, dunque utilizzando il tono dolce e sicuro che utilizzava anche con i seguaci del Culto, disse:

    << Non temere, la Dea ci proteggerà e ci guiderà verso il cammino più sicuro.>>

    Lui ormai sapeva del Culto, perciò fintanto che non entrava nei dettagli poteva benissimo parlarne. Tanto senza prove la sua parola non valeva nulla nemmeno per il peggiore dei giornali scandalistici.


     
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8 replies since 22/9/2011, 22:00   112 views
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