Quest: Kakurenbo ~ Colton

Ore 21:07 di una tranquilla serata di inizio primavera illuminata dalle stelle. Ci troviamo in uno dei cimiteri di Nouvieille dove il cacciatore Colton White si è recato in seguito ad un'informazione pervenutagli di recente da suoi informatori più o meno attendibili: si dice che creature maligne si annidino da qualche parte in una dimensione parallela, non si sa quale sia il loro obiettivo, né se questa diceria sia vera o meno, ma il nome del luogo giunto alle orecchie del cacciatore, Kakurenbo, non è roba da poco.
Scoperto il metodo di entrata, cioè lanciare un'antica moneta giapponese, di quelle che si trovano nei musei, all'interno di un portale invisibile e passare all'interno, Colton si appresta ad iniziare la sua carneficina di mostri quotidiana.

La moneta lanciata colpisce la parete ma invece di rimbalzarci contro viene risucchiata. L'immagine della parete tremola e gradualmente appare uno specchio luminoso enorme quanto una porta. Una volta oltrepassato ci si ritrova per qualche secondo nella completa oscurità con l'ovale luminoso dello specchio che si richiude alle proprie spalle. Subito dopo il buio si dissolve in un batter d'occhio e ci si ritrova in un grande cortile il cui nome è scritto in giapponese su una targhetta bianca sporca sul muro. Circondato su tre lati da altissimi edifici alti come grattacieli, sul lato frontale (cioè la parete di fronte a Colton, lontana una trentina di metri circa) c'è un'entrata alta svariati metri fatta di un portone di legno imponente e vecchio con appiccicati fogli strappati e scritti ma alcuni ancora leggibili, sempre in giapponese. L'entrata è preceduta da una costruzione di quattro colonne a sostenere un doppio tetto in stile religioso con una grande insegna a ideogrammi rossi che si accendono a intermittenza come se mancasse la corrente, e delle lanterne rosse a ogni colonna che danno luce all'ambiente. La pavimentazione è di pietra grigia cosparsa qua e là di sabbia fine che in alcuni tratti pare avere forme conosciute, ma bisognerebbe guardare meglio.
Appena prima dei tre gradini che portano al piano rialzato su cui siedono colonne e portale d'entrata, c'è un blocco di pietra rettangolare su cui giace una maschera di volpe; inciso nella pietra ci sono due righe in giapponese.
Se si guarda in alto, laggiù dove le cime dei grattacieli formano un quadrato, si può vedere un cielo blu scuro e un po' nebbioso.

Sulla prima scritta individuata da Colton c'è scritto il nome del cortile, Piazza Otokoyo.
In cielo per un attimo al cacciatore pare che sia passato un punto nero velocissimo che subito è scomparso nel nulla.
Da esperto cacciatore qual'è, Colton dà un'occhiata alle tracce sulla sabbia. Nota così orme di piedi di varia età, adulti e bambini, con scarpe o scalzi.
Il pavimento è liscio e senza alcun tipo di danno, come se quel posto non fosse frequentato abbastanza da guadagnarsi tutte le piccole increspature e segni che ogni piazza vivace dovrebbe avere.
La scritta intermittente al neon in alto recita “Kakurenbo”.
Sulla pietra dove poggia la maschera le frasi giapponesi dicono “Solo la volpe può entrare”.
I fogli presenti sul portone in legno sono uguali a sigilli che per tradizione in Giappone sono creduti avere qualcosa di magico e spirituale. Leggendoli si può notare la loro natura contrastante: alcuni sono per tenere chiuso il portone, altri per aprirlo con la forza. Molti fogli di entrambi i tipi sono strappati, bruciati o sbiaditi; il perché non è chiaro e non ci sono indizi che potrebbero aiutare rivelarlo.

Quando Colton infila la maschera succede qualcosa di imprevedibile. La maschera trema sul suo viso e si attacca come se fosse incollata. A nulla valgono gli eventuali tentativi del cacciatore di togliersela. C'è un iniziale assenza di ossigeno ma dopo pochi secondi l'uomo torna a respirare mentre il materiale della maschera si fonde magicamente con la sua pelle e i suoi muscoli facciali: ora la sua faccia è la maschera, la sua identità la volpe.
La maschera ha ricoperto tutto il volto di Colton e se prova a parlare, respirare, fare espressioni facciali, si accorgerà che può farlo normalmente; la bocca, gli occhi e tutto il resto del viso ora corrispondono ai disegni della maschera i cui lineamenti si muovono di conseguenza. La maschera è normalmente dotata di tatto, la si sente come la propria pelle anche se di materiale duro e liscio.

Indossata la maschera e finito il processo di unione, il portone di legno comincia ad aprirsi lentamente con un cigolio sinistro che rimbomba tutt'attorno. Oltre si vede un normale incrocio con sei direzioni, la strada cementata con normale asfalto, e alti condomini ai lati delle stradine. Dall'aspetto in cui versano pare tutto abbandonato e lasciato a se stesso ma non ci sono gravi danni alle strutture.

Il termovisore del fucile d'assalto di Colton non individua nulla a parte le deboli luci dei lampioni che percorrono le strade.
Le pareti dei condomini sono scalabili senza problemi, lo stato abbandonato delle abitazioni non pregiudica la struttura degli edifici che rimane in buone condizioni. La parete, al contrario dell'altro lato, è priva di balconcini ma ci sono finestre su cui soffermarsi.

Verso la metà dell'edificio di nove piani che il cacciatore vuole scalare, la luce dei lampioni permette di notare una lucertola dalla testa rossa, lunga all'incirca un metro, che si arrampica velocissima fino al tetto fino a sparire alla vista.

In alto, dove si è fissato il rampino di Colton, appare un uomo lucertola che emette un fastidioso ruggito sibilante con tanto di lingua biforcuta finale. Il mostro prende la corda del rampino e comincia a issare il cacciatore con la forza delle braccia. Pare che lo sforzo per lui sia quasi nullo.
A parte qualche protezione e dei pantaloncini, l'uomo lucertola è poco vestito; si vedono bene gli artigli e anche ad occhio la pelle pare resistente.

L'uomo lucertola guarda famelico il cacciatore con i suoi occhi gialli e spalancati. Rimane quindi spiazzato e momentaneamente accecato dal pugnale rompispada benedetto di Colton; lascia la presa sulla corda del rampino per portare le mani agli occhi doloranti, tuttavia il cacciatore non cade grazie alla presa sul rilievo e la preparazione fisica per tenersi su.

Dopo l'esposizione visiva alla lama, la lucertola compie un balzo indietro, perciò il colpo di Colton va a segno solo parzialmente lasciando un solco non molto profondo sul polpaccio della creatura malvagia. Non esce sangue e pare che la lucertola non ci faccia nemmeno caso.

La bestia, dimostrando una qualche forma di intelligenza, compie altri agili passi indietro sulla terrazza del condominio per non essere alla completa mercé del cacciatore durante quegli attimi di cecità. In seguito si toglie le mani dal viso e fissa l'avversario con una membrana naturale semitrasparente di colore arancione. Ora non sembra avere problemi di vista di fronte alla lama benedetta.

Ruggisce sibilante con rinnovato vigore e rabbia, e si mette in posizione d'attacco lasciando le mani artigliate siano ben visibili, gonfiando il petto istintivamente per spaventare il nemico.
Con grande agilità si lancia verso il cacciatore per colpirlo con una mano artigliata.

Il terrazzo è ampio ma spoglio: ai bordi ci sono vecchi vasetti di piante morte, le scale antincendio che costeggiano l'edificio sono inutilizzabili poiché rotte, l'unica cosa che può avere rilevanza è la porta che conduce alle scale interne del condominio, e il fatto che basterebbe un buon salto per andare sulla terrazza dell'altro condominio più basso di un metro rispetto a questo.

Inaspettatamente la sorte dello scontro viene tolta ai due guerrieri: un buco si apre sotto i piedi dell'uomo lucertola e, come fossero sabbie mobili nere, lo trascinano all'interno mentre il mostro si dimena e cerca di aggrapparsi inutilmente al pavimento con gli artigli. I proiettili di Colton quindi non colpiscono l'avversario, dato che quest'ultimo è stato tirato giù a terra, facendo sì che li schivasse.

La bestia sparisce nella sostanza nera e, dopo qualche secondo, il buco comincia ad allargarsi alla velocità di mezzo metro al secondo, facendo sparire dentro di sé il condominio metro dopo metro, e rischiando di inghiottire anche il cacciatore se non si sbriga a svignarsela.