Where it ends and begins -

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  1. laudanum ;
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    Negli aeroporti, quando passo al controllo, mi innervosisco come tutti gli altri. Non è mai successo che non facessi scattare il famoso ‘bip’. Così ho sempre diritto al pacchetto completo: mani maschili mi palpano dalla testa ai piedi; un giorno non ho potuto impedirmi di dire loro: “Credete davvero che farei esplodere l’aereo?”
    Pessima idea: mi hanno costretto a spogliarmi. E’ gente priva del senso dell’ umorismo.
    Oggi, al controllo ho fatto scattare il ‘bip’. Per la prima volta ho riso. Come previsto, mani maschili mi hanno palpato dalla testa ai piedi. La mia ilarità è apparsa loro sospetta, e ho dichiarato che soffrivo il solletico. Quando hanno passato al setaccio il contenuto del mio bagaglio, mi sono morso l’ interno delle guance per non ridere. A parte un paio di pantaloni, una camicia e il macbook, non avevo con me altro che indumenti palesemente femminili, etichetta inclusa: Aliénor mi aveva (poco gentilmente) chiesto di portarle qualcosa al ritorno dal mio viaggio, così avevo pensato bene di alleggerire il mio portafogli per qualcosa di utile, almeno.
    Mi hanno guardato, titubanti, allontanandosi dal bagaglio e permettendomi di rimetter a posto la roba e di andar via.

    L’aereo sarebbe decollato a breve. Cintura allacciata, “No surprises” negli auricolari del mio i-pod, occhi chiusi e stavamo già volando; i miei pensieri anche.

    Nel giro di due ore o poco più, tra autobus e metro, raggiunsi il centro di quella che da neanche un mese era diventata la mia nuova ‘casa’, o perlomeno lo sarebbe stata; non mi ci sarebbe voluto granché per ambientarmi: sembrava a tutti gli effetti una metropoli in miniatura, intagliata a mano e deposta in una vasta distesa pianeggiante, non troppo né troppo poco movimentata, ospitale, o all’ apparenza almeno, nonostante quel fresco vento sferzante che imperversava nelle strade e che sembrava aver spazzato via, oltre alla polvere, anche i passanti. Fissai lo sguardo sullo schermo del cellulare: mancavano quasi tre ore alla mezzanotte, e la pietra che pavimentava le strade principali della città catturava già le chiazze di luce dai negozi e dai palazzi circostanti. Ma non era il momento di fermarsi per strada ad appiccicare il naso a quelle vetrine che mi sbattevano in faccia le loro luci fin troppo vivaci, né tantomeno a perder tempo: ce ne sarebbe stato già parecchio da spendere nella prima taverna che mi fosse capitata sotto tiro, e sapevo fin troppo bene che questa volta non potevo permettermi di essere in ritardo con Aliénor.
    Continuai a camminare lungo le strade che piano iniziavano a farsi più buie, dove i rumori delle auto si facevano più sordi; prima che girassi l’angolo di una vecchia torre campanaria, mi voltai un’ ultima volta ad osservare il marciapiede alle mie spalle e continuai poi, per crollare infine sulla poltrona di un vecchio caffè.
    L’interno, rivestito di pannelli scuri, odorava di cera, bruciato e tappezzeria polverosa; mi sedetti su una delle panche in fondo ad un angolo, sentivo il peso della stanchezza degli ultimi giorni come poche volte. Non si poteva certamente dire che fosse uno dei locali più frequentati, per quanto tuttavia potesse essere affollato dagli individui meno raccomandabili e volgari che avrei voluto incontrare. Posai il bagaglio accanto a me, gli occhi su un vecchio cartoncino sgualcito dal tempo che sarebbe stato il .. menù?
    Non feci in tempo ad allungare una mano verso di esso, che una donna occupò la sedia di fronte a me, sedendosi in maniera poco garbata e chiedendomi prontamente cosa avessi intenzione di ordinare; il suo viso era giovane, ma tradiva già i primi segni del tempo, con quel leggero incresparsi della pelle, quasi un velo di fatica che tuttavia fu abile nel mascherare con quel finto sorriso che mi rivolse, la prima e la seconda volta, per portarmi la pinta di bionda doppio malto che le avevo frettolosamente chiesto.

    Edited by laudanum ; - 17/2/2013, 18:58
     
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  2. Night_Moon
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    Oggi: primo premio come giornata d' inferno dell' anno 2013. Sveglia alle 5:30 per preparare i cavalli alle prime lezioni, apri il maneggio, pulisci tutto, gira i cavalli, ingrassa le redini, lava i morsi, pulisci i box e passa il mangime. Ovviamente nulla è andato così liscio: il cancello automatico si è bloccato, il rastrello disperso, uno stallone imbizzarrito stava per spaccarmi la testa con una zoccolata, scopro che due selle si sono aperte ed il mangime era quasi finito. Come se non bastasse le lezioni erano state un disastro e una signora è venuta a farmi la predica perchè non si ritrovava un bollettino che aveva perso lei stessa. Vado in città per ricomprare le due selle (che ovviamente mi costano un patrimonio) e poi per finire in bellezza una bella visita dall' avvocato con annessa discussione. Insomma proprio una bella giornata, ed ora mi ritrovo qui, titubante davanti ad un bar. Non ho molti contanti appreso e quindi mi dovrò accontentare solo di un paio di birre. parcheggio la mia adorata Ducati davanti al bar ed entro sistemandomi il colletto del giubbotto di pelle
    -Veramente un gesto strafico Alice, complimenti!- mi dico da sola
    -Fantastico, abbiamo attivato la modalità Smeagol?- mi siedo al primo posto che mi capita e mi guardo intorno. Una betola di second' ordine, con una puzza quasi nauseante. Etcì
    -Ci mancava solo il raffreddore...e sto di nuovo parlando da sola!- borbotto esasperata da me stessa. Ordino la mia birra e la sorseggio mentre do un occhiata abbastanza disinteressata al notziario che va sul piccolo televisore sporco di unto appeso all' angolo in fondo. Le solite notizie prive di interesse, politici stupidi e politici illuminati, cronaca nera e cronaca rosa. Giornata del cavolo! la mia attenzione viene attratta da un ragazzo seduto una panca accanto a me. Ha qualcosa di strano, come se distaccasse completamente da tutta l' atmosfera... ha un bagaglio quindi forse è un turista o un nuovo arrivato in città, trangugia ben due pinte eppure sembra stare tranquillo. distolgo lo sguardo, non devo farmi scoprire a fissarlo, potrebbe pensare chissà cosa e farsi strane idee, in un posto del genere non si sa mai. Afferro il mio cellulare e lo ringrazio mentalmente per aver lo schermo che riflette così bene.
     
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  3. laudanum ;
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    Non bisognava certamente avere la perspicacia di un genio per capire che quel buco di fogna in cui m’ ero fermato doveva vantare una clientela che avrebbe non difficilmente retto la concorrenza con gli elementi meno raccomandabili e miserabili dei quartieri più sporchi, poveri e malfamati di qualsiasi altra grande cittadina; uomini dalle fattezze rimarcate per le sofferenze e la vecchiaia, dagli occhi minacciosi e stanchi e donne di malaffare disposte a guadagnarsi da vivere nel meno peggiore dei modi.
    Non che fossi completamente a mio agio, semplicemente ero il più lontano possibile dal credere che qualcosa o qualcuno avrebbe potuto rappresentare un problema per me, lì dentro. Nessun timore, nessuna prudenza: con lo sguardo placidamente indifferente di un vero e proprio turista, curiosavo; un po’ distrattamente il mio sguardo vagava tra quelle sagome che si muovevano furtivamente tra i tavoli polverosi e oltre la parete ad angolo al di là del bancone. I loro sguardi, le loro parole si palesavano in tutta la loro più profonda e disperata umanità: la rabbia, il sacrificio, la speranza, l’ insoddisfazione … sarebbero stati tutti quanti dell’ ottimo e abbondante materiale di studio per uno psicologo alle prime armi senza grilli per la testa, a-aah.
    Ma non per me, certamente: motivo per cui tornai alla solitaria relazione con la mia pinta, bevendone a grandi sorsi la birra ed alzando lo sguardo nuovamente per fermarmi sul minuscolo schermo di un televisore agganciato ad una parete: tentativo vano nella ricerca di una distrazione che fosse diversa dallo spettacolo poco conciliante che quelle povere bestie ostentavano.

    - Cristo dio, neanche a pagarmi per aver beccato un localetto da quattro soldi come questo.

    Scossi la testa, ingoiando poi ancora un sorso di birra e sospirando lieve, tra me e me, per frugare nella tasca destra del giubbotto e tirarne fuori infine una piccola scatoletta in cartone recante la dicitura “Chicago Licorice Sticks”. Cercai con lo sguardo un orologio su una delle pareti, sporgendomi appena verso destra e soffermandomi distrattamente sul profilo di una giovane donna; non doveva essere lì da molto, no, non l’ avevo notata prima dell’ ultimo sorso al boccale. Una panca a sinistra della mia, si fermò lì, borbottando tra sé e sé qualcosa: non che il modo in cui era vestita avesse attirato la mia attenzione, ma l’ avevo chiaramente sentita parlare da sola, per la seconda volta.
    - “Ci mancava solo il raffreddore...e sto di nuovo parlando da sola!” - come potevo resistere alla tentazione di girarmi e vedere che faccia avesse quest’ ultimo fenomeno da baraccone appena arrivato? Gomiti fermi sul tavolo, senza troppe cerimonie girai il capo puntando lo sguardo sulla figura di quella donna che effettivamente, non m’ aspettavo fosse così giovane. Il viso era in parte nascosto da lunghe ciocche di capelli che le ricadevano ai lati delle guance, e il suo sguardo era rivolto allo schermo del suo cellulare: non sembrava essersi accorta affatto di me.

    - ‘nsomma, fortuna che c’è qualcuno messo anche peggio di me. - pensai tra me e me, inarcando un sopracciglio con aria di disappunto e sorridendo a mezzo,per voltarmi infine.

    SENSI PIU` SVILUPPATI E SESTO SENSO [Abilità passiva]
    Un’abilità anche questa molto utile e caratteristica di questa classe. Permette al licantropo di poter percepire odori e sfruttare i suoi sensi superiori quali soprattutto l’olfatto, l’udito e la vista.
    Si tratta di un’abilità passiva, ovvero che non necessita di volontà da parte del PG per essere messa in gioco, ma è una reazione spontanea.
    Livello I – L’odore che sente maggiormente è quello del sangue, capisce istintivamente se questo è di un non morto o vivo. Vede perfettamente in un raggio di circa 10 metri di giorno e circa 15 di notte. L’udito espande il suo raggio d’azione nella stessa maniera della vista e in queste circostanze riesce a sentire anche i più piccoli rumori e sussurri. Percepisce solo il pericolo quando questo è causato da persone, non da eventi naturali.


    Edited by laudanum ; - 17/2/2013, 18:58
     
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  4. Night_Moon
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    Il tizio si è voltato verso di me, forse incuriosito dal mio parlare da sola o che altro. Certo non è uno che bada molto ai convenevoli e si nota dal modo in cui mi fissa. Un bel ragazzo tuttosommato eppure ha qualcosa che non mi quadra, qualcosa che mi mette allerta. Non so bene identificare di cosa si tratta solo una specie di fastidio, mi mette a disagio. Senza arcorgermente ho persino finito la birra, poco male ne ordino una seconda e bevo anche questa direttamente dalla bottiglia. Decido di non perdere di vista il ragazzo, mi incuriosisce il perchè una persona così apparentemente normale si ritrovi in una betola come questa. Tiro fuori dalla tasca interna del giacchetto una compattina nera e fingo di farmi una foto scostando però l' obbiettivo più verso il ragazzo. Sulle mie labbra si disegna un lieve sorriso vittorioso.
     
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  5. laudanum ;
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    Tamburellai con le dita sulla superficie legnosa e pulita male del tavolo, riponendo davanti a me il boccale in vetro e sfilando poi dalla piccola confezione decorata in verde e bianco, stretta tra l’indice e il pollice, un bastoncino di liquirizia. Ne restavano soltanto altri due: poco male, via, almeno era solo il primo pacchetto di un’ intera giornata. Alzai lo sguardo, alla ricerca di un qualsiasi cartello antifumo che fosse affisso sulle pareti: il quale, nascosto com’era tra le code di fumo che nascevano dalle labbra di chi era seduto agli sgabelli al bancone nel vano adiacente, e la poca luminosità della sala, era poco visibile ma c’ era.
    Dal momento che non posso, ah. – commentai ironicamente tra me e me, stringendomi nelle spalle e fermando il bastoncino tra le labbra.

    Quel covo di malandrini cominciava a brulicare di un’ accozzaglia di gentaglia, pellegrini e perdigiorno, che andava e veniva, in continuazione: alcuni di loro sembravano aver indirizzato la loro attenzione proprio nella mia direzione, ma sicuramente i loro sguardi dovevan essere rivolti più al mio bagaglio, che a me. Distolsi lo sguardo, picchiettando rapidamente con un piede sul pavimento e afferrando la linguetta in ferro all’ altezza del collo, tirandola verso il basso e aprendo la cerniera della mia felpa; doveva essere colpa della birra, forse, ma iniziava a far tremendamente caldo. Sbirciai al di là della vetrata nascosta in parte da un corto e sudicio pezzo di stoffa a quadretti: a quale razza di buffone sconsiderato era venuto in mente di piazzare un bolide da corsa proprio all’ ingresso di una vecchia catapecchia come quella? Sbuffando un sorriso mi resi quasi piacevolmente conto che certamente il mio bagaglio non avrebbe retto il confronto con un gioiellino di quel calibro, che non a caso, aveva già attirato intorno a sé i primi curiosoni: sigaretta accesa e braccia conserte sul petto, sembravano già averci preso confidenza.
    Se solo Aliénor si fosse fatta sentire, a quell’ ora avrei avuto una meta precisa da raggiungere, magari la serata avrebbe preso una piega diversa, avrei potuto sbarazzarmi di quel bagaglio, raggiungere la sua villa in periferia con la sicurezza di vedere qualcuno ad aprirmi la porta, e di poter finalmente riposarmi invece che star lì in quella tana di banditi. Come se non bastasse, la giovane donna che s’era accomodata poco prima alla mia destra, sembrava essersi appena auto scattata una foto: il flash della sua fotocamera m’aveva distratto e d’ istinto m’era voltato nuovamente per osservarla. Ebbi la conferma di ciò che aveva poco prima pensato: quella tipa doveva avere qualche rotella fuori posto; ne avevo viste molte, ma quella. Lei, seduta da sola in un buco di fogna di ultima categoria, con il suo mezzo sorriso che le piegava l’angolo delle labbra verso l’alto e gi occhi abbassati sullo schermo della fotocamera.
    Ma, se invece mi stessi sbagliando? A giudicare dall’ aspetto del locale e ella sua clientela, nessuno degli astanti avrebbe potuto dirsi interessato in un certo qual modo alla fotografia, né tantomeno era quello il luogo più opportuno per tirar fuori una macchina fotografica e soddisfare le proprie smanie da narcisista. E cosa avrebbe potuto farsene poi di un autoscatto una tracanna-birra del genere? Certo è che aveva ben poco in comune con i clienti abituali del localetto, individui che si sarebbero accontentati di poter mangiare e bere quasi ogni giorno, e che con una macchina fotografica avrebbero potuto farci solo una cosa: venderla.
    Non restavano peraltro chissà quali altre opzioni: una turista nomade capitata nel posto sbagliato, e ci credevo poco, dal momento che se così fosse stato, una ragazza non ci avrebbe pensato due volte a girare i tacchi e togliere il disturbo ancor prima di sedersi ai tavoli; oppure uno sbirro, ma questa seconda ipotesi si confutava da sé sul nascere.
    La cosa si faceva insolitamente interessante, e almeno per il momento avevo trovato un modo per ammazzare il tempo: afferrai il bagaglio, spostandolo sul pavimento e scivolando verso l’angolo esterno della panca così da avvicinarmi, per quel che fosse possibile, alla ragazza; la quale, peraltro, sola sulla sua panca ed intenta com’ era ad osservare lo schermo della sua macchinina magica, pareva non essersene neanche accorta. Piegai lievemente le labbra nel più naturale dei sorrisi, voltandomi con il busto verso di lei e piegando un gomito sullo schienale.
    “ Dovresti stare attenta a venir in un posto come questo completamente sola e … - con un cenno del capo indicai l’aggeggio che stringeva in una mano, inclinando poi appena la testa - .. a scattare fotografie, mh?”

     
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  6. Night_Moon
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    Sento il ragazzo muoversi, dai rumori sembra si stia avvicinando così mi affretto a spegnere la macchinetta in modo che non veda il display però mi volto solo dopo aver sentito la sua voce. Una donna con un tale udito sarebbe troppo strano, ed io già lo sono di mio. Mi volto con un sopracciglio alzato, quella che avevo appena sentito era la frase più idiota di tutta la giornata, considerando che avevo parlato con il mio avvocato era un buon primato.
    - Non credo di essere il tipo di donna che si spaventa per quattro buzurri. gli dico un po' scocciata, sbuffo ...e comunque non mi sembra il posto adatto neanche ad un turista affermo alludendo al suo bagaglio appogiato a terra. Lancio un' occhiata fuori dal locale dov' è parcheggiata la mia moto, come al solito quel gioiellino ha attirato un gruppetto di curiosi. Poco male, non riuscirebbero a smuoverla neanche con un elefante e le chiavi sono ben assicurate alla mia cintura. Ritorno con l' attenzione sul ragazzo, ha nuno strano sguardo vispo, quasi inquietante con quella luce.
    -Per visitare la città questo è un posto un po' strano, ti consiglio di andare in centro per ammirare meglio la città.
    gli dico in fine mantenendo il suo sguardo.
     
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  7. laudanum ;
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    Strinsi le labbra e alzai le sopracciglia guardandola con sufficienza.
    “ E che tipo di donna credi di essere, mh? “ - furono le parole che spontaneamente vennero fuori dalle mie labbra e che pronunciai nella maniera più naturale possibile: nessuna intenzione di scherzare né di prenderla in giro; era semplicemente un modo come un altro di rispondere ad un’ affermazione, di continuare una conversazione, o di poter approfondire la sua conoscenza. Una domanda piazzata lì a caso, forse per pura curiosità. Trattenni il bastoncino di liquirizia tra due dita, sostenendo il suo sguardo: certamente il suo non mi sembrò il più gentile dei modi per rispondere ad una semplice domanda, anzi, nel tono della sua voce quasi si poteva distinguere una punta di arroganza. Ma ero un estraneo, cosa potevo aspettarmi alla fine dei conti? Avvicinai nuovamente le dita alle labbra per stringere la liquirizia tra i denti e voltarmi poi a rivolgere uno sguardo frettoloso al mio bagaglio, non appena la vidi indicarmelo: feci spallucce, distendendo le labbra a sbuffare un sorriso.
    “ Come potrebbe a priori sapere cos’ è adatto per sé un “turista” che di questa città conosce il nome e poco più? Effettivamente potevo trovare di meglio, ma che ci vuoi fare?” – inarcai un sopracciglio, alzando il mio boccale di birra quasi vuoto a mò di trofeo – “ Almeno la birra non è male, ah “. Ne sorseggiai ancora, lasciandone poi il resto sul tavolo e distogliendo lo sguardo dal suo per pochi attimi, dopo che ebbe finito di parlare. Pochi minuti prima mi era sembrata così diversa da come in quel momento dimostrava di essere; l’ avevo chiaramente sentita parlare da sola, e vista gingillarsi con la sua fotocamera allo stesso modo. Ma lì, vicino a me, come potevo esser certo che non stesse nascondendo altro? Sospirai, lasciando che quella inutile nube carica di pensieri abbandonasse i circuiti della mia mente e le rivolsi nuovamente lo sguardo, poco interessato al consiglio che aveva appena proposto: in quel momento poteva starmi a cuore di tutto, men che ammirare cemento, marmo e il resto in centro. Senza tener conto del fatto che c’era qualcuno ad aspettarmi o, per esser più precisi, avrebbe dovuto esserci, dal momento che la parte del tardone che aspetta era magicamente passata a me.
    “ Aah nah, stasera non è decisamente aria.” - mormorai portando una mano sulla nuca, e scuotendo il capo.
     
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  8. Night_Moon
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    -Touché dico alle sue parole, in effetti un turista non poteva immaginare come sarebbe stato quel posto. Feci spalluccie finendo la seconda bottiglia di birra.
    -D' accordo Alice, stop birra. mormoro a me stessa, quandp mi rendo conto che per l' ennesima volta ho parlato da sola alzo gli occhi al cielo imprecando contro me stessa per l' ennesima volta. Scossi la testa sorridendo appena, avevo dato l' ennesima dimostrazione della mia instabilità mentale ad un perfetto sconosciuto. " Complimenti Alice!" questa volta riuscì a tenere quella frase solo nella mia testa, si fanno progressi.
    - Se ti può consolare dico sospirando all' affermazione del ragazzo
    -non sei l' unico ad aver avuto una giornataccia... mi sfugge il tuo nome, come hai detto di chiamarti?
     
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  9. laudanum ;
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    Senza dire una sola parola la osservai un po’ distrattamente, mentre giocherellavo con il bastoncino di liquirizia tra le dita, per fermarlo poi proprio sopra il labbro superiore e toccandone l’estremità come fossero dei baffi; ci volle poco per catturare nuovamente la mia attenzione, sembrava proprio che non riuscisse a controllarsi. Riportai il mio sguardo sul suo viso; Alice. Un nome, una garanzia!
    “ Fai sempre così? Quella cosa lì… “ – le puntai contro il bastoncino, trattenendo lo sguardo nel suo e accennando un sorriso – “... parli da sola.” – aggrottai le sopracciglia, contraendo il viso in una strana smorfia divertita e accavallando una gamba sull’ altra; eppure, nonostante la curiosità che suscitava in me, in quel breve momento la distanza che mi separava da lei mi tranquillizzava.
    “ L – u - … “ pronunciai lentamente le prime due lettere del mio nome, cantilenando un po’ sulla seconda per mostrarle poi il dorso della mia mano sinistra chiusa in un pugno, sollevando l’ indice, poi il dito medio: erano chiaramente leggibili i caratteri tatuati sulla pelle in stampatello, magari il resto senza troppi sforzi l’ avrebbe indovinato.
     
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  10. Night_Moon
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    -Spesso quando non si trovano persone capaci di mantere un dialogo ci si spinge anche a questo
    gli rispondo in modo arrogante, non mi sonoo mai distinta per la mia modestia, mia sorella mi considera una boriosa ma non ero neanche quello. Molti mi ritengono snob ma non sono mai riuscire a capira cosa ci sia di male, se so di essere superiore a qualcuno perchè non dimostrarlo? Guardo con attenzione i suoi movimenti, quale folle si sarebbe mai tatuato il proprio nome sulla mano? evidentemente qualcuno c' è e ce l' ho davanti, ma è proprio grazie a questa "stranezza" che è degno della mia attenzione. Sorrido alzando un sopracciglio
    -E dimmi Luke... cos' è avevi paura di dimenticare il tuo nome? chiedo divertita indicando il tatuaggio.
     
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  11. laudanum ;
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    La risposta di lei fu quasi più puntuale del previsto, dal momento che sembrò non perdere un solo secondo per poter sbattermi prontamente in faccia le sue parole, che effettivamente erano il più lontano possibile dal rappresentare in qualche modo un' offesa, o una provocazione: sfumature delle intenzioni che, tuttavia, si palesavano in tutta la loro spavalderia nel tono con cui lei mi si rivolse.
    Quell' inclinazione nel timbro della voce, nell' atteggiamento, nel suo modo di porsi e guardarmi che, in effetti, non suonavano affatto come una provocazione: tutt' altro, erano una vera e propria chiamata alle armi. L'espressione spavalda e fin troppo sicura di sè di cui era dipinto il suo viso mi fece sbuffare un sorriso, amaro; quasi senza farci caso spezzai il bastoncino incastrato tra i denti con un semplice movimento del polso, quasi come fosse un grissino, facendo scivolare lo sguardo lateralmente e gonfiando i polmoni di un respiro più profondo: se solo le sue parole non avessero raggiunto gli stessi livelli di sopportabilità di un ' orticaria acuta, forse avrei potuto cercare di essere, anche un pizzico, serio, nel considerare quel piccolo dramma a cui sembrava aver appena accennato. Ma diamine, indisponente e spavalda com' era, cosa si aspettava?
    E ... cosa poteva aspettarsi da me? Non ero certamente l' interlocutore più adatto per un certo tipo di situazioni o conversazioni, nè quello interessato, nè il telefono amico di turno.
    In quelle circostanze, l' unica cosa che mi sarebbe riuscito di fare sarebbe stata coprire il ruolo del cinico bastardo e irriverente, quello che ci sorvola su un certo tipo di storie, o che magari non ci avrebbe pensato due volte a sfoggiare un sorriso e a chiedere con infantile insolenza che gli sia mostrato per un' ennesima volta quel curioso vizio di parlare con se stessi. Ma non l'avrei fatto, era escluso.
    Questo fluire di pensieri venne interrotto dal suono della sua voce, ancora; a sguardo basso lasciai ciò che della liquirizia restava, sul tavolo, per rivolgerle poi un po' assente il mio sguardo: scorbutica, ma si leggeva chiaramente un mezzo sorriso sulle sue labbra.
    "Miss Simpatia, sembra che tu qualcosa l' abbia già dimenticata altrove invece" - le intimai alludendo alla sua fotocamera ma non aspettandomi certamente che capisse, alzandomi poi e provvedendo a tirare nuovamente sù la cerniera della felpa.
     
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  12. Night_Moon
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    Nervosetto il signorino, è bastata una ,a parer mio, lieve intonazione arrogante per farlo innervosire. Sospiro, di gente paziente non ne gira molta di questi tempi compresa la sottoscritta. Io non ero certo il genere di persone ben disposte ad un dialogo leggero e civettuolo, mi piaceva movimentare le acque con qualche lieve provocazione, così, giusto per divertirmi un po'. Purtroppo non tutti erano ben disposti ad una conversazione del genere. Afferro la macchinetta poggiata sul tavolo e la chiusi saldamente in una tasca interna del giacchetto di pelle, lascio il prezzo delle birre sul bancone e mi avvio all' esterno di quel localetto sospirando rumorosamente.
    -Fate largo, forza scansatevi, ehi vi volete togliere! sbotto cercando di farmi largo tra la gente che si erano coagulati intorno alla mia moto. Con un rombo potente l' accesi sentendo un lieve brivido a quel soave rumore, dopotutto la Ducati era una delle poche marche a pagare il copyright sul rumore del motore. Mi sitemai il giacchetto lasciando un ultima occhiata al locale. Quello sì che era un personaggio, curioso ma permaloso, un vero soggetto. Decido di rovinarmi ancora un po' la giornata investigando un po' su quel tizio.
    -Hai bisogno di un passaggio? gli chiedo una volta uscito dal bar
     
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  13. laudanum ;
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    Neanche il tempo di girarmi e piegarmi verso il basso ad afferrare il mio bagaglio, che la vidi spostarsi da quell’ angolo buio sulla panca da cui non s’era mossa d’ un sol centimetro: stava per caso aspettando che facessi la prima mossa e che mi dimostrassi più che pronto per lasciarmi alle spalle quella betola da quattro soldi? Senza darle troppo peso, mi tirai sù e senza muovermi di un dito, restai alle sue spalle a vederla perdersi dietro le sagome scure dei clienti al bancone. E non s’era certamente presa la briga di fermarsi a saldare il conto alla cassa; sicuramente qualcosa di più urgente doveva aspettare quella ragazzetta tutta “muscoli” e simpatia, o perlomeno tanto importante da farla scappar via senza neanche accennare un saluto. Non che m’ avrebbe cambiato la serata, né l ‘umore: quel posto mi stava facendo passare la fame.
    Frugai in tasca alla ricerca di qualche moneta da lasciar alla donna al bancone, e senza dar troppo nell’ occhio mi avvicinai disinibito all’ uscita, per lasciarmi definitivamente quella piccola Babele alle spalle.

    “ Dovresti essere arrivato, no? Où es- tu?”

    Frettolosamente puntai lo sguardo sullo schermo del cellulare, fermandomi sul ciglio della strada: Aliénor sembrava essersi finalmente ricordata della mia esistenza. Sbuffai incredulo un sorriso , soffermandomi sulle ultime parole e provando ad immaginare la sua voce e quel suo modo buffo di parlare in francese; la mia risposta sarebbe stata recapitata in un batter d'occhio, e quasi nello stesso arco di tempo ci saremmo incontrati in Place d'Alliance.
    Un passo sulla destra, e venni subito distratto dalle parole di un’ altra voce, casualmente già conosciuta: era lì a qualche metro da me, e sembrava proprio che quel bel giocattolino fosse il suo. Non riuscivo a crederci.

    " Ti fidi tanto degli sconosciuti? " - la provocai, muovendo qualche passo verso di lei,
     
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  14. Night_Moon
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    Sorrido alla sua domanda, che dire non è proprio un pesce lesso, come minimo sa pensare ed esprimersi. Cosa assai rara di questi tempi.
    -Potrei farti la stessa domanda gli rispondo con un sorriso provocatorio.
    - Ma non mi interessa più di tanto la tua risposta, perciò deciditi prima che cambi idea continuo poi con il mio solito tono strafottente. La stanchezza ed il nervosismo della giornata cominciano a farsi sentire e poco mi va di trattenere quella tesorina di metallo ancora a lungo.
     
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  15. laudanum ;
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    Lo sguardo rimase incollato sulla sua figura, una statuetta in bassorilievo su uno sfondo di bui edifici grigi e malmessi che facevano da contrasto con la vernice esageratamente troppo chic sulla carrozzeria del suo giocattolino.
    Chissà come se la cavava a guidare, lei; non che fossi rimasto colpito nel rendermi conto che quella moto da corsa appartenesse a quella curiosa donna , ma non avevo poi chissà quali buone ragioni per poter fidarmi: cosa sapevo di lei? Due parole messe in croce scambiate in meno di mezz’ora in una bettola da quattro soldi, un nome e la targa del suo veicolo, null’ altro. Portai lo sguardo su di lei, interrogandomi sul motivo che l’aveva portata a cambiare repentinamente atteggiamento, a preoccuparsi, quasi, della mia sorte, a farla sembrare addirittura premurosa; la mia sfacciataggine mi stava silenziosamente ordinando di liberarla dalle catene della buon’ educazione e del riconoscimento, per poter trovare una (anche mezza) risposta al quesito che mi si era appena presentato. Sfiatai istintivamente un sorriso tra me e me, ripensando ironicamente ad un piccolo divertente particolare, che sicuramente non sarebbe stato un punto a suo vantaggio, non almeno in quella situazione, ma che bastò a far svanire in me quell’ impellente curiosità, se non anche un mezzo capriccio di voler sentire quale scusa avrebbe inventato.
    Decisamente, è un sì. – sussurrai tra me e me, commentando l’ imprudenza di quella tipa e il suo cieco fidarsi di uno sconosciuto, qual’ ero.

    “ Di me? Non mi sembra di averti dimostrato nulla, belloccia. “ - le sorrisi gentilmente, tirando su il bagaglio e fermandomi poi a qualche passo da lei. “ Non che avrei problemi a fidarti di una come te, figuriamoci! “ - strinsi le labbra in un sorriso appena forzato, osservandola mentre indossava il casco e fermando le mani nelle tasche della mia felpa; ebbi come la sensazione che quel piccolo ciondolo tondo appeso al collo che nascondevo sotto di essa si fosse ..mosso? - “ Ma vedi, approfitterò di questa così tranquilla serata per far due passi e conoscere un po’ meglio la città. ”
     
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