Meredith Whisper

Umana

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    Can you hear me? I'm breathing again!
    (primo anno)
    Un'umana, uno spirito e una Bho in caffetteria! (Chocolate) con Gunn & Adi
    Mentre io ero impegnata a leggere, un incidente prese il primo posto nell'attenzione dei miei dipendenti, lasciandomi in balia di due soli clienti in tutto il locale, dato che anche il resto della clientela aveva fatto la stessa cosa dei camerieri. Alla fine scoprii la che il barbone era uno spirito e che la tipa inquietante al massimo, che ci provava davvero in modo inquietante e ghhh, schifoso, era una demone. Parlammo un po', scoprii altre cose interessanti sul mondo nascosto alla grande a Nouvieille, e successivamente all'uscita di Gunn (la barbie inquietante), mi fermai a parlare con Adi per qualche altro minuto.

    Sassolini sul lago- con Envy
    In una giornata soleggiata ed allegra decisi di andare al lago. Vi incontrai una ragazza dagli occhi verdi, ma di un verde unico ed intenso che non potei farne a meno di chiederle di posare per qualche foto. Si chiamava Envy e non abitava da molto a Nouvielle. Dopo un scambio di battute e le presentazioni la macchinetta si scaricò, e non passò molto tempo prima del mio congedo.

    Pranzo in balia dei ricordi- con Romeo
    Avevo bisogno di risposo dallo stress provocato dal troppo lavoro in caffetteria, così me ne andai a pranzo fuori, in un fast-food. Nemmeno dopo troppo tempo accanto a me si sedette un ragazzo, oddio, più un uomo che un ragazzo, con comportamenti freddi e diffidenti. Be, se devo essere sincera, rimasi incantata dalla sua figura, dal suo modo di fare, ma ancor prima che gli rivolsi parola, poiché con un solo sguardo, come capitava di rado, mi aveva ispirato creativamente, e avrei fatto un quadro su di lui, se dopo i saluti non fosse sparito.

    -Partii per il Canada, e vi trascorsi un anno intero per motivi di lavoro. Ho riscoperto la bellezza di quei luoghi ed ho deciso che da vecchia andrò a vivere lì.

    Draw the time~
    (secondo anno, ho 22 anni, disegno sempre di più.)

    She's leaving home- con Elliott
    Era una giornata particolarmente no. Dal mio ritorno il locale prese un'impennata negli affari che non riuscivo a gestire completamente, perciò avevo bisogno di una segretaria che non riuscivo a trovare. Presa dallo stress scappai dall'ufficio e mi diressi inconsapevolmente alla stazione, dove troppo presa a guardare insuù andai a sbattere contro un ragazzo, Elliott. Passammo metà mattinata a chiaccherare, ed artisticamente parlando Leo era una sorta di meteora che colpì il mio pianeta, portandomi ad un nervosismo dovuto al fatto che avevo un assoluto bisogno di dipingere la sua figura. Dopo risate, confessioni implicite e fraintendimenti ci scambiammo il numero di cellulare ed io tornai a casa correndo, sia per il quadro, sia per sfamare il mio gatto.

    Can't you stay away- con Elliott
    Equivoci. Tanti equivoci. Avevo iniziato il suo quadro non appena tornai a casa, e verso le 8 mi chiamò, chiedendomi se poteva venire a trovarmi, e come una scema senza pensarci dissi di si, trovandomi a sistema di corsa la casa, per non fargli notare il quadro. Vide alcuni dei miei servizi, e capii che non avrei più dovuto lasciare in giro quella roba, dopodiché pensammo di preparare la cena, ma per colpa mia lui, ehm, ebbe un problemino. Iniziai a ridere troppo, e mi calmai pensando alle notti insonni, finché lui non mi tranquillizzò, e fin qui tutto bene. Finalmente cominciai a preparare la cena, ed una volta pronta lui si mise a piangere ascoltando i Beatles, riuscendo a cenare dopo pochi minuti. Poi mi sarei maledetta. Chiesi a Leo di poterlo studiare, e lui preso da una botta di matto decise di fare l'idiota, mandando in pallone i miei di ormoni. Mi allontanai dopo avergli chiarito cosa non doveva fare, ma il suo atteggiamento mi mandava nel pallone, così non riuscii a trattenermi da baciarlo. Si insomma, un innocentissimo bacio a stampo, susseguito da una chiaccherata, da Yuki che gli graffiò il viso e dallo studiare i tatuaggi, prima che si addormentassimo ascoltando i Beatles, svegliati dalle sveglie, senza riuscire a salutarci per bene, e finendo col tornare alle nostre vite. Mi sarebbe piaciuto passare un'altra giornata con lui, quasi maledirei la cugina...

    Welcome in the middle of Heaven, the Hell.- al Chocolate con Isaac
    Dopo un'estenuante giornata nel cercare un giusto aiutante, che non trovai, mi presi una serata di riposo in caffetteria, e, mentre ero intenta a disegnare, di colpo un ragazzo di nome Isaac s'infilò fra me ed il mio mondo, costituito principalmente da carta e matita. Il sorriso di Isaac mi colpì a tal punto che dopo parecchio tempo passato in chiacchere gli chiesi di posare, e dopo una risposta positiva, uno scambio di battute, un collega di Zac ubriaco ed un valzer improvvisato, ci congedammo, e tornai a casa.

    Light it up, shout it out loud, I'm coming around!- con Isaac
    Non m'immaginavo una nottata del genere. Sembrava divertente, poi è diventata un mercato generale per appuntamenti, ed in quel momento mi è crollato il mondo addosso, ma pesantemente. Poi è arrivato Isaac e, per salvarci il sedere da quelle belve assetate dinondicocosa, abbiamo passato la sera insieme. Ho scoperto che abbiamo più punti in comune di quanto immaginassi: stesse origini, storia simile e stessa testardaggine nei litigi. Però non ricordo alcune cose, cioè, ad un certo punto i ricordi si fanno via via sbiaditi, sino a cancellarsi del tutto... Ricordo solo un gran senso di libertà dovuto alla morte del vampiro che ammazzò i miei, stop.

    Merry-Go-Round- con Isaac
    Mi risvegliai a casa di Isaac la sera dopo la festa, con Catastrophy che faceva il ruffiano ed il Cigno che aspettava mi svegliassi. Una volta capito dov'ero riuscii a fare una doccia, a cenare velocemente e prendere un'aspirina, per il troppo mal di testa, dopodiché iniziai a studiare la schiena di Isaac, che per una seconda volta mi descrisse nel mio stato di trance, lasciandomi in evidente ed eccessivo imbarazzo. Da ciò riuscii a ricavarne un piccolo esempio di come volevo realizzare il quadro, anche se avrei voluto fare di meglio, e dopo aver finito gli schizzi, giocato a Tekken 5 ed aspettato il taxi, tornai a casa, con un'idea ancor più precisa del quadro che avrei fatto.

    Quando si dice il destino... - Con Charlotte
    Per una commissione di nonna ero entrata in un locale snob che non mi piaceva per nulla, e come se non bastasse la tipa che dovevo ritrarre non si era presentata. La mia attenzione si posò su una bambina, tanto carina quanto innaturale, Charlotte. Successivamente ad alcuni accorgimenti mentre la ritraevo, e che lei stessa non nascose, scoprii che sia la piccola che la madre erano vampire. O meglio, Madame Suzanne era la vampira che l'aveva trasformata, quindi si, forse potrei chiamarla madre. Alla fine ci siamo scambiate il numero di cellulare, concordando che Charlotte sarebbe venuta al Chocolate per il quadro e per ritrarmi.

    Ultima Fermata. - Con Maxwell
    Insomma, chi vorrebbe partecipare ad una cena di lavoro con i soliti tipi mosci, loschi e per nulla divertenti? Ecco bravi, nessuno, e per mia fortuna incontrai Max in metro, un ragazzo a dir poco strambo, ma estremamente gentile, che mi chiese informazioni per arrivare alla strada di casa sua con la metro. Dopo uno scambio di battute e delle informazioni ad alcuni turisti giapponesi, uscimmo dalla metro in direzione di qualche locale dove bere la birra.

    I am the walrus - Con Elliott ed Isaac
    Era iniziata tranquillamente come serata, ma non arrivammo nemmeno al locale che Elliott scappò via per altri motivi. Devo dire che ci sono rimasta davvero male, ma con Isaac entrammo ugualmente al locale, passando una piacevole serata con gli amici del Cigno, che molto gentilmente a fine serata mi riaccompagnò a casa sino alla porta. Poi non ricordo come ci sono entrata, ma questi sono altri dettagli.

    Creatures of the Night - Con Alice ed Isaac (in corso)

    Hideous and Perfect - Con Isaac (vecchia casa)
    Doveva essere un incontro per studiare Isaac e fare i quadri, ma si trasformò in ben altro. Sembrava che lo studio procedesse bene, invece il mio metodo sin troppo invadente provocò qualche problemino... No ok, provocò un problemone, perché fra me e Zac si creò una tensione catastrofica, che aumentò e sfociò in ahm... Un'introduzione ad una lotta greco romana sul divano, anche se non servì nulla, perché alla prima distrazione Isaac se ne andò, mentre io rimasi sveglia a finire i quadri che avevano creato tanto scompiglio.

    Capodanno e natale passati in famiglia come da registro.
    2007~
    Gennaio: i nonni hanno acquistato dei terreni nuovi, fra questi quello di un casolare abbandonato che volevano buttar giù, ma essendomi innamorata di quella casa gli ho fatto cambiare idea, ed ho iniziato i lavori per metterla a nuovo e trasformarla nella mia nuova dimora.
    Febbraio: Yuki è morto, la caffetteria procede bene e la casa è giunta quasi al termine. Ho chiamato Max per farmi aiutare negli ultimi preparativi.

    The Irony Of Dying On Your Birthday - con Isaac
    La notte prima del compleanno di Isaac mi recai a casa sua per fargli una sorpresa e portargli i quadri completi, l'unico problema fu che mi addormentai per le scale ed una signora anziana mi vide scambiandomi per chissà cosa e mi portò a casa sua, finché non arrivò il festeggiato a salvarmi. Salimmo al suo appartamento e mi offrì un caffè, seguito da una chiaccherata, un valzer, un soffio sulle candeline, un lento ed alcune sincere confessioni da parte di entrambe, dopodiché tornai a casa per badare alle pesti.

    Angels? Who knew! - Con Jay
    Yuki era morto da poco e non sapevo come gestire la situazione, così andai in biblioteca per distrarmi e cominciai a leggere dei libri sugli angeli, finché non mi si presentò davanti un ragazzo, Jay, che inizialmente trattai molto, molto male, ma successivamente riuscimmo a parlare e ci scambiammo i numeri di telefono per scambiarci i libri.

    Toc, Toc! - Con Jay
    Successivamente alla lettura di tutti i libri riguardanti la razza degli angeli, andai a casa di Isaac, senza sapere che era la stessa di Elliott, e consegnai i libri al ragazzo prima di ricordami di un pranzo di lavoro fuori programma, seguito da altri colloqui di lavoro, perciò andai via di corsa senza dargli tempo di replicare.

    Sweet As Vanille - Con Asterios (in corso)

    Very Sad People - con Isaac
    Dopo una breve e fredda telefonata da parte di Isaac me lo ritrovai dopo nemmeno mezz'ora sotto casa, ed ebbi giusto il tempo di farlo entrare in casa e di mostrargli la sciarpa distrutta da Yuki prima che mi saltasse addosso, nonostante avessi una cena di lavoro, ma nonostante tutto mi lasciai andare fra le sue braccia e passai il resto della notte con lui, dimostrandogli quando stava per andare via che effettivamente mi ero affezionata e volevo conoscerlo meglio.



    I can stand my own grownd!
    (terzo anno, 23 anni, non so dove andrò a finire)

    ~La vie en rose - settimana a Versailles con Isaac


    -Aeroporto
    Partenza per Versailles! Un po' turbolenta a causa di un piccolo litigio fra me Isaac che risolvemmo solo successivamente con un intervento drastico del Cigno, sennò sarei andata a casa di mia zia, per poi avviarci al suo appartamento.
    -Arrivo in casa Backman
    Una volta arrivati a casa di Isaac ebbi il tempo di farmi un giretto per il suo appartamento, prima di arrivare in camera, dove stavamo per lasciarci andare ma attirata dalle luci della città fermai entrambi. Dopo una breve occhiata ad un quadro di Maria Antonietta prendemmo il motorino di Isaac ed andammo in città.
    -Prima notte a Versailles

    Tratti del passato - Con Colton (in corso)


    Inviai una lettera ad Isaac per dirgli che sarei partita se non mi avesse più cercata, e così fu. Passai 9 mesi fra Giappone e Francia per poi ritornare a Nouvieille e ricominciare tutto d'accapo.

    Edited by ‘•Transit Of Venus•‚ - 19/12/2012, 15:39
     
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  2. ‘•Whisper•‚
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    Alla scoperta delle origini

    Ep.1 – Incontro con la madre
    Dopo tre mesi dal mio arrivo in Giappone ho fatto pressione sui membri più anziani della famiglia Ayumine per organizzare una “riunione familiare”, proprio sedendoci al tavolo a parlare e discutere come se fosse una riunione di lavoro. Erano riusciti a chiamare mia madre, Jun Ayumine, ma non mio fratello Kouki, ed insieme a lei c’erano i nonni. Era un mattino abbastanza freddo, mi svegliai verso le otto con il vociare dei parenti per i corridoi di casa, così nonostante fossi decisamente rimbecillita dal sonno, mi alzai e mi diedi una leggera sistemata prima di uscire dalla camera con la sigaretta fra le labbra, spenta. Ero leggermente emozionata dall’idea di conoscere mia madre, ed altrettanto curiosa di capire perché non mi aveva cresciuta lei. Scesi giù salutando tutti i parenti velocemente, almeno quelli che incontravo in giro, prima di vedere una folla in uno dei soggiorni dell’edificio ed in seguito mi diressi là. Erano appena arrivati i nonni, mattutini come al solito. Mi feci largo fra la cerchia di parenti per salutarli e non appena incontrai il loro sguardo mi accorsi che sembravano terribilmente colpevoli di qualcosa, un modo carino per dirmi che mi avevano sempre mentito riguardo le mie origini. Li salutai comunque abbracciandoli calorosamente e dandogli il bentornato nella madre patria. Dopo l’arrivo dei nonni mi finii di sistemare, mi vestii decorosamente ed iniziai a disegnare col carboncino su tela in un disimpegno che dava sull’entrata di casa, mentre aspettavo la misteriosa donna. A mezzogiorno e quarantadue il campanello suonò, la porta venne aperta da una mia zia ed entrò una signora, sulla quarantina, tinta di biondo cenere, viso minuto, labbra carnose e lineamenti familiari. Entrò con una valigia, l’aria scocciata di chi era stata disturbata senza sapere il perché del disturbo, un atteggiamento da diva e l’unico momento in cui sorrise fu l’incontro con i nonni. Restai a fissarla con le gambe penzoloni e la tela davanti, mentre pian piano tutti le andavano incontro per i soliti convenevoli fra familiari che non si vedono effettivamente da una vita. “Mamma.” Pensai guardandola incantata con le lacrime agli occhi. Avevo una madre ed era lì, era viva. Una madre che mi aveva abbandonato, ma tralasciamo questo punto. Dopo pranzo, verso le 16, iniziò la cosiddetta riunione dentro un androne, su cui affacciava un disimpegno, nell’area più a nord della casa. Eravamo in cinque seduti attorno ad un tavolo, io, mia madre, i nonni ed una zia che faceva di mestiere la mediatrice, quindi avrebbe gestito la situazione, ed il resto dei parenti affacciati sul disimpegno. Io arrivai per ultima e mi sedetti dalla parte opposta rispetto a mamma, a cui sorrisi flebilmente, e quando cominciammo prese subito parola la zia. Spiegò la situazione e poi presi parola. Spiegai come avevo trovato i documenti, le ricerche che avevo fatto, ed infine chiesi delle spiegazioni. Volevo sapere perché mi aveva lasciato fra le braccia di mio padre e non mi aveva portato con se, volevo sapere per quale motivo non si era mai fatta sentire o alla morte di papà nemmeno aveva avuto la decenza di andare al funerale, ma in tutto ciò, nonostante io fossi praticamente in lacrime nel sfogare il mio nervosismo, lei era una statua. Ascoltava e non sbatteva ciglio con la stessa aria di sufficienza per tutto il tempo. Solo alla fine, quando riuscii a smettere di farle domande, prese un respiro profondo e proferì parola. “Sei stata un errore. Io non volevo figli, tuo padre era un uomo affascinante, era facile cadere fra le sue braccia, ma i figli non ne voglio e non ne volevo. Se ho portato avanti la gravidanza è perché ho solo infranto una stupida regola di famiglia. – Tale regola risale al medioevo ed impone alla donna incinta, eccetto in caso di violenza, di tenere il bambino in caso lo scopra qualcuno oltre lei. – Cosa avrei dovuto fare, io incinta di una figlia che non volevo ed il padre che si stava innamorando di mia sorella minore ogni giorno che passava? Portarti con me ogni giorno della mia vita? No grazie. Sei stata un’ingenua ed una stupida a credere che dopo questa bravata della riunione saremmo diventate grandi amiche ed avremmo avuto un rapporto normale. Io non ti considero mia figlia, tu non dovevi nascere.” E dopo queste parole si alzò e se ne andò da quella stanza, e dopo nemmeno mezz’ora dalla casa. Fu tutto abbastanza veloce da lasciarmi senza parole nel silenzio generale della famiglia. Sinceramente non ricordo cosa successe dopo, mi risvegliai nella mia stanza con il cuscino bagnato e sporco di trucco. Ma non sarebbe finita lì, perché dovevo ancora sapere la verità su mio fratello, ormai l’unica persona che potevo considerare la mia famiglia.
     
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  3. ‘•Whisper•‚
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    Ep.1.5 – Separazione dal fratello
    Una volta sveglia mi alzai dal letto e cercai i nonni per tutta casa, ma quest’ultima sembrava disabitata, finché non tornai nell’androne dove stavamo prima, trovandovi tutti quanti negli stessi posti. Con le luci che contrastavano il buio della notte, iniziammo il secondo punto della riunione, e sta volta era un testa a tesa con i nonni, e sapevo mi avrebbe fatto tanto male. Chiesi chi era Kouki, volevo sentirlo dire da loro, e cos’era successo dopo che mia mandre aveva lasciato il Giappone per andare a lavorare all’Area 51. Riassumendo: mio padre si innamorò di Hana, la madre di Kouki e quindi mia zia, si sposarono dopo circa un anno dalla mia nascita, e qualche mese dopo nacque mio fratello, esattamente l’11 dicembre. Poi uscì fuori una questione generazionale da parte di mio padre: uno dei due doveva andare in Francia per crescere come artigiano di armi magiche, poiché si trasmetteva di padre in figlio, e dato che mio padre non aveva la bottega e non poteva occuparsi dell’apprendistato, uno dei due doveva obbligatoriamente essere separato da loro. Il ragionamento dei nonni fu che io ero stata già privata della madre, mentre Kouki una volta cresciuto sarebbe potuto tornare, con la consapevolezza che doveva essere addestrato e che aveva una famiglia alle spalle, quindi alla fine fu scelto lui. Rimasi pietrificata da quel ragionamento, poiché in quel modo mi ero appropriata di una vita non mia ed iniziai a capire molte cose, molte cose passate che prima non volevo e non sarei riuscita a capire, tutti gli atteggiamenti della zia, l’assenza di mio padre durante la mia crescita. Niente era paragonabile all’aver perso i genitori senza averli mai conosciuti, a sapere che esiste una persona che prende il tuo posto in quella che dovrebbe essere la tua vita, che si gode tutti i momenti più importanti al posto tuo e quella fu la cosa che mi spaventò di più quando mi resi conto dell’assurdità delle parole pronunciate dai nonni. “Era la cosa migliore che potessimo fare..” Dissero a testa china stringendo le loro mani. In più mi spiegarono che in questo modo io avrei sicuramente preso il posto della zia nella “carriera” di alchimista . A quanto pare con la partenza di mia madre, un’osservatrice, a mia zia spettava di diritto il ruolo di alchimista, ruolo che passa di nonna in nipote da parte della famiglia di mia nonna materna. Lei non voleva saperne di pozioni e riti sacri, quindi partì il prima possibile per la Francia, con me in fasce, Kouki nel pancione e appena sposata con mio padre, in modo da non dover ricoprire quel ruolo. Sfortuna volle che dopo sedici anni morì e quindi quel ruolo spettava a me per successione diretta, motivo in più per salvaguardare la discendenza femminile della famiglia e mandare il piccolo da un’altra parte. Certo la mia reazione a quelle parole non fu delle migliori, dato che mi alzai urlando le peggio cose contro di loro, dandogli degli incoscienti, dai pazzi e via dicendo. Uscii fuori da quella stanza con l’ira nelle vene, rossa in viso e con l’unico intento di andare a prendere a pugni qualcosa, pur di lasciar svanire tutto. Passai quella sera a prendere a calci il sacco da box in uno dei cortili interni della casa, mentre delle lacrime calde ed innocenti accompagnavano il suono dei colpi. Erano le lacrime di una bambina a cui avevano nascosto tutto il suo passato, a cui avevano sempre mentito, e quando le dicevano “assomigli tanto alla mamma” era per farla sentire più vicina a quella che non era sua madre, quella che viveva nella disperazione giornaliera del figlio portatole via, poiché doveva crescere la figlia di un’altra, provando in ogni modo a farsela andare bene, ad amarla, ma senza successo. Era abbastanza demotivante il saper che aveva usurpato la vita felice di un’altra persona e sapere di andare contro un’altra anche se questa faceva di tutto per amarla senza successo, mi faceva stare peggio. Passai le settimane successive a cercare i contatti per trovare mio fratello e partii per la Francia per risolvere una questione in sospeso, e per fare una visita speciale a Saint Denis.
     
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    Ep.2 – Incontro col fratello
    Dopo aver passato una settimana a Saint Denis assieme ad una medium per parlare con la madre di Isaac, tornai nell’appartamento di Mont Saint Michel chiamando venti ore su ventiquattro, nel tentativo di trovare Kouki e di poterlo incontrare. Dopo quasi un mese riuscii a trovare l’indirizzo del suo ristorante, che scoprii stava lentamente fallendo, e tre giorni dopo mi presentai lì dentro chiedendo di parlare con lo chef, per motivi urgenti e personali. Inizialmente non mi cedettero, così mi ripresentai tutti i giorni sedendomi e consumando quasi tutti i pasti lì, finché esasperato Kouki non uscì dalla cucina e venne a sedersi al mio tavolo. Iniziammo a parlare, ovviamente all’inizio mi trattava come una pezza, ma insistevo ed ogni giorno tornavo e gli parlavo e quando chiedeva timidamente di parlargli dei nostri genitori provavo ad elencargli tutte le cose migliori che ricordavo, tentando di farlo diventare parte di quella famiglia, quella che gli avevano sempre negato. Dopo tre mesi di tentativi eravamo inseparabili. Ci incontravamo ogni giorno e circa una volta al mese, per una settimana, andavamo in Giappone, perché come nuova famiglia volevamo essere all’interno di quella secolare, per avere delle radici e sentirci meno soli di prima. Gli parlai del Chocolate e dello Chateaux, chiedendogli poi di trasferirsi con me a Nouvieille. Inizialmente restò interdetto, poiché idiota come il padre, Kouki aveva già due figli da due ragazze diverse e doveva mantenerli entrambi, per cui non se la sentiva. Solo successivamente, dopo qualche giorno, gli spiegai la vicinanza della cittadina e la possibilità di ospitarli dentro casa quando voleva, così accettò ed iniziarono i progetti per sistemare casa in modo da far entrare tutti e la ristrutturazione del piano superiore del Chocolate per far entrare anche il suo studio, da dove avremmo gestito gli affari dei nostri lavori secondari. In seguito alla nostra rappacificazione tornammo in Giappone insieme per trascorrere gli ultimi tre mesi a studiare, lui nuove tecniche per il suo lavoro e come preparare dei piatti tipici giapponesi, io i primi studi alchemici, specialmente per la parte storica, e dopo questo lasso di tempo tornai a Nouvieille, con tante nuove speranze e progetti.
     
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  5. ‘•Whisper•‚
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    Ep.3 – Alchimista
    Come accennato prima, sarò un’alchimista. Ancora non lo sono, però lo sarò. Nella mio nucleo familiare si sono incrociate tre tradizioni: i discendenti di mio nonno saranno osservatori, quelli di mia nonna alchimisti, e quelli di papà artigiani. Mamma è un’osservatrice, io ho preso il posto di mia zia, quindi diventerò un’alchimista e mio fratello è l’artigiano. Ho passato gli ultimi tre mesi a studiare tutti i giorni per circa dieci ore al giorno, tenendo conto che ne dormivo altrettante, e restavo chiusa in casa a consultare la biblioteca, facendo su e giù per la casa mentre ripetevo i concetti e provavo formule a mente, con Kouki che, dopo le sue cinque ore quotidiane di studio non aveva niente di meglio da fare, mi rincorreva per casa nel tentativo di farmi uscire e portarlo in giro per la città, come se le cugine che aveva affascinato non erano abbastanza. Alla fine dei tre mesi concessi a Kouki una piccola vacanza in Corea del Sud, dove abbiamo raggiunto dei parenti della nonna. Ovviamente io ho studiato anche li, ma essendo una vacanza vi dedicai meno tempo rispetto al solito ed una volta finita la vacanza partecipai al rituale di famiglia per il passaggio da semplice donna ad alchimista, sentendomi nuovamente parte di qualcosa, ma sta volta qualcosa di speciale.
     
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