We wish you a Scary Xmas! [Jack the ripper under the snow - Londra]

Topic per 'unbeliever, ‘•Transit Of Venus•‚ e ~ KeiLeela

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    a heart is a heavy burden

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    23 Marzo 2008, 11.30
    Al negozio di antiquariato era stato consegnato un grande carico proveniente da una vecchia casa di New Orleans. Come mai dall'America erano stati portati qui? Matt se l'era chiesto più volte nel corso di quella giornata. Aveva osservato quei fattorini scaricare la scatole una per una, con lo sguardo concentrato aveva osservato ogni movimento di quegli uomini dalle braccia possenti che borbottavano fra loro trasportando ogni pacco dentro il negozio. Matt li aveva contati. Dodici pieni e pesanti scatoloni. Li avevano sistemati tutti nel retro bottega, il posto dove di solita stava il proprietario del negozio per catalogare tutti gli oggetti e a quotarli. Matt invece aveva il compito di servire i clienti, di sistemare gli scaffali e assicurarsi che nessuno rompesse nulla. Anche se probabilmente era più lui il pericolo che gli altri. Il suo andamento sempre nervoso e scattante non erano certo di aiuto in un posto con tante cose delicate. Ma ci aveva fatto l'abitudine e piano piano aveva imparato ed essere più delicato. Era poggiato all'uscio della porte. Il sole mattutino di quel giorno di marzo riscaldava un po' tutto. La primavera era arrivata, il tempo sembrava essere passato velocemente per Matt, fin troppo per i suoi gusti. Era più vecchio di un anno, la cosa non sembrava disturbarlo molto in realtà, era solo un anno in più. Dietro quei suoi occhialetti quadrati continuava ad osservare tutto, facendo un lungo sorriso ed un cenno con la mano agli uomini che avevano appena finito di scaricare il tutto. Mr. De Tamble era dentro. Sembrava agitato e guardava Matt con aria severa. Matt andò a sedersi dietro la sua piccola scrivania stra colma di fogli e libri e lo osservò a lungo non perdendo quel sorriso. Poi si decise a parlare. - Allora, perché li hanno portati qui questi oggetti?- chiese tranquillo mentre spostava lo sguardo sulla lunga fila si scatoloni, per poi alzarsi e avvicinarsi ad essi, passando la mano sui di uno aprendolo. Guardò il contenuto e rialzò lo sguardo sul suo capo - Da New Orleans a qui è un bel viaggio. Non trova?- continuò infilando la mano in uno di quelli e afferrando il primo oggetto che gli venne fra le mani. Una vecchia lampada ad olio. Mr. De Tamble lo guardò furioso e puntandogli un dito contro disse - Non è un tuo problema Matthew. Il proprietario era un mio vecchio amico, sapeva che li volevo. Tutto qui. - pronunciò l'ultima frase in modo più calmo però, abbassando leggermente lo sguardo. Sembrava maledettamente stanco, e Matt non poteva non notarlo. - Senti.. io devo partire. Mi posso fidare? Devo andare a trovare mia figlia in francia.. solo tu lavori qui e non posso lasciare tutto chiuso. - chiese tutto di un fiato, con il tono di voce tremendamente serio. Matt sorrise ancora di più a quelle parole e dondolando quella lampada esclamò felice - Certo che si può fidare. Sono onorato davvero. Ci penserò io a tutta questa roba.. lei si goda la vacanza.- l'uomo lo fisso a lungo rimanendo in silenzio, sembrava volesse ucciderlo con lo sguardo. Si avvicinò a lui, togliendogli quella lampada dalle mani e gli puntò il dito contro. - Se trovo qualcosa di strano al mio ritorno giuro che ti faccio passare le pene dell'inferno. Siamo chiari? - Matt rimase impassibile con ancora il sorriso sulle labbra - Cristallino! - esclamò fissandolo e facendo un passo indietro. Il resto della giornata passò tranquillo, Mr De Tamble gli spiegò tutte le cose necessarie che doveva sapere e arrivato l'orario di chiusura se ne andarono. Il Giorno dopo lui sarebbe partito ed il negozio sarebbe stato nelle mani di Matthew per un intera settimana.

    25 Marzo 2008, 17.25
    Per tutta la mattinata seguente Matt aveva svuotato quegli scatoloni, ne mancavano ancora quattro. In quelle scatole era contenuto un mondo. Non aveva mai pensato che in una cosa potessero essere tutti quegli oggetti e che tutti avessero un valore abbastanza alta. L'amico del suo capo doveva essere molto ricco e doveva sicuramente essere discendente di una vecchia famiglia. C'erano oggetti di ogni epoca. Dai più semplici . Un occhio sullo schermo della telecamera per vedere se arrivava qualcuno, un altro sul blocca dove stava catalogando gli oggetti dell'ultimo pacco che aveva aperto. La mattina era passata veloce, non era tornato alla sede, ero uscito ed era andato in un bar vicino per prendersi un panino. Dopo di ché se ne era andato e mentre mangiava aveva continuato il lavoro. Per essere solo il primo giorno se l'era cavata bene, peccato che nessuno fosse entrato nel negozio. Non un anima viva. Pensò che magari la gente non vedendo nessuno dalla vetrina pensasse fosse chiuso. Aveva altri sei giorni da dedicare a quei quattro scatoloni. Portò con se il blocco e lo scatolone con ancora qualche vecchio libro dentro ed andò a sistemarsi sul bancone. Poggiò il cartone e delicatamente prese quei libri per posarli sul piano vicino alla cassa. Erano quattro volumi. Tutti diversi e tutti e quattro vecchissimi. Aprì il primo, lentamente. Le pagine erano completamente ingiallite, e in alcuni punti sembravano essere stati mangiati dalle tarme. Il primo libro era in inglese, ed era una vecchia copia di Cime Tempestose. Piano lo sfogliò, aveva anche delle illustrazioni. Era raro per l'epoca a cui risaliva, incuriosito continuò a sfogliarlo, annotando ogni minimo particolare, dai fregi sulla copertina a tutte le zone rovinate. Sospirò lentamente alzando lo sguardo e guardando fuori dalla vetrina. Il sole era ancora alto e nel negozio faceva caldo. Sperava che qualcuno arrivasse, iniziava ad annoiarsi in quel silenzio tombale.

     
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  2. ‘•Transit Of Venus•‚
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    La sera prima avevo fatto baldoria assieme ai colleghi della caffetteria, dopo una giornata pesante piena di ordini e complicazioni, ed ora ne pagavo le conseguenze. Non ero tornata da molto a Nouvieille, ma già avevo ripreso i miei soliti ritmi da ragazza-lavoratrice. La notte precedente avevo raggiunto il materasso a stento, verso le 5 del mattino e la fastidiosa sveglia suonò apocalittica alle 8, quindi capite bene che 3 ore di sonno non sono la cosa migliore, anche se sono giovane. In un’ora e mezza, a causa del continuo dormiveglia sia mio che di mio fratello, riuscii a vestirmi, ma lasciai perdere il truccarmi ed il mettermi in tiro, così indossai le prime cose che trovai nell’armadio. Una volta pronto anche Kouki prendemmo la macchina e guidai verso il locale con un thermos di the fra le gambe. Le conseguenze di quella sveglia al lavoro furono molte, come addormentarsi sul tavolino della caffetteria e svegliarsi con dei baffi disegnati sulla faccia, ringraziando il cielo riuscii a cancellarli, oppure rispondere fischi per fiaschi ai dipendenti, o ancora dormire ad occhi aperti fissando il muro davanti a me, per non parlare di tutte le cose che ho fatto cascare. Alla fine presi un enorme foglio dallo studio e scrissi sopra a stampatello, come promemoria, “MAI PIÚ A LETTO ALLE 5 E LA SVEGLIA ALLE 8”, ma era più un modo carino per dire che se facevo così tardi il giorno dopo dovevo starmene a casa a dormire e non presentarmi per fare disastri. Alla fine mi ritirai nello studio dalle 11 fino alle 17 e mangiai qualcosa alla svelta dopo la mia sveglia, ricordandomi che sarei dovuta assolutamente passare dal negozio di antiquariato. Con il boccone in bocca andai a salutare Kouki dicendo che sarei tornata al locale per l’ora di cena e che saremmo tornati a casa insieme, poi lasciai il locale accendendo una sigaretta e camminando verso il negozio. Iniziai a pensare a tutto quello che era successo con Isaac, come se non mi bastava il fatto che stava monopolizzando nuovamente la mia scarsa e distratta attenzione.
    La cosa che mi infastidiva di più era il fatto che lui dovesse comportarsi a quel modo, come se dovesse salvare quella stessa cosa che aveva rotto lui così bruscamente. D’altro canto io in questo caso non avevo alcun tipo di torto, se non quello di essermi disperata così tanto per lui, dopo il suo amorevole trattamento da una settimana e via. Ovviamente mi mancavano le sue attenzioni, mi mancavano da quand’ero partita, ma dovevo andare avanti e lasciarlo perdere, perché la mia vita non si fermava se non c’era lui, andava perfettamente avanti e procedeva a meraviglia, testimonianza per cui Isaac non mi serviva a nulla. Con la sigaretta fra le labbra e lo zainetto in spalla arrivai al negozio alle 17:40 circa. Nelle mie orecchie risuonava “This Joke Isn’t Funny Anymore” degli Smiths, mentre spegnevo la sigaretta schiacciando il mozzicone sotto alle scarpe e, dopo aver buttato fuori l’ultimo respiro della Black Devil, aprii la porta del locale, esordendo con un atono “permesso” muovendo i primi passi all’interno del negozio. Era pieno di cose vecchie, e d’altronde non potevo aspettarmi se non cose vecchie in un negozio di antiquariato. Non sapevo perché ma ero sicura che c’era qualcosa che mi sfuggiva, come se a quel negozio ci fosse legato qualcuno che avevo conosciuto tempo prima. Iniziai a picchiettare il piede mentre vedevo uno scaffale, notando come quanti oggetti fossero magici ma lasciati ad impolverare come dei centrini inutili a casa dei vecchi, per poter ricordare chi potesse essere legato a quel posto e solo successivamente mi girai verso il bancone, notando quella figura che tanto mi sfuggiva.
    Era intento a leggere un libro, un libro strano, comunque vecchio, con i suoi occhiali squadrati e l’aria di chi sapeva cosa stava facendo. Non ricordavo molto di quella sera, ma ricordavo di aver incontrato una persona tremendamente particolare. Un’espressione mista fra il divertito e lo stupito si allargò sul mio volto mentre pronunciavo il nome di quella persona tanto strana.

    «Matt!»




    Edited by ‘•Transit Of Venus•‚ - 17/1/2013, 22:58
     
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    ~ my greatest sin is my own existence

    Per principio NON entro su forum o siti spammati per mp

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    Angeli Neri
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    Marzo 2008.
    Domenica. Continuava a odiare quel giorno della settimana. Più passava il tempo e più lo detestava. Fondamentalmente era perché si annoiava. Il lavoro era una specie di campo da gioco per lui. Lo divertiva. Gli piaceva quello stravolgere la realtà con il potere delle parole. Gli piaceva vedere le facce della gente che vedeva il presunto colpevole trasformarsi in vittima. Ma non si tengono processi si domenica e nemmeno si ricevono clienti la domenica. Quindi se già la mattinatala si trascorre nell'indolenza, svegliandosi magari più tardi, ma non troppo più del solito, perché le abitudini dopotutto sono pur sempre abitudini. Alla fine aveva deciso di fare quattro passi, il che a bene pensarci stava diventando una strana abitudine domenicale. Non voleva strane abitudini domenicali, sembrava qualcosa da vecchi. Certo questo dopo aver pranzato, lavato i piatti, messo avanti la lavatrice e anche lavato la macchina. Beh? Qualcuno queste cose deve pur farle e giacché viveva da solo doveva farle da solo. La domenica era decisamente il giorno ideale, ma tutto questo non bastava a riempire la giornata.
    Aveva pensato di comprarsi qualcosa, ma si era ricordato, troppo tardi che appunto era domenica. E poi per qualche colpo di fortuna, verso la metà del pomeriggio aveva trovato finalmente un'imposta aperta. Ci si infilò dentro prima ancora di rendersi conto di che tipo di negozio potesse essere. Non che importasse, aveva quai un intero pomeriggio da lasciar trascorrere. Alla clientela non aveva dato nemmeno uno sguardo e nemmeno ai presenti, si era soffermato sulla merce. Antiquariato. Era un po' che si era ripromesso di visitarne uno anche perché chissà avrebbe potuto ricordare qualche momento passato altrove e magari qualche evento in particolare. Si fermò davanti a una serie di orologi. Non portava orologi il più delle volte, in realtà li trovava scomodi, avere un qualcosa al polso lo trovava decisamente di impiccio. Però quelli un po' più vecchi, da tasca semmai quelli avevano un'estetica interessante. E poi c'erano i quadri, quelli nemmeno gli dispiacevano, ci sono sempre quadri in un negozio di antiquariato, il più è capire dove. Gli piacevano i paesaggi, ma anche i ritratti. Se ne era anche fatto fare qualcuno, qualche volta. La maggior parte li aveva tenuti, qualcuno era andato perduto. Magari erano anche stati ricoperti, la tela riciclata, magari qualcuno era finito perfino in un qualche vecchio scantinato e vi sarebbe rimasto per chissà quanto tempo. Magari un giorno lo avrebbe perfino trovato in un negozio come quello e probabilmente lo avrebbe anche comprato sotto lo guardo allibito dell'addetto alle vendite che avrebbe anche potuto notare la somiglianza fra il soggetto raffigurato e il compratore. Effettivamente quella possibilità la trovava alquanto divertente e di certo non capita a tutti.
    Alla fine aveva trovato un tagliacarte, non aveva idea di a che epoca o a che secolo appartenesse. Assomigliava alla riproduzione in miniatura di uno stiletto o qualcosa di simile. Era molto probabile che in origine dovesse avere perfino una specie di fodera che però, molto probabilmente non era taca consegnata insieme all'oggetto. Magari quella sì, era stata persa davvero. Poco male, in realtà, se non altro non avrebbero potuto rifilargli un prezzo eccessivamente elevato, visto che ne mancava un pezzo. Non che poi quello poteva ritenerlo davvero un problema. Con tutto quello che aveva accumulato nel corso degli anni una spesa avrebbe potuto permetterla. Prese a guardarsi intorno nel cercare di capire a chi diavolo dovesse rivolgersi. Il fatto che ci fosse un tizio dietro al bancone, beh quello facilitava decisamente l'impresa, ma a quando sembrava c'era già un'altra cliente che gli si era rivolta prima di lui. Nemmeno quello un rosso problema, avrebbe aspettato, anche se, per il momento alla fine aveva solo una domanda da porre. Tra l'altro notava solo in quel momento l'ingresso dell'altra stanza, magari avrebbe dato un'occhiata anche lì... dopo... Si avvicinò un po' al bancone quindi trasse un respiro «Scusi, questo quanto costa?» chiese agitando un po' l'oggetto in modo tale da lasciar comprendere di cosa stava parlando.

     
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