Lo strano caso del timido luccio e del gatto che gli insegnò a nuotare

Per Jean Claude

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  1. 'Raven'
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    Dannato e socialmente troppo espansivo inside

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    Un tramonto invernale. Un fiammante, basso, caldo tramonto invernale che solcava il cielo come una freccia, dividendolo in porzioni rosee e azzurre. Quanta bellezza. Quanta... vastità.
    Mi sembrava di aver passato un'eternità inghiottito nell'ombra, una vasta quantità di tempo scandita solo da un continuo via vai di volti e nomi, da un susseguirsi di carni e lenzuola e muri ammuffiti, ed invece erano passati anni. Decenni. Evaporati, svaniti come un pugno di fumo.
    Sorrisi, intrappolato tra quel tramonto ed i miei pensieri. Era bastato invece solo un istante - un attimo di distrazione - per riuscire a fuggire. Una frazione di secondo, una millesima porzione di coraggio... o disperazione. O fortuna, sebbene il pensiero mi facesse rabbrividire.
    Potevo dire di essere l'unico della mia nobile "famiglia" ad aver visto di nuovo il cielo scarlatto.
    Potevo dire di aver vissuto di nuovo, almeno per un altro giorno. Certo, vendendomi, raffazzonando un pezzo di casa, qualche vestito e qualche soldo, ma pur sempre per conto mio. A modo mio.
    Un uomo deve pur mangiare..., mi dissi leccandomi la punta di un canino. Il freddo allontanava la gente dai parchi quasi imbiancati. Ero venuto lì proprio per quel motivo, per godermi il mio momento di silenzio, seduto all'ombra di un albero dai rami spogli - e ne avevo trovato uno perfetto, con le radici spesse e ben piantate nel terreno, abbastanza nodose da produrre una conca accogliente, anche se non troppo privata. Alla fine della serata sarei finito di nuovo in mezzo alla movida notturna, vuoi per sopravvivere, vuoi per sopprimere la solitudine. Quindi... perchè non farlo?
    Sospirai, seduto a gambe incrociate, iniziando a sbottonarmi la camicia un po' sgualcita. Bianca e pulita, certo, ma non stirata. Il tessuto sguciò tra le mie dita con un fruscio mentre la abbassavo, in modo da scoprire petto, spalle e schiena. Volevo sfruttare ogni momento di quel bagliore sul mio corpo. Mettermi comodo e a mio agio, con i pensieri e non solo.
    Se avessi avuto un cellulare, avrei perfino interrotto quell'idillio per scattare delle fotografie. Magari mi sarei guardato uno di quei... film, giusto? Immagini in movimento, storie raccontate. Serie televisive. Sì, mi sarei goduto uno spettacolo e non solo la mia prima vera ventata di libertà.
    Ma non avevo un cellulare.
    Non avevo quasi nulla.
    Nemmeno i vestiti che avevo addosso erano del tutto miei.
    Scossi la testa, allontanando i pensieri non graditi. Com'erano cambiate le cose dal 1900. Da gentil'uomo ad accattone! Da avvocato immobiliare al lavoro più vecchio del mondo. Nel futuro. C'erano un'infinità di cose che non capivo ancora del tutto. Per fortuna, non mi mancava lo spirito di adattamento.
    Di certo, con una certa sorpresa, non mi mancava il cibo. Di frequentazioni, o clienti serali, disposti a farsi fare determinate cose ne avevo... e quasi tutti morivano dalla voglia di farsi dare un gelido bacio al sapore del loro stesso sangue.
    Sorrisi quasi con scherno. Non per loro, o per le loro tendenze, o comportamenti. Non li potevo giudicare - non erano nè buoni nè cattivi, non più di quanto lo fossi io. Lo scherno era per me, che di nuovo mi trovavo ad obbedire... dietro un contratto paritario e con qualche clausola in più.
    In realtà mi andava bene così, per il momento. Il resto poteva venire poco a poco, sperando che la fortuna tipica del ladro da quattro soldi mi arridesse sempre. Avevo rubato degli stivali del mio numero da un legittimo possessore accasciato dietro un cassonetto l'altro giorno, ed il giorno prima dei jeans scuri. Il giorno prima ancora, ero riuscito a intortare una deliziosa signora tanto appassionata di sartoria ad un mercatino dell'usato. Una donna tanto dolce, che si era offerta perfino di farmi l'orlo ai pantaloni in cambio di un caffè.
    Non che non sapessi dare due punti di cucito. Dopo i primi vent'anni impari a rattopparti i vestiti da solo, se non sei stupido. Solamente, era stata una bella scena - ed un po' me ne vergognavo. Lei era stata gentile con me. Mi aveva trattato bene. Da essere umano, intendo.
    Mi aveva detto che ero un bel giovane. Sarei arrossito, se avessi potuto. Peccato non potessi vedermi nello specchio da anni e quasi non ricordassi con che faccia mi alzavo dal letto.
    Sbuffai, scocciato, e mi accoccolai un po' di più tra le radici.

    Edited by 'Raven' - 14/11/2023, 16:11
     
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