• {Creature Antiche Vivono Ancora GDR} • Gioco di Ruolo by forum a carattere Horror-gotico moderno

Posts written by Yui

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    Era sicuramente un punto di vista interessante. Se i demoni erano spiriti della natura, allora potevano essere veramente paragonati ai kami, per quanto Yui preferisse considerarli una via di mezzo tra i kami e gli yōkai. Non che potesse prendere il punto di vista di Kalendra per oro colato, d'altronde la ragazza poteva essere semplicemente un'appassionata di esoterismo, che aveva imparato ciò che conosceva da poco sicuri siti internet, ma sicuramente era qualcosa da cui iniziare una ricerca. Si sarebbe informata sui demoni e sui diavoli, e di conseguenza sulla mitologia e le tradizioni occidentali. Non si trovava più in Giappone, non sapeva cosa poteva incontrare. Fino a quel momento aveva incontrato solo un innocuo e simpatico yūrei - un fantasma, insomma - ma dietro qualunque persona poteva nascondersi uno yōkai dagli scopi non proprio chiari.

    "Quello che mi dici è interessante, e di certo lo userò come base per approfondite ricerche." Disse dunque, mentre ancora cercava di assimilare completamente le informazioni appena ricevute. "Ho dato per scontato che le... creature... occidentali fossero simili a quelle orientali e che quindi potessero rientrare nella tipologia giapponese, ma ora non ne sono più certa. Anche qui c'è una grande varietà... e non ho ancora chiaro i loro nomi. Se i demoni e i diavoli sono entità totalmente differenti significa che non mi sono informata in proposito abbastanza." Aggiunse, prima di rendersi conto che le sue parole apparivano quantomeno strane. Eppure, anche Kal-san aveva detto cose inusuali. Chi era? Una semplice appassionata di esoterismo? Una maga? O...? No, non voleva pensarci. Per quanto da sempre si chiedesse se sarebbe stata meglio in compagnia di yōkai, voleva credere che Kalendra fosse la sua prima amica umana con cui poteva parlare liberamente del mondo oscuro. "Hai mai sentito parlare dello sciamanesimo giapponese?" In effetti non sapeva se poteva dirglielo, se Kal-san l'avrebbe capita o l'avrebbe considerata una ragazza strana, magari pazza, ma la conversazione era arrivata al punto in cui si era già toccato il cosiddetto mondo sovrannaturale. Se Kalendra parlava così tranquillamente di demoni e diavoli, perché avrebbe dovuto rimanere inorridita a sentir parlare di maghi e magia?
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    Un dono? Era giusto che lei lo accettasse? Ma che importanza aveva, visto che comunque aveva intenzione di iscriversi alla palestra? Sicuramente non sarebbe diventata una delle migliori allieve di Kalendra, non con la sua cecità e la sua costituzione fisica non esattamente forte, ma a Yui non importava. Le piaceva quel luogo, la sua tranquillità, gli esercizi e la compagnia di Kal-san. Quello era tutto ciò che le importava. "Ti ringrazio. Sei gentilissima." Le aveva detto, prima di iniziare gli esercizi.

    Ora che si trovava in posizione del loto, ascoltava perplessa la spiegazione di Kalendra. Un demone? Non riusciva a comprendere pienamente il concetto che la donna voleva trasmetterle. Un demone ma anche un kami. Ma non erano i demoni occidentali più vicini agli yōkai? Insomma, yōkai e kami erano dei concetti labili, tanto che i kami potevano facilmente degradare a yōkai, e alcuni yōkai (come le kitsune o gli inugami) venivano anche definiti kami, ma il problema era che non riusciva a comprendere il concetto occidentale di demone. Non era un sinonimo di diavolo? "Non capisco." Disse dunque. "Come possibile che Krishna sia un kami ma anche un demone? Cos'è esattamente un demone nella cultura occidentale? Dalle tue parole sembra che sia sbagliato confondere i demoni con i diavoli. Quindi il significato della parola 'demone' è più complesso? Un demone, un deva, un kami... mm..." Per quanto riguardava la parte della reincarnazione e del fatto che Krishna fosse sceso dal mondo divino/demoniaco per dispensare conoscenza agli uomini, come maga e soprattutto come itako non aveva nulla da ridire. Anche se, probabilmente, una ragazza normale avrebbe considerato quelle affermazioni ridicole. Ma allora quello che significava? Che Kal-san non era una persona normale?
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    Cambiarsi non era stato difficile, d'altronde era abituata a districarsi con abiti ben più complessi di quella divisa. Kal-san era riuscita a scegliere la taglia giusta e l'uniforme le calzava a pennello. "Direi che è perfetta. Non mi stringe e non è nemmeno troppo larga. Sei brava a capire le taglie." Rispose alla domanda, complimentandosi nel frattempo. Yui non aveva idea di quando fosse complesso scoprire la taglia giusta solo guardando una persona, ma poteva immaginare che non fosse da tutti. In un certo senso, era fortunata che ci fosse stata un'uniforme della sua taglia a disposizione nella palestra.

    Recuperato il suo bastone, Yui seguì Kalendra fuori dallo spogliatoio, tornando nella palestra vera e propria. Poi, dopo aver posato poco distante il bastone, cominciò a seguire le indicazioni di Kal. Per quanto non fosse troppo abituata allo stretching, comunque aveva già fatto degli esercizi simili e, a dirla tutta, quegli esercizi non erano poi peggiori di quello che aveva fatto durante il suo apprendistato. Quando si è abituati a lanciarsi secchiate d'acqua gelida addosso e cose simili, un po' di stretching non spaventa più di tanto. Quasi sicuramente il giorno dopo i suoi muscoli si sarebbero lamentati, ma se fosse successo sarebbe stata colpa sua: ultimamente aveva un po' tralasciato il suo addestramento fisico. Un po' di palestra le avrebbe fatto solo bene.

    Una volta finiti gli esercizi, si fece aiutare da Kalendra ad assumere la posizione del loto. "Non credevo che fosse così difficile..." Commentò, con un sorriso soddisfatto, quando finalmente riuscì a posizionare le gambe in modo più o meno corretto. Non era sicura di riuscire a rimettersi in quella posizione da sola, senza l'aiuto e le indicazioni di Kal, ma ciò significava soltanto che avrebbe dovuto allenarsi. Sicuramente per Kalendra ormai era semplice assumere quella posizione, quindi un giorno lo sarebbe stato anche per lei. "Prima hai nominato Krishna... è una divinità?" Si ritrovò a domandare, curiosa. Non sarebbe stato un problema per lei recitare un mantra dedicato ad una divinità che non conosceva, d'altronde era politeista. Per quanto fosse figlia e sposa di Inari Ōkami, questo non significava che fosse l'unico dio che potesse onorare.
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    Benvenuto! ^^ Bella presentazione, davvero! <3

    CITAZIONE
    questa volta non sono riuscito a dire "no!" al mondo dei gdr

    Io ormai sono GDR-dipendente. È troppo tardi anche per provare a 'disintossicarmi'. XD Quindi capisco benissimo. *rotola*
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    Benvenuto! <3

    Son proprio curiosa di vedere che razza sceglierai! *-* Qui ce ne sono tantissime belle, è sempre difficile fare una scelta. XD (Ma come unica vampira del forum, concordo... viva i non morti! XD Sì, sono con l'account sbagliato, ma amen. LOL)
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    Una mezza verità era una bugia? Probabilmente sì. Per quanto si trovasse bene con Lidia, per quanto fosse felice di averla incontrata, non poteva semplicemente rivelarle la verità, non poteva mostrarle la propria vera natura. E doveva mentire sulle cose più ridicole. Essendo la sua vita immersa in quello che veniva comunemente chiamato paranormale, in un mondo di itako, kami e yōkai, si ritrovava ad essere costretta a nascondersi dietro una maschera: la maschera di una ragazza normale, con passioni normali. Una maschera che le stava un po' stretta, ma di cui non poteva fare a meno.

    Quando Lidia tornò a parlare, Yui si costrinse a scacciare quei tetri pensieri. Per quanto fosse possibile, ovviamente. Poteva scacciarli in un angolino della sua mente, poteva chiuderli in uno scompartimento del suo cervello e abbandonarli lì, ma presto o tardi sarebbero tornati a tormentarla. Lei era diversa dagli altri. Era umana ma nel frattempo era anche qualcosa di alieno. Il suo era un dono, un preziosissimo dono di cui non avrebbe potuto fare a meno, ma anche una maledizione. La maledizione di una diversità ben più profonda della differenza culturale a cui aveva appena accennato.

    Africa? Cos'era per lei l'Africa? Probabilmente un paese lontano, di cui conosceva ben poco e in cui non era mai stata. Un mondo magico... forse. Ma non era magico tutto il mondo conosciuto? In ogni caso, le parole di Lidia erano affascinanti. "Spiriti affini..." Si ritrovò a ripetere, quasi testando come suonavano quelle parole sulle proprie labbra. Era un bel termine, un bel concetto. Sì, da qualche parte lì a Nouvieille doveva esserci qualche spirito affine a lei, qualcuno con cui avrebbe potuto parlare liberamente, senza nascondersi. Non ci perdeva niente a sperare. O, forse, aveva già trovato i suoi spiriti affini in persone come Lidia. Ma essere affini non significava potersi dire tutto? Forse sì, forse no. "È uno splendido pensiero. Probabilmente, se solo dessi più possibilità a chi incontro, risolverei almeno in parte i miei problemi. Cercherò di ricordarmelo, di seguire di più il mio istinto."
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    Doveva calmarsi, non poteva lasciarsi trascinare dalle emozioni. Non era più una bambina, ormai era maggiorenne... almeno secondo le norme europee. Se si fosse trovata ancora in Giappone sarebbe stata considerata una minorenne e, nonostante tutto, i suoi nonni la trattavano ancora come tale. Come convincere la sua maestra madre che a diciott'anni si era abbastanza maturi per intraprendere la propria strada? Impossibile, probabilmente. Fino a quando non avesse raggiunto i vent'anni sua nonna l'avrebbe trattata come una bambina, e probabilmente anche dopo visto il suo caratterino. Fino a quando Maki Aya non avesse deciso che la sua nipotina era pronta sia come itako che come donna, avrebbe continuato a proteggerla e guidarla. Da una parte un sollievo, dall'altra un'interferenza di cui Yui avrebbe anche fatto a meno.

    Seguì Kal-san fino allo spogliatoio, mentre ascoltava le sue parole. Chiunque altro avrebbe potuto essere scettico sulla storia del 'viaggio astrale', ma come maga e sciamana Yui sapeva che era possibile. Non rientrava nelle sue abilità, non ancora almeno, ma questa non era una scusa valida per non esercitarsi. Qualsiasi esercizio spirituale, anche lontano dagli insegnamenti della sua setta, avrebbe potuto aiutarla a crescere spiritualmente. L'importante era che non accennasse nulla a sua nonna. Si immaginava già la ramanzina che la sua maestra madre avrebbe potuto farle. Sarebbe stata in grado di farla sentire in colpa per non aver chiesto a lei al posto di farsi addestrare da qualcun altro.

    "Capisco." Commentò, mentre rifletteva. "Ogni tanto mi muovo senza bastone, ma solo nei luoghi che conosco." O quando si esercitava col tessenjutsu, naturalmente. Se si fosse trovata sotto attacco, probabilmente il bastone sarebbe stato un ingombro. Grazie al suo ventaglio tessen, potenziato magicamente, avrebbe comunque potuto reagire agli attacchi, ma non era la stessa cosa. "Farò del mio meglio." Aggiunse, e la sua non era solo una frase fatta. Voleva imparare. Per quanto fosse difficile, magari impossibile, lei voleva farlo. Voleva crescere spiritualmente, voleva imparare una nuova disciplina e anche imparare a difendersi.

    Una volta giunta nello spogliatoio femminile, Yui cominciò a cambiarsi, indossando la divisa che Kalendra era stata così gentile da prestarle. Era bello che le permettesse di fare qualche esercizio nonostante non fosse ancora iscritta alla palestra. Sicuramente, se si fosse trovata bene, avrebbe fatto in modo di iscriversi.
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    Solo dopo che Shin era partito di corsa verso la ciotola col cibo, Yui si rese conto di un particolare. Non si era tolta le scarpe. Era praticamente una regola di buona educazione, in Giappone, farlo prima di entrare in casa altrui. Che vivendo in Europa avesse assimilato i modi di fare occidentali? Quella era una palestra di Kung Fu, era buona regola togliersi le scarpe in un luogo come quello? Non ne aveva idea, eppure si sentiva un poco a disagio. Così, usando il bastone come appoggio, seguì involontariamente l'esempio di Kalendra, togliendosi le scarpe e posizionandole poco lontano sul pavimento. Magari per Kal-san sarebbe stata una scena strana, ma almeno Yui non si sarebbe sentita a disagio, in colpa. Sì, l'unico difetto era che avrebbe rischiato di pestare le macchie d'acqua che sicuramente Shin, bevendo, avrebbe sparpagliato in giro.

    Alla domanda di Kal-san, Yui si prese un attimo di tempo per riflettere. "È difficile dirlo, non conosco molto il Kung Fu per poterti dare una risposta certa, ma ritengo le arti marziali delle discipline particolarmente utili e interessanti. Un conoscente mi ha insegnato un po' di Tessenjutsu, l'arte marziale del ventaglio da combattimento giapponese. Non posso dire di esserne un'esperta per ovvi motivi, ma mi è piaciuto impararla." Ascoltò la spiegazione successiva sulla meditazione e sui mantra, limitandosi ad annuire. Non ci vedeva nulla di male, anzi riteneva che la meditazione e le arti marziali si completassero a vicenda. Per un attimo ci fu silenzio, scandito solo da dei leggeri passi che si allontanavano e lo zampettare di Shin, poi Kal-san tornò e le fece toccare qualcosa. Qualcosa che sembrava un vestito, un... un uniforme? "Mi farebbe davvero piacere!" Esclamò, illuminandosi in viso. "Dove posso cambiarmi?" Domandò poi, cercando di contenere un po' la forse troppa euforia.
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    Quando Kal-san, una volta in possesso del suo biglietto da visita, l'avvisò che stava per farle uno squillo in modo da passarle il suo numero di cellulare, Yui sorrise e annuì come ringraziamento. La compagnia di Kalendra la rendeva felice, per quanto si sentisse un po' a disagio per il fatto di non potersi aprire totalmente con lei. Sì, l'aveva appena conosciuta, ma sentiva che era una persona per bene. Faticava a vederla nei panni di una mezza bulla o addirittura di una delinquente. E, sicuramente, non pensava nemmeno alla possibilità che si trattasse di una creatura sovrannaturale, uno yōkai, come li definiva lei. Dopotutto, Yui aveva incontrato ben pochi non umani (almeno per quanto ne fosse consapevole) per arrivare a preoccuparsi troppo di quel particolare, ed era stata abbastanza fortunata da non essersi mai trovata veramente in pericolo. In effetti, se non si considerava la sua cecità, il suo duro addestramento e il suo sentirsi diversa, aveva una visione piuttosto radiosa del mondo. Lo stesso mondo che lei stessa definiva un luogo oscuro e pericoloso. Un controsenso, probabilmente.

    Recuperò il cellulare mentre cominciava a suonare, un breve squillo che non le permise di assaporare degnamente 'Overfly' di Luna Haruna, una delle cantanti giapponesi che le piacevano, una canzone probabilmente più adatta del canto sacro che utilizzava qualche anno prima, quando ancora si trovava in Giappone. Una sua compagna di classe, prima del suo trasferimento in Europa, l'aveva praticamente costretta a cambiare la suoneria, consigliandole quella cantante. Premendo alcuni tasti e dando un comando vocale, Yui salvò il numero nella rubrica sotto il nome 'Kal-san'. "Fatto!" Esclamò, riponendo il cellulare nella borsetta e recuperando il bastone. Poi all'esclamazione entusiasta di Kal-san, aggiunse: "Andiamo! Shin, seguiamo Kalendra." Un affermazione in parte rivolta alla donna, e in parte al cane.

    Mentre camminava, guidata da Shin, ascoltò con attenzione la spiegazione di Kal. L'unica arte marziale di cui Yui avesse un'infarinatura era il Tessenjutsu, l'arte marziale del tessen, il ventaglio giapponese da combattimento, che aveva imparato in parte nonostante il suo grave handicap e che poteva usare grazie all'aiuto di un oggetto magico. Eppure il Xiang Xing Quan la affascinava, probabilmente grazie alla spiegazione di Kalendra. Era un'arte che una cieca poteva imparare? Probabilmente no. In momenti come quello Yui si ritrovava quasi ad odiare la sua cecità, per quanto fosse ben consapevole che fosse un piccolo prezzo da pagare per i suoi poteri e la sua vita come itako. Magari, con un piccolo aiuto magico, avrebbe potuto acquisire anche lei un'infarinatura di Xiang Xing Quan... ma come poteva spiegarlo a Kal senza rivelare la propria reale identità?

    Continua QUI.



    Visto il cambio di ambientazione (bosco -> palestra), ho preferito aprire una nuova role nella sezione apposita. Spero che non ti dispiaccia. ^^
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    Continua da "Un paradiso terrestre".



    La passeggiata fino in città era stata lunga ma non troppo stancante. Probabilmente Kalendra avrebbe potuto muoversi molto più velocemente se non fosse stata in compagnia di Yui, anche perché la ragazza aveva sentito il rumore inconfondibile delle ruote di una bicicletta. Kal-san doveva esser arrivata al bosco con la bici e non aveva potuto tornare con lo stesso mezzo solo a causa sua. In un certo senso Yui si sentiva in colpa, ma quel senso di colpa era alleviato dalla consapevolezza di come vicinanza di Kalendra le facesse dannatamente piacere. Le piaceva chiacchierare con lei, le piaceva sentir parlare della sua palestra e del Xiang Xing Quan.

    Quando erano giunti davanti al negozio e Kal le aveva chiesto se preferiva rimanere lì fuori o entrare, Yui aveva risposto: "Entro volentieri, sempre che i cani siano ammessi." Teoricamente parlando, i cani avrebbero dovuto poter entrare un po' ovunque, soprattutto quando si trattava di un cane guida, ma Yui non voleva creare problemi a Kal. Con un negoziante non aveva problemi di ribattere, facendogli notare che era assurdo bloccare l'ingresso ad un cieco con cane guida, ma le sarebbe dispiaciuto se Kal fosse entrata nella lista nera del proprietario di quel negozio solo a causa sua. Una volta entrati, seguì Kalendra fino al reparto degli articoli per animali e poi fino alla cassa. Quando la sentì parlare col negoziante, però, si sentì dannatamente in colpa. Sì, lei e il negoziante sembravano essere ottimi amici, ma le dispiaceva che Kalendra avesse fatto un debito, per quanto piccolo, a causa sua. Usciti dal negozio, si domandò se dire qualcosa in proposito, scusarsi, ma alla fine si rese conto che non sarebbe stato cortese. Non era carino rifiutare un regalo, e Shin ne sarebbe stato di certo felice. Quindi si limitò ad un semplice: "Grazie."

    Arrivati di fronte all'entrata del dojo, Yui venne avvertita della presenza di scalini sia da Kal che da Shin. Sorrise e fece un cenno di ringraziamento, prima di salire con attenzione i tre gradini dell'ingresso. Quando Kalendra le diede il via libera, Yui liberò Shin, sussurrandogli: "Mi raccomando, non combinare guai. Questa non è casa tua." Insomma, Shin non era un cane particolarmente problematico, anzi tutt'altro. Sicuramente sarebbe andato di corsa a rosicchiare quello che Kal-san gli aveva comprato e, se ci fosse stata acqua a disposizione, a bere qualcosa, magari finendo per bagnare tutto in giro. Ok, forse un po' problematico era. Insomma, non era proprio capace di mangiare e bere da fermo.

    Una volta liberato Shin, Yui si concentrò sull'odore di incenso che permeava l'aria. Amava quell'odore, la tranquillizzava e la faceva stare bene.
    "È un bel posto, tranquillo e rilassante. " Si ritrovò a commentare. Insomma, non poteva parlare dell'estetica del luogo, ma quella stanza le dava comunque l'impressione di essere il posto adatto per praticare un'arte marziale.
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    Non si aspettava che Kal-san le afferrasse la mano. Fu sorpresa quando le pose qualcosa nel palmo, dicendole di assaggiarlo. Dalla forma e dalla consistenza le sembrava essere un agrume, probabilmente un mandarino o un mandarancio sbucciato. Un mezzo mandarino, per la precisione. Appoggiò il bastone al proprio corpo in modo da liberare l'altra mano, poi ne staccò uno spicchio e lo mise in bocca, assaporando il suo sapore aspro ma anche dolce. Era buono, dannatamente buono, più di quelli che normalmente suo nonno portava a casa. "È buonissimo, grazie!" Disse, con un sorriso, per poi tornare a mangiare. Kal-san era una ragazza particolare, con uno strano carattere ma con la quale si trovava dannatamente a suo agio. Era felice di averla incontrata: loro due potevano diventare amiche, per quanto Yui sarebbe stata costretta a non rivelarle il suo segreto. Se lo avesse fatto, probabilmente lei non avrebbe capito. L'avrebbe allontanata.

    Aveva ormai finito il mandarino, quando Kalendra tornò a parlare. Quanto tempo era passato da quando era arrivata alla radura? Non ne aveva idea, dopotutto si era persa a chiacchierare. Non aveva avuto la possibilità di gettarsi nell'erba a riposare (o a dormire) come era il suo progetto iniziale, ma la passeggiata e la chiacchierata l'avevano di certo aiutata a riprendersi dalla stanchezza mentale. E Shin ormai si doveva esser sfogato, tra corse, annusate e chissà cos'altro. "Insegni in una palestra? Che tipo di palestra?" Si ritrovò a domandare, curiosa, mentre considerava la sua proposta. Teoricamente parlando, non avrebbe dovuto fidarsi di una persona appena conosciuta e chiamare suo nonno per un passaggio, ma Kal-san le sembrava una persona affidabile e simpatica. E, anche se non lo fosse stata, difficilmente Yui si sarebbe trovata nei guai. Diamine, era una maga! Perché preoccuparsi? "Mi farebbe piacere venire con te, se non è un problema." Disse dunque. Se doveva andare a lavorare, faceva bene a disturbarla così? Ma se era nuova di Nouvieille poteva ben capire perché desiderasse fare conoscenza. Era passata anche lei per quella fase e sapeva com'era complicato abituarsi ad una nuova città... e a un nuovo stato, in effetti. Frugò nella sua borsetta, ritrovando il piccolo portafoglio e tirando fuori uno di quei biglietti da visita che portava con sé. C'era scritto solo il suo nome, il suo numero di cellulare e la sua e-mail, quindi non rischiava nulla consegnandone uno a Kal. "Ecco qui, per sicurezza." Le disse, porgendo il biglietto più o meno nella direzione dove sapeva essere la donna.

    Poi fece un breve fischio. "Shin, vieni qua! Shin!" Esclamò, a voce alta. Ci volle un attimo perché il cane giungesse di corsa da lei, probabilmente perché si era ficcato chissà dove mentre lei stava chiacchierando. Si chinò e lo accarezzò, tenendo il bastone pericolosamente in bilico. "Ti sei divertito?" Gli chiese, mentre gli allacciava il guinzaglio, e la risposta di Shin fu una leccata sulle sue labbra. Era un sì? Si rialzò, con il bastone in una mano e il guinzaglio nell'altra, pronta a muoversi.
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    Il ragionamento di Kal-san era corretto e Yui lo sapeva. Quante persone utilizzavano la cortesia e le frasi fatte per nascondere quello che pensavano veramente! Eppure, provenendo da una società che dava molto importanza a cose come gli onorifici, Yui comprendeva anche la necessità dell'etichetta e di certe forme di cortesia. "Comprendo il tuo punto di vista e concordo con te, ma ritengo anche che l'etichetta sia fondamentale in certe situazioni. L'umanità, purtroppo, ha bisogno di nascondersi dietro a frasi fatte e forme di cortesia per... sopravvivere, probabilmente. Se tutti dicessero quello che pensano degli altri, ci sarebbe un bel caos. Probabilmente è un limite degli umani... o forse di tutte le creature viventi, chissà." Rispose, riflettendo per la prima volta seriamente sulla cosa. Quando era giunta a Nouvieille non era solo la lingua ad averla spaesata, ma soprattutto tutti quegli elementi e quelle usanze ben diverse da quelle giapponesi. Gli europei non usavano onorifici, gli europei si chiamavano per nome nonostante non fossero estremamente legati. Non erano le sole cose che l'avevano turbata e fatta sentire aliena, fuori posto, ma sicuramente erano quelle le difficoltà che più le era stato complicato superare.

    Ma l'etichetta non era l'unica cosa su cui le parole di Kalendra l'avevano portata a ragionare. La donna aveva pronunciato un nome cinese, Liang Tianzhu, e l'aveva definito suo maestro e mentore. Cosa significava? Praticava qualche arte marziale? O, viste le sue parole successive sulla natura, seguiva qualche religione poco conosciuta? Questo la avrebbe resa simile a lei, in quanto Yui era una fedele di Inari, e magari... no, c'erano molti amanti (o fanatici, secondo alcuni) della natura nel mondo, e pochi di loro erano appartenenti a particolari religioni o addirittura maghi. E, in ogni caso, aveva ragione: la natura era giusta e imparziale, era l'umanità ad essere scorretta, crudele e distruttiva. Non tutta l'umanità, ovviamente, e sicuramente Yui non aveva l'intenzione o la possibilità di fare qualcosa in proposito, ma era la triste verità. Prima o poi, l'uomo, la sua tecnologia e il suo inquinamento avrebbe distrutto il pianeta.

    La frase successiva di Kal-san fu quasi offensiva, per quanto non sembrasse che la donna l'avesse detta in quel senso. Anzi, visto quello che aveva detto poco prima sull'etichetta, non c'era da sorprendersi che potesse uscire fuori con affermazioni magari poco cortesi ma sincere. Che senso avrebbe avuto arrabbiarsi? E per cosa, poi? Sospirò, per poi tornare a parlare: "Ne sono ben consapevole. La natura..." Inari-sama... "non è stata ingiusta con me. Per ogni dono, per ogni benedizione, c'è un prezzo da pagare. Se non fossi cieca non potrei conoscere la vera essenza del mondo, è io sono grata ad Inar... alla natura di avermi resa quella che sono."
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    Kalendra, un nome particolare, che non aveva mai sentito. Chissà da dove proveniva!? Yui non poté fare a meno di chiedersi se la donna fosse occidentale o provenisse da qualche paese remoto, ma senza vederla non aveva modo di comprenderlo e l'inglese della donna non rivelava alcun accento particolare. Che fosse un nome europeo? O americano? Era possibile, d'altronde Yui non era esperta di nomi. Avrebbe potuto chiederglielo, ma non sarebbe stato per niente cortese, quindi si sarebbe tenuta quel dubbio. "È un piacere conoscerti, Kal... endra." Disse, facendo un po' di difficoltà a pronunciare quel nome così particolare. Beh, si sarebbe abituata. Non era un nome difficile, o almeno non lo sarebbe stato una volta abituatasi. "Io sono Yui, e il rough collie che sta gironzolando qua intorno si chiama Shin. È... il mio cane guida." Era inutile nasconderlo, quindi perché preoccuparsene? Se Kal-san (poteva chiamarla Kal?) non aveva ancora notato la sua cecità, lo avrebbe compreso ben presto. Non era qualcosa che lei potesse nascondere.

    "Ho passato la mattinata a studiare." Rispose alla domanda con una mezza-verità. "Presto avrò un... esame molto importante, quindi devo essere pronta. C'è una persona importante che non voglio deludere." Continuò, in quella che non era propriamente una bugia ma nemmeno la verità. L'esame in questione era il Kamitsuke, il rito di iniziazione che aveva fallito due anni prima, la persona importante era Inari Ōkami-sama, il dio che onorava e per il quale praticava la magia. Quindi poteva dire di esser stata quasi sincera. Forse. Non che potesse fare altrimenti. "Lei... tu... posso darti del tu? Insomma... mi è parso di capire che tu ami la natura." Cos'era quella? Una domanda? A dire il vero non lo sapeva nemmeno Yui.
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    Era un sollievo sapere che poteva lasciare sciolto Shin. Se lo avesse legato poteva immaginarsi cosa sarebbe successo: avrebbe piagnucolato e fatto il depresso per tutto il tempo. Un cane diverso probabilmente avrebbe fatto storie anche in altre maniere, abbaiando come un matto o tirando per vendicarsi della presenza del guinzaglio, ma Shin era stato ben addestrato e non avrebbe mai fatto qualcosa che rischiasse di far del male alla sua padrona. Anzi, visto il profondo legame che aveva con Yui, probabilmente non lo avrebbe fatto nemmeno se non avesse ricevuto un addestramento da cane guida. Mentre avanzava nel prato, Shin le era stato sempre affianco, squadrando con intensità l'intrusa (più con curiosità e perplessità che per timore) e controllando che Yui non mettesse un piede in fallo. Era stato lui a segnalarle quando era stato il momento di fermarsi, un tempo abbastanza breve visto che anche la donna - perché dalla voce poteva essere certa che si trattava di una femmina - si era avvicinata. Quando la donna si era chinata e gli aveva porto il palmo della mano, il cane aveva scodinzolato felice e le si era avvicinato, annusandola un attimo per poi leccarla alla mano come dire "sì, mi sembri una brava persona". Si era lasciato coccolare, poi era tornato da Yui e aveva strofinato leggermente il muso sulla sua gamba, segnale a cui la ragazza aveva risposto con una carezza, un sorriso e una parola: "Vai". C'era stato un altro scodinzolio, poi Shin era corso via, probabilmente con l'idea di correre a razzo per il prato, esplorare il bosco circostante e/o segnare nuovamente il suo territorio. D'altronde, la sua padrona era al sicuro e in compagnia con una persona all'apparenza simpatica. E Shin non era mai stato un cane diffidente.

    "Avevo bisogno di staccare un po'." Rispose Yui, cortesemente, utilizzando un'espressione che solo due anni prima non avrebbe nemmeno compreso. "È stata una mattinata abbastanza pesante e ho sentito bisogno di un luogo tranquillo. Qui nel bosco, in mezzo alla natura e alla solitudine, mi sento a mio agio. E Shin può correre libero senza che io mi preoccupi che venga investito. In effetti è il posto migliore per fuggire al caos della città." Che una ragazza della sua età si sentisse più a suo agio in mezzo alla natura che in qualche locale insieme agli amici forse era grave, ma a Yui non importava più di tanto. C'era il tempo giusto per quel tipo di divertimento (non che ne fosse una grande fan) e quello giusto per starsene tranquilla nel bosco, a contatto psichico con i kami del luogo.
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    Camminare per il bosco era estremamente rilassante. Avrebbe dovuto esser stanca per tutto quello che aveva fatto la mattina e lo era, ma la sua era più che altro una stanchezza mentale. Aveva per di più studiato e fatto rituali, quindi non le dispiaceva sgranchirsi un poco le gambe. Un po' di movimento dopo esser stata troppo ferma le faceva solo bene. Mentre percorreva il sentiero, Shin ogni tanto la fermava, per indicarle qualche pericolo a lei nascosto, aiutandola a superarlo cautamente. Era sconcertante come piccole buche, rami, rovi e radici potessero risultare pericolose, ma ormai Yui se n'era fatta l'abitudine. D'altronde, il suo mondo era sempre stato quello, un mondo in cui doveva schivare pericoli invisibili, tanto che ormai non ci faceva più caso. Il punto focale di quella camminata nel bosco, oltre alla evidente felicità del suo cane guida, era di certo la natura. Non poteva vederla ma poteva sentirla. E non solo attraverso l'udito. La prima volta che era stata in quel bosco non aveva capito cosa doveva cercare, non aveva capito che i Kami erano tutto intorno a lei. Per quanto fosse consapevole del vero significato dietro quel termine, ben diverso dal concetto occidentale di divinità, Yui non era riuscita a percepirli. Invece erano sempre stati lì. Kami erano la qualità della crescita, fertilità e riproduzione; fenomeni naturali come vento e tuono; esseri naturali come il sole, le montagne, i fiumi, gli alberi e le rocce... e quindi anche la natura che l'attorniava. Quando entrava in sintonia con una pianta, sfiorando il suo tronco o le sue foglie con le dita, entrava in sintonia con un kami. Era un concetto strano ma semplice, che era riuscita a comprendere solo dopo innumerevoli viaggi in quel bosco e innumerevoli esercizi spirituali.

    Quando Shin la fermò, Yui poté sentire il lieve calore dei raggi del sole colpirle il viso. Dovevano essere arrivati alla radura, dove finalmente i rami degli alberi, in parte ormai spogli dalle foglie, non bloccavano più il poco calore che il sole ancora rilasciava. Sganciò il guinzaglio, in modo da permettergli di correre felice nelle vicinanze. Ora che il terreno era più piano e meno problematico, lei avrebbe potuto proseguire solo col suo bastone. Eppure c'era qualcosa di strano. Shin non si era mosso, era rimasto al suo fianco lì accanto all'ultima linea di alberi, e non sembrava volersi muovere. Anzi, poteva percepire il lieve movimento della sua testa sulla sua gamba. La stava muovendo, in un certo senso ruotando come quando vedeva qualcosa che non capiva. In effetti, Shin era perplesso dagli esercizi che una donna sconosciuta stava facendo sul prato. Il suo era un "che diamine sta facendo quella?" ma Yui non poteva comprenderlo pienamente. Yui aprì la sua mente, ricercando il contatto con la natura che la circondava. Posò anche una mano sul tronco della pianta che aveva a fianco, ma non poté percepire nessun segnale di pericolo. Nella radura c'era qualcuno, lo poteva capire dal comportamento di Shin e da piccoli segnali datele dalla pianta, ma quel qualcuno non sembrava essere minaccioso.

    "Buongiorno." Disse dunque, rivolta a qualcosa che non poteva vedere, mentre ritornava a camminare, lentamente e saggiando ogni passo col suo bastone. "La disturbo se rimango anch'io qui? Shin è bravissimo e non dovrebbe darle problemi, ma se ha paura dei cani posso legarlo." Un po' le dispiaceva dover rilegare Shin, ma non poteva farci molto. Se non erano da soli in quel posto, allora avrebbero dovuto adeguarsi.

    CITAZIONE
    - Comprensione [Abilità passiva]
    Permette di comprendere il linguaggio della natura e capire così molte cose, per esempio se il tempo sta per cambiare o se sono arrivo piccole catastrofi naturali. Attraverso delle percezioni il mago può anche capire quando una pianta è in sintonia con la sua essenza magica e mediante questo ‘contatto’ può essere messo in guardia o avvertito di un pericolo.
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