• {Creature Antiche Vivono Ancora GDR} • Gioco di Ruolo by forum a carattere Horror-gotico moderno

Posts written by TronoNero

  1. .
    Benvenuto!
  2. .
    Credo che non ci sarà nessun problema al riguardo. Iniziò a dire Olve, dopo che l'altro ebbe parlato. Gli stranieri non sono mal visti, sempre che non creino problemi. Come succedeva un pò ovunque, giustamente. Soprattutto se portano mercanzie da posti lontani. Spezie, ortaggi, ferro e beni simili. E' dura vivere in queste terre: lo ricordo bene.
    Continuarono a camminare. Mi sento chiamato verso il banchetto. Non ho piena padronanza del mio potere, dato che me ne sono servito pochissime volte, dunque credo che non sia casuale questa locazione. Si diresse deciso, sperando di essere seguito d Emyr, verso il luogo più rumoroso, pieno di gente che andava e veniva portando una serie apparentemente infinita di cose. Qualcuno, capendo che si trattava di un guerriero, si inchinava, altri lo guardarono con disprezzo, ma lui non se ne preoccupò, andando dritto verso la sua meta.
    La costruzione era un'unica sala enorme a pianta rettangolare, una cosiddetta "Sala dell'Idromele". Gente vi beveva e mangiava, intonando canti di guerra e invocazioni agli Dei. Sul pavimento erano stese delle pellicce e il fuoco crepitava lontano. Dal lato opposto della sala, un trono segnalava la posizione del successore del re: un ragazzo di non più di venti inverno, dal viso contrito ma non eccessivamente afflitto. Chiedendo a qualcuno nei dintorni, scoprì chiamarsi Rudulf, letteralmente "lupo rosso", figlio del defunto Conte.
    E' d'uopo onorare il morto recandoci dal figlio. Con l'elmo ancora in mano, Olve camminò verso il ragazzo, inginocchiandosi una volta arrivato. Le mie condoglianze, Rudulf, Figlio di Varg. Mi chiamo Olve, figlio di Skjell, e vengo da molto lontano per omaggiare il Re. Mentì. Costui è un caro amico legato a me da un debito d'onore. Sperò che l'altro stesse al gioco.
    Qualche secondo dopo, Rudulf avrebbe aperto bocca. Vi ringrazio, emissari venuti da lontano. Spero vogliate omaggiarmi con la vostra presenza al grande banchetto di questa sera. olve si guardò alle spalle, cercando di capire cosa stesse accadendo in quel preciso istante, ma nessuno gli disse nulla. Sarà il pre-banchetto. Pensò, vagamente divertito. Ad ogni modo, all'improvviso un'ombra calò sul neo-regnante, cosa che non sfuggì alla Mummia.
    Quale peso grava sulla vostra anima, signore? Chiese, riprendendo il discorso. L'altro si prese un pò di tempo, prima di decidere di mettere a parte l'altro delle sue angosce.

    Una sciagura, come potrete immaginare, si è abbattuta su di noi. Olve osservò Emyr: dal volto di Rudulf non era difficile da credere.
    Una creatura mostruosa ha preso ad attaccarci, seminando morte e distruzione. Il mio stesso padre si era scagliato contro di essa, ricavandone nient'altro che la sua morte. La Mummia seguì il racconto senza fiatare, aspettandone la continuazione. Essa si fa vedere con la bruma e attacca di notte: molti guerrieri sono caduti vittima dei suoi artigli. Abbiamo iniziato a chiamarla Lednerg, unico suono che pare in grado di pronunciare con la sua bocca mostruosa. Si fermò un attimo. Chi lo sa, magari quelle fauci le impediscono una dizione normale. Al Nordico venne facile rispondere. Sono certo che potrei esservi d'aiuto. Quella nuova prospettiva aveva dato un gran colpo alla sua apatìa e aveva risposto senza pensarci troppo. Osservò, tuttavia, nuovamente il suo compagno per vedere come avrebbe risposto. Sempre che il mio compagno sia d'accordo. per motivi particolari, non possiamo separarci.
    Il Re riprese la parola. Invero, vi dico che questo banchetto non ha sola finalità di onorare il mio padre defunto, ma anche rendergli giustizia. Stanotte, appronteremo una compagnia, fatta dai migliori guerrieri che possiamo chiamare, per combattere il mostro. Si prospettava una guerra, dunque, cosa molto gradita ad un animo (nonostante tutto) guerriero come il Figlio di Skjell. Stanotte la Volva, l'Angelo della Morte, leggerà oracoli e praticherà i suoi incantesimi, scegliendo gli uomini che faranno parte di questo gruppo. Così potrà iniziare la nostra guerra alla creatura, dato che, se pure i soldati non sono in grado di sventare la minaccia, di certo un gruppo di eroi potrà farlo! Ad Olve parve di sentire un certo tremolio, nella voce. Senza dubbio alcuno! Poi, finalmente tacque. Gli venne servito dell'idromele e parve dimenticarsi di avere di fronte a sè due interlocutori. La Mummia parlò. Dimmi, amico, cosa intendi fare? Chiese. Se intendi imbarcarti nell'Impresa, dovremmo seguire questa cerimonia. Viceversa, possiamo andarcene ed esplorare questo Reame Decadente. L'elmo luccicò alla luce del fuoco. Perdonami se prima ho risposto impulsivamente: se sarai contrario, ce ne andremo.
    Curiosamente, Emyr avrebbe notato, da quando si erano incontrati gli occhi di Olve non erano mai stati così luminosi. Attendo la tua scelta.
    Se la cosa ti va, tu inserisci pure tutti i particolari che ti pare e fai andare avanti la trama come vuoi.
    Come avrai immaginato, mi sto basando sul "Beowulf" e/o il film "Il Tredicesimo Guerriero" :D
  3. .
    Olve ascoltò le domande di Emyr e, prima di rispondere, si concesse una pausa di riflessione, toccandosi il mento con la mano, prima di iniziare a sfregarselo.
    Uhm, si... I Vanir. Disse distrattamente. Mi piacerebbe saperne di più sul come li venerate voi e/o su chi rivolgete la vostra fede. Non potè, ovviamente, esimersi dal dire qualcosa lui stesso, dato che la situazione, sotto sotto, pareva adatta. Alcuni credono che vivessero quì da ben prima che gli AEsir arrivassero. Rappresentavano una civiltà di cacciatori/raccoglitori e, poi, di contadini. Disse. Secondo le leggende, gli AEsir arrivarono da Oriente, portando le armi, e scoppiò una sanguinosa guerra che, come tutti i conflitti di questo tipo, terminò con un matrimonio. Era impossibile, ma la Mummia parlava come se avesse assistito in prima persona. Odino, il Figlio di Bor, sposò Frigga. Da quella coppia nacquero Balder, Hoder e Hermod. Lei era anche dotata di chiaroveggenza, come testimonia la storia secondo cui previde la morte del suo figlio, preludio del Crepuscolo degli Dei. Forse stava parlando per ricordare a se stesso cose che aveva a lungo "dimenticato". E così, le due famiglie si unirono e, in particolare Freyr e Freyja, goderono di particolare prestigio alla corte del Monocolo. Era la fine della stora, ma Olve continuò. La mia famiglia venerava il Tonante, Protettore di Midgard e Uccisore di Giganti. Secondo gli studiosi moderni, era molto venerato dal popolino e dalle persone meno abbienti, al contrario di Odino, che era il Dio della nobiltà. Io non so dirti dove sta la verità, ma posso riferirti che che ogni famiglia venerava, spesso, più di una divinità. Anche i Vanir, soprattutto i due fratelli Freyr e Freyja, numi tutelari della procreazione e della sessualità. Quell'ultima cosa venne detta con distacco: le donne e il sesso erano cose che non gli interessavano. Continuarono a camminare, osservando le varie persone e, in alcuni casi, Olve salutò con una mano. Solo ora notò un assembramento di gente più avanti.
    Beh, se vogliamo capire cosa succede, c'è un solo modo. Fece strada.
    Il corteo, o quel che era, pareva vicino, ma in realtà era molto distante e ci misero molto tempo ad arrivare. Dentro il fiordo, si vedevano innumerevoli teste di drago come sospese nel nulla. Sta calando la nebbia. Pensò Olve, senza dire nulla. Lì per lì non se ne accorse, ma alcune persone guardavano con sospetto quel banco di bruma e, in alcuni casi, cercavano di tenersene il più lontano possibile. Poco più distante, poterono vedere il molo, in alcune parti sporco di sangue, a causa del "lavoro" che alcuni macellai riservavano al pesce.
    Andarono avanti.

    Poi incontrarono un albero, cosparso di ghirlande e amuleti. Le tradizioni germaniche lo chiamano Irminsul. Credo che, in questo caso, sia la rappresentazione di Yggdrasil.
    Mano a mano che procedevano, però, notarono che la gente intorno diventava sempre più agitata. Anche se tale sconcerto era misto ad una certa solennità. Ad ogni modo, credo che siamo in Norvegia. Non posso "viaggiare" in luoghi che non conosco e, se pure ho navigato, è sempre stato nei dintorni. In ogni caso, i fiordi dovevano essere abbastanza eloquenti. Ma, ormai, erano arrivati all'assembramento. All'interno di una enorme casa, fonte di quel chiasso, poterono vedere un gran viavai di gente. Era una tipica sala da banchetti, casa dello Jarl di turno e posto adibito a momenti importanti, come il famoso Thing (una sorta di tribunale popolare). La porta era aperta e poterono sbirciare dentro: servitor e schiave stavano adibendo la stanza per qualcosa di importante, sebbene il trono fosse vuoto. Credo di aver capito. Sussurrò, ma voleva una conferma. Fermò una ragazza, di neanche vent'anni, che gli stava passando vicino. Tu, ragazza, fermati. Sono appena arrivato quì e non ho potuto fare a meno di notare un certo trambusto. Vorre sapere cosa sta succedendo. La ragazza, bionda, non potè esimersi dal guardarlo storto: i viaggiatori erano comuni, i "guerrieri" viaggiatori un pò meno. Sempre se non si parlasse di criminali esiliati. Ma Olve non aveva il marchio sulla fronte, inciso con un ferro rovente, dunque non doveva essere un criminale. Dovete venire da molto lontano per non sapere cosa sta accadendo. Tornò a guardare Olve fisso negli occhi. Il Conte Varg, il Lupo, è morto. Stiamo preparando il banchetto per il suo funerale. Avevano parlato in norvegese antico. Ti ringrazio, ora torna pure alle tue incombenze. La ragazza sparì. Olve si rivolse al suo compagno, guardando l'asino ogni tanto. Lo Jarl locale è morto: stanno preparando tutto per la sua dipartita. Sicuramente, Emyr sapeva di cosa si trattava: l'espressione "funerale vichingo" non era un'esagerazione.
    Credo avverrà tutto dopo il tramonto. La sua espressione, normalmente torva, sembrava quasi entusiasta. Forse ritornare alla "sua epoca" lo aveva smosso nel profondo. Del resto, non aveva mai fatto mistero della sua mancanza di interesse per il "presente". Credo potrebbe essere una buona idea partecipare al banchetto, sarà molto istruttivo. C'era, ovviamente, un piccolo problema. Magar riusciamo a trovare un modo per farlo facilmente. Olve guardò Emyr, lasciandogli l'iniziativa. Magar aveva qualche idea che voleva mettere a frutto.
    Rimase in attesa.
  4. .
    Olve ascoltò rispettosamente le parole di Bucci.
    Era palese che non volesse trapelare troppo, ma era anche giusto. Era una questione di peso delle informazioni: la Mummia non reputava la sua storia degna di segretezza, a dispetto di.. Altro. Al contrario, quel tizio sembrava ritroso a parlare di sè, evidentemente reputando tali dati troppo preziosi per darli al primo venuto.
    E, ovviamente, Olve non ebbe nulla da ridire, del resto erano affari suoi.
    Sai, una cosa mi sfugge. Iniziò a dire. Da come parli, pare che la tua priorità non sia quella di aiutare la gente, ma avere quel "giusto compenso" di cui parli. Fece una pausa. Non che ti per sè sia un problema: per come vanno le cose al mondo d'oggi, le persone paiono dare molta importanza a certe cose. Prima di terminare quella filippica, piantò i suoi occhi glaciali in quelli di Davide, seppure senza la minima traccia di cattiveria e/o minaccia. Sbaglio?
    Quanto al resto, quando l'altro parlò di magnanimità e del fatto di non trattarlo come un servo, Olve, per la prima volta da quando era iniziata quella discussione, sorrise, sebbene in un modo un pò distorto.
    C'era gente che diceva che il sorriso umano derivava dal comportamento delle bestie, in particolare da quando snudano le zanne con aggressività. Ebbene, se questo è vero, la piega deformata del volto del Nordico aveva una traccia, un sentore, di questa cosa. Alcuni avrebbero potuto interpretarla con: "non hai da che provarci". O, forse, solo una dimostrazione di intenti. Del resto, aveva accettato quel "lavoro" (o, meglio, volontariato) per mera curiosità e, perchè no, per l'opportunità abbastanza palese di menare le mani, cosa che non faceva da un bel pò di tempo. Uhm, a conti fatti... Secoli. Quel suo pensiero gli diede un leggero fremito, visibile dalle mani nodose e grandi, che improvvisamente si aprirono e chiusero.
    Subito dopo, Olve si abbassò osservando il cane del suo interlocutore, esaminandolo in tutto. Voleva anche vedere le reazioni di un animale alla sua presenza, cosa che aveva fatto spesso, in passato. E, di sovente, i cani sembravano fiutare la sua "natura innaturale". Ma era risaputo.
    Cosa avrebbe fatto? Avrebbe abbaiato? Magari avrebbe tirato il guinzaglio per paura o avrebbe dimostrato una certa aggressività, non fosse altro per difendere il padrone.
    E' una gran bella bestia. Avrebbe detto, sovrappensiero, poco prima di provare delicatamente a toccarlo. Se l'animale glielo avesse permesso, bene, altrimenti avrebbe ritratto la mano alzandosi di colpo.
    Ma la conversazione andò avanti.

    Bucci gli fece domande riguardo la sua sistemazione.
    E, quì, la Mummia decise di non dare troppe informazioni. Non tanto per sè, ma per evitare di dare possibili rogne ai ragazzi del suo Rudere. Ne era certo: se quel dato fosse caduto in mani sbagliate, le conseguenze avrebbero potuto essere disastrose. Non che Davide paresse uno pericoloso, ma poteva trasmettere la cosa a qualcun altro creando un effetto domino che, nel lungo periodo, avrebbe potuto nuocere. Per cui, dopo averci pensato qualche secondo, decise di mentire senza farsi troppi problemi.
    Si. Iniziò. Ho una cascina che si trova al limite tra la periferia della città e la campagna circostante. Una menzogna efficace conteneva sempre un pò di verità. Poco più di una legnaia, in verità, ma l'ho avuta in eredità e, onestamente, non mi dispiace la solitudine. Nel dire ciò puntò il dito in direzione della campagna. Successivamente, osservò i dintorni. Niente a che vedere con questo bel complesso residenziale. Disse ed, esattamente come prima, con un tono così sincero che praticamente nessuno avrebbe potuto scoprire l'inganno. Davvero un bel posto, sebbene non faccia proprio per me. Ma, in generale, non amo la vita frenetica della città. Evitò di comunicare l'ovvio, ovvero che era un pò un "lupo solitario", quando proprio non era in misantropo in piena regola.
    Ma c'era ancora una cosa da chiarire, una cosa che Olve aveva già chiesto, senza risultato. E, facendo il finto tonto, pensò che non potesse creare danni una ripetizione di tale domanda.
    Non mi hai risposto, tuttavia. Mise le mani in tasca. Da quali problemi sei vessato, tanto da aver bisogno di una guardia del corpo, nonostante le tue arti? Per il Nordico, il concetto di magia era molto labile e non aveva per lui alcuna connotazione: il suo passato era stato costellato di magia di ogni tipo e vi era molto abituato. La sua opinione era che si trattasse di uno strumento, non dissimile da un'arma o un utensile. Stava tutto nell'intenzione. Non che la risposta possa cambiare la mia opinione già espressa. Si tratta solo di curiosità e credo sia anche nel tuo interesse dirmelo.
    Detto ciò, rimase ad attendere, sempre con le mani in tasca, provando ad immaginare vari ed eventuali scocciature che un uomo simile poteva subire. Immaginò un vasto spettro di evenienze: da persone truffate a strane entità che poteva aver indispettito, passando per creditori/debitori. Quest'ultima, date le parole del Bucci, pareva particolarmente credibile. Ma, in quell'ultima domanda, era davvero sincero: era davvero solo una curiosità. A conti fatti, era anche un pò elettrizzato dall'evenienza.
  5. .
    Non appena le due mani si toccarono, quella "luce nera" parve ingrandirsi, inghiottendo Olve e i suoi due nuovi amici. All'interno di quello strano corridoio nero come la notte, i tre parevano fluttuare nel nulla, pur tuttavia ben saldi sui loro piedi. E' il Ginnungagap. Disse Olve in quegli attimi, senza essere riuscito a risparmiarsi quella didascalia. Tare era il termine utilizzato per indicare il grande vuoto cosmico abissale che precedeva la Creazione, secondo il mito scandinavo/germanico. Esso fu anche il teatro del famoso scontro tra Ghiaccio e Fuoco, preludio dell'esistenza. Era inevitabile che un tale essere usasse quel termine per una simile situazione. Poi, apparve una luce... Qualcuno avrebbe detto "luce fuori dal tunnel", ma non si trattava di un vero e proprio tunnel, dunque l'espressione non era perfettamente corretta.
    Ma, ad ogni modo, quella luce li colpì proprio mentre quell'oscurità iniziava a colorarsi di stelle lontane e piccoli fuochi fatui. Ne vennero inghiottiti senza possibilità di difesa e tale luce ferì i loro occhi.
    Quando li riaprirono, però, quello che avrebbero visto sarebbe stato ben diverso da quanto potevano aspettarsi. Tanto per iniziare, i loro piedi calpestavano neve. Era una neve soffice e candida, caduta da poco, che rifletteva i raggi di un sole insolito per quella zona del mondo. Olve dovette schermarsi i bulbi oculari, non abituato a tutto quel candore. Ma c'era qualcos'altro: i suoi piedi non portavano le usuali calzature. Scoprì di essere in ginocchio e si alzò, guardando verso quello che doveva essere il Nord (usando il sole come punto di riferimento). Lì, in quella direzione, sorgeva un accampamento o, meglio, un piccolo villaggio. Alcune volute di fumo salivano in cielo, segno che qualcuno aveva acceso un fuoco, mentre nell'aria si sentiva odore di pesce e di mare. Forse, il Fiordo non era troppo lontano. Olve, intanto, si osservò il corpo, per come poteva. I suoi vestiti "moderni" si erano trasformati, rendendolo un perfetto guerriero vichingo del primo secolo, o giù di lì. La sua ascia pendeva alla cintura, non più occultata come al solito e il petto della Mummia era ricoperta da una cotta di maglia che, al tocco, pareva proprio realizzata a mano. Sotto di essa, una tunica nera come la notte. La capigliatura del Nordico, di solito libera e aggrovigliata, era mutata, diventando una lunga treccia che gli arrivava alle spalle. Oltretutto, scoprì di avere in mano un elmo.
    Credo di sapere in che periodo ci troviamo. Quanto al dove, non sono ancora sicuro. Osservò i due compagni, che sicuramente dovevano essere incorsi nella medesima metamorfosi. Del resto, girare con i soliti vestiti avrebbe attirato occhiate indigeste e guai inutili. L'odore del suolo natìo, tuttavia, risvegliò in lui antichi ricordi e nostalgie perse.

    Credo dovremmo dirigerci verso quel cumulo di case. Disse, sicuro, mentre teneva in mano una palla di neve appena modellata.
    Ammenocchè non abbiate altre idee. Continuò. Quasi dimenticò il motivo per cui avevano fatto quel viaggio. Poteva interrompere quella strana esperienza in qualsiasi momento, ma non vi era motivo di non sfruttare quanto avevano appena ottenuto. Potremmo fare delle domande e, perchè no, voi potrete rifocillarvi. Quanto a lui, non aveva appetito.
    Avrebbe atteso le loro risposte e, se non avessero avuto obiezioni, li avrebbe condotti esattamente verso quell'agglomerato di costruzioni. Si trattava, perlopiù, di vecchie case in legno, percorse da bambini scorazzanti e lavoratori. Va da se che Olve, occhi a parte, era perfettamente mimetizzato, come suo solito. In molti lo videro, decidendo che si trattava di un guerriero di ritorno da chissà quale avventura.
    Avanzando lentamente, però, parvero incappare in una sorta di cerimonia religiosa, dacchè, dentro un recinto fatto di legno, videro diversi esseri viventi. E, a ben vedere, tale recinto era, a sua volta, suddiviso in parti. Non dovette contarli per capire che si trattava di nove spazi e, all'interno di ciascuno di essi, vide altrettanti esser viventi. Nove cavalli, nove mucche e così via. L'ultima ospitava nove esseri umani: sette donne e due uomini. Parevano ubriachi o, quantomeno, annebbiati. Nessuno di loro era legato con catene o corde, anzi... Parevano felici di stare lì. La Mummia capì subito, informando i suoi compagni. Credo siano sacrifici. A differenza di molte culture, i sacrificati agli AEsir non erano costretti. Era, anzi, assolutamente l'inverso: era un grande onore per loro e, dunque, lo avevano richiesto con assoluta sincerità.
    Altrove, se avessero girato la testa, avrebbero visto conciatori, pescatori e ogni altro tipo di professionisti. Sembravano tutti di buonumore, forse a causa di quella giornata innaturalmente gradevole. O, perchè no, erano eccitati per le festività che, di certo, si sarebbero celebrate di lì a poco.
    Olve, però, non riusciva a capire se si trattasse del suo villaggio o no. E' passato così tanto tempo... Pensò, nostalgico.
    Non se ne era reso conto, ma aveva parlato in antico Norvegese, senza preoccuparsi del fatto che i suoi compagni lo conoscessero o no. Nel caso, se li avesse compresi nel loro idioma, avrebbe cercato di renderli a parte di quelle informazioni cambiando lingua. Probabilmente avrebbe dovuto farlo in Latino, lingua che conosceva, sebbene non si ritenesse un esperto.
    Dunque, attese.
    L'abilità non parla di cambiare vestiti, ma credo sia indispensabile, dato che appariremmo subito come "persone strane". Ho agito così prima che il potere fosse effettivamente cambiato perchè pensavo non servisse una richiesta ufficiale per una modifica di così piccola entità.


    Edited by TronoNero - 14/2/2021, 16:19
  6. .
    Benvenuta!
  7. .
    La conversazione "fece il giro", cambiando profondamente.
    Da un tedio educato e rispettoso, le sensazioni di Olve mutarono verso altro. Le ultime due frasi di Bucci avevano drizzato le sue orecchie, sebbene per motivi particolari.
    Oh, si, certo. Senza fretta. Rispose, riferendosi al "tizio passionale" di cui sopra. Ad ogni modo, se tutto ciò che hai detto corrisponde a verità, beh... Potrebbe anche trattarsi del vecchio Girovago. E, se così fosse, io, fossi in te, mi riterrei molto fortunato. Continuò. Certe cose non accadono a tutti. Se, poi, hai anche detto che ti ha aiutato, allora... Non continuò, lasciando cadere quella particolare parte di conversazione nell'aria.
    Quanto al resto, non preoccuparti, capisco. Proferì, per poi dire. A me piace sentire e raccontare storie. Credo sia la cosa più bella che abbia mai creato l'umanità. Dallo stare raccolti intorno al fuoco alle opere epiche, dai film ai videogiochi, quasi ogni creazione umana passa per quello: narrare fatti interessanti per vari scopi. Alcuni di essi hanno una morale, altri no, alcuni sono meno interessanti di altri, altri meno. Taluni terminano in modo tale che uno ne vuole subito "ancora". E' qualcosa di molto radicato nelle persone. Come in noi. Pensò, riferendosi a se stesso, qualunque cosa egli fosse.
    Per cui, ti racconterò qualcosa su di me, dal momento che nulla viene dato in cambio di nulla. E, per l'ennesima volta, si prodigò per raccogliere i fatti.
    Ricordo un fiordo e una famiglia, tutto sommato, normale. Mio padre non era importante, sebbene fosse uno dei fidati dello Jarl. Molte volte è andato in posti lontani... Ci hanno definiti in molti modi: razziatori, selvaggi, pagani e simili. Tutto un pò vero e un pò falso. Se tu vivessi in un posto in cui non cresce quasi niente e sapessi che, aldilà del mare, c'è una terra fertile e meno fredda, che faresti? Non ci andresti? Lasciò quella domanda, apparentemente provocatoria, nell'aria. Talvolta lo seguii, anche se, ad un certo punto, qualcosa si ruppe dentro di me. Ancora oggi, dopo tanto tempo, non sapeva dire cosa fosse successo di preciso. Oltretutto, pareva essere accaduto così velocemente.
    Iniziai a non sentire gusto in niente, nemmeno il dolce idromele poteva sanare il mio animo. Mentre disse queste parole, alzò lo sguardo, come per cercare ricordi nel cielo. Non so cosa fosse, nè se mi fosse imposto da qualcuno. Non sapevo niente e, lentamente, mi deterioravo.
    Il suo sguardo si piazzò su Bucci.

    Per cui, un giorno, ne ebbi abbastanza. Disse.
    Mi bardai come per una guerra, con le mie pitture tribali, le mie armi e tutta la mia determinazione.... E andai sulle montagne. Il suo viso parve raffreddarsi. Non sapevo se tali vette avessero un nome, le trovai vagando a caso. Poi iniziai la mia scalata, con tutto ciò che avevo... Nella mia testa, una speranza: una risposta a quello strano stato che pareva assediarmi in continuazione. Mi aspettavo che, arrivato in cima, trovassi una soluzione a quell'enigma, sebbene, dentro di me, sapessi che la speme fosse mal riposta. Un leggero vento, comparso da chissà dove, parve scompigliare i capelli del Nordico, quasi fosse stato lui ad evocarlo. Anche la temperatura parve calare un minimo. Ovviamente, arrivai in cima e, lassù, trovai il nulla. Nemmeno "la via delle fate" era lì ad accogliermi. Quello era un vecchio termine per l'aurora boreale. Solo freddo e ghiaccio. E la consapevolezza che fosse finita... Per cui, morii poco dopo. Pausa ad effetto, necessaria per il momento. Il fatto è che, come dire... Poi mi svegliai. Il vento parve arrestarsi. E il mondo era diverso. Viaggiai e conobbi molte persone, cercai di capire chi ero e cosa fosse successo, con vittorie alterne. Per un attimo, se Bucci l'avesse osservato, avrebbe notato il vero aspetto di Olve: un essere dalla pelle bluastra e dai capelli bianchi come la neve. Avrebbe, altresì, notato che gli occhi erano l'unica cosa a non essere mutati. Ma il malessere tornò e decisi di "spegnermi" un'altra volta. Tuttavia, come nei film dell'orrore, venni svegliato. Sebbene non fossi un mostro cattivo. E, in tutto ciò, non aveva ancora detto cosa fosse. Ne era conscio, ma si era riproposto il solito problema. Che parola usare? Alcuni dicono Mummia, altri Morto Vivente... A me piace ᛞᚱᚨᚢᚷᚨᚱ. "Draugar", i morti viventi della mitologia scandinava. Ma torniamo a noi... Annunciò, dopo una pausa. Accetto con piacere la tua offerta, ma avanzo delle condizioni. Disse. Vorrei sapere a che ti serve una guardia del corpo, di cosa hai paura. Per il resto, mi basta che non ti atteggerai da padre padrone, potremmo avere dei dissidi... E, infine, mancava una cosa. Quanto al compenso, non mi interessa. Per me, a differenza dei miei "consanguinei", il denaro non ha valore. Mi ha catturato la curiosità, più che un compenso. Forse, quell'ultima cosa avrebbe stupito il Bucci. La curiosità è l'unico antidoto alla noia. Quell'ultima frase riassumeva tutta la sua persona.
    Però, a pensarci bene, sarebbe utile sapere qualcosa di te. Proferì, senza troppa convinzione. Pregustava già situazioni strane e, perchè no, "avventure".
  8. .
    Olve ascoltò con calma (ed un erto gusto, doveva ammettere) le parole di Emyr. Un'analisi fredda e ragionata che, non ne dubitava affatto, doveva essere quasi sicuramente vera.
    Il problema era che lui ne sapeva meno di quanto potesse sembrare e, dunque, prima di rispondere all'omone, si prese un istante per ridacchiare.
    Si chiese se il fatto di essere una Mummia, o di qualunque cosa si stesse parlando, rendesse la sua opinione "superiore" (o pari) a quella dell'altro. Dopotutto, per quanto fosse ovvio che "era quello che era", i motivi di tutto ciò gli parevano piuttosto nebulosi. Aveva ricordi vaghi, ma reputava che, quando era umano, certe cose gli erano sempre state precluse. Tutti si domandano cosa c'è dopo la morte ma quasi nessuno si chiede cosa c'è prima della nascita. Il Nordico non sapeva quelle cose, sebbene "fosse" la risposta ad una delle due domande. Ma il come... Beh, quella era tutta un'altra faccenda.
    Non preoccuparti delle domande, non sei stato affatto maleducato, anzi... Solo, non ho una risposta chiara a quanto mi hai chiesto. Anzi, credo di non avere una risposta in generale. Si fermò, in modo da pensare bene alle parole da dire. Ma, facciamo una cosa. Disse, osservandolo in viso. Mi sembri una persona di cultura, che sa dare il giusto peso alla conoscenza e che, oltretutto, pare ricercarla. Le persone come te, da quanto so, hanno diversi modi per avvicinarsi, o toccare, quello che cercano. Parliamone con calma, dunque, ecco cosa posso darti. Chi lo sa che da questa piacevole conversazione non ne esca qualcosa di buono per entrambi. Nella mente di Olve, quell'incontro stava assumendo dei contorni sfumati, come se a conversare fossero due letterati dell'antichità, che, di fronte ad un cielo stellato, si ponevano domande sull'esistenza e sugli Dei. O sulla vita.
    Detto ciò, si sarebbe preso qualche secondo per raccogliere tutte le informazioni utili, pronto a metterle sul piatto ed esaminarle con attenzione. Da dove iniziare, dunque?
    All'inizio pensò di non doversi preoccupare della sua vita umana, ma poi, all'inverso, immaginò che, invero, doveva avere il suo peso. Immaginò che il punto migliore da cui partire fosse quello che "sentiva" più giusto. Del resto, non esisteva solo la razionalità.
    Certe cose non cambiavano.
    Scelse una direzione. Da questa parte va bene? Potremmo parlare mentre ti do una mano nella tua singolare ricerca. Gli pareva anche più giusto.

    Avesse avuto l'ok, avrebbe iniziato a camminare, viceversa, sarebbe rimasto sul posto. Ad ogni modo, di li a poco avrebbe iniziato a parlare.
    No, non ero uno sciamano o uno stregone o un qualsiasi tipo di altra persona vicina al sacro. Era un ragazzo normalissimo. Come tutti, figlio di guerrieri. Il mio rapporto con gli Dei è sempre stato quello di rispettoso distacco, sebbene, certe volte, abbia richiesto invano il loro aiuto. Decise di non indugiare a lungo riguardo quella questione, non sembrava essere il momento adatto. Tuttavia, alle soglie dei trent'anni, dopo la morte di mio padre, decisi di averne abbastanza. Mi armai, pitturai il mio viso con la cenere, partii come se andassi in guerra, sebbene il mio scopo non fosse proprio quello. Si mise una mano al mento, per ricordare meglio. Scalai un monte molto alto, che raggiunsi dopo molto tempo, e, nell'aria rarefatta e mortale della sua cima, mi resi conto che tutti i miei crucci erano finiti. Lassù, niente pareva avere importanza e, in quello stato "alterato", mi adagiai ad aspettare la morte. Sentì, per un attimo, il morso di quel freddo sulla sua pelle. Di nuovo, assunse il suo vero aspetto, ma per mantenerlo per alcuni minuti. Essa sopraggiunse, ma non nei modi che mi aspettavo. Il problema fu che, secoli dopo, mi svegliai come mi vedi adesso. Non sapendo cosa fare, mi misi a girare per l'Europa, trovando un mondo molto diverso da quanto ricordavo. Tuttavia, rinacqui senza sostanziali differenze "spirituali", come se la vita fosse continuata senza pause. Si fermò, negli occhi un nuovo fuoco. Tuttavia, lo mise da parte per continuare. Immagino, tuttavia, che, se qualcuno avesse assistito a tutto questo, di certo avrebbe pensato che io fossi una divinità, un demone o qualcos'altro e, perchè no, mi avrebbero usato come oggetto di culto. O anatema. Osservò la giovane Pooka. Gli esseri umano tendono, a ragione, a tenere in grande considerazione certe cose. Alcuni pensano che i morti ritornino per terminare faccende passate o perchè amanti della vita, ma non è il mio caso. Come avrai compreso, la mia fu una scelta lucida di suicidio. Forse fu opera di questo. E mostrò il medaglione. Forse Hel non mi voleva nel suo regno, dal momento che era indubbio che il Valhalla mi era precluso. Disse tutto ciò con un tono di voce leggermente più acuto del normale, come se fosse serio "solo per metà". Poi, decise che era ora: non riuscì più a contenersi, quella "fiamma" che gli si era accesa doveva essere lasciata ardere. Sai, mi è venuta un'idea. E sembrava proprio una buona idea. Potremmo fare un'indagine, come dire... Sul posto. Lasciò la proposta a fermentare. Molte volte, ho provato questa medesima strada da solo, infruttuosamente. Forse, farlo con qualcuno potrebbe avere più senso. Evitò di dire che, nel caso, era la prima volta che lo faceva insieme a qualcuno. Porse la mano a Emyr, che, da quel momento, parve ardere di una fiamma nera, più nera delle ombre di quella montagna. I suoi occhi, invece, erano diventati blu come un mare in tempesta. La velocità con cui era avvenuto tutto quello stupì Olve per primo, ma decise di non crucciarsene: era un'eventualità troppo ghiotta e sentiva che, quella volta, poteva andare diversamente.
    - Teletrasporto nel passato:
    Si tratta di un’abilità unica a questa razza. La mummia, tramite concentrazione mentale, riesce a riportare indietro nel passato persone ed oggetti, con la limitazione di un peso massimo tra i centoventi chili (120kg) ed i centocinquanta chili (150kg). Si tratta di una sorta di teletrasporto, ma anziché portare la mummia ed il suo ospite o i suoi oggetti altrove nello spazio, li porta indietro nel tempo. Ovviamente la mummia deve conoscere sia il luogo dove ritornare, sia il periodo storico o comunque deve averlo necessariamente vissuto per poterlo fare. Se una mummia proviene dalle Americhe nel periodo precoloniale, vien da sé pensare che non le sarà possibile tornare al periodo dei Sumeri oppure nell’Antico Egitto. Così come la natura anche il tempo ha le sue regole, quindi la mummia non potrà in alcun modo interferire con gli eventi del passato al fine di cambiare il presente (ad esempio eliminando qualcuno o lasciando di proposito oggetti moderni) né incontrare il sé dell’epoca, in quanto si verificherebbe un paradosso temporale che interromperebbe immediatamente l’utilizzo del potere riportando bruscamente la mummia al presente, privandola di gran parte delle sue energie. Il salto avviene in pochi attimi come un teletrasporto, durante i quali chi viene trasportato attraverso il tempo percepirà solamente leggerezza fisica come se si trovasse in assenza di gravità ma non vedrà assolutamente nulla. La mummia non può restare indietro nel tempo per tutto il tempo che vuole e la durata della sua permanenza è condizionata dall’età del soggetto.
    - Permanenza nel passato:
    Anziana: fino a 6 giorni
  9. .
    Olve aveva notato subito l'interessamento del Bucci per il simbolo sul suo petto, ma non aveva detto niente perchè portato a fare così dalla sua naturale educazione. Tuttavia, notò quasi con piacere, lo "sconosciuto" pareva essersi dato una soluzione per conto proprio. Una corretta, peraltro.
    Decise di dare le risposte alle varie domande che gli erano state poste in modo disordinato, partendo da quella riferita al simbolo.
    Wotan, come il Woden germanico, da cui deriva il nostro Wednesday. Aldinngautr, progenitore degli uomini. Alföðr, Padre di Tutti. Ásagrimmr, signore degli AEsir. Báleygr, occhio fiammeggiante. Grimnir, mascherato. Hárbarðr, barba grigia. Jólnir, signore degli Dei. Viðrir, tempestoso. Yggr, terribile. "Felice della battaglia", monocolo e molti altri. Fece una pausa, rilasciando un sorriso molto "umano". Quando ero piccolo, i nostri padri ci insegnavano tutto questo e ci costringevano ad imparare tutto a memoria. Era indispensabile, in un mondo in cui la scrittura, oltre che essere rara, aveva altri scopi e utilizzi. Era un'esercizio della mente a quanto pare molto utile, dato che riesco ancora a ricordare dopo così tanti anni. Non specificò volontariamente il numero preciso. Tuttavia, nel seguito del discorso, si lasciò sfuggire qualcosa. Se chiedi a me, non era un modo perfetto di vivere, senza dubbio, eppure... Vedendo come ora ci si basi così tanto sugli strumenti mi spaventa un pò. L'altro giorno ho fatto un esperimento ed ho chiesto ad una signora che ora fosse. Il sole era allo zenit, dunque mi sarei aspettato una risposta pronta, ma la donna ha dovuto consultare il suo smartphone, per rispondermi. Sarebbe stato molto più semplice alzare lo sguardo, magari protetto dalla propria mano, eppure la scelta era stata quella di affidarsi a qualcos'altro. Lì colse l'occasione di dare anche qualcos'altro a Davide. Del resto, non viene detto nell'Havamal: "bagaglio minore, si porta
    l'uomo di buon senso in viaggio"? Ho sempre vissuto con poco, ricavando quello che mi serviva con le mie sole forze.
    Osservò Bucci negli occhi. Continui a parlare di prezzo, come se ti avessi fatto intendere di essere in cerca di qualcosa. E, oltretutto, chiedi qualcosa di davvero troppo alto ad uno sconosciuto. Questo posto pare essere pieno di venditori e mercanti e, se tu ti ritieni tale, permettimi, dovresti affinare la tua tecnica. Lo disse con un sorriso il più possibile bonario.
    Dopodichè, avrebbe detto. Perchè non facciamo una passeggiata? Se l'altro avesse accettato, avrebbe iniziato una passeggiata, lasciandosi condurre. Viceversa, sarebbero rimasti lì. Ad ogni modo, qualunque fosse il risultato, dopo avrebbe continuato sul discorso precedente.

    Ad ogni modo, si. Perdona la mia precedente retorica risposta, è stato per me molto simile ad un gioco. Sono solo alcuni dei nomi di Odino o Wotan o come lo vuoi chiamare. E quello sul mio petto, invece... Allargò il cappotto per permettere a Davide di vedere meglio. E' il Valknut, uno dei suoi simboli sacri. Come il Triskele, è un simbolo molto antico. Non chiedermene il significato: anche quando ero giovane, si diceva che "il significato s'è perso nel tempo". Ognuno ha la sua teoria in proposito, suppongo. Per quel che mi riguarda, lo indosso anche, un pò, per civetteria. Si fermò e osservò il cielo. Mi ha sempre interessato la simbologia, come le cosa cambiano col tempo. Questo simbolo, come pure la famosa croce uncinata venuta dall'oriente, ha acquisito tutta una pletora di significati che prima non aveva. O ne ha persi altrettanti. Per me, era solo il simbolo del Padre di Tutti, e non era nemmeno qualcosa di... Come dire, "affidabile", dal momento che amava travestirsi. Era giunto il momento di occuparsi della questione del "tizio che asseriva di esserlo stato, in passato". Probabilmente, questa persona di cui parli aveva sfruttato questa vecchia leggenda per fare scherzi, sebbene questo comportamento sia proprio da Grimnir. Ahahah! Riprese quasi subito. Raccontami, se ne hai voglia, dato che amo sentire storie. Mi interessa soprattutto il significato relativo al fatto che ha asserito di esserlo stato: ne deduco che, in quel momento, non lo era più. E' un fatto molto curioso. Detto ciò, si fermò da quel lungo monologo.
    Gli aveva fatto piacere rivangare vecchie storie e leggende della sua giovinezza, un tempo davvero molto lontano per chiunque. Decise che, qualunque sarebbe stato l'esito di quell'incontro, ne sarebbe stato contento anche solo per l'opportunità di aver potuto parlare di certe cose.
    Oltretutto, la sua mente sembrava essersi "attivata", regalandogli una sequenza di ricordi che temeva di aver perduto, seppure fossero sempre stati "lì vicino". Tutto ciò, però, ebbe la premura di non comunicarlo, dal momento che non voleva essere ulteriormente pesante e, a conti fatti, non parlava così tanto da moltissimo tempo. Una cosa, tuttavia, gli stonava ed era l'apparente fissazione per quella strana vendita che l'altro si ostinava a voler concludere. Dedusse che doveva esserci qualcosa sotto, seppure ammetteva di non esserne troppo preoccupato. Viveva tra persone molto strane, motivo per cui non aveva problemi in quelle situazioni.
    Però, doveva ammettere di sentirsi molto tranquillo. Immaginò che potesse trattarsi del Bucci, che, se non altro, era una persona a modo e molto educata.
    Olve apprezzava le persone educate.
  10. .
    Il ferro. Pensò Olve, meravigliato.
    Era molto tempo che non sentiva quella parola. Così gradevole e rassiccurante: gli ricordava casa. Quello strano futuro in cui si era risvegliato sembrava aver dimenticato le virtù di quel metallo, sembravano tutti presi da cose "più moderne". In realtà, Olve ne sapeva troppo poco di tutto e non negava che, semplicemente, non fosse proprio così: era, davvero, solo la sua impressione. E, sapendo a cosa era abituato, pareva pure abbastanza normale. In realtà, il mondo era pieno di ferro, esattamente come gli aveva fatto comprendere Emyr, ma lui non riusciva a vederlo con facilità. Lasciandosi andare a fatalisti da persona anziana, quasi si lasciò cullare da un sentimento di nostalgia. Pensò ai fabbri che vivevano nel suo villaggio, nella bellezza del metallo che viene forgiato: la natura che viene piegata, tramite la maestria e la conoscenza, dalle mani umane. Ed erano mani sporche, rovinate da ustioni e cicatrici, eppure calde e rassicuranti.
    Emyr, in ogni cas, aveva abbastanza stazza, secondo il Nordico, da poter essere un fabbro dei tempi antichi. Tuttavia, dopo pochi attimi, il suo volo pindarico finì. Non sapeva, oltretutto, che tale metallo fosse riscontrabile quasi solo "mischiato" ad altro. Non so niente. Pensò felice. Sarebbe stata una serata produttiva, ne era sicuro. Ma la cosa migliore era il discorso quasi "astruso" del suo interlocutore, che, curiosamente, riuscì a capire nella sua totalità. Questo era segno di due cose: uno, non era poi così limitato come si reputava; due, l'altro doveva essere bravo a spiegarsi.
    Uhm, dunque stiamo cercando qualcosa di verdognolo. Disse, cercando di riassumere. Iniziò anche a guardarsi intorno, sfruttando la sua vista superiore, decidendo di non vedere nulla di interessante, nelle immediate vicinanze. Non gli sfuggì, tuttavia, il velocissimo scambio da quel "mago" e la sua giovane assistente. Doveva esserci un particolare rapporto tra i due, se lei poteva permettersi di minimizzare quella cosa apparentemente importante chiamando tutto, semplicemente, "sassi". E gli venne da sorridere, dato che poteva capire la sensazione.
    Ci tenevo a ringraziarti, comunque. Si riferiva al rituale di evocazione di un famiglio: era dannatamente curioso. Perciò, per sdebitarmi, ti aiuterò volentieri nella ricerca di questa strana pietra... Si fermò a riflettere. Dunite. Si, dunite.
    Girò la testa in quella "stanza", cercando di capire che strada potevano prendere per continuare quella strana avventura. Fai strada tu?

    Non aveva, comunque, dimenticato la domanda relativa alla sua natura. Anzi, aveva aspettato di proposito, nel tentativo di riuscire a raccogliere le idee per dare una risposta quanto più possibile soddisfacente, sebbene fosse consapevole che non vi sarebbe riuscito.
    Non so se sarò in grado di annichilire il tuo dubbio. Disse. Ma ci proverò. Iniziò ad aprire e chiudere le mani, una sorta di tick che lo aiutava a concentrarsi.
    Da quando mi sono svegliato, sono stato definito "mummia" da taluni, sebbene io non avessi mai sentito quella parola. Ho vissuto una vita, come dire, a "intermittenza". Decise di glissare sulla sua scelta consapevole di "addormentarsi". Tuttavia, una volta sentita questa parola, come è ovvio, ho pensato fosse il caso di approfondire, dato che si trattava di qualcosa di... Fece una pausa. ... Mio. Osservò Emyr negli occhi.
    Ho indagato, ho fatto domande e ho letto libri, scoprendo cosa, invero, erano le cosiddette "mummie egiziane". E sono giunto a questo. Si prese un ultimo attimo per raccogliere le idee. Quella gente aveva l'abitudine, come immagino saprai, di agire sui propri defunti in modo da scongiurare la decomposizione: una sorta di immortalità nella morte. Non sapeva come gli era venuta quell'ultima espressione. Oltretutto, evitò di parlare delle sue interpretazioni, di quel fenomeno. C'era tempo, casomai, di approfondire. Oli, balsami, bende. E una conoscenza approfondita del proprio lavoro. Un pò come i fabbri, gli venne da pensare. Qualcosa di umano, dunque. Ma, nel mio caso, sebbene c'entri "l'umano", la vicenda è stata un pò diversa. Ad agire su di me, non è stata mano umana di imbalsamatori capaci, ma il freddo glaciale del Nord, quello di casa mia. Di nuovo, omise che era stata la sua volontà a dirigersi su quella montagna, a morire. Mi ritrovai su quella vetta colpita dai venti e dalle tempeste, quasi come se Þórr volesse omaggiarmi della sua presenza. E morii. Non aveva ricordi brutti dell'accaduto, semplicemente erano lontani nel tempo. Quando ripresi conoscenza, notai i cambiamenti nel mio corpo. La tempesta e il freddo avevano operato le medesime azioni, credo, degli imbalsamatori del Nilo. E, per qualche secondo, fu visibile il suo vero aspetto: uno spettro dalla pelle blu e dai capelli bianchi, che emanava un sentore di ghiaccio e antichità. I due ascoltatori avrebbero, forse, provato un leggero senso di "freddo", sebbene il clima nella caverna fosse, tutto sommato, piacevole.
    Ma sarebbe durato solo un istante, passato il quale Olve avrebbe ripreso le sue normali sembianze. Tuttavia, era il caso di dirlo, la glacialità degli occhi era rimasta invariata e, forse, si sarebbe piantata nei ricordi dei due "nuovi amici".
  11. .
    Olve era "nato", parlando in ambiti umani, un migliaio e mezzo (circa) di anni fa.
    Questo significava che, nonostante tutto, aveva delle idee "particolari" riguardo la spiritualità, la religione e altri simili argomenti. Non si era mai reputato "pagano" in senso stretto (come si dice ora), anche se la sua testa era costretta a seguire alcuni "binari", per così dire.
    In linea di massima, tra le altre cose, credeva nella predestinazione, nel fato e in un libero arbitrio controllato. Era sua opinione credere che gli individui non potessero avere qualsiasi destino possibile (quindi un libero arbitrio completo), per quanto, in loro, ci fosse una certa libertà. In antichità, se nascevi popolano, molto probabilmente morivi popolano. Al giorno d'oggi, aveva scoperto che non era poi cambiato tanto, bastava sostituire la "nobiltà di sangue" con quella data dalla ricchezza. Per lui era una ragnatela: ogni via che si biforca, porta a strade diverse, a diversi posti... Ma tutto ciò si congiunge al centro, al fine ultimo: la morte. Lui, da Mummia, aveva sconfitto la morte, ma si riteneva semplicemente in una nuova medesima ragnatela. Sarebbe sparito (morto?) anche lui, perchè nulla è eterno.
    Tutto ciò per dire che il discorso iniziale di Bucci colpì profondamente il Nordico, dato che, per un attimo, si sentiva affine. Anche lui credeva che il caso non esistesse, che tutti avvenisse per una ragione: le sue ultime peregrinazioni ne erano la prova lampante.
    L'ho già detto: mi chiamo Olve. Ripetè, sicuro di dirlo per la seconda volta. Probabilmente, l'altro non l'aveva sentito o era distratto.
    Piacere mio, Davide Bucci. Si impegnò molto nel pronunciare bene quel nome che sapeva molto di italiano. Non sono mai stati in Italia. Forse dovrei andarci. Pensò, riflettendo ai racconti che aveva sentito riguardo alla cucina locale.
    Tuttavia, doveva proprio dirlo, perlomeno a se stesso: era rimasto un pò deluso. Che il suo interlocutore fosse semplicemente un blando negoziante? Poteva un misero commerciante declamare tali concetti? La questione, pensava Olve, andava esplorata a fondo. Una cosa, tuttavia, era indubbia: Nouvielle era piena zeppa di tipi singolari. Come trattare, dunque, questo simpatico italiano benestante?
    All'apparenza, tuttavia, Davide pareva un semplice umano e ugualmente "normale" pareva il suo bel cagnolino. A tal proposito, la figura massiccia del Nordico si inginocchiò per osservare meglio la bestia.

    E' davvero un bel cane. Disse Olve in tono sciatto, sebbene lo pensasse davvero. Era il suo modo di parlare, quello.
    Quanto al resto, sono d'accordo con te: tutto avviene per una ragione. Tuttavia, e forse potrai aiutarmi, il motivo di questo nostro incontro mi sfugge proprio. Lo credeva davvero: sembrava davvero la volontà di esseri superiori che avessero deciso, a tavolino, di farli incontrare. E non era la prima volta che la Mummia pensava qualcosa di così strano.
    Tuttavia, non sono venuto quì per fare acquisti. Disse candidamente, senza sapere assolutamente perchè fosse venuto. Voleva tanto saperlo. Non ho desideri che tu possa esaudire e, se anche li avessi, non avrei da pagare. Posseggo solo i vestiti che indosso. Che consistevano in un cappotto lungo, stivali neri e pantaloni attillati anch'essi neri. Sotto il cappotto capeggiava una figura bianca: il Valknut, simbolo del Dio Grimnir, era l'unico disegno della sua maglietta. Ovviamente possedeva la sua arma, che possedeva da quando aveva memoria (quasi...) e il medaglione, anch'esso facente parte di lui come e più di un suo braccio. Potrei, al più, aiutarti in qualche faccenda, sempre ammesso che tu abbia qualcosa per me. E questo era praticamente impossibile. Come fermi l'apatia di un essere millenario che vive per inerzia? Che cosa puoi dare in pasto a qualcuno che non ha più il senso del gusto? Che quadri puoi regalare ad un cieco? Questo era, in linea di massima, il problema.
    Poi gli uscì, senza preavviso. Chi sei davvero, Davide Bucci? La curiosità era davvero molto forte: sapere chi fosse tale enigmatico figuro solleticava la mente della Mummia. Non l'aveva detto, ma avrebbe risposto a qualunque domanda gli fosse stata posta, a patto di saperne la risposta. Era inevitabile, in una buona conversazione, e Olve si riteneva un più che rispettabile conversatore.
    Gli venne da pensare a cosa avrebbero fatto i suoi ragazzi del Rudere, se avessero visto quel signore. Dopo avere bruciato la casa (e, perchè no, il quartiere) avrebbero sfogato il loro cieco nichilismo su quell'apparentemente simpatico signore? Forse alcuni. In particolare, quelli insofferenti alle persone troppo attaccate al lusso e alle comodità. Ma, ovviamente, forse sarebbero stati ingannati dal loro evidente pregiudizio.
    Olve, invece, era avulso da tutto questo: la noia l'aveva portato "a tornare ad essere" un bambino, un essere che vuole scoprire il mondo ed averne esperienza e ricordi.
    Del resto, aveva pur sempre dormito per secoli.
  12. .
    Olve stava camminando ormai da diversi minuti, se non ore, in quello che pareva un freddo, e tuttavia cromaticamente caldo, crepuscolo. Era la prima volta che si era prefissato di raggiungere il Complesso Residenziale, dal momento che era una "persona" schiva, che non amava compagnia. Tuttavia, gli avvenimenti recenti e le persone interessanti che aveva incontrato lo avevano convinto che quella peculiare città era davvero densa di gente che valeva la pena incontrare e con cui parlare aveva un senso.
    Era stato tuttavia il giovane risvegliato Meyhna'ch, nel suo Rudere, a consigliargli di seguire quella strada. Gli aveva detto qualcosa tipo: "sei visibilmente annoiato, devi cambiare qualcosa nella tua vita". E Olve l'aveva preso in parola. Ormai le foreste e i boschi nei dintorni del Rudere li conosceva bene, insieme ai quartieri meno affollati e, in minima parte, al Centro Storico, ma conosceva poco la zona in cui c'era la densità più alta di persone, perlomeno a quell'orario (che, se non aveva capito male, era l'orario in cui i lavoratori tornano a casa).
    Si accorse di essere arrivato quando sentì la vagamente sgradevole sensazione di vedere troppe costruzioni, tutte insieme e tutte vagamente anonime. Condomini anonimi, abitati da persone che, probabilmente, non avevano la minima idea di cosa succedeva, di notte, nella loro amata Città. E meno male... Quanto alla fame, la Mummia aveva un vago appetito e l'idea di doversi "servire" da quelle parti, stava pensando proprio in quel momento, non lo attirava molto. Ma ormai era lì.
    Era vestito come suo solito, con il suo lungo cappotto nero, la maglietta col Valknut bianco su fondo nero e l'usuale cascata di capelli corvini sulle spalle. I suoi anfibi facevano poco rumore mentre camminava, ma i vestiti (e Olve stesso) iniziavano ad aver assunto un odore peculiare: come qualcosa di selvatico e, al tempo stesso, "freddo". Si avvicinava Jul, peraltro, e il Nordico poteva godere di una temperatura più consona alle sue esigenze. Già solo quel pensiero lo distoglieva dalla sua noia esistenziale e dalla sua apatia.
    Camminava leggermente curvo, pur rimanendo una figura imponente, quando alzò lo sguardo per notare una casa che si era ritrovato davanti. Pochi secondi gli furono sufficienti per intendere che si trattasse dell'abitazione di una persona ricca. Un bel giardino, una casa colonica, animali un pò ovunque: li poteva "sondare" tramite la sua peculiare vista. E poi vide lo scoiattolo. Non ricordo un solo acero, da quando mi sono svegliato in questa città. Pensò.
    Forse era arrivato un nuovo inquilino o una strana magia era all'opera. O, magari, entrambe le cose. Si avvicinò alla carcassa, per studiarla.

    Non aveva niente di particolare, se non che era morto.
    Gli parve una visione perfetta della sua vita interiore, per il semplice fatto che quella figura non trasmetteva assolutamente niente: gli faceva lo stesso effetto di un oggetto rotto per terra. Il nulla, esattamente come la sua apatia ormai secolare, che affrontava in lunghe campagne "militari" che si concludevano sempre con un nulla di fatto: una ritirata veloce, quando trovava qualcosa di vagamente esaltante che lo distoglieva da quel buco nero di sensazioni. E, se quel suo strano "sesto senso" non mentiva, quella casa lo stava attirando. Non sapeva dire se era perchè si sentiva come "osservato" o perchè la visione di quell'animale morto poteva significare qualcosa.
    Olve osservò il cielo, l'arancione si stava tramutando in un blu pallido e, all'orizzonte, il suo campo visivo si stava riempiendo di silhouette dalle forme più disparate. Era davvero splendido.
    Tuttavia, poco dopo, si avvicinò al cancello, notandolo chiuso. Era il momento della verità: doveva decidere in fretta se disturbare quel distinto signore (o signora) oppure andare avanti, in cerca di chissà cosa. Nel mentre pensava, notò l'interruttore da premere, credeva, per notificare la sua presenza. Perchè si sentiva chiamato? E cos'era quel fuoco che sentiva dentro, lui che era fatto di ghiaccio e neve? Non potè non pensare a Prometeo, che diede tutto per donare il fuoco agli uomini. Il suo fuoco personale era lì davanti, anche se poteva (e voleva) donarlo solo a se stesso. Spalancò gli occhi blu gelido, osservando la casa che si stagliava nella penombra come un maniero abbandonato, anche se vedeva qualche luce accesa. Decise d'istinto e premette il dito su quel tasto. Nei lunghi secondi che lo avrebbero separato da una risposta, fu felice di se stesso. Per un nessun motivo apparente, era come impazzito e aveva fatto qualcosa che non credeva possibile: una decisione non ponderata. E potè solo pensare che Nouvielle, quella strana e apparentemente placida città, lo stava cambiando. Manteneva viva la sua curiosità e, in quel particolare frangente, quest'ultima lo stava buttando in una situazione strana.
    Sono Olve. Avrebbe detto, se interpellato. Non avrebbe aggiunto nient'altro, dato che non aveva idea del perchè si trovava lì. Sperava nell'altro.
    Sperava che quello dall'altra parte avesse una buona motivazione del perchè lui fosse lì. Era disposto a credere a praticamente qualsiasi spiegazione, dato che sentiva la noia rimontare e quel trastullo temporaneo era la sua ultima linea di difesa, quel giorno.
    I ragazzi vorrebbero bruciare questo posto. E ballare sui resti. Riflettè, mettendo bene a fuoco tutto. Si, i ragazzi del Rudere, impregnati come erano di nichilismo e vaga anarchia, non avrebbero gradito la visione. A Olve, invece, non interessava molto di tutto questo. Si reputava solo un Osservatore.
  13. .
    Olve si svegliò come da un sogno.
    Gli sembrò che fossero passati mille anni da quando aveva parlato con quello strano signore, ma, in verità, non era passato che qualche attimo. Eppure, le sue sensazioni parlavano chiaro.
    Fece un pò fatica a rimettere insieme i pezzi e gli ci vollero più di un paio di attimi per riprendere confidenza con la situazione. Quello strano signore davanti a lui era uno stregone, o presunto tale, aveva studiato con qualcuno della terra di Olve (o immediatamente vicino), sembrava ferrato nel linguaggio runico e sembrava essere lì in cerca di materiali. Questi ultimi, scomposti grazie alle sue singolari capacità, potevano essere in grado di essere utilizzati per evocare, e in seguito asservire, un famiglio. Olve, non ricordava perchè, sapeva cosa erano i famigli, ma, come tutte come molte altremcose in quello strano mondo, non l'aveva mai visto; dunque... Perchè non colmare la lacuna quel giorno? Dici bene... Inizio. La parola stessa, "Runa", significa "nascosto". Secondo molti, sono il premio della conoscenza. Cosa c'è di meglio di avere quel che si vuole dopo un'ardua ricerca? Lo studioso si impegnava a scavare e veniva ricompensato: era perfettamente logico.
    Quanto alla Pooka, sembrava trattarsi di un essere che aveva avuto nascita in Britannia, terra che Olve conosceva poco ma di cui sapeva qualcosina. Suoi contemporanei e, perchè no, familiari lontani l'avevano visitata, l'avevano colonizzata. Era al corrente del fatto che, la sua gente, aveva instaurato intere dinastie, dette "normanne", e molte famiglie erano nate in quel periodo. Apparentemente, il suo popolo si era dato un bel daffare. Aveva persino sentito che erano riusciti a farsi vedere persino nel continente Americano. Potrei andare anche lì, prima o poi. Pensò in silenzio. Osservò la creatura, apparentemente mostruosa. Non sapeva dire se era colpito, o no, riguardo il fatto che fosse una mutaforma: la vita doveva essere ben strana per esseri simili, in grado di assumere diverse sembianze. Più facile, avrebbero detto alcuni. Spersonalizzante, avrebbero detto altri. Avrebbe indugiato, con lo sguardo, nel fisico del Pooka, allo scopo di carpire il più possibile. Un cattivo osservatore avrebbe scambiato la sua curiosità per lussiria. Del resto, ben pochi sapevano che, se mai Olve avesse appetiti sessuali, non li aveva mai mostrati. Gli era tutto così alieno...
    Alzò le mani in segno di pace, pur cercando di non far intendere che avesse paura. Avrebbe porto la mano per farsela stringere, ma sembrava prematuro.
    Voleva solo dimostrare che non aveva cattive intenzioni. Dopodichè, avrebbe iniziato a parlare, con voce bassa, a malapena udibile.

    Ti ringrazio per il tuo discorso, molti dei miei dubbi sono stati dissipati. Disse. La notte sembra offrire molte opportunità ad un essere annoiato come me. Fece una breve pausa.
    Mi piacerebbe davvero tanto vedere come funziona tale rituale e, perchè no, osservare la creazione di questo "famiglio". Proferì, alzando un pò la voce, poi abbassò le braccia.
    Ti offrirei, dunque, il mio aiuto per la ricerca dei materiali. La mia vista non è più quella di un tempo, ma credo di vederci ancora bene, al buio. La Mummia non aveva bisogno di torce, ci vedeva come e meglio dei felini, in quell'ambientazione.
    Quanto agli ipotetici scarti... Se vorrai darmeli, li conserverò con molta cura, come ricordo. Se, altrimenti, li rivorrai indietro, non mi opporrò in nessun modo. Si affrettò a concludere. Non sono attaccato ai beni materiali. Invero, preferisco i ricordi. Aveva delle lacune, nella sua testa. Buchi, anche di secoli, di memoria, ma, nonostante tutto, credeva di essere uno che poteva "immagazzinare molto". Avendo detto ciò, si avvicinò, molto lentamente, ai due, come a volersi mettere dietro. Voleva far capire di volerli seguire e, ovviamente, si sarebbe fermato al minimo movimento "strano": che fosse di "difesa" o per fermarlo, dato che non era una presenza rassicurante, non faceva differenza.
    Se, quindi, ti sei convinto, dammi indicazioni. Cosa stai cercando, di preciso, adesso? A cosa devo prestare attenzione? Nel dire ciò, avrebbe continuato ad osservare la Pooka. Se prima aveva indugiato sulla metà inferiore del corpo, ora si sarebbe dedicato alla parte superiore, in particolare il viso. E' sempre bello vedere qualcosa di nuovo. Riflettè.
    Strano mondo uno che dava sempre novità, anche agli esseri più vetusti. Oltretutto, pensava, c'era la possibilità di poter osservare, ed esperire, qualcos'altro "di strano". Erano pur sempre nelle viscere della terra, all'interno di un complesso minerario. Molta gente poteva essere morta, lì dentro. Questo portava tutta una serie di considerazioni, oltre a dare la possibilità di esplorare l'eventuale storia che poteva esserci dietro a tutta quella situazione.
    Signor Emyr... Disse, interpellandolo utilizzando, per la prima volta, il suo nome. ... Sa dirmi qualcosa riguardo alla storia di questa miniera? Il tono più "normale", avendo archiviato quello "triste" e cupo, apparve strano anche ad Olve stesso. Decise solamente che si era stufato di essere annoiato ed apatico, almeno in quel frangente.
    Il Nordico, infine, attese.
    Perdonami.
    E' stata una "strana" estate.
  14. .
    La giovane Pooka, così si era definita, si comportava come una giovane umana immatura, capricciosa e, a tratti, divertente come solo un'adolescente sapeva essere. Aveva risposto lei per prima, prima di essere zittita gentilmente da quello che, pareva, era il suo tutore.
    Tale Emyr aveva confermato l'idea di Olve: era uno stregone. Nonostante il linguaggio ampolloso e i paroloni, nonostante tutte le (gradite) elucubrazioni sulle rune, era chiaro... Senza contare che, qualche secondo dopo, ebbe la conferma diretta e definitiva.
    E, se posso... Iniziò a dire la Mummia, quando fu il suo turno. ... Cosa è un Pooka? Chiese. Non ho mai sentito questa parola e, da quel che ricordo, non riesco a collegare tale parola a nessuna lingua che conosco, anche solo vagamente. Ma il nordico continuò, per amore di conversazione e per uccidere la sua noia esistenziale.
    Ci terrei, tuttavia, a spendere qualche parola riguardo alle Rune. Disse. La parola "Runa" significa, nella sua antica etimologia, "segreto, mistero". Lo dico perchè non dovrebbe sembrarti strano il fatto di saperne (o pensare di saperne) poco. Si fermò un attimo, in modo da dare tempo all'altro di metabolizzare la cosa. Sono segreti celati in piena luce, lasciati lì, come frutta, per far sì che gli "iniziati" le colgano. Non specificò cosa intendesse per "iniziati", ma, ne era sicuro, l'altro avrebbe di certo capito. Certe cose, di solito le migliori, erano per soli addetti. Studiosi, monaci, chierici e chi più ne ha più ne metta. Esattamente come i cammini esoterici, serviva una "chiave" per decifrarle. Olve aveva vissuto in un periodo in cui incidere le Rune del Fuþark era "abbastanza" comune. Tuttavia, nonostante la sua ben veneranda età, non si riteneva uno studioso e/o un luminare. Semplicemente, nonostante il tempo trascorso, alcune cose non volevano proprio cambiare... E uno come Olve non riusciva ad affrancarsi da tale modo di pensare e, spesso, parlare.
    Fece sparire la sua arma nei meandri del cappotto, mostrandosi disarmato: intendeva scavare a fondo in quella vicenda, per sapere. Per capire...
    Alla sua vista, inoltre, la signorina appariva "diversa", come se servisse una conferma al fatto che non fosse un essere umano. Ma moriva dalla voglia di sapere che diavolo fosse.
    Poco dopo, decise, rispose alla Pooka, dal momento che non era cortese far aspettare una signora, anche se dotata di tentacoli (e, per di più, se si trattava di un essere "giovane", almeno apparentemente).
    E parlò.

    Cosa ci faccio quì. Principiò. Domanda più che legittima, ma temo, altresì, che la risposta potrebbe non essere di vostro gradimento, miss. Non intendeva offenderla, si stava davvero mostrando gentile. Non aveva motivo per non esserlo. Per ora. Pensò.
    Combatto, da molto tempo, una guerra contro la noia. Essa, come una forza assediante, insidia la mia fortezza sulla collina e io, difensore, non posso far altro che respingerla, senza aver mai la forza di schiacciarla del tutto. Senza poterla mai mandare via per sempre. Disse, il tono sognante.
    E, per quanti topi abbia visto, conversatori miserabili, ho notato ben pochi ragni. Magari, quest'ultimi, sarebbero stati più disposti a dialogare. Ma, di fatto, non ho trovato niente e, suppongo, mi sono perso. Piantò i suoi occhi glaciali sull'uomo, enorme come lui. In questo senso, ritengo la vostra apparizione, come dire, provvidenziale. Si chetò un attimo.
    E dunque, messer Emyr, ho due domande per vossìa. Disse. Se avrete voglia di rispondermi, ovviamente. La prima riguarda l'identità del vostro singolare possessore del segreto delle Rune. E l'altra... Beh, i vostri preziosi metalli. Abbassò la mano, la luce non più fastidiosa.
    Che metalli potrebbero mai esserci, quà sotto, non vandalizzati da profanatori di tombe e simile gentaglia? E, se posso (nuovamente), cosa ci farete mai, con questi strani "metalli"?
    Queste furono le ultime parole dette, per il momento. Era diventato loquace di colpo, come sovente accadeva in quei frangenti di solitudine estrema. Forse un pò pedante e/o fastidioso, ma sincero oltremodo. Non sapeva decidersi per bene al riguardo, ma sembrava profilarsi un'avventura all'orizzonte. Qualcuno l'avrebbe chiamata "old-school", vista la tetra e sotterranea location. Ma Olve non aveva mai giocato di ruolo e non avrebbe capito per nulla l'allusione.
    Oltretutto, nessuno sembrava voglioso di menare le mani, per cui... Perchè non unirsi? Tutti ne avrebbero trovato giovamento: il Nordico avrebbe avuto qualche ora di tregua dai suoi malanni mentali, mentre l'altro avrebbe potuto godere di un aiuto fisico.
    Questo, però, non lo disse, almeno per il momento. Ma, non ne dubitava, lo avrebbe detto di lì a poco (sempre che non fosse già divenuto evidente).
    Infine, mosse i suoi occhi sulla ragazza, come per analizzarla. Se la Pooka avesse ricambiato lo sguardo, forse si sarebbe persa in quell'oceano ghiacciato.
    Ma non sarebbe stato gradevole.
  15. .
    Il fascio di luce della torcia elettrica colpì Olve, che, tuttavia, dimostrò la sua sicurezza contraendo leggermente le palpebre: gli occhi color del mare si chiusero leggermente, ma non del tutto, permettendo ai due "vivi" di osservarlo per bene. Davanti a loro di presentava un guerriero dei tempi antichi, seppur vestito di paramenti moderni. La sua capigliatura lunga e corvina gli ricadeva su occhi e spalle disordinatamente, mentre il suo viso glabro mostrava i suoi imperfetti e squadrati lineamenti. La maglietta aveva, sul davanti, un glifo che era ben visibile ai due: il sacro Valknut di Odino, elemento che poteva aiutare a collocare, quantomeno "culturalmente", quello strano essere. Lo avrebbero visto con l'ascia in mano, come un normanno, seppure avrebbero notato la palese mancanza di voglia di uccidere. Il suo cappotto lungo avrebbe ricordato, a taluni, un famoso film diretto dai fratello Wachowski. Per il resto, si trattava di una figura che inneggiava al nero della notte quanto ad un passato glorioso e sanguinolento.
    La torcia aveva fermato la risposta della Mummia, che voleva rispondere alla prima domanda che gli era stata posta, cosa che avrebbe fatto di lì a poco. Ma, prima di farlo, potè osservare molto bene l'incantamento della notte svanire dai due personaggi, arrivati da chissà dove. Ebbene, questa pare proprio stregoneria.
    Un villano avrebbe usato espressioni quali "topo da laboratorio" o "bestione sovrappeso" per descrivere il mago, ma Olve, che dopotutto si riteneva una persona educata, avrebbe usato ben altri termini. Tuttavia, le dimensioni non mentivano: si trovava davanti una persona che, perfettamente ritta, avrebbe potuto eguagliare o persino superare la sua altezza. Questo gli fece pensare che, magari, quel signore potesse avere origini simili (se non proprio uguali) alle sue. Eppure, concentrandosi sui lineamenti, non riuscì a capirlo. Pensò, inoltre, che si potesse trattare di qualche accademico e, vedendo che aveva doti molto particolari, riflettè che poteva benissimo trattarsi di uno studioso di arti magiche. Al suo fianco, una figura più minuta ("mostruosa", per alcuni) che aveva ben poco di umano. Il mago pareva proteggere questa giovane creatura. Alla mente della Mummia venne in mente una strana avventura capitatagli ad Halloween. Sembra successa mille anni fa. Anche in quel caso fece conoscenza di un simpatico signore molto protettivo nei confronti di qualcuno, nella fattispecie erano due bambini umani molto graziosi. E lui era uno spettro.
    Olve, invece, era la personificazione della solitudine e, ogni tanto, credeva di invidiare questi soggetti. E, come quel giorno, la piccolina sembra aver ben poca paura di me. Pensò. La sensazione di deja-vù era, comunque, molto forte.

    Si dedicò a rispondere alla prima domanda. Nel dubbio, lo fece in Inglese.
    Invero, si. C'è qualcuno. Disse candidamente, sebbene la sua voce potesse sembrare oltremodo cavernosa e conturbante. Un individuo pauroso se la sarebbe data a gambe prima di subito.
    Abbassò l'arma, facendola sparire nei meandri del cappotto, mentre, con la mano sinistra, provava finalmente a farsi scudo dalla luce: l'ombra della sua mano si proiettò biecamente sul muro, molto più grande di quel che era in realtà. Le risposte alle successive domande erano, invece, oltremodo ostiche. Cosa sono? Si chiese ennesimamente: era, forse, la sessantaseiesima volta che riceveva quella domanda. Decise di andare secondo ordine e con calma, speranzoso di poter intavolare una conversazione interessante. La noia lo stava letteralmente uccidendo (una seconda volta).
    Mi chiamo Olve. Quanto alla seconda domanda, mi perdonerete, non ho una risposta precisa. Nonostante queste parole, quasi sicuramente, la risposta avrebbe permesso a Emyr di comprendere perfettamente, ma per la Mummia era "imprecisa" e/o "lacunosa". Cosa sono... Beh, se dovessi usare una parola per descrivermi, userei ᛞᚱᚨᚢᚷᚨᚱ. "Draugar", i famosi morti viventi della tradizione scandinava. Esistevano diverse leggende su di loro, eppure molte di esse erano accomunate dal fatto che si trattava di creature che avevano a che fare coi ghiacci. Data la natura di Olve e il suo background culturale, era ovvio e "giusto" che lui avesse scelto tale vocabolo. E, dato che la noia era incredibilmente opprimente, non vide motivi per non andare ancora avanti nella risposta. Eppure, ai giorni d'oggi, quelli come me vengono chiamati in ben altro modo. Un termine che, ho visto, spesso è collegato ai Culti dei Morti delle Genti del Nilo, sebbene io non abbia davvero nulla a che fare con loro. Non disse, tuttavia, il vocabolo, volendo "costringere" l'altro al dialogo. Poi, pochi secondi dopo, pensò di essersi guadagnato la possibilità di poter fare lui stesso una domanda.
    Ora, se mi è permesso, chiederei a voi chi siete e, secondariamente, cosa siete. Fece una pausa, osservando i tentacoli della ragazza. Sono sufficientemente sicuro di non aver mai visto un essere anche solo vagamente simile a te, milady. Il suo essere logorroico era fastidioso persino per lui stesso, ma non riusciva proprio a controllarsi. La signorina tentacolare aveva catturato la sua attenzione, anche se non aveva perso di vista il sedicente studioso. Gli piaceva il suo sguardo, che reputava penetrante e molto profondo. Ma, ad essere sinceri, la vera informazione che voleva era un'altra. Cosa cercate nei bui anfratti di questo antro? Chiese, per poi continuare. E' da parecchio tempo che non faccio che deambulare quì dentro e le uniche cose che ho visto sono ombre e topi... Sperava, con quell'ultima frase, di distendere il clima apparentemente "solenne" di quella situazione.
    Dopodichè si chetò, attendendo una replica.
118 replies since 20/1/2009
.