• {Creature Antiche Vivono Ancora GDR} • Gioco di Ruolo by forum a carattere Horror-gotico moderno

Votes taken by TronoNero

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    Benvenuta!
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    Io ho sbavato sul banner e, anche se non c'era l'opzione, sullo sfondo. Il resto è funzionale, ma senza che mi faccia gridare al miracolo. Anche il font è molto "normale".
    Ma, ripeto, quel banner si fa perdonare tutto. Mi ha fatto pensare ad Azazel de "Il Maestro e Margherita" XD
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    Ho messo Slender/Stregoni.
    I primi perchè confido faranno molto effetto e paura. I secondi perchè voglio vedere che esce se fate un'"edizione fantasy".
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    Benvenuta!
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    I bambini erano passati per il campo visivo di Olve, li aveva osservati per bene, eppure, non erano davvero lì. Non per lui, almeno. A causa della sua condizione mentale peculiare, era diventato molto selettivo, suo malgrado, riguardo gli stimoli esterni. Esattamente come una persona normale non nota, il più delle volte, le formiche che calpesta, allo stesso modo la Mummia non dava importanza a cose che, per lui, avevano scarso significato. Nella fattispecie, i bambini. Non era interessato ad essi, non aveva mai avuto l'impulso di averci a che fare e, credeva, non sapeva come approcciarli. Certamente, aveva avuto fantasie riguardo il fare padre (e, recentemente, pare fosse quasi "riuscito" nell'intento), ma non erano nemmeno lontanamente in cima alla lista dei suoi pensieri. In un certo senso, quei pargoli erano più sicuri vicino ad uno come il Nordico, piuttosto che con una persona "normale". Non gli avrebbe fatto del male, così come li avrebbe ignorati totalmente. Se ne sarebbe cibato solo in caso di fame, ma, ovviamente, in quei casi, nessuno era al sicuro. Nessuno per davvero. Quella sera, comunque, Olve aveva una fame "solita", discreta e non fastidiosa: avrebbe volentieri sgranocchiato qualcosa, ma non era alla ricerca spasmodica di carne umana, trovandosi, come sovente accadeva, in apparente contemplazione di quell'area desolata e decadente. Squisitamente gotica e malmessa, come piaceva tanto a lui, che non amava le metropoli, il chiasso e l'eccessiva vicinanza di altri esseri viventi. Eppure, quella sera sembrava avergli offerto un piacevole passatempo. In un certo senso, possiamo dire che Olve è un pò un bambino, nel senso che si affaccia, quasi "come fosse la prima volta", al mondo e, come tale, è avido di sapere. La sua noia esistenziale poteva essere mitigata solo dalla sua curiosità infinita e da informazioni. Ovviamente, ciò era solo un diversivo temporaneo: era come buttare mattoni in un pozzo senza fondo, con l'intento di riempirlo. Tuttavia, per la Mummia, l'illusione aiutava e sembrava funzionare in maniera blanda. Si ritrovava, quindi, in giro a camminare durante tutte le notti in cui le condizioni atmosferiche non erano davvero proibitive. E, grazie a Odino, quella splendida notte sacra era, appunto, "splendida". Qual modo migliore di celebrarla, se non deambulando come il morto che era? Anche se, in quel dato momento, aveva ripreso le sue fattezze "mortali". C'era da dire, però, che, se l'altro fosse stato "simile" a lui, beh, allora lo avrebbe di certo riconosciuto, anche sotto quella maschera fatta di umanità. E anche Olve stesso sembrava essersi reso conto di trovarsi di fronte ad un individuo non comune. Preferendo non guastarsi la visione in qualche modo, stava osservando quella figura "al naturale", catalogando i dettagli e ammirandoli. Uno spettro dei secoli dimenticati? Pensò, riflettendo sul fatto che anche lui era così. Forse un sodale "fuori tempo", un pellegrino temporale, un cavaliere d'altre epoche, a guardia di due piccoli pargoli apparentemente indifesi: sembrava un romanzo. Un romanzo magari tratto da un antico racconto o leggenda. Il cavaliere contro il mostro. Ma, quella sera, chi era il mostro?
    E, inoltre, ad Olve piacevano i racconti.

    Che strano equino. Pensò la Mummia, osservando quella cavalcatura.
    Così come il suo cavaliere, sembravano avere qualcosa di sbagliato, parlando di anatomia, eppure lui non riusciva a capire cosa fosse. Doveva essere qualcosa di appena percettibile, unito al fatto che, essendo un guerriero, il Nordico si intendeva di corpo umano. Era, di certo, più ferrato sul danneggiare una persona, ma un pò di conoscenza doveva essere sopravvenuta per forza. Inoltre, non sapeva assolutamente dire se fosse una minaccia per lui o no. L'unica certezza che aveva era che si trattava di un incontro assolutamente non comune.
    Il cavaliere salutò Olve, subito doppiato dai bambini. E' una persona bene educata, rispettosa e avvezza al buon costume. Aveva pensato, riflettendo sul lessico usato. Che fosse un pericolo o no, aveva davanti un gentiluomo e, per ragioni poco chiare, la Mummia apprezzava le persone distinte. Non che lui lo fosse, o almeno così credeva. Semplicemente, forse aveva conosciuto abbastanza persone grezze da non sopportarne più. E poi, suvvia, chi non amava una tale conversazione?
    Il Nordico, tuttavia, rimase interdetto. Che poteva rispondere? Cosa stava facendo lì? Non sarebbe stato adatto rispondere con: sto facendo due passi in giro la notte di Halloween. Il basso profilo era uno stile di vita, per lui. Buonasera a voi. Rispose pacato e senza avvicinarsi. Oltre al fatto che poteva essere pericoloso, non voleva sembrare aggressivo. Non aveva motivi per esserlo.
    La bellezza di questa notte deve avermi disorientato più del dovuto, unita a questo splendido paesaggio. La sua parte romantica, nel senso ottocentesco del termine, sembra aver preso il sopravvento, per un attimo. Credo di essermi perso. Aggiunse, senza chiedere indicazioni e senza dare il proprio nome. In quello che considerava, ormai, come una sorta di camminata sul ghiaccio, aveva deciso di essere cauto e non andare in cerca di guai. I bambini sembravano impauriti da lui, questo avrebbe creato problemi? Infine, osservò la figura, cercando di capire se aveva la possibilità di combattere decentemente contro un cavallerizzo. Da "vivo" aveva visto pochi cavalli e, anche se aveva vissuto "abbastanza", non credeva di sentirsi sicuro al riguardo. Probabilmente, aveva senso attaccare il cavallo, in modo da scatenare una piccola reazione a catena e far cadere il cavaliere, che avrebbe subito non pochi traumi e colpi. Ma quelli non sembravano umani e, per qualche motivo, nemmeno il cavallo sembrava solo un quadrupede. Sono proprio curioso. Pensò, senza riferirsi a nulla in particolare.
    La mano destra, veloce, poteva entrare nei meandri del suo giaccone a trovare la sua arma, trasformarla e attaccare in un solo istante. Chissà se ne avrebbe avuto bisogno, di li a poco.

    Nella notte di Halloween, una Mummia vichinga e un cavaliere d'altri tempi si erano incontrati nel bosco, di notte.
    A fare da contorno, due bambini pestiferi e coraggiosi. Sembrava, con non molta fantasia, un momento importante di un romanzo gotico ottocentesco. E, in tutto ciò, sembrava proprio che Olve fosse l'antagonista di turno. Del resto, sembrava poco raccomandabile e tutto vestito di nero. Non ultimo, era senza cavalcatura. Gli eroi, al contrario, ne erano provvisti. Se ci mettiamo l'educazione mostrata e i modi, potevamo avere un protagonista perfetto. Anche se, in verità, si trattava di due mostri.
    Ma, forse, non lo siamo tutti?
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    Benone. In questi giorni, allora, scrivo!
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    Per Olve, fu una visione davvero strana.
    Era la sua prima volta, in questo senso. Non aveva mai visto un vampiro nutrirsi, nonostante si sia circondato di nonmorti di vario genere: sapeva dei ragazzi del rudere, era a conoscenza delle loro abitudini, ma non pensava potesse essere una cosa così intensa. Anche se, ne era sicuro, per loro sarebbe stato diverso, visto che si trattava di succhiasangue relativamente giovani. Julian, all'inverso, era un vetusto draco, con bei secoli alle spalle... Doveva avere una visione molto diversa della cosa. Ed era incredibile vederlo così da vicino. Per Olve, il cibo era una cosa prettamente biologica e animalesca, un bisogno da soddisfare. Poi, ovviamente, si poteva giocare su altro, sul "capire" e sul diventare intenditori di cibo, quel particolare cibo. Quello a cui stava assistendo, invece, sebbene avesse degli evidenti punti in comune, sembrava una cosa più "spirituale". Già solo il modo in cui la vittima si era rassegnata al suo destino, sembrava una cosa particolarissima e unica. Importante, anche, era l'espressione e il modo di nutrirsi di Julian. Era completamente assorto, concentrato quasi, in un'estasi che sembrava religiosa, da un certo punto di vista. Forse avrebbe persino potuto attaccarlo, senza temere ripercussioni, ma non vi era alcun motivo di farlo. Peraltro, gli sembrava tremendo interrompere una cosa così pura e perfetta. La ragazza, dal canto suo, non si muoveva, a malapena respirava. Era sul punto di lasciare per sempre l'altro mondo e non era sicuro se lei lo sapesse o no. Forse stava solo dormendo. Io sono morto, eppure perchè non riesco a ricordare com'è stato? Se l'era chiesto molte volte. Era morto su quelle alture, secoli fa, lasciandosi andare e scegliendo la morte anzichè quell'esistenza vuota e vana. Semplicemente si era lasciato andare. In seguito, si era svegliato, radicalmente diverso, con la fame addosso e l'odio verso il mondo che era rimasto esattamente dov'era. Cosa che lo costringerà, tempo dopo, a scegliere "un'altra morte", questa volta poco più di un coma. Le cose non erano affatto cambiate nei secoli, ma ora, inspiegabilmente, sembrava aver scelto di vivere.
    E la situazione sembrava davvero troppo gustosa, per non sfruttarla... Ma, in che modo? Nella sua testa andava delineandosi un piano o, meglio, un gioco che era possibile fare coi risultati di quella serata così particolare. Ci si tuffò, in quei pensieri, mentre osservava la bevuta del suo "collega" (si poteva dire?) poco distante. Infine si mosse, dirigendosi verso il ragazzo, unico tra due ragazze, una morta, l'altra (forse) pure. Si stava dimenando, con la sua arma conficcata nel petto. Un lago di sangue e urina.
    Stava piangendo.

    Olve impugnò la parte legnosa della sua arma e, facendo forza con l'altra mano sul petto dell'umano, la tirò via, rilasciando un getto di sangue che ebbe modo di evitare cautamente, aspettandoselo. Non era il caso di farsi beccare pieno di sangue, di notte. L'urlo che l'uomo rilasciò, tuttavia, era smorzato, fiacco. Forse lo stress gli aveva fatto mancare la voce, come se gli avesse danneggiato le corde vocali. Oppure, nel panico, il suo corpo si era rifiutato di agire correttamente. Olve leccò il sangue dalla lama, prima di concedersi il dessert, piluccando ancora un pò dal corpo della ragazza, quella già morta da un pezzo. Poi prese il ragazzo per la caviglia, trascinandolo verso il luogo del banchetto: era il modo più facile per spostarlo senza sporcarsi. Una volta arrivati, lo sollevò, stando attento al minimo contatto, costringendolo ad osservare. Se fiati, ti sgozzo. Aveva detto. Sarebbe morto in ogni caso, ma è incredibile vedere in che modo i mortali si aggrappano alle speranze. Se gli avesse detto "morirai comunque tra un minuto", l'altro avrebbe reagito allo stesso modo, sperando in un miracolo che, in un minuto, non sarebbe mai avvenuto. Sperava che quella crudeltà gratuita potesse scuoterlo, ma non avvenne niente. La cattiveria è sopravvalutata. Pensò, prima di farlo cadere a terra in posizione fetale. Quella era un'idea giovane, per cui passò subito a quella un pò più precedente, quella "nata" prima di staccare la sua arma dal corpo di quel poveretto. A tal proposito, la sua ascia era stata occultata e ora giaceva nei meandri del suo cappotto. SI concesse un altro attimo per riflettere.
    Sapeva come i vampiri "procreavano", sapeva che erano in grado di contagiare altre creature col loro "morbo", o qualunque cosa fosse. Non aveva mai assistito nemmeno ad una cosa simile e non sapeva come funzionava. Non lo aveva nemmeno chiesto ai suoi ragazzi, dato che gli importava poco, in quei momenti. Ma ora, invece, era diverso: l'eccitazione della cosa lo stava spingendo verso lidi inesplorati e verso comportamenti bizzarri che non credeva potessero essere possibili nelle sue condizioni. Una parte di lui gli diceva che stava esagerando, l'altra, invece, continuava a dirgli "e se fosse?". Poteva fare un tentativo e, in caso di diniego, dedicarsi ad altro.
    Si avvicinò al vampiro, senza entrare nelle immediate vicinanze. Prese fiato e parlò, lentamente e senza inflessione nella voce. Il volume era tale che solo loro due, e probabilmente la ragazza (se fosse ancora viva), si sarebbero sentiti.
    Julian... Disse.

    Come funziona, invece, la "vampirizzazione"? Era solo questa la sua richiesta. Se il vampiro avesse accettato, e avesse anche capito la richiesta sottintesa, forse avrebbe contribuito alla creazione di un vampiro. Non aveva ambizioni di famiglia e figli, e quella poteva essere la cosa più vicina ad esse, eppure l'idea gli pareva sempre meno idiota. Il suo "Rudere" era popolato esclusivamente da maschi, cosa sarebbe avvenuto se l'avesse lanciata lì in mezzo? Di nuovo, curiosità. O forse, sempre in un affermativo, l'avrebbe voluta tenere per lui, come era più probabile. Non avrebbe avuto nulla in contrario a lasciargliela. In quanto mummia, non aveva lo stesso potere ed era la seconda volta, quella sera, che si sentiva invidioso di quella specie di nonmorti. Del resto, anche lui usciva quasi esclusivamente di notte, preferendola al giorno. Forse, inconsciamente, lo era pure lui.
    Oppure, semplicemente, non sarebbe avvenuto nulla di tutto questo e si sarebbero separati di lì a poco, con un bagaglio di esperienze, si spera, per entrambi. Poi disse, di nuovo. Vuoi anche questo quì?
    Si era riferito al ragazzo. Di nuovo, sarebbe sicuramente morto, il dubbio, semmai, era sapere chi l'avrebbe ucciso e come. E, magari, cosa ne sarebbe stato del suo cadavere. Olve si sentiva appagato, dal punto di vista della fame, quindi, sicuramente non si sarebbe soffermato troppo sul mangiare ancora. Faceva parte del suo modo di nutrirsi: il giusto, magari indugiando in qualche "peccato di gola", ma senza riempirsi troppo. Era un'abitudine che aveva mutuato dalla vita militare: essere troppo pieni e gonfi rendeva più deboli nel caso di un'invasione del loro campo o in caso di assalto al nemico. Nutrirsi era indispensabile, era indispensabile, quindi, farlo correttamente.
    Poi osservò i dintorni, localizzando i sacchi di cui Julian aveva parlato prima. Presto, sarebbero stati molto utili. Le precauzioni non sono mai troppe. Pensò. E lui era uno che aveva fatto del basso profilo in società uno stile di vita. Lo aveva aiutato tantissimo, quella cosa, a non cadere nelle trappole della giustizia mortale. Ma anche "immortale".
    Il modo migliore pareva farli a pezzi. Tronco, gambe, braccia, testa. Magari fare il tronco in due, ma non più di quello. Infine, collocare i resti in quei sacchetti e lasciare i suddetti in qualche edificio fatiscente. Un buon piano, decise. Prima o poi sarebbero stati scoperti, ma sarebbe avvenuto non prima di molto tempo. E loro non si sarebbero fatti trovare facilmente, avendo tutto quel tempo a disposizione.

    Natasha, dal canto suo, stava "sentendo" tutto quanto. Le sensazioni che gli mandava il suo corpo erano nuove e, allo stesso tempo, tremende. Sensuali, ma dolorose. Non era ignorante in fatto di esperienze sessuali, e aveva anche provato qualcosa "di estremo", per così dire. Probabilmente, quello che stava vivendo, era ascrivibile a qualcosa di simile ad un'eventualità di quel tipo, ma molto, molto più forte. Poteva sentire ogni molecola di sangue che lasciava il suo corpo, poteva sentire il caldo abbraccio del predatore che la teneva in un modo così forte da assopire ogni volontà di difesa. L'impotenza che trapelava dalla scena, invece, era assolutamente tremenda ed era probabile fosse già impazzita. Mai si era sentita così in balia degli eventi o delle circostanze, delle persone. Non aveva potere più su nulla. E molto presto avrebbe lasciato quel mondo, in un modo dannatamente strano per una ragazza della sua età. Tutto perchè quella sera erano avvenute delle cose anzichè altre. Tutto perchè avevano avuto quella conversazione sul dove stare quella notte. Ma, ormai, si era arresa al suo fato, non stava lottando. Non ne aveva la forza, dopotutto. Anche nel pieno delle sue condizioni fisiche, sarebbe morta ugualmente. Inoltre, si era concessa quasi con abnegazione. Olve le aveva tolto il bavaglio, simbolo di costrizione sociale e lei aveva tenuto fede a quel patto, offrendosi come sacrificio ad una divinità. Succedeva spesso, ai tempi del vichingo. Nei giorni sacri si sacrificavano nove esemplari di tutto ciò che c'era. Nel caso degli umani, tuttavia, si trattava di persone che avevano scelto di essere sacrificate. Non c'era coercizione, solo volontà di onorare gli Dei nel modo migliore e più personale possibile, con la propria vita. Li si stordiva, con droghe e idromele, prima di gettarle in pasto alla morte. E questi perivano contenti, intontiti. Non era troppo diverso da quello che stava avvenendo in quel momento. Anche Natasha era inebetita, ma da cause diverse, anche se il risultato era ormai uguale a quello che Olve conosceva già. Uppsala. Ricordò. Aveva assistito a molte particolari cerimonie, in quel sacro luogo. Ne aveva nostalgia. Forse aveva nostalgia di tutto quel mondo, era più puro e più facile da vivere, sebbene lui si stesse sforzando di vivere a quella guisa, per quanto in un mondo radicalmente diverso.
    Forse si sarebbe assopito di nuovo, di li a qualche tempo, annoiato, come aveva già fatto. Oppure avrebbe vissuto "avventure" entusiasmanti che lo avrebbero fatto ricredere su quello che credeva di sapere sulla noia.
    La Luna, in alto, osservava tutto, silente.

    Cosa avrebbe fatto Julian? Chi avrebbe ucciso quello rimasto? E chissà come sarebbe finita quella serata, così strana e violenta. Una serata che aveva insegnato ad un vichingo di più di mille anni che sapeva ancora pochissime cose. Che poteva colmare il suo vuoto e la sua angoscia universale con la conoscenza. Insieme, magari a qualcos'altro.
    Qualcosa come il giocare con la vita degli umani, come fossero giocattoli.
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    La messa nera di satana mi ha ricordato una canzone che ne condivide molte parti:


    Il video merita pure, ma è simbolismo puro. Io ho riconosciuto alcune figure (come Odino e Prometeo), tutte "luciferine" in qualche modo.
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    Io torno sull'atmosferico!
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    Che spettacolo di pezzo! Comunque si, ricordo.

    E, visto che ci siamo, sdoganiamo un pò il metal in lingua nostrana, con una band che, oltre all'italiano, usa anche un pò del loro dialett (bergamasco, suppongo):


    Il testo mi ha ricordato vecchie storie di Dylan Dog e film horror anni '80, soprattutto la parte "parlata". Ora, so che con lo scream non è il massimo, ma provate a capire le parole, è davvero orrorifico "vecchia scuola".
    Ho voglia di vagare per cimiteri!
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    Due parole su Liszt... Il vero horror erano le mani della pianista. Minchia velocità O.O
    Erano ipnotiche.

    Il pezzo della comitiva ha una base che trovo perfetta. Davvero stupenda.

    Il motore: ricordo il discorso che avevamo fatto. Avevi detto: "è musica tutto ciò che è trascrivibile su pentagramma". Beh, mi sa che la musica del motore non è così tanto trascrivibile, come in generale molta musica ambientale :D

    Io continuo sulla classica, con uno dei miei pezzi preferiti:
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    Eheh, pensa che 'sti tizi hanno sicuramente iniziato con le parodie vedendo un VERO VIDEO black.
    Guarda questo e dimmi cosa ti fa più ridere (sapendo che questo non è una parodia).
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    No, direi che non torna. Oppure ho sbagliato a intendere. Non mi pare che Burzum faccia le musiche a Rob Zombie che, essendo lui stesso musicista, se le fa da solo. Burzum è uno di quelli che non darebbe le sue musiche a quasi un cazzo. Solo un film, ho beccato, che aveva un frammento di una canzone ambient di Burzum. La canzone vera durava 26 minuti, quella nella OST del film durava mooooolto meno!

    Comunque molto gustoso l'Ep che hai messo! Ha un chè di oldschool che, sto scoprendo, ricerco sempre più spesso. Anche io ho un rapporto strano con le tastiere. Da sole, nell'ambient e similari, sono il meglio, ma nel black vanno sapute usare o si finisce come i gruppi palesemente symphonic che, possono piacere eh, ma a me risultano indigesti.
    Ti ringrazio per la segnalazione. Tocca molto il mio lato "castlevania", fatto di castelli sulle alture e vampiri.

    Quanto alla domanda di Daisuke, beh... Mi capita spessisismo, anche non specificatamente nel black, anche se mi succede con gli album, Di solito, alle serate, compro cd solo in base alla copertina, perchè è un passatempo divertente e mi piacciono le sorprese. Potrei fare moltissimi esempi.
    Uno, per dire, mi è successo qualche giorno fa. Mi aveva preso per la copertina e l'ho ascoltato solo per quello, credendo fosse la solita roba. Invece scimmiottano gli Emperor degli inizi in un modo molto gradevole. E poi la cosa più importante di tutte. Fanno atmosfera. Il black deve fare atmosfera, evasione. E' il motivo per cui, per come la vedo io, potrebbe apparire ripetitivo ai più.
    Lascio i link, poi se vi va ascoltate, è solo per rispondere.


    Andando più nello specifico, all'ultimo concerto ho beccato un cd degli Absurd, band famosa per i soliti atti cruenti e di palese ispirazione nazifascista, non tanto per i testi (che toccano le solite cose, tra satana e lupi mannari), quanto per gli esponenti. Sono politicamente schierati e si fanno quelle foto brutte con svastiche e altro. Quì mi va di toccare un secondo la cosa: non ho voglia di parlare di politica. Io stesso non mi riconosco in moltissime cose che sento, ma, come mi sono reso conto, musica e personalità dell'artista devono restare separate, se si vuole apprezzare qualcosa. Burzum stesso è considerato l'epitome della stronzaggine e della cattiveria umana, ma, anche se fosse vero, il genio della sua musica passa anche attraverso le cose più marce. Per questo, da molto tempo, ho smesso di farmi paranoie sulla giustezza o meno di alcune cose, pensando solo alla musica.
    Questo per dire che non avrei dato un centesimo alle marcette pseudonazi degli Absurd, condite con voce in clean e cambi di tono. Eppure mi divertono un sacco. Sembrano canzoni isteriche ma quasi felici.

    Gli Absurd mi avevano conquistato con questa copertina 1600esca, che mi tocca molto la passione per Warhammer, la guerra dei 30 anni e quel particolare periodo storico in cui le spade e le armi da fuoco convivevano. Senza contare le ovvie citazioni alle immagini della morte di quel periodo, a causa di peste e altre cose belle.

    Evito di tediarvi con gli album interi, ma se vi interessa basta cercare nell'infobox.

    Domanda: come vi è successo di conoscere il genere, se posso saperlo? Lo chiedo perchè, rispetto all'altro metal e ad altra roba, spesso, nel cuore delle persone che lo apprezzano, si trova sempre ad un "punto particolare".
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    Su suggerimento del boss della baracca, ho aperto un topic dedicato a questo genere musicale, tipico di bimbi cattivi e dei nerd che vanno alle serate in armatura, come fosse un GRV. Solo, con molti più spuntoni!
    Castelli diroccati, lune piene, licantropi e vampiri sono solo alcuni dei temi toccati, insieme a Satana (sempre sia lodato) e, in generale, alla negatività dell'essere umano.
    Nazisti, istigatori al suicidio, fanatici di Tolkien, psicopatici convinti di essere morti e matti norvegesi che bruciavano chiese (ma solo perchè erano fatte di legno!): ecco i nostri artisti XD

    Uno di questi giorni, magari vi dico come ci sono venuto a contatto e un pò di retroscena. Così, per fare conversazione.

    This is...


    E ricordate: se è mainstream, state sbagliando qualcosa XD
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    Urca, come ho fatto a non immaginare prima che anche 'sto forum aveva l'unico topic che ho visto davvero ovunque? XD
    Beh, cerco di farla a tema :D

19 replies since 20/1/2009
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