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  1. 'William'
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    La risposta affermativa servì a calmarlo ulteriormente dall'agitazione, non aveva sbagliato valutazione sul mobilio presente in quella strana, nuova ed enorme sede che sembrava una reggia e che lo metteva in soggezione come un castello poteva fare a chiunque non ci fosse abituato. Da quanto diceva la ragazza, ferma a rovistare nel viso, poi aveva già cambiato "casa" una volta, e a Roma probabilmente la sede era grande più o meno quanto l'attuale a Nouvieille, almeno così gli sembrava detta. Roma...lui che viveva a Vienna, non era mai stato in Italia, nella grande capitale territorio della Chiesa e dei suoi ordini, ma aveva il cugino Ezio non troppo distante da lì che andava e veniva per far missioni, e che nelle tipiche riunioni di famiglia per natale veniva a trovare tutti i parenti e portava magnifiche descrizioni delle opere d'arte. Aveva sentito parlare di molte antichità, artigiani, gioielli prodotti da esperte mani e bellezze artistiche come musei e busti in marmo bianco, e tutto quello spettacolo lo affascinava anche solo nella propria immaginazione.

    D-davvero, vivevi a Roma?! si leggeva una nota di emozione nello sguardo e nelle parole entusiaste Com'è? E com'era la sede? E gli altri osservatori? Ce n'erano tanti? il suo spirito da osservatore gli faceva gettare domande a raffica, ma come sempre il minuto dopo le aveva già dimenticate nel ricevere la domanda dalla ragazza. Sbattendo gli occhi, stropicciandoli dato che era mattina e contenendo il boato assurdo che lo stomaco si sforzava di mandargli come a dirgli "dammi da mangiare", con un velato imbarazzo le rispose apprendendo che lei aveva diciannove anni. Dimostrava addirittura di meno, davvero, ma mai quanto lui che sulla porta era stato scambiato per un ragazzino dai tratti spigolosi, e che invece aveva...

    Ho ventiquattro anni e tossì, schiarendosi la voce Sono appena uscito dall'università di lettere e vengo da Vienna, in Austria. L'aveva detto per completezza, una specie di curriculum completo appena meccanicamente sciorinato, non riuscendo a nascondere la vergogna. Ma, davvero, sono ancora un novizio! Non so niente, e poi...ecco, non vorrei...essere di peso...chissà quanta esperienza avrai più di me! aggiunse, tentando di smorzare il rossore, le mani agitate davanti alla faccia come a nasconderla dal colorito verde-su-rosso acquisito dalla faccia come nemmeno due secondi prima.

     
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    Roma.
    Sento un groppo allo stomaco al solo pensiero.
    Roma. Dannazione! Dovevo proprio portare la discussione su Roma!?
    Sento gli occhi inumidirsi, mentre un dolore non poi così vecchio torna a sommergermi. Un dolore e una consapevolezza. Perché lui è morto a causa mia. I miei colleghi di Roma possono dirmi quello che vogliono, possono essere convinti che la colpa sia di Arawn... e di Robert. Roberto era più grande e esperto di te, sapeva il rischio che correva assecondando il tuo interesse. Non è colpa tua, lui si è lasciato trascinare dall’idea di incontrare un Antico. Al massimo, la colpa è sua.
    Parole vuote, ovviamente, perché io sapevo - e so ancora oggi - che la colpa è mia. E loro lo sanno. Sono io che ho voluto incontrare il creatore di Neris, sono io che ho scelto per entrambi. Perché Robert sapeva perfettamente che non sarebbe riuscito a fermarmi: io avrei cercato Arawn e la sua setta in ogni caso, e lui ha preferito accompagnarmi. Probabilmente pensava di potermi aiutare a non finire ammazzata.
    Bene, mi duole anche solo pensarlo, ma non c’è l’ha fatta. È morto per niente. Perché non è per lui che Arawn non mi ha ucciso, ma per il bracciale di Neris che indossavo. Un bracciale che gli ha indicato chiaramente che, se mi avesse toccato, avrebbe subito la sua ira.

    “Sì, ce n’erano tanti.” Rispondo, la voce leggermente rotta. Perché in questo momento sto lottando contro le lacrime e, anche se sto facendo di tutto per non fargli capire la mia situazione emotiva, la voce proprio non vuole starmi ferma! Possibile che mi basta pensare al mio maestro per ridurmi in questo stato? “Forse troppi. Alle volte mi sembravano degli alieni.”
    Soprattutto quando hanno cercato di aiutarmi a superare la morte di Robert. Loro che prima tra un po’ non sapevano neanche della mia esistenza. Dico tra me e me, presa da una vecchia sensazione di delusione, ma non pronuncio queste parole. Il fatto è che comincio a pensare che non era proprio così, che cercavano veramente di aiutarmi, che non volevano farmi andare via. Ma che serve capirlo adesso? Ormai li ho lasciati, no!?

    “Non pensare di essere un peso.” Dico, aggrappandomi alle sue ultime parole nel tentativo di cambiare discorso... e di scacciare quei dannati ricordi nell’angolino della mia mente dove dovrebbero stare. “Ogni osservatore è stato un novizio, e lo sono anch’io. Va bene che ho avuto una vita un po’... particolare - insomma, mia madre era una strega e ho vissuto per qualche mese con una vampira - ma questo non mi ha aiutato a imparare a non cacciarmi nei guai. Anzi, alle volte mi sembra di essere una calamita.”
     
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  3. 'William'
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    William si era seduto pacifico, in procinto di ascoltare la ragazza, perso nei suoi pensieri. Era sempre stato un po' strano, con la mezza attitudine di ascoltare con un orecchio, casomai qualcosa fosse importante, con l'altro sondare i dintorni e col cervello dimenticare. Questa volta però, anche se distratto dal lungo tavolo su cui non aveva osato poggiarsi tanto era regale, aveva colto piccole sfumature nella voce di Kim che l'avevano fatto immediatamente sobbalzare. Non era un granchè epatico, non sempre, e idiota si, certo, ma non fino a quesi punti.
    La voce tremula, il groppo in gola, anche se la ragazza bionda era voltata di spalle aveva immediatamente recepito: ecco cos'era servito, il vivere in casa con cinque donne che tra piccoli amori e grandi disastri l'avevano abituato ad ogni tipo di situazione. La morte di suo padre, anche se era stato troppo piccolo per ricordarsene, aveva fatto piangere tanto e tanto sua madre da spezzargli il cuore perfino senza capire cosa stesse realmente succedendo. Ancora adesso, a volte lei piangeva. E ogni fidanzato ogni volta lasciato dalle tre sorelle...una no, era troppo piccola per pensarci - o forse no, non voleva comunque saperlo dopotutto - ma le altre, le aveva dovute consolare lui. Aveva fatto l'abitudine alle lacrime e a tutto il resto, ecco perchè il suo carattere era quello che era: sorridente, felice, ottimista. Non voleva semplicemente provocare dolore a nessuno, far spaventare nessuno...men che meno quella giovane che era in procinto, per come la vedeva lui, di crollare sul serio.
    Dispiaciuto, mortificato oltre ogni dire, si scostò di scatto dalla sedia per quanto il pesante mobile di legno potesse permetterglielo, allontanandosi dalla tavola in direzione di Kim, impegnata a dirgli tutt'altro, a distrarsi. Ma no, non serviva a nulla, lo sguardo acquoso e infinitamente dolce di Willy voleva solo farsi perdonare per l'accaduto e alla solita maniera: le si avvicinò e provò a girarla piano, poi cercando, imbarazzato, di darle di slancio un gran abbraccio sperando di non peggiorare la situazione. Non da bambino ma da adulto, l'unica occasione per cui forse dimostrava di avere la propria età in modo un po' ambiguo, ma tutto sommato utile e molto, molto tenero. E anche se la conosceva a malapena, non importava: non voleva vederla soffrire.

    Scusami, non volevo davvero. e quasi per miracolo, la voce non assumeva il solito tono stridulo da ragazzino Se non vuoi raccontare, non c'è bisogno che tu lo faccia. E poi tutti quanti ci infiliamo nei guai, no? annuì, attendendo che lo facesse anche lei Altrimenti non saremmo osservatori! Parola d'ordine: mettersi nei pasticci!
     
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    CITAZIONE ('William' @ 24/7/2009, 15:35)
    E poi tutti quanti ci infiliamo nei guai, no? annuì, attendendo che lo facesse anche lei Altrimenti non saremmo osservatori! Parola d'ordine: mettersi nei pasticci!

    Mi son messa a ridere leggendo questa frase! xD E' proprio esatto!!!

    Posso metterla in firma??? *-* Come citazione, ovviamente! ^^

    Quando lui mi abbraccia mi sorprendo. Devo dire che proprio non me l’aspettavo. Ricambio anch’io l’abbraccio, sentendomi quasi... al sicuro. Probabilmente, se avessi mai avuto un fratello si sarebbe comportato così, nei momenti in cui non avremmo litigato. A quanto ne so - molto poco a dire il vero - quando si ha fratelli è normale continuare a litigare e fare pace. Una cosa assurda almeno quanto questa situazione. È bastato pensare a Roma e sono andata in crisi, e ora mi sto facendo consolare da un perfetto sconosciuto.
    Un perfetto conosciuto che è un mio collega e che vivrà qui in sede.
    Se non mi sentirò in imbarazzo ogni volta che lo vedrò... bè, credo che potrebbe diventare un buon amico.

    “Hai ragione.” Rispondo, ridacchiando alle sue parole. “O almeno spero! Credo che quella parola d’ordine sia proprio adatta a me!”
    Devo dire che non mi aspettavo che pronunciasse quelle parole, tanto che non ho potuto fare a meno di ridere. Mi sento meglio rispetto a prima, le ombre del mio passato sembrano essere tornate nel loro angolino. Ed è strano che sia bastata soltanto un abbraccio e una battuta. Ma comincio a pensare che non si possa rimanere tristi nelle vicinanze di William. C’è qualcosa che rallegra in lui. Forse il fatto che alle volte sembra un bambino e altre un adulto.
    Sicuramente ho fatto bene a non considerarlo negativamente soltanto dall’abbigliamento. I vestiti non sono nulla, sono soltanto il modo in cui preferiamo vederci. E - forse, forse - è meglio vestirsi in modo strano che seguire quello che gli altri ragazzi fanno. Ho sempre odiato le persone vestite tutte alla stessa maniera. Danno una sensazione di... falso, di insicuri. Come se la cosa che desiderassero di più fosse farsi accettare dagli altri.

    “Grazie.” Dico, sciogliendomi dal suo abbraccio.
     
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  5. 'William'
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    Certamente, nessun problema, mettila pure in firma se vuoi! Credimi, ne sono onorato ;)


    Alzò coraggiosamente le spalle, sciogliendo quel breve abbraccio dato di slancio con la faccia imporporata del solito rosso acceso, che pareva davvero andare a pennello con i capelli alle radici scuri e alle punte verdi, col tipico abbigliamento di un matto scappato da chissà quale manicomio. Eppure, sorrideva, anzi, rideva davvero e in modo tanto leggero che gli sembrava di volare, di non toccare più terra e potersi innalzare al soffitto e ancora più su: si sentiva felice di aver fatto la cosa giusta, di averla fatta sorridere di nuovo, tanto graziosa com'era. Non meritava di piangere, ecco tutto, non meritava i bronci e qualunque cosa riguardasse un passato in cui forse aveva impicciato un po' troppo, procurandole brutti ricordi.

    Ma figurati! le rispose di rimando, tirandosi indietro una punta di capelli non bene ingellati che si ostinava a piegarsi come uno stelo appassito davanti alla fronte, senza contare la frangetta appena accennata sparatissima, che ancora un po' e sarebbe sembrata piastrata E poi, davvero, non ho bisogno di ringraziamenti, è colpa mia.. e a queste parole sembrò rammaricarsi un po', continuando comunque a guardarla, imbarazzato ...sono stato troppo impiccione? Con tutto rispetto, sapeva benissimo di esserlo, ma spesso tutto per colpa di entusiasmo e tanta, tanta curiosità. Si rendeva però conto di aver abbondantemente esagerato, e non intendeva ripetere lo stesso errore, magari rischiando di rendere Kim infelice. Piuttosto, guardò accuratamente con lei nel frigo, lo sportello ancora riaperto in tutto quello, e con gli occhietti aguzzi e lo stomaco che brontolava puntò subito uno scatolino di yougurt alle mandorle che giaceva lì, intoccato. Sbattè gli occhi prima di indicarlo rispettosamente con un dito, con un supplichevole Posso? Per favore! aspettando un'ammonimento o un permesso, agigungendo Mi accompagni poi a vedere le camere? Rischio di perdermi con tutti i piani che ha quest'edificio!
     
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    “Non ti preoccupare, non sei stato troppo impiccione. Era una domanda normalissima.” Lo rassicuro, un poco stupita dal fatto che sia arrossito. Ma non più di tanto, in effetti. Tra le cose in comune che abbiamo - curiosità, pazzia congenita, ecc... - c’è di sicuro la timidezza. “Sono io che... bé, ho reagito nel modo sbagliato.”
    La sua domanda e le mie parole mi fanno tornare un po’ la tristezza, ma essa sparisce subito, alla esclamazione entusiasta di William al vedere uno yogurt.

    “Certo che puoi!” Rispondo, continuando a sorridere. “Dopotutto, questa ora è anche casa tua!”
    Cosa più che vera, in effetti. Fin quanto lui vorrà, questa sede sarà la sua dimora. E io spero che non accada come molti degli altri osservatori che sono passati di qua: pochi mesi e via. Vorrei che rimanesse.
    Cosa che dubito avrei pensato anche solo pochi minuti fa.

    “E dopo faremo il giro turistico della casa. Anch’io ne ho avuto bisogno il primo giorno: l’edificio è gigantesco, come normale nelle sedi del Talamasca.” Sorrido. “Non credo che ne esistano di piccole. O meno eleganti. Il Talamasca ha una grande storia, e si vede.”
    In questo momento sono allegra, tanto che il ricordo del mio primo giorno a Nouvieille non intacca più di tanto il mio umore. Non mi sento male al pensiero di Lia - non troppo almeno - forse perché non voglio farlo. Sento una leggera malinconia: Lia mi manca, mi manca tanto, ma non posso farci niente.
    Dopotutto, non si può vivere nel passato. E Lia appartiene al passato, come Jennifer e Robert. Devo accettarlo e andare avanti. Con un sorriso, possibilmente.
     
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  7. 'William'
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    Prese al volo lo yougurt, talmente contento che Kim avesse ritrovato il sorriso che quasi quasi se lo lasciò scappare tra le mani, cosa che fortunatamente avvenne; nello stesso tempo aveva iniziato un'odissea alla ricerca del cucchiaino perduto: quando si diceva della cucina troppo troppo grande del Talamasca, bastava guardare le dimensioni di quella per capire che gli ci sarebbe voluto un anno. Senza nemmeno fare più attenzione al fatto che fosse il nuovo arrivato, con entusiasmo si lanciò all'attacco di cassetti ben ordinati e puliti - ne era sollevaot, davvero - trovando dopo un tempo spropositato, dopo aver guardato dov'erano piatti, bicchieri, tovaglie, cavatappi, tovagliette, bavagli (?) e quant'altro, il cassetto delle posate col magico cucchiaio che gli serviva. Se lo sollevò davanti agli occhi come una reliquia abbagliante di luce, dopodichè scartò lo yougurt che emanava un buonissimo profumo di mandorle: si produsse in un

    Buon appetito! dopodichè si mise a prendere larghe e veloci cucchiaiate del povero alimento senza risparmiarsi nemmeno per un secondo. Lofinì nemmeno due minuti dopo, contento e sazio, stavolta però col lavandino da trovare e il cestino per buttare lo scatolino: Fece girare gli occhi per la stanza, nemmeno memore di quello che la ragazza gli aveva detto, ed eccolo là, in fondo agli scaffali, con sotto l'apposito armadietto con dentro il cestino.
    Gettò quanto doveva, lavando il cucchiaio con maniacale precisione, asciugandolo accuratamente nel primo asciugamano trovato e rimettendolo a posto, lavandosi di nuovo le mani e asciugandole; poi, pronto e abbastanza sazio - almeno come inizio era buono - si diresse dalla giovane osservatrice come un soldato sull'attenti, la mano ritta contro la fronte al saluto militare.

    Pronto alla visita della casa! esclamò, un gran sorriso rivoltole, accennando i primi due passi - più saltelli per la contentezza - verso le scale, ricordandosi poi che aveva lasciato il bagaglio sui divanetti in sala. Lo recuperò senza problemi e se lo mise a spalle, uno zaino che dava l'idea di star cedendo per via dell'intenso rigonfiamento, tornando alle scale e da Kim.
     
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  8. °°°Haru°°°
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    Dopo quasi due mesi dalla sua partenza Haru tornò di nuovo nella sede del Talamasca di Nouvieille. Quel periodo passato all'Accademia di Belle Arti di Firenze in Italia l'aveva rinvigorita veramente tanto. Non ci aveva pensato due volte a dare il suo nome per quello stage, probabilmente ne avrebbe risentito il suo piano di studi, dato che puntava di finire gli esami in luglio e di laurearsi in settembre, forse avrebbe dovuto rimandare tutto a gennaio, ma poco le importava. Alla fine aveva davanti ancora del tempo, decisamente troppo tempo!
    Aveva avvisato sia Asia che Kim della sua partenza e del periodo del suo ritorno ma non aveva dato una precisa data.
    Aprì la porta di casa con le sue chiavi, trovandosi di fronte al famigliare corridoio con stucchi e ornamenti in vecchio stile, ripose le chiavi al solito posto e trascinò dentro l'ingombrante trolley, tenendo sotto braccio due o tre lunghe tele arrotolate e incartate.

    "Sono tornata!!"
    Esclamò a gran voce mentre tirava dentro anche un trolley piu piccolo.
    Le persiane erano aperte quindi in casa c'era qualcuno!

    "Asia? Kim?"
    Continuò. Il viaggio in aereo era stato abbastanza stressante dato che erano partiti veramente presto quella mattina!
    Abbandonò i bagagli da un lato e si sbottonò il cappotto nero, sfilandosi la sciarpa nel contempo.
    Sentì dei rumore e questo la portò ad alzare lo sguardo, incontrando la figura di un ragazzo strano con uno zaino pieno di roba, talmente pieno che sembrava stesse per scoppiare.
    Di primo acchito pensò ad un malvivente, non di certo a un osservatore, che razza di studioso dell'occulto si sarebbe fatto i capelli verdi??
    'Hei! Guardatemi vampiri! mi vedete spiriti?'
    Ecco cosa probabilmente avrebbe detto in modo involontario ai soggetti di studio...
    Lo guardò con sospetto, pronta a tirargli la prima cosa in testa e a sbatterlo fuori di casa alla prima mossa falsa

    "E tu chi saresti??"
    Ovviamente essendo rimasta fuori dalla sede per cosi tanto tempo si era presa un periodo di 'ferie' per la quale non aveva piu ricevuto nessuna notizia sulla sede di Nouvieille ne sulle new entry. Non poteva sapere di William!
     
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    Lo osservo con un sorriso quando comincia ad aprire tutti i cassetti della cucina alla evidente ricerca di un cucchiaino. Per un attimo mi chiedo se sarebbe meglio che lo indirizzassi nella giusta direzione, ma mi sembra che si stia divertendo un mondo, quindi lo lascio fare. Anche perché così almeno avrà una vaga idea di dove sono posizionate le varie cose.
    Quando ha finito, lo seguo fuori dalla cucina, ridacchiando mentalmente al suo entusiasmo. Ora sembra nuovamente un bambino, ma ormai io so che non è così e, dopotutto, un po’ di allegria in questa casa non farà male.
    Sempre che lui non riesca a farsi ammazzare da qualche vampiro.
    Possibile, visto che sembra avere il mio stesso concetto sul nostro lavoro: essere osservatori significa cacciarsi nei guai. Da una parte spero che l’abbia detto solamente per consolarmi, ma temo che ci creda davvero.
    Io e lui andremo molto d’accordo, questo è certo.

    Arrivata alla scala, non posso non notare la presenza della mia collega.
    “Ciao, Haru. Bentornata!” Esclamo, senza poter trattenere un sorriso. Chissà cosa sta pensando di William, in questo momento. Magari che è uscito da un manicomio. Cosa tutt’altro che vera. “Lui è William, un nostro nuovo collega.” Lo presento e, ricordandomi della lettera che mi ha consegnato all’ingresso, la recupero dalla borsa. “Questa è la sua lettera di presentazione.” Dico, porgendogliela e sperando che non noti che è ancora sigillata. In effetti, non so neanch’io perché mi sono fidata subito di William e non l’ho letta, probabilmente per la sua timidezza. Come potrebbe un ragazzo così timido non essere chi dice? In ogni caso non me ne sono pentita. Lui, malgrado le apparenze, è un’ottima persona, e sono convinta che anche le mie - le nostre - colleghe se ne renderanno conto presto.
     
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  10. 'William'
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    Stava giusto indirizzando i primi passi sulla scala seguito da Kim col suo povero zaino a spalle, il piede sul primo gradino, quando sentì la porta scricchiolare innocentemente, aprirsi e da lì sbucare una rossa ragazza che aveva sì dei lineamenti dolci, ma anche la faccia frustrata di qualcuno che torna dopo troppo tempo e vuole rivedere casa. Caso strano? Quando aveva alzato la testa, sembrava avesse visto un alieno, eppure non credeva gli fossero ancora spuntate le antenne sulla testa. Guardò anche lui in alto per vedere se qualcosa di strano lo sorvolava, e nemmeno c'era nulla. Allora perchè? Subito dopo capì dalla sbraitata che l'obbiettivo-target-da-scannerizzare era lui, ma fortunatamente Kim si era intromessa consegnandole la lettera di presentazione. Un'altra osservatrice quindi? Però, se con Kim gli veniva da balbettare come un fanciullo appena uscito dai campi in fiore, quella rossa gli dava ben altra impressione. E la stava anche guardando con strane occhiate dubbiose.
    Forse perchè sapeva di....poveroso.
    Appoggiò la propria roba sul pianerottolo appena prima delle scale, scendendo immediatamente, guardando prima la rossa, poi Kimberly, continuando con strane occhiate. Più guardava la nuova arrivata e più il suo sguarod puntava a quegli strani vestiti...sembravano così...sorpassati! La sua mano frugò sotto la giacca con un movimento plateale, afferrando qualcosa e tirandola fuori quasi volesse estrarre un'arma. Dilettante chi pensava questo, con Willy!
    Un miniaspiratore lungo circa venti ventimetri fece la sua miracolosa apparizione, azionato e puntato immediatamente contro la giovane apparsa, sotto lo sguardo stupito di Willy che nonostante glielo puntasse addosso acceso, comicamente, lo agitava come se qualcosa non andasse. In realtà stava soltanto raccogliendo la polvere - reale o immaginaria che fosse - che si stava levando da lei in nuvolette visibilissime in controluce.
    Poi si girò verso Kim, interrogativo, continuando ad agitare quel "coso".

    Non funziona...Kim, perchè non ci entra anche lei? E' polverosa!

    CITAZIONE
    Miniaspirapolvere: Da bravo maniaco dell'ordine, William non poteva non essere dotato di quest'oggetto che ha fatto modificare da un artigiano nella sua città natale agli albori della sua scoperta riguardo le creature che popolano il mondo e, sopratutto, Nouvieille. Essendo molto piccolo e, ovviamente, portatile, questo miniaspirapolvere di una lunghezza complessiva di 20 centimetri e di un peso di circa tre etti può benissimo essere infilato nella cintura (cosa che non evita di fare, dato che gli serve per aspirare le briciole sui vestiti), funzionale come qualsiasi altro aspirapolvere dalla minima portata.

     
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  11. °°°Haru°°°
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    La sua attenzione si scostò dal bizzarro ragazzo alla visione angelica di Kim. Proprio così, l'aveva sempre vista come l'angioletto della sede, cosi carina e perennemente tenera. Non l'aveva mai vista arrabbiata o inacidita, era una brava ragazza.
    Con i suoi classici modi di fare dolci le si avvicinò e le diede una busta sigillata da una delle case madri del Talamasca.
    Rialzò lo sguardo sul nuovo arrivato con un che di incredulità negli occhi.
    Aprì frettolosamente la busta, spezzando il sigillo di cera (alla fine era vecchio anche in quello il Talamasca), sfilò la lettera e lesse velocemente le prime righe.
    William Folchart, 24 anni, sveglio ed intelligente, con poteri telecinetici comuni, bla bla bla... sempre la stessa roba, ripiegò il foglio in modo altrettanto frettoloso, apprestandosi a sfoderare uno dei suoi migliori sorrisi di facciata, quelli da bravi colleghi. Il sorriso si spense non appena vide quel tizio agitare qua e la nei suoi paraggi una sottospecie di Aspirapolvere. A quel punto iniziò a dubitare della sua sanità mentale, questo non l'avevano scritto però nella lettera di presentazione!
    Alla sua affermazione sgranò gli occhi e guardò sconcertata Kim.
    Polverosa? POLVEROSA?
    OK era appena reduce da ore di viaggio e poteva sembrare sciupata, non aveva neanche un colorito sano ... però tutto si poteva dire tranne che fosse polverosa!
    Non era allergica alla polvere ma ci teneva a tenere in ordine e pulite le sue cose!
    Tra le altre cose sotto cappotto e sciarpa indossava un semplicissimo paio di jeans skinny e un maglioncino di cotone dolcevita.
    Prese un profondo respiro e ricostruì la sua espressione professionale, sorrisone e faccino innocente
    .
    "Signor Folchart... Non vedo perche debba entrare li dentro."
    Avanzò di qualche passo e gli porse una mano per presentarsi.
    "Mi chiamo Haru, sono la responsabile di questa sede."
     
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    Scusate il ritardo... ç_ç

    E... Haru... non è che posso inserire questa frase in firma??? *-*
    CITAZIONE (°°°Haru°°° @ 29/7/2009, 22:47)
    La sua attenzione si scostò dal bizzarro ragazzo alla visione angelica di Kim. Proprio così, l'aveva sempre vista come l'angioletto della sede, cosi carina e perennemente tenera. Non l'aveva mai vista arrabbiata o inacidita, era una brava ragazza.

    All’apparizione del miniaspirapolvere di Will, non posso fare a meno di strabuzzare gli occhi. Non mi sarei mai immaginata che avesse un aggeggio del genere sotto la giacca! Cosa diavolo potrebbe servire a un osservatore? A fare le pulizie?
    Mi ritorna alla mente la sua affermazione quando gli ho spiegato che sarebbe stato l’unico uomo in sede: lui ha detto ‘come a casa mia!’. Come si vive attorniati da sole donne? Non ne ho idea, ma potrebbe essere diventato un maniaco della pulizia. Meglio che non entri in camera mia, allora... ho rinunciato da tempo a far sparire tutta la polvere.

    Quando punta l’aspirapolvere verso Haru rimango un po’ perplessa, chiedendomi cosa diavolo vuole fare, anche se convinta che in questo momento sia il bambino che c’è in lui ad agire... ma quando mi chiede perché lei non viene aspirata devo sforzarmi molto per non scoppiare a ridere.
    Metto una mano davanti alla bocca, il tempo per riprendermi dalla voglia improvvisa di ridere come una matta. Non credo che sarebbe educato nei confronti di William e Haru, il primo che sembra prendere molto sul serio la sua idea di aspirare anche la collega, la seconda che... bé, se fossi al suo posto credo che penserei di essere di fronte a un pazzo.
    “Haru... polverosa...” Ripeto in poco più di un sussurro, togliendo la mano dalla bocca e cercando di essere il più calma possibile. Cosa non facile, visto che l’unica cosa che vorrei fare in questo momento è ridere. Mi chiedo cosa dire per allentare la tensione, ma Haru sembra trovare la soluzione da sola, presentandosi.
    Rimango un attimo in silenzio, chiedendomi come spiegarle il carattere di William senza che lui si offenda. Sarebbe sicuramente molto più facile se lui non fosse presente, ma non so se posso aspettare.
    “William è un’ottima persona.” Dico, sperando di non pronunciare le parole sbagliate. “È particolare e simpatico, ma non incosciente.”
    Almeno spero... È il mio pensiero.
     
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  13. 'William'
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    Sembrava avesse fatto il vuoto cosmico attorno a sè con quell'azione, ma William nemmeno ci faceva caso e poi le due avevano risolto da sole: aveva semplicemente sollevato le spalle come a dire "beh, che c'è di strano?" come se un tentativo di aspirare una collega l'avessero fatto tutte le persone del mondo e poi abbassò il miniaspirapolvere con tutta tranquillità, sorridendo ma con l'occhio clinico puntato al maglioncino di Haru, all'apparenza giovanile MA risaputamente vecchio e spelacchiato. Fa niente se non lo era, doveva essere così...sapeva troppo di nonnina!

    Piacere, William Folchart!

    rispose tutto allegro, reinfilando il "coso" sotto alla giacca e liberando la mano per porgergliela, una stretta lodevole di forza se ne avesse avuta almeno un po' in corpo.

    Kim mi aveva accennato a te, posso darti del "tu" vero? gli disse trafelato, adesso che un po' l'imbarazzo tornava E mi stava per mostrare dove potevo alloggiare...insomma, sempre se non è un problema!
    Si voltò verso Kim, annuendo come a dire "non stò dicendo cose sbagliate vero?" e poi di nuovo verso Haru, attendendo una reazione. Non aveva proprio il coraggio di chiedere a lei di accompagnarlo con loro a vedere la sistemazione, anche perchè non gli sembrava gentile o educato, era pur sempre l'attendente e già l'averle chiesto di darle del "tu" era troppo per uno come lui che rispettava molto l'autorità...figurarsi poi con una ragazza! Aveva una proverbiale paura nera di non piacerle, ma pazienza, sperava di non fare cattiva impressione anche se probabilmente "strano" ai suoi occhi.
     
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  14. °°°Haru°°°
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    SPOILER (click to view)
    certo kim ^^


    Si, Haru lo vedeva decisamente strano, ma William non sapeva che il confine tra strano, decisamente strano e brutto ceffo era molto sottile nei giudizi di Haru e che quindi non avrebbe dovuto giocare troppo con la sua pazienza.
    "Oh certo, diamoci pure del tu!"
    mentre continuava a parlare recuperò il rotolo di tele, il trolley piccolo e quello grande.
    Sapeva che in sua assenza la gestione della loro sede passava ad Asia, dato che era la seconda osservatrice piu 'anziana' li dentro in ordine di esperienza a Nouvieille, però le faceva piacere che anche Kim si desse da fare con la gestione. Si voltò e le rivolse un sorriso riconoscente.

    "Bene, allora ti lascerò nelle mani di Kim."
    Sollevò con la telecinesi la valigia piu grande (una quindicina di chili) e la tenne accanto a se mentre iniziava a salire le scale.
    Si voltò verso di loro e con un cenno della testa fece capire che dovevano seguirla perche ancora non aveva finito di parlare con William

    "Lascia solo che ti dia qualche dritta. Come ben sai il Talamasca è un'organizzazione segreta e come tale deve rimanere. Abbiamo avuto fin troppe 'visite' di persone esterne sia con intenzioni buone che con intenzioni cattive quindi non dare mai l'indirizzo della casa e il numero del telefono fisso."
    Si voltò ad osservare il nuovo arrivato per controllare che la stesse ascoltando
    "Questa sarebbe la regola ufficiale ma in pratica siamo in una sede piccola e pressapoco evitata dagli osservatori piu esperti quindi se vuoi portare qui qualcuno fallo, ma assicurati che sia totalmente innocuo e che non gli interessi mettere le mani su quello che custodiamo qui."

    CITAZIONE
    Liv. IV – Spostare un oggetto medio e lontano (1 turno, massimo 4 volte in una giocata) 1/4

     
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    Quando la potenza discende, il dio è vicino.

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    Non posso fare a meno di tirare un sospiro di sollievo quando William ritira l’aspirapolvere. Per fortuna ha rinunciato ad aspirare Haru anche senza che io gli spiegassi perché non poteva farlo. Altrimenti non so come sarebbe andata a finire.
    Alle sue parole, e alla sua esitazione finale, noto che la timidezza sta riaffiorando, ma per questo non posso fare molto. Neanch’io posso dire di non avere problemi a parlare con le mie colleghe, ho sempre il timore di dire o fare qualche cavolata e allontanarle. Ma dobbiamo affrontare la timidezza da soli, non c’è altro da fare.
    Sorrido al ragazzo in risposta al suo sguardo, come per incoraggiarlo, poi mi viene in mente che - forse, forse - dovrei offrirmi per aiutare Haru a portare su tutte le sue cose, ma lei mi precede facendole direttamente levitare, una possibilità che a me non era neanche passata per la testa. Cosa che non mi stupisce più di tanto, visto che io non potrei farlo, non con oggetti così grandi almeno.
    Ma è questo quello che mi piace del Talamasca: in questa casa puoi usare i tuoi poteri senza troppi problemi, senza temere che la gente che ti circonda si spaventi. Non siamo più nel medioevo, ma temo che se qualcuno di noi facesse una cosa del genere in pubblico... non finirebbe al rogo, ma rischierebbe di essere linciato. Il mondo non è ancora pronto per il paranormale, e forse è meglio così. Anche se alle volte è dura sapere di essere diversi dagli altri, non posso fare a meno di essere felice di quello che sono.

    Seguo Haru su per le scale, in silenzio ma cercando di prestare attenzione alle espressioni e ai toni di voce dei miei colleghi. So che vorrei proteggere William: in un certo senso, lui e io siamo molto simili. Ma deve farcela da solo, anche perché io so che può farlo. È in grado di superare la sua timidezza, altrimenti non si vestirebbe in quel modo.
     
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30 replies since 26/6/2009, 15:11   439 views
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