As long as we don't die, this is gonna be one hell of a story.

Teknoland

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    Cosa diventa un uomo, quando l'istinto diventa l'uomo?

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    Finalmente qualcosa stava accadendo. Al Ghoul effettivamente i Rave piacevano, e anche tanto. Luoghi di disordine, urla e droghe continue. Gli ricordavano molto le battaglie dove prese parte, solo che si concludevano sempre con fiumi di sangue e cori dei Cristiani. Quel luogo era assai più divertente. Ancora non concepiva come potevano bollare i colletti bianchi quelle feste "profane". Dopotutto i pagani sapevano come divertirsi. Tornando alla questione nordica, Michele comprese dalle parole di quello strano essere, che non sapeva proprio nulla del Corvo. Non ci rimase male, al contrario era sollevato dal fatto che non avrebbe dovuto dar spiegazioni a quello sconosciuto. Non appena finì di sentire, girò coi piedi lo sgabello. Quando si voltò vide il vichingo in piedi, fissarlo, sia con aria di sfida che perplessità. A tutto ciò, il Diacono rispose con un sorrisetto beffardo, mentre lo guardava con lo stesso sguardo di uno sballato. In mano aveva due belle pinte di bionda, appena spillate. Gli porse con la mano destra uno dei bicchiari di plastica, colmi di perfette nettere degli Dei di quello strano tipo.
    Ineffetti non ci sei andato tanto lontano, solo che io a differenza dei corvi preferisco insaporire la carne con qualche spezia Attese che Olve prendesse la birra, nel caso avesse rifiutato, la avrebbe fatta cadere a terra. Mentre osservava quel nordico, cercò di ritrovare nella sua mente un ricordo. Era certo di non averlo mai visto o braccato durante l'inquisizione. A ripensare a quell'ordine papale, si mise a ridere.Pericolosi la storia li dipingeva. Non avevano mai ucciso un vero mostro, al contrario li sfruttavano. Credevano di tenere a bada i loro servi occulti come schiavi. Poveri stolti, le loro preghiere non potevano salvarli. Vista la situazione di imbarazzo, Michele riprese a parlare.
    Scusa scusa, volevo solo vedere se c'era qualcuno di interessente in questo ritrovo di spuntini e vampiri che puzzano di sangue di vergine. Il mio nome è Michele, sai quello dell'Ulisse Ink, presente no? Se non mi conosci passa, il primo tatuaggio lo offro io.
    Non finì nemmeno di parlare che Alessia si gettò immediatamente su di lui, sedendosi sulle sue gambe. Il Ghoul cercò di evitare di sversarsi la birra addosso, apparendo al quanto buffo e scordinato. La sua morosa era al quanto ubriaca. Sicuro si era fatta anche una piolla. Questo non turbò il "Corvo Mangia uomini". Lo eccitavano queste cose, per quanto un morto potesse. Alessia si abbracciò a lui, mentre cercava di mantenere l'equilibrio. La ragazza, si muoveva goffamente sulle gambe del Ghoul, mostrandosi indifesa, o quanto meno, lasciava viaggiare l'immaginazione. Due piccioncini apparivano, e lei aveva più vogfia di lui in quel momento nel fare qualche giochetto sporco. gli passava continuamente la mano fra i capelli scompigliandoli, per poi poggiare la testa per qualche secondo e baciargli il collo con una toccata e fuga. La mano di Michele le reggeva il busto, ma proprio come un serpentepassav di qua e dila, godendosi quelle curve a lui perfette. Anche morti potevano prendersi qualche soddisfazione. Michele non riuscì nemmeno a prendesi un sorso della sua birra, il primo glielo rubò la sua rossa. Dove aver deglutito disse:
    Amore Parlò allungando molto l'ultima vocale Sai ho bevuto un po' tanto! Il ghoul fu impassibile, ma era visivamente divertito da tutto ciò. Quando era in vita non aveva mai seguito la regole della castità. Perchè mai iniziare ora da morto? Tuttavia non tolse l'attenzione da Olve. Stava aspettando risposta, e non voleva assolutamente cacciarlo. Era un tipo particolare, intrigante con quella sua fisionomia spigolosa e rude. Detta schiettamente, nella mente di Michele, era a tutti gli effetti visivamente un Metallaro.
    Allora mio strambo amico, cosa ti piace ascoltare? i Korn? I System? Non dirmi che ti piacciono i Bring Me The Horizon?! Ci scherzò su, ma Alessia non scherzava quando diceva di essere andata avanti coi lavori
    Chi è questo qua? Cosa vuole da te? Lo conosciamo? Domande domande a raffica. Per quanto potesse apparire la situazione peggiore per le presentazioni, Michele sentiva di avere al momento tutto sotto contreollo. Poteva intrattenersi mentre aspettava Nebaioth, o chiunque fosse stato il suo mandante. Nel mentre scrutava la zona coi sensi: c'erano in quel rave altri esseri particolari, e sicuramente vivi. Neba doveva aver fatto le cose in grande questo giro.
    Hai scelto la serata migliore dell'anno per divertirti Finì mostrando un sorriso così pronunciato da apaprire quasi inumano. Se non si fosse contenuto rischiava di lasciare intravedere non solo ad Olve, ma a tutti gli ospiti vicini la Bocca del Diavolo. Dopotutto, vedere quei giovani fatti e alcolizzati metteva un certo languorino. Più che fame, era gola.
     
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    Viandante passeggero

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    Proprio quando stava per perdere la speranza, la non morta notò l'inglese. Non gli disse nulla, ne una parola, niente … si limitò a catturare la sua attenzione con un semplice gesto. Caleb, cercò quindi di seguirla facendosi così spazio tra l'orda di gente, man mano che il tempo passava, quel posto si stava riempiendo sempre di più.
    Voleva capire e vedere dove voleva condurlo, stava al suo passo senza perderla mai vista. Sarebbe stata una vera seccatura, oltre che un problema se fosse successo. E rincorrerla poi tra tutte quelle persone, beh, sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio.
    Qualcosa però, catturò l'attenzione del vampiro, arrestò bruscamente il suo passo, fermandosi. Avvertì la presenza di qualcosa di strano, che non si aspettava di avvertire in un luogo del genere. Spostò lo sguardo da una parte all'altra, guardandosi attorno. Stava cercando qualcosa, o meglio … qualcuno.
    A quel rave, non vi erano presenti solo umani e altri non morti, ma vi era anche qualche licantropo.
    Era certo, che anche gli altri succhiasangue se ne sarebbero accorti, e la cosa non sarebbe passata certamente inosservata.
    Da secoli e secoli non scorreva buon sangue tra le due specie. « A quanto pare il nostro capitano ha fatto davvero le cose in grande » bisbigliò a bassa voce parlando da solo. L'unica cosa che si augurava era che nessuno andasse a creare scompiglio, provocando risse e rovinando così la serata a tutti. Il suo pensiero era rivolto sopratutto ai vampiri più giovani, incapaci di auto controllo e irruenti.
    Scrollò le spalle, questo non era un suo problema, il vero problema ora, era uno solo. Dov'era finita Giselle?
    Per colpa di quella distrazione, aveva completamente perso di vista la donna. « Fantastico » , la cercava con lo sguardo, ma niente, di lei non vi era traccia. Non si perse d'animo e seguì una direzione completamente a caso, ascoltando il suo sesto senso. Poco più in là notò la sua figura, non molto distante dall'inglese. « Eccola finalmente » , accelerò il passo fino a raggiungerla.
    Stava per chiederle dove voleva andare, si era avvicinato maggiormente per porle quella domanda, ma ella, era intenta ad avvicinarsi al bar. Dunque, la risposta al suo quesito era arrivato in poco tempo.
    Osservava i presenti attorno al bancone, spostando l'attenzione al barista di turno quella sera, intento a servire i vari clienti, probabilmente quella nottata avrebbe fatto un bell'incasso, data la mole di invitati che erano arrivati.
    Anche se, la sua curiosità era ancora rivolta a quella presenza che si aggirava per il campo, probabilmente, prima della fine della nottata, avrebbe investigato un po'. Poteva essere tranquillamente qualche conoscenza del capitano, oppure, qualcuno che voleva partecipare ugualmente all'evento, magari inconscio del fatto che vi erano più non morti che tutto il resto.
    L'inglese aveva sempre avuto uno strano rapporto con i licantropi, e non poteva farci nulla. « Giselle ... » si voltò verso la donna, alzando leggermente il tono della voce. « Ti posso chiedere perché siamo qui? » posò lo sguardo su di lei chiedendole finalmente perché l'aveva condotto proprio lì..
     
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    Psicopompo

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    Los Maestros

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    Se qualcuno aveva carpito lo spirito di quella festa, ironia della sorte, quel qualcuno era proprio chi con quell'ambiente c'azzaccava poco o nulla. Era proprio come pensava la mummia nordica, un rituale durante il quale s'immolavano sacrifici sull'altare degli dèi della morte. Quella però era in particolare un'occasione ben più speciale, un espediente per radunare sotto un vessillo le forze del male. Qualcuno invece aveva già capito di trovarsi nel posto sbagliato ma come vuole la saggezza popolare, non é mai cosa buona accogliere l'invito del diavolo in persona ed ora un licantropo si trovava circondato da coloro che, per natura, rappresentavano la sua nemesi. Un antico rappresentante di quella stirpe si era già accorto della sua presenza, fortuna che fosse un lord di altri tempi e per adesso non gl'importasse di forzare gli eventi. Un ghoul, una mummia ed una mortale facevan due chiacchiere dinnanzi a un boccale, un poco dopo li raggiunse Giselle seguita a ruota dal draco Caleb. La giovane mummia salutò Sebastiani, con più calore la propria tatuatrice, quella ragazza non stava già in piedi e non era il massimo se si pensava che i festeggiamenti erano appena iniziati. Certo non era la sola già sbronza e qualcun'altro era messo anche peggio ma quello stato di ebbrezza accentuato rendeva quei soggetti appetibili prede per i molti non morti affamati. La mummia francese prese Michele e gli gridò forte nell'orecchio: "Vedi di non lasciarla da sola perché sennò fa una brutta fine!" quella non era affatto una minaccia ma solo un valido avvertimento e nonostante il buon feeling fra loro, lei non le avrebbe fatto da balia. La morta vivente dai capelli verdi non mancò di salutare Olve: "Da queste parti non ti ho mai visto, da dove spunti?" poi arrivò pure l'antico inglese un po' rallentato da quella calca, lui si rivolse alla mummia mulatta chiedendo il perché del raduno alla festa. Lei, prima cosa, chinò il capo mostrando rispetto al potente non morto poi, cercando di soddisfare la sua curiosità, replicò: "È sempre per la questione della profezia ma saprà spiegarti meglio tutto il Capitano..." tornando ad interpellare il ghoul, l'apparentemente venticinquenne dai capelli a spazzola, gli presentò O'Reilly: "Lui é Caleb, braccio destro del Capitano, un'istituzione fra i pirati." gli avrebbe poi lasciato l'incombenza di conoscersi meglio fosse stata loro intenzione farlo. Nel frattempo stava avvicinandosi anche il fautore del bordello, chi sventolava quel jolly roger portando scompiglio tra i presenti ma ancora prima che fosse arrivato, un altro indizio lo avrebbe annunciato, chi lo conosceva avrebbe capito perché per lui era un biglietto d'invito. La percezione dell'aria rarefatta, la sensazione di avvertire la morte stessa aleggiare, la debolezza che i mortali avrebbero associato alle sostanze assunte e che sarebbe stata sufficiente a far stramazzare al suolo i più provati... Era l'aura del Capitano che infondeva nei morti un senso di pace interiore e nei vivi il panico che si prova mentre ci si rende conto che la vita sta scivolando via come sangue da una ferita aperta. Alcune persone si sedettero, un paio si accasciarono sul bancone e per terra, molti avvertirono solo un lieve giramento di testa; in fondo era solo un assaggio del reale potenziale di quello spasmo mortale. Infine giunse chi irradiava quell'impalpabile cupola mortifera, con un sorriso a dir poco smagliante, alzò un pugno al cielo gridando: "All'arrembaggio!" diversi lo presero in parola e piccoli gruppi di non morti cominciarono a circoscrivere le vittime designate isolandole dal resto della folla; il banchetto per alcuni stava per avere inizio. Nebaioth piantò a terra l'asta della bandiera pirata con tanta forza che avrebbe giurato solo Caleb sarebbe riuscito a sradicarla. Porse il braccio all'altro antico per salutarlo alla romana "Amico mio, il gran giorno si avvicina, non sai quanto gioisca della tua presenza!" poi si rivolse alla piratessa Giselle: "Raduna tutti che poi si parte!" lei allora fece un cenno con la mano a salutare tutti i presenti, sapeva già cosa dovesse fare quindi si tolse di mezzo svanendo nel mare di folla. "Michè! Allora non sei un parolaio! Bravo, vedrai non ti pentirai d'esser venuto!" gli dette un pugno sulla spalla che non avrebbe fatto male neppure ad un bambino vivo, era un altro degli infiniti modi di salutare del suo repertorio. Continuava a ballettare senza sosta come fosse in qualche modo collegato alla traccia hardtek che suonava in quel momento (era di nuovo cambiato DJ e adesso il ritmo era martellante, monotono, ripetitivo ed il volume veniva alternativamente abbassato ed aumentato in maniera repentina). Posò lo sguardo su Olve e non era la prima volta, lo aveva già notato dal palco sebbene da lassù si notassero troppe cose tutte insieme e fosse difficile dar più peso ad una piuttosto che ad un'altra. Ora che gli era vicino poteva carpire qualche dettaglio più rilevante in merito all'enigmatica figura in abiti da metallaro, l'occhio di Marie lo avrebbe aiutato a svolgere le sue indagini ma già poteva affermare che non si trattasse di un risorto né di un non morto alle prime armi ma neanche paragonabile a lui o al draco, piuttosto più sull'onda del tatuatore... Avrebbe potuto renderlo partecipe dei suoi piani, sicuramente la minaccia che incombeva sulla città tutta, sarebbe stata un'ottima argomentazione per mettere tutti d'accordo, almeno sul fatto che ci fosse da preparare una qualche contromisura. "Ehy amico, che giri da queste parti?" fu ciò che domandò all'anziano non morto nordico mentre lo fissava coi suoi occhi policromi alla ricerca del suo vero io.
    CITAZIONE
    Aura del Capitano:
    Facendo leva sull'antico legame stabilito col regno dei morti, Nebaioth, che funge da finestra dell'Ade sul mondo dei vivi, intensifica il fluire di energie negative attorno a lui dispensando morte a ciò che lo circonda. L'aura di morte non si manifesta come un qualcosa di visibile o udibile ma è chiaramente percettibile da chiunque ne venga in contatto sebbene con effetti diversi a seconda del tipo di creatura. Effetti riscontrabili nel raggio dell'aura di morte:
    -le piante appassiscono, gli alberi non muoiono ma le loro foglie ingialliscono, seccano e cadono;
    -insetti ed altri animali di piccola taglia come, per esempio, cani o gatti ma non vacche o cavalli, stramazzano al suolo esanimi;
    -l'acqua, se non corrente, imputridisce;
    -l'aria diventa pesante assumendo quel ché di stantio tipico di una stanza chiusa da tempo;
    -gli umanoidi viventi, nel caso di infanti, muoiono seduta stante, bambini più grandi finiscono in stato comatoso con buone probabilità di non farcela anche se ciò non accade con quelli posseduti (come per esempio da un diavolo) per quanto riguarda adolescenti e adulti, questi sentiranno le loro forze abbandonarli, una sensazione paragonabile all'aver perso un ingente quantitativo di sangue, ciò li rende meno forti e resistenti, più fiacchi e spossati, il tutto si traduce in un danno che aumenta ad ogni turno d'esposizione da lieve a grave;
    -sui non-morti non ha effetti rilevanti, la percepiscono come una piacevole sensazione che li attrae come farebbe un gradevole profumo con una persona;
    -costrutti e creature che non sono né vive né morte, non ne risentono affatto.
    -Durata: 3 turni [1/3]
    -Raggio d'azione: 15 metri

    Occhio di Seraptis:
    Appartenuto alla vampira Seraptis e donato a Nebaioth da quest'ultima, quest'occhio azzurro cielo dalla pupilla a spillo (il destro) é intriso del potere che rendeva unica la non-morta, quello di sondare l'animo degli esseri. Stabilendo un contatto visivo con un soggetto, il beneficiario dell'innesto, può scoprire nuovi dettagli ad ogni turno. Nel primo, sarà in grado di capire quale sia l'allineamento morale dell'esaminato; nel secondo, potrà individuare pregi e virtù come pecche e difetti dell'individuo. Il metro di giudizio cambia drasticamente a seconda del soggetto. Se, per esempio, questi fosse un angelo bianco, la sincerità sarebbe una sua virtù ma, se si trattasse di un diavolo, questa sarebbe una pecca... Infine, al terzo turno, potrà venire a conoscenza delle cose a cui più tiene e le sue più grandi fobie Il concetto di cose è vasto: si potrebbe tenere alla famiglia oppure essere dediti a un ideale o ancora essere ossessionati da un bene materiale... Quando si parla di fobie, non s'intende le classiche cose che intimoriscono chiunque ma di qualcosa che disturba l'individuo tanto da farlo smettere di agire o pensare in modo razionale come aracnofobia, agorafobia, emofobia e via dicendo. Alcune razze, hanno fobie imprescindibili che vanno a sommarsi a quelle personali; vedi, per esempio, i vampiri e la luce o i mannari e l'argento... L'utente che ruola il pg vittima dello sguardo indagatore, dovrebbe, in nome del fairplay, fornire un elenco di pregi e difetti al secondo turno e di cose preziose e fobie al terzo (almeno uno per voce) in uno spoiler a fine post per favorire l'azione dell'ogetto. Tramite l'occhio di Seraptis non è consentito apprendere il contenuto di una scheda del personaggio ma solo indizi forniti nella ruolata in corso siano essi espressi chiaramente con il metodo sopracitato che rivelati in modo implicito attraverso reazioni del soggetto esaminato.
    Durata 3 turni [1/3]
    Raggio 10 metri


    Edited by Nebaioth - 22/4/2019, 21:03
     
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    ~ my greatest sin is my own existence

    Per principio NON entro su forum o siti spammati per mp

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    Angeli Neri
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    Aveva leggermente sorriso a quella domanda di Daisuke. Davvero l’altro di era aspettato che discutesse di faccende così serie in un luogo pubblico dove occhi e orecchie indiscrete potevano essere ovunque? Non gli aveva dato nessuna risposta, non con le parole almeno, erano bastati solo una piccola serie di sguardi e una scrollata di spalle, come a dire che un po’ avrebbe dovuto aspettarselo. D’altro canto c’era rimasto anche un po’ male quando aveva interpretato le sue parole in quel modo un po’ brusco. E pensare che aveva solo voluto venirgli incontro, e invece… Invece sembrava aver contribuito a rovinargli maggiormente l’umore.
    Eppure gli sembrava un buon compromesso. Nemmeno lui dopotutto voleva trattenersi più del necessario e se aveva chiesto all’altro di andare con lui era proprio perché preferiva non andare lì, da solo. Certo avrebbe potuto ricavare le sue occasioni, ma quelle le avrebbe tirate fuori in qualunque altro ambiente.
    «E dai… non prenderla sul personale!»
    Era stata l’unica cosa che gli aveva detto prima di cominciare a seguirlo verso l’entrata e finalmente all’interno di quel luogo che doveva contenere il famigerato party. Peccato che non avesse avuto nemmeno il tempo di adattarsi che di nuovo aveva dovuto riascoltare le lamentele di Daisuke. Tuttavia se in un primo momento aveva sollevato lo sguardo, il tempo tempo di metabolizzare quell’espressione lo aveva portato a girare il capo di istinto verso l’altro .
    «I morti?»
    La domanda gli era nata spontanea e non era riuscito a trattenerla. Che cosa intendeva dire con i morti? C’erano forse uno o più cadaveri nascosti da qualche parte? O forse si riferiva a qualche altro tipo di morti? Istintivamente si era accostato all’altro e aveva fatto vagare lo sguardo nell’area circostante alla ricerca di qualche indizio che gli rivelasse quello di cui il mannaro stava parlando. Aveva allungato anche il braccio, così, di istinto, come a voler cingere l’altro. Lui non era in grado di individuare i non-morti, sebbene gli fosse capitato di incontrarne alcuni e nemmeno era in grado di riconoscerli a un primo sguardo. Tuttavia se c’era qualcosa che turbava il suo accompagnatore, valeva la pena di tenere occhi e orecchie ben aperte. In qualche modo si fidava di lui, forse per via di quel patto che li teneva legati l’uno all’altro o forse perché ne avevano passate tante. E forse era una fortuna che fossero distanti, troppo distanti dal centro focale degli eventi. Forse… Perché se da una parte non avevano potuto assistere alla messinscena del padrone di casa, dall’altra si erano anche risparmiati quell’aura oppressiva che stava investendo una buona parte dei presenti a quell’evento. Tuttavia nessuno poteva dargli conferma che alcuni di quegli ospiti potessero puntare proprio a loro come portata principale. E dire che nemmeno avevano ancora bevuto o preso chissà cosa. D’altra parte non era certo quel tipo di persona a cui piace perdere il controllo della situazione a maggior ragione in un posto che non conosceva e con persone che non conosceva, dove per di più, chi lo accompagnava gli aveva fatto già suonare un campanello d’allarme.

     
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    "Solo coloro che amano i gatti conoscono il piacere di una borsa dell’acqua calda, musicale, in pelliccia e che non si raffredda mai." (Susanne Millen)

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    Licantropi e Mannari
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    dalla tana della lince <3

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    Non doveva prenderla sul personale? Daisuke era una persona estremamente esigente e pretendeva che chi decidesse di frequentarlo fosse corretto e sincero con lui, il fatto che si omettevano fatti o intenzioni era qualcosa che lo mandava letteralmente su di giri. E questa cosa si poteva vedere palesemente dal suo viso, l'espressione contratta che questo aveva assunto la stava dicendo tutta sullo stato d'animo del mannaro in quel momento. E poi gli occhi, così sottili e iracondi che non lasciavano spazio a fraintendimenti.
    "La prossima volta vacci da solo allora e non portarmi più in posti come questo"

    Era rimasto eretto a pochi passi dal punto di entrata in quel posto, i suoi occhi viaggiavano e sondavano fino a dove potevano arrivare, e i suoi sensi, quelli animali, erano tutti quanti all'erta. Gli occhi vedevano persone di ogni genere ballare o fare altro come fossero sacchi di sabbia pronti a cadere a terra da un momento all'altro, ma non solo, c'erano diversi non morti che si stavano radunando in un'area abbastanza distante da dove si trovava lui, eppure Daisuke li aveva percepiti eccome; soprattutto i non pochi vampiri. A quel punto l'olfatto si era fatto più ricettivo: odore di sangue e di morti viventi riempiva l'aria come gas tossico per lui, e quel fatto non gli piaceva per niente, tanto da fargli fare un passo indietro.
    "Sì, hai sentito bene: morti!"
    Non aveva guardato Key in faccia mentre gli aveva rimarcato quanto detto poco prima, era tutto concentrato sulle sue sensazioni affatto piacevoli, anzi era quel senso di oppressione che provava sempre davanti a qualcuno apparentemente vivo ma che in sè racchiudeva il concetto stesso della morte. Teneva però a voler spiegare a Key cosa stava percependo in quel momento, ovvero da quando aveva messo piede lì dentro. Immaginava che l'altro fosse stato all'oscuro di tutto riguardo alla presenza di non morti a quella specie di festa, e al fine di preservare non solo la propria vita ma anche quella del suo compagno, doveva spiegargli le cose soprattutto perché a lui Key serviva vivo e sano in virtù del contratto stipulato con lui. Mentre i suoi occhi verdi continuavano a scrutare al fine di scorgere meglio i dettagli di quelle scene tra i non morti, aveva raccolto una buona parte di concentrazione per instaurare un legame mentale con l'Angelo Nero, quel legame che gli avrebbe permesso di comunicare in modo assolutamente silenzioso e insospettabile a chiunque. Strizzate un attimo le palpebre, aveva liberato la sua richiesta di accettare quel contatto con lui rivolta all'altro. Ci aveva messo molto impegno e una smisurata forza di volontà in modo tale da rendere quel tentativo quasi palpabile per Key.
    Key, ascoltami. Key se sei in grado di sentire la mia voce guardami e offrimi una sigaretta
    Era la sua voce silenziosa che cercava di parlare alla mente di Key. Gli aveva detto di fare quelle cose in modo tale da essere certo del fatto di essersi fatto sentire.
    Dobbiamo uscire da qui, è troppo pericoloso
    Lui le sue sigarette le aveva, certo, ma al momento quel gesto di farsene offrire una sarebbe stato qualcosa fuori da qualsiasi sospetto, in fondo lì il minimo che la gente si stava passando era qualche canna.


    CITAZIONE
    - Presentimento del pericolo: [Passiva e Attiva]

    Mette in mannaro in allerta quando un evento pericoloso si sta per verificare nella zona dove lui o lei si trova. Non sono sensazioni che avvisano sulla natura precisa dell’accaduto, ma soltanto sull’evento perciò il mannaro non è in grado di comprendere se la fonte del pericolo è di natura umana, ad esempio un attacco, o naturale, un terremoto, una macchina in arrivo a grande velocità o altro. In questo caso il mannaro è in grado di attivare una sorta di barriera invisibile che lo protegge da attacchi di qualsiasi natura magica e non, per tre turni escluso quello di attivazione.

    - Turnazione per l’attivazione: 1 turno
    - Durata degli effetti: 3 turni
    - Raggio d’azione: max 10 metri
    Turno I - attivazione

    - Telepatia: [Abilità attiva]

    Si tratta di messaggi telepatici che il mannaro trasmette ad altri esseri viventi: animali, esseri umani e non umani, e secondo diverse modalità in base alla natura e le capacità ricettive di chi riceve il messaggio.
    Mannari: tra mannari possono dialogare telepaticamente senza alcun ostacolo entro un certo limite di spazio. In luoghi chiusi però i loro dialoghi sono più facilmente comprensibili e chiari, all’aperto possono venire “inquinati” da rumori esterni, quindi più sono vicini maggiore è la possibilità di comprendere bene e chiaro.
    - Raggio d’azione: max 10 metri
    Animali: con gli animali possono comunicare in due modi: il mannaro può inviare il messaggio nella propria lingua, oppure utilizzando il proprio verso animale. L’animale comprende quel messaggio come se venisse automaticamente tradotto nel suo linguaggio e con quest’ultimo risponde, il quale a sua volta segue lo stesso procedimento per il mannaro. Cioè il messaggio di risposta, dall’animale al mannaro, verrà tradotto nel linguaggio umano oppure nel verso dell’animale che il mannaro rappresenta.
    - Raggio d’azione: max 10 metri
    Umani e non umani: con queste due tipologie di creature viventi, la comunicazione avviene nella stessa maniera di quella con gli animali, con la differenza che se l’umano (o non umano) che riceve il messaggio è in possesso della medesima capacità telepatica potrà rispondere senza problemi, in mancanza di questo requisito sarà solamente un ricevitore, sentirà i messaggi ma non potrà rispondere allo stesso modo. Ad esempio: se il mannaro dice telepaticamente ad un uomo privo del potere della telepatia di salire sulla sua groppa, quest’ultimo potrà far intendere di aver capito il messaggio solamente agendo o meno, in base a quanto gli è stato chiesto di fare, quindi salendo sulla groppa del mannaro oppure no. Tra le due parti si crea una sorta di comunicazione tramite gesti ed azioni, la scelta è lasciata quindi a discrezione degli utenti coinvolti.
    - Raggio d’azione: max 5 metri

    Bonus:
    • Fiuto eccezionale: sentono l'odore delle prede anche a decine e decine di metri di distanza e seguendone le tracce riescono a raggiungerlo;
    • Immunità al morso del Vampiro: non possono diventare loro pomme de sang, schiavi di sangue e vampiri;
    • Sensi molto sviluppati: soprattutto vista (ottima anche di notte e al buio), olfatto e udito sono maggiorati del 50% rispetto ad un normale umano;
     
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    Pazzo Furioso

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    Il "Corvo", lo strano tizio che aveva parlato in danese poco prima, tra una cosa e l'altra, aveva offerto una birra a Olve. Probabilmente, vedendolo, avreste scommesso che è un gran bevitore e amante di birra, e avreste azzeccato a metà. Non era uno di quei vichinghi tracanna-boccali (o, forse, meglio "tracanna-corni"), ma apprezzava il gusto della birra. Aveva i suoi tipi preferiti: ultimamente, ad esempio (qualunque cosa significhi questo "ultimamente"), era molto toccato dalle birre d'abbazia belga, nonostante tutto. Ovviamente, quella offerta dal rapace non era qualcosa di nemmeno paragonabile a "una birra decente", ma, come si suol dire, "a caval donato...". Motivo per cui Olve accettò con piacere e buttò giù quel bicchiere come se fosse pieno d'acqua. Beone o meno, certe abilità erano probabilmente genetiche, anche (evidentemente) per una mummia incartapecorita. Ovviamente ringraziò e smozzicò un mezzo sorriso, sia prima che dopo l'impresa.
    In seguito, quell'uomo divertente aveva fatto una battuta riguardo certi tipi di carne e modi di insaporirla, ma Olve si mantenne neutro, pur mantenendo lo sguardo, come a dire: ho capito, ma non rispondo. Non gli andava di esporsi, visto che non conosceva praticamente nessuno là dentro. Eppure ho rimediato da bere. Pensò tranquillo. Quel tizio, che rispondeva al nome di Michele, lavorava coi tatuaggi. La mummia non aveva ovviamente nemmeno sentito nominare l'"Ulisse Ink", ma capì l'ovvia discendenza italiana dell'interlocutore. Non aveva conosciuto molti italiani ma, da quel poco che aveva sentito, dall'inflessione avrebbe scommesso che alcuni dei ragazzi che popolavano il suo tetto erano provenienti dallo Stivale. Subito dopo la compagna di Michele si esibì in una serie di moine che risultarono totalmente "insapori" al nordico che, per motivi suoi, non gradiva la compagnia delle donne (come degli uomini, in verità). Gli parve una scena surreale, come se fosse davanti ad una televisione e stesse vedendo un programma: una cosa totalmente avulsa da lui. Gli parve anche molto stupido, ma si guardò bene dal commentare ad alta voce. Invece disse qualcos'altro. Michele, ti ringrazio enormemente per il boccale. Quanto al tuo locale, potrei passare ben volentieri uno di questi giorni. A patto di trovare soldi, ovviamente. Non sapeva nemmeno che aspetto avessero gli Euro, nè se ne era preoccupato per ora.
    Ma prima o poi sarebbe successo.

    La successiva domanda lo mise un pò in difficoltà. Se era vero che i ragazzi del rudere gli avevano fatto una certa cultura in ambito musicale, era anche vero che si sentiva ancora un novellino. Alle prime armi, vagava nel marasma della musica come un naufrago in un mare multicolore. Sapeva che quello che facevano era "black metal" e gli piaceva, così come aveva sentito sicuramente molti di quei nomi, alcuni dei quali anche con termini davvero poco lusinghieri, per motivi che non ricordava. Per cui, per non far vedere la propria ignoranza e non sfigurare, rispose con un semplice: Qualcosa del genere. Sapeva di apparire come un metallaro, era evidente dal momento che era stato consigliato da un certo tipo di gente, ma gli serviva del tempo per capire tutto. Aveva anche accarezzato l'idea di imparare a suonare uno strumento e suonare alla luna. Cominciava ad essere stufo di quel flauto...
    La cosa bella della serata, dal momento che non colse la frase sull'ironia prendendola in senso molto letterale, era che quel Michele lo stava trattando con evidente simpatia, nonostante non lo conoscesse. Probabilmente per noia o altro motivi meno nobili, ma a gentilezza si risponde con gentilezza. Ti ringrazio per la premura. Tu... Pensò a qualcosa da dire, con evidente difficoltà. ... Vieni spesso a serate come queste? Sarebbe apparso goffo e finto, nella sua espressione perennemente imbronciata e coi capelli sulla faccia. Nel mentre, apparve altra gente. Una ragazza accompagnava un vetusto essere apparentemente ben vestito: Olve sentì nell'aria come un cambiamento. Istintivamente sentì che quella persona, quel Caleb (come lo avrebbe chiamato Giselle, la ragazza, di li a poco), non era affatto una persona comune. Ma non sapeva dire assolutamente in che modo. Apparve, lanciò delle occhiate con apparente apprensione, quasi come se cercasse uno scopo alla sua presenza, li. Fece domande alla sua amica. Olve cercò di osservarlo il più possibile, con una mano di nuovo nelle tasca del lungo cappotto, per comprendere il più possibile. Ma quella sensazione, apparsa di colpo e istintivamente, non offrì altri appigli. Per scoprire qualcosa, sarebbe stato costretto a chiedere. E questo era molto, molto difficile. Per cui, li in mezzo tra sconosciuti, optò per il silenzio, guardando il suo vuoto bicchiere di plastica, quasi ci avesse visto un universo in miniatura, in quei rimasugli si schiuma e plastica trasparente.
    Ma, per quasi citare il tatuatore nonmorto, il divertimento stava per arrivare. Sotto forma di una sensazione di benessere mai provata prima, qualcosa di assolutamente nuovo per la mummia vichinga.

    Prima, però, la giovane Giselle, nome che gli parve di sentire per bocca del signor Caleb, iniziò a parlare, citando un certo Capitano. Era forse quello strano bellimbusto che sventolava quel Jolly Roger, laggiù? Olve, per motivi storici ovvi, sapeva ben più di qualcosa sui "pirati" e sul saccheggiare a bordo di una barca, ma non disse niente. Vengo dal Nord, ma sono quì da poco. Mi chiamo Olve. DIsse, rispondendo con davvero poco trasporto al saluto della giovane donna. Poi, la sensazione.
    Come un profumo soave e dolce di tombe scoperchiate, un piacevole afrore nero e forte. Un toccasana per la pelle rinsecchita del vichingo. O, ancora, una piacevole brezza proveniente da un ghiacciaio. Apparentemente, la fonte di quella scarica era il Capitano, che era appena subentrato tra le persone di quell'allegra combriccola. Aveva urlato col pugno al cielo. La prima impressione che fece alla mummia non fu proprio positiva, gli parve un esaltato. Non stava mai fermo, non aveva mai smesso di ballare. Sembrava in uno stato alterato di coscienza. Olve si chiedeva per quale motivo facesse tutte quelle mosse. La musica sembra cambiata di nuovo. Pensò, ipotizzando un collegamento tra il comportamento del Capitano e il cambio di sonorità. Solo allora il vichingo si accorse dei primi corpi per terra e del generale casino che stava succedendo tra i mortali. Ma non tra loro "speciali". Questo la diceva lunga. Il primo indizio che permise a Olve di comprendere che quell'evenienza, forse, non era così tanto casuale. Magari c'era qualcosa sotto, uno scopo, un qualcosa di premeditato. Di costruito. Aveva tanta voglia di indagare.
    Dopo una serie di saluti e parole rivolte verso gli altri, il Capitano rivolse la sua attenzione verso di lui. E' la prima volta che vedo un essere con gli occhi di colore diversi. Riflettè, rovistando nel suo cervello: il precedente non c'era. Perchè mai quella policromia? Non essendo esperto di scienze e di genetica, la prima cosa che aveva pensato era che non fosse "proprio suo". Ma si limitò a rispondere, in quella serata in cui ormai il silenzio e la solitudine erano ricordi lontani. "Che giri da queste parti?" era la domanda. Lui non aveva una risposta accettabile e calzante, motivo per cui rispose in maniera sufficientemente criptica.
    Ma senza mentire, assolutamente.

    Mi ci hanno portato. Disse, riferendosi a nessuno in particolare. Era stato il destino, o le Norne più probabilmente, a portarlo li, in mezzo a quegli individui davvero poco normali.
    Nell'immergere i suoi occhi blu in quelli originali dell'altro, sentì una sensazione nuova. Olve era un tipo che fissava, osservava attentamente le cose per comprenderle o solo per poterle ricordare in seguito (e poterci, quindi, rimuginare in santa pace). Quella era la ragione per cui stava squadrando per bene il capo della baracca ma, poco dopo, era evidente che i ruoli si fossero invertiti. Lo sguardo del Capitano era davvero molto magnetico, un qualcosa di assolutamente unico, che non aveva mai sperimentato nemmeno lontanamente. Era all'opera qualcosa di sovrannaturale, ci avrebbe scommesso qualsiasi cosa. Come una mano che rovistava in un cassetto, qualcosa stava invadendo la sua mente, la sua persona. Il nordico non aveva paura di niente, per motivi vari, e non aveva paura di quello. Anzi, la situazione era particolare e sembrava "quasi divertente". Si aprì totalmente, negandosi qualunque tipo di difesa che, comunque, probabilmente non sarebbe mai esistita comunque. Olve non era un mago e non era al corrente di come difendersi da quegli "approcci". Gli venne da pensare alla sua condizione, al suo nichilismo, alla sua ricerca di emozioni per soddisfare quella fame di vita. Vita che era finita molto tempo prima e sprofondata in quel vortice di noia e desolazione. Solitudine. La mummia non aveva riguardo per le leggi o le convenzioni sociali, le rispettava per semplice tornaconto, per evitare problemi e ricercare la propria strada, senza guardare in faccia nessuno e chiedere niente. Era sempre stato solo tutta la "vita" e probabilmente le cose non sarebbero cambiare, nemmeno nella "non vita". Ma, in mezzo a tutto quel nero, un pò di rosso, personificato da una piccola miccia. Era un legno umido, quello su cui la miccia stava cercando di bruciare, faceva fatica a trovare nutrimento ma, se fosse riuscito a non morire, avrebbe invaso quel tronco creando il più grande incendio mai visto. Quello era il gusto di Olve per il caos e la mancanza di autocontrollo, come quello che intravedeva nei ragazzi del suo piccolo mondo, quello che loro cercavano di buttare nella musica. Nelle loro "nerezze" quotidiane, volevano incenerire tutto. Il mondo intero.
    Era questo quello che voleva anche Olve?

    Non lo sapeva, ma di certo lo bramava, come si brama qualcosa di mai visto e/o sentito. Tutto era accettabile, nella lotta contro il disgusto alla vita, soprattutto i sogni. Certe volte anche gli incubi. E un uomo totalmente solo poteva solo dialogare con se stesso, che fosse giorno o notte, inverno o primavera, dentro casa o fuori. Nella tomba, così come per strada. E cosa sono i sogni se non storie, desideri, paure e sensazioni, raccontate da noi stessi e diretti verso l'"altra parte"?
    Dimmi... Iniziò, dopo aver preso lentamente fiato. Quella sensazione di di membra torbide e quasi pace, dovuti forse all'aura, era davvero inebriante. I suoi lineamenti erano sempre più distesi. Forse lo avrebbe ringraziato. Cosa vedi?

    Allineamento: Caotico Neutrale
     
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    Olve cerò di essere il più socevole possibile con Sebastiani, ma era chiaro che non era abituato. Dall'altro lato, il ghoul aveva sempre a che fare con vivi, mosrti e mostri, quindi si trovava di gran lunga più a suo agio. Come un novellino, Olve cercò di spicicare domande molto terra terra. Ad esempio Michele capì che non ne sapeva molto di metal e che era il suo primo Rave. Tuttavia, i suoi modi non erano di un Giovane. Trasudava sapienza, solo non era abituato a stare con gli altri. Capendo tutto questo fu il più naturale possibile: Ai Rave? Poche volte, diciamo che siamo passati da cene di gala, a gran balli in maschera fino a baracche piene di drogati e barboni. La vita ti continua sempre a stupire, se capisci ciò che intendo. Finì con una grassa risata. Era chiaro dal suo modo di parlare, che non nascondeva la sua natura. Soprattutto ad Alessia. Lei ormai condivideva le notti con un Morto, e quel piacere era superiore a qualsiasi cosa. Necrofilia? Forse, anzi, sì. Però, nessun vivo sarebbe riuscita ad appagarla come quel ghoul. Parlando della ragazza, quest'ultime vide Giselle avvicinarsi e con il poco equilibrio che possedeva salutò la mummia con un immenso abbraccio, per poi tornare seduta su Michele. Ovviamente fecero i soliti convenevoli. Sucessivamente Giselle avvisò Michele. Quest'ultimo stava già sentendo l'effetto dell'aura del capitano ed era come un'orgasmo continuo per il Ghoul, anche senza fare smorfie. Tuttavia, l'Anziano rispose a tono, anche se forse non sarebbe stato necessario:
    Ti ricordo che i ghoul adorano la carne marcia finì mostrando un sorriso così ampio, che le fauci del Diavolo questa volta si videro. Le sue labbra si innaracno dentro mostrando le gingive logore e quelle zanne in doppia fila. Quei denti erano più affilati di quelli di uno squalo e sicuramente un suo morso poteva ingoiare facilmente un intero braccio o un bambino. Molto probabilmente non avrebbe spaventato i morti, o almeno quelli che interessavano a Michele. da Ghoul che era, sapeva che la carne dei morti era più gustosa di quella dei vivi. Ciò valeva anche per i risorti. Infatti, i Non morti, schiavi della chiesa furono divorati dal Corvo Mangia uomini. Un pasto indimenticabile a detta del templare. Era divertente pensare che quella bestiaccia di mille anni fa trovasse più succolenti i suoi simili dei normali mortali. Comunque ciò che disse era una minaccia questa volta. Michele non aveva sottovaluto la situazione.

    Qualche giorno prima del rave, Alessia e Michele dovevano infatti trovare una soluzione a quell'aura. Per Michele non sarebbe servita, ma per Alessia era una questione di vita e di morte. Certo, sarebbe potuta rimanere a casa, ma voleva concepire nuove cose sui morti, non per cacciarli, ma per semplice curiosità. ovviamente Michele non la avrebbbe persuasa. Così, con studi incrociati, trovarono una sorta di rimedio, o occultamento. Un decotto fatto con aloe e spezie, scritto nel libro del padre della donna per contrastare gli effetti di morte. Mischiando questa sostanza con l'alcol, si sarebbe ottenuta una protezione, anche a costo di aumentare l'efficacia dell'alcol. La pelle sarebbe sbiancata, ma nessun organo vitale sarebe stato intaccato, e la persona sarebbe sembrata sotto l'influsso dell'Aura. Anche se Nebaioth se ne fosse accorto, non voleva essere un insulto, ma una dimostrazione. Michele sarebbe stato più di un cane per lui. O più di un corvo.

    Comunque, il capitano giunse e salutò amichevolmente il Ghoul con il saluto romano. Fu ricambiato. Michele osservò poi intonro a lui. Gente che si accasciava mentre i membri della ciurma già avevano l'acquolina in bocca. Potevano fare quello che volevano, non gli interessava. Sarebbe stata l'ordalia dei giovani a chi dimostrava di essere il più sadico. Bastava solo che non venissero a far5e i galli.

    Alessia si appoggiò alla spalla del suo uomo e si addormentò, o almeno simulò. rilassò il corpo, e lascò che l'antidoto funzionasse. Da fuori era sicuramente fuori gioco, ma aveva il suo Diacono a proteggerla. Tuttavia, l'udito funzionava benissimo. Michele nel mentre rispose al Capitano:
    Non credo di aver mai perso una carneficina in tutta la mia vita. Manca solo che ora tiri fuori un treno e ci scrivi "il lavoro rende libero"

    Detto ciò, si mise ad ascoltare ed aspettare le prossime mosse.
     
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    Giselle si voltò verso il vampiro, subito dopo aver abbassato la testa in segno di rispetto, rispose così alle curiosità dell'inglese. « Uhm, capisco » , quella festa non era stata organizzata solo per festeggiare San Patrizio, ma vi era anche un motivo ben preciso sotto. Per lo meno, ora, iniziava a mettere assieme tutti i tasselli del puzzle. Il resto, glielo spiegato nel dettaglio Il Capitano. A quelle parole, Caleb, annuì con un semplice cenno del capo, come a volerle dire "Ho capito", ogni cosa, ogni risposta sarebbe arrivata a suo tempo. Tutto ciò che doveva fare ora, era semplicemente attendere. Una cosa un po' impossibile per lui, voleva sapere sempre tutto il prima possibile, ma purtroppo, al momento, non poteva avere tutto e subito.
    Tornò in silenzio, osservando ogni passo della mummia, senza volerlo, si ritrovò a seguirla per la seconda volta. La donna, s'era fermata d'inanzi un uomo.
    Avvicinandosi a lui, percepì una strana sensazione. Gli diede l'impressione di non essere un comune mortale, ma qualcosa di più, qualcosa di più antico, quasi quanto l'inglese. I loro sguardi si incrociarono per qualche secondo, osservandosi attentamente, ma non vi furono parole o gesti da parte loro, solo semplici occhiate. Ascoltò la conversazione tra i due, si presentò con il nome di Olve, affermando che era lì da poco.« Sei capitato nel luogo giusto allora » si intromise tra nella loro discussione, senza volerlo. Le parole uscirono dalla bocca del vampiro senza rendersene conto. E quando il suo cervello gli stava urlando di tapparsi la bocca, era troppo tardi. « Una birra per quest'uomo, per favore » negl'attimi che lo aveva scrutato, notò che si era messo a fissare il bicchiere di plastica vuoto,davanti a se. Era un vero peccato lasciarlo lì così. Il vampiro corse ai ripari, richiamando l'attenzione del barista. « E mi raccomando, la migliore » lasciò sul bancone una manciata di monete, raccomandando a chi di dovere, di servire la birra migliore che aveva al momento. Non importava quanto costava, non era un problema. « Offre la casa » diede una leggera pacca sulla spalla a Olve. Solitamente Caleb non era così gentile, almeno che, non avesse qualcosa di particolare in mente. In realtà, in preciso istante, l'unica cosa che voleva davvero era carpire quante più informazioni su quell'uomo. Dunque, perché non dimostrarsi un po' gentili, anche se era un perfetto sconosciuto?
    In un secondo momento, l'inglese si allontanò di qualche passo dall'uomo, seguendo Giselle.
    La donna si fermò vicino a due persone in particolare, quella che doveva essere una mortale e un'altro nonmorto ? Ad ogni modo, anche l'altro ragazzo, lasciò una strana sensazione addosso allantico.
    La mummia aveva fatto una sorta di raccomandazione, di non lasciare da sola la ragazza. Evidentemente dovevano essere fidanzati, oppure amici. Non indagò oltre, non era un dettaglio importante al momento. « Ha un gran coraggio portarla qui, lo devo ammettere » , fu quello il suo unico pensiero, posando lo sguardo sulla ragazza che sembrava essere già ubriaca. Aveva un gran bel fegato portarla lì. Non che vi fosse nulla di male in ciò. Era pur sempre una festa dopo tutto, con musica, birra e tutto ciò che riguardava un reve. Il vero problema stava nei suoi invitati. Se fosse stato al suo posto non avrebbe rischiato così tanto. L'avrebbe lasciata a casa, non per cattiveria, ma semplicemente per evitarle inutili rischi. Per evitarle di essere morsa da qualche vampiro, o fatta a brandelli da qualche nonmorto affamato, o troppo giovane e irruento per avere un briciolo di autocontrollo.
    Ma alla fine, ognuno a quel mondo era libero di fare quello che voleva con la propria vita, predere le proprie decisioni e tutto quanto. Chi era lui per potersi permettere di criticare quello che facevano gli altri? Nessuno!
    Giselle aveva appena fatto le presentazioni, quando l'inglese tornò sulla terra, lasciando da parte i suoi pensieri sul senso della vita. Era un gran pensatore a volte, peccato che lo faceva anche nei momenti meno opportuni. « Beh, la signorina qui ha già fatto le presentazioni », lo trovava inutile e ripetitivo fare nuovamente le presentazioni, dato che ci aveva appena pensato la mummia a parlare per lui.
    Ma proprio mentre stava per allungare la mano verso l'uomo, una strana aura si sprigionò nell'aria. Un qualcosa di piacevole e stranamente rilassante per Caleb, ma non per la maggior parte degli invitati. Infatti, alcuni si ritrovarono accasciati a terra, altri erano svenuti, mentre altri ancora stavano male. Sapeva bene a chi poteva appartenere.
    Alzò lo sguardo verso l'altro. Una figura si stava avvicinando sempre di più facendo parkour tra una cassa e l'altra. Stringeva tra le mani una bandiera, il Capitano era finalmente giunto tra i suoi invitati.
    Si avvicinò al vampiro salutandolo, Caleb ricambiò il saluto, prima di proferir parola. « E' un piacere essere qui, non sarei mancato per nulla al mondo questa sera » , era stato un vero onore essere invitato a quell'evento, ma ancor di più , era stato un vero piacere aver raggiunto il campo quella sera. Niente e nessuno gli avrebbe impedito di esserci, non sarebbe mancato per nessun motivo al mondo. « Ti ho visto sul palco, credevo suonassi per tutta la serata » Non appena terminato di dire quelle parole, quasi come uno scherzo del destino.
    Senza volerlo, si ritrovò ad origliare nuovamente le conversazioni altrui, sapeva che era da maleducati farlo, ma poteva sempre tornare utile conoscere qualche dettaglio in più sulle persone che lo circondava, perché fare tante domande se poteva ottenere tutte le risposte che voleva con il minimo sforzo?
    Il giovane con la sua accompagnatrice si chiamava Michele, evidentemente doveva essere una conoscenza del padrone del casa, mentre per Olve, beh, non sembrava essere così. Qualcuno lo aveva portato in quel luogo, altra informazione in più che aveva racconto su quell'uomo. Ascoltava e spostava lo sguardo da una parte all'altra, cercando di non farsi notare. La conferma che Michele non fosse del tutto umano, gli arrivò quando notò il suo sorriso. Quando sorrise, la sua bocca assunse una strana forma, mostrando le gengive logorate e file di denti acuminati, fauci, che avrebbe strappato tranquillamente un braccio a qualcuno senza troppi sforzi. « Interessante, dunque non mi ero sbagliato su di lui, non è un comune mortale » , pensò, mentre attendeva le prossime mosse per quella serata.
     
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    Psicopompo

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    Los Maestros

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    Le soddisfazioni delle vita... Per lo spartano c'era ben poco che superasse l'eccitazione di far qualcosa, qualsiasi cosa, con la complicità di coloro che gli somigliavano. Il concetto di somiglianza era in questo caso da prendere con le pinze, lui adorava la diversità ma ciò che rendeva simile la gente che lo circondava, era il senso di libertà. Certo, ognuno la interpretava un po' a modo suo, ciò non toglieva che tutti loro fossero personaggi fuori dagli schemi a partire dal folle assassino seriale un tempo al soldo della chiesa che adorava compiere omicidi con un tocco di classe a firma di una tela dipinta col sangue; alla sua compagna, così fuori da intraprendere una relazione con un necrofago pur essendo stata a suo tempo una cacciatrice di quelli come lui, all'amico Caleb che nella sua invidiabile esperienza era riuscito a far coesistere vite parallele senza rimaner vittima del suo enorme potere e poi c'era quell'Olve di cui ancora sapeva poco o nulla ma che, male o bene, aveva già inquadrato soprattutto grazie al bulbo oculare di Seraptis. La sua aura di morte continuava ad intensificarsi, era naturale che accadesse ma non era auspicabile continuare ad irradiarla altrimenti qualcuno sarebbe morto sul serio alla fine; decise dunque di reprimerla soprattutto perché lì era presente la dama di Sebastiani, candidata ad entrare a far parte della famiglia o almeno era ciò di cui avevano discusso in intimità i due risorti proprio durante il loro primo ed ultimo incontro. Caleb asserì che non sarebbe mancato per nessun motivo, Nebaioth non nutriva dubbi al riguardo, ciò che avevano visto e successivamente pattuito, li legava indissolubilmente come due corpi celesti che mai si sfiorano e mai smettono di guardarsi; peccato avessero perso il terzo elemento lungo il concettuale tragitto. In compenso il Capitano aveva recuperato una mano, di sicuro O'Reilly lo avrebbe notato ricordando di come l'avesse perduta proprio dinnanzi a lui. "Vedo che hai già conosciuto Michele!" disse all'antico vampiro draco "È lui che ha realizzato questo..." gli mostrò il tatuaggio appena sotto la cervicale; nessuno più di Sebastian avrebbe potuto comprendere il significato di quel triskell poiché rappresentava anche lui (in realtà anche Michele lo sapeva poiché lo stesso Nebaioth glielo aveva spiegato). Pareva che tra tutti si fosse già instaurata una certa intesa e i discorsi fra loro s'intrecciavano quasi si fossero conosciuti da sempre. Rispondendo al Diacono disse: "Puoi dirlo forte, per Bacco!" si riferiva al lavoro che rende liberi "Ti basta vedere come lavoro io ahahah!" e in effetti quello era: organizzava feste, vendeva morte (droga), cosa poteva chiedere di meglio? Olve invece gli rispose rimanendo sul vago quando disse che al rave ce lo avevano portato; era lecito che non volesse lasciare chiunque ficcare il naso in affari suoi, meno lo era il fatto che tentasse di burlarsi del figlio di Porphyrios. Nessuno gli stava prestando attenzione salvo Caleb, Michele e Nebaioth stesso; dove stava chi lo aveva portato lì? Forse era venuto col vampiro o col ghoul? Trovando tutto molto improbabile, gli domandò di rimando: "E chi ti ha portato? Io dico le stelle!" poteva suonare come un basso tentativo di burlarsi di lui ma così non era; chi avesse colto la metafora avrebbe capito il riferimento al destino, secondo il risorto scritto nelle stelle. Alla domanda del moro rispose prima ripetendola poi argomentando: "Cosa vedo dici? Un corsaro! Un pirata che ancora non sa di esserlo..." perché sì, lui gli aveva scorto l'ego e sapeva quanto il cuore del non morto bramasse la caduta di un fulmine a ciel sereno che scuotesse quella sua mortalmente insipida e stagnante esistenza, non era l'apatico che credeva di essere, era la quiete prima della tempesta solo rimasto intrappolato in quella frangia del tempo per troppo ormai; era un senza regole, uno spirito avventuriero, un cacciatore d'ignoto e questo lo aveva condotto a Teknoland e questo avrebbe cambiato per sempre la sua non vita... L'antico zombie insisté nel voler indagare nell'animo del nuovo amico. Amico era una delle molte parole che boss dei pirati usava a sproposito, lui chiamava tutti "amico" non avendone in realtà e non desiderandone nemmeno, a lui servivano compagni, sia a scopo ludico che per necessità legate alla sopravvivenza, come adesso che stava per compiersi la predizione di Azorius e serviva unità nel popolo delle tenebre.
    CITAZIONE
    Aura del Capitano:
    Facendo leva sull'antico legame stabilito col regno dei morti, Nebaioth, che funge da finestra dell'Ade sul mondo dei vivi, intensifica il fluire di energie negative attorno a lui dispensando morte a ciò che lo circonda. L'aura di morte non si manifesta come un qualcosa di visibile o udibile ma è chiaramente percettibile da chiunque ne venga in contatto sebbene con effetti diversi a seconda del tipo di creatura. Effetti riscontrabili nel raggio dell'aura di morte:
    -le piante appassiscono, gli alberi non muoiono ma le loro foglie ingialliscono, seccano e cadono;
    -insetti ed altri animali di piccola taglia come, per esempio, cani o gatti ma non vacche o cavalli, stramazzano al suolo esanimi;
    -l'acqua, se non corrente, imputridisce;
    -l'aria diventa pesante assumendo quel ché di stantio tipico di una stanza chiusa da tempo;
    -gli umanoidi viventi, nel caso di infanti, muoiono seduta stante, bambini più grandi finiscono in stato comatoso con buone probabilità di non farcela anche se ciò non accade con quelli posseduti (come per esempio da un diavolo) per quanto riguarda adolescenti e adulti, questi sentiranno le loro forze abbandonarli, una sensazione paragonabile all'aver perso un ingente quantitativo di sangue, ciò li rende meno forti e resistenti, più fiacchi e spossati, il tutto si traduce in un danno che aumenta ad ogni turno d'esposizione da lieve a grave;
    -sui non-morti non ha effetti rilevanti, la percepiscono come una piacevole sensazione che li attrae come farebbe un gradevole profumo con una persona;
    -costrutti e creature che non sono né vive né morte, non ne risentono affatto.
    -Durata: 3 turni [2/3] interrotto
    -Raggio d'azione: 15 metri

    Occhio di Seraptis:
    Appartenuto alla vampira Seraptis e donato a Nebaioth da quest'ultima, quest'occhio azzurro cielo dalla pupilla a spillo (il destro) é intriso del potere che rendeva unica la non-morta, quello di sondare l'animo degli esseri. Stabilendo un contatto visivo con un soggetto, il beneficiario dell'innesto, può scoprire nuovi dettagli ad ogni turno. Nel primo, sarà in grado di capire quale sia l'allineamento morale dell'esaminato; nel secondo, potrà individuare pregi e virtù come pecche e difetti dell'individuo. Il metro di giudizio cambia drasticamente a seconda del soggetto. Se, per esempio, questi fosse un angelo bianco, la sincerità sarebbe una sua virtù ma, se si trattasse di un diavolo, questa sarebbe una pecca... Infine, al terzo turno, potrà venire a conoscenza delle cose a cui più tiene e le sue più grandi fobie Il concetto di cose è vasto: si potrebbe tenere alla famiglia oppure essere dediti a un ideale o ancora essere ossessionati da un bene materiale... Quando si parla di fobie, non s'intende le classiche cose che intimoriscono chiunque ma di qualcosa che disturba l'individuo tanto da farlo smettere di agire o pensare in modo razionale come aracnofobia, agorafobia, emofobia e via dicendo. Alcune razze, hanno fobie imprescindibili che vanno a sommarsi a quelle personali; vedi, per esempio, i vampiri e la luce o i mannari e l'argento... L'utente che ruola il pg vittima dello sguardo indagatore, dovrebbe, in nome del fairplay, fornire un elenco di pregi e difetti al secondo turno e di cose preziose e fobie al terzo (almeno uno per voce) in uno spoiler a fine post per favorire l'azione dell'ogetto. Tramite l'occhio di Seraptis non è consentito apprendere il contenuto di una scheda del personaggio ma solo indizi forniti nella ruolata in corso siano essi espressi chiaramente con il metodo sopracitato che rivelati in modo implicito attraverso reazioni del soggetto esaminato.
    Durata 3 turni [2/3]
    Raggio 10 metri

    Ho corretto il colore di un parlato (mancava una parentesi quadra)


    Edited by Nebaioth - 14/5/2019, 02:50
     
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    ~ my greatest sin is my own existence

    Per principio NON entro su forum o siti spammati per mp

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    Angeli Neri
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    E va bene, era arrabbiato. Ma non era stata quella la sua intenzione. Non aveva voluto irritarlo o nulla del genere, al contrario. Aveva tratto un sospiro, un po’ stanco in realtà visto che sembrava che quelli che erano stati i suoi programmi stessero per sfumare prima ancora di avere inizio. A dirla tutta aveva quasi pensato di rinfacciargli che era stato lui ad accettare di seguirlo a quel party e che certo non gli aveva puntato una pistola alla tempia per costringerlo, ma aveva anche l’impressione che avrebbero finito per sfociare in una lunga discussione che nessuno dei due avrebbe voluto veramente affrontare.
    D’altro canto la sua attenzione era anche stata spostata su quella faccenda dei morti che lo aveva portato a spostare lo sguardo da una parte all’altra come per cercare di capire cosa esattamente l’altro avesse notato che a lui era sfuggito. Certo, avrebbe preferito una spiegazione più chiara che una sola parola buttata lì. Di qualunque cosa stesse parlando lui non ne sapeva niente.
    Tuttavia, il messaggio, quello che il mannaro aveva inviato direttamente alla sua mente gli era giunto e anche in modo abbastanza chiaro. Conosceva abbastanza Daisuke da comprendere che se aveva preferito parlargli a quel modo quello significava che quello che aveva da dirgli era davvero importante e che il pericolo che l’altro avvertiva doveva essere abbastanza imminente.
    Aveva tratto dunque un’altro respiro profondo, sarebbe stato al gioco, ma avrebbe inserito anche qualcuna delle sue regole.
    «Ascolta…» aveva cominciato mentre si voltava verso l’altro e allungava la mano per afferrargli il polso «Sei nervoso e questo lo capisco. Perché non ti fumi una sigaretta e ti calmi?»Lo stava fissando dopo esserglisi parato davanti, guardandolo dal basso verso l’alto considerando anche la notevole differenza di altezza che c’era fra i due.
    E adesso, ora che gli aveva dimostrato di essere in grado di sentirlo come avrebbe dovuto agire? Portarlo nuovamente fuori? Gli avrebbe parlato lì, in quella sede? Ma soprattutto si era domandato se fosse prudente anche parlare a quel modo che l’altro aveva scelto ose quella voce potesse essere udita anche da qualcuna altro.

     
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    "Solo coloro che amano i gatti conoscono il piacere di una borsa dell’acqua calda, musicale, in pelliccia e che non si raffredda mai." (Susanne Millen)

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    Sentito il tocco della mano dell'angelo sul proprio polso, Daisuke aveva abbassato su di lui lo sguardo indagatore e l'aveva guardato come a volergli chiedere cosa voleva. Il contatto mentale lui lo stava mantenendo e con quello sguardo e il silenzio tra loro aveva cercato di capire se l'altro avesse sentito o meno le parole che gli aveva lanciato pochi attimi prima. Aveva passato qualche secondo immerso nell'ansia più totale: e se a causa del tanto rumore Key non avesse sentito nulla? Oppure se avesse compreso solo qualche parola qua e là? Oppure solo suoni indistinti? Lui era certo di riuscire a comunicare in quel modo sia con essere umani (e non), sia con gli animali, ma doveva ammettere che quella condizione generale avrebbe potuto impedirne il buon funzionamento.
    Era stato persino sul punto di ritrarre la mano dalla presa dell'altro in quanto già abbastanza infastidito di suo, e aveva persino inziato a farlo: in procinto di fare lo scatto per portare indietro il braccio ed evitare che gli venisse preso il polso, ecco che erano arrivate le parole che aveva atteso, e non con poca impazienza. Dunque Key ora poteva sentirlo!
    "Andiamo fuori!".
    Adesso che era certo di poterci parlare, sia a voce che mentalmente, poteva gestire meglio la situazione tra loro. Presa la sigaretta, infatti, se l'era fatta accendere e l'aveva trascinato fuori, dove poteva sentirsi un po' più libero e appena più lontano da quei pericoli ambulanti che si stavano radunando per chissà quale motivo. La sua mente forse gli stava giocando brutti scherzi, ma c'era stato un momento in cui il Mannaro aveva addirittura sospettato, e forse anche temuto, di esser stato individuato, specie dai vampiri i quali avvertono i mannari tanto quanto questi ultimi avvertono loro. Era stata quella la ragione di fondo che l'aveva messo in agitazione sebbene in apparenza sembrasse abbastanza calmo, gli occhi però, e in particolar modo lo sguardo, suggerivano esattamente il contrario.

    "Fuori si sta meglio", aveva esordito non appena si era trovato all'esterno assieme al suo accompagnatore. "Dentro c'era una puzza di sudore da far vomitare".
    Ora cominciava quel balletto che vedeva l'alternarsi di parole pronunciate a voce e quelle dette a mente e senza alcun pelo sulla lingua. Key doveva essere altrettanto abile da rispondergli alla stessa maniera.
    Dentro ci sono diversi non morti
    Aveva iniziato in quel modo, con l'informazione a suo avviso più importante. Key doveva sapere subito di cosa si trattava e perché Daisuke fosse così restìo a rimanere ancora in quel posto.
    Vampiri in particolare, e tu capisci bene che io per loro potrei essere una minaccia e loro per me
    "Allora, questa persona che dovevi vedere, dove sta?"
    Fumava abbastanza nervosamente, il che voleva dire che dava un tiro appresso all'altro alla sigaretta. Poco gli importava in quel momento, stava mascherando ben altro e per farsene una in santa pace aveva tutto il tempo che voleva, ma non era esattamente quello.


    CITAZIONE
    - Presentimento del pericolo: [Passiva e Attiva]

    Mette in mannaro in allerta quando un evento pericoloso si sta per verificare nella zona dove lui o lei si trova. Non sono sensazioni che avvisano sulla natura precisa dell’accaduto, ma soltanto sull’evento perciò il mannaro non è in grado di comprendere se la fonte del pericolo è di natura umana, ad esempio un attacco, o naturale, un terremoto, una macchina in arrivo a grande velocità o altro. In questo caso il mannaro è in grado di attivare una sorta di barriera invisibile che lo protegge da attacchi di qualsiasi natura magica e non, per tre turni escluso quello di attivazione.

    - Turnazione per l’attivazione: 1 turno
    - Durata degli effetti: 3 turni
    - Raggio d’azione: max 10 metri
    Turno II di IV

    - Telepatia: [Abilità attiva]

    Si tratta di messaggi telepatici che il mannaro trasmette ad altri esseri viventi: animali, esseri umani e non umani, e secondo diverse modalità in base alla natura e le capacità ricettive di chi riceve il messaggio.
    Mannari: tra mannari possono dialogare telepaticamente senza alcun ostacolo entro un certo limite di spazio. In luoghi chiusi però i loro dialoghi sono più facilmente comprensibili e chiari, all’aperto possono venire “inquinati” da rumori esterni, quindi più sono vicini maggiore è la possibilità di comprendere bene e chiaro.
    - Raggio d’azione: max 10 metri
    Animali: con gli animali possono comunicare in due modi: il mannaro può inviare il messaggio nella propria lingua, oppure utilizzando il proprio verso animale. L’animale comprende quel messaggio come se venisse automaticamente tradotto nel suo linguaggio e con quest’ultimo risponde, il quale a sua volta segue lo stesso procedimento per il mannaro. Cioè il messaggio di risposta, dall’animale al mannaro, verrà tradotto nel linguaggio umano oppure nel verso dell’animale che il mannaro rappresenta.
    - Raggio d’azione: max 10 metri
    Umani e non umani: con queste due tipologie di creature viventi, la comunicazione avviene nella stessa maniera di quella con gli animali, con la differenza che se l’umano (o non umano) che riceve il messaggio è in possesso della medesima capacità telepatica potrà rispondere senza problemi, in mancanza di questo requisito sarà solamente un ricevitore, sentirà i messaggi ma non potrà rispondere allo stesso modo. Ad esempio: se il mannaro dice telepaticamente ad un uomo privo del potere della telepatia di salire sulla sua groppa, quest’ultimo potrà far intendere di aver capito il messaggio solamente agendo o meno, in base a quanto gli è stato chiesto di fare, quindi salendo sulla groppa del mannaro oppure no. Tra le due parti si crea una sorta di comunicazione tramite gesti ed azioni, la scelta è lasciata quindi a discrezione degli utenti coinvolti.
    - Raggio d’azione: max 5 metri

    Bonus:
    • Fiuto eccezionale: sentono l'odore delle prede anche a decine e decine di metri di distanza e seguendone le tracce riescono a raggiungerlo;
    • Immunità al morso del Vampiro: non possono diventare loro pomme de sang, schiavi di sangue e vampiri;
    • Sensi molto sviluppati: soprattutto vista (ottima anche di notte e al buio), olfatto e udito sono maggiorati del 50% rispetto ad un normale umano;
     
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    Pazzo Furioso

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    L'"investigazione oculare", causata dal Capitano, continuava a setacciare gli abissi dell'anima, se mai ne possedesse una, della mummia, alla ricerca di ricordi, memorie e sensazioni. Inoltre, sempre a causa della medesima sorgente, Olve continuò a percepire la sua aura, anche se poco dopo si sarebbe spenta. La sensazione era mutata nel corso dei momenti: all'inizio sembrava un soave profumo, poi assunse i contorni di un gusto dolce (come quello di una bambina paffuta), infine una blanda sensazione di pace, che, però, per uno abituato all'apatia più totale, si era rivelata davvero molto piacevole. Il nordico fu quasi triste per la sua fine. In tutto quel marasma di stimoli, cominciava anche a ricordare brandelli e stralci di conversazioni, perchè ormai faceva parte di un gruppo: se non "sociale", quantomeno in senso geografico. Molte persone si salutavano, si conoscevano più o meno tutti. Lui, ovviamente, si sentiva un pesce fuor d'acqua, ma questa non era mai stata davvero una novità. Anzi, era routine. Il tatuatore Michele, per iniziare, gli aveva risposto riguardo a quelle evenienze, dicendo sostanzialmente che aveva provato ogni tipo di festa possibile. Aveva anche detto che "la vita continua a stupire" e, ovviamente, no, Olve non sapeva cosa volesse dire. Non si era mai sentito davvero stupito, forse solo una volta: i primi dieci giorni che aveva scoperto la sua nuova condizione biologica; anche quella, in poco tempo, era diventata noiosa. Per evitare di essere sgarbato, ma anche perchè l'attenzione del morto si era diretta altrove, la mummia evitò di rispondere, cercando di focalizzare, ancora una volta, cosa stava accadendo. Era possibile che due ragazzi con la cresta si stessero prendendo a bottigliate, qualche metro più in la? E che stessero violentando una donna dietro quella transenna? Alcuni "nonmorti di vario tipo" avevano assalito delle persone, cominciando a nutrirsi o a sfogare i loro blandi istinti di sadismo, come quella tizia coi capelli rossi che stava mangiando, un dito alla volta, la mano della sua vittima. Pensò che, forse, era anche per lui il caso di nutrirsi e, anche se la fame non era ancora insopportabile, non sembrava una cattiva evenienza: di certo non puoi sempre scegliere quando farlo. Eppure, stare in mezzo a quelle persone che conosceva così poco e che non si muovevano da quel fronte, non gli faceva pensare che fosse una buona idea. Motivo per cui non fece niente. Si limitò a guardare, assaporando quell'estranea sensazione di ricerca all'interno di sè. Presto, il "capo della baracca", o qualunque cosa fosse, sarebbe stata une delle persone più ferrate sull'argomento "Olve Skjellum".
    E, possiamo ben dirlo, potrebbe essere quasi considerato un privilegio. Se non altro, perchè si trattava di un caso "quasi" unico. Di certo, era stato quello più veloce a pervenire a quel grado di conoscenza.

    Il vampiro Caleb, tuttavia, si dimostrò molto gentile. Per iniziare, gli aveva detto di essere capitato nel posto giusto, cosa di cui, in realtà, un pò dubitava, ma era stato comunque un ottimo sfoggio di educazione. Poi aveva fatto altre due cose, una molto gradevole, l'altra, al contrario, incredibilmente sbagliata. Per iniziare, gli ordinò una birra, premurandosi che fosse la migliore. Il vichingo aveva occhio, sapeva che quel tipo di "scelta" non era possibile in un momento come quello: si trattava di una festa di un certo tipo, non un pub particolare; era sicuro che, al massimo, ci fosse scelta per due tipi di tale bevanda. Ma anche questo era stato molto ben gradito. E' la seconda che mi offrono. Pensò, scolandosela in un solo sorso e in pochissimo tempo. Dovrò decidermi a rimediare dei soldi, un giorno o l'altro. Era strano e quasi scandaloso che fosse riuscito ad andare tanto avanti senza una sola banconota. Era passato abbastanza tempo. Grazie. Disse a voce bassa, accartocciando il bicchiere e facendolo cadere per terra senza cura. Senza sapere se fosse stato sentito o no, si era di nuovo immerso nelle sue elucubrazioni, quando Caleb gli diede una pacca sulla spalla. Il fatto che l'azione fosse durata così poco fu il motivo per cui non avvenne nulla di spiacevole: il tempo di arrabbiarsi e tutto era finito, per cui, nei successivi minuti, Olve fece di tutto per non far vedere che stava digrignando i denti come un mastino. Provò anche a distendere i muscoli del viso, fece del suo meglio. Il fatto era che lui odiava il contatto fisico con tutto se stesso. Inoltre era stato, tanto per iniziare, inatteso, dato che pensava che il momento sociale era finito. Oltretutto non gliel'aveva nemmeno chiesto, non era stato concordato niente. In quel caso, se tale accordo ci fosse stato, avrebbe anche accettato, seppure con una ritrosia che si sarebbe fatta vedere: avrebbe stretto le sopracciglia così forte da far vedere delle piccole vene sulla fronte. Per riassumere, era stata una cattiva idea per più di una ragione e solo la gentilezza dimostrata finora, unito al fatto (a lui evidente) che non c'era stata nessun tipo di malizia, aveva impedito che quella serata si tingesse di sangue prima del dovuto. Non aveva mai capito quel bisogno, tutto umano, di toccarsi. Le "pacche", per lui, erano un linguaggio arcano e inutilmente complicato. Si consolò pensando che aveva toccato una parte coperta dai vestiti, altrimenti sarebbe stato l'ennesimo sbaglio. Decise, quindi, di impegnarsi per calmarsi. E, dato che il buon vampiro sembrava essere stato colto da altro, sperava di non essersi fatto vedere, nel suo exploit involontario, sempre ammesso che qualcuno se ne fosse accorto.
    I vampiri sono vari come gli umani. Aveva pensato, ricordando qualche altro incontro con succhiasangue, all'interno di quell'oscura e maledetta città chiamata Nouvielle.

    La birra era stata la stessa di prima, ma gli aveva lasciato un piacevole retrogusto in bocca. Forse, quella varietà in particolare, legava con la carne umana cruda che era solito consumare.
    Tempo prima gli avevano chiesto come fosse arrivato lì e lui aveva risposto "che ce lo avevano portato". Aveva risposto in quel modo per dare una risposta evasiva, dato che non aveva voglia di parlare e, soprattutto, perchè era ben cosciente che la verità, ovvero che era arrivato a piedi facendosi bei chilometri, avrebbe solamente attirato altre domande. Eppure, la sua evasiva risposta aveva stimolato i suoi interlocutori, più di uno, che avevano voluto indagare in ogni caso. Il Capitano, in particolare, disse, tra una cosa e l'altra, che magari lo avevano portato le stelle. Olve, abituato come era a prendere tutto sul serio, rimase un pò interdetto, riflettendo su strani viaggi astronomici e stelle a forma di quei carri. che chiamavano automobili. Ma, decise, doveva trattarsi sicuramente di ironia. Aveva più di mille anni e non gli era mai successa una cosa nemmeno lontanamente simile, per cui non poteva essere vera. Il mondo era cambiato molto, ma non a questo livello. Decise di dire la verità, tanto le domande, ormai, erano partite e fermarle sembrava inutile. Potrebbe persino non essere una totale perdita di tempo, rispose. Era rivolto al capo, ma la voce era sufficientemente alta da rendere tutti i vicini partecipi del suo piccolo discorso. Sono venuto quì per caso. Abito in campagna, poco lontano da quì, in un rudere. La sera faccio delle passeggiate. Oggi ho sentito di questa festa e ho voluto dare un'occhiata. Aveva parlato come un telegrafo, con una frase spiccicata alla volta, dimostrando tutta la sua incapacità di intrattenere conversazioni normai. Aveva inoltre deciso che continuare su una bugia gli avrebbe creato altri problemi, dato che, prima o poi, sarebbe caduto, non essendo un grande esperto di menzogne. Viceversa, mettere tutte le informazioni sul piatto gli avrebbe fatto risparmiare del tempo. E, a quest'ultima cosa, arrivò solo dopo aver parlato. Si grattò il mento, desiderando un'altra birra, ma non l'avrebbe chiesto. Aveva anche lui una qualche strana forma di dignità. I regali sono belli, le estorsioni un pò meno. Pensava così perchè era sicuro che avrebbe ricevuto una risposta affermativa. In seguito pensò anche al fatto che "mi ci hanno portato" fosse, di fatto, una bugia, ma ormai quel discorso era finito. Forse gli avrebbero chiesto informazioni sul "Rudere", ma, in ogni caso, sarebbe rimasto davvero vago. Lo aveva promesso ai ragazzi.
    Forse, però, poteva farli parlare con qualcuno per farli suonare. Anche se loro stessi, conoscendoli (anche quel poco), avrebbero rifiutato. Certe volte erano così inutilmente estremi, nelle loro prese di posizione.

    Ma aveva avuto una risposta, riguardo la sua ultima domanda. Gli aveva dato del pirata "che ancora non sapeva di esserlo". Questo era molto interessante. Invero era stato un pirata, nell'accezione vichinga del termine, e capiva certe cose. Ma, dal momento che lui era davvero il "monarca" di quei bucanieri, dargli del pirata voleva implicitamente dire che, probabilmente, lui aveva voglia di unirsi a lui. A fare cosa, però, non lo sapeva. Motivo in più per fare qualche domanda, dato che, blandamente, aveva nostalgia dei suoi raid sulle coste. Preti e suore in lacrime, l'ebrezza del sangue, spulciare le sagrestie in cerca di preziosi: era tutto così bello e, quasi, facile. Ora il mondo si era complicato. Inutilmente complicato. Sono stato un pirata, anche se non simile a questi quì che vedo oggi. Anche se non posso negare una certa e blanda comunione di intenti. Disse. O forse ti riferivi al diventare un pirata della tua nave... Aveva lasciato passare del tempo. Se l'altro avesse colto, gli avrebbe detto il suo nome. Ma la vista era giunta ad un punto critico, doveva "donare" a quell'occhio. La richiesta era semplice e, istintivamente, la mummia si fece delle domande su cosa offrire. Di certo, come pregio, gli venne in mente la sua assoluta e incontrovertibile mancanza di paura. Olve ne era certo, poteva scendere anche Jormundgandr, il Serpente di Midgardr, col solo scopo di ucciderlo. Se si fosse trovato a dover morire, lo avrebbe fatto con la medesima espressione di sempre. Un musicista del rudere, un certo Gylve, aveva citato uno dei suoi musicisti preferiti, che così aveva scritto: "cosa rimarrà di me quando morirò, se non è rimasto nulla di quando ho vissuto?" La frase era perfettamente associabile a Olve: non puoi avere paura, se non hai davvero niente da perdere, perchè non hai niente. Il difetto che mise dall'altra parte della bilancia, invece, era l'altra faccia di quella medesima moneta: l'apatia. Niente poteva scuoterlo, nel bene (la paura) come nel male (una bella notizia, ad esempio). Era così "assuefatto al nulla", che nulla poteva togliergli quegli occhiali che rendevano tutto nero. Nemmeno la morte poteva e/o aveva potuto. Probabilmente, lui era nato senza qualcosa, o con qualcosa di troppo. Non ricordava l'ultima volta che aveva sinceramente sorriso e non sapeva se aveva mai pianto. Aveva i suoi piaceri, come bere o suonare il flauto, camminare sotto la luna, ma erano interessi finti: cose che si era quasi imposto di amare, perchè anche un essere così ha bisogno di passare il suo tempo. Il suicidio non era nemmeno un'opzione contemplata: come il migliore dei depressi, aveva stabilito che non c'era nessuna prova per cui il "dopo" potesse essere meglio. Nello specifico: poteva essere uguale, migliore o peggiore. In due casi su tre, non gli conveniva. L'unica evenienza gradita (il "dopo migliore") era in svantaggio statistico. Per cui, niente suicidio.

    Nel dire le cose precedenti, e nel pensare queste, non aveva mai tolto lo sguardo dal Capitano. Probabilmente sarebbe risultato insistente e sgradevole, ma certe cose erano troppo serie per prenderle alla leggera. Aveva scelto di non opporre resistenza e gli aveva dato, oltre che la sua mente, anche la sua attenzione "fisica", nella forma di quello sguardo penetrante. I suoi occhi, blu come l'oceano, erano quelli che aveva sempre avuto: la morte li aveva un poco "cambiati", ma lui aveva deciso di non camuffarli mai. Almeno una cosa reale, in tutta quella finzione, in quella città di maschere, doveva esserci. Ne aveva bisogno. O lui stesso, l'ultima cosa rimastagli, sarebbe sparito nel nulla.
    Un nulla nero come il suo cappotto e la sua lunga chioma.
     
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    Cosa diventa un uomo, quando l'istinto diventa l'uomo?

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    La situazione per Michele stava diventando veramente interessante. Non solo l'aura di Nebaioth gli aveva fatto venire appetito, ma dopo tanto tempo si trovava con i sui simili, e cosa rara, stava avendo una interazione sociale con loro. Nel corso della sua vita, Michele aveva consociuto tanti volti, ma la maggiorparte li aveva sfigurati, o divorati. Era nato per essere non un guerriero, ma un boia, un flagello. Era sempre stato un vessilo per una fede in cui non credeva più.

    Il capitano portò una certa Gioia in mezzo al gruppo e non perse tempo a conoscere Olve. Decise che non era arrivato il momento di disturbarlo, c'era tempo. Al contario guardò Caleb. Il braccio destro del capitano. Un Amico? un socio? O uno schiavo? Non era questo che interessava veramente Michele. Nebaioth nel mentre sfoggiò il tatuaggio fatto dal Diacono, proprio come un bambino quando finiva di fare un disegno fuori dal comune. Michele chiuse gli occhi e rispose con molta umiltà: Ti ringrazio, per me i tatuaggi sono qualcosa che va ben oltre la semplice arte. E' uno stile... di vita? Ancora quella parola. Non erano scherzi. Michele si sentiva molto più vivo da quando era diventato un Ghoul. Si sentiva come completo, e non avrebbe mai creduto che dopo quasi mille anni, avrebbe conosciuto una donna che gli avrebbe tolto il fiato. La stringeva, sempre di più, e con quel corpo freddo la scaldava. La guardava con occhi innocenti, mentre lei dormiva sul suo petto.Le diede un bacio sulla fronte il quale la svegiò.
    Mik, è già ora di andare?
    Ma cosa dici, la festa è appena cominciata.

    E in quel momento, fu presto fatto.

    Nella zona, zombie e vampiri stavano consumando i viventi. Già il sangue si depositava nel terriccio, e infestava con un odore sopraffino la zona. Poteva continuare tutto così. Poteva finire tutto lì. Ma un vampirello, dovette fare il passo più lungo della gamba. Stava osservando già da un po' Alessia, con l'acquolina in bocca e il cazzo duro. Faceva il finto tonto, proprio come Michele. Il gjhoul, si sentì appagato, sentì una scintilla corrergli fra i muscoli.

    La ragazza si alzò si stropicciò l'occhio e vedendo tanta bella gente intorno a lei decise di presentarsi, cercando di mantenere un contegno a causa dell'alco: Ciao a tutti, scusate se sono collassata. Io sono Alessia per chi non mi conosce. Sono umana, ma, come avrete visto, non mi faccio problemi a conoscere anche chi non lo è. Sinceramente mi ritengo fortunata. Finì sorridendo. Era un gesto cortese, atto a dire che si sentiva sicura in mezzo a loro. Non per chi sa quale privilegio, ma era il suo mondo fin da quando era piccola. Ormai si era abituata.

    Michele però non la ascoltò. Aveva ancora in mente quel vampiro, e la magia di Neb lo aveva eccitato non ben poco. Quindi prese in mano la situazione, anche rischiando di fare una cavolata. Alzò il tono, e si mise come in mezzo al cerchio, aprendo le braccia come per dare un abbraccio:

    Bene Ragazzi, visto che siamo belli riuniti, e che questa non è solo una festa, vero Neba? Lo guardò facendogli l'occhiolino. Sarà il caso che mi presenti come si deve. Io sono Michele Sebastiani, proprietario del Ulisse Ink, ex templare e cacciatore sacro. Conosciuto con i nomi di Corvo Mangia uomini, Divoratore di infedeli, Servo di Gesù e altre cazz*te. Io sono un cane da caccia, sempre stato. E visto che sono nato bestia e non umano, non posso provare quello che dico come una persona. Sapete no? I cani o sanno cacciare, o vengono abbattuti.

    Detto questo poema, passò in mezzo al gruppo, scansando Olve e Caleb, senza malizia o cattiveria. Aveva stampato per tutto il tempo, un sorrisetto beffardo. Era eccitato, e si vedeva. Alessia lo guardò e si portò il palmo della mano sugli occhi, come a dire: "Perchè deve fare sempre così". Da un lato però le piaceva. Michele passeggiò in mezzo ai cadaveri e i non morti, fino a giungere dal vampiro guardone. Era un ragazzino, con piercing e tatuaggi veramente scandalosi. Vestiti da sfattone, scarpe sporche e una gran puzza. Michele lo guardò continuando a sorridere. Quest'ultimo infastidito, fece la voce grossa, da bravo vampirello: Che ncosa hai da guardare idiota?!

    Michele si inginocchiò, unì i palmi delle mani. Pregò:

    Padre Santo, tu che guardi i dannati divorare i tuoi agnelli, abbi pietà per il nulla assoluto e proteggi i tuoi servi neri, con le maledizione che tu stesso sai lanciare. Siediti e osserva ciò che tu creasti, poichè il sacrificio che ti da forza, e che tu desiderasti per il tuo stesso figlio. Sii con me per ripudio, poichè io sono la tua falce d'ebano. Amen

    Ma sei scem...

    Michele scattò verso l'alto, aprendo l'inferno nella sua bocca. Le sue guancie si ruppero e i denti uscirono fuori, come desiderosi di azzannarfe la prima cosa che avrebbero trovato. La sua apertura mandibolare fu così grossa, e il suo movimento così rapido che inghiottì e staccò di netto la testa del vampiro di strada. Il sangue partì a flotti, mentre Michele stava sgranocchiando il suo antipasto. Le ossa si ruppero fra quelle zanne, mentre dalla sua bocca colavano frattaglie. Quel corpo si inginocchiò. Michele deglutì tutto di colpo e poi con enorme forza infilò la mano dentro quel sacco di carne, usando come apertura lo squarcio sul collo. Cercò e trovò il cuore per poi strapparlo e alzarlo al cielo. Lo spremette come un limone, bevendone il contenuto. Non soddisatto, prese con entrambe le mani sotto le ascelle di quel vampiro divenuto cadavere e iniziò con enormi mosrsi a staccargli lo sterno e le ossa della gabbia toracica. Colava a terra l'intestino, mentre il Diacono fondava le fauci nello stomaco, poi si gustava un polmone, fino a fgiungere a profanargli il pancreas. Lo aprì come un maiale e iniziò a mangiargli tutte le interiora sotto lo sguardo degli invitati, Umani e non umani. Era raccapricciante. Un risorto che mangiava un vampiro. Lui era un ghoul dopotutto, amava la carne morta e rimasta a imputridirsi, cosa meglio di un cadavere che camminava da trentaanni. Un po' acerbo per lui, ma aveva mangiato di pegggio. non a caso usava le spezie. Mangiava e inghiottiva come un bambino goloso. Questo era uno dei motivi per cui Alessia era lì. Non doveva temre niente. O almeno non quei bambocci che non avevano nulla a che fare con il gruppeto ora conosciuto. Gli amichetti di quel novellino sventrato osservavno come presi dal terrore. Si credavano immortali? Inangiabili? Stupidi! Michele finì buttando a terra quel corpo con violenza. Non si sarebbe più alzato. Si girò e riguardò il gruppo mentre si puliva con il braccio la bocca. Le fauci stavano tornando al suo posto, riassumendo una posa normale. I suoi vestiti erano completamente macchiati di sangue, e ovviamente sarebbe toccato ad Alessia pulirli. Sapeva che era un membro della ciurma del Capitano, ma sapeva anche che Neba, non era così molto legato al concetto di "amicizia". Se voleva un mostro, Michele voleva essere quel mostro.

    Il Diaconosi era nutrito. Si era nutrito di un morto. Questa era il motivo per cuila chiesa lo aveva tenuto e non lo aveva posto sul rogo. lui poteva nutrirsi di altri non morti, e ci trovava gusto. Era ripugnante, ma nella sua testa, volava solo il piacere di quella carne.

    Spero sia stato un bravo cane. Finì sorridendo a tutti

    Bocca del diavolo
    Michele presenta una bocca normale, ma sotto le guancie nasconde una schiera di denti affiliti retrattili superiori ed inferiori. Questi denti permettono a Sebastiani di usare maggior forza nella mandibola, una forza tale da poter mangiare in un boccone interi organi o mutilare facilmente un uomo, asportando più del dovuto l'area lacerata. Inoltre sono resistenti, e posso piegare volendo l'acciaio. Tuttavia lui non ha una seconda bocca ma se la deve creare: Per aprirsela è solito infilarsi un coltello e aprirsi la bocca da parte a parte, cercando così di spaventare il nemico, tuttavia la sua forza è tale da poter tirare fuori le zanne semplicemente aprendo brutalmente la bocca. La mascella non rimane penzolante ma può chiudersi e stringersi come aprirsi senza fatica. Tuttavia utilizzare questa abilità rischia di far cadere la mandibola a Michele, quindi non è solito utilizzarla per molto tempo. Quando l'abilità si conclude, Michele chiude la bocca del diavol e lascia rigenerare le ferite. Essendo un taglio sporco e profono, non chè violento, il tempo non è poco, ma anche combattendo non rischia di perdere la mandibola mentre si rigenera
    Durata: 3 turni


    Edited by Anormal Instinct - 20/5/2019, 15:56
     
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    Dopo tutti i vari convenevoli, Caleb, distolse l'attenzione da Olve. Per un attimo, ebbe l'impressione che il nordico si fosse infastidito per qualcosa. Ma quella sensazione venne immediatamente bloccata dal capitano, che catturò l'attenzione del vampiro.
    Era contento che si fosse unito in quella notte di festeggiamenti, mostrò all'inglese il tatuaggio che Michele gli aveva fatto. Lo scrutò attentamente, era un simbolo che conosceva molto bene, si trattava di un triskell, un simbolo celtico. « Interessante » disse, portando poi l'attenzione verso l'altro immortale. « Hai fatto un buon lavoro» si complimentò con il tatuatore per il lavoro svolto. Ma un altro particolare lo colpì particolarmente. Aguzzò la vista, notando che allo zombie era rispuntata la mano che aveva persa per colpa di Azorius . « Vedo che l'hai recuperata » indicò con l'indice della mano destra quella del capitano.
    Stava per rivolgersi nuovamente a Nebaioth quando la ragazza di Michele “risorse” - se così possiamo dire - da una specie di sonno, presentandosi al gruppetto. Aveva dormito per tutto il tempo, o semplicemente l'alcol l'aveva messa a k.o prima del dovuto? Si presentò con il nome di Alessia.
    Ma quello che fece storcere leggermente il naso al vampiro fu il comportamento del suo compagno. Si fece spazio, oltrepassando Caleb e Olve, per poi presentarsi anche lui a dovere. Oltre a possedere un negozio di tatuaggi, era stato un templare e un cacciatore, conosciuto anche con altri soprannomi.
    Poco dopo, si concentrò su quanto stava succedendo davanti ai suoi occhi : Michele si era fiondato verso quello che doveva essere un vampiro, un po' trasandato certo, ma pur sempre un vampiro.
    Si avventò su di lui, subito dopo aver recitato una sorta di preghiera. La sua bocca mutò, lasciando spazio a fauci acuminate. Il poveretto venne fatto presto in brandelli e decapitato. Il non-morto si era nutrito delle sue carni, divorato era il termine più giusto, per poi, dopo essersi pulito la bocca, sorridere a tutti i presenti. Nessuno aveva mosso un dito per salvare il ragazzo.
    Caleb applaudì a quella scena raccapricciante « Un'ottima esecuzione non c'è che dire. » portò lo sguardo su di lui facendosi improvvisamente serio, scrutandolo come a volergli dire "perché lo hai fatto?" . « Mi chiedo soltanto il perché di tutto ciò » Nelle sue parole non vi era alcuna sfida, era tranquillo e incuriosito dal gesto dell'altro. Perché aveva fatto tutto quello? Voleva forse dimostrare qualcosa in particolare? O era semplicemente un modo per divertirsi? Aveva appena fatto fuori un suo simile in poco tempo e con una freddezza davvero unica, senza pensarci sopra tante volte. Se quello era un modo per divertirsi, beh, l'inglese lo trovava assai bizzarro. Si chiese che genere di caccia praticasse in passato, se dava semplicemente caccia a gli umani, o alle creature immortali come loro.


    Edited by « Ragnarök » - 28/5/2019, 13:22
     
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    Nebaioth era un tipo strano, poteva rimanere impassibile di fronte a situazioni sconcertanti per i più oppure eccitarsi per piccolezze considerate da molti irrilevanti, aveva la curiosità di un cucciolo in età di perché e l'esperienza di un soldato da prima linea scampato a centinaia di conflitti eppure continuava a comportarsi da irresponsabile, governato più spesso dall'umore e dall'istinto piuttosto che dalla ragione. Come a voler negare quanto detto finora, si poteva anche affermare che riuscisse all'occorrenza a dimostrare eccelso autocontrollo, Thomas il cacciatore ne era la prova non morta. Fosse stato per l'odio covato nei confronti di quell'uomo, l'antico zombie si sarebbe limitato a farne carne da macello, nessuno prima di lui lo aveva ferito tanto gravemente, annientando colei che aveva donato ed in senso letterale, il proprio cuore al Capitano. Non lo uccise, ne divenne anzi il più stretto collaboratore ed assieme massacrarono non morti e creature d'ogni tipo, ovviamente il sodalizio era destinato a sfociare nel sangue ma questo lo sapeva solo il pirata. Doveva capirlo come facesse un dannato ragazzetto ad aver ragione di esseri millenari come la sua adorata Teti, lo comprese vedendolo studiare e prepararsi prima di ogni incursione, conosceva le sue prede, studiava il territorio e sfruttava la loro superbia come un'arma letale fra le sue mani. Aveva però commesso il gravissimo errore di credere che non tutti i non morti fossero uguali cominciando a nutrire un sentimento di sincera amicizia nei confronti dell'ex corsaro. Quell'errore gli costò una morte molto lenta e più che mai dolorosa, proporzionale all'odio cumulato nel tempo dallo spartano che alla fine si vide doppiamente premiato dal fatto che le pene di Thomas sarebbero durate in eterno. Di fatto il cacciatore tornò ad animarsi, una rara categoria di non morto conosciuta come revenant, un tipo di creatura destinata alla non vita fino al compimento della sua vendetta e nel suo caso, che disdetta, la sua nemesi era proprio chi lo aveva torturato a morte. Anche quella notte Thomas si logorava isolato da tutto e tutti nella sua tenda lì a Teknoland pensando soltanto al giorno in cui avrebbe reciso la testa del suo aguzzino, purtroppo per lui non sarebbe stata quella notte. Nebaioth era infatti preso a spassarsela coi suoi nuovi amici mentre Giselle altrove radunava il popolo della notte per la prima vera assemblea che avrebbe tenuto l'organizzazione segreta detta Armata delle Tenebre. Si era pavoneggiato per il tatuaggio che gli aveva fatto Michele e ciò fece scrosciare complimenti sul ghoul che definì il suo impiego, senza mezzi termini, uno stile di vita. Alessia invece era quantomeno fastidiosa, per non dire irritante, non la ricordava in quei termini ma poteva benissimo darsi che quel suo modo di fare fosse dovuto all'assunzione di alcool e droghe o forse era soltanto che, al loro primo incontro, non aveva avuto modo di conoscerla bene; considerazioni a parte, se ancora non aveva tre vertebre spezzate in prossimità del collo, lo doveva esclusivamente a Sebastiani ed ai buoni rapporti che aveva col greco. Caleb sembrava aver preso in simpatia Olve ma quel tipo aveva più o meno suscitato l'interesse di tutti, quasi come se le leggi di Murphy avessero uno straccio di fondamento ed uno come lui che voleva farsi i fatti propri fosse finito al centro dell'attenzione non sapendo bene come. Qualcosa nell'aria cambiò quando l'antico vampiro si permise di toccare la mummia norrena "Oops!" pensò il risorto figurandosi già una rissa eppure tutto si risolse con Sebastian che cambiò interlocutore. Dopo aver fatto apprezzamenti sul triskell che riguardava anche lui e Chepren Amek, si accorse anche della mano recuperata dall'esponente del Triumvirato Eterno "Guarda, lasciamo perdere, è stato un Calvario ma tutto è bene quel che finisce come dico io!" disse puntandosi il pollice a pugno chiuso. "Piuttosto dimmi, hanno captato nulla di rilevante i tuoi sensi ai quali nulla sfugge?" solo una congettura la sua ma se O'Reilly avesse avuto, come sospettava, sensi acuti come i suoi e c'era da aspettarselo trattandosi di un antico vampiro, non si sarebbe perso alcun dettaglio degno di nota come lo stormo di corvi preannunciato da Azorius o qualsiasi altro evento desueto; sei occhi rimanevano meglio di due anche se ormai erano rimasti quattro ed una coppia di essi si era richiusa forse per sempre. Aveva infine iniziato una conversazione con Olve e da quel momento, smesso di considerare il resto dell'ambiente circostante, forse perché quando si dedicava allo studio di qualcosa o qualcuno, desiderava scavare fino in fondo, portare alla luce ciò che di più oscuro si celava nell'oggetto delle sue indagini. Per adesso aveva capito di avere di fronte un altro schizofrenico, per usare come a lui piaceva un termine fuori luogo, uno di quelli che non si perdeva in dicotomie inflazionate come bene e male, uno che si faceva beffa di regole e stereotipi; ora vedeva un impavido che, in quanto tale, era un morto che cammina e non solo letteralmente ma anche a livello concettuale, un essere annoiato, frigido all'esistenza, l'avatar del vuoto cosmico che andava creandosi vizi ad arte per ingannare la sua voglia di niente. A parole sembrava ingessato, gli andavano cavate con le tenaglie anche se, poco a poco, il suo ermetismo subiva un processo forse inconscio di elasticizzazione via via che si andavano a toccare argomenti di suo gradimento. Con sommo piacere il Capitano constatò di avere in comune con la mummia una delle sue passioni più importanti di sempre, la pirateria; pensava di averla tirata in ballo come spesso faceva, senza una valida ragione, invece, almeno da quanto asserito, si evinceva che Olve fosse stato uno di quei banditi senza scrupoli che terrorizzava i mari a bordo di una nave dalle vele nere. Quanto avrebbe voluto che Mr.Juice fosse lì per dirgli qualcosa del tipo: "Visto non siamo rimasti gli unici al mondo!?" ma chi avrebbe schiodato quell'anziano ghoul dal suo bunker usato più come un laboratorio di cucina o agli occhi di un vivo, come un metallico sepolcro sotterraneo? Secondo quale piega avesse preso la serata avrebbe anche potuto far conoscere i due, intanto però doveva arrivare al nocciolo del frutto che stava assaporando, motivo per cui continuava a ricambiare il suo sguardo indefesso mentre rispondeva ai suoi interrogativi: "Phorphyride Nebaioth, nella Grecia di un tempo si usava dire così..." nel senso che Phorphyride significava figlio di Porphyrios, non esistevano cognomi "...sono stato il successore del famigerato Barbanera, il capitano dell'Inesorabile e ho guidato la temuta Flotta Nemesi fino all'ultimo glorioso conflitto che ha messo fine a quella mia vita..." nonostante la cocente sconfitta, lo avrebbe ricordato come uno dei giorni più esaltanti di sempre "...ad oggi non ho più una nave ma seguo essendo il pirata d'allora e se davvero fossi chi dici di essere, allora non ci sarebbe bisogno di perdersi in spiegazioni..." già, chi avesse vissuto quella vita, ne avrebbe conosciuto le implicazioni, l'assenza di vincoli, il cameratismo, la sete d'avventura, il multiculturalismo più spinto, la libertà sopra a tutto... "...continuo a chiamare pirata chi non ha mai messo piede su un vascello, dannato nostalgico che non sono altro, eppure vedo la pirateria in ogni aspetto dell'esistenza e ho deciso che pirata è il modo di porsi, pirata è uno stile di vita, mi segui?" era tanto preso dal filosofeggiare su tutto ciò che, paradossalmente, decise di non intervenire a protezione di un non morto reo di aver messo gli occhi addosso ad Alessia. Un giovane vampiro che venne sbranato dal Diacono sotto gli occhi increduli di Caleb ed altri partecipanti alla festa. Quella festa non era dedicata a San Patrizio, era il più grande raduno di non morti da tempo immemore, riuniti per venire a conoscenza della minaccia che incombeva sull'intero popolo dei senza vita. Michele era fortunato, quattro ragioni lo avevano salvato dal peggio: il vampiro non faceva parte dell'Unità Pirata, il Capitano non aveva terminato di sondare il suo interlocutore, il triskell che gli aveva tatuato aveva un inestimabile valore ed infine Michele era un non morto anziano quindi un alleato molto importante rispetto ad un giovane qualunque. Nonostante tutto non avrebbe dimenticato quell'episodio e come per Thomas, avrebbe tirato fuori la questione a tempo debito; ora c'era da godersi una festa...

    CITAZIONE
    Occhio di Seraptis:
    Appartenuto alla vampira Seraptis e donato a Nebaioth da quest'ultima, quest'occhio azzurro cielo dalla pupilla a spillo (il destro) é intriso del potere che rendeva unica la non-morta, quello di sondare l'animo degli esseri. Stabilendo un contatto visivo con un soggetto, il beneficiario dell'innesto, può scoprire nuovi dettagli ad ogni turno. Nel primo, sarà in grado di capire quale sia l'allineamento morale dell'esaminato; nel secondo, potrà individuare pregi e virtù come pecche e difetti dell'individuo. Il metro di giudizio cambia drasticamente a seconda del soggetto. Se, per esempio, questi fosse un angelo bianco, la sincerità sarebbe una sua virtù ma, se si trattasse di un diavolo, questa sarebbe una pecca... Infine, al terzo turno, potrà venire a conoscenza delle cose a cui più tiene e le sue più grandi fobie Il concetto di cose è vasto: si potrebbe tenere alla famiglia oppure essere dediti a un ideale o ancora essere ossessionati da un bene materiale... Quando si parla di fobie, non s'intende le classiche cose che intimoriscono chiunque ma di qualcosa che disturba l'individuo tanto da farlo smettere di agire o pensare in modo razionale come aracnofobia, agorafobia, emofobia e via dicendo. Alcune razze, hanno fobie imprescindibili che vanno a sommarsi a quelle personali; vedi, per esempio, i vampiri e la luce o i mannari e l'argento... L'utente che ruola il pg vittima dello sguardo indagatore, dovrebbe, in nome del fairplay, fornire un elenco di pregi e difetti al secondo turno e di cose preziose e fobie al terzo (almeno uno per voce) in uno spoiler a fine post per favorire l'azione dell'ogetto. Tramite l'occhio di Seraptis non è consentito apprendere il contenuto di una scheda del personaggio ma solo indizi forniti nella ruolata in corso siano essi espressi chiaramente con il metodo sopracitato che rivelati in modo implicito attraverso reazioni del soggetto esaminato.
    Durata 3 turni [3/3]
    Raggio 10 metri


    Edited by Nebaioth - 29/5/2019, 02:40
     
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