[Missione V] La Voragine dei Perduti

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    Se fino a poco prima si sentivano ancora voci e grida nei paraggi, in special modo dopo che le luce erano tutte quante saltate, improvvisamente tutto quanto cadde nel più intenso e palpabile silenzio. Come se una enorme campana invisibile fosse calata per mettere tutti quanti a tacere. Era un silenzio reale, che riempiva stanze, corridoi e tutti gli altri luoghi di quel castello. Quel silenzio aveva steso tutto e tutti man mano che aveva avanzato con la sua marcia fino ad arrivare al bagno dove l'Angelo si era nascosto poco prima. Anche lì il silenzio cadde pesante e soffocante, persino l'Angelo avrebbe avuto difficoltà a respirare dato che quel silenzio, pur rimanendo tale, cominciava a materializzarsi in quell'area di circa 1 metro e mezzo sita tra le porte dei bagni e i lavandini con i relativi specchi.
    L'Angelo poteva vedere molto bene al buio in quanto egli stesso era figlio delle Tenebre, e per tanto i suoi occhi poterono riconoscere prima un fumo nero prendere la forma di un piccolo cono e che si alzò e si allargò fino a formare un vero e proprio vortice nero, silenzioso e stabile nello stesso punto. Un odore di morte cominciò a riempire quella stanza mentre voci di dannati pareva fare da colonna sonora a quanto gli occhi dell'Angelo stavano assistendo: quella piramide di fumo nero stava cambiando ancora la sua forma e il suo aspetto. Si faceva meno omogenea e più formosa, cominciavano a prendere forma due gambe color ebano sfumate di viola e arancio, poi i fianchi larghi e tondi, la vita sottile e poi il torace dove vi erano due seni piccoli e sodi. In dine un volto dai tratti femminili si manifestò all'Angelo, un volto con due occhi neri come la pace e completamente privi della parte bianca. Erano gli occhi dell'Abisso che lentamente si posarono su quelli dell'Angelo.

    Finalmente mi hai evocato, Diavolo
    La voce era un ibrido tra il maschile e il femminile, ma metallica e musicale. Era la voce della Morte che parlava.
    La figura rimase immobile leggermente sollevata da terra, mentre gli occhi erano ancora fissi sull'Angelo.
    So perché mi hai usata, e credi ne valesse davvero la pena per avere ciò che vuoi avere?
    Socchiuse gli occhi nerissimi ancora fissi su di lui prima di porgli la domanda.
    Cosa vuoi esattamente? Non cercare di imbrogliarmi, Diavolo, perché io sono la Morte e qualunque cosa tu tenterai di farmi ricadrà su di te


    Se hai domande puoi farle qui, ma sarebbe preferibile nel topic dedicato alle Missioni
     
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    La morte.
    Quella strana opprimente sensazione che si era ritrovato addosso e che sì forse in parte ricordava quello che aveva fatto lui a quel poveraccio proveniva niente poco di meno che dalla morte stessa. Seppure il fumo scuro l'aveva circondato tanto da chiudergli la gola, se pure una parte del suo essere suggeriva all'angelo di fuggire via di lì e correre il più lontano possibile era invece rimasto immobile a osservare quella creatura fatta di tenebre che prendeva forma dinanzi a lui, mentre il silenzio diventava sempre più opprimente e agghiacciante. Non era del tutto certo di come tutto quel fenomeno avesse avuto origine, non era stata sua intenzione evocare la morte, lì in quel bagno, mentre fuori si scatenava, era il caso di dirlo, il pandemonio. Eppure eccola là, con le sembianze di una donna dagli occhi neri, una bella donna tutto sommato, che ora era lì e lo guardava e che aveva usato quelle precise parole "evocare" come se davvero la sua presenza lì fosse stata opera sua. Come se fosse stato intenzionale e non un semplice incidente di percorso. Già, perché come avrebbe potuto definirlo altrimenti? E soprattutto ora che era lì, in quella situazione come poteva venirne fuori possibilmente illeso e in grado di fare esattamente quello che era venuto lì a fare?
    «Non c'è di che...» facendo appello a tutto l'autocontrollo che aveva in corpo per far sì che la sua voce risultasse calma e piatta e non lasciasse trasparire la benché minima emozione.
    «Usata? No, che brutto termine per descrivere la situazione!» aveva ribattuto quindi a quelle parole «Io non vi ho usata, non è in mio potere dominare la morte. E se voi stessa siete la Morte, quella con la M maiuscola, allora dovreste ben saperlo che non è fra le qualità di quelli della mia razza avere il controllo sulla vostra natura. Per quanto, credo che a taluni di noi non dispiacerebbe affatto. Ma se vi ho offeso, allora sappiate che non era mia intenzione farlo.»
    E del resto, la morte nel caso specifico non era stata che una semplice conseguenza della paura. Un bonus aggiuntivo all'intera vicenda, se proprio doveva dare la sua opinione. Se ne valeva la pena? Era solo un umano e a lui di quell'umano nello specifico non importava nulla, come non importava nulla di qualunque altro essere all'infuori di sé stesso... Beh, magari con qualche eccezione... Ma non era quello il punto. Un umano era morto, pazienza, uno in meno, tanto sarebbe morto comunque nel giro di quanto? Trenta? Quaranta? Al massimo cinquanta o sessant'anni? Perché avrebbe dovuto curarsene? Se quello era davvero il prezzo e l'unico prezzo, beh, che fosse. Ma se c'era dell'altro, preferiva venirne prima a conoscenza.
    Alle parole che invece erano venute dopo aveva sollevato un sopracciglio, quasi fosse incuriosito da quella domanda.
    «Solo per essere chiari,» aveva quindi cominciato «vi sono diversi miti di quanti hanno ingannato la morte. Tuttavia, non è affatto nel mio interesse ingannavi. I miei accordi, quando ne ho presi sono sempre stati chiari, se poi da una parte vengono sottovalutate le conseguenze, quello non dipende certo da una qualche mia disonestà. Ma non credo che qualcuno come la Morte possa appartenere a questa categoria. Quello che credo invece è che se siete qui, e se vi palesate a questo modo, ne avrete certo un motivo.» una premessa necessaria dopotutto, tanto per precisare che nonostante tutto, nemmeno lui fosse uno sprovveduto e, se non altro, prima di correre rischi, soppesava bene i pro e i contro.
    «Cosa voglio?» aveva quindi domandato a rimarcare quello che era stato il discorso che sembrava essere alla base di quella conversazione «Non è una domanda semplice, io voglio molte cose. In effetti, io voglio tutto. Ma quello che intendo per tutto è qualcosa che posso costruire per gradi. Ma se con "cosa voglio" intendi il cosa mi ha portato qui, beh... Ho letto della voragine e volevo sapere cosa l'aveva scatenata, quali conseguenze può portare e se posso ricavarne qualcosa prima che la stessa idea possa venire in mente a qualcun altro. Tutto qui, in tutta l'onestà che posso offrire.»
    Dopotutto era la verità perché in realtà non sapeva bene cosa svrebbe trovato all'interno di quella voragine una volta raggiunta. «Però ora, mi permetta di rigirare la domanda. Cosa vuole la Morte da un Diavolo?»
    Doveva ammetterlo che non era stato facile mantenere quell'atteggiamento per tutta quella conversazione. La morte, in qualche modo, aveva effetto anche su di lui per quanto non è che avesse esattamente paura di morire. Semplicemente si rendeva ben conto che quella era sicuramente una figura molto più potente di lui e a cui tenere testa sicuramente non si sarebbe dimostrato facile. Aveva tratto un respiro e fatto un passo indietro per poter osservare meglio quella figura. Il dado, ancora una volta, era tratto e l'unica cosa che poteva fare era attenderne il riscontro.
     
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    Quella figura dall'aspetto pseudo femminile aveva ascoltato l'angelo parlare, non lo aveva interrotto nemmeno un istante perché in fondo era la Morte e non aveva alcun interesse avere a che fare con i vivi, salvo quando si trattava di venire a prendere la loro anima e accompagnarla negli abissi.
    Alla Morte non interessa di nulla e di nessuno. Si era sentita attirata da quel concentrato di terrore e di desolazione poi, dato che non era morto solo quel poveraccio che si era ritrovato proprio nello stesso bagno dove era stato Key. Lì, in quei corridoi, in quel castello, c'era una vera e propria carneficina, una strage di innocenti senza apparente motivo. Sarebbe stata una notizia eclatante e sconvolgente per la città di Nouvieille, anche per quell'Angelo che in fondo, di umano, ne aveva ucciso uno solo. A tutto il resto ci aveva pensato la Morte che al suo passaggio aveva mietuto vittime facendole cadere una a una a terra come sacchi vuoti. E ora quei corridoi non erano altro che desolazione e orrore, ma questo alla Morte non interessa. Non interessa nemmeno dove sarebbe andata ognuna di quelle anime, lei aveva solo fatto il suo dovere: far morire i vivi.

    Quella stessa figura però aveva cominciato a mutare la sua forma, abbandonando le fattezze di donna e quindi di mortale fino a trasformarsi in fitta nebbia, talmente fitta che si poteva quasi toccarla con mano, sentirla gelida e penetrante come nessuna delle nebbie di questo mondo. Anche l'ambiente stava cambiando, attorno a Key cominciarono a sparire pareti, soffitti, suolo... Tutto, vi era solo lui, la Morte, quella nebbia abissale e le decine di corpi riversi a terra ormai senza vita.
    Non era all'Inferno, no, la Morte l'aveva portato in quel limbo dove lei abitava perché la Morte non abita né in paradiso e né nell'inferno, e in nessun altro luogo descritto dagli esseri umani nei loro libri di culto. Era nel nulla più assoluto, avviluppato dalla nebbia e circondato dai corpi morti. La Morte, ora a casa sua, non era più visibile perché il tutto lì era morte e desolazione.
    Se volessi potrei portarti via l'anima e rispedirti da dove sei venuto -gli rispose in merito alla ultima domanda posta dall'Angelo- Mi basterebbe solo pensarlo e tu non saresti più ciò che sei ora. Il tuo corpo sarebbe in compagnia di questi altri e il tuo spirito all'Inferno
    Qualche attimo di silenzio assoluto, che in quel posto che non era un posto fatto per i vivi, quei pochi attimi parvero all'Angelo delle ore. Ore? Giorni? Chi poteva dirlo?
    Ma visto che mi hai dato da fare molto questa sera -continuò riferendosi a tutti quei vivi che si era presa con sé- potrei essere misericordiosa con te, ma solo a un patto: ti pongo tre indovinelli, o tre enigmi e se ne indovini due su tre allora ti mostrerò la strada per la voragine di cui hai parlato. Ma se accade il contrario...
    Aveva lasciato intendere che se Key avesse sbagliato due dei tre indovinelli, o enigmi, sarebbe tornato all'Inferno e non di certo in forma corporea, non tangibile. In povere parole, sarebbe morto.
    Sei disposto a rischiare?



    Allora, premetto che Key non può tornare sulla dimensione dei vivi in alcun modo, è intrappolato nel regno della Morte proprio perché ha espresso il desiderio di scoprire sulla voragine. La Morte ha accolto la sua richiesta e ha deciso di 'aiutarlo' a modo suo :D
    Spero accetterai la sfida, non farmelo sapere in spoiler, ma tramite il tuo post di risposta. Nel caso accettassi, immagino che userai il web per trovare le soluzioni e non posso proibirtelo anche perché non ho modo di controllare.
    In ogni caso, buon divertimento!

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    L'intero bagno, il castello e tutto quello che lo circondava si era dissolto davanti ai suoi occhi. E ora era circondato da quella desolazione che aveva preso forma mano a mano e che doveva appartenere alla Morte stessa. E poi c'erano i corpi, corpi morti, corpi di quelli che erano stato all'interno del castello e che ora erano solo gusci vuoti. Tre, cinque, dieci, tredici, diciassette... Aveva smesso di contarli poco dopo mentre un brivido gli era salito lungo tutta la colonna vertebrale.
    Ma non era terrore e nemmeno compassione. Tuttavia, per quanto il suo spirito potesse essere arido di sentimenti, tutto quello non poteva non generare una qualche reazione. E il suo corpo aveva reagito a quello spettacolo che aveva in sé qualcosa del sublime che descrivono tanti letterati. E lui di quello ne sapeva qualcosa perché l'arte l'aveva sempre apprezzata in tutte le sue forme. Dalla letteratura alla pittura, e così discorrendo. Se ne era sempre circondato e, tutto sommato, quella nebbia scura che era la Morte stessa aveva il sapore di quell'attimo di tenebra che precede la tempesta, quando le nuvole coprono il cielo e nascondono gli ultimi raggi del sole e l'aria stessa diventa più fredda.
    Era tornato a osservare la morte, per quello che poteva vedere e percepire in quella folta nebbia che non era altro che oscurità e nulla più mentre ascoltava quella voce che veniva da ogni parte e da nessun luogo.
    «Da dove sono venuto? E da dov'è che sarei venuto esattamente?» aveva domandato con una leggera vena d'ironia, non derisoria, ma di chi trova nell'espressione usata qualcosa di anomalo e forse leggermente scontato «Io sono nato qui, in questo mondo e nel modo in cui sono.» Ma non era quello il punto, vero? Perché alla fine dei conti aveva inteso perfettamente quello che lasciar comprendere la Morte con quelle parole. «Se dicessi di no, cosa fareste? Mi lascereste andare e mi riportereste in quel bagno da dove mi avete prelevato o sarebbe comunque come acquistare un biglietto di sola andata per l'oltretomba?»
    Un sorriso amaro perché, di fondo, si rendeva conto che l'unica soluzione vera e propria era quella di partecipare al gioco, ma d'altra parte, se doveva davvero scendere a patti con la Morte che almeno quei patti fossero chiari e precisi.
    «Se accade il contrario cosa?» aveva dunque domandato «Sono un diavolo, l'avete detto voi stessa. E allora dovreste sapere anche bene che gli accordi sono il mio pane quotidiano e pertanto preferisco che siano chiari dalla prima all'ultima postilla.»
     
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    Non c'era assolutamente da scherzare con la morte, a meno che non si avessero istinti suicidi e allora il sarcasmo dell'Angelo avrebbe avuto senso, ma fatto per sbeffeggiare la Morte... A Lei infatti quel modo di fare aveva stuzzicato qualcosa simile a quello che prova prima di prendersi la vita di un essere vivente, ma non avendo il suo nome scritto nel suo libro quel giorno, allora non doveva essere il giorno della sua morte a meno che non fossero state cambiate le carte in tavola come aveva proposto lei di fare. L'Angelo e nessun altro conosce i piani della Morte e per tanto nemmeno era a conoscenza del fatto che ora il suo nome era scritto sul libro nero con l'aggiunta di un punto interrogativo accanto.
    Ora key era in pericolo di Morte. In risposta alle sue provocazioni, Morte aveva deciso di non rispondere a parole, non ne aveva bisogno, bensì creando una situazione che avrebbe fatto capire molto bene che era meglio portare rispetto all'elemento che faceva girare il mondo. Se la vita di ogni essere umano era un granello di sabbia passeggero, la Morte è l'unica cosa certa sin dalla notte dei temi.
    Nel giro di pochi attimi l'Angelo cominciò a sentirsi costretto in una morsa indescrivibilmente gelida, un gelo che non faceva parte del mondo dei vivi, un gelo tanto impalpabile quanto intenso che lo stava stritolando tutto quanto, ma in particolare stringeva il torace al fine di fargli mancare molto presto il respiro e lasciargli assaggiare l'amaro sapore della morte.

    Tu non devi proporre a me patti e accordi, sono io che decido se lasciarti tornare nel mondo dei vivi o se aspettare il traghettatore che trasporti la tua anima all'Inferno.
    Continuava a stringere la morsa attorno a lui sempre di più mentre non si poteva dire se stessero passando secondi, minuti, ore o oltre.
    Se non indovini due su tre indovinelli sei morto, altrimenti resti vivo. E' questa la mia proposta. Io non chiedo altro da te e tu non devi chiedere altro da me oltre la vita stessa.
    Il corpo dell'Angelo cominciava ad andare in ipotermia nelle mani, braccia, piedi e gambe fino al ginocchio, la morsa era fortissima e non avrebbe mollato fino a quando non avrebbe ottenuto la risposta adeguata.
     
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    Era sempre stato il tipo di persona che rispondeva alle provocazioni. Dalla sua stazza non propriamente considerevole le parole erano sempre state la migliore arma in suo possesso, solo che non poteva usarle se non riusciva a respirare.
    Era cominciato con il freddo. Un freddo intenso che gli era entrato nelle ossa e che l’aveva portato a strofinarsi le braccia.
    Aveva mosso le labbra per replicare, perché lui replicava sempre a quanto gli veniva detto. Mai avrebbe lasciato che qualcun altro potesse avere l’ultima parola. Tuttavia non era uscito nessun suono e il petto aveva cominciato a fargli male e la gola si era stretta quasi da fargli male. Aveva avuto la sensazione dei suoi polmoni che cercavano ossigeno, ma non l’avevano trovato. E quindi aveva alzato appena gli occhi verso la figura della Morte.
    Non aveva paura di morire a dirla tutta. Aveva corso diversi rischi nella sua vita e la morte l’aveva sfiorata diverse volte. No, non era quello. Era solo che non voleva farlo perché aveva ancora diversi progetti e soprattutto non voleva farlo in quel modo soffocando in sé stesso mentre cercava di arrancare per una cosa del tutto naturale come respirare. Gli sembrava umiliante, quello era il punto. E si rifiutava di farsi umiliare in quel modo.
    Nella sua mente aveva battuto le ali che in quel momento non aveva come avrebbe fatto un uccello in agonia che nonostante tutto cerca di mantenersi in volo. E nel frattempo la sua vita aveva preso a passagli davanti agli occhi. Che strano ragazzino doveva essere sembrato agli occhi di chi gli stava intorno. Lui che aveva sempre disprezzato quelli che lo circondavano, ma che stava al gioco perché dopotutto aveva sempre saputo fare in modo che le pedine si predisponessero come desiderava. Si era fatto strada a modo suo, a volte anche facendo un mezzo passo indietro per poi saltare tre passi avanti.
    Si era detto che gliel’avrebbe fatta pagare, perfino alla morte, perfino se avesse dovuto farlo direttamente dall’oltretomba o dalle profondità dell’inferno. Forse avrebbe perso una battaglia, ma la guerra, la guerra quella l’avrebbe vinta.
    Aveva provato nuovamente a parlare, ma ancora non aveva trovato l’aria necessaria per farlo. E sentiva come se il cuore potesse esplodere, come se non riuscisse a battere e aveva fatto quando in suo potere per rimanere in piedi sulle gambe che, lo sentiva, non lo avrebbero retto ancora per molto.
    Si battuto quindi il pugno sul petto proprio all’altezza di quell’organo che faceva la differenza fra i vivi e i morti. E aveva agitato l’altra mano nell’aria, quasi a batterla su un tavolo invisibile sperando che quel gesto fosse abbastanza eloquente da lasciare intendere che sì, lo accettava quell’accordo, come se poi davvero avesse avuto scelta. Lo avrebbe rispettato fino ai suoi termini e poi chissà, il resto si sarebbe deciso solamente dopo.
     
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    Improvvisamente tutto si fa nero, l'aria si fa gelida sempre di più, anzi ghiacciata, e la stessa cosa stava succedendo a Key, il quale lentamente ma inesorabilmente sembrava stesse andando verso l'ipotermia.
    E poi silenzio, buio, freddo. Un attimo e l'Angelo si trovò a cadere letteralmente al suolo di una caverna, o almeno pareva essere quella. Quel luogo non era grande, doveva avere un diametro che misurava circa 3 o 4 metri e un'altezza poco più superiore ai 3 metri. Le pareti erano completamente di nuda pietra dalla superficie liscia. Non c'erano finestre né porte, solo cunicoli che collegavano una caverna alle altre da stretti e bassi passaggi, o meglio definirli cunicoli.
    Nella grotta dove Key si trovava c'era una fonte di luce soltanto, ossia una torcia che ardeva poderosa dando al luogo un'illuminazione decente per poter permettere all'Angelo di guardarsi intorno. Facendolo, scopre di non essere da solo, ma di essere in compagnia di un omino piccolo e goffo che al momento del suo arrivo gli voltava le spalle.
    L'ometto si spaventa e con un saltello si volta in direzione del suono provocato dalla caduta dell'Angelo, e subito gli corre incontro per intimargli una cosa importantissima, anzi fondamentale, o meglio dire addirittura essenziale per evitare guai. Si mise il dito indice davanti alla bocca lasciandosi sfuggire un flebile sibilo, guardandolo con occhi sgranati come per cercare di attirare la sua attenzione su quel gesto. Con velocità concitata prende un chiodo dalla punta storta e corre davanti alla parete e con mano tremante comincia a scrivere "Non romperlo, non romperlo, o farai rumore!". Le lettere venivano incise una a una con convulsa velocità proprio per evitare che l'ospite inatteso potesse parlare. "Non romperlo" e finito di scrivere quell'ultima breve frase si volta verso Key di nuovo col dito davanti alla bocca che sibilava.
    Cosa stava tentando di dirgli?


    GDR OFF
    Eccoci qui con il primo dei tre indovinelli, ho preferito creare una situazione che lo rappresenti invece di buttare la frase così facendola pronunciare alla morte stessa. Troppo scontato e troppo sterile come metodo.
    Detto ciò, se indovini i primi due indovinelli non sarà necessario fare il terzo, se invece indovini il primo e il secondo no, oppure viceversa, sarà necessario fare il terzo per decretare il destino di Key. Se sbagli due indovinelli Key morirà.
    Buona fortuna!
     
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    [….] Ardente,
    Spaventosa caduta! In un perduto
    Bàratro ei piovve senza fin profondo,
    Ove carco di ceppi adamantini
    Starsi in foco penace il tracotante
    Sfidator dell'Altissimo dovea.
    E già nove fïate era trascorso
    Lo spazio che misura a noi mortali
    La notte e il giorno, ch'ei giacea riverso
    Colla nera sua ciurma in mar di fiamme.
    Vi giacea senza senso e costernato,
    Benchè fosse immortal. Ma lo serbava
    A corruccio maggior la sua condanna.



    [Paradiso Perduto - John Milton]




    L’impatto con il suolo non era stato per nulla delicato e la repentinità del momento non gli aveva nemmeno consentito di districarsi nella caduta e quindi sì, si era letteralmente schiantato al suolo in malo modo. E forse ora che ci pensava poteva essersi pure rotto qualcosa che in quella serie di crack che aveva sentito poteva esserci anche quello delle sue ossa. Però almeno, e quello era un grande passo avanti, l’aria aveva ripreso a scorrergli nella gola e nei polmoni consentendogli finalmente di respirare.
    Aveva soffocato un gemito prima ancora di vedere l’omino strano cominciare a gesticolare davanti alla sua faccia perché non avrebbe dato alla morte anche la soddisfazioni di sentirlo urlare e forse quello era stato un colpo di fortuna. Si era sollevato in piedi strofinandosi le braccia per allontanare quella sensazione di freddo e di torpore che si era impadronita di del suo corpo durante quei frangenti prima di sollevare lo sguardo verso l’alto per verificare se la via per cui era arrivato fin lì potesse trasformarsi anche in una possibile via di fuga e nel frattempo rivolgeva una serie di imprecazioni mentali alla Morte stessa perché, per quanto lo riguardava, nemmeno la Morte doveva avere l’ardire di trattarlo a quel modo. E gliel’avrebbe presentato il conto, oh se glielo avrebbe presentato. E sarebbe stato pure salato! Ma ora era incastrato in quello strano gioco di domande e risposte forse non proprio nella maniera tradizionale.
    Era tornato quindi a osservare l’ometto, o quello che era, unico altro ospite in quella specie di caverna, grotta, sotterraneo, cosa…
    Non romperlo…
    La frase lascia lì sulle pareti. “Non o farai rumore…” era avvero quello l’enigma della Morte? Gli sembrava che la risposta fosse così ovvia che doveva per forza esserci sotto qualcosa di più, perché davvero non poteva essere tutto lì. E poi quell’altro chi era? E perché era lì? Forse per il suo stesso motivo? Poteva forse essere una sorta di gara fra loro due? E allora perché suggerirgli la risposta? Aveva quindi sollevato le mano e fatto quel gesto di come batterle, ma senza alla fine far toccare i palmi e rompere quindi quel silenzio che regnava stagnante in quella stanza solo per vedere la reazione dell’omino e verificare a quel modo la sua teoria su tutta quella situazione.
     
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    Sì, il termine esatto del luogo dove si trova Key è sotterraneo. Un posto angusto dove regna il silenzio, dove si sentono tanti odori di esseri viventi (e forse anche non propriamente viventi), ma non una sola sillaba pronunciata. Solo fruscii, aliti sottili di aria che si sposta, ma nulla di più.
    In quella cella in particolare l'Angelo ora si trova a dover interagire con un ometto dalla statura minore della sua, con indosso degli abiti ridotti a stracci luridi e rotti in più punti, e con un'espressione indescrivibile. Chi era quella presenza lì? E perché si trovava in quel posto? Come mai conosceva la regola del silenzio?
    Quell'ometto lo fissa con il chiodo in mano e alle sue spalle è possibile notare le pareti di quella cella quasi completamente ricoperte da scritte, e più precisamente da domande fatte con una calligrafia, e da risposte composte da una mano, anzi da mani diverse.
    L'ometto fa uno scatto quando vede Key sul punto di battere le mani e si agita andandogli incontro come a voler fermare quel gesto ancora prima che accada, ma vedendo che si ferma esprime molto bene con espressione facciali il suo fastidio per quel gesto dispettoso. Non si poteva scherzare in un posto come quello.

    "Come sei arrivato qui?" scrive sul muro l'ometto. E' possibile notare la stessa domanda più volte. Qualcuno ha risposto, probabilmente coloro che avevano capito l'importante regola del silenzio, altre erano rimaste senza risposta. Quello era il punto: cosa succedeva quando qualcuno osava parlare?
    Ad ogni modo ora era il turno di Key per rispondere.


    In questo post non c'è il secondo indovinello, lascio la possibilità a Key di provare, e sottolineo provare senza certezza di riuscita, a capire cosa accade lì sotto.
     
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