• {Creature Antiche Vivono Ancora GDR} • Gioco di Ruolo by forum a carattere Horror-gotico moderno

Posts written by 'Raven'

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    Chiudi gli occhi, e dimentica - Yui e Aster
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    Nessun problema, fai con calma. Mi permetto di lasciarti aprire il topic, così che tu possa elaborare un attimo la situazione!
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    Yui certamente si può fare! Ricordami, non devo guardare alla tua scheda a causa dell'infezione in corso nella città, giusto?
    Dimmi, vuoi aprire tu o preferisci che improvvisi qualcosa io? Prometto di adattarmi a qualsiasi incipit :D
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    Oh, un abituè? Stavolta sorrisi davvero con malizia, perchè nonostante l'ostinazione in quello sguardo di ghiaccio, nel suo modo di fare serio e composto, qualcosa aveva toccato la corda giusta. O quantomeno un paladino di una causa giusta e retta. Come agente dovrebbe sapere che gli sbirri sono merce particolarmente delicata. Sgradita da altre parti, forse... non nella mia zona. Un contatto con la legge farebbe comodo alle donne tampinate da una clientela troppo asfissiante, ai transgender regolarmente assunti, a tutta quella gente che semplicemente si guadagna da vivere in maniera libera e onesta.
    Ma, oh, cosa vuole che ne sappia io?
    Feci un po' teatralmente, ridacchiando.
    E poi si sarà guardato allo specchio prima di uscire. Poggiai il mento alla mano, guardandolo languido in quelle belle iridi blu. Non sembra affatto una minaccia, così conciato. Un cavaliere errante, semmai... sportivo ed errante.
    Stavolta mi uscì una risata vagamente isterica - di quel tipo di follia che si sviluppa in risposta a cento anni di prigionia e abusi. Tagliente, dal tono alto e disarmante.
    Avevo capito che voleva tenere le distanze, fosse anche solo per cortesia e non per timore di me. Non gli avrei mai messo le mani addosso se non me ne avesse dato un vero motivo, ma forse potevo crogiolarmi nel tepore della sua compagnia, sfiorargli un braccio od una mano ad un certo punto. C'era qualcosa in lui di così distante, e al contempo accogliente, malinconico. Alla fine misi le mani a terra, puntai sulle ginocchia e mi rialzai, come percependo che pure se avessi sporto una mano non l'avrebbe toccata, non ancora per lo meno. Ma mi considerai ironicamente offeso dalla sua ultima dichiarazione.
    Conosco le leggi. Fino ad un massimo di 50 euro non è corruzione, è solo un'offerta genuina. Almeno da che mi ricordi, è così per i magistrati. Figuriamoci per i poliziotti. Mi spolverai i pantaloni consunti, per liberarli almeno da un poco di terra. Nel mentre il mio avvocato interiore si sentiva chiamato in causa ed interveniva, io lo insalamai mentalmente per bene, annodandogli un bel fazzoletto davanti alla bocca.
    Taci, residuo del passato. Sia mai che ti prendano per bello e *addirittura* intelligente, come diceva il Sire.
    Tossicchiai leggermente prima di rimettermi sulle mie gambe, un po' meno stordito di prima. L'esposizione al sole (seppur del tramonto) non era proprio una passeggiata, e di solito finchè non calava la sera mi sentivo sempre più indebolito, quasi anemico.
    Davvero drammatico! Dov'è finita la mia garbatezza? Sono davvero un incivile, chiedo perdono.
    Feci il sostenuto, permettendomi un breve inchino in avanti, facendo roteare la mano in maniera elegante per poi risollervarmi.
    Sapessi cos'ho bevuto di peggio, Mister Occhi Blu...
    Non mi sono nemmeno presentato. Il mio nome è Aster e sono un "intrattenitore", per così dire. Come posso chiamarla, Mister?
    Non mi aveva dato la preziosa borraccia, anzi, mi aveva negato del tutto di bere da lì e questo, per quanto infantile fosse, mi fece uscire un sospiro triste dalle labbra.
    Ho sbagliato qualcosa? mi chiesi, scivolando nell'agitazione. Avevo sbagliato approccio? Avevo dato troppo, o troppo poco? Mi sentii un groppo in gola. Il mio corpo presagiva delle punizioni, delle botte - che non sarebbero più arrivate, ma che rimanevano ben impresse nella mia memoria. Non potei far altro che stringermi nelle spalle, le braccia conserte, ripiegato su me stesso quel tanto che bastava da mostrare una certa delusione.
    Le sue parole successive mi presero alla sprovvista, per questo. Rimasi interdetto, come se avesse acceso una luce nel buio all'improvviso.
    Qualcosa di mio?
    Lo guardai sorpreso e, per un attimo in visibilio, rivelai un enorme sorriso aguzzo, pieno di felicità. Lottai contro una vampata di energia che spingeva nei miei muscoli, da dentro; contro la voglia di saltargli al collo in un abbraccio. "Qualcuno" nella mia famiglia diceva che i vampiri potevano essere quasi più emotivi e lunatici di un umano, specie se giovani - io fornivo una prova concreta a questa diceria, specie ai miei fratelli più anziani. Elettrizzato, riuscii a malapena a stare fermo al mio posto.
    Un nuovo bottino! Una nuova conquista! gridava il mio cervello. Cambiai posizione, spostando il peso da una gamba all'altra, prendendomi una mano con l'altra, torcendola per far scattare le articolazioni. Tuttavia, non riuscivo non a guardarlo con gli occhi brillanti di un bambino in fremente attesa.
    Dell'acqua? Per me? Sarebbe... delizioso. Ed incredibilmente gentile da parte di questo rude e meditabondo poliziotto, che poi tanto rude non è. Cercai di dissimulare le mie emozioni lanciandogli una frecciatina leggera, non potendo far altro che ridacchiare.
    Comprato da una bottiglietta d'acqua? Umph. Suppongo di aver fatto di peggio, perchè no?

    Edited by 'Raven' - 21/11/2023, 14:10
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    My, my... ho l'attenzione di un poliziotto. Tutta per me.
    Sorrisi timido, ma le parole fluirono lo stesso con un certo tono malizioso. Tenni saldamente la mia posizione a terra, allungando le gambe un poco di lato. Era un bell'uomo, un biondo dal corpo piuttosto tonico, alto e dallo sguardo decisamente gelido. Praticamente un bocconcino, il take-away tipico che avrei dovuto consegnare a palazzo.
    Ma non dovevo più fare il ragazzo della spesa per Czarr. Il pensiero mi diede i brividi, facendomi tremare, anche se nella realtà non sentivo affatto freddo. Mi portai le braccia al petto mentre il mio interlocutore estraeva il distintivo, comportandosi con la massima professionalità.
    Un poliziotto. Probabilmente l'unico tutore della legge nell'arco di dieci chilometri, lontano da ogni area depravata della città? Qualcosa decisamente non quadrava nell'amministrazione comunale di Nouvieille. Oppure questo poveretto era momentaneamente fuori servizio ed io gli stavo rompendo gratuitamente le scatole nell'unica mezza giornata che aveva per sè stesso, per un desiderio totalmente fuori luogo.
    Non che mi fosse passata la voglia. Ma dovevo essere gentile, lavorarmelo un po' almeno per ottenere la sua borraccia.
    Sono desolato sospirai con tutto il dispiacere che potevo esprimere sul mio viso, corrugando le sopracciglia. Non volevo disturbarla. Sarei lieto di venire scortato dai suoi colleghi, ma temo non troverebbero la zona... molto accogliente. Non troverebbero neanche una casa, a dire la verità.
    Lo vidi avvicinarsi, lo vidi soppesarmi, pensieroso. Gli intricati ingranaggi nella sua testa si stavano muovendo, ma per cosa? Per me? Potevo considerarmi quasi onorato.
    Forse gli piace quello che vede.
    Però ci aveva tenuto a dirmi subito che non sarebbe stato un pericolo per me. Forse pensava fossi un criminale, o che avrei reagito male. Magari era armato, come quei film in cui i poliziotti portavano sempre una fondina sotto l'ascella! Sarebbe stato delizioso. In realtà ero solo curioso. Scrollai le spalle.
    Ho bisogno di bere qualcosa... un goccio d'acqua almeno. E... di una mano ad alzarmi. Lavoro in San Louis Street. Era un luogo malfamato, una rinomata strada a luci rosse nascosta nei quartieri più vicini ai locali notturni, dove la vita non si spegneva mai nemmeno dopo la mezzanotte. Non me ne vergognavo, ma lo osservai attentamente per cogliere reazioni avverse. Specie gli sguardi di orrore e schifo - i miei preferiti, che di solito mi facevano ridere e mi davano anche una mezza scusa per offendermi o fare l'imbronciato.
    Non vorrei mettere in imbarazzo i ragazzi della sua volante, e non vorrei... portare problemi a sirene spianate. Ci sono molti freelancer che lavorano onestamente anche lì, sa?
    La presi molto alla larga, anche perchè non ero aggiornato e non sapevo quali leggi vietassero la pratica, in Europa. Inoltre, se avessi rovinato il giro di clientela a qualcuno, mi sarei trovato nei guai, guai seri. Giravano anche droghe e papponi in quel quartiere, e per quanto cercassi di tenermeli alla larga, non si era mai abbastanza sicuri dal finire sulla lista nera di qualcuno.
    Veda lei. Ma mi accontenterei anche solo di essere accompagnato al limitare del quartiere. Magari posso far arrangiare un ringraziamento per il suo tempo da parte di qualcuno. Una birra, o qualcosa di più... terreno.
    Gli feci l'occhiolino, solo per vedere se sarebbe caduto nell'imbarazzo o meno. In fondo, era pur sempre un bell'uomo. Atletico, con quell'aria seria e quasi minacciosa che aleggiava attorno a lui come una cortina. Forse era persino pericoloso, il chè lo rendeva solo più affascinante ai miei occhi.
    Oh, no, non di nuovo, Aster. Tu te li vai a cercare tutti, gli uomini con problemi.
    Sicuramente, ci sarà un modo in cui possa ripagare la sua gentilezza.

    CITAZIONE
    Bonus:
    - Vedono bene al buio e nella penombra;
    - Avvertono le emozioni di chi li circonda e le situazioni di pericolo;
    - Non avvertono il freddo per come lo percepiscono i mortali.
    - Carisma alto

    Tranquillo, ci penso io a dare una spolverata a Gianni! Capisco la difficoltà di giocare un personaggio dopo così tanto tempo... perciò, diamogli una bella frullata :P


    Edited by 'Raven' - 16/11/2023, 12:13
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    Ad un certo punto, dei passi arrivarono alle mie orecchie. Il silenzio era così denso da permettermi di sentirli facilmente, nonostante fossi alquanto perso nei miei pensieri. Il rumore di scarpe che calpestavano l'erba in falcate regolari mi fece drizzare i capelli e voltare di scatto. Volente o nolente, ero in allerta: il mio istinto mi gridava costantemente nelle orecchie che il mio Sire era giunto fin qui, in agguato da qualche parte, anche se non c'era una reale evidenza. Una sirena d'allarme fastidiosa e pulsante che non smetteva mai di suonare, ancora e ancora.
    Lanciai uno sguardo alla fonte del rumore, improvvisamente irrigidito. I passi si fermarono, poi ripresero in una marcia veloce e cadenzata in un unico punto. Mi rilassai con un sospiro di sollievo, sentendo il tintinnare di una borraccia. Era solo un uomo, il classico tizio impegnato a tenersi in forma o a sciogliere i nervi facendosi una corsetta nell'aria frizzante e gelida del parco. Un uomo in felpa e pantaloni, fatto e finito, probabilmente infreddolito, che beveva tranquillamente facendosi gli affari suoi.
    Fine momento introspettivo? A malincuore. Lo guardai bere lentamente i suoi sorsi e la sua soddisfazione mi sembrò così convincente da farmi desiderare istantaneamente quello stesso goccio d'acqua. Mi leccai le labbra senza volerlo.
    Potevo immaginare davanti agli occhi un'istantanea del suo pomo d'adamo che si alzava e abbassava regolarmente. Dietro agli strati di tessuto. Sotto ad un velo di sudore e pelle...
    Mi riscossi dal mio sogno ad occhi aperti durato una frazione di secondo, chiedendomi se la mia fosse solo sete o quell'altro tipo di sete. In ogni caso, ora volevo davvero quel dannatissimo goccio d'acqua. Uguale al suo. Avrebbero potuto esserci cento, mille fontane, un'oceano di fontane attorno a me. Non m'importava.

    Dovevo fermarlo? Adesso, assolutamente si.
    Indossai la maschera del povero sperduto - meglio che dire accattone, poveraccio, barbone - e mi rimisi la camicia sgualcita di volata, abbottonando giusto le prime due anse. Non mi alzai, ma feci un gesto ampio con la mano per attirare la sua attenzione.
    Per la carità, non che ci volesse un genio dell'osservazione. Ero pallido, smunto, coi capelli bianchi, vestito leggero d'inverno, praticamenticamente un personaggio appena uscito da un penny dreadful dal vago retrogusto di fine '800. Almeno non strisciavo nel fango - non ancora.
    Dobroye... ehm, mister? Il buongiorno in lingua straniera me lo potevo risparmiare, ma l'abitudine mi aveva tradito. Mi morsi silenziosamente la lingua e tornai all'inglese, cercando di parlare in maniera disinvolta e comprensibile, senza accavallare una parola all'altra. Per favore, mi aiuti.
    Sigh. Cento anni e come vampiro fai ancora schifo.
    La tattica era quella base: sono debole, ho fame, ho sete, al fuoco, guardatemi! Qualsiasi cosa per attaccare bottone, per spingerlo a fermarsi. Per spingere quel bottoncino nascosto che gridava "pietà".
    Io... mi sono perso.
    Allora non era un'impressione... fai *veramente* schifo.
    Dopo qualche secondo di circostanza, mi affettai ad aggiungere qualcosa.
    Non vivo qui da molto. Potrebbe... darmi una mano?

    Edited by 'Raven' - 15/11/2023, 20:23
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    Lo strano caso del timido luccio e del gatto che gli insegnò a nuotare
    https://creatureantichevivonoancora.forumc...2912731#newpost
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    Un tramonto invernale. Un fiammante, basso, caldo tramonto invernale che solcava il cielo come una freccia, dividendolo in porzioni rosee e azzurre. Quanta bellezza. Quanta... vastità.
    Mi sembrava di aver passato un'eternità inghiottito nell'ombra, una vasta quantità di tempo scandita solo da un continuo via vai di volti e nomi, da un susseguirsi di carni e lenzuola e muri ammuffiti, ed invece erano passati anni. Decenni. Evaporati, svaniti come un pugno di fumo.
    Sorrisi, intrappolato tra quel tramonto ed i miei pensieri. Era bastato invece solo un istante - un attimo di distrazione - per riuscire a fuggire. Una frazione di secondo, una millesima porzione di coraggio... o disperazione. O fortuna, sebbene il pensiero mi facesse rabbrividire.
    Potevo dire di essere l'unico della mia nobile "famiglia" ad aver visto di nuovo il cielo scarlatto.
    Potevo dire di aver vissuto di nuovo, almeno per un altro giorno. Certo, vendendomi, raffazzonando un pezzo di casa, qualche vestito e qualche soldo, ma pur sempre per conto mio. A modo mio.
    Un uomo deve pur mangiare..., mi dissi leccandomi la punta di un canino. Il freddo allontanava la gente dai parchi quasi imbiancati. Ero venuto lì proprio per quel motivo, per godermi il mio momento di silenzio, seduto all'ombra di un albero dai rami spogli - e ne avevo trovato uno perfetto, con le radici spesse e ben piantate nel terreno, abbastanza nodose da produrre una conca accogliente, anche se non troppo privata. Alla fine della serata sarei finito di nuovo in mezzo alla movida notturna, vuoi per sopravvivere, vuoi per sopprimere la solitudine. Quindi... perchè non farlo?
    Sospirai, seduto a gambe incrociate, iniziando a sbottonarmi la camicia un po' sgualcita. Bianca e pulita, certo, ma non stirata. Il tessuto sguciò tra le mie dita con un fruscio mentre la abbassavo, in modo da scoprire petto, spalle e schiena. Volevo sfruttare ogni momento di quel bagliore sul mio corpo. Mettermi comodo e a mio agio, con i pensieri e non solo.
    Se avessi avuto un cellulare, avrei perfino interrotto quell'idillio per scattare delle fotografie. Magari mi sarei guardato uno di quei... film, giusto? Immagini in movimento, storie raccontate. Serie televisive. Sì, mi sarei goduto uno spettacolo e non solo la mia prima vera ventata di libertà.
    Ma non avevo un cellulare.
    Non avevo quasi nulla.
    Nemmeno i vestiti che avevo addosso erano del tutto miei.
    Scossi la testa, allontanando i pensieri non graditi. Com'erano cambiate le cose dal 1900. Da gentil'uomo ad accattone! Da avvocato immobiliare al lavoro più vecchio del mondo. Nel futuro. C'erano un'infinità di cose che non capivo ancora del tutto. Per fortuna, non mi mancava lo spirito di adattamento.
    Di certo, con una certa sorpresa, non mi mancava il cibo. Di frequentazioni, o clienti serali, disposti a farsi fare determinate cose ne avevo... e quasi tutti morivano dalla voglia di farsi dare un gelido bacio al sapore del loro stesso sangue.
    Sorrisi quasi con scherno. Non per loro, o per le loro tendenze, o comportamenti. Non li potevo giudicare - non erano nè buoni nè cattivi, non più di quanto lo fossi io. Lo scherno era per me, che di nuovo mi trovavo ad obbedire... dietro un contratto paritario e con qualche clausola in più.
    In realtà mi andava bene così, per il momento. Il resto poteva venire poco a poco, sperando che la fortuna tipica del ladro da quattro soldi mi arridesse sempre. Avevo rubato degli stivali del mio numero da un legittimo possessore accasciato dietro un cassonetto l'altro giorno, ed il giorno prima dei jeans scuri. Il giorno prima ancora, ero riuscito a intortare una deliziosa signora tanto appassionata di sartoria ad un mercatino dell'usato. Una donna tanto dolce, che si era offerta perfino di farmi l'orlo ai pantaloni in cambio di un caffè.
    Non che non sapessi dare due punti di cucito. Dopo i primi vent'anni impari a rattopparti i vestiti da solo, se non sei stupido. Solamente, era stata una bella scena - ed un po' me ne vergognavo. Lei era stata gentile con me. Mi aveva trattato bene. Da essere umano, intendo.
    Mi aveva detto che ero un bel giovane. Sarei arrossito, se avessi potuto. Peccato non potessi vedermi nello specchio da anni e quasi non ricordassi con che faccia mi alzavo dal letto.
    Sbuffai, scocciato, e mi accoccolai un po' di più tra le radici.

    Edited by 'Raven' - 14/11/2023, 16:11
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    Topic di valutazione di Aster An Coinìn.
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    Sono tornato, darling!
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    Oh...?
    Arrivato al tronco con le membra pesanti e a passo tranquillo, posai il deretano sul mio meritato trofeo - il terreno morbido e profumato d'erba, abbracciato da una radice dell'albero - e stesi la schiena contro il tronco, sentendo i muscoli alari guizzare sotto la pelle. Il giovane ragazzo che teneva il cane buono mi aveva rivolto delle parole molto assennate per un proprietario di animali, nonostante il cane fosse evidentemente irritato dalla mia vicinanza.
    No, affatto.
    L'intero posto vicino a lui ed al proprietario odorava sottilmente d'ozono, come se l'aria fosse elettrica. Lo trovavo un odore piacevole, accomodante, che mi sapeva di familiare. Come avrebbe potuto, considerato che i miei poteri facevano di me una batteria ambulante? Rilassai anche il capo contro un incavo della pianta continuando a guardarlo, una sensazione rassicurante. La mia mezza natura da predatore trovava facilmente preferibile la vicinanza alla natura, ma il mio sangue da angelo nero pulsava di curiosità del tutto umane e di facili comfort. Non era facile mediare tra le due cose. Mi fermai un momento a riflettere, schioccando la lingua nel palato.
    A dire il vero, vorrei provare da sempre ad avere un cane. Anche se, beh, di solito... e feci cenno al suo Scrappy ...quello è il motivo per cui non ci riesco. A quanto pare il mondo animale mi trova fastidioso. Spero di non esserlo attrettanto per lei.
    Magari non aveva voglia di parlare, il ragazzo, considerai scorgendo il libro che aveva avuto in mano anche prima. Così come certo non erano aperti al dialogo quelli che guardavano ossessivamente il cellulare, quelli con le cuffie dell'Ipod nelle orecchie sulla metro di prima mattina e tutti quelli che volevano stare soli con sè stessi. Avrei voluto capire quale fossi tra di loro - se in quel preciso momento fossi più o meno disposto a conversare più che riposare. Se fossi quello che intenzionalmente creava varchi verso le menti ed i mondi degli altri, o se volessi rimanere solo col mio per un altro po'.
    Guardai il cane, pensieroso. Quando il mondo ti piazzava un bel po' di coltelli nella schiena, l'unica cosa che poi finivi a desiderare era che qualcuno ci fosse sempre, indiscutibilmente, solo per te. Forse volevo un cane da addomesticare perchè fossi il suo unico Dio sulla terra, l'unica cosa a cui avrebbe guardato con folle gioia. Non era questione di odiare o amare il padrone, perchè era abbastanza che mi adorasse e desiderasse sempre, sopra ogni altra cosa. Ed un cane ben trattato desiderava sempre essere utile e buono col suo proprietario...
    La sto disturbando, mi perdoni. Ma piacere di fare la sua, vostra conoscienza. Il mio nome è Scott. Scott Celler.
    Era questione di semplice e pura formalità, un saluto senza troppi convenevoli a cui si poteva rispondere o meno. Non allungai nemmeno la mano, una gentilezza accessoria che potevamo evitare e che si perdeva facilmente lavorando in un ambiente ospedaliero o in un obitorio come nel mio caso. Sempre nel caso non volessi scatenare un'emergenza sanitaria. Purtroppo, andavo troppo fiero del mio lavoro per mandare al diavolo così anni di studio e preparazione.
    E' un alano? Era enorme, probabile che lo fosse. Durante una gitarella tra le montagne italiane ne avevo visto uno simile che ancora ricordavo bene: quando aveva abbaiato i vetri dell'intera baita avevano tremato di paura. Eppure, solitamente erano cani piuttosto mansueti. Ovviamente, poi Adi aveva iniziato a fare il matto correndo avanti e indietro per la vallata nella sua forma canina. Feci un mezzo sorriso a quel pensiero.
    E' davvero un bel cane. E sembra anche piuttosto in salute. Il fatto che prima di darmi alla medicina il mio abituale incontro con ago e filo fosse avvenuto tramite le mani di un veterinario piuttosto capace mi dava una certo metro di misura. Potevo permettermelo. Si sentirà stretto, anche in una città grande come Nouvieille.
    Chissà perchè, di quest'ultima cosa non dubitavo. Mi bastava guardarlo negli occhi e sentirlo nella sua postura. Con un guinzaglio ed una museruola mi sarei sentito anch'io in gabbia... o lo ero già, pensandoci bene. Cosa non avrei dato per avere le forze di alzarmi in volo, muovendomi tra un albero e l'altro?
    C'è davvero poco posto per quelli come noi, in questa dannata città...
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    Chi conosceva il me stesso di Nouvieille sapeva che in quanto rompiscatole alato non avevo mai tollerato la vicinanza degli animali, di qualsiasi razza, taglia e colore, a meno non fossero volatili o predatori di una qualche specie a me affine. Ma non era sempre stato così negli altri paesi in cui ero andato in visita: il fantasma di Adi mi aveva sempre seguito sotto forma di cane nero come copertura (fino a quando non aveva occhi rossi, allora c'era da correre) e di fatto avevo sempre avuto un enorme "amico"... affiliato nero a quattro zampe al mio fianco. Ora che Adi era andato a farsi i fatti suoi da un pezzo - a parte tornare per chiedere il suo riscatto in dvd registrati di Beautiful e non so quale altra serie tv - anch'io provavo un certo fastidio. Tornare dopo otto ore di turno al pronto soccorso, oppure dopo una serata al Moonlight, e non trovare nessuno in casa era sia rilassante che scoraggiante per uno come me che nella vita aveva sempre avuto una gang (più che una band) di ragazzi che andavano e venivano provocando i guai più assurdi. E detto tra i denti, il tedio della mancanza di cacciatori o avversari in qualche modo si faceva sentire, ed i vuoti nel letto anche.
    Che fossi condannato a mangiare molte delle mie partner, era un problema con cui ero giunto a patti da tempo. Ma come curare e riempire il resto?
    Ero stanco, quel pomeriggio. Avevo mal tollerato il turno notturno dove mi avevano chiamato di nuovo in obitorio a mettere composta una signora morta in ospedale, con un trauma cranico ed un edema che probabilmente quelli della sala avevano dato per scontato d'aver trattato bene. Probabilmente avevo anche litigato col medico del reparto, ma sinceramente non lo ricordavo bene - desideravo pace e quiete, oppure un letto, o tutte e due le cose. De facto, tornando durante l'ora di pranzo ed attraversando il parco, il mio stomaco aveva giocato a tirare i dadi, ricombinando i bisogni primari: urgeva sonno, ma prima cibo. Mi fermai al piccolo bar dei giardini pubblici, sotto il patio dove la fine della bella stagione incombeva e l'autunno faceva sentire i suoi primi, freschi abbracci. Per fortuna, c'era ancora abbastanza calore per godere di una bella giornata, ma già abbastanza fresco all'ombra per me per godere di un leggero trench blu scuro, sotto cui nascondevo il vestiario semplice e immediato - una maglia lunga, un paio di jeans e degli stivali come mio solito - di uno che andava a lavoro in tutta fretta e tornava a casa cercando di non svenire per strada.
    Mangiai con gusto un panino, anche se non era mai abbastanza. Pagai ed iniziai ad avviarmi, ma l'istinto mi colse mentre passeggiavo, mentre i miei occhi passavano alla modalità "individua una preda". Una ragazza seduta in bella vista? Troppo esposta. Un vecchio rachitico che tentava di camminare sull'erba, tenendosi al bastone? Mi venne una smorfia: era carne troppo rancida, non adatta ai miei piccoli capolavori culinari mangiati in solitudine. Ma in lontananza vidi un ragazzo seduto sotto ad un salice a beccarsi l'ombra col suo cane, e quello mi apparì... beh, interessante. Era nella posizione giusta per sedersi a riposare; poteva essere una potenziale preda e magari - magari magari - avrei potuto contemporaneamente sperimentare la vicinanza del cane, vedendo se e quanto era tollerata la mia presenza ad una razza sicuramente meno predatrice di un lupo cecoslovacco o di un enorme Alaskan Malamute.
    Mi sistemai il ciuffo all'indietro per darmi un minimo di decoro, nonostante avessi la faccia impallidita dalla nottata e due occhiaie che facevano di tutto per gravitare verso il basso. Iniziai ad avvicinarmi piano, sperando il cane non ringhiasse, e mi misi le mani in tasca camminando tranquillo verso il mio traguardo, ovvero il tronco dell'albero. Mi aspettavo che l'animale iniziasse a fiutare aria di pericolo, ma per una volta sperai di non dover stabilire una dominanza, magari facendomi anche scoprire dal suo innocente, giovane proprietario.
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    Nessun problema. Ti rispondo a breve!
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    Nessun problema! Come da sopra, hai già qualche idea? Dimmi pure :D
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    Vacanze. Vacanze, ah, mie adorate, bellissime, sudatissime ferie!
    Fare il medico a tempo pieno e l'angelo nero (un po' meno), e riuscire a coniugare le due cose con la gestione del Moonlight era un mio esasperato bisogno di riconoscimento dietro le quinte. Non potendo cantare, dovevo perdermi a fare, rigirare, girare in tondo per riempire il cervello di cose a cui pensare, sostituendole a quelle che mi infastidivano. Ma, una volta tanto, il corpo crollava, il medico ed il manager dicevano "grazie ma noi ci diamo dispersi per qualche giorno" ed il lento, dolce mare del nulla atomico nel quale ero costretto a rigirarmi mi rimbambiva a tal punto da allontanarmi dalla mia villa. Trascorrere le ore in piscina era un'abitudine, ma fatto quello ed occupato il mio tempo a ripassare qualche nota di violino e chitarra, la pece tornava ad invadere i miei pensieri. A quel punto, non essendo il tipo da affossarmi nel divano come una foca spiaggiata, iniziavo a vagare, specie di notte.
    Trovavo le notti splendide in ogni circostanza - durante gli incidenti in cui saltavo sull'ambulanza al volo, durante le passeggiate all'aperto, dentro al locale in cui i timidi faretti illuminavano atmosfere così soft da rendermi difficile ricordarmi il suo vecchio aspetto. Le luci della città che costellavano i negozi e le strade sembravano frizzanti e dopo le spruzzate di neve e gli acquazzoni, dall'asfalto si levava quel sottile profumo di ozono capace di invertire il mio odio per il freddo ed il bagnato. Forse avrei preferito prendere una lunga sorsata calda in una tranquilla sala da thè in centro, ma il mio animo (vagamente) bestiale richiedeva una certa attenzione e quella andava colta. In una notte con la luna così alta e luminosa, poi, allargare le ali e volare verso il bosco mi sembrò una vera boccata di libertà.
    Non ero costretto dagli impegni o dalla mia forma umana, non ero costretto dalle leggi della gravità che asfissiavano tutte le cose del mondo terrestre. Ero un corvo, una fata maligna, un cavaliere nero dell'aria che volteggiava sotto la pioggia seguendo le correnti, divertendosi a cercare quella che poteva farlo risalire per poi scendere in picchiata sugli alberi e divertirsi a sfiorarli con la mano, sentendo l'umido delle foglie dargli i brividi sulla pelle.
    Ma ad un certo punto anche il magico mondo alato di Raven sfumava nella stanchezza. Decidi quindi di prendermi una pausa e... beh, cosa poteva esserci di più comodo che dormire stravaccato sul tronco di un albero un po' storto, lasciando penzolare le ali e le braccia al vento della notte, accomodato in qualsiasi posizione suonasse umanamente impossibile?
    Questo finchè le nubi scure che coprivano l'insorgere della mattina non decisero che avrebbero giocato a maglietta bagnata (benchè una maglietta non l'avessi) non appena il sole fosse sorto, cosa del quale non mi lamentavo del tutto, ma mi infastidiva.
    La sensazione era simile a quella di svegliarsi in una jacuzzi, ma bagnati e senza champagne nè bollicine. Per fortuna i rami superiori a quelli su cui mi ero appollaiato per tutta la notte mi avevano in gran parte coperto, altrimenti sarei stato zuppo invece che inumidito - dalla punta dei capelli neri e rossi all'elastico dei pantaloni della tuta, che erano anche l'unica cosa che avevo addosso al momento.
    Argh... le mie ali...
    Mi lamentai muovendo la schiena e le articolazioni delle spalle, con le ali ancora a penzoloni giù dall'albero che mi si erano intorpidite. "Notte da corvo, mattina da piccione" suonava decisamente come un bel motto per descrivere tutte le ossa scricchiolanti in quel momento. Ma rimasi tranquillo. Chi poteva esserci nel bosco, sotto un'acquazzone, nel bel mezzo del nulla di fine inverno?
    Con tutta calma scesi dai rami, mi stiracchiai ed iniziai ad incamminarmi nella radura che di solito era il mio piccolo pezzo di bosco tranquillo, incurante dei goccioloni d'acqua che scendevano dal cielo.
    Ancora un po' di ozio, poi mi sarei dato una bella scrollata e avrei trovato qualcosa da fare...
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