L'inevitabile

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    Era stata una settimana piena di interventi sul lavoro. Qualche appendicectomia, qualche ragade da ricucire e qualche polipo da incidere. Mercoledì c'era stato un'incidente automobilistico. L'uomo alla guida, aveva avuto un crampo, e aveva pigiato d'istinto l'acceleratore investendo una donna che ritornava a casa dopo essere stata dal panettiere.
    Bucci era di turno al pronto soccorso e aveva dovuto drenare il trauma cranico in sala operatoria. La donna aveva ceduto durante l'operazione ma era stata rianimata prontamente e aveva reagito bene. Ieri, venerdì pomeriggio, Davide aveva saputo da un collega che la paziente aveva avuto una ricaduta ed era morta. Ma questi non erano pensieri per Shabbath. Era una giornata di ozio e di preghiera che implicava il riposo. Prima del tramonto del venerdì, Bucci si era fatto una doccia e aveva preparato il cibo per la mattina. Il giorno dopo, aveva portato il suo cane, un'alano, in giro con lui per prendere il giornale e gustarsi una mattina al parco. Poi era andato al baretto del parco per un pasto a mezzo giorno e poi si era disteso per terra sotto le foglie di un salice piangente per rinfrancarsi dalla calura. A mezzogiorno passato, Bucci prese dalla sua borsa a tracolla la sua edizione dell'Antico Testamento e incominciò a leggerlo mentre il suo cane gironzolava lì attorno con in bocca la museruola.
     
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    Chi conosceva il me stesso di Nouvieille sapeva che in quanto rompiscatole alato non avevo mai tollerato la vicinanza degli animali, di qualsiasi razza, taglia e colore, a meno non fossero volatili o predatori di una qualche specie a me affine. Ma non era sempre stato così negli altri paesi in cui ero andato in visita: il fantasma di Adi mi aveva sempre seguito sotto forma di cane nero come copertura (fino a quando non aveva occhi rossi, allora c'era da correre) e di fatto avevo sempre avuto un enorme "amico"... affiliato nero a quattro zampe al mio fianco. Ora che Adi era andato a farsi i fatti suoi da un pezzo - a parte tornare per chiedere il suo riscatto in dvd registrati di Beautiful e non so quale altra serie tv - anch'io provavo un certo fastidio. Tornare dopo otto ore di turno al pronto soccorso, oppure dopo una serata al Moonlight, e non trovare nessuno in casa era sia rilassante che scoraggiante per uno come me che nella vita aveva sempre avuto una gang (più che una band) di ragazzi che andavano e venivano provocando i guai più assurdi. E detto tra i denti, il tedio della mancanza di cacciatori o avversari in qualche modo si faceva sentire, ed i vuoti nel letto anche.
    Che fossi condannato a mangiare molte delle mie partner, era un problema con cui ero giunto a patti da tempo. Ma come curare e riempire il resto?
    Ero stanco, quel pomeriggio. Avevo mal tollerato il turno notturno dove mi avevano chiamato di nuovo in obitorio a mettere composta una signora morta in ospedale, con un trauma cranico ed un edema che probabilmente quelli della sala avevano dato per scontato d'aver trattato bene. Probabilmente avevo anche litigato col medico del reparto, ma sinceramente non lo ricordavo bene - desideravo pace e quiete, oppure un letto, o tutte e due le cose. De facto, tornando durante l'ora di pranzo ed attraversando il parco, il mio stomaco aveva giocato a tirare i dadi, ricombinando i bisogni primari: urgeva sonno, ma prima cibo. Mi fermai al piccolo bar dei giardini pubblici, sotto il patio dove la fine della bella stagione incombeva e l'autunno faceva sentire i suoi primi, freschi abbracci. Per fortuna, c'era ancora abbastanza calore per godere di una bella giornata, ma già abbastanza fresco all'ombra per me per godere di un leggero trench blu scuro, sotto cui nascondevo il vestiario semplice e immediato - una maglia lunga, un paio di jeans e degli stivali come mio solito - di uno che andava a lavoro in tutta fretta e tornava a casa cercando di non svenire per strada.
    Mangiai con gusto un panino, anche se non era mai abbastanza. Pagai ed iniziai ad avviarmi, ma l'istinto mi colse mentre passeggiavo, mentre i miei occhi passavano alla modalità "individua una preda". Una ragazza seduta in bella vista? Troppo esposta. Un vecchio rachitico che tentava di camminare sull'erba, tenendosi al bastone? Mi venne una smorfia: era carne troppo rancida, non adatta ai miei piccoli capolavori culinari mangiati in solitudine. Ma in lontananza vidi un ragazzo seduto sotto ad un salice a beccarsi l'ombra col suo cane, e quello mi apparì... beh, interessante. Era nella posizione giusta per sedersi a riposare; poteva essere una potenziale preda e magari - magari magari - avrei potuto contemporaneamente sperimentare la vicinanza del cane, vedendo se e quanto era tollerata la mia presenza ad una razza sicuramente meno predatrice di un lupo cecoslovacco o di un enorme Alaskan Malamute.
    Mi sistemai il ciuffo all'indietro per darmi un minimo di decoro, nonostante avessi la faccia impallidita dalla nottata e due occhiaie che facevano di tutto per gravitare verso il basso. Iniziai ad avvicinarmi piano, sperando il cane non ringhiasse, e mi misi le mani in tasca camminando tranquillo verso il mio traguardo, ovvero il tronco dell'albero. Mi aspettavo che l'animale iniziasse a fiutare aria di pericolo, ma per una volta sperai di non dover stabilire una dominanza, magari facendomi anche scoprire dal suo innocente, giovane proprietario.
     
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    Parole di Qoèlet, figlio di Davide, re di Gerusalemme.
    Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
    vanità delle vanità, tutto è vanità/Habel.
    Quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno
    per cui fatica sotto il sole?
    Una generazione va, una generazione viene
    ma la terra resta sempre la stessa.
    Il sole sorge e il sole tramonta,
    si affretta verso il luogo da dove risorgerà.
    Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana;
    gira e rigira
    e sopra i suoi giri il vento ritorna.


    Le parole di Qoelet, lette dopo tanto tempo, smossero qualcosa in Davide. La saggezza del popolo ebraico raramente fallisce nel fare breccia di chi lo legge.

    Una generazione va e una generazione rimane. La Terra rimane lo stesso, eh? Questo mi può tornare utile per un incantesimo.

    Poi...accadde qualcosa. Il suo cane iniziò a ringhiare contro uno sconosciuto. E Bucci lo guardò brevemente per poi alzarsi ed affrettarsi a prendere per la sua besta enorme per il suo collare. Nonostante l'animale avesse la museruola, il giovane, almeno all'apparenza, non si fidava a lasciargli fare quello che voleva con gli sconosciuti vista la sua stazza. Poi..diede un secondo sguardo allo straniero perché la sua prima...fugace...occhiata gli aveva accesso qualcosa nel cervello. Un sospetto. Un'intuizione. Successivamente, dato che il molosso non voleva calmarsi, tolse nuovamente la propria vista dalla figura dell'uomo che aveva sobillato il proprio alano.

    Buono, Scrappy. Buono.

    Disse la frase con un tono arrabbiato e l'ultima parola di esso con un fare cattivo. Questo fu sufficiente a calmare il cane, farlo mugolare impaurito e farlo accovacciare per terra. Poi volse il suo volto verso l'altro individuo e inspirò profondamente per poi guardarlo con uno sguardo freddo e asettico cercando di capire perché quella persona risvegliasse quella sensazione di già sentito o visto in lui.

    Salve. Mi dispiace che il mio cane le abbia ringhiato addosso.

    Cos'è quella cresta? O sei un'idiota o una persona molto sicura di sé. Mmm...vediamo...

    Si è spaventato?

    Edited by J. Hogharth - 26/9/2020, 19:43
     
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    Oh...?
    Arrivato al tronco con le membra pesanti e a passo tranquillo, posai il deretano sul mio meritato trofeo - il terreno morbido e profumato d'erba, abbracciato da una radice dell'albero - e stesi la schiena contro il tronco, sentendo i muscoli alari guizzare sotto la pelle. Il giovane ragazzo che teneva il cane buono mi aveva rivolto delle parole molto assennate per un proprietario di animali, nonostante il cane fosse evidentemente irritato dalla mia vicinanza.
    No, affatto.
    L'intero posto vicino a lui ed al proprietario odorava sottilmente d'ozono, come se l'aria fosse elettrica. Lo trovavo un odore piacevole, accomodante, che mi sapeva di familiare. Come avrebbe potuto, considerato che i miei poteri facevano di me una batteria ambulante? Rilassai anche il capo contro un incavo della pianta continuando a guardarlo, una sensazione rassicurante. La mia mezza natura da predatore trovava facilmente preferibile la vicinanza alla natura, ma il mio sangue da angelo nero pulsava di curiosità del tutto umane e di facili comfort. Non era facile mediare tra le due cose. Mi fermai un momento a riflettere, schioccando la lingua nel palato.
    A dire il vero, vorrei provare da sempre ad avere un cane. Anche se, beh, di solito... e feci cenno al suo Scrappy ...quello è il motivo per cui non ci riesco. A quanto pare il mondo animale mi trova fastidioso. Spero di non esserlo attrettanto per lei.
    Magari non aveva voglia di parlare, il ragazzo, considerai scorgendo il libro che aveva avuto in mano anche prima. Così come certo non erano aperti al dialogo quelli che guardavano ossessivamente il cellulare, quelli con le cuffie dell'Ipod nelle orecchie sulla metro di prima mattina e tutti quelli che volevano stare soli con sè stessi. Avrei voluto capire quale fossi tra di loro - se in quel preciso momento fossi più o meno disposto a conversare più che riposare. Se fossi quello che intenzionalmente creava varchi verso le menti ed i mondi degli altri, o se volessi rimanere solo col mio per un altro po'.
    Guardai il cane, pensieroso. Quando il mondo ti piazzava un bel po' di coltelli nella schiena, l'unica cosa che poi finivi a desiderare era che qualcuno ci fosse sempre, indiscutibilmente, solo per te. Forse volevo un cane da addomesticare perchè fossi il suo unico Dio sulla terra, l'unica cosa a cui avrebbe guardato con folle gioia. Non era questione di odiare o amare il padrone, perchè era abbastanza che mi adorasse e desiderasse sempre, sopra ogni altra cosa. Ed un cane ben trattato desiderava sempre essere utile e buono col suo proprietario...
    La sto disturbando, mi perdoni. Ma piacere di fare la sua, vostra conoscienza. Il mio nome è Scott. Scott Celler.
    Era questione di semplice e pura formalità, un saluto senza troppi convenevoli a cui si poteva rispondere o meno. Non allungai nemmeno la mano, una gentilezza accessoria che potevamo evitare e che si perdeva facilmente lavorando in un ambiente ospedaliero o in un obitorio come nel mio caso. Sempre nel caso non volessi scatenare un'emergenza sanitaria. Purtroppo, andavo troppo fiero del mio lavoro per mandare al diavolo così anni di studio e preparazione.
    E' un alano? Era enorme, probabile che lo fosse. Durante una gitarella tra le montagne italiane ne avevo visto uno simile che ancora ricordavo bene: quando aveva abbaiato i vetri dell'intera baita avevano tremato di paura. Eppure, solitamente erano cani piuttosto mansueti. Ovviamente, poi Adi aveva iniziato a fare il matto correndo avanti e indietro per la vallata nella sua forma canina. Feci un mezzo sorriso a quel pensiero.
    E' davvero un bel cane. E sembra anche piuttosto in salute. Il fatto che prima di darmi alla medicina il mio abituale incontro con ago e filo fosse avvenuto tramite le mani di un veterinario piuttosto capace mi dava una certo metro di misura. Potevo permettermelo. Si sentirà stretto, anche in una città grande come Nouvieille.
    Chissà perchè, di quest'ultima cosa non dubitavo. Mi bastava guardarlo negli occhi e sentirlo nella sua postura. Con un guinzaglio ed una museruola mi sarei sentito anch'io in gabbia... o lo ero già, pensandoci bene. Cosa non avrei dato per avere le forze di alzarmi in volo, muovendomi tra un albero e l'altro?
    C'è davvero poco posto per quelli come noi, in questa dannata città...
     
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    Dopo qualche frase di circostanza, Bucci emise il suo verdetto sulla possibile idiozia dello sconosciuto.

    ''No. Non è un alano. E' un chihuahua. Uhm. Quanto meno è cortese.''

    Inspirando dal naso...dopo quella sentenza pensata e non pronunciata, lo stregone percepì qualcosa di strano. L'aria sapeva di aglio. Conosceva quell'odore dopo anni passati nelle aule di scienza al liceo ma...non ricordava, ora come ora, a cosa associarlo. Riprese ad ascoltare l'angelo nero giusto in tempo per sentire le ultime due frasi che uscirono.

    ''Quelli come noi? Gli animali?! I randagi? Senti senti. Stiamo al gioco...''

    Aprì bocca per proferire parola.

    Il desiderio nasce da quello che osserviamo ogni giorno. Ed è un telescopio meraviglioso giacché...perché l'uomo dovrebbe desiderare ciò che gli è facile?

    Disse, fissando con uno sguardo privo di calore il viso dell'angelo.

    Quindi...suppongo che quello che tu voglia non sia facile da ottenere.
    Parlane con me. Vediamo se posso aiutarti.


    Edited by J. Hogharth - 19/4/2021, 09:49
     
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4 replies since 9/7/2020, 16:13   168 views
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