• {Creature Antiche Vivono Ancora GDR} • Gioco di Ruolo by forum a carattere Horror-gotico moderno

Votes given by _†Sang†_

  1. .
    fo9PBPo

    «Touché» Era l'unica parola che la giovane cacciatrice riuscì a proferire. Il bizzarro uomo che le stava di fronte non sembrava poi molto tollerare il suo modo di fare. Il suo retrocedere, il dito perentorio puntato verso la nostra lasciava presagire molto sul suo carattere, cose che forse la giovane ispanica aveva fin troppo sottovalutato. Ma quella proposta arrivò così, diretta come un pugno sul setto e senza alcun segnale di preavviso. Seguiva il suo sguardo dal taglio orientale che scandagliava la sala, alla ricerca della fonte delle loro attenzioni per poi posarsi sul ragazzo dalle iridi smeraldine. Guardava i suoi lineamenti, la sua bocca snocciolare quelle parole che aiutarono ad abbozzare quel sorrisino sinistro. «I miei complimenti Taiwan, hai capito che porcellone!» disse con brio, avvicinandosi al suo orecchio. Un sussurro il tono mellifluo e flebile, leggero come una piuma che libra a mezz’aria ma dalle note violente, dure, come il vento che la spazza via, lontano, sgualcendola e facendole perdere tutta la sua grazia e leggerezza. «Fare leva sulla mia competitività, ti stai giocando bene le tue carte» ricambiò il sorriso divertito e, questa volta, incatenando il suo sguardo a quello del ragazzo «Quel bel bimbo si chiama Elijah e sono più che consapevole di quali siano le sue preferenze sessuali» disse, inclinando la testa su un lato e facendo spallucce «Mi spiace tesoro, questa che abbiamo in mezzo alle gambe ha un potere non indifferente e so ben reggere gli effetti dell’alcol. Ma se vuoi perdere in partenza, fai pure!» Esclamò poggiando poi una mano sul suo petto, nonostante l’avvertimento del ragazzo e del poco piacere a ricevere del contatto fisico, per poi farsi una piccola spinta su questo verso il bancone. Era chiaro che aveva accettato quella folle proposta e che non vedesse l’ora di iniziare a dare il via alle danze. «Vorrei prepararti al fatto che sono una molto pretenziosa» disse, ammiccandogli nonostante non fosse il suo tipo «Date queste piccole premesse: sicuro di reggere una combo simile?» aggiunse con un velo di provocazione, ridendo poi sguaiatamente e sapendo di essere totalmente fuori di melone. E forse ne voleva dare prova. Un monito evidentemente, indirizzato verso l’orientale, come per fargli capire con chi stava avendo a che fare. Si girò verso Elijah, notando che guardava ancora in loro direzione. Le sorrise maliziosa, per poi distogliere fugacemente lo sguardo per poi incrociare nuovamente quello dell'orientale con un'espressione piuttosto eloquente.



    Edited by Nothinglastsforever - 3/10/2019, 19:16
  2. .
    Apprendere che Daisuke fosse asiatico solo nel dna ma che di fatto era al 100% statunitense lo sorprese, ma non piu di tanto. Non era poi così rara come circostanza, al che rivelò anche lui le proprie origini di rimando.
    ...io britannico invece, sono approdato a Nouville da poco.
    Fu breve e conciso come se l'argomento non meritasse ulteriori attenzioni.

    Nell' accennare al fatto che poteva aggredirlo fin da subito, Jesper si limitò a sorridere , un sorrisetto provocatorio di chi acconsente senza proferire parola. In realtà era esattamente quella la sua intenzione perchè si era aspettato fin da subito un atteggiamento ostile, ma siccome il mannaro aveva evitato di tirare fuori gli artigli lui, non sapendo ancora chi avesse realmente di fronte, non trovò occasione per ingaggiare battaglia.

    Avanzando tra la vegetazione, Daisuke continuava a mantenersi calmo rispondendo con cautela. Ogni sua parola era perfettamente sensata e inoppugnabile, cosa che iniziava a far credere a Jesper che stesse dicendo proprio la verità. Possibile si tratti solamente di un bravo ragazzo con qualche segreto paranormale?! Continuava a chiedersi e se fosse stato così, sarebbe stata forse la prima persona sincera in quella città fatta di menzogne e segreti.

    Nel chiedergli dei mannari, si fermò un momento roteando la schiena per osservarne le espressioni facciali con la coda dell'occhio. Daisuke sembrò del tutto sorpreso di sentirne parlare e Jesper non aveva motivo di dubitarne.
    Si, mannari! Licantropi... uomini che si trasformano in lupi, hai capito che intendo...
    Fece lui con crescente convinzione, voltandosi del tutto e gesticolando con le mani che infine si poggiò sui fianchi. Aveva l'aria di uno che sa qualcosa ma non è troppo convinto di parlarne. Poi però continuò.
    Certo! Non c'è da credere, esistono! Anche se in realtà non ne ho mai visto uno prima, ed è appunto per questo che sono venuto qui stasera. Questa è la terza sera di fila che vengo nel bosco sperando di vederne uno dal vivo, ma temo che oggigiorno siano fin troppo furbi per mettersi a correre al chiaro di luna come nelle leggende...
    Il suo tono di voce calò manifestando una sincera delusione, guardando in basso un momento. Continuava a dare per scontato che esistessero e il problema era solo dovuto al luogo.
    Nelle sue affermazioni non traspariva finzione, era sincero come sincero era il suo desiderio di vedere dal vivo quelle creature leggendarie. Daisuke avrebbe potuto percepire un picco improvviso molto forte riguardo quel desiderio, una sorta di entusiasmo subito represso dal proseguire del discorso.
    Aveva omesso lo scopo secondario per il quale gli interessava trovarne uno, oltre a soddisfare la sua curiosità, piu che altro non riteneva necessario farne menzione a uno sconosciuto.

    CITAZIONE
    Pendente Portafoto: turno di ricarica 3/4
    Bonus:
    •Di notte vedono molto bene quasi come fosse giorno, la loro vista si acuisce anche se devono osservare un punto, un oggetto o un essere vivente abbastanza lontano (max 20 metri);
    •A prescindere dal loro aspetto fisico, sono dotati di un forte carisma che molto spesso influisce sulle simpatie e le reazioni di chi li incontra e ci parla. Meno efficace può essere invece su un angelo bianco o un legale buono dal carattere e dalle convinzioni molto forti;
  3. .
    Benone. In questi giorni, allora, scrivo!
  4. .
    Per Olve, fu una visione davvero strana.
    Era la sua prima volta, in questo senso. Non aveva mai visto un vampiro nutrirsi, nonostante si sia circondato di nonmorti di vario genere: sapeva dei ragazzi del rudere, era a conoscenza delle loro abitudini, ma non pensava potesse essere una cosa così intensa. Anche se, ne era sicuro, per loro sarebbe stato diverso, visto che si trattava di succhiasangue relativamente giovani. Julian, all'inverso, era un vetusto draco, con bei secoli alle spalle... Doveva avere una visione molto diversa della cosa. Ed era incredibile vederlo così da vicino. Per Olve, il cibo era una cosa prettamente biologica e animalesca, un bisogno da soddisfare. Poi, ovviamente, si poteva giocare su altro, sul "capire" e sul diventare intenditori di cibo, quel particolare cibo. Quello a cui stava assistendo, invece, sebbene avesse degli evidenti punti in comune, sembrava una cosa più "spirituale". Già solo il modo in cui la vittima si era rassegnata al suo destino, sembrava una cosa particolarissima e unica. Importante, anche, era l'espressione e il modo di nutrirsi di Julian. Era completamente assorto, concentrato quasi, in un'estasi che sembrava religiosa, da un certo punto di vista. Forse avrebbe persino potuto attaccarlo, senza temere ripercussioni, ma non vi era alcun motivo di farlo. Peraltro, gli sembrava tremendo interrompere una cosa così pura e perfetta. La ragazza, dal canto suo, non si muoveva, a malapena respirava. Era sul punto di lasciare per sempre l'altro mondo e non era sicuro se lei lo sapesse o no. Forse stava solo dormendo. Io sono morto, eppure perchè non riesco a ricordare com'è stato? Se l'era chiesto molte volte. Era morto su quelle alture, secoli fa, lasciandosi andare e scegliendo la morte anzichè quell'esistenza vuota e vana. Semplicemente si era lasciato andare. In seguito, si era svegliato, radicalmente diverso, con la fame addosso e l'odio verso il mondo che era rimasto esattamente dov'era. Cosa che lo costringerà, tempo dopo, a scegliere "un'altra morte", questa volta poco più di un coma. Le cose non erano affatto cambiate nei secoli, ma ora, inspiegabilmente, sembrava aver scelto di vivere.
    E la situazione sembrava davvero troppo gustosa, per non sfruttarla... Ma, in che modo? Nella sua testa andava delineandosi un piano o, meglio, un gioco che era possibile fare coi risultati di quella serata così particolare. Ci si tuffò, in quei pensieri, mentre osservava la bevuta del suo "collega" (si poteva dire?) poco distante. Infine si mosse, dirigendosi verso il ragazzo, unico tra due ragazze, una morta, l'altra (forse) pure. Si stava dimenando, con la sua arma conficcata nel petto. Un lago di sangue e urina.
    Stava piangendo.

    Olve impugnò la parte legnosa della sua arma e, facendo forza con l'altra mano sul petto dell'umano, la tirò via, rilasciando un getto di sangue che ebbe modo di evitare cautamente, aspettandoselo. Non era il caso di farsi beccare pieno di sangue, di notte. L'urlo che l'uomo rilasciò, tuttavia, era smorzato, fiacco. Forse lo stress gli aveva fatto mancare la voce, come se gli avesse danneggiato le corde vocali. Oppure, nel panico, il suo corpo si era rifiutato di agire correttamente. Olve leccò il sangue dalla lama, prima di concedersi il dessert, piluccando ancora un pò dal corpo della ragazza, quella già morta da un pezzo. Poi prese il ragazzo per la caviglia, trascinandolo verso il luogo del banchetto: era il modo più facile per spostarlo senza sporcarsi. Una volta arrivati, lo sollevò, stando attento al minimo contatto, costringendolo ad osservare. Se fiati, ti sgozzo. Aveva detto. Sarebbe morto in ogni caso, ma è incredibile vedere in che modo i mortali si aggrappano alle speranze. Se gli avesse detto "morirai comunque tra un minuto", l'altro avrebbe reagito allo stesso modo, sperando in un miracolo che, in un minuto, non sarebbe mai avvenuto. Sperava che quella crudeltà gratuita potesse scuoterlo, ma non avvenne niente. La cattiveria è sopravvalutata. Pensò, prima di farlo cadere a terra in posizione fetale. Quella era un'idea giovane, per cui passò subito a quella un pò più precedente, quella "nata" prima di staccare la sua arma dal corpo di quel poveretto. A tal proposito, la sua ascia era stata occultata e ora giaceva nei meandri del suo cappotto. SI concesse un altro attimo per riflettere.
    Sapeva come i vampiri "procreavano", sapeva che erano in grado di contagiare altre creature col loro "morbo", o qualunque cosa fosse. Non aveva mai assistito nemmeno ad una cosa simile e non sapeva come funzionava. Non lo aveva nemmeno chiesto ai suoi ragazzi, dato che gli importava poco, in quei momenti. Ma ora, invece, era diverso: l'eccitazione della cosa lo stava spingendo verso lidi inesplorati e verso comportamenti bizzarri che non credeva potessero essere possibili nelle sue condizioni. Una parte di lui gli diceva che stava esagerando, l'altra, invece, continuava a dirgli "e se fosse?". Poteva fare un tentativo e, in caso di diniego, dedicarsi ad altro.
    Si avvicinò al vampiro, senza entrare nelle immediate vicinanze. Prese fiato e parlò, lentamente e senza inflessione nella voce. Il volume era tale che solo loro due, e probabilmente la ragazza (se fosse ancora viva), si sarebbero sentiti.
    Julian... Disse.

    Come funziona, invece, la "vampirizzazione"? Era solo questa la sua richiesta. Se il vampiro avesse accettato, e avesse anche capito la richiesta sottintesa, forse avrebbe contribuito alla creazione di un vampiro. Non aveva ambizioni di famiglia e figli, e quella poteva essere la cosa più vicina ad esse, eppure l'idea gli pareva sempre meno idiota. Il suo "Rudere" era popolato esclusivamente da maschi, cosa sarebbe avvenuto se l'avesse lanciata lì in mezzo? Di nuovo, curiosità. O forse, sempre in un affermativo, l'avrebbe voluta tenere per lui, come era più probabile. Non avrebbe avuto nulla in contrario a lasciargliela. In quanto mummia, non aveva lo stesso potere ed era la seconda volta, quella sera, che si sentiva invidioso di quella specie di nonmorti. Del resto, anche lui usciva quasi esclusivamente di notte, preferendola al giorno. Forse, inconsciamente, lo era pure lui.
    Oppure, semplicemente, non sarebbe avvenuto nulla di tutto questo e si sarebbero separati di lì a poco, con un bagaglio di esperienze, si spera, per entrambi. Poi disse, di nuovo. Vuoi anche questo quì?
    Si era riferito al ragazzo. Di nuovo, sarebbe sicuramente morto, il dubbio, semmai, era sapere chi l'avrebbe ucciso e come. E, magari, cosa ne sarebbe stato del suo cadavere. Olve si sentiva appagato, dal punto di vista della fame, quindi, sicuramente non si sarebbe soffermato troppo sul mangiare ancora. Faceva parte del suo modo di nutrirsi: il giusto, magari indugiando in qualche "peccato di gola", ma senza riempirsi troppo. Era un'abitudine che aveva mutuato dalla vita militare: essere troppo pieni e gonfi rendeva più deboli nel caso di un'invasione del loro campo o in caso di assalto al nemico. Nutrirsi era indispensabile, era indispensabile, quindi, farlo correttamente.
    Poi osservò i dintorni, localizzando i sacchi di cui Julian aveva parlato prima. Presto, sarebbero stati molto utili. Le precauzioni non sono mai troppe. Pensò. E lui era uno che aveva fatto del basso profilo in società uno stile di vita. Lo aveva aiutato tantissimo, quella cosa, a non cadere nelle trappole della giustizia mortale. Ma anche "immortale".
    Il modo migliore pareva farli a pezzi. Tronco, gambe, braccia, testa. Magari fare il tronco in due, ma non più di quello. Infine, collocare i resti in quei sacchetti e lasciare i suddetti in qualche edificio fatiscente. Un buon piano, decise. Prima o poi sarebbero stati scoperti, ma sarebbe avvenuto non prima di molto tempo. E loro non si sarebbero fatti trovare facilmente, avendo tutto quel tempo a disposizione.

    Natasha, dal canto suo, stava "sentendo" tutto quanto. Le sensazioni che gli mandava il suo corpo erano nuove e, allo stesso tempo, tremende. Sensuali, ma dolorose. Non era ignorante in fatto di esperienze sessuali, e aveva anche provato qualcosa "di estremo", per così dire. Probabilmente, quello che stava vivendo, era ascrivibile a qualcosa di simile ad un'eventualità di quel tipo, ma molto, molto più forte. Poteva sentire ogni molecola di sangue che lasciava il suo corpo, poteva sentire il caldo abbraccio del predatore che la teneva in un modo così forte da assopire ogni volontà di difesa. L'impotenza che trapelava dalla scena, invece, era assolutamente tremenda ed era probabile fosse già impazzita. Mai si era sentita così in balia degli eventi o delle circostanze, delle persone. Non aveva potere più su nulla. E molto presto avrebbe lasciato quel mondo, in un modo dannatamente strano per una ragazza della sua età. Tutto perchè quella sera erano avvenute delle cose anzichè altre. Tutto perchè avevano avuto quella conversazione sul dove stare quella notte. Ma, ormai, si era arresa al suo fato, non stava lottando. Non ne aveva la forza, dopotutto. Anche nel pieno delle sue condizioni fisiche, sarebbe morta ugualmente. Inoltre, si era concessa quasi con abnegazione. Olve le aveva tolto il bavaglio, simbolo di costrizione sociale e lei aveva tenuto fede a quel patto, offrendosi come sacrificio ad una divinità. Succedeva spesso, ai tempi del vichingo. Nei giorni sacri si sacrificavano nove esemplari di tutto ciò che c'era. Nel caso degli umani, tuttavia, si trattava di persone che avevano scelto di essere sacrificate. Non c'era coercizione, solo volontà di onorare gli Dei nel modo migliore e più personale possibile, con la propria vita. Li si stordiva, con droghe e idromele, prima di gettarle in pasto alla morte. E questi perivano contenti, intontiti. Non era troppo diverso da quello che stava avvenendo in quel momento. Anche Natasha era inebetita, ma da cause diverse, anche se il risultato era ormai uguale a quello che Olve conosceva già. Uppsala. Ricordò. Aveva assistito a molte particolari cerimonie, in quel sacro luogo. Ne aveva nostalgia. Forse aveva nostalgia di tutto quel mondo, era più puro e più facile da vivere, sebbene lui si stesse sforzando di vivere a quella guisa, per quanto in un mondo radicalmente diverso.
    Forse si sarebbe assopito di nuovo, di li a qualche tempo, annoiato, come aveva già fatto. Oppure avrebbe vissuto "avventure" entusiasmanti che lo avrebbero fatto ricredere su quello che credeva di sapere sulla noia.
    La Luna, in alto, osservava tutto, silente.

    Cosa avrebbe fatto Julian? Chi avrebbe ucciso quello rimasto? E chissà come sarebbe finita quella serata, così strana e violenta. Una serata che aveva insegnato ad un vichingo di più di mille anni che sapeva ancora pochissime cose. Che poteva colmare il suo vuoto e la sua angoscia universale con la conoscenza. Insieme, magari a qualcos'altro.
    Qualcosa come il giocare con la vita degli umani, come fossero giocattoli.
  5. .
    CITAZIONE (~ KeiLeela @ 12/11/2017, 21:37) 
    Benvenuta. Ti ho mandato tutto , ma se dovessero esserci problemi, fammi sapere!

    Mp arrivato *_*

    In questi giorni posto la scheda, ho già in mente cosa fare.
  6. .
    Nome utente:Minah#
    Link alla giocata: Minah De Smet: Lavorando per Kei
    Richiedi la valutazione anche per il partner di ruolata? No
    Faccio presente, se ancora valido, che vorrei usare il bonus vinto con questa role. Non riesco a trovare il contest, mi ricordo che c'era un +50% alla valutazione. Se riuscite a controllare voi mi fate un piacere. Se non lo trovate, fa nulla. così almeno chiudo con i premi pendenti.


    Edited by Daisuke R. Stark - 12/12/2015, 22:04
  7. .
    NONSPAMMO - GIORNO 17
  8. .
    NONSPAMMO. TERZO PREMIO, GIORNO 6
  9. .
    avviso abbonato ~ il vampire suol ti invita alla sua nuova lotteria, ricordandoti che puoi prendere 3 numeri QUI
  10. .
    [No Spam]: La Vampires Never Really Die Lottery si è conclusa, vieni a ritirare il tuo premio!
  11. .
    {Avviso Abbonati} Il Dark side of London XIX ha aperto una nuova lottery qui, vi attendiamo :3
  12. .

    L'espressione usata dall'altro "Gli occhi sono lo specchio dell'anima". Gli aveva dato da pensare. e aveva fatto anche sì che notasse che quello avesse posato lo sguardo su di lui forse per cercare di capire cosa dovesse trasparire dallo sguardo che aveva di fronte. Così lo aveva guardato anche lui, mostrando interesse per quello che vedeva, cosa che in effetti era. Se è vero che non si può mentire si può scegliere quale verità sia in qualche modo più conveniente mostrare. Seppure sia possibile a un osservatore attento scorgere qualche traccia del resto c'è sempre un qualcosa che ha il diritto di prevalere su altro. Forse quella, in un certo qual modo era l'unica maniera di poter nascondere il vero tramite gli occhi. Gli occhi scuri dell'angelo mostravano prevalentemente interesse, eppure l'abisso al di là di questo c'era davvero. L'abisso nero e scuro che rappresentava il suo essere. Se avesse dovuto scegliere un sinonimo per se stesso, per il suo sguardo e quello che tralasciava trasparire avrebbe detto la tempesta. Una tempesta scura di quelle che arrivano nel pieno dell'estate, di quelle che ti colgono impreparato, quando il sereno del cielo viene improvvisamente coperto dalle nubi e poi comincia a cadere la pioggia, seguita da lampi e tuoni. La tempesta che raggiunge la nave nel largo del mare, quella che alza le onde, la rovescia e poi l'affonda incurante di quello che porta via con sé, solo perché è semplicemente in grado di farlo di poter portare quella distruzione e di poter, in qualche modo trascinare nelle profondità dell'abisso quasi a voler divorare qualunque cosa si ponga sul proprio cammino. Questo il volto dietro la maschera, quella di pacatezza, quella che fa sembrare il mare sereno e accogliente. La quiete prima della tempesta, non dopo come in poesia è stata descritta.
    Non aveva idea di quanto di tutto quello fosse riuscito a celare, e quanto altro invece fosse parso evidente. Ma c'era ben altro che poteva giocare in suo favore, per quanto terribile e tremenda, per quanto oscura e insidiosa la tempesta ha sempre affascinato l'uomo dello stesso fascino con cui il male stesso si insidia, sottilmente, lentamente, fino ad avvolgere, cullando, quanti decide di rendere parte di se stesso quasi davvero a volerli inghiottire. Perché per quanto insidioso, per quanto ogni essere sia prettamente cosciente di quello che il male stesso è, questo, ha sempre e comunque il suo innegabile fascino. E ne avrebbe avuto la conferma di lì a poco.
    Negli occhi di Daisuke, lui invece vedeva l'inverno. Forse anche per complicità di quel colore in alcuni tratti così simile a quello del ghiaccio. L'inverno che sotto il suo mantello freddo nasconde la vita che vita che sta per nascere. La vita che lotta e che si muove, lentamente per far prevalere se stessa.Anche quella ha un certo impeto seppure in parte pare assopita. E se in primavera la vita da sfoggio di sé in tutto ciò che che la rappresenta, in inverno, la vita assomiglia, quasi a una fiera nascosta nell'erba alta. Tigre... Tigre... di nuovo. Lo aveva detto per gioco, l'aveva detto perché aveva visto il tatuaggio, eppure più lo guardava più quel paragone gli sembrava tutt'altro che sbagliato. C'erano istanti in cui Daisuke aveva davvero gli occhi di un gatto. occhi che guardano, osservano studiano eppure restano là, nel loro posto e raramente mostrano un vero interesse. Eppure aveva notato anche come qualcosa mutava nello guardo quando riceveva qualche complimento, come mostrasse soddisfazione. Come l'adulazione nei suoi confronti la trovasse particolarmente gradevole.
    Quando era tornato con le sigarette si era riseduto nella stessa posizione iniziale, ovvero sul bracciolo del divano e dopo quel primo tiro aveva nuovamente disteso il braccio sullo schienale portando la testa all'indietro. aveva guardato il soffitto per qualche istante poi i era girato nuovamente in direzione dell'altro quando lo aveva sentito rispondere a quel suo commento che in realtà era stato buttato lì solo per fare dell'ironia, sebbene quando ci fosse da ridire a proposito di Dio avesse un abbonamento per il posto in prima fila. Eppure ne era stato orpreso nel sentirne parlare. Quando aveva trattato del libero arbitrio aveva perfino spalancato meglio gli occhi ascoltandolo con un'attenzione tale come se l'argomento fosse diventato improvvisamene molto più serio di quanto non lo fosse stato fino a quel momento. O anche come se non lo avesse creduto capace di parlare in quel modo. «Dio non sa quello che si perde, o forse lo sa, ma è talmente chiuso in quella sua ottica che non vuole ammetterlo. Francamente ho sempre pensato che fosse un idiota. Il libero arbitrio di cui Dio parla vale solo in riferimento alla sua persona, lui può fare quello che vuole, gli altri hanno una lunga serie di leggi da rispettare e, sì, se queste leggi non vengono rispettate c'è la punizione divina. Chiamala inferno, chiamala tormento eterno, ogni religione ne ha fatto una una versione, ogni popolo ne parla in modo differente. Ma guarda la cosa da una prospettiva diversa, dio non ti vuole? Non ti merita, e soprattutto, tu vuoi davvero lui? In riferimento a questo lavoro -e indico il book che l'altro gli aveva mostrato con un cenno del capo- hai detto che non ti piace piegarti a qualcun altro. E non lo faresti suppongo nemmeno per Dio. Non sei tu quello che ci rimette se lui non vuole averti fra le tue schiere. Quanto all'inferno, beh, vorrà dire che farò qualche pressione per farti finire nel mio stesso girone, se non altro avrò ci sarà con chi fare due chiacchiere.» Lo aveva detto con palese tono di scherzo, come se stesse continuando lo stesso gioco cui gli era stato proposto di giocare. prendere tutta quella faccenda dell'inferno sull'ironia, insomma. E in effetti non poté non sorridere quando parlò di preti e suore che nella stragrande maggioranza dei casi non sono certo di bell'aspetto. E su come Dio, effettivamente non dovesse avere un gran gusto estetico. Ma poi si era quasi strozzato quando aveva parlato del Diavolo, anche perché era difficile immaginare che l'altro potesse sapere che il diavolo, o meglio un diavolo ce lo avesse seduto proprio sul suo divano e stavano bevendo grappa, fumando una sigaretta e ascoltando musica. Certo non capita a tutti e non capita tutti i giorni. Aveva dovuto riflette, e aveva dovuto farlo in poche frazioni di secondo . Aveva riempito entrambi i bicchieri, anche per trovare il modo di prendere un po' di tempo, ne aveva porto uno all'altro e quindi si era allungato di nuovo sullo schienale quindi aveva cercato una ciocca dei capelli dell'altro in modo da poterla rigirare tra le dita «È un modo carino per dirmi che tu sei in diavolo o che c'è una fila di diavoli davanti alla tua porta pronti a contendersi le tue grazie? Magari dovrei anche stare attento quando esco, potrebbero considerarmi un ospite indesiderato, o il terzo incomodo.» rise, quindi, anche perché in un certo qual modo gli aveva appena fatto un complimento implicito. Seppure non palesemente gli aveva detto di trovarlo affascinate, visto che i parlava di diavoli affascinanti... appunto.
    Bevve reggendo la sigaretta fra l'indice e il medio e il bicchiere con le altre dita della stessa mano, mentre quelle dell'altra i arrampicavano meglio sui capelli e molto distrattamente andavano a massaggiargli in capo poco dietro l'orecchio, a meno che, certo, l'altro non i fosse spostato. Tutto quel parlare di occhi, sguardi, gatti, diavoli e gironi infernali in qualche modo glielo aveva suggerito. Un po' perché far giocherellare le dita con qualcosa lo rilassava e con la sigaretta ora che era accesa non poteva farlo. «Immagina se il diavolo ti sentisse, probabilmente si sentirebbe lusingato.» Anche quella l'aveva buttata lì, tanto per fare ironia, tanto per continuare lo stesso discorso e tanto perché la situazione era in un certo senso paradossale. Ma probabilmente in un'altra occasione non avrebbe arrischiato nemmeno commenti del genere, ma se non altro, per lo meno avrebbe potuto dare la colpa all'alcol, anche se qualcuno giustamente aveva anche detto in vino veritas molto tempo addietro.
    «Comunque, sul serio, quando parlavo del fatto che potresti fare un nuovo book, non intendevo che avresti dovuto realmente pubblicarlo. Intendevo più una cosa fatta per semplice divertimento, un po' per gioco, un po' per autocompiacimento. Qualcosa che parli di te più che dei gusti di qualcun altro. Non come uno stilista ti vede, ma come tu ti vedi.»



  13. .
    Adesso devo anche darti conto di quello che faccio? Cioè, non solo mi preoccupo perché ti vedo triste, mi devo anche sentire rinfacciare che non ho tempo da dedicarti? Bè, scusami tanto se studio e non esco con te, ma vorrei laurearmi, sai com'è. E poi mi faccio sentire sempre, a differenza tua, questo almeno contalo. Ti ho detto che appena fatti questi esami ci vediamo, puoi smetterla di lanciare frecciatine sul fatto che non ti chiedo di vederci? Bell'amico che sei, davvero. A cazzi tuoi.
  14. .
    Asking Alexandria - 18 and Life (Skid Row cover)
  15. .
    Sto partecipando a una caccia al tesoro online e fra le varie prove vi è quello della raccolta di Random Act of Kindness . Il concorso è il Gishwhes, magari qualcuno di voi ne ha sentito parlare ed è organizzato da Misha Collins (aka Castiel [sì, lui, proprio lui]). Tutto quello che dovete fare è lasciarvi reclutare per un atto di gentilezza, da compiere entro la fine dell'anno. Non dovete cacciare soldi, quelli li ho già cacciati io quando mi sono iscritta alla gara (tra l'altro vanno in beneficenza), non verrete iscritti a nessuna mail list, quindi non dovete preoccuparvi. L'unica cosa sarà ricevere una mail da me (magari potete mandami l'indirizzo per mp), di cui vi aggiungo il testo (così potete anche leggerlo prima) e cliccare il link che troverete in fondo e compilare il form inserendo me come referente ([email protected])


    CITAZIONE
    I'm taking part in a Guinness World Record attempt where we're trying to get 100,000 people to pledge to do a Random Act of Kindness before the end of 2012.

    It will cost you nothing and I would love for you to help me with this. All you need to do is click on the link below and then pledge that you will do a Random Act of Kindness before the end of the year. This will not add you to an email list; it will just make you part of a huge group of people who want to better the world... and break a world record in the process.

    Please remember to enter my email on the form as your referrer, and email me back if you have any questions.

    Click here to pledge, or copy and paste this link into your browser: http://cluster.gishwhes2012.com/pledge.php

    Thank you!

    Ah, sì volendo si può partecipare anche da questo link qui senza aspettare la mia mail, ma fate voi

    Il tutto senza impegno, ovviamente chi vuole ha tutta la mia gratitudine, chi no, non fa niente :benvi:

    Ringrazio il boss per avermi concesso di aprire questo topic :benvi:
46 replies since 16/2/2006
.