La porta dimensionale

Il varco per l’Abisso

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    Agli occhi degli uomini, la vita passa dal buio all'oscurità. Agli occhi degli dei, la vita è una morte...

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    Le sue mani si muovevano dolcemente sulle corde dell’antica arpa.
    Una leggiadra melodia si propagava nell’aria e veniva amplificata dagli spogli muri della cripta.
    L’antica musica di origine celtica le riportava alla memoria antichi ricordi, ricordi di duemila anni prima, quando quella civiltà era all’apice della sua potenza e lei era ancora una mortale.
    I suoi pensieri tornarono al padre, a quando era lui ad avere in mano quello strumento e lo suonava per rallegrarla, nei momenti in cui lei era infelice. Le tornarono alla mente tutte le volte che, dopo la morte dei suoi fratelli, suo padre chiedeva su di lei la protezione degli dei, supplicandoli di non far cadere la maledizione anche sulla sua primogenita. Maledizione che, nonostante le suppliche del padre, aveva attirato su di lei l’attenzione di un vampiro.
    “Arawn. . .” sussurrò malinconica.
    Una corda si ruppe.
    Neris fissò furibonda il disastro che aveva involontariamente provocato.
    Aveva rotto l’unica cosa che le era rimasta di suo padre.
    Il dolore l’accecò.
    Lacrime rossastre scesero dai suoi occhi.
    La vampira le asciugò con una manica della sua leggera maglia di cotone nero.
    La sua mano percorse le antiche incisioni presenti nel legno dell’arpa, antichi segni di un alfabeto, quello oghamico, ormai quasi completamente dimenticato. Un alfabeto che solo lei e pochi altri riuscivano ancora a decifrare.
    Neris rilesse ciò che suo padre aveva amorosamente inciso per lei. Ripercorse con le dita i segni che rappresentavano antichi sortilegi necessari per mantenere integra l’arpa col passare dei millenni, incantesimi che il padre aveva realizzato per lei dopo che aveva scoperto cosa era diventata. Non aveva mai considerato Arawn veramente colpevole di quello che le aveva fatto. Era vero, era stato lui a trasformarla, ma, in realtà, Arawn non era stato altro che un burattino nelle mani della maledizione che aveva colpito la loro famiglia.
    Neris sorrise tristemente a quei ricordi.
    La vampira si alzò.
    Aveva bisogno di aria fresca.
    Dopo aver spolverato la lunga gonna verde, uscì silenziosamente dalla cripta che era divenuta la sua dimora a Nouvieille.
    Si mise a passeggiare tra le tombe, osservando la luna piena che splendeva nel cielo.
    Era quasi Samhain.
    Che strano che le fosse tornato alla memoria quella festa, da millenni oramai non la festeggiava più. Sin da quando aveva abbandonato Arawn.
    Ma quella notte vi era qualcosa di speciale nell’aria, lo poteva percepire.
    Provava una strana sensazione, una sensazione che non era stata solamente provocata dai ricordi che l’antica melodia le aveva riportato alla memoria.
    No, vi era qualcosa di insolito in quel cimitero.
    Neris si fermò, chiudendo gli occhi.
    E seppe.
    In quel luogo, da qualche parte lì vicino, vi era una porta dimensionale.
    Un varco per l’Annwn.

    SPOILER (click to view)
    L’Annwn, l’abisso, è, nella mitologia celtica, il mondo ultraterreno più vicino alla terra, nel quale sono nati tutti gli esseri viventi. E il signore dell’Annwn, l’Uomo Grigio, è Arawn, padrone dei cani della Madre, il cui altro nome è Morte. Non si sa se Arawn il vampiro, il creatore di Neris, abbia preso quel nome dalla mitologia celtica come una specie di beffa nei confronti dei mortali o se la sua presenza portatrice di morte abbia contaminato la cultura di quei popoli, ma una cosa è certa: spesso, durante la sua vita, quel vampiro ha preso volontariamente il posto dell’Uomo Grigio, dispensando consigli ai regnanti che incontrava, consigli che mai erano stati ignorati, e lasciando una scia di sangue al suo passaggio.
     
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    Non sapeva che cosa l'aveva portata ad uscire - nuovamente - di casa, per la quarta, forse quinta notte di seguito.
    Ma sapeva che non ne poteva fare a meno.Incessanti, le voci la chiamavano, la portavano dove chiedevano loro, le sussurravano cosa fare.
    Ultimamente, ricordava più spesso i suoi viaggi, di quando in Irlanda, assieme a colui che reputava sua padre, fece aggiungere oltre al suo nome, Arien anche quello di Lùthien Tinùviel, mentre suo padre, Adùnakhòr ovvero, Signore dell'Occidente, assistette alla cerimonia.
    Da quel momento, rimase molto attaccata all'Irlanda, anche se aveva viaggiato molto, capitava spesso di svegliarsi e ricordarsi il panorama irlandese.
    Vagava senza una meta precisa, nuovamente al cimitero. Forse, c'era un motivo ben preciso..
    Sapeva solo che era come se una forza la stesse richiamando lì.
    Si fermò, quando arrivò ad una zona che non aveva mai visitato, e ne comprendeva il motivo in quel momento.
    Vi era una presenza mai sentita prima, mai incontrata.. anzichè spaventarla, l'affascinava.
    Si avvicinò, quel tanto che le permise di vedere una giovane donna, dai lunghi capelli, che per quello che poteva vedere, sembravano castani, o rossi.
    Le balenò in quel momento una parola..Samhain.. il capodanno celtico
     
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    Non che credesse ancora all’Annwn. . . non ci credeva più da quando aveva scoperto le bugie di Arawn. . . ma l’Abisso era comunque una parte della sua cultura, una parte di lei. Non poteva dimenticare le sue origini o non vi sarebbe rimasto più nulla di umano in lei.
    Immersa nei suoi pensieri, si accorse della presenza dell’angelo solamente quando le fu piuttosto vicino. E non era la prima volta che, distratta dai suoi pensieri, non percepiva la vicinanza di una creatura se non quando era troppo tardi. . .
    Continuò a fissare una lapide come se non fosse cosciente della presenza dell’osservatore. . . o meglio. . . dell’osservatrice.
    Cosa doveva fare? Andarsene o restare?
    Eppure, l’angelo non le sembrava minaccioso.
    E, come al solito, la curiosità la spinse a rimanere.
    La stessa curiosità che, come dice il detto, ha ucciso il gatto. . .
    Scacciando quel nefasto pensiero, girò lievemente la testa per osservarla di sottecchi.
     
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    fissò a suo volta la ragazza che si era voltata. Era un vampiro, come Edward, Asterios, e molti altri che aveva visto prima di quel momento.
    Avanzò verso di lei, abbassando la sua aura, per evitare di bruciarla. Non sembrava avesse cattive intenzioni, sembrava semplicemente che fosse capitata lì per ricordare un passato che non sarebbe mai più tornato..
    Adesso, era più vicina, poteva vederla per bene: le sue erano fattezze irlandesi, e senza dubbio, ciò che rimaneva di umano in lei, l'aveva chiamata fino a lì..
    Camminò un'altro pò, sentendo alle sue spalle i sussurri delle anime che non la lasciavano mai.. Si fermò per non farle pensare che avesse cattive intenzioni. Piuttosto la fissò attentamente, prima di parlare

    - non ti ho mai visto da queste parti.. -
    esclamò con la sua voce profonda e dolce
     
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    Chinò lievemente la testa, in segno di riconoscenza verso l’angelo che aveva abbassato la propria aura. Neris non sapeva esattamente quanto essa avrebbe potuto danneggiarla, essendo la prima volta che incontrava un membro di quella razza, ma non ci teneva a scoprirlo.
    “Già. . .” rispose semplicemente “sono nuova di Nouvieille. . .”
    Inspiegabilmente, le ritornò alla mente Asterios, il primo vampiro che aveva incontrato in quella città. Che avesse involontariamente percepito un pensiero dell’altra?
    Le sarebbe piaciuto averne conferma, ma non le sembrò corretto fare una domanda simile. Dopotutto non sapeva ancora nulla di quella ragazza. Se il suo dubbio si fosse rivelato veritiero, l’angelo avrebbe potuto offendersi sapendo che, anche se inconsapevolmente, aveva percepito un suo pensiero.
    Perciò, disse solamente:
    “Mi chiamo Neris. . .”
     
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    non so se Aste te l'ha detto XD in pratica i vampiri non possono guardare gli angeli troppo a lungo, poichè noi siamo esseri puri, e la nostra aura può danneggiare la vista dei vampiri^^'' lo so, è crudele ç_ç


    - il mio nome è Arien - disse piegando lievemente il capo, spostandosi verso la sua destra
    - e abito a Nouvielle da un'anno.. - la studiai; sembrava aver visto molte ere, molte cose, come lei.
    Fino a quel momento non aveva incontrato nessuno che fosse più grande di lei, nemmeno Asterios. Sospirando, si chiese se anche lei fosse un'Antica

    - suppongo - disse con voce pacata e calma, dopo una breve pausa - che tu abbia conosciuto Asterios.. -
    disse continuando a spostarsi verso la sua destra. Lanciò un'occhiata verso il luogo da cui proveniva quell'oscuro richiamo, prima di guardarla di nuovo
     
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    Grazie per avermelo ricordato! L'avevo letto, ma, aimè, mentre scrivevo mi è completamente svanito dalla mente. . .

    Neris distolse lo sguardo dall’angelo, posandolo distrattamente su una lapide. Anche se fino a quel momento l’aveva osservata da sotto la protezione delle ciglia, gli occhi le dolevano in modo particolarmente intenso e, per alcuni istanti, una nebbiolina biancastra le velò lo sguardo.
    Interessante. . ., pensò.
    Come era anche stato interessante l’accenno ad Asterios.
    Che il fatto che lei avesse appena pensato a lui fosse stato solamente un caso?
    Che Asterios fosse così importante in quella città da essere, per un vampiro, fondamentale conoscerlo?
    Non lo sapeva, ma era cosciente del fatto che Arien doveva aver visto parecchi secoli, ed almeno qualche millennio. Forse era in vita da più tempo di lei. Non sapeva esattamente cosa glielo diceva, ma, se così percepiva, era molto probabile che il suo intuito avesse ancora una volta ragione.
    Perciò, solo per precauzione, chiuse per bene la sua mente, in modo da rendere impossibile per chiunque (o almeno così sperava) la sua lettura.
    “Sì, ho conosciuto Asterios” disse con un lieve sorriso.
    Anche se quasi accecata, non le era sfuggito il leggero movimento dell’altra in direzione, almeno le era parso, del luogo dove doveva trovarsi la porta dimensionale. Perciò, non ritenendo una brutta idea indagare in sua compagnia, sussurrò:
    “C’è qualcosa di particolare in questo luogo, non trovi?”
     
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    nessun problema!me lo dimentico persino io.. pensa te XD


    non temere, non leggo la mente delle persone, se loro non vogliono rispose con un leggere sorriso sulle labbra
    mi dispiace che la mia aura ti provochi fastidio.. sono davvero dispiaciuta. Sembrerà strano, ma contro i vampiri non porto nessun rancore aggiunse annuendo, dandole per un'attimo le spalle, prima di voltarsi di nuovo verso di lei
    non ho visto dentro la tua mente, non temere. Preferisco che la gente - umani e non - mi dicano le cose solo se lo vogliono..
    Ho sentito la presenza di Asterios su di te, e dato che lo conosco anche io, ho pensato che l'avessi visto anche tu

    aggiunse semplicemente, annuendo. La ragazza le aveva chiesto se sentiva qualcosa.
    Annuendo Arien confermò

    è probabile che sentiamo cose diverse..io sento morte.. e sento alcune anime entrare lì..
     
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    Una buona osservatrice. . ., pensò la vampira, Mi piace. . .
    Il sorriso si fece un poco più accennato.
    “Allora, chiedo venia per il mio comportamento di poc’anzi” sussurrò, sempre evitando di guardare direttamente Arien, “ma devi capire che durante la mia vita ho imparato sulla mia pelle l’importanza della prudenza, una qualità che, aimè, da umana non possedevo. . .”
    Sospirò.
    “Sì,” continuò “percepiamo cose diverse. Nel mio caso è come un insieme di sensazioni. . . un sibilo, vari spazi che si incontrano. . . non so come spiegarlo. . . forse potrei dire che sento la presenza di una specie di varco nell’aria, ma non sarebbe esatto. . .”
    No, non sapeva come spiegare le sue sensazioni. . . non sapeva dire come mai era così sicura che in quel luogo vi fosse una porta dimensionale.
    Forse era a causa dei ricordi di Arawn, ricordi che le erano stati in parte trasmessi quando aveva bevuto il suo sangue. Anche lui aveva avuto una simile sensazione. . . una sensazione così forte da divenire inspiegabile. . . e, poco dopo averla avuta, aveva trovato la porta.
    Doveva esser stato proprio in quel luogo, millenni prima, quando Nouvieille non era ancora stata fondata e la natura regnava incontrastata. Sì, il suo creatore doveva esser veramente passato per di lì. . . anche perché di quel tipo di varchi ve ne era solamente uno per dimensione. . .
     
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    non scusarti. Anche io che sono un'essere, una creatura angelica, agisco sempre con prudenza..
    disse lei con un cenno lieve del capo.
    Anche lei, come Asterios, sembrava essere più pacata di molti altri vampiri, forse proprio perchè aveva vissuto davvero per molto tempo.

    forse qualcuno desiderava richiamarti disse pacatamente, ma al contempo le pose davanti quel quesito.
    Le sue espressioni nell'osservare il luogo circostante, quasi come a voler fare dei collegamenti con qualcuno o qualcosa, le suggerivano che Neris nascondeva qualcosa.. ma Arien non voleva forzarla..

    sai disse all'improvviso mi è parso di scorgere una vena di malinconia quando parlavi della tua vita da umana. E' passato molto tempo da quando sei diventata una vampira?
     
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    Che qualcuno desiderasse davvero richiamarla?
    Neris non ne aveva la più pallida idea.
    Osservò pensierosa Arien per un paio di secondi (quel tanto che bastò a farle nuovamente dolere gli occhi), poi girò la testa.
    Non sapeva perché, ma sentiva di potersi fidare di lei.
    “Ho finito la mia vita mortale nel 312 a.C.” disse “ Mi ci sono voluti più di duemila anni per comprendere cosa esattamente avessi perso la notte della mia morte, ma, nel contempo, ho anche capito cosa significhi essere un vampiro. . . tutti i vantaggi e gli svantaggi di una vita immortale.”
     
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  12. ¤.Mëlian.¤
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    l'eternità può essere sia una dannazione,che una benedizione.
    Anche io ho passato molto tempo a rifletterci
    aggiunse sorridendo lievemente 3500 anni non sono pochi, specie se..ti svegli semplicemente..
    apri gli occhi,e ti si dice cosa devi fare
    aggiunse ricordando la sua venuta, se così si poteva definire, al mondo.. la spiegazione di cosa fosse...le guerre..l'amore..
    si riscosse da quei pensieri

    sei soddisfatta di ciò che sei? chiese voltandole leggermente le spalle, prima di trovare un punto comodo dove sedersi, cercando di arrecarle meno fastidio possibile
     
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    3500 anni?
    Dunque il suo istinto aveva avuto ragione.
    Arien aveva sicuramente visto molte più cose di lei. . . e, in tutto quel tempo, doveva aver acquisito una grande saggezza. Perciò, Neris rifletté attentamente sulla domanda, per poter dare una risposta che riuscisse almeno a donare una pallida idea di ciò che, durante alla sua vita, era giunta a pensare. . . un obbiettivo non molto facile, visto la confusione che regnava nella sua mente su quell’argomento.
    “Soddisfatta di ciò che sono? Non saprei. . .” sussurrò “Alle volte lo sono, soprattutto durante le notti in cui non devo cacciare. Ma ogni volta che devo togliere una vita per prolungare la mia, mi sento interiormente a disagio perché non so se io ho il diritto di farlo. Un leone ha il diritto di uccidere una lepre perché è la natura che gliel’ha dato. Ma i vampiri sono parte della natura? Io non lo so.”
    Neris sospirò, un poco malinconica.
    “Col passare del tempo, ho imparato a convivere con questo mio dubbio. . . e ho iniziato ad uccidere assassini, violentatori. . . insomma, persone la cui scomparsa non farebbe soffrire alcuno, anzi salverebbe molte vite. . .”
    La vampira fece una breve pausa.
    “Non so se è corretto, ma preferisco così. . . sempre meglio di uccidere degli innocenti. . .”
    Poi sorrise tristemente.
    “Forse noi vampiri siamo solo degli egoisti. . . chissà. . .”
     
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    Arien rimase in silenzio, lasciando che Neris parlasse liberamente, e senza nessun tipo di forzatura o imbarazzo.
    Congiunse le mani, un gesto che faceva quando era attenta al discorso altrui: raramente aveva potuto parlare di qualcosa di così.. personale?poteva definirlo così?
    abbassò lo sguardo quando le parlò delle sue vittime

    sai disse dopo che la ragazza si concesse una pausa nemmeno i più saggi saprebbero rispondere a questa domanda.
    Cè anche chi, tra i miei fratelli, sarebbe d'accordo con te, e anzi, lascerebbe che te ne occupassi tu. Altri che invece ti direbbero che è come dici tu, che noi, nemmeno noi Angeli, possiamo decidere se una persona, più o meno cattiva, possa vivere o morire..
    la osservò con i suoi profondi occhi, distogliendo lo sguardo, per paura che la ragazza potesse credere ad un qualche attacco da parte sua, alla sua mente
    questo, temo, sarà uno dei più grandi interrogativi che quelli come noi si porranno... per sempre
     
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    Neris si sedette sul terreno ricoperto di radi mucchietti d’erba, mentre nella sua mente risuonava ancora l’ultima frase di Arien.
    Questo, temo, sarà uno dei più grandi interrogativi che quelli come noi si porranno. . . per sempre. . .
    “Forse è una buona cosa non trovarne risposta. . .” disse, dopo qualche istante, “ci ricorda che non siamo dei. . .”
    Il suo sguardo si perse nell’oscurità.
    “. . .e che, alla fine, non siamo poi così diversi l’un l’altro. . .” completò in un sussurro.
     
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