Un nuovo inizio

Arrivo a Nouvieille

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  1. *Narcissa*
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    Arrivata all'aereoporto, dopo ore di volo mi guardai intorno: davanti a me avevo una nuova città, una nuova casa ed una nuova vita. Mio padre non voleva credermi quando gli dissi che sarei partita e che mi sarei trasferita persino in un altro paese. Avevo bisogno di vivere la mia vita, di trovare la mia strada, lontana da lui, dalla mia famiglia troppo legata al passato. Quel giorno stesso avrei avuto un colloquio di lavoro come assistente sociale, avevo viaggiato tutta la notte ed ero esausta però era mattina presto e l'incontro sarebbe stato la sera sul tardi; avrei raggiunto il mio nuovo appartamento in compagnia del mio micio, in teoria tutti i miei bagagli dovevano essere già lì...
    I tacchi alti non mi creavano problemi, ero abituata a portarli per puro piacere però mi sentivo un pò affaticata, mi diressi verso un bar, avevo bisogno di un caffè e di una brioche per mettere qualcosa sotto i denti. Mi avvicinai al bancone ed ordinai poi mi sedetti su uno sgabello ripiegando bene la gonna in modo che non si sgualcisse...
    La gente sembrava normale tuttavia sapevo per esperienza che era meglio giudicare il prossimo dalle apparenze io stessa non potevo definirmi tale.
     
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    Quando la potenza discende, il dio è vicino.

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    Scusami per il ritardo... ieri ho studiato filosofia...

    Non sapeva perché era andata fin lì, all’aeroporto. Si era ritrovata a passare per di lì ed era entrata, incuriosita dai voli. Chissà se c’era un volo per l’Italia? Casa Hastur un po’ le mancava, anche se aveva smesso di chiamarla ‘casa’ dalla morte della madre. Ora il Talamasca era casa sua.
    Eppure, in quei giorni, la sua vecchia casa a Milano era sempre nei suoi pensieri. Come sua madre. Faticava a ricordare la casa come l’aveva lasciata, buia e impolverata... la sua mente ritornava sempre a quando era piccola, quando la casa era pulita e luminosa. E le sembrava quasi di sentire l’odore delle pozioni e degli esperimenti magici di sua madre.
    Ricordò l’anziana e simpatica signora che aveva pagato per tenerle in ordine la casa... un po’, almeno. E si rese conto che non l’aveva più chiamata da quando era giunta a Nouvieille. Una dimenticanza imperdonabile.
    Immersa nei suoi pensieri, entrò in un bar e si diresse verso il bancone. Non le sarebbe dispiaciuto un bel caffè o, perché no, una spremuta d’arancia.
     
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  3. *Narcissa*
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    Seduta al bancone vidi avvicinarsi una bellissima ragazza, ho sempre nutrito molta stima per ciò che in me genera commozione: il suo bel volto lasciava trasparire malinconia se non tristezza...
    Quando vedo passare qualcuno che attira la mia attenzione mi chiedo da dove venga, quale storia abbia ed in quel caso mi domandai quali fossero i motivi delle sue pene. La fissai senza alcuna inibizione, come fanno i bambini piccoli che se sorpresi a guardare una persona non si voltano imbarazzati.
    Pensai a me stessa, alla mia natura: ero andata via di casa perché il mio spirito angelico si era mostrato più che mai, non potevo affliggere a mio padre oltre alla sofferenza dell'abbandono di mia madre anche il supplizio di ricordargliela, se avesse saputo il vero motivo della mia partenza si sarebbe arrabbiato, ne sarebbe rimasto ferito tuttavia non sarebbe riuscito a convincermi a restare.
    Fissai la donna e pensai alla mia vita: avevamo forse qualcosa in comune?
     
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    Si era appena seduta davanti al bancone quando notò che una donna lì accanto la stava osservando. Dai lunghi e ricci capelli castani e la pelle candida e liscia, la fissava con un’espressione particolare... con un interesse quasi infantile. Kim ricambiò il suo sguardo, con un espressione più stupita che seccata. Avrebbe dovuto sentirsi offesa, o perlomeno seccata, da quella che a prima vista si sarebbe potuta confondere con pura sfacciataggine, eppure...
    Quella donna non era umana, ne era certa. Aveva la pelle troppo chiara per un’umana, ma, nel frattempo, leggermente più scura di quella di un vampiro: Kimberly immaginava che, se le avesse sfiorato la mano, non avrebbe sentito il gelo che emanavano i vampiri, ma il tiepido calore di ogni essere vivente. Poi, quell’espressione...
    Quella donna le ricordava... Arien, la proprietaria del ‘YoU rOcK’, l’angelo bianco.
    Che anche lei fosse un angelo?
    “Salve!” Esclamò.
    SPOILER (click to view)
    Scusami di nuovo per il ritardo ma in questo periodo ho avuto una marea di verifiche (e ho avvertito dell'assenza solo con l'altro utente...).
    CITAZIONE
    Aveva la pelle troppo chiara per un’umana, ma, nel frattempo, leggermente più scura di quella di un vampiro

    Questa è una mia pura invenzione... se ho scritto una stupidata dimmelo che modifico.
     
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  5. *Narcissa*
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    Sorrisi divertita ed un pò dispiaciuta: non riuscivo mai a trattenermi dal mettere la gente a disagio però non lo facevo con cattiveria, era puro interesse filantropico. Però mi sembra sempre assurdo l'imbarazzo che uno sguardo interessato provoca nelle persone...
    Mi alzai e le offrii la mano "Piacere, sono appena arrivata, non sono di Nouvieille...mi scusi se il mio comportamento le ha creato disagio..." , il fatto di fare la conoscenza di qualcuno già all'aereoporto mi rincuorava, non sarei stata del tutto sola...

    SPOILER (click to view)
    Non preoccuparti, va benissimo, nella scheda pg ho scritto di avere la pelle chiara quindi non hai inventato...

     
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    Continuiamo pure come viene senza preoccuparci di come terminare la storia se diventa troppo lunga... al massimo Kim riceve una telefonata e deve scappare, non c'è problema... :D Anche se mi chiedo se riuscirò mai a terminare questo topic visto la mole di compiti e verifiche che i prof ci danno! E pensare che devo ancora fare la tesina... :(

    “Non ti preoccupare, non mi hai offesa.” Rispose con un sorriso, stringendole la mano tesa. “La curiosità è un’ottima qualità, almeno secondo me. Curiosa come sono, rischio sempre di ‘rimetterci lo zampino’, come si suol dire.”
    Nel volto della donna aveva visto curiosità, ne era certa, una curiosità quasi infantile. Non l’aveva fissata per derisione, come spesso capitava quando incontrava ragazzi della sua età... no, nel suo volto Kim aveva visto solo curiosità, pura curiosità.
    E non poteva certo rimproverarla per quello, quando lei aveva fatto della curiosità il nodo cardine della sua vita. Era stata la curiosità a farla divenire un’Osservatrice, era la curiosità che aveva trasformato la sua vita in un susseguirsi di guai e avventure.
    “Il mio nome è Kimberly, Kimberly Hastur.” Si presentò.
     
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5 replies since 6/4/2008, 20:38   164 views
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