Una serata al cinema

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    Quando la potenza discende, il dio è vicino.

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    Era ferma davanti al cinema, osservando i manifesti dei vari film, indecisa su quale guardare. Era vestita con colori chiari: una maglietta bianca che spuntava da una leggera giacca beige e una gonna viola lunga e svolazzante. I suoi capelli biondi e leggermente mossi erano sciolti, tenuti a posto solo da due o tre forcine. Era leggermente accaldata, avendo camminato fin lì dalla Sede del Talamasca, e non vedeva l’ora di vedersi un bel film. Peccato che non avesse la minima idea di quale scegliere.
    Il suo sguardo si spostò da ‘Il cavaliere oscuro’ a ‘Le cronache di Narnia, il principe Caspian’. Fissò entrambi i manifesti, cercando di decidersi. Sarebbe stata più portata a vedere ‘Il principe Caspian’, ma, qualche anno prima, aveva letto il libro e sapeva che, se avesse visto quel film, si sarebbe ritrovata tutto il tempo a confrontarlo con il libro che ricordava piuttosto bene. Inveì contro i manifesti, la sua indecisione e il mondo intero, e non proprio silenziosamente.
     
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  2. Danceny
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    Era appena uscito dal parcheggio dell'ospedale dentro la sua Aston Martin e, anche se decisamente stanco per le varie pratiche da compilare e tutte le preoccupazioni che i medici arrivati da non molto gli stavano procurando, optò per passare la serata in modo decisamente diverso che la solita visita al Museo; anzi, non si sarebbe stupito di trovarlo con le porte sbarrate, era troppo tardi. Gli auricolari nel frattempo, mentre continuava a pensare sul da farsi, lo informavano che il centro della città era talmente affollato di automezzi che erano dovuti intervenire più vigili del dovuto, quella sera. Abbassò il finestrino lanciando l'ottava gomma da masticare al tabacco del giorno, prendendosene poi una alla menta per eliminare il cattivo sapore rimasto. Quella settimana era entrato 3 volte in farmacia per comprare quella schifezza, doveva sicuramente darci un taglio: la sua personalità era troppo forte e incapace di ammettere errori per considerare il fumo come un reale problema, per questo prendeva quelle dannate cicche! Staccò il capo dell'auricolare per attaccarlo al cellulare: di nuovo il suo commercialista, premette il tasto dopo qualche secondo che la suoneria preinstallata a cui le sue orecchie erano così abituate suonava ad intermittenza. Quel "succhiasoldi" aveva chiamato solo per ricordargli di mandargli l'assegno del mese, cercando poi di fare conversazione come un serpente che sibila nelle orecchie prima di stritolare la vittima. Sorrise per il paragone azzeccato da lui fatto rispondendogli con quella cordialità mondana di sempre.
    Staccò la chiamata dopo qualche minuto, per poi fermarsi finalmente nella sua destinazione: il cinema. Da quanto tempo non riusciva a gustarsi un buon film? Raggiunse il piccolo parcheggio posizionato davanti all'ingresso sistemando la macchina in posizione perfettamente orizzontale. Chiusa la macchina sportiva e scese, elegante come al solito, i capelli tirati indietro e l'abito impeccabile. Si diresse verso i manifesti, e colse al volo una ragazza che li guardava. All'affiancò, mano nelle tasche, e guardò a sua volta, la solita espressione compiaciuta e un sorrisetto sfrontato "Indecisa su che scegliere?"
     
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    Era così immersa nei suoi pensieri che non lo sentì arrivare, almeno fino a quando lui non parlò. Trasalì, mentre la sua mente - ancora intenta nella scelta del film - registrava la sua presenza. Si girò verso di lui forse un po’ troppo velocemente, rispondendo con un lieve sorriso imbarazzato a quello un po’ sfacciato dell’uomo. Presa così alla sprovvista, dovette trattenersi a forza dal tentare di leggergli nella mente per scoprire chi fosse e che cosa volesse. *Ma che mi prende?* Pensò. *Non sarò mica l’unica ad aver voglia di andare al cinema!*
    “Già.” Rispose, scrollando leggermente le spalle. “Indecisa al punto di prendere seriamente in considerazione la possibilità di tirare a sorte.” Lo osservò il più discretamente possibile, la sua curiosità sempre un agguato. Chissà chi era? All’apparenza le sembrava un comune umano e non aveva avuto alcuna sensazione che rivelasse il contrario, ma era a Nouvieille: lì tutto era possibile.
    “E lei? Sa già che film vedere?” Chiese, con la vaga speranza che l’altro avesse le idee più chiare delle sue.
    SPOILER (click to view)
    Se hai in mente qualche altro film, mettilo pure. Se non sbaglio, di solito, all'entrata di un cinema ci sono tre o quattro manifesti di film...
     
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  4. Danceny
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    Continuò nel suo atteggiamento deciso, sistemandosi per un attimo i bottoni della giacca scura che conttribuiva al fascino che riusciva a esprimere con le parole. Adorava prendere le redini delle discussioni a cui prendeva parte, che si trattasse di affari, moda o, come in quel caso, cinema. Infatti, sebbene aveva davvero poco tempo per gli svaghi di quel genere, era ben informato sui film in uscita come quelli che si annoveravano come capolavori della cinematografia.
    I vari manifesti davano ben in mostra Titoli, Registi e Attori di ognuno di essi, ma uno soltanto attirò esclusivamente la sua attenzione: Il Cavaliere Oscuro, regia di Christopher Nolan. Solo questi due dettagli riuscivano a scavalcare ogni suo interesse per gli altri, non che ce ne potesse essere più di tanto: tra Teschi di Cristallo e Principi di un mondo oltre un armadio c'era quasi da fargli rimpiangere il cinema muto.
    Al contrario quel film, che lo attraeva non solo per la sua fama incontrastata ovviamente, possedeva un raro carisma, tanto da fargli fare un passo avanti verso l'ingresso. Quel film era stato candidato all'Oscar ancor prima di uscire nelle sale, cosa decisamente rara in quel periodo di film con budget astronomici ma senza, a parere di Armand, alcun senso.
    "Decisamente. Per esperienza, a dire il vero" affermò lanciandole un'occhiata perspicace
    "E penso che anche a lei non dispiacerà guardare un film di una qualità ormai.... introvabile" si girò verso i vari poster, indicando l'enorme locandina da lui scelta, con abile discrezione, senza mostrarsi come uno di quei fan capricciosi e pretenziosi, ma piuttosto come un semplice amante di ciò che si può trovare davanti e dietro la cinepresa.
    Avanzò verso l'ingresso per poi rimanere fermo con la barra in ottone della porta a spinta in mano, girandosi verso la ragazza con un beffardo entusiasmo, sperando che non volesse sostare là davanti fino alla fine delle proiezioni serali.
     
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    L’osservatrice fissò l’uomo per qualche istante, poi, un poco perplessa, si voltò a guardare il manifesto da lui indicato. ‘Il cavaliere oscuro’, il seguito di ‘Batman Begins’ se non ricordava male. Non le sembrava brutto come film, forse un po’ troppo oscuro per i suoi gusti e per niente legato al sovrannaturale. Ma era sempre meglio che vedere un film tratto da un libro che aveva letto. Si conosceva abbastanza bene per sapere che non sarebbe riuscita resistere cinque minuti senza commentarlo in malo modo, confrontandolo con il libro.
    Anche se non era molto sicura che quel film fosse di una qualità introvabile (d'altronde, era una questione di preferenze), si voltò nuovamente verso l’uomo che si era già diretto verso l’ingresso e che sembrava aspettarla, la mano alla maniglia. “Bene,” Disse sorridendo. “Allora seguirò il suo consiglio. Non vorrei rimanere qui indecisa per tutta la serata!” Gli si avvicinò, decisa a fare la sua conoscenza. Magari non era un vampiro o un demone, ma questo non significava che la sua compagnia non potesse rivelarsi interessante.
    “Mi chiamo Kimberly Hastur.” Si presentò.
     
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  6. Danceny
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    Oh, le presentazioni! A quanto aveva trovato una ben solida compagnia per la serata, e neanche così spiacevole, anzi...
    "Piacere di fare la sua conoscenza, signorina Hastur" confermò l'approvazione con un' occhiata ben più provocante delle sue parole, discostando poi la testa un attimo da lei per dare uno sguardo all'intero della Hall "Armand Danceny, per servirla" questa volta scambiò i ruoli, mostrandosi non così interessato all'argomento ma rimanendo nel suo ammiccante sorriso. Certo, il suo nome veniva spesso letto sui giornali e riviste mediche, ma perchè atteggiarsi senza alcun preciso motivo?Attese che lei oltrepassò la porta per lasciare che ritornasse nella sua posizione originaria. Lo spettacolo sarebbe iniziato solo tra 20 minuti, perciò decise, dopo aver comprato due bigletti da una delle strette casse là vicino, di andarsi a sedere ad una delle poltroncine posizionate nella sala d'ingresso, a pochi passi dall'entrata ancora sbarrata dalla proiezione precendente alla loro.
    "Beh, cosa mi dice di lei, signorina Hastur?" chiese continuando ad apostrofarla con quel nome, in un delicato e consensuale tentativo di avvicinarsi di più a lei sul piano comunicativo "Cosa fa per vivere?"
     
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    Armand Danceny... quel nome le sembrava un poco familiare, come se ne avesse sentito parlare da qualche parte. Ma dove? In che occasione? Non riusciva proprio a ricordarsene.
    Quel ‘signorina Hastur’ la disturbò. Non per come era pronunciato o a causa della persona che lo aveva detto, ma per i ricordi che le provocava. Non poteva dimenticarsi il giorno in cui, prima di trasferirsi a Nouvieille, era andata a Londra per conoscere i parenti della defunta madre adottiva. Aveva rischiato la vita, in quell’occasione. ‘Signorina Hastur’ le ricordava ‘Signora Hastur’, il modo con cui i servitori chiamavano sua zia, la strega che l’avrebbe uccisa senza farsi troppi problemi. No, preferiva evitare di essere chiamata in quel modo, se poteva.
    “Mi chiami Kim.” Disse sedendosi accanto a lui, mentre cercava il modo per dargli i soldi del biglietto senza rischiare di offenderlo. Non le piaceva che altri pagassero per lei, soprattutto chi aveva appena conosciuto. “Lavoro al museo, come responsabile dell’archivio. Mi hanno appena preso. Non è gran che come lavoro, ma spero che mi piacerà. E lei?” Rispose, senza mentire ma senza neppure dire tutta la verità. Quel lavoro era solo una copertura, un modo per non dover dire di essere disoccupata alle persone che incontrava per la prima volta. Non le sembrava un ottimo modo per presentarsi dire: ‘Oh, salve, mi chiamo Kim e lavoro nel Talamasca, studio l’occulto e il sovrannaturale, soprattutto i vampiri’. Con persone che conoscevano la verità sulle creature sovrannaturali andava anche bene, ma con chi non aveva idea della loro esistenza... rischiava di passar per pazza. Sì, era a Nouvieille, ma questo non significava che tutti sapessero!
     
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  8. Danceny
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    Aveva passato, durante la sua vita, a sentir bazzecole di ogni tipo, ma ciò nonostante la ragazza gli sembrò che dicesse la verità, ma che al tempo stesso gli nascondesse qualcosa. Forse per quel leggero accorciamento delle frasi, che gli dava a sperare in una timidezza sopraffabile in ogni punto. Era così che prendeva le persone: come leoni o, come spesso accadeva, come agnelli.
    Visitava spesso il museo, tanto da diventare una delle sue varie abitudini extra-lavorative, percorrendo quelle lunghe sale con pareti e espositori colmi di piacevoli domande a cui la gente comune si sforzava di dare risposte.
    "Oh, credo proprio che le piacerà, Kim. Il museo di Nouvieille è sempre stato famoso per l'interesse che ha provocato per l'arte tra i suoi abitanti, ha un chè di affascinante, non trova?" Chiese speranzoso al punto giusto, mentre al di là delle porte sentiva la gente sobbalzare per il finale del film, tra la colonna sonora e piccoli e sciocchi applausi. "Ah, niente di particolare" iniziò con tono beffardo, sebbene lo avesse fatto per non dare troppo peso al distacco tra il suo lavoro e quello della Signorina Hastur "Dirigo l'Ospedale della Città, infatti trovo decisamente poco tempo per dedicarmi a questi... svaghi"
     
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    L’ospedale! Ora le quadrava tutto. Doveva aver letto di lui in una di quelle riviste mediche che di tanto in tanto sfogliava. Non che le interessassero più di tanto, ma era un modo come un altro per tenere d’occhio il sovrannaturale. Se in un giornale leggeva che una persona era morta inspiegabilmente, dissanguata senza avere alcuna ferita grave, allora non era tanto difficile collegare quella morte ad un episodio di vampirismo. E quello era solo un caso...
    “Dev’essere un lavoro interessante.” Disse, sincera, anche se convinta che un lavoro del genere non sarebbe stato per niente adatto a lei.
    Il tentativo di Armand di non farle pesare la differenza tra i due lavori fu praticamente inutile. Lei era quasi indifferente verso la sua occupazione al museo. Non che non le interessasse, anzi, ma era sicuramente ad un livello più basso di quello al Talamasca. Anche se era diventata archivista, lei rimaneva sempre un’osservatrice, e il lavoro di un osservatore, per lei, era allo stesso livello di quello di Armand Danceny. Erano lavori molto diversi, ma entrambi erano assolutamente necessari per Nouvieille. O almeno era così che la vedeva lei.
    Aspettò che gli applausi cessassero, poi continuò: “In ogni caso, l’arte mi piace. In essa si ritrova la nostra storia. Di certi periodi ci rimane solo quella, perché i testi scritti non ci sono arrivati o non sono mai esistiti. Mi affascina.” La porta vicino a loro fu aperta, mentre le persone cominciavano a uscire. Presto sarebbe iniziato il film.
     
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  10. Danceny
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    Incoraggiò il discorso con un sorriso, almeno poteva togliere il piano lavorativo, che lo avvolgeva quasi sempre (anche in quei momenti, ovviamente), e poter dedicarsi completamente alla conversazione.
    "In fondo l'arte non è altro che un pensiero messo in parallelo ai tempi che corrono, anch'essi inesorabilmente cangianti.." affermò divertito da come poteva trasformare quella conversazione in un gioco di sguardi, squardando quella semplice e docile ragazza, sebbene ormai la loro sala era aperta agli spettatori. Quindi decise di alzarsi e avviarsi alla porta, consegnando i bigletti all'uomo all'ingresso, senza degnarlo ovviamente di uno sguardo, precedendo la ragazza che seguiva i suoi movimenti con precisione.
    "Preferirei sedermi nelle poltrone centrali, non troppo vicino, ovviamente!" Le lanciò uno sgardò di voluta accondiscendenza e si mosse verso la zona scelta, ancora parzialmente libera, ma ormai pronta a infittirsi di persone.
    Arrivato ormai nei due posti da lui accuratamente selezionati, di certo senza prenderli così a caso.
    Arrivato alla fila prescelta, si accosto a lei guardandola con leggera malizia "Prego"
     
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    “Grazie.” Rispose, accomodandosi al posto da lui scelto, mentre cercava di comprendere quell’uomo dal suo comportamento forse un po’ strano. D’altronde, lei era una studiosa d’occulto, non di psicologia... aveva un po’ di difficoltà a comprendere gli altri esseri umani. Stranamente, si sentiva più a suo agio tra le creature sovrannaturali, vampiri compresi. Gli unici umani con cui stava bene erano i suoi collegi, ma non si poteva certo dire che gli osservatori del Talamasca, con le loro capacità mentali, fossero delle persone comuni! Sì, avrebbe potuto leggere nella mente di Armand per togliersi la sua curiosità, ma un po’ la disgustavano certi metodi. I pensieri, secondo lei, dovevano rimanere privati, ognuno poi decideva cosa dire e cosa non dire. Violare la mente di una persona senza avere un buon motivo, significava violare consapevolmente e volontariamente la sua privacy. Cosa che Kim non tollerava affatto.
    Eppure, nonostante questo, la tentazione di usare i suoi poteri era così forte! Scosse leggermente la testa, come nel tentativo di scacciare quei pensieri e portò la sua attenzione all’enorme schermo, ancora vuoto. Le luci della sala erano ancora accese, ma ben presto sarebbero state spente e sarebbe iniziato il film. Un po’ era curiosa di sapere come sarebbe finita tra Batman e Joker (non che avesse dubbi su chi avesse vinto), e voleva vedere come quest’ultimo era stato impersonato. Dopotutto, nei film tutto era dato dalla bravura dell’attore, come nel teatro. Seguendo quella linea di pensiero, disse: “Devo dire che è da molto che non vado al cinema. Quando ero piccola mi portavano spesso al teatro...” Un nodo le si strinse nello stomaco, mentre si rendeva conto che, parlando a quel modo, faceva pensare che erano i suoi genitori ad accompagnarla a vedere gli spettacoli. Cosa tutt’altro che vera. La sua madre adottiva era morta da parecchio quando aveva cominciato a frequentare il teatro e non aveva mai avuto un padre: Jennifer non si era mai sposata. Era una vampira ad averle fatto scoprire la bellezza della recitazione. “...e quando sono diventata autonoma ho sempre preferito leggere libri.”
     
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  12. Danceny
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    Si stava decisamente scocciando di quell'inutile blaterare: forse perchè aveva teso troppo la mano a quei discorsi quasi privi di senso, forse perchè non aspettava altro che la pellicola iniziasse a girare. Si rivolse verso lo schermo ancora grigio e vuoto mettendosi con il busto perfettamente orizzontale allo schienale della poltrona; ascoltò con poco interesse il piccolo rivangamento del passato compiuto da Kimerly senza assumere alcun atteggiamento che avrebbe potuto tradire la passività interiore nei confronti di lei. Sarebbe iniziato il film, prima o poi? Dopotutto non poteva prendersela con nessuno: era lui che aveva chiesto compagnia come un gabbiano che segue lo stormo, magari per curiosità, magari per intrattenersi prima dell'inizio dello spettacolo.
    "Significa che l'autonomia le ha portato saggezza, Kim" Affermò convinto, appurando dentro di sè che, dalla sua nascita fino a quel momento, aveva sfogliato pagine su pagine di qualsiasi autore catturando l'essenza di ognuno di essi. "I libri riescono a darci molto cose, oltre che un'immaginazione fervida" Per lui, d'altronde, quella qualità era certamente la meno interessante, sebbene servisse a figurare ciò che un testo può offrire.
    Mancavano pochi minuti all'inizio della proiezione, ma ciò nonostante desiderava finire il discorso con la ragazza ancor prima, forse per non riprenderlo inutilmente quando il film sarebbe finito.
     
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    Si aprì nel suo migliore sorriso e stette zitta, rendendosi conto che qualcosa non andava. Non era sicura che lui fosse così entusiasta della sua compagnia, anche se non aveva idea di cosa glielo facesse pensare. Qualcosa nel tono di lui? Improbabile. Il suo atteggiamento era molto controllato, fin troppo forse. Poteva darsi che fosse quello il problema. O, più probabilmente, aveva percepito qualcosa telepaticamente, senza nemmeno rendersene conto. Idea che non le piaceva affatto. Doveva stare attenta con i suoi poteri... e con la sua curiosità. Una cosa era usare le sue capacità mentre raccoglieva informazioni per il Talamasca, un’altra era farlo al cinema, durante un’innocua chiacchierata con un comune essere umano.
    Per fortuna, i suoi pensieri furono interrotti dalle luci che si spegnevano. Stava per iniziare il film. Un film che a lei, più di tanto, non interessava, ma che sembrava importante per l’uomo al suo fianco. Non lo avrebbe importunato oltre, almeno per il momento. Ma una domanda sorse spontanea nella sua mente, una domanda che sarebbe parsa particolare in qualsiasi altro luogo ma che non lo era a Nouvieille. “Lei crede al sovrannaturale, signor Danceny?” Non riuscì a trattenersi dal dire, pochi istanti prima che iniziasse il film. Dopotutto, al massimo lui l’avrebbe considerata una pazza e, visto da che famiglia lei proveniva, forse non era poi così improbabile.
     
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  14. Danceny
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    Oh, perfetto. Così come la serata era iniziata nel migliore dei modi in quel momento stava preoccupatamente (almeno per lui) degenerando: Sovrannaturale? Ecco cosa gli sembrava di strano in quella così docile ragazza, doveva pur esserci qualcosa di strano, dopotutto. Piegò le labbra in un lieve sorriso puntalmente allo spegnimento della luce, facendo intravedere l'espressione a lei. Rispose tranquillo, sebbene l'argomento poteva essere dei più odiati: detestava qualsiasi cosa non si potesse appurare scientificamente e con certezza, figuriamoci qualcosa che non esisteva affatto per lui. La sua eccezionale scelta dei tempi nel parlare al tempo stesso, non gli fecero perdere nemmeno il più piccolo dei dettagli del film, mantenendo l'interesse iniziale per questo.
    "Certamente non bisogna renderla mai troppo fervida, la nostra immaginazione" rispose semplicemente, mentre i brevi marchi della produzione sovrastavano lo schermo prima dell'intenso prologo che presentava i vari personaggi del film.
    Si avvicinò al suo orecchio, per non disturbare quelli vicino a loro, ma anche per serbare quella così rara intimità nel discorso che era riuscito ad impostare "Si rischia di perdere la concezione dei propri interessi, oltre che l'integrità in sè" Come poteva identificare quelle parole? Provocanti? Attrattive? O magari solo usate per negare ogni suo legame con quell'argomento, ma al tempo stesso cercando di scovare quello che lei possedeva riguardo esso. Pregò che il suo così indaffarato commercialista non si ricordasse di fare la solita chiamata serale di "cortesia". Nonostante quei suoi pensieri però, era rimasto stupito da come una semplice impiegata al Museo si interessasse di quelle cose così... particolari. Solitamente quel tipo di persone erano o gente noiosa e interessante come un muro che poteva al massimo ricordarsi antiche nozioni di storia dell'arte o persone insulse ancor meno felici di avere una vita sociale. Sperò per se stesso che i suoi due stereotipi fossero entrambi sbagliati, o almeno che non comprendessero lei.
     
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    A quelle parole il suo sorriso si allargò sempre più. Stranamente, ora che era passata ad un argomento di suo interesse, si trovava a suo agio, molto più di quando parlavano di argomenti innocenti come il lavoro e l’arte. Il film, la possibilità di essere presa per pazza (sempre più vicina a quel punto)... tutto era distante da lei, quasi irreale. Rimaneva solo la sua coscienza e il fatto che, se quell’uomo non aveva idea di chi abitasse a Nouvieille, rischiava di non durare molto. Certo non aveva intenzione di violare le regole del Talamasca: sarebbe stata vacua, non gli avrebbe parlato dell’organizzazione, non avrebbe mostrato i suoi poteri per dargli la prova di come il sovrannaturale esistesse... gli avrebbe dato soltanto un avvertimento, cercando di suonare il più convincente possibile. “Sì, è vero, bisogna stare attenti alla propria immaginazione.” Sussurrò di rimando. “Bisogna sempre cercare di capire cosa è vero e cosa non lo è. Ma siamo sicuri che ciò che noi crediamo irreale, lo sia veramente? Gli uomini antichi non avrebbero mai immaginato che, un giorno, la società si sarebbe evoluta fino ad arrivare a questo punto. Se a quell’epoca qualcuno avesse parlato di automobili e elettricità nessuno gli avrebbe creduto. Sarebbe passato per pazzo, probabilmente.” Fece una pausa, sperando che l’esempio dato le fosse d’aiuto. Sapeva che era praticamente impossibile convincerlo dell’esistenza della magia e dell’occulto, non senza dargli prove concrete di tutto ciò. Ma, forse, sarebbe riuscita ad istillare un dubbio nella sua mente, aprendolo un poco al sovrannaturale. Non voleva di certo che lui scoprisse la verità di fronte ad una lamia o a un vampiro! Anche se - diversamente da lei - lui non passava la vita alla ricerca di guai, questo non significava che essi non lo avrebbero comunque trovato. “Dopotutto, come dice un detto, ‘un ramo di pazzia adorna l’albero della saggezza’.” Continuò, ricordandosi le parole della madre nel suo diario. “Se per scoprire la verità bisogna lasciare la strada della razionalità per aprire la mente a una più vasta gamma di possibilità... perché non farlo? Perché non dubitare di ciò che si ritiene scontato?”
     
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18 replies since 11/9/2008, 16:38   194 views
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