-Un ritorno davvero inaspettato-

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  1. †Sniper Wolf†
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    Era sparita. Se ne era andata senza lasciare tracce dietro di se. Come se non fosse mai esistita. Come se quella città e le persone che vi abitavano non l'avessero mai sentita. Aveva fatto in modo che ogni cosa di lei fosse cancellata, come una scritta sulla riva di un mare, distrutta dalle onde.
    Non sapeva nemmeno bene lei, perchè lo aveva fatto. Forse era semplicemente troppo stressata. Da tutto. Erano cambiate tante cose da quando aveva messo piede in quella città. Il suo obbiettivo primario, che era sempre stato la vendetta, aveva perso sempre più importanza. Il suo carattere distante era diventato sempre più vicino a parecchie persone. E specialmente a lui. Colui che stava riuscendo, poco a poco, a scongelare il ghiaccio che teneva prigionero il suo cuore. Eppure, non ce l'aveva fatta. Ancora una volta era stata capace di rovinare ogni cosa. Tutto per colpa sua. Per colpa di quel passato che mai l'avrebbe lasciata andare. L'avrebbe per sempre tenuta legata a se, con catene resistenti che mai nessuno avrebbe potuto sciogliere.
    Nel periodo precedente il suo abbandono di Nouvieille, era stata davvero bene. Si era sentita veramente felice, come forse mai lo era stata. E quando tornava a casa, la vendetta le sembrava solo un ricordo lontano. O almeno lo era stato fino al giorno prima della sua improvvisa partenza. Un sogno. Vecchie e dolorose memorie che tornano alla mente, distruggendone ogni convinzione. Dopo, non era uscita più di casa per diversi giorni, combattendo contro qualcosa che solo lei poteva sconfiggere: se stessa. La spietata assassina continuava a ripeterle con furore che non poteva assolutamente rinunciare al suo scopo, ciò che era sempre stata la sua ragione di vita. Non era suo diritto avere una vita normale. Doveva limitarsi a portare a termine il suo obbiettivo, e dopo questo, sarebbe morta, come era giusto che fosse. Questo pensiero l'aveva tormentata così tanto, che a volte, stesa nel letto, le sembrava di essere molto vicina alla pazzia. Perdere il controllo, uscire fuori di senno. Erano tutte cose che non le erano mai successe. Era sempre riuscita a calcolare ogni cosa con freddezza e lucidità. E la confusione che si era impadronita di lei, così all'improvviso, l'aveva spaventata. Era questo che l'aveva costretta ad andarsene, portando via con se ogni cosa la rigurdasse. Non poteva cancellare i ricordi delle persone a cui aveva voluto bene, ma sperava che la sua assenza sarebbe servita a far dimenticare lei.
    Era stata molto lontana, in continuo viaggio. O forse sarebbe meglio dire, in continua fuga da se stessa. E quando finalmente aveva ritrovato la sua serenità e il suo auto-controllo, aveva riflettutto molto. Una parte di se, quella che non era riuscita a dimenticare le persone care, premeva perchè tornasse. L'altra insisteva di non fare di nuovo lo stesso errore. Ma alla fine, fu la nuova personalità, quella nata grazie a quella stessa città, a vincere.
    L'aereo che aveva preso dalla Russia, stava atterrando in quel momento all'aereoporto di Nouvielle. Dal finestrino ne aveva osservato la conformazione geografica dall'alto, riconoscendo con un certo affetto molto luoghi. Quando le ruote si erano fermate sull'asfalto, e il portellone si era aperto, si era alzata con calma ed era scesa con tranquillità e sicurezza, sotto lo sguardo curioso di molti, che osservavano l'oggetto che pendeva dalla sua schiena.
    Ebbene sì, era tornata finalmente. Rinvigorita dal suo viaggio. Più serena. Più sicura. E ora Sniper, la cacciatrice di vampiri, la letale assassina, si dirigeva con passo marcato, all'interno dell'aereoporto, pronta a cominciare di nuovo la sua vita.
     
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    Posso???

    Si fermò, osservando l’edificio che si parava davanti a lei, l’aeroporto, come indecisa se entrarci. *Oh, diamine! È solo curiosità. Non partirò certo per Londra proprio adesso!*
    Non era affatto il momento per un viaggetto di piacere, se così si poteva chiamare. La situazione al Talamasca non era proprio delle migliori: Caulfield era riuscito a portarsi via il Manto di San Giorgio, la reliquia che la sede avrebbe dovuto ospitare per qualche giorno. Era sconcertante scoprire come, tutto d’un tratto, i sistemi protettivi si erano rivelati inefficaci. Caulfield e i suoi compagni erano riusciti a renderli inattivi piuttosto velocemente.
    Non poteva certo ad andare a trovare i suoi ‘parenti’ proprio nel bel mezzo della crisi, anche se si trattava di un’interessante e pericolosa famiglia di streghe pazze.
    E, a dir la verità, non è che ci tenesse più di tanto: l’ultima e unica volta che li aveva incontrati aveva rischiato seriamente la vita. Tanto da far desiderare, a una parte del suo cervello, di non mettere più piede nel suolo londinese. Ma la sua curiosità la portava a chiedersi cosa, per esempio, stesse facendo in quel momento sua zia Magda. Cercando, magari, di rovinare la vita a qualcun altro? Non avrebbe mai potuto perdonarla per quello che aveva fatto a sua madre. Per un contrasto di idee non si dovrebbe mai arrivare a maledire una sorella.
    Non che Kim ne avrebbe mai avuto la possibilità...
    Uno, non aveva sorelle.
    Due, non era per niente interessata alla magia pratica. Era una studiosa, non una strega.

    Giocherellò per un attimo col grosso bracciale d’oro che portava al polso. Forse non avrebbe dovuto metterselo: troppo vistoso. Non si sarebbe mai perdonata se qualcuno glielo avesse rubato. Era un dono di Neris, d’altronde, e, se l’ultima volta che l’aveva vista il comportamento della vampira non era stato proprio esemplare, rimaneva sempre la persona più simile a una seconda madre che avesse mai incontrato.
    Entrò nell’aeroporto, con la vaga intenzione di farci un giretto.
     
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  3. †Sniper Wolf†
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    Ovviamente si ^___^


    Si era diretta al nastro trasportatore e aveva preso il suo trolley nero. Troppo piccolo per pensare che fosse stata via tanto a lungo. Chi l'avesse visto, avrebbe pensato ad una visita di cortesia, di massimo una settimana. E invece era molto di più che era partita. Quasi un anno, se non ricordava male. Eppure, tutto ciò che le occorreva, entrava comodamente lì dentro, nonostante le dimenzioni.
    Camminava tranquilla e con il suo procedere fiero e militaresco, attraverso la folla di gente, che come una corrente opposta, la travolgeva con violenza. Accidenti! Ma che aveva la gente da correre tanto? Non è che spintonandosi arrivavano prima.
    Sniper sospirò, riuscendo finalmente ad uscire da quel vortice di gente, e si lasciò cadere su di una delle tante sedie in plastica blu. Si passò una mano sugli occhi, stanca. Non vedeva l'ora di tornare a casa sua - per fortuna non l'aveva venduta- e di stendersi sul letto, per farsi una bella dormita. Anche se il viaggio da Mosca a Nouvielle era stato davvero lungo, non era riuscita a dormire neanche per una mezz'oretta. Troppo baccano. Senza contare la musica latino-americana che come impazzita, usciva dallo stereo con forza.
    Gli occhi particolarmente bicolore, si aprirono di scatto, quando al naso le giunse un odore dolce di biscotti. Ora che ci faceva caso, aveva davvero fame! Non aveva toccato cibo dalla sera precedente e ora lo stomaco reclamava cibo. Con svogliatezza si alzò e trascinandosi il trolley, si diresse al bar lì vicino.
    Prese posto sul bancone, ordinando una brioche e del caffelatte. Mangiò avidamente il cornetto, ordinandone un altro, mentre sorseggiava la bevanda calda.
    Mentre arrivava la seconda brioche, un botto improvviso dietro di lei, la costrinse a voltarsi con velocità, facendo quasi rovesciare la tazza e il caffelatte. Lo sguardo percorse la piccola saletta del bar, fino a scorgere un piccolo drappello di uomini che litigavano poco distanti. Stavano davvero dando spettacolo, rovesciando tavoli e sedie. Sniper sbuffò, e con non curanza, accavallò le gambe sullo sgabello e si voltò di nuovo, sorseggiando il caffelatte come niente fosse.
     
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    Urla, sedie rovesciate.
    Kim si bloccò all’ingresso, preoccupata. Era ancora in tempo per fare marcia indietro e ritornare a camminare senza scopo - o quasi - per l’aeroporto, persa nei suoi pensieri. L’unica cosa che voleva era poter riflettere in pace e, possibilmente, bere qualcosa. Magari, anche sedersi per un po’: era stanca.
    D'altronde, non era certo arrivata fino all’aeroporto in macchina: era scesa dal taxi qualche quartiere prima, in modo da poter guardarsi un po’ attorno e fare una passeggiata per la periferia. Anzi, l’idea iniziale era quella di fare un giro del cimitero, però i suoi piedi l’avevano portata da tutt’altra parte.
    *Maledizione, ma si possono calmare?* Pensò, scocciata. * E qualcuno si sbriga a intervenire?*
    Un po’ titubante si diresse al bancone, passando il più lontano possibile dal gruppo di litiganti. Non aveva alcuna intenzione di finire in pericolo anche dentro a un bar: le bastava rischiare la vita in tutto il resto del mondo, sede del Talamasca compresa. Poi, di certo ben presto qualcuno sarebbe intervenuto a sedare la rissa, altrimenti ci sarebbe stata la fuga di tutti i clienti: una cosa sicuramente non molto conveniente per le tasche del proprietario.
    Arrivata - sana e salva - alla sua meta, si sedette al primo posto libero, ordinando un panino e un tè alla pesca. Non prestò troppa attenzione alle persone che la circondavano. Una parte della sua mente era ritornata a riflettere sulla ‘questione Londra’, l’altra era attenta a seguire i rumori della rissa, in modo da rendersi conto se si fossero fatti pericolosamente vicini.
     
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  5. †Sniper Wolf†
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    Sorseggiava con calma la sua bevanda bollente, gli occhi socchiusi, l'espressione rilassata. Apparentemente sembrava non accorgersi di ciò che la circondava, della rissa che si stava pericolosamente avvicinando al bancone. Eppure, sentiva tutto. Da brava cacciatrice qual era sempre stata, era sempre all'erta e il suo udito catturava qualsiasi voce, qualsiasi spostamento d'aria, come quello che sentì quando una giovane ragazza si era seduta accanto a lei, al bancone, ordinando un panino e un the.
    La tazza si allontanò leggermente dalle labbra piene della cecchina, e il suo ambiguo sguardo scivolò con discrezione sulla figura longilinea che le si era seduta accanto. Aveva una lunga cascata di capelli biondi, molto più scuri rispetto ai suoi, che erano quasi platinati. Aveva un aspetto esile, eppure conservava un eleganza antica, molto differente a quella della cacciatrice, che era sempre composta in modo rigido, freddo.
    La rissa cominciava a farsi più violenta, mentre un uomo mingherlino veniva sbattuto con forza contro il bancone, lanciato da un energumeno lì dietro. Sniper voltò lo sguardo, per coglierlo mentre scivolava sul ripiano in legno, e finiva dietro. Poi sentì dei passi pesanti nella sua direzione, e un ombra scura andò a coprire entrambe le ragazze sedute al bancone. Il cameriere guardò l'essere dietro di loro, terrorizzato, appiattendosi contro la parete dietro di lui.

    -Spostati femmina!-


    Ruggì l'uomo con ferocia. Sniper sembrava non averlo sentito, e riprese a bere il suo caffelatte, finendolo. Poi, ciò che accadde in seguito, fu un susseguirsi di azioni veloci e meccaniche. L'omone aveva poggiato la manona sull'esile spalla della cacciatrice, cercando di spostarla. Automaticamente lei se l'era scrollata di dosso con un gesto secco, e spingendosi con le mani sul bordo del bancone, aveva fatto ruotare lo sgabello e si era ritrovato di fronte quell'energumeno. Si era poggiata con i gomiti sul ripiano dietro e lo aveva guardato con disgusto.
    -Non lo sai che le donne non si toccano neanche con un fiore?-
    Aveva sussurrato con voce sensuale. L'omone le si era avventato contro e lei, con velocità, aveva alzato la gamba sinistra e l'aveva colpito con un calcio in pieno viso, il tacco dello stivale, appuntito, a sfregiargli il viso. Il colpo fu così potente che l'energumeno, nonostante le dimenzioni, fu scaraventato inerme contro un suo compagno, ed entrambi finirono in terra, K.O.
     
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    Scusa per il ritardo. ç_ç Ho avuto molti impegni e male agli occhietti...

    La ragazza sorseggiava il suo the, non molto a suo agio. Non le piaceva la situazione, non le piaceva per niente. Forse sarebbe stato meglio che se ne fosse rimasta fuori da quel bar. Avrebbe sicuramente trovato un altro luogo dove mangiare lì intorno: magari una paninoteca. Però, ormai si trovava lì, quindi avrebbe consumato il pasto che aveva ordinato e se ne sarebbe andata, sperando che nel frattempo non accadesse nulla di brutto.
    Percepì una presenza che si avvicinava e vide il cameriere ritrarsi, evidentemente spaventato. Un uomo volò dietro al balcone. Col cuore alla gola, Kim si girò leggermente e aprì la mente per leggere i pensieri dell’uomo che si era avvicinato, pretendendo che la ragazza accanto a lei si spostasse. Era furibondo, sicuro di sé, pronto a picchiare chiunque che gli si fosse parato davanti. E, soprattutto, era un po’ ubriaco: i suoi pensieri non erano molto connessi. Cosa fare? Ma, prima che se ne rendesse conto, la ragazza al suo fianco era scattata: l’uomo e un suo compagno finirono a terra, svenuti.
    Ci fu un attimo di assoluto silenzio.
    Kim spostò la sua attenzione un altro degli uomini del gruppo dei rissaioli. Non le piaceva leggere nella mente, ma in quella situazione dava un vantaggio che non poteva permettersi di sprecare.
    L’uomo era sconcertato: non si sarebbe mai aspettato che una donna riuscisse a mettere a K.O. il suo ‘capo’. Per un poco fu indeciso: filarsela o punire quell’insolente? Il suo istinto gli diceva di andarsene, ma alla fine la ebbe vinta il suo malsano senso dell’onore: non sarebbe scappato di fronte a una donna.
    “Attenta.” Sussurrò l’osservatrice all’altra, non smettendo di fissare l’uomo. Probabilmente, da quello che aveva visto, il suo avvertimento era praticamente inutile; ma era sempre meglio non rischiare.
     
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  7. †Sniper Wolf†
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    Figurati! Anzi, scusami tu! Come hai visto, anch'io ci ho messo un po' a rispondereç___ç



    Con un gesto naturale, e del tutto fuori situazione, Sniper accavallò le gambe con eleganza, poggiandosi, di nuovo, con la schiena e con i gomiti al ripiano del bancone. La sua espressione provacante, era rivolta ad un terzo uomo, che la guardava. Nei suoi occhi, un misto tra il basito e l'arrabbiato. Solo dagli occhi, capiva che stava combattendo contro se stesso, decidendo se attaccarla o darsela a gambe. Sniper gli avrebbe volentieri suggerito di andar via, e di portare via le carcasse inutili dei suoi compagni, che ostruivano il passaggio.
    Ma sapeva che sarebbe stato inutile.

    -Attenta.-

    La avvertì con un sussurrò, la ragazza bionda che aveva notato prima. Le scoccò un'occhiata d'intesa e di ringraziamento, e sbuffò annoiata.
    L'uomo finalmente si decise, e guardandola con rabbia, partì all'attacco: le corse incontro e cercò di acciuffarla per la vita e di sbatterla per terra. Sfortunatamente per lui, la cacciatrice fu più veloce, e scartò su di un lato, saltando poi sul bancone. Per la forza che aveva impresso nel suo colpo, era andato a sbattere con la faccia sullo sgabello, ormai vuoto, ed era caduto a terra, meritandosi una risata generale di ilarità.
    Sniper sbuffò, ancora una volta, e scese con delicatezza. Bastò un piccolo calcio in testa, per farlo svenire.
    -Che noia...-
    Sentenziò la biondina, alzando gli occhi al cielo e ravvivandosi i capelli. Poi, come se nulla fosse successo, prese posto sullo sgabello accanto a quello, ormai rotto, e fece cenno al barista di servirle un bicchierino di brandy, sotto lo sguardo basito di tutti i presenti, che la guardavano straniati.
     
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    Non ti preoccupare: non so neppure io con quanta frequenza riuscirò a postare: devo studiare per gli esami (che iniziano a dicembre XD).


    Scusa se sono passata a scrivere in prima persona: in questo periodo ho problemi a scrivere in terza. Mi è diventato quasi innaturale. Ma magari mi passerà... chissà...
    Comunque se ti da fastidio torno a scrivere in terza.


    Tutto si svolge velocemente. Un attimo fa, l’uomo minacciava la ragazza al mio fianco, ora si trova disteso a terra assieme ai compagni. Devo dire che mi sento sollevata: non so cosa avrei potuto fare nel caso che avesse attaccato anche me. Recuperare con la levitazione un coltello?
    Ma, per fortuna, non è stato necessario. Tutto si è risolto per il meglio.

    Se non si parla dei danni al locale e dei tre energumeni stesi sul pavimento.
    E io che volevo starmene lontana dai guai! A quanto pare, sono loro a cercare me.


    Non posso evitare di sorridere quando la ragazza fa un cenno al barista, come se niente fosse successo. Deve essere abituata a combattere, dalla sicurezza con cui si comporta e dalla sua bravura. Ma questo, ovviamente, non esclude la possibilità che non sia umana. Sono a Nouvieille, dopotutto: qui tutto è possibile.
    Osservo leggermente divertita l’uomo che, velocemente, le porge un bicchierino di brandy. Troppo velocemente. Come se temesse per la sua incolumità. Non oso leggere nella sua mente per capire se è proprio così - è una cosa che non amo fare - ma credo proprio che sia convinto che è meglio lasciarla in pace: tutto pur di non rischiare di essere la sua prossima ‘vittima’.
    Ma io sono troppo curiosa per seguire il suo esempio.
    “Già, non si può neppure mangiare un panino in pace.” Dico, come in risposta al suo ‘che noia’. La mia voce risuona innaturalmente nel silenzio assoluto che c’è nel locale. “Perché alcuni uomini si comportano così? Cosa serve?”
    Non che mi interessino particolarmente le risposte a quelle domande. È un tentativo di iniziare una conversazione: un modo diverso da ‘grazie, non so cosa avrei fatto se non fosse intervenuta lei’. Non che non abbia intenzione di ringraziarla, lo farò, ma più tardi. Poi... non sono l’unica qua dentro che dovrebbe farlo.
     
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  9. †Sniper Wolf†
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    Si era riseduta sullo sgabello, composta, con le gambe accavallate. Sembrava non accorgersi neanche che aveva combinato un vero e proprio disastro! Qualche tavolo rotto, sgabelli a terra e tre energumeni sul pavimento. Bhe, dovevano ringraziare che al posto dei tavoli non ci fossero le loro teste, perchè, se non fosse intervenuta, sicuramente molta gente lì si sarebbe ritrovata con qualche brutta ferita. Infondo, sfuggire a tre omoni come quelli, non era facile, a meno che non ti chiamavi Sniper ed eri una cacciatrice di vampiri, cresciuta da una moltitudine di guerre.
    Sentiva tutti gli occhi puntati addosso, specialmente quelli della ragazza che aveva accanto, e che aveva vissuto l'esperienza da molto vicino. Eppure, sembrava l'unica a non aver paura di lei, a differenza del barista, che con una velocità assurda, le servì il brandy e si allontanò, come fosse un mostro.
    Non ci badò, infondo era abituata a reazioni del genere.
    Quella che la incuriosiva, era invece la ragazza bionda che aveva notato da quando era arrivata.
    La vide, con la coda dell'occhio, rimettersi composta e dire

    -Già, non si può neppure mangiare un panino in pace.-

    La sua voce risuonò dolce come una melodia, all'interno del silenzioso locale. Sembrava una risposta alla sua affermazione annoiata. Un sorriso divertito si colorò sulle labbra rosse come sangue, mentre osservava il suo riflesso nel piccolo bicchierino.

    -Perché alcuni uomini si comportano così? Cosa serve?-

    Aggiunse. Uno sbuffò uscì dalla bocca della giovane cacciatrice, quasi come un sorriso. Il discorso che si sarebbe aperto tra le due, sarebbe diventato di dominio pubblico, dal momento che tutti gli occhi del locale, erano puntati su di loro. Su Sniper, perchè aveva atterrato tre energumeni con poco, e sull'altra ragazza, perchè aveva il coraggio di rivolgerle la parola con tanta naturalezza.
    -Serve al loro stupido senso del potere...-
    Soffiò, in un sussurro carico di odio. Poi buttò giù, tutto d'un sorso, il brandy, ripoggiando il bicchierino sul bancone, forse con troppo ardore, perchè il barista sussultò spaventato.
    Sbuffò, infastidita da quella reazione. Insomma, non era mica un mostro, per diamine! Era solo insolitamente forte, ma aveva un'aspetto tutt'altro che spaventoso!
    Scosse la testa, cercando di controllarsi dal non sbottare a tutti quegli sguardi. Per fortuna, auto-controllarsi era una delle cose che sapeva fare meglio.
    Estrasse un portafoglio in jeans dalla tasca dei suoi pantaloni e lasciò cadere alcune monete sul ripiano del bancone, più che sufficienti per pagare ciò che aveva preso.
    -E poi mi chiedono perchè odi tanto gli uomini...-
    Mormorò tra se e se, alzandosi e uscendo dal bar con naturalezza, gli occhi di tutti che la seguivano andar via.
    Sapeva, che la ragazza l'avrebbe seguita. E questo, non le dava alcun fastidio. Infondo, era l'unica ad averla trattata come una persona normale. Certo, magari non poteva vantare di essere normalissima, ma di certo non era un mostro!
     
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    Alle sue parole non posso evitare di sorridere. Non so perché, ma mi piace già.

    La osservo mentre paga, lasciando i soldi sul bancone. Ben difficilmente il barista si avvicinerà ad essi fino a quando lei sarà qui. Deve essere terrorizzato. E non è neppure una vampira o una lamia! Anzi, probabilmente è perfettamente umana, anche se ci sono alcune possibilità che non lo sia. In questa città c’è una ridicola quantità di creature sovrannaturali. Una situazione perfetta per una osservatrice come me, anche se, forse, non per i normali abitanti.
    A questo pensiero mi torna alla mente Danceny, che mi ha preso per pazza quando gli ho parlato del soprannaturale. E io che volevo solo avvertirlo! Chissà se è ancora vivo? Se si è imbattuto in qualcosa di anormale? Se ha cambiato idea?
    Persa in quei pensieri, quasi non mi accorgo che l’oggetto della mia attenzione è appena uscito dal locale. Prendo una manciata di monete dalla tasca - probabilmente troppe - e le lascio anch’io sul bancone, poi do un ultimo morso al panino quasi intatto e mi infilo la lattina di the nella borsetta. Almeno quella ho intenzione di portarmela via.

    Leggermente divertita, saluto con un cenno l’impietrito barista, scavalco i tre energumeni distesi, e raggiungo la porta.
    Non ho intenzione di lasciarla scappare.

    La raggiungo dopo poco, sorridente.
    “Ti disturbo?” le chiedo.
     
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  11. †Sniper Wolf†
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    Il suo incedere veloce, ritmato, ricordava molto la marcia dei militari, veloce e composta. Aveva l'aspetto di una bellissima ragazza, ma i modi, erano tutt'altro che femminili. Era stata una donna solo una volta, ed era stato lì a Nouvielle. Davanti a lui, si era sentita così fragile e così indifesa, da essersi quasi dimenticata qual era lo scopo della sua vita. Perchè era sopravvissuto. Lei era una cacciatrice. Un'assassina. E non sarebbe mai potuta essere nient'altro di diverso. Era così che doveva andare. Non era giusto, ma non c'erano scelte. O meglio, c'erano state, e lei ne aveva fatta una. Ma per quanto sbagliata fosse, era la sua, e non l'avrebbe cambiata. Non poteva farlo. Non più.
    Tornò alla realtà, riscuotendosi dai suoi pensieri, quando sentì una voce rivolgerle parola.

    -Ti disturbo?-

    Una ragazza -che Sniper riconobbe come la stessa del bar- le si era affiancata, e le sorrideva gentile. Era alta più o meno quanto lei, con lunghi capelli boccolosi e uno sguardo dolcissimo. Era così diversa da lei. Perchè era così femminile.
    Le sorrise di rimando, dispiegando appena le rosse labbra.
    -No, figurati. Sei l'unica lì dentro a non avermi infastidito.-
    Le rispose, secca e anche un po' troppo fredda. Ma Sniper era fatta così. Si portò una mano sulla fronte e si spostò indietro la frangia che le copriva l'occhio destro, con un gesto naturale, ma stanco. Si intravide, solo per un attimo, l'iride viola dell'occhio, diversa dall'altra, di un blu elettrico. Poi, con velocità, i capelli tornarono a coprirla, strategicamente.
     
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    “Grazie.” Dico, cercando a star dietro al suo passo veloce senza rimettermi a correre.
    È veloce, con un passo quasi militare. Non che questo indichi molto: che è brava a combattere me ne sono già resa conto nel bar.
    “Mi chiamo Kim, volevo ringraziarti.”
    Non so bene come iniziare, non so nemmeno bene il perché le sia andata dietro.
    Curiosità?
    Sicuramente.

    Un giorno farò la fine del gatto di quel famoso detto.
    Ma non oggi.
    Oggi non ho a che fare con una creatura pericolosa.
    Cioè...
    Pericolosa lo è di certo.
    Creatura non lo so, ma ne dubito fortemente.
    Però è ben disposta nei miei confronti, e questo è la cosa importante.

    “La situazione, nel bar, non era delle migliori.”

    Stranamente, ma non più di tanto conoscendomi, la stanchezza alle gambe è praticamente scomparsa. Forse è più giusto dire che il mio cervello la sta ignorando completamente.
    La mia curiosità la pagherò cara quando sarò a casa, temo. Ma, a quel punto, potrò distendermi nel letto e non muovermi più di lì.
     
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  13. †Sniper Wolf†
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    Procedeva, con sicurezza e velocità, ma forse anche troppa per quella che sembrava una normale essere umana. Infatti, seppur a lei la sua andatura le sembrava più che regolare, lo stesso non era per l'altra ragazza, che faticava a starle dietro. Quando se ne accorse, rallentò educatamente, cercando di tenere un passo quanto meno umano. O almeno adatto a loro.
    -Grazie.-
    Le disse la ragazza. Sniper si voltò ad osservarla con un cipiglio incuriosito. La stava ringraziando per aver rallentato la sua andatura, per non averla considerata un'impicciona - cosa che non pensava assolutamente - o per aver battuto tre energumeni, salvandola da una fine poco carina?
    -Mi chiamo Kim, volevo ringraziarti.-
    Ribadì, con un sorriso sulle labbra. La cacciatrice si fermò, osservandola ancora con quell'espressione confusa. Nessuno l'aveva mai ringraziata per qualcosa. Specialmente se quel "qualcosa" coinsisteva nel fare sfoggio di una forza poco naturale, sebbene lei fosse del tutto umana, purtroppo.
    -Non c'è bisogno che mi ringrazi...Non ho fatto nulla di straordinario...-
    Le rispose, spostando lo sguardo davanti a se e fissandolo nel vuoto.
    Poi riprese a camminare, badando a non aumentare troppo la velocità, e Kim la seguì di nuovo. Non le dava fastidio il fatto che volesse farle compagnia - anche se non capiva se la sua era curiosità, gentilezza o senzo di dovere verso colei che l'aveva "salvata" - però, non era abituata a trattare con le persone. Di solito, si limitava ad evitarle, e nel caso piantassero grane, facevano la fine di quegli energumeni del bar.
    -La situazione, nel bar, non era delle migliori.-
    Proferì di nuovo la ragazza, non accennando a lasciarla andare da sola. Si ritrovò a sorridere tra se e se, a quella testardagine. Le piaceva, quella ragazza. Non se ne sarebbe andata finchè lei non avesse detto qualcosina di più, così decise di accontentarla. Ma si fermò, prendendo posto su di una panchina che si trovava in mezzo al grande corridoio, in legno, con alcune piante che la decoravano ai lati. Infondo, se dovevano parlare, girare per tutto l'aereoporto, senza una meta, non era proprio la cosa migliore.
    -Già...Ma confrontato a ciò che sono abituata a vedere di solito, credimi: è paragonare un granello di sabbia ad un intero deserto...-
    Accavallò le gambe e poggiò i gomiti sullo schienale della panchina.
    -In ogni caso, il mio nome è Sniper...-
    Si presentò a sua volta - seppur in ritardo.
    Sniper, il suo era davvero un nome curioso. Significava "cecchino", e questo ne spiegava la sua natura. Tutti coloro che sentivano quel nome, ne rimanevano straniti, o chiedevano spiegazioni del perchè, dei genitori, dovessero dare ad una bambina un nome così orribile. Già, ma fossero stati i suoi genitori a darglielo.
    C'era solo una persona che aveva riteuto quello, un bel nome. Ed era colui che l'aveva spinta ad andare via. Si stava innamorando, e non le era stata concessa la salvezza per innamorarsi. Purtroppo.
    Quando poi, si era sentita pronta a tornare per proseguire il suo scopo, l'aveva fatto.
    Ma non sapeva quanto si era sbagliata. Lei non era pronta, per affrontarlo di nuovo.
     
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    Quando la potenza discende, il dio è vicino.

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    Sniper.
    Cecchino.
    Non è certamente un nome comune. Per niente.
    E sicuramente non è quello di nascita.
    Difficile che dei genitori chiamino così una figlia. A meno che siano dei cacciatori o dei criminali.
    Criminali...
    Fisso per qualche istante Sniper, perplessa.
    No, non è una malvivente. Me lo sento.
    Cacciatrice?
    Potrebbe anche darsi.
    Ma poi tutto è da vedere.

    “Carino.” Le dico. “Almeno tu non porti il nome di una tua antenata.”Karoline, il mio secondo nome.
    Adamante mi tormentava la notte, quando ero piccola e mi stava accanto, sussurrando ‘Karoline, oh Karoline’. Non lo faceva apposta, almeno credo. Ma difficile capire uno spettro. Per fortuna è passato oltre, altrimenti mi avrebbe seguito fin qui.
    E mi starebbe ancora tormentando.
    “Un granello di sabbia a un intero deserto?” Ecco l’osservatrice all’opera. “Ti trovi spesso in situazioni simili?”
    Ovvio, se è una cacciatrice questo è niente. Non si può neppure paragonare dei vampiri a dei balordi in cerca di divertimento.
    “O, magari, peggiori?”
     
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  15. †Sniper Wolf†
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    Alzò lo sguardo sulla ragazza, che si era fermata davanti a lei, senza sedersi. Quando le aveva detto il nome, l'aveva vista farsi pensierosa. Ma non era una sorpresa per la giovane cecchina: tutte le persone, quando sentivano il suo nome, diventavano improvvisamente assorti in ragionamenti complicati sulla natura di quello. E poi, partiva la carrellata di domande, alla quale ormai, era abituata. "Che nome orribile! Come si puo' chiamare "cecchino" una bambina?" "Ma è davvero il tuo nome?" "Perchè i tuoi genitori hanno deciso di darti questo nome così...particolare?"
    E quando succedeva, Sniper si limitava a sbuffare e a congedare il suo interlocutore. Non amava parlare del suo passato, e per rispondere a tutte quelle domande, avrebbe dovuto scavare indietro nel tempo. Troppo indietro.
    Ma Kim, la stupì di nuovo. Proprio quando era pronta a subire la solita tiritera, lei disse:
    -Carino. Almeno tu non porti il nome di una tua antenata.-
    Il tono esasperato con cui pronunciò quella frase, fece addirittura sorridere la fredda donna, che dovette coprirsi educatamente le rosse labbra. E poi, l'argomento riguardante il suo nome, venne chiuso. Oh si, quella ragazza le piaceva. Nessun commento riguardo alla sua forza fisica, alla sua esperienza nella lotta e al suo nome.
    La risposta che Sniper le aveva dato in precedenza, riferendosi ai balordi nel bar, fece rimuginare la giovane Osservatrice, che, riservatasi la domanda e non avendola dimenticata, le chiese
    -Un granello di sabbia a un intero deserto? Ti trovi spesso in situazioni simili? O, magari, peggiori?-
    Eccole lì, le domande alle quali aveva sperato di fuggire. Tuttavia, non si sarebbe alzata e non l'avrebbe congedada. La ragazza le stava simpatica e per di più, aveva posto la domanda con delicatezza. Inoltre, le aveva regalato una risata, per cui, poteva anche concederle una risposta.
    -Sei una tipetta molto curiosa...-
    Osservò Sniper, senza riuscire ad impedirsi di sorridere lievemente. La guardò ancora una volta dal basso, poi si limitò a stringersi nelle spalle.
    -Diciamo che, non ti piacerebbe trovarti nella mia posizione...-
    Rispose con semplicità, reclinando la testa all'indietro e fissando la luce al neòn sul soffitto, con innaturale interesse.
     
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