-Un ritorno davvero inaspettato-

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  1. †Sniper Wolf†
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    Procedeva, con sicurezza e velocità, ma forse anche troppa per quella che sembrava una normale essere umana. Infatti, seppur a lei la sua andatura le sembrava più che regolare, lo stesso non era per l'altra ragazza, che faticava a starle dietro. Quando se ne accorse, rallentò educatamente, cercando di tenere un passo quanto meno umano. O almeno adatto a loro.
    -Grazie.-
    Le disse la ragazza. Sniper si voltò ad osservarla con un cipiglio incuriosito. La stava ringraziando per aver rallentato la sua andatura, per non averla considerata un'impicciona - cosa che non pensava assolutamente - o per aver battuto tre energumeni, salvandola da una fine poco carina?
    -Mi chiamo Kim, volevo ringraziarti.-
    Ribadì, con un sorriso sulle labbra. La cacciatrice si fermò, osservandola ancora con quell'espressione confusa. Nessuno l'aveva mai ringraziata per qualcosa. Specialmente se quel "qualcosa" coinsisteva nel fare sfoggio di una forza poco naturale, sebbene lei fosse del tutto umana, purtroppo.
    -Non c'è bisogno che mi ringrazi...Non ho fatto nulla di straordinario...-
    Le rispose, spostando lo sguardo davanti a se e fissandolo nel vuoto.
    Poi riprese a camminare, badando a non aumentare troppo la velocità, e Kim la seguì di nuovo. Non le dava fastidio il fatto che volesse farle compagnia - anche se non capiva se la sua era curiosità, gentilezza o senzo di dovere verso colei che l'aveva "salvata" - però, non era abituata a trattare con le persone. Di solito, si limitava ad evitarle, e nel caso piantassero grane, facevano la fine di quegli energumeni del bar.
    -La situazione, nel bar, non era delle migliori.-
    Proferì di nuovo la ragazza, non accennando a lasciarla andare da sola. Si ritrovò a sorridere tra se e se, a quella testardagine. Le piaceva, quella ragazza. Non se ne sarebbe andata finchè lei non avesse detto qualcosina di più, così decise di accontentarla. Ma si fermò, prendendo posto su di una panchina che si trovava in mezzo al grande corridoio, in legno, con alcune piante che la decoravano ai lati. Infondo, se dovevano parlare, girare per tutto l'aereoporto, senza una meta, non era proprio la cosa migliore.
    -Già...Ma confrontato a ciò che sono abituata a vedere di solito, credimi: è paragonare un granello di sabbia ad un intero deserto...-
    Accavallò le gambe e poggiò i gomiti sullo schienale della panchina.
    -In ogni caso, il mio nome è Sniper...-
    Si presentò a sua volta - seppur in ritardo.
    Sniper, il suo era davvero un nome curioso. Significava "cecchino", e questo ne spiegava la sua natura. Tutti coloro che sentivano quel nome, ne rimanevano straniti, o chiedevano spiegazioni del perchè, dei genitori, dovessero dare ad una bambina un nome così orribile. Già, ma fossero stati i suoi genitori a darglielo.
    C'era solo una persona che aveva riteuto quello, un bel nome. Ed era colui che l'aveva spinta ad andare via. Si stava innamorando, e non le era stata concessa la salvezza per innamorarsi. Purtroppo.
    Quando poi, si era sentita pronta a tornare per proseguire il suo scopo, l'aveva fatto.
    Ma non sapeva quanto si era sbagliata. Lei non era pronta, per affrontarlo di nuovo.
     
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15 replies since 30/10/2008, 16:21   220 views
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