Ritorno a Neuvieille

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    Shira si sedette su una panchina, guardando la frebbile attività di tutte quelle persone.
    Sembravano tanti insetti.
    Insetti brulicanti.
    Sospirò, volgendo lo sguardo verso una coppietta poco lontano.
    Erano giovani e sembravano stare da poco insieme, istintivamente un sorriso apparve sulle sue labbra.
    Amaro, ma pur sempre un sorriso.
    Appoggiò gli avambracci sulle ginocchia, guardando avanti a sè, senza volgere lo sguardo in nessun punto in particolare.
    E così, eccola di nuovo lì.
    Aveva giurato che non avrebbe più rimesso piede in quella città...e invece...
    La sua mente riandò agli avvenimenti passati.
    Non aveva fatto poi molto da quando se n'era andata da Nouvieille.
    In questione di tempo, per lo meno.

    Sospirò.
    Aveva girato per le altre città, la qual cosa non era molto importante se si escludeva il fatto che aveva incontrato Ananke.
    E se si escludeva il fatto che l'aveva incontrato con un altra.
    Ok, argomento Ananke chiuso.
    Prossimo argomento del giorno, prego.

    Strinse le ginocchia con le mani.
    Era tornata al suo villaggio non appena aveva saputo che il cacciatore che le impediva il ritorno era morto.
    Bilancio dell'avvenimento:
    Positivo: aveva incontrato finalmente il suo fratellino, e aveva potuto passare del tempo con lui.
    Negativo: i suoi genitori erano morti entrambi.

    Scosse al testa, pensare a quelle cose come un bilancio la faceva sentire terribilmente cinica.
    Ma così faceva meno male.

    SPOILER (click to view)
    Topic riservato per Kimberly
     
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    SPOILER (click to view)
    Eccomi ^_^ Un po' in ritardo, ma ci sono!!!

    I giardini pubblici.
    Non è un brutto posto per passeggiare. Non all’altezza del giardino del Talamasca, ma non è male. Ed è pieno di gente.
    Cammino un po’ tra le persone. Mi piace osservarle, cercando, dai loro comportamenti, di indovinare chi siano e, soprattutto, a che razza appartengano. È un ‘gioco’ divertente, un modo di passare il tempo. Anche se, non usando le mie capacità, non so quanto le mie considerazioni siano giuste. Ma, alla fin fine, in questo momento non sto andando in cerca del sovrannaturale.
    Sorrido, quando una bambina mi taglia la strada di corsa. Mi fermo, permettendo al bambino che la segue di passare senza che ci sia uno scontro. È bello vedere come riescano a divertirsi con poco.
    Vado avanti, lo sguardo che vaga per le panchine, in cerca di una libera. Non sarebbe una brutta idea sedermi da qualche parte a leggere un bel libro. Ma sembrano tutte occupate: in una è seduta una famigliola, in un’altra un uomo che sta lavorando su un portatile, in un'altra ancora...
    Mi blocco.
    Su una panchina c’è seduta una ragazza che conosco bene, dagli inconfondibili capelli neri scintillanti al sole di riflessi rossi.

    Shira.
    La mia demone preferita.

    In effetti... è anche l’unica demone che io conosca. Ma questo è un dettaglio.
    Mi avvicino a lei, eccitata. Da quanto che non la vedo! In effetti, da quella sera in cui mi ha salvato in un quartiere malfamato. Se non fosse per lei, starei ancora cercando la strada. Ho un pessimo senso dell’orientamento.
    “Shira!” La chiamo.

    Sì, non sto andando in cerca del sovrannaturale.
    È il sovrannaturale che mi viene incontro.
     
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    Sbuffò, appoggiandosi meglio sulla panchina.
    Si chiedeva che cosa ci facesse ancora ferma, ancora lì.
    Quel posto era uno come tanti, un solo piccolo posto nella brulicante Neuvieille.
    Un fiore di pesco volò piano, fino ad appoggiarsi sulle sue ginocchia.
    Lo prese, guardandolo fisso.
    Perchè era tornata in quella città?
    Non aveva senso!
    Voleva dimenticare.
    Dimenticare tutte le persone che aveva incontrato, dimenticare tutto quello che riguardava il passato.
    Nel suo cuore c'era una frattura netta, un prima e un poi.
    Accarezzò delicatamente il fiore.
    Forse era per quello che era tornata.
    Aveva delle conti da chiudere, in quella città.
    Nessun sentimento li animava, se non la pura voglia di chiudere con tutto.
    Chiudere con Neuvieille e i suoi abitanti.
    E ovviamente per chiudere tutto era stata costretta a tornare.
    Sì.
    Forse era per quello che era tornata.
    Adesso non le restava niete da fare se non mettersi in moto per saldare i conti e dimenticare al più presto coloro che aveva conosciuti.
    Tutti, nessuno escluso.

    Sentì una voce fare il suo nome, e si voltò nella direzione da cui il suono proveniva.
    Riconobbe subito la ragazza che si trovava a non molta distanza da lei.
    Improvvisamente non era più così sicura di voler dimenticare tutti coloro che aveva conosciuto.
    "Kim..." sussurrò.
    Era Kimberly.
    Kimberly...
    Una delle prime persone che aveva conosciuto a Neuvieille.
    L'unica di cui aveva sentito di potersi veramente fidare, nonostante non la conoscesse poi molto.
    Continuò a guardarla, senza dire niente.
    Non l'aveva più vista dalla prima volta che l'aveva incontrato.
    Ad essere sinceri non le aveva più nemmeno pensato, troppo presa dai suoi problemi.
    E solo ora si rendeva conto di quanto le fosse mancata.
    Senza dire niente si spostò un pochino, per farle spazio sulla panchina.
     
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    Non ci posso credere: dopo tanto tempo...
    Mi riscuoto dai miei pensieri e mi siedo vicino a lei. L’idea di leggere un libro è completamente passata in secondo piano. I libri li posso leggere quando voglio, rincontrare una amica invece no.

    Amica... non demone.
    In questo momento mi sento come una ragazza qualunque, non come un’osservatrice che incontra una creatura sovrannaturale. Anche se, a dire il vero, quella parte del mio essere non può essere soppressa ed è ancora qui, da qualche parte, ad aspettare il momento buono per tornare a galla.

    “Ciao.” Dico. Non aggiungo altro. Shira mi pare triste, come se qualcosa non andasse. Ma cosa? Sento la mia curiosità farsi forte, ma mi trattengo dal chiederle qualcosa. Parlerà se ne avrà voglia, se ne sentirà il bisogno. Non perché c’è un osservatrice che la intervista.
    Intervista.
    Sorrido, mentre mi torna alla mente la sera in cui ci siamo conosciute: dopo che io le ho rivelato di essere un osservatrice, lei mi ha detto di essere una demone ma di non voler fare nessuna intervista. Cosa che poi, in realtà, era successa. Troppo forte era stata la mia curiosità.
    Un po’ come adesso.
     
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    Shira le sorrise, semplicemente
    "Ciao"
    Non aggiunse niente.
    In effetti avrebbe avuto tanto da dirle, e sicuramente anche tanto da ascoltare.
    Era un mucchio che non si vedevano!
    E probabilmente voleva dirle qualcosa.
    Raccontarle tutto, tutto quello che poteva.
    Quantomeno sfogarsi per i suoi genitori.
    Eppure non sapeva da dove cominciare.
    "E' da tanto che non ci si vede"
    ok, aveva detto la prima cosa che le era venuta in mente.
    Una cosa stupita, scontata e banale.
    Ma era un inizio.
    "Sai...alla fine l'ho incontrato, il mio fratellino"
    Bè, probabilmente Kim non si ricordava minimamente di cosa lei stesse parlando.
    Ma non sapeva veramente cos'altro dirle.
    Era una di quelle classiche situazioni in cui si ha così tanto da dire che si finisce per non dire niente.
    Forse non era stata una mossa intelligente cominciare da lì.
    Il raccontarle del suo fratellino avrebbe inevitabilmente portato a parlare del fatto che i suoi genitori erano morti.
    Non era un problema, ma in verità avrebbe preferito arrivarci per gradi.
    Forse partire da Ananke sarebbe stato meglio.
    Ananke...
    Chissà se Kim si ricordava ancora di quando le aveva proibito di cercarlo per fargli domande...
    Strinse leggermente il pugno.
    Non voleva pensare ad Ananke, non in quel momento.
    Non aveva forse deciso di dimenticare tutte le persone (tranne Kim) incontrate fino a quel momento?
    Non aveva forse deciso di ricominciare come se la sua vita fosse iniziata da quel punto?
    Perchè ogni volta ritornava al passato?
    Le vorticava in testa una frase sentita tempo prima
    "Forte sarebbe colui che potesse dopo un fatto grande distruggere d'un colpo ogni vestigia del passato".
    E lei non era forte.
    Non lo era affatto.
    Riportò la sua totale attenzione su Kimberly.
    Non sembrava cambiata minimamente dall'ultima volta che l'aveva vista.
    Ma non sempre un cambiamento interiore si rispecchia in uno esteriore.

     
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    Il suo fratellino.
    Oh, come me la ricordo bene quella storia! Costretta ad abbandonare il suo paese natale, senza alcuna possibilità di vedere almeno una volta il suo nuovo fratellino.

    E ora è riuscita ad incontrarlo.

    “È fantastico!” Esclamo, stupita. “E com’è?”
    Quanto mi piacerebbe poterlo vedere, anche solo in una foto! Ma, alla fine, mi basta che lei sia riuscita a incontrarlo e a rivedere la sua famiglia.
    “Di che elemento è?” Continuo, ricordandomi che, visto che la madre e il padre erano si due elementi diversi, lei non aveva la minima idea di che poteri avesse ereditato.
    Ora deve averlo scoperto.
    Ma quali erano gli elementi possibili? Fuoco e aria?
    Niente, non me lo ricordo proprio.

    Però mi ricordo del cacciatore.

    Ma evito di parlarne: non voglio bombardarla di domande. Aspetterò a chiederle di quella storia, anche se mi piacerebbe sapere tutto. Sono curiosa, tremendamente curiosa.
    Come al solito.
    Su questo aspetto, non son per niente cambiata da quella sera lontana.
     
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    Shira sorrise, accorgendosi di come Kimberly si ricordasse alla perfezione la loro chiacchierata.
    Sbuffò in una leggera risata.
    Già, l'elemento!
    Era la prima cosa che aveva voluto sapere da Alexis, di quale elemento era il piccolo Dimitri.
    Bè, non che la risposta fosse quello che si aspettava.
    In effetti avrebbe desiderato che il suo fratellino fosse fuoco come lei...e invece...
    "Bè, se vuoi saperlo...non è nè aria nè fuoco"
    rise leggermente
    "E' un demone d'acqua. Il primo della mia famiglia"
    Il sorriso le si spense dal viso.
    I suoi genitori erano stati tanto impegnati nella disputa se il piccolo fosse fuoco o aria.
    In quel momento un dubbio era balenato nella testa di Shira.
    Avevano fatto in tempo a vedere il piccolo imparare a richiamare il suo elemento?
    Erano riusciti a vedere di quale elemento egli fosse.
    Sperava ardentemente di sì.
    Era giusto che lo sapessero, prima della fine.
    Strinse i denti, impedendosi di piangere.
    Aveva ancora abbastanza orgoglio per non farlo.
    Non in un parco, comunque.
    "E te come te la cavi? Cos'hai fatto in tutto questo tempo"
    chiese con semplicità.
    Era meglio cercare di sviare il discorso.
    Kimberly poteva ricordarsi da un momento all'altro di Ananke.
    E allora sì che non sarebbe riuscita a trattenere le laccrime.
    Con una mano si sistemò i lunghi capelli neri, che avevano iniziato ad ondeggiare per il vento.
    Aveva ancora in mano il fiore di pesco, stretto nel pugno.
    Allentò leggermente la presa, di modo da lasciarlo andare.
    Il vento glielo portò via, facenolo volare in tante spirali, finchè sparì alla vista della giovane ragazza.
     
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    Un demone dell’acqua.
    Non me l’aspettavo.
    Che strana la vita. Da un demone dell’aria e uno del fuoco ne nasce uno legato all’acqua. Chissà cosa hanno pensato i suoi genitori quando l’hanno scoperto.

    Ma i miei pensieri vengono bruscamente interrotti dalla sua domanda e da tutto ciò che è legato ad essa.
    Caulfield.
    Il manto di San Giorgio.
    L’insicurezza che provo, ora, ogni volta che entro in sede.
    Non è bello scoprire che nemmeno il luogo che si crede più sicuro, nemmeno la propria casa, in realtà lo è. Ma in questo momento non ho voglia di parlarne, anche se mi piacerebbe tanto strozzare quel disgraziato. Cosa ne avrà fatto del manto?
    “Diciamo che è andata abbastanza bene.” Rispondo, un po’ sul vago. Chissà se se ne accorgerà. “Anche se per un certo periodo mi sono allontanata da Nouvieille. Sono tornata a Milano, nella mia vecchia casa.”
    Sì, meglio portare la discussione sulla casa. Meglio ricordare le sensazioni che mi ha dato rivederla dopo tanto tempo, anche se, in verità, non mi ero neppure avvicinata al laboratorio di mia madre, quello dove Jennifer è morta. Sarebbe stato troppo doloroso. Troppo forti sono i ricordi, troppo il dolore.
    “È stato... interessante.” Dico, in mancanza di una parola migliore. “Ho compreso che non è possibile dimenticare il passato, neppure quando lo si desidera ardentemente.”
    Già... il passato.
    È stato difficile rientrare i quella casa, rivedere i luoghi della mia infanzia. Ma meno della prima volta, di quando, consigliata da Robert, sono andata a leggere i diari di mia madre.
    Ed è stato ancora più difficile rivedere l’orfanatrofio, il posto che ho odiato di più nella mia vita. Ma, in un certo senso, è stato divertente: mi hanno continuamente chiamato Kimberly Iaia, non Hastur.
    Iaia. Il falso cognome di Neris.
     
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    Shira sorrise all'amica
    "Non sono mi stata a Milano...deve essere una bella città".
    Si sistemò i capelli, resi ribelli dal leggero vento.
    In effetti non era mai stata in Italia...aveva viaggiato molto, ma non era mai stata in Italia.
    Forse doveva farci un salto. Magari una volta sistemati i conti con Neuvieille.
    La seconda frase di Kim la trafisse come una lama gelida e troppo appuntita.

    “Ho compreso che non è possibile dimenticare il passato, neppure quando lo si desidera ardentemente.”

    Strinse una sbarra della panchina, desiderosa di afferrarsi a qualcosa.
    Qualsiasi cosa che le trasmettesse sicurezza e un'idea di solidità.
    In quel momento si sentiva cadere.
    Kim aveva ragione, scappare dal passato non aveva senso.
    Eppure la morte dei genitori l'aveva scossa profondamente.
    Non poteva continuare tutto come prima.
    Cristo!
    Sentiva il bisogno di alzarsi e urlare.
    La gente continuava a passeggiare, a ridere, a scherzare.
    Tutti continuavano la loro vita.
    Per il mondo non era cambiato niente.
    Ma per lei sì!
    Dannazione, per lei sì!
    Sentì la rabbia impossessarsi di lei e dovette faticare alquanto per trattenerla.
    Perchè il mondo continuava lo stesso?
    Quando era successo aveva provato un dolore così forte, da farle credere che il mondo si sarebbe fermato, come in lutto.
    E invece no, il mondo girava ancora.
    Come aveva sempre girato, come avrebbe continuato a girare.
    Insensibile al dolore degli esseri che lo abitano.
    E lei doveva adeguarsi.
    Adeguarsi al fatto che nel mondo niente era cambiato.
    Riportò la sua attenzione su Kim, ancora scossa.
    "Credo tu abbia ragione...forse mi farebbe bene restare a Neuvieille"

     
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    Shira si afferra velocemente alla panchina, stringendone forte una barra.
    Per qualche istante sembra quasi star per svenire, poi mi parla, scossa.
    Cosa sta succedendo?
    Cerco di capire cosa, tra ciò che ho detto, ha innescato quella reazione. Sicuramente non l’accenno a Milano, a meno che...

    Cosa le era successo? C’era qualcosa del suo passato che la tormentava?
    Mi rendo conto solo all’ultimo momento di aver aperto la bocca per chiederglielo, e mi blocco.
    Cosa fare?
    E se preferisse non parlarne?

    Ma, dopotutto, la cosa migliore per superare qualsiasi trauma è proprio parlarne.
    E, con quei pensieri, metto a tacere la parte della mia coscienza che mi ricorda che sono troppo curiosa e che dovrei farmi i fatti miei.

    “Tutto a posto?” Le chiedo.
    Non so bene cosa fare: non mi son mai trovata nella situazione di dover consolare un amico. Anche perché, in effetti, di amici ne ho avuti ben pochi. Fin dall’orfanatrofio mi son tenuta alla larga da amicizie troppo strette e, nel caso di Robert...
    Bè, lui è morto - e per colpa mia - quindi la questione si è chiusa lì.
     
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