Romeo Sierra: lavorando per Kimberly Hastur

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  1. ~ Romeo.
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    Kimberly Hastur, una delle ultime clienti avute nella Casa de Artesiana, aveva fatto una richiesta precisa: avere un Anello del Potere, simile a quello che lo stesso Romeo aveva fatto per sé. La semplice differenza per distinguere il suo da quello che stava andando a creare era nel potere: quello di Kimberly avrebbe evocato palle di elettricità violacee; il suo invece ne evocava di simili, ma fatte di energia nera.

    Quella volta decise di non aspettare il giorno dopo per iniziare, ma farlo immediatamente dopo aver ricevuto la commissione. Forse sarebbe riuscito a finirlo nel giorno stesso, forse il giorno dopo. La cosa non poteva che fare bene sia a lui che a Kimberly: il primo avrebbe avuto i soldi prima del previsto, allo stesso tempo la cliente avrebbe ottenuto l'anello molto tempo prima dei due giorni prefissati. Era tutto da vedere, comunque.
    Il suo corpo e il tavolo da lavoro erano già illuminati dalla luce artificiale che emanava la lampada quasi sempre accesa nel suo Laboratorio. Aveva tutto il necessario per svolgere il compito richiesto; non c'era bisogno di uscire e andare alla ricerca di materiale.

    La volta precedente Romeo era stato cliente di sé stesso; non doveva fare altro che considerare allo stesso modo Kimberly e il gioco era fatto. Doveva creare qualcosa di già creato: più semplice di così si moriva. Aveva dell'argento da parte; la richiesta di Kimberly lo prevedeva, dunque non gli restava che consumarlo. Riscaldato, fuso e lavorato, alla fine gli avrebbe dato la forma dell'anello; fortuna sia per lui, che si scocciava di uscire a fare spese, sia per Kimberly, la destinataria di tutto, possedeva in bottega anche abbastanza ametista da lavorare e applicare sul monile una volta compiuto.

    Non mancava nulla; non restava che iniziare...

     
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  2. ~ Romeo.
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    Il primo passo da compiere era lo stesso di molti altri lavori: l'argento andava reso liquido per poterlo lavorare, ma c'era bisogno prima di una forma in cui versarlo e farlo raffreddare, dal quale poi sarebbe uscito fuori la forma grezza del monile. Occorreva dunque ricavare una forma circolare, il più possibile somigliante ad un cerchio, oltre essere della misura ideale per permettere alla fine all'anello di entrare e uscire dal dito della signorina Hastur senza problemi ed intoppi; la giovane donna desiderava anche una maglia sottile: Romeo se lo stampò a mente dato che in quel momento non era importantissimo.

    Con un gessetto, la cui punta era stata ricavata con cura, l'Artigiano disegnò il cerchio tenendo ben presente le possibili misure del dito della cliente, andandosene sia per un'idea, sia basandosi su misure standard, sia grazie ad altri fattori che difficilmente lo tradivano. Nel caso in cui il cerchio sarebbe stato più stretto, non ci voleva molto ad allargarlo; oltretutto gli accadeva raramente e l'importante era non sbagliare rendendolo troppo largo, dato che a quel punto era meglio ricominciare tutto da capo. Per compiere quel lavoro che potrebbe sembrare semplicissimo se raccontato, l'uomo ci mise un bel po', anche perché desiderava fare un lavoro accuratissimo, senza sbavi od errori, munendosi anche di occhiali speciali dalle identiche funzioni di una lente di ingrandimento.

    Per quel passaggio servì una buona mezz'ora, ma ne valse la pena: ad occhio sembrava un lavoro accurato quello iniziale in cui venivano semplicemente impostati su acciaio i punti d'aiuto all'incisione.
    La vista svolgeva un compito essenziale in quella parte e lo sforzo che subirono gli occhi, resero quest'ultimi molto stanchi. Una buona pausa era l'ideale, così, lasciando tutto dove stava, si recò al primo piano per mangiare qualcosa, dato che era passata già da un po' l'ora in cui molti, a Nouvieille, mangiavano beatamente.

    **********

    Un'ora dopo Romeo impugnava già con entrambe le mani un piccolo martello e uno scalpellino delle stesse dimensioni. Con quelli andò a picchiettare più e più volte la lastra di acciaio, seguendo attentamente i punti guida che lui stesso aveva segnato prima di andare a mangiare. Poteva commettere errori, dato che alla fine, prima di considerare il lavoro ultimato, l'Artigiano avrebbe trascorso molto tempo a perfezionare la superficie dell'argento; eppure, era meglio non esagerare e fare di tutto per svolgere un lavoro pulito e ordinato.
    Finì anche di fare l'incisione, ma solo dopo un'ora e qualcosa, ritrovandosi stanco nelle braccia, ma anche nella mente. Aveva finalmente la forma in cui poi avrebbe versato l'argento liquido. Non restava che trasformare lo stato del materiale richiesto da quello solido a quello liquido, e come sempre, in suo aiuto, c'erano le care Rune, compagne inseparabili del suo lavoro: ancora una volta sarebbe ricorso al potere di Fehu, Runa del Fuoco. Purtroppo non si sentiva in condizioni di continuare subito; preferì così interrompere tutto e proseguire il mattino successivo...

     
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  3. ~ Romeo.
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    Quella mattina doveva alzarsi presto; aveva del lavoro da finire. Una lavata veloce, come fu la colazione, poi dritto ad aprire la Casa de Artesiana e nascondersi nel Laboratorio. Velocemente accese la lampada, anche se un po' di luce naturale entrava dalla piccola finestra della stanza. Controllò il lavoro; lo trovò così come l'aveva lasciato, così spese giusto qualche minuto a valutarlo. Era perfetto!

    Il passaggio successivo, come tanti altri nel suo lavoro, era ormai monotono, giusto un po' noioso viste le tante volte che l'aveva fatto. Doveva trasformare da solido in liquido l'argento che avrebbe utilizzato per fare la struttura principale dell'anello. Gli bastava avere qualche oggetto in quel materiale e il gioco era fatto. Per lavori del genere utilizzava di tutto, perfino delle vecchie monete, ma di quelle un bel po' grandi...



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    Come trasformare qualcosa di solido in liquido, anche duro come l'argento? Le Rune che utilizzava Romeo sembravano non avere mai un limite nel loro potere, ma soprattutto, Fehu, la Runa del Fuoco, un semplice simbolo, era in grado di sciogliere qualsiasi cosa. Quel simbolo chiedeva poco in cambio, ma in realtà, per chi ne capiva qualcosa, significava tantissimo: bisognava avere volontà, un forte desiderio per attivare l'enorme potere che le Rune celano invece a coloro che non sono capaci di utilizzarle.
    Per incidere una Runa, bastava qualsiasi cosa, anche del gesso, o qualcosa di tagliente, l'importante che fosse capace di scrivere in qualche modo. Quella volta avrebbe utilizzato lo stesso gessetto appuntito usato per disegnare i punti d'aiuto sull'acciaio. Senza alcuna fretta e molto lentamente, il simbolo iniziò ad apparire scritto sulla moneta, precedentemente riposta in una piccola ciotola d'acciaio capace di contenere il liquido bollente che a breve sarebbe comparso.




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    Il simbolo ci mise un po' ad attivarsi; qualche istante ci volle per assistere alla scena capace di meravigliare chiunque, anche lo stesso Artigiano dopo le tante e tante volte in cui aveva già assistito: la stanza si illuminò di rosso, grazie al bagliore proveniente dal simbolo; era una luce fortissima, capace anche di accecare per un po', ma come aveva imparato già da tempo, quasi subito Romeo chiudeva gli occhi, quasi perché desiderava assistere almeno un po' alla scena.
    Quando riaprì gli occhi, la luce era sparita; solo il simbolo lampeggiava ancora, ma in modo molto fievole, fino a sparire nel liquido. L'argento si era sciolto e qualche bollicina d'aria scoppiava sulla superficie liquida di quell'elemento. Toccarlo sarebbe significato ustionarsi gravemente.

    Ora non bisognava fare altro che riempire la forma ricavata nell'acciaio di quell'argento incandescente...

     
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  4. ~ Romeo.
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    Il piccolo contenitore d'acciaio a forma di ciotola ribolliva di argento liquido; lo spagnolo lo aveva usato tante volte, anche perché sull'orlo, da una parte, aveva quel che può sembrare un beccuccio, l'ideale per versare il contenuto da qualche parte. La forma scavata su una piccola lastra d'acciaio attendeva di essere riempita del liquido; velocemente, anche perché la ciotola non sarebbe stata sempre fredda, Romeo versò facendo molta attenzione il liquido nella forma, riempendo quest'ultima completamente.

    Buttare la lastra d'acciaio immediatamente nell'acqua fredda sarebbe stato da folli; era necessario aspettare prima un po', far raffreddare il tutto con l'aria, prima di sfruttare le qualità dell'acqua. L'Artigiano fece passare prima qualche minuto, poi verso senza combinare guai, la lastra in una bacinella bella grande, ricolma d'acqua e ghiaccio, di dimensioni parecchio grandi.
    Spirali di fumo bianco e vapore acqueo immediatamente iniziarono a salire verso il soffitto non appena il liquido bollente entrò in contatto con quello freddo. Il tutto doveva riposare un po' così com'era, per dare modo al freddo di agire sull'argento; in poche parole ci voleva il tempo necessario di farsi e bersi un caffè.

    Dopo un buon caffè, Romeo ritornò nel suo Laboratorio. Non c'era bisogno di controllare se l'argento si fosse raffreddato: dopo tutto quel tempo doveva esserlo per forza. Tirò fuori la lastra dalla bacinella di acqua e ghiaccio. Asciugata un po', iniziò a batterla sul ripiano e di tanto in tanto, tagliava con dei trapani con punte rotonde e affilate, delle parti di acciaio per staccare la forma grezza di argento da quella d'acciaio in modo da farlo più facilmente. Quando l'argento si separò definitivamente dalla lastra d'acciaio, il risultato era un cerchio del materiale richiesto dalla signorina Hastur ancora però troppo grezzo, pieno di imperfezioni e impurità: in poche parole non aveva minimamente l'aspetto di un anello.
    Il passaggio successiva prevedeva dunque una sorta di "opera di restaurazione" dell'argento, il quale andava reso liscio, di un colore unitario, smaltato, perfezionato; bisognava fare tutto ciò che era necessario per farlo sembrare un bellissimo anello...

     
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  5. ~ Romeo.
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    Romeo doveva rendere lucido e perfetto l'anello, rendendo un vago ricordo l'aspetto ruvido e non tanto bello del monile in quel momento. Nella durezza delle sue punte da trapano, doveva riuscire a tirar fuori qualcosa di leggero, docile, per rendere quel cerchio d'argento, rotondo e senza nessuna traccia di spigoli. Doveva a tutti i costi rendere la superficie piacevole al tatto nel momento in cui sarebbe andato ad infilarsi a qualche dito di Kimberly Hastur. Per sicurezza, lo allargò leggermente all'interno, per evitare così che nessun dito potesse indossarlo, permettendo invece di farlo alla maggior parte, specialmente all'indice che era il più consono per attivare il potere e farne uso.

    La superficie esterna, più ci lavorava Romeo, più iniziava a mostrare un aspetto bombato e luccicante, tipico di un anello. Ogni difetto, dopo un bel po' di tempo trascorso a lavorarci su, fu cancellato, ma gli effetti che avrebbero dato la carta abrasiva erano imparagonabili. La passò sopra l'argento per un bel po', sgrossandolo e lucidandolo. Eppure, ancora non era finita lì: come tutte le donne casalinghe conoscono, esiste un liquido fatto apposta per l'argento, un lucidante per essere corretti, specifico per quel materiale, il quale, una volta sottoposto a un "bagno", avrebbe infine espresso tutte le qualità che invece avrebbe celato.
    Bastarono quindici minuti in ammollo, poi Romeo lo tolse, per dargli una lavata, una pulita e l'ultima lucidata a mano.
    Il risultato era perfetto.

    Era finalmente arrivato il momento di lavorare con la gemma di ametista...

     
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  6. ~ Romeo.
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    Romeo si rigirava tra le mani la grezza pietra di ametista; ne guardava ogni faccia, ogni aspetto, ogni particolare, da cui partire e creare una gemma bellissima. Quando trovò il punto esatto, ne ricavò una gemma grezza abbastanza piccola da ornare l'anello.



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    Non era molto grande la pietra, eppure, la piccola porzione ricavata sembrava minuscola rispetto a tutto il resto. Come accadde con la sua ossidiana, anche questa pietra preziosa sarebbe stata di aspetto rotondo, ma comunque sfaccettato, data la difficoltà e l'impossibilità manuale per l'Artigiano di fare una sfera perfetta; in più, le facce che avrebbe ricavato erano l'ideale per far aderire e combaciare l'ametista con l'anello di argento.
    Iniziò a rigirarsi anche quella piccola gemma grezza tra le mani, pensando a mente il modo migliore di lavorarla; era poco più grande di una biglia, ma da lì a breve avrebbe ricavato qualcosa di molto più piccolo. Si armò così degli stessi strumenti utilizzati per levigare e lucidare l'anello, anche se comunque gli strumenti per questo genere di cose erano sempre gli stessi, anche per le pietre preziose. Ogni spigolo ruvido iniziò ad assumare una forma, un aspetto più tondeggiante; le facce, invece, con abili tagli, mostravano il massimo della brillantezza dell'ametista.
    Non era un gioco da ragazzi: occorreva molta capacità, ma soprattutto parecchia pazienza dato che era un lavoro difficile, stancante, soprattutto per la vista, nonostante il paio di occhiali "ad ingrandimento" che Romeo si dotava per quel genere di lavori. Quando finalmente una forma fu data, l'opera si poteva definire completa per metà: anche con quella piccola gemma occorreva praticare tanta pazienza in levigatura, lucidatura e quant'altro da renderla priva di imperfezioni e solo una "poesia" di bellezza viola.



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    Una volta smaltata, la pietra poteva considerarsi pronta. Bastava applicarla all'anello, ma subito dopo aver chiamato in causa un incantesimo celtico. A Romeo fu regalato un libro pieno di questi incantesimi, da lui studiati nel corso di anni e anni; preferiva molto di più affidarsi alle Rune, ma sapeva quali limiti (ancora) incontrava con quei simboli; per esprimere cose più complesse servivano parole più complesse, di una lingua antichissima.
    Trovò il libro infilato in mezzo ad altri; lo tirò fuori e iniziò a sfogliarlo abbastanza velocemente, dato che sapeva dove cercare. Servivano le "parole magiche", le quali, una volta enunciate a voce, avrebbero donato l'ametista del Potere del Tuono Viola. Imparò velocemente a memoria le parole da pronunciare, poi, con una mano aperta sulla pietra, attese qualche attimo prima di enunciare l'incantesimo...


    - Im nalla le aur gaer ind nef sarn. -


    sembrò non funzionare, fino a quando quel po' di luce che entrava dalla piccola finestra del Laboratorio sparì; Romeo fissò la piccola porzione di cielo che poteva vedere, assistendo ad un improvviso oscuramento, come se ci fosse stata un'improvvisa eclissi solare; durò solo un attimo, facendo invece credere più ad una enorme nuvola passeggera; eppure, al ciel sereno, un tuono squarciò uno strano silenzio; delle scosse di corrente bianche e violacee iniziarono a partire dalla mano e finire sulla gemma, illuminandola ancor di più. Poi tutto si placò; l'esperienza con il suo anello diceva a Romeo che tutto era funzionato, ma doveva essere Kimberly a provare il suo potere.

    Non restò che saldare e fissare la gemma all'anello; ormai anche quella giornata era finita; il mattino successivo avrebbe telefonato alla cliente per chiederle di passare a ritirare l'Anello del Potere.

     
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  7. ~ Romeo.
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    C'era voluto un giorno e mezzo a Romeo per completare il lavoro per Kimberly Hastur, compresa la mezza giornata successiva a quando aveva ricevuto la commissione. La sera prima aveva completato l'intero lavoro, così, quella mattina, dopo essersi reso presentabile come al solito faceva tutti i giorni, aperta la bottega, andò dritto in Laboratorio. L'anello lo trovò lì dove l'aveva lasciato; rapidamente, gli trovò un piccolo cofanetto per contenerlo, per poi ritornare di nuovo nel negozio. Poggiato sul bancone il cofanetto, compose il numero di telefono che la cliente gli aveva lasciato; avvisata di passare a ritirare l'Anello del Potere, Romeo si mise comodo ad attenderla, pensando alle cose da dire riguardanti l'utilizzo di quello speciale monile...

     
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    Circa mezz’ora fa ho ricevuto la telefonata del signor Sierra, che mi avvertiva che il lavoro era completato. Devo dire che quando ho ricevuto la telefonata mi sono stupita: credevo che lui ci avrebbe impiegato di più, anche se aveva detto che sarebbero bastati due giorni. Deve essersi impegnato molto per riuscire a fare in tempo - anzi, leggermente prima del tempo - e, magari, ha passato la maggior parte della giornata sul mio anello. Più di quanto potessi chiedergli.
    Mentre cammino per la strada, diretta alla fucina dell’artigiano, rifletto sul fatto che, forse, è meglio che io cominci a usare il taxi. L’aria si fa sempre più fredda, sintomo della stagione in cui siamo appena entrati, e le mie abituali passeggiate non sono più così affascinanti. Va bene camminare... ma al gelo?
    Mi riscuoto dai miei pensieri solo davanti al negozio. Il solo vedere la vetrina mi fa ricordare il motivo per cui mi trovo qui: l’anello. E, tutto ad un tratto, mi ritrovo agitata. Questo è il mio primo oggetto magico, un artefatto che, almeno spero, mi aiuterà a superare tutti i guai in cui mi andrò a cacciare. Perché è sicuro che mi andrò a cacciare in qualche guaio. Sarei in grado di farlo anche stando ferma al Talamasca... o entrando in un negozio. Non so più se sono i guai che mi cercano o io che cerco loro.
    E, pensandoci bene, il motivo è molto probabilmente il secondo.

    Entro nel negozio, allegra ma anche un po’ nervosa.
    “Buongiorno!” Esclamo, rivolta all’artigiano.
     
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  9. ~ Romeo.
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    La signorina Hastur ci mise un tempo non eccessivamente lungo, ma neanche tanto breve, per arrivare alla Casa de Artesiana, avvisata da una telefonata di Romeo. Nel frattempo, mentre l'aspettava, l'uomo aveva controllato un paio di volte che tutto fosse come previsto per quanto riguardava l'anello; il resto del tempo lo trascorse dondolandosi sulla sedia e canticchiando una vecchia canzone ascoltata da bambino. A mani unite, dietro la testa, si stiracchiava e rilassava con quel dondolio; sul viso era stampata una faccia felice, sia per il lavoro ultimato, sia per il guadagno che a breve ci sarebbe stato.
    L'Anello del Potere aspettava in un piccolo cofanetto, sul bancone, di essere preso...

    L'aprirsi della porta anticipò l'arrivo della signorina; mentre quest'ultima la richiudeva e si portava al bancone, l'uomo era già in piedi, pronto ad accoglierla, mostrarle l'anello e farle capire il funzionamento. Senza far svanire il sorriso sul volto...


    - Buongiorno a lei, signorina Hastur. -


    disse, prima di indicare con una mano il cofanetto...


    - Lì dentro troverà ciò che mi ha chiesto. -


    concluse, aspettando che la cliente aprisse il cofanetto, ma più che altro la reazione alla vista di quello.



    SPOILER (click to view)
    Avviserò io Kurama di aggiungere nelle schede i soldi e l'anello...^_^
     
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    Il mio sguardo cede sul cofanetto che l’artigiano mi ha indicato. Non posso dire di non avere uno strano timore ad aprirlo. Non so se per paura che non sia come lo immagino o se lo considero come qualcosa di così prezioso che ho timore pure di prenderlo in mano. So solo una cosa: lì dentro c’è un oggetto preziosissimo, anche se non terribilmente potente. È potente al punto giusto per me. Ed è questo che conta.
    Prendo il cofanetto tra le mani, il cuore che mi batte a mille. È semplicemente ridicolo: è solo un oggetto magico, perché devo sentirmi così? Sarà perché mi affascina qualsiasi cosa che sia legata anche minimamente al sovrannaturale? Oppure perché non riesco a credere che è mio? O che - è più corretto dire - sta per diventare mio.
    Lo apro, fissando l’anello, quasi estasiata. È semplicemente perfetto. Non posso credere che un gioiellino simile sia in grado di attaccare chi cerca di farmi del male. È un oggetto così innocuo, così... normale.
    “È fantastico.” Dichiaro, alzando per un attimo gli occhi su Romeo, per poi ritornare a guardare l’anello. Lo sfilo dal cofanetto, tenendolo con due dita e facendolo girare davanti agli occhi. È proprio fine come lo volevo io. Romeo Sierra ha fatto un ottimo lavoro.
    Rimango un attimo perplessa a fissare la mano sinistra, indecisa su che dito provarlo. Di solito, quando metto un anello, lo metto sull’anulare, però non mi sembra una posizione molto adatta a un artefatto con poteri di attacco. “Mm...” Dico tra me e me, indecisa su quale sia la posizione migliore: è meglio che io provi l’anello sul dito che poi lo userò, in modo da non rischiare di dover venire qua successivamente a farmelo allargare o restringere.
    “Secondo lei, su quale dito dovrei metterlo?” Mi decido a domandare all’artigiano. Lui è sicuramente più esperto di me al proposito. “Insomma... su quale sarebbe più comodo se dovessi difendermi?”
    SPOILER (click to view)
    Ok! :D
     
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  11. ~ Romeo.
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    Notò attentamente come lo sguardo si spostò dai suoi occhi, blu scuro, verso il cofanetto. Kimberly Hastur lo fissò per un tempo abbastanza lungo, dando modo a Romeo di credere che qualcosa non andava, anche se in realtà ancora doveva vederlo; forse si era sbagliata nel chiedere quell'oggetto e magari, ripensandoci, avrebbe preferito qualcos'altro. Non era infondo un grosso problema: ci doveva pur essere qualcuno in quella città disposto a comprare il suo Anello del Potere!

    Quel pensiero svanì quando la giovane donna lo prese tra le mani; somigliava terribilmente ad una bambina di fronte al suo regalo di Natale. Fu facile in quel momento capire quali pensieri potevano passare nella testa della cliente; Romeo ne scelse uno: eccitazione, già, eccitazione per avere qualcosa di proprio, di desiderato, di scelto. Gli capitava spesso quella situazione e ogni volta era davvero bello vederla. Eppure, c'è qualcosa di ancora più bello, ovvero, quando le persone in questione scoprono in tutto e per tutto l'oggetto in questione. Kimberly non fu da meno: si illuminò quando aprì il cofanetto e l'anello, in tutto se stesso, andò a specchiarsi nei suoi occhi. Le parole, come molte cose da quando la cliente era entrata, arrivarono in ritardo, ma nessun rimprovero c'era per questo; anzi, lo spagnolo era più felice quando le persone ci pensavano un po' su in quei casi e alla fine, se ne uscivano con un "fantastico" liberatorio.

    Romeo osservava come se lo rigirava tra le mani; continuava ad assomigliare alla bambina, ora di fronte al suo regalo, il quale veniva toccato poco, o con attenzione, tutto ciò per la paura di romperlo o danneggiarlo. Era praticamente impossibile riuscirci, e anche se fosse accaduto, non era poi la fine del mondo, dato che c'erano ottime possibilità che la gemma si salvasse, mentre la struttura si cambiava senza troppi problemi.

    Kimberly non si decideva ad infilarlo; solo allora Romeo si accorse che avrebbe dovuto consigliarle, ma fu anticipato; notò come la giovane donna ci rifletteva su, per poi esporre i suoi dubbi: come aveva pensato, Kimberly non sapeva dove indossarlo; Romeo era apposta lì per spiegare tutto...


    - Aspettavo questa domanda. Come sa, quell'anello permette di creare delle piccole palle d'energia; come vede, io lo tengo all'indice, visto che è il dito che "indica"; quindi, quale dito migliore se non quello, signorina? -

    domandò, lasciando riflettere su una risposta la stessa donna; ma prima di permetterle di lasciare campo libero ai pensieri...

    - Faccia attenzione comunque; l'Anello del Potere farà qualcosa di speciale appena lo metterà... -

    disse, sorridente, con la testa e lo sguardo da tutt'altra parte; preferiva lasciare tutto nelle mani della ragazza...



    SPOILER (click to view)
    Prendi spunto da qua...;) = http://creatureantichevivonoancora.forumco...stpost#lastpost
    Comunque crea la pallina sul tuo dito e spiega come la fai sparire di nuovo nella gemma, se no perdi una carica e distruggi il negozio...:D
     
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    Lo ascolto attentamente, rendendomi conto che ha perfettamente ragione. L’indice è perfetto per mettere questo anello e, visto che io non sono mancina, è meglio che il dito sia quello della mano destra. Io non uso di certo la sinistra per indicare.
    Il fatto è che io sono abituata a portare gli anelli nella mano sinistra, non nella destra. Preferisco averla libera per non avere problemi quando scrivo. Ma mi abituerò. E l’anello è fine, quindi non dovrei avere troppi problemi.
    Quando mi avverte del ‘qualcosa di speciale’ che avverrà appena metterò l’anello, non posso che preoccuparmi: cosa succederà? Ma non deve essere niente di pericoloso, altrimenti mi avrebbe detto qualcosa in più. Almeno credo.
    “Ok, allora starò attenta.” Rispondo, ma non posso evitare di lanciare un’occhiata timorosa all’anello. Tutto ad un tratto non so se lo voglio mettere... il suo avvertimento continua a preoccuparmi.
    *Maledizione, sono o non sono la figlia di una strega!?* Penso, quasi sgridandomi da sola. *Un anello non dovrebbe farmi paura!*
    E, prima di ripensarci, lo infilo nell’indice della mano destra. L’anello ci entra alla perfezione, come se l’artigiano avesse preso le misure del mio dito. Ma so che non è così.
    In un primo momento non succede niente: l’anello rimane innocuo sulla mia mano, come se fosse un qualsiasi altro gioiello, ma poi...
    Sento la mano strana, come intorpidita. Mi sembra quasi di non aver mosso la mano per molto tempo o come se fosse immersa nella melassa. Dall’anello comincia a sprigionarsi qualche scintilla viola-azzurra, mentre percepisco una forte energia attraversarmi la mano. L’anello mi sembra pesante come non mai, una sensazione provocata da tutta quell’energia fuori controllo. Chiudo gli occhi, cercando di concentrarmi. Ora so cosa devo fare, anche se non so come farlo. Non ancora, almeno. Devo in qualche modo prendere il possesso dell’anello, farlo una cosa mia, renderlo una parte di me, come un braccio o una gamba. Devo controllare il potere, altrimenti non ho idea di cosa succederà. Qualcosa di non molto buono, questo è certo.
    Non so quanto tempo rimango lì ferma, ad ascoltare solo il battito... il battito del mio cuore e la pulsazione dell’energia dell’anello, e cercando di renderli una cosa sola. Non so se son passati solo pochi secondi, alcuni minuti o addirittura delle ore... so solo che a un certo punto riesco a prendere il controllo, riuscendo in qualche modo a rendere mio l’anello e a frenare l’energia che sembra voler uscire dall’artefatto. Ma è dura mantenere la presa: mi sembra di esser sul punto di perderla, mi sembra che da un momento all’altro l’energia possa fuoriuscire dall’anello, provocando chissà che disastro.
    *Non posso fermare l’energia e neanche spegnerla come se fosse una luce. Ma forse posso trasformarla.*
    Penso a una sfera, una sfera viola come quella descritta dal catalogo di Romeo, una sfera composta da elettricità. Sento l’energia scorrere, non più frenata ma condotta dalla mia volontà. Quando riapro gli occhi, non posso non stupirmi: la sfera è lì, sul mio indice, come pronta ad essere scagliata. Non è molto grande, sarà delle dimensioni di una pallina o, come dice il catalogo, di una palla da golf. Mi è difficile controllarla, sento una tensione, come se l’energia volesse scaricarsi da qualche parte, distruggendo magari parte del negozio. Ma non posso permetterlo, sia perché non mi sembra il caso, sia perché non credo di avere i soldi per ripagare i danni.
    Lentamente chiudo la mano, visualizzando nella mia mente la sfera che rimpicciolisce, tornando all’interno dell’anello. Non so se il movimento della mano serva veramente, ma una cosa è certa: chiudendola a pugno trovo più facile far scomparire la sfera, come se il movimento mi aiutasse a concentrarmi.
    Appena la sfera scompare mi sento sollevata, la mano libera - quasi completamente - dalle sensazioni che prima mi avevano avvolto. L’energia dell’anello sembra essersi sopita, ma so che non è proprio così. Una parte della mia mente la sta controllando, intenta in una specie di battaglia silenziosa. Non ho ancora il completo controllo dell’artefatto, ma credo che riuscirò presto a cambiare la situazione.
    SPOILER (click to view)
    (Distruggere il negozio!!!??? AHHHHH *Scappa via terrorizzata al solo pensiero*)

    Dimmi se qualcosa non va nella descrizione, che modifico. ^^

    Comunque... per il pagamento... mi stavo chiedendo se dovevo fare che Kim paga Romeo con qualcosa, bancomat, carta di credito ecc... oppure che lo ha già pagato. O magari è meglio non parlarne proprio? ^_^
     
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  13. ~ Romeo.
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    Susseguì il classico silenzio dei pensieri immediatamente dopo le parole dell'Artigiano. Kimberly sembrava, e forse era veramente così, star riflettendo e soppesando le parole di consiglio datele dall'uomo oltre il bancone. Si preoccupò, come dimostrarono le parole che disse, anche di quel qualcosa di speciale annunciatole dall'Artigiano. Assicurò che avrebbe fatto attenzione.

    Romeo, continuava a fissarla ad intermittenza e non gli sfuggì l'occhiata timorosa della donna verso il monile argenteo. Per qualche istante mostrò una sorta di battibecco con sé stessa sul fatto di mettere o no l'anello al dito; alla fine, convinta, come se non avesse dato tempo alla mente a mettere in moto dei ripensamenti, la signorina Hastur si infilò all'indice della mano destra l'Anello del Potere. Quella decisione comportò il fatto che lo spagnolo, da quel momento in poi, aveva occhi solo per la donna e quel che sarebbe successo negli attimi successivi. Sapeva che ci sarebbe voluto un po' per far attivare il potere e che quel tempo sarebbe durato, per la cliente, tantissimo, ma lui avrebbe aspettato, anche per capire se la cliente ne sarebbe stata all'altezza.
    Il viso della cliente faceva intendere tutto: qualcosa stava accadendo. Osservava la mano dove l'anello era stato infilato, dando l'aria che qualcosa non andava, o addirittura che non fosse più la sua. La prova visiva di ciò furono le scintille che iniziarono a fuoriuscire dalla gemma, dimostrazione che stava iniziando il tentativo di legame con l'essere umano. In altri, pochissimi istanti, a Romeo sembrò che Kimberly non fosse in grado di controllare quel potere: aveva chiuso gli occhi, dava l'impressione di star cedendo da un momento all'altro. Ancora qualche istante e le avrebbe tolto l'anello dal dito, evitando così la distruzione almeno parziale della Casa de Artesiana.

    Accadde qualcosa, di stranamente positivo. Kimberly aprì gli occhi e l'impressione che dava era tutta nuova. Esprimeva forza e controllo e ciò era dimostrato da quel qualcosa che stava accadendo alla mano, all'anello. Ci mise molto più tempo di quanto servì a Romeo per capire cosa andava fatto in quel momento; fortunatamente, ci arrivò comunque a capirlo, evitando così un affaticamento totale ed inutile, che poteva benissimo sfociare nella morte. Una luce sferica iniziò a formarsi sul dito indice di Kimberly; brillava di un viola bellissimo alla vista; sembrava una stella in miniatura, con tanto di fasci elettrici bianchi che danzavano attorno alla "pallina da golf". *Forza, riportala nell'anello!* Non lo disse, anche se era rivolto a Kimberly, eppure con quel pensiero sentì comunque di starla aiutando. Lentamente, infatti, la palla tornò nell'anello che l'aveva prodotta: la Casa de Artesiana era salva.



    - Perfetto. L'ho sottovalutata. Non credevo che ci sarebbe riuscita, ma doveva esserci un motivo per farla venire da me. Complimenti, in ogni caso. -


    disse, fermandosi un attimo, prima di proseguire...


    - Vedrà che farà presto l'abitudine a quel giocattolino. -


    concluse, sorridendo e mostrando alla donna la sua copia "nera" infilata all'indice della mano destra.

     
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    Quando la potenza discende, il dio è vicino.

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    “A dire la verità... per un istante ho pensato anch’io che non ce l’avrei fatta.” Dico, sorridendo leggermente. Ce l’ho fatta. Ho superato questa prova, anche se so di aver sfiorato il disastro. Possibile che debba avere problemi con la regola numero uno di mia madre? Per far qualsiasi cosa - specialmente se legata alla magia - bisogna crederci. E io, anche se per pochi istanti, ho temuto di non farcela.
    Jennifer ha sempre detto che non sono portata per la magia.

    Sono un po’ scossa e intontita. Oltre che stanca. Non so se a causa delle emozioni che ho provato o della forza mentale che ho usato per prendere il controllo dell’anello, non vedo l’ora di buttarmi in un letto. Ed è ancora mattina.
    *Andiamo bene.* Penso, mentre mi viene voglia di mangiarmi un pezzo di cioccolato. Cioccolato che, naturalmente, non ho dietro. Ma, magari, potrei passare per un bar a prendermi una cioccolata prima di tornare al Talamasca. Tornare con un taxi, ovviamente.
    Nel bel mezzo dei miei pensieri, mi ricordo che devo ancora pagare Romeo per il fantastico artefatto che ha creato. Apro la borsetta che ho dietro e recupero il libretto degli assegni e una penna. Non mi piace molto usare gli assegni per pagare - tanto che il libretto è praticamente nuovo - di solito pago in contanti. Cosa che, in questo caso, è praticamente impossibile. Chi, al giorno d’oggi, si porta dietro mille euro?
    “Le devo mille euro, giusto?” Chiedo conferma, iniziando già a compilare l’assegno. Ora che ho l’anello al dito mi sento più sicura, più tranquilla... mi sento pronta ad affrontare Arawn in persona, se si presentasse a Nouvieille. Cosa che, spero con tutto il mio cuore, non succeda.
     
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  15. ~ Romeo.
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    A quanto pare, l'impressione che la giovane donna aveva dato, era la stessa che poteva sembrare alla donna stessa, ovvero che nemmeno lei ci sperava tanto nella riuscita del controllo di quel potere. Invece c'era riuscita, nel modo migliore possibile; probabilmente aveva peccato nella fiducia delle proprie forze, dei propri poteri; già, i poteri: Romeo pensò all'istante che qualcosa di speciale in Kimberly doveva assolutamente esserci. L'Artigiano, faticava come al solito a celare, o meglio, cancellare la sua curiosità; ci riusciva, qualche volta a fatica, ma quel pizzico che aveva sempre, riferito ai i suoi strambi clienti, non moriva mai.

    Dopo quelle poche parole riguardo alla riuscita difficoltosa del controllo dell'anello, la signorina Hastur sembrò allontanarsi mentalmente dalla Casa de Artesiana, spedita in un mondo tutto suo, di sua sola conoscenza. Rimase ferma, immobile, lì dov'era, ma era facile intuire che era con la testa altrove. Lo spagnolo la lasciò con i suoi pensieri tutto il tempo che voleva, così infine, dopo qualche minuto, ritornò presente, mettendosi subito in moto: dalla sua borsa tirò fuori il blocchetto degli assegni. L'Artigiano avrebbe preferito molto i contanti, ma si convinse che quella volta avrebbe fatto un eccezione (odiava andare alla banca per ritirarli, ma soprattutto dare modo agli organi statali, validi motivi per indagare su di lui, sul come entravano quei soldi e su cosa dava in cambio, vendeva, ai suoi clienti).
    Cortesemente, la cliente chiese conferma del prezzo; quella volta era stato lui, anche se per un tempo piccolissimo, ad immergersi in un bagno di pensieri...


    - Sì, 1000 €. Torni pure quando il giocattolino si sarà scaricato... -


    disse, con il suo solito sorriso benevolo sul viso; concluse con la sua piccola richiesta...


    - Posso chiederle di evitare gli assegni dalla prossima volta, signorina Hastur? -


    la cortesia impregnò a pieno le sue parole.

     
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16 replies since 10/1/2009, 21:25   261 views
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