Il prezzo delle mie azioni

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    Agli occhi degli uomini, la vita passa dal buio all'oscurità. Agli occhi degli dei, la vita è una morte...

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    Mi blocco, notando dove i miei passi mi hanno portato. Avevo voglia di girare per la città, non a caccia ma pronta a nutrirmi se mi fossi trovata davanti un’opportunità. Una cosa però era certa: non avevo la minima intenzione di raggiungere il teatro, almeno non coscientemente. A quanto pare la mia mente ha deciso di farmi un brutto scherzo, portandomi in uno dei due posti da cui mi ero ripromessa di tenermi alla larga, quando sono ritornata a Nouvieille. E, per qualche notte ce l’ho fatta, reprimendo la necessità, schiacciandola in un angolino remoto della mia mente e pensando ad altro. Ma è stato tutto inutile. Ora sono qui e, anche se sento un forte dolore al petto al solo pensiero di entrare, non posso neppure andarmene. È come se venissi tirata in due direzioni differenti: è come se una parte di me volesse entrare, mentre l’altra volesse solo andarsene da qui, da questa città, da questo stato, magari per rifugiarsi in un luogo remoto dove la civiltà non è ancora arrivata. Un luogo dove tornare a dormire, facendo passare i millenni, ascoltando ma non intervenendo.
    Lo stesso desiderio che mi ha preso quando ho lasciato questa città. E sono quasi certa che, se non avessi incontrato il mio creatore, l’avrei fatto veramente, preferendo l’immobilità alla sofferenza di vivere. Preferendo una specie di morte a una vita notturna.
    Non posso evitare di entrare nell’edificio, mentre mi prendono ricordi intensi e dolorosi. Avevo una vita qui, avevo un lavoro. Un lavoro che mi piaceva, che mi faceva star bene con me stessa e con gli altri. Stare in mezzo ai mortali sembrava avermi guarita dal mio dolore di vivere, dalla sofferenza che mi aveva preso quando avevo scoperto che tutto ciò che credevo di me stessa e del mio creatore era falso. Quando avevo compreso di essere un mostro, un assassina che uccideva senza avere il diritto di farlo.
    Mi fermo davanti alla biglietteria, riconoscendo l’uomo che vi si trova. Un uomo un po’ anzianotto, un uomo che faceva quel lavoro anche quando io ero la proprietaria di questo teatro. Cosa che, sicuramente, ora non sono più. Son rimasta troppo tempo lontana, senza neppure avvisare della mia assenza, scomparendo senza lasciare alcuna traccia. Né un recapito telefonico, né un indirizzo. Ero semplicemente scomparsa. Ed è certo che mi hanno sostituito. L’avrei fatto anch’io se fossi stata al loro posto.
    L’uomo mi riconosce e mi saluta, stupito. Cerco di ricordarmi il suo nome, ma è inutile. Non mi sono mai interessata a scoprirlo. Chiacchiero un po’ con lui, chiedendogli cosa è successo nel periodo in cui sono stata assente e evitando di rivelare troppo di me quando rispondo alle sue domande. Gli chiedo se hanno un nuovo proprietario e a quel punto lui sembra imbarazzato. Uso le mie capacità per leggergli la mente e per scoprire maggiori informazioni, anche se mi accontento di trovare un’immagine della mia sostituta, in modo da poterla riconoscere nel caso in cui me la trovassi davanti. Non mi curo di scoprire il suo nome, non mi interessa.
    Compro il biglietto per lo spettacolo che sta per iniziare ed entro nella sala, chiedendomi cosa fare ora che mi trovo qua dentro. Sedermi e guardarmi lo spettacolo? No, non credo di poterci riuscire.
    SPOILER (click to view)
    Topic riservato a Lady Shadow. :P
     
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  2. Lady Shadow
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    Quando avevo rilevato il teatro non credevo che quel lavoro potesse davvero piacermi. In realtà il mio unico scopo era quello di far si che la mia presenza in quella città passasse inosservata e anche se può sembrare una contraddizione normalmente le cose di cui meno ci accorgiamo sono proprio quelle che abbiamo davanti agli occhi. Del resto un lavoro che mi portasse via troppo tempo non lo gradivo, volevo i miei spazi. Quella professione era dunque perfetta organizzati gli spettacoli e ingaggiati gli attori solitamnte lasciavo che fossero loro stessi a occuparsi del resto, se avevano bisogno di attrezzature bastava che mi informassero, solitamnte passavo ogni sera. All'inizio in particolare, quel luogo lo frequentavo poco, avevo addirittura lasciato al teatro il suo vecchio nome, del resto ormai aveva una sua fama e non avrebbe avuto alcun senso cambiarlo.
    In seguito imparai ad apprezzarlo maggiormente, ormai assistevo a tutti gli spettacoli, alcuni li seguivo anche più di una volta, ed ero diventata molto selettiva nello scegliere i miei attori. Ma andava bene e avevo deciso che quel teatro sarebbe duvuto rinascere all'antico splendore e che se mi fosse stato possibile renderlo ancora più prestigioso di quanto non fosse stato in passato.
    Mi ero anche interessata, cosa che non è mia consueta abitudine, di informarmi di quanto riguardava appunto la vecchia produzione del teatro stesso. Ormai conoscevo tutte le sue rappresentazioni e sapevo quali avevano avuto successo e quali meno. Sapevo praticamnte tutto.
    Sapevo anche che la precedente proprietaria era improvvisamente sparita, ma su di lei non avevo chiesto molto. D'altra parte ormai il teatro apparteneva a me e non avrei permesso a nessuno di portarmelo via.
    Come al mio solito arrivai circa mezz'ora prima delle rappresentazioni. Quella sera era di scena il Macbeth per la seconda volta di seguito e se la prima attrice avesse avuto intenzione di recitare come la sera precedente avrebbe anche potuto cominciare a cercare un nuovo lavoro. E qualora la compagnia l'avesse sostenuta potevano anche andare tutti al diavolo, era già molto se le avevo concesso una seconda possibilità dopotutto.
    Feci un cenno all'uomo della biglietteria. Aveva un'aria strana, ma non gli diedi molto peso, era vecchio e forse semplicemente stanco, avrei licenziato anche lui se ormai non lo considerassi parte dell'arredamento, dopotutto sembrava sempre essere stato lì.
    Quella sera mi sarei seduta in platea, in una delle prime file così che l'attrice avesse potuto capire che la tenevo d'occhio. Ero sicura, completamente sicura che non vi fosse nessuno, solitamente ero la prima a prendere posto in teatro. E invece fui sorpresa di trovarvi una giovane donna dai capelli rossi, strano che si trovasse lì così presto. Alzai le spalle e mi diressi nella sua direzione, del resto non avevo voglia di rivedere quella donna, quell'attricetta da strapazzo che era fermamente convinta di saper recitare. I miei avvertimenti li aveva già avuti.
    Guardai la spettatrice, dopoutto era una ragazza carina, mi sarei ricordata sicuramente di lei se l'avessi già vista, forse era straniera. Mi avvicinai a lei -Lo spettacolo inizierà fra circa una mezz'ora, forse anche leggermente più tardi.- l'avvisai, era inutile che aspettasse lì se non aveva una buona ragione, probabilmente si sarebbe annoiata ad aspettare tanto. D'accordo, adesso che la vedevo da vicino dovevo ammettere che era molto più che carina, era bella, non potei trattenermi dal pensarlo. E non potei trattenermi dal hiedermi ancora una volta perchè una ragazza come lei si trovasse in una città come quella e perchè fosse entrata in teatro così presto rispetto all'inizio dello spettacolo vero e proprio.
     
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    Percepisco qualcuno entrare nel salone, ma non mi muovo, lasciando che mi si avvicini. Dopotutto, mi trovo in un luogo pubblico e, il fatto che quando sono entrata era vuoto, non significa che debba esserlo per sempre. Tra un po’ - anche se non so quando - inizierà lo spettacolo, non posso pretendere che non entri nessuno spettatore.
    Mi rendo conto di non essermi nemmeno preoccupata di chiedere a che ora sarebbe iniziata la rappresentazione.
    Ma non mi importa poi così tanto: non sono qui per vederlo. Sono qui per… non so nemmeno io per che cosa. Per soffrire? Per guardare questo luogo ancora una volta, mentre la mia anima viene lacerata dal rimpianto?
    Perché me ne sono andata da Nouvieille, perché!?
    Ma lo so fin troppo bene il motivo, lo so così bene che sarei tentata ancora adesso di andarmene.
    Una lacrima mi scende per la pallida guancia, rossa come il sangue.

    Sento una persona parlare, avvisarmi che lo spettacolo inizierà almeno tra mezz’ora. Una voce femminile. Velocemente, mi asciugo la lacrima con la manica della maglia, in modo che lei non possa vederla. La mia carnagione è già fin troppo pallida, cosa succederebbe se notasse anche che le mie lacrime sono di sangue?
    Poi mi giro, obbligandomi a sorridere leggermente, a labbra chiuse.
    Ma il mio sorriso scompare all’istante quando vedo chi è lei.
    Non posso sbagliarmi, è la giovane donna che ho visto nella mente del bigliettaio. È la nuova proprietaria del teatro.
    La fisso, piena di rabbia e gelosia. È lei che ha preso il mio posto, lei che me l’ha rubato.
    Ma la mia rabbia scompare dopo qualche istante, veloce come è arrivata.
    Non è sua la colpa. È mia.
    Sono io che me ne sono andata.
    “Buonasera.” Rispondo, cercando di nasconderle le mie emozioni contrastanti, cosa che non son sicura di star facendo molto bene. “Non importa, aspetterò. Nel frattempo mi guardo un po’ attorno.”
     
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  4. Lady Shadow
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    Probabilmente, anzi sicuramnte non è educato fissare la persone come stavo facendo in quel momento, eppure non riuscivo a farne a meno. Non sembrava certo il tipo di persona che non fosse mai entrata in un teatro, insomma il suo portamento, il suo modo di fare aveva una certa eleganza. Eppure non riuscivo proprio a ricordare il suo volto. In quel teatro, in quel medesimo teatro io non l'avevo mai vista e non l'avevo mai vista nemmeno nel resto della città. E ne ero sicura perchè il suo volto lo avrei ricordato certamente, non aveva uno di quei volti comuni che si dimenticano dopo soli pochi minuti.
    Ecco un altro dei miei numerosi difetti, quando mi fissavo su qualcosa non riuscivo a fare a meno di pensarci, ora volevo sapere perchè era lì, perchè non l'avevo mai vista prima, da dove veniva quella meravigliosa straniera. Perchè ormai ero del tutto certa che fosse straniera, o almenome ne ero convinta avrei cambiato idea soltanto se avessi avuto prove certe del contrario.
    -È la prima volta che venite in questo teatro?- le chiesi, probabilmente mi risponderà che non è affar mio, in effetti non lo era, ma non sono mai stata il tipo che pensa prima di dire qualcosa, di solito quella è una cosa che faccio dopo, pensare e probabilmente, una simile domanda da parte di una sconosciuta poteva risultare alquanto fastidiosa, ma, conoscendomi, sarei anche stata capace di arrabbiarmi se non mi avesse risposto. Ero fatta così, non potevo farci niente. La curiosità prima o poi mi avrebbe messa nei guai, ma avevo una concezione troppo alta di me stessa per poter pensare a una cosa del genere.
    Pensai in quel momento che forse avrei dovuto quantomeno motivare la mia domanda, visto che per lei ero comunque una perfetta sconosciuta -Non vi ho mai visto qui.- precisai -E ultimamente frequento spesso questo teatro.-
    Beh era ovvio che lo frequentavo, il teatro era il mio dopotutto.
    -Sono sicura che vi avrei notata, se vi avessi vista prima.- continuai.
    Dopotutto avrebbe anche potuto rispondere, l'avevo chiesto in modo abbastanza gentile ripetto al mio solito modo di fare. Spesso l'espressione "Quella donna è un'arpia" mi si addiceva sotto molti punti di vista, non c'era un modo di dire più appropriato per descrivermi. Ero acida a volte soprattutto quando ero davvero nervosa.
    Era pur vero che quella sera non ero affatto nervosa, avevo avuto una giornata molto tranquilla quindi potevo concedermi di essere gentile dopotutto.
    La guardai in attesa di una risposta, non avevo notato quanto fosse pallida quella donna, ma del resto non era una cosa che mi preoccupava particolarmente il pallore della sua pelle. In quel momento avevo ben altro in mente.
     
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    “No, non è la prima volta.” Sussurro, presa da un grande sconforto. “Sono già stata in questo posto.” Sposto lo sguardo dalla donna alla sala, osservando le decorazioni, ritrovando le imperfezioni che avevo già notato tempo fa - imperfezioni squisitamente umane - e sentendo una stretta al cuore. La vista di questo luogo, del luogo che d’ora in poi potrò frequentare solo come spettatore, è per me terribile. Ma è sempre meglio che continuare ad osservare la nuova proprietaria del teatro. Sono troppo agitata, sono stretta da un miscuglio di senso di colpa e di gelosia. Oltre che dalla coscienza che, se lei per caso morisse, io avrei la possibilità di riprendermi il teatro.
    Ecco un motivo più che valido per starle alla larga: non voglio ucciderla, non voglio macchiarmi le mani di sangue innocente. Non di nuovo. Dovrei andarmene subito, lo so, ma non ci riesco.
    “Tempo fa lavoravo qui dentro, ma poi ho fatto la scelta sbagliata.” Non so perché sto dicendo queste cose, non so perché sto aprendo il mio cuore a questa donna che neppure conosco. “O forse era proprio quella più giusta.”
    Su questo fatto sono piuttosto confusa. Non ho speso molto tempo per rifletterci: ma, molto probabilmente, avrei bisogno di secoli per riuscire a soppesare i pro e i contro e ad arrivare a una conclusione definitiva. Un tempo che io ho, ma Kim no.
    Ritorno a guardare la donna, ritrovando impossibile non sfiorarle il collo con lo sguardo. “Sono Neris Iaia.” Mi presento, cambiando argomento ed evitando di allungare la mano per permetterle di stringerla. Temo che sia troppo fredda e che quel gelo basti, a una persona bene informata, per capire cosa sono. “Mi piacerebbe sapere come va qui al teatro. Chi è il proprietario, chi sono gli attori. Qualsiasi cosa che le sembra interessante.” Niente da fare, sono tremendamente curiosa. Al posto di andarmene e non pensare più a questo luogo, mi metto a fare domande. Sul proprietario, poi! Proprietario che ho davanti a me e che non sa neppure di star rischiando la vita. Perché non so per quanto ancora riuscirò a controllarmi. Non so quanto sono divenuta simile al mio creatore nel periodo passato con lui.
     
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  6. Lady Shadow
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    La guardai. In un certo senso non capivo, non capivo cosa intendesse con scelta sbagliata. Si era licenziata? E quanto tempo prima lavorava in quel posto? Per quello che ne sapevo tutti quelli che lavoravano lì ora erano esattamente le stesse persone che vi lavoravano anche prima del mio arrivo, e per quello che ne sapevo non ricordavo che vi fossero stati licenziamenti o che qualcuno avesse lasciato il teatro prima del mio arrivo, del resto mi ero informata davvero poco su questo, non mi ero mai interessata di conoscere le persone che lavoravano per me. Del resto se io non facevo domande a loro, quelli non avrebbero avuto ragione di farne a me, il mio scopo era quello di mantenere un certo distacco, c'erano cose che non avrei potuto rivelare e che non avrebbero dovuto scoprire.
    -Beh,- cominciai sedendomi accanto a lei -gli attori vanno e vengono, per il momento non c'è una compagnia fissa. Credo che la cosa sia preferibile in quanto non è necessario legarsi a un preciso gruppo di persone. Del resto è difficile trovare qualcuno che soddisfi pienamente in questo campo. Quanto alla proprietaria, è proprio davanti ai vostri occhi.- aggiunsi con un pizzico di orgoglio senza allontanare lo sguardo da lei.
    Ebbene sì, la guardavo, la controllava, in fin dei conti non sapevo chi fosse nè cosa fosse e non avrei commesso lo stesso errore due volte. In realtà non avevo imparato la lezione, me ne sarei ricordata soltanto finchè avessi avuto ancora i segni sul collo, e li avevo ancora quei dannati segni. Ah ma se solo l'avessi avuta alla portata dei miei artigli! Ma non era quello il momento di pensarci, in quel momento ero completamente rapita del conoscere chi fosse la sconosciuta che avevo di fronte e quello che lei sapeva sul mio teatro che a me sfuggiva. Dopotutto era un mio diritto, considerando che mi apparteneva. E in ogni caso, poteva essere una semplice umana, non c'era nessuna ragione per cui dovessi crearmi tanti dubbi sul suo conto. Del resto non si era certamente mostrata ostile, non avevo alcuna ragione per dubitare di lei. Una possibilità, decisi potevo concedergliela.
    -Devo dire con mio rammarico,- continuai dopo un po' come se nel contempo avessi pensato soltanto alle questioni riguardanti il teatro, scindendo ciò che potesse interessarle o meno prima di riferiglielo -che degli attori attuali, la prima attrice non è molto esperta in materia. Nell'ultima serata ha ottenuto un pessimo risultato. Probabilmente dovevo essere più rigida durante le selezione eppure in quel momento mi parve che fosse quantomeno in grado di svolgere quanto le spettava.- conclusi, del resto avrebbe notato essa stessa quella sera quanto quella donna fosse incapace.
    -Se permettete, avrei io una domanda da porvi.- ripresi -Quando lavoravate qui, quale era il vostro compito esattamente?-
     
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    La guardo mentre mi si siede accanto, non facendo nulla per impedirglielo. Cosa che, anche se non sarebbe stata molto appropriata alla situazione, sarebbe stato molto meglio che trovarmela così vicino, il mio autocontrollo quasi a pezzi. La ascolto a malapena, dispiacendomi un po’ per il fatto che la prima attrice non sia molto brava. Questo è il mio teatro e non voglio che ci lavori qualcuno di inadatto. No, mi correggo, non è il mio teatro: era il mio teatro. E ancora una volta mi devo costringere a non saltarle al collo per dissanguarla.
    Sono così impegnata in questa mia lotta mentale, che quasi mi scappa la sua domanda.
    “Ero la proprietaria.” Rispondo, ridacchiando e portando una mano davanti alla bocca. Sarà ridicolo, ma, anche se in questo momento sono più disperata che allegra, quella breve risata mi ha fatto bene. E, in effetti, ridere è uno modo come un altro per sfogarsi. Sempre meglio di quello del mio creatore: ammazzare chiunque gli passi davanti.
    “Me ne sono andata per problemi personali, e temo di essermi dimenticata di avvertire.” Dico, smettendo di ridere e togliendo la mano da davanti alla bocca. So che le mie parole non sono del tutto sincere: non è che mi sono dimenticata di avvertire, proprio non l’ho ritenuto necessario. D'altronde, ero decisa a non mettere più piede a Nouvieille. Quanto mi sbagliavo!
    “Ma mi sembra che il teatro sia passato in ottime mani.” Cerco di convincermene io stessa, stampandomelo a chiare lettere nella testa. “Vi ho appena conosciuta, ma credo di avere fiducia in voi.” Oh, perfetto, e allora perché desidero così tanto il suo sangue?
    E, mentre rifletto sulle mie emozioni contrastanti, una strana idea inizia a frullarmi per la testa. La prima attrice è un incapace, possibile che... cerco di scacciare il pensiero dalla mente, ma non ci riesco. Ormai è inutile: l’idea mi è venuta e non riuscirò a scacciarla. È stata la stessa cosa quando son divenuta proprietaria del teatro. È stata un’idea improvvisa, assurda e insopprimibile. Non ho potuto far altro che seguirla. E la stessa cosa sta accadendo in questo momento.
     
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  8. Lady Shadow
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    "Ero la proprietaria" aveva detto e quelle parole mi lasciarono impietrita.
    Lei era la persona che aveva gestito il teatro prima di me. Ovvio che non la conoscessi nonostante avesse lavorato lì, nonostante la sua giovane età. Non la conoscevo perchè era l'unica persona che aveva lasciato il teatro prima del mio arrivo. Effettivamnte la cosa era alquanto logica, dopotutto avrei potuto benissimo giungere da sola a quella stessa conclusione.
    No, probabilmente da sola non l'avrei mai capito, non ero un tipo intuitivo, non fino a quel punto. Avevo i miei difetti dovevo ammetterlo.
    Ma era tornata adesso. Era quello il punto cruciale della situazione.
    E se avesse rivoluto indietro il suo teatro? Se avesse voluto riscattare il posto che un tempo era il suo e ora apparteneva a me?
    Per un attimo tremai a quel pensiero. Non sarebbe stato giusto. Lei aveva lasciato quel posto.
    No, non le avrei restituito il teatro per nessuna ragione al mondo, sarebbe dovuta passare sul mio cadavere se avesse voluto riottenerlo e dubitavo che la cosa le sarebbe risultata facile. Mi rassicurai tuttavia quando ammise che il teatro era in ottime mani. Forse non voleva davvero riprenderselo dopo tutto. Meglio così. Avrei dormito sonni più tranquilli sapendo che la mia posizione non era in pericolo.
    -Oh, beh...- dissi, evidentemente quella era una situazione alquanto delicata, dovevo giocare bene le mie carte, il problema era che al fin dei conti non sapevo neanche quali erano le mie carte -Non immaginavo.-
    Risposta ovvia, ma perlomeno avevo detto qualcosa. Non mi sembrava una buona idea rimanere del tutto in silenzio in quella circostanza -Devo ammettere che era da molto che mi chiedevo chi avesse gestito il teatro prima di me e chi e per quale ragione gli avesse dato tale nome, l'ho trovato davvero interessante.- una mezza verità, in realtà non mi ero molto preoccupata di sapere chi fosse stato il precedente possessore del teatro, e quanto al nome, aveva sì qualcosa di carismatico, ma la ragione principale per cui l'avevo lasciato era che ormai era con quel nome che il teatro aveva ottenuto la sua fama. Ma del resto lei non poteva saperlo e nonostante fossi una pessima bugiarda, almeno quello non avrebbe mai potuto capirlo, o almeno così pensavo.
     
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    Anche se mi piacerebbe, non mi assicuro che quello che sta dicendo sia la verità. In questo momento sono troppo divisa tra l’eccitazione provocata dalla mia idea e il desiderio di mordere la nuova proprietaria per riprendermi il posto che, illogicamente, continuo a considerare mio.
    “Il teatro dei vampiri?” Non posso evitare di sorridere, lasciando intravedere per un brevissimo istante i miei canini acuminati. A dir il vero, non so se spiegarle cosa mi ha portato a scegliere quel nome. Da una parte mi piacerebbe vedere come reagirebbe a una informazione simile, dall’altra preferisco evitarlo. Perché quella spiegazione potrebbe portare con sé sospetti e preoccupazioni. Dopo tutto, non so se conosce la storia dell’omonimo teatro di Parigi, come non so - e non mi importa - se lei è umana o no. “Son felice che voi abbiate mantenuto quel nome. Mi è caro.” Probabilmente non potrei, neppure se lo volessi, spiegarle il perché del mio attaccamento a quel nome. Il punto è che non so neppure io perché me ne sia affezionata. Dopotutto, è solo un nome. Esattamente come Neris. O come Arawn.
    Visto che questi pensieri rischiano di portarne altri, sicuramente meno piacevoli, inizio a riflettere su quello che voglio ottenere con questo ‘colloquio’. Ho deciso: se non posso tornare a essere la proprietaria del teatro (cosa di cui non tutta la mia mente si è convinta), voglio diventare almeno un’attrice. Ma non posso certamente pretendere quel posto: no, probabilmente non ne avrei nemmeno il diritto. Devo muovermi con cautela, sopprimendo la parte assassina del mio animo, e cercare di raggiungere il mio scopo in un modo più... diplomatico.
    Cosa non facile da fare. Il passare dei secoli mi ha fatto abbastanza imparare la pazienza, ma non certamente la diplomazia.
    “Se ho capito bene, la prima attrice non è molto abile. Ha, per caso, intenzione di sostituirla?” Domando, cercando di mantenere un tono il più possibile neutro. Ma non riesco a evitare che un filo di speranza traspaia dalla mia voce.
     
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  10. Lady Shadow
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    Sorrido leggermente a quella domanda. Sostituirla? Non capisco esattamente dove voglia portarmi con questo discorso, forse è puro e semplice interesse, ma non ne sono convinta, non del tutto almeno. D'altra parte non sono una persona molto intuitiva, non lo sono mai stata. Quanto a sostituire la vecchia attrice, beh si può dire che il mio concetto di sostituire probabilmente non le sarebbe piaciuto, più che sostituirla avrei fatto in modo che sparisse. Ma perfino io mi rendevo conto che una risposta simile l'avrebbe probabilmente sconvolta, dovevo pur mantenere una certa apparenza umana.
    Ci pensai per alcun secondi -In realtà- cominciai -avevo pensato di licenziarla, se questa sera avesse ottenuto lo stesso risultato di ieri. Almeno, questa era l'idea iniziale...- precisai -Solitamente non concedo seconde possibiltà, non è mia abitudine, ma in caso contrario avrei dovuto cancellare lo spettacolo di questa sera.- In realtà il problema principale era proprio quello, in fondo dove potevo trovare un'altra attrice nel giro di ventiquattro ore? Senza contare che la compagnia avrebbe probabilmente sostenuto quella ragazzina insolente anche se questo era un problema che poteva essere facilmente risolto se non avessero che ero stata io a cacciarla.
    Poi, improvvisamente, mi ricordai che quella donna era stata la proprietaria del teatro prima di me e questo significava che aveva assunto numerose attrici prima. Forse manteneva ancora contatti con qualcuna di esse. Forse... In ogni caso valeva la pena di tentare.
    -Conosce qualcuno che potrebbe prenderne il posto?- le chiesi sperando in una risposta affermativa, in fondo non doveva davvero dispiacerle quella domanda se era stata lei a introdurre l'argomento.
     
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    “Può darsi.” Rispondo, non sapendo più dove andare a parare. Non ho la minima idea di come arrivare a quello che voglio, tanto che cerco di prendere tempo in questo modo. Come potrei convincerla che sono la persona più adatta per quel ruolo? Senza usare capacità particolari, per di più. Perché è molto probabile che, se io l’ammaliassi, lei farebbe qualsiasi cosa io le chiedessi, anche buttarsi giù da un ponte. Ma non voglio farlo, non ancora. Quello sarà il mio asso nella manica, nel caso non riuscissi a convincerla.
    Una cosa è certa: io non ho mai fatto l’attrice, ma non si può dire che io non abbia mai recitato nella mia vita. Lo sto facendo anche adesso, mentre mi comporto come l’umana che non sono, sempre più a mio agio in questo ruolo.
    Sto iniziando a sentire meno il bisogno di bere il suo sangue, forse perché mi sono convinta che mi posso trovare bene anche come attrice. Non è assolutamente necessario che io ritorni ad essere la proprietaria del teatro. Anche se, a dire il vero, lo desidero ardentemente.
    No, questa sera non ucciderò nessuno.
    O almeno spero.
    In ogni caso, non in questo teatro. Non ero io che avrei voluto mettere un cartello con scritto ‘Vietato uccidere gli spettatori’, o qualcosa di simile? Questo, per me, è quasi un luogo sacro, tanto che non ho intenzione di abbassarmi ad uccidere qualcuno qui dentro. E finché la nuova proprietaria si trova sotto questo tetto non le torcerò un capello. La sua incolumità all’esterno, invece, dipende dalla sua risposta alla mia richiesta. Perché non so se riuscirei a trattenermi se lei mi rifiutasse il posto.
    “Io sarei disponibile.” Continuo, decidendo di andare dritta al punto. “Non sono mai stata una vera e propria attrice, ma sono stata la proprietaria di questo teatro e credo di conoscere abbastanza bene cosa ci si aspetta da un attore. E più volte nella mia vita ho recitato.” Mi fermo, evitando di inoltrarmi nello spiegare quante volte io lo abbia fatto. E perché. “Credo di poterci riuscire.” Completo, semplicemente.
    Forse il mio non è proprio il curriculum perfetto, ma ho preferito non mentire. Anche perché non vorrei che, per assicurarsi che io abbia già recitato in un palcoscenico, andasse a scavare nel mio passato. Non che io creda che possa trovare granché, ma proprio la quasi assoluta assenza di informazioni sulla mia vita e sulla mia stessa nascita basterebbe a far nascere qualche sospetto anche ad uno sciocco.
     
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  12. Lady Shadow
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    Quasi non potevo credere alle mie orecchie. Una cosa del genere non me la sarei mai aspettata. Ma voleva davvero...
    A dire la verità mi sembrava assurdo. Poi ci pensai.
    Per essere carina era carina, anzi, era molto più che carina, era bella. Non era un'attrice, ma aveva recitato, o almeno così diceva. D'altra parte cosa mi costava tentare? Volevo liberarmi di quell'attricetta da strapazzo e in così poco tempo non avrei trovato nessun altro che potesse prenderne il posto.
    Mi sorpresi a sorriderle. Dopotutto, forse, avremo ottenuto entrambe quello che desideravamo e in ogni caso avrei comunque potuto cacciarla se non si fosse mostrata all'altezza.
    -Quando tempo vi occorre per memorizzare una parte?- le chiesi -Se credete di poter riuscire chi sono io per dire il contrario? Se avete già recitato e seconoscete bene quanto si richiede da un'attrice che meriti questo nome credo che non vi sarà difficile dimostrarmelo. E se possedete una buona memoria e una rapida facoltà di apprendimento.-
    Lasciai la frase incompleta di proposito, ora stava a lei convincermi che era davvero capace di fare quanto aveva detto, era lei che doveva dimostrarmi di essere una brava attrice. La scelta finale dopotutto sarebbe comunque spettata a me, ma non ero certa di volerle davvero chiudere ogni prerogativa senza lasciarle nemmeno la possibilità di tentare un provino.
    Improvvisamente i miei pensieri si arrestarono, stavo per assumere una persona che non conoscevo affatto, ma del resto potevo dire di conoscere davvero qualcuno dei miei dipendenti? No, non conoscevo loro come loro non conoscevano me. E la cosa mi stava più che bene. Ma dovevo almeno chiederle chi fosse....
    -Oh, sì...- dissi dopo un po' ricordandomi di quel particolare -Solitamente mi piace sapere il nome delle persone che assumo.-
     
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    Trasalgo lievemente, alle sue ultime parole. Chissà perché, ero convinta di essermi già presentata, ma probabilmente era solo una mia impressione. Non ho mai dato importanza ai nomi, tanto che difficilmente le avrei chiesto il suo. Sarei stata in grado di diventare una sua dipendente senza nemmeno saperlo. Ma, dopo tutti due millenni di via, non do più molta importanza a sottigliezze come queste. Cosa che non tutti fanno.
    “Certo, è comprensibile. Il mio nome è Neris.” Rispondo, gentile, esultando dentro di me. Ce l’ho fatta! Anche senza usare le mie capacità. Non ho barato, potrei dire. Anche se non ritengo il barare qualcosa di terribilmente sbagliato. Bisogna essere sinceri e corretti, questo è vero, ma fino a un certo punto. “E lei?” Chiedo in risposta, sapendo che sarebbe stata una domanda normale per una persona qualunque.
    Mentre aspetto la sua risposta, rispondo alla sua prima domanda.
    “Sono abbastanza veloce nel memorizzare qualsiasi cosa. Le chiedo soltanto di mettermi alla prova.” Dico, infatti, cercando di non esagerare con la sicurezza. Ho sicuramente una memoria molto più sviluppata di un essere umano e sono veloce ad imparare, questo è vero. Sono qualità che ho conquistato col passare dei secoli. Ma preferisco che lei non sappia quanto sono veloce.
    “Ma vorrei chiederle una cosa.” Continuo, rendendomi conto che è meglio chiarire subito una questione. Come proprietaria del teatro non avevo mai avuto dei problemi simili, ma come dipendente è possibile che li abbia. “Non sono disponibile per eventuali spettacoli di giorno. Ho... altri impegni.” Dico, con una lieve incertezza, quasi impercettibile. “Ma non ho problema per la sera e la notte. Sono disponibile a qualsiasi ora.”
     
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  14. Lady Shadow
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    Riflettei sulla sua risposta, in fondo almeno sul lavoro ero una persona seria.
    Aveva detto che imparava velocemente, un punto a suo favore, peccato però per gli spettacoli diurni, avrei dovuto trovare qualcun altro a quanto sembrava. Ma in fondo non potevo avere tutto dalla vita. Beh effettivamente potevo, però... Se per una volta mi fossi accontentata forse non sarei morta.
    -Neris...- ripeto al fine di memorizarlo -Io sono Selene.- mi presento a mia volta, del resto era stata lei a chiedermelo.
    In quel momento fui colta da uno strano pensiero. Dovevo stringerle la mano? Gli umani solitamente fanno in questo modo quando con concludono, almeno in quel secolo e in quella civiltà sembrava funzionare a quel modo. Certo non avevo stretto la mano a tutti i miei dipendenti, erano troppi, avrebbero capito, ma in quel momento eravamo solo io e lei, e poi solitamente quando assumevo una compagnia c'era sempre qualcuno che mi stringeva la mano in vece del gruppo. E in quel momento eravamo soltanto noi due.
    Ma il punto della questione era che non avevo mai gradito quelle formalità umane, ma del resto se erano necessarie affinché potessi "integrarmi" fra loro.
    Allungai la mano per stringere la sua, aspettando che lei facesse altrettanto -D'accordo Neris, credo che potrei concederle una possibilità, se è davvero interessata all'offerta.-
     
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    Selene. Memorizzo il nome, senza dargli poi così tanto peso. Dopotutto, è solo un nome.
    Solo un nome.
    Quel pensiero mi fa rabbrividire, mentre mi tornano alla mente le parole del mio creatore: ‘Neris è un nome, nulla più. Un nome che rispecchia quest’era, pallida e vuota.’
    Stringo i denti, furibonda alla sola idea di star iniziando a pensare come lui. No, i nomi sono importanti. Ne sono convinta.
    E, ovviamente, mi tocca ignorare la parte della mia mente che mi avvisa che questa mia ‘convinzione’ deriva dal fatto che Arawn ha detto il contrario. Cosa sono in grado di fare per ripicca verso di lui?

    Guardo la sua mano tesa, chiedendomi se proprio devo stringerla. Ma non trovo nessuna scusa per evitarlo, così mi trovo costretta a stringergliela, per poi lasciarle la mano il più velocemente possibile. Nel breve tocco, non posso far a meno di sentire il calore della sua pelle, il calore della vita. Ed è sicuro che lei deve aver sentito il gelo della mia mano, anche se spero non ci faccia troppo caso. Non ho idea di che conoscenze abbia, anzi... non ho proprio idea di chi sia. Va bene, è la proprietaria del teatro, e con questo? Non mi sono preoccupata di accertarmi che sia umana e non... qualcos’altro. Ma ne avrò di tempo per farlo. Non c’è alcuna fretta. “Grazie.” Rispondo, sorridendo (a labbra chiuse) di fronte al suo bisogno di accertarsi che io desideri veramente questo lavoro. Ma fa bene. “Ci tengo a tornare a lavorare in questo teatro. E le prometto che, nel caso dovessi andarmene, la avviserei. Non ripeterò lo stesso errore.”
    È già tanto che mi ha offerto una possibilità, mi rendo conto. Non posso dire di essere una persona affidabile, non dopo quello che ho fatto. Lasciando il teatro così, senza avvisare, son riuscita a dimostrare a chiunque - tranne a me stessa - che di Nouvieille e del suo teatro non mi importa niente. Ma la verità è ben diversa, come ho potuto accertare durante la mia assenza.
    Nouvieille mi ha rubato il cuore e l’anima. E ora non me li vuole restituire.
     
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39 replies since 6/2/2009, 17:46   329 views
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