Ricordi di un altro tempo

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    Agli occhi degli uomini, la vita passa dal buio all'oscurità. Agli occhi degli dei, la vita è una morte...

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    Cammino lentamente, intenta ad ascoltare i rumori del bosco: il fruscio delle foglie mosse dalla lieve brezza serale, i movimenti di piccoli animaletti nei cespugli, i canti melodiosi degli uccelli, i miei passi sul terreno. La natura è tutta intorno a me, anche sul sentiero che sto seguendo, che è in buona parte ricoperto di erba e radici. La natura è dappertutto, tanto che posso sognare di farne parte anch’io, far finta di non essere quello che sono, ritornare a essere quella ragazza che, millenni fa, amava osservare il mondo attorno a sé. Ritorno a essere Salicogenna, ritorno a tempi in cui potevo guardare il sole e non comprendevo il suo splendore. Perché è vero... si comprende l’importanza delle cose che si ha soltanto quando si perdono. Ma son solo pochi istanti. L’incantesimo presto si spezza e io ritorno a essere la vampira, ma non la dannata che mi sono creduta per molto tempo. Perché ora ritengo che ci sia un motivo per cui io sia stata destinata a questa ‘vita’ oscura: un motivo per me incomprensibile ma che per Loro è chiaro. Loro... gli dei che ho creduto per molto tempo perduti, dei che ho ritenuto solo una finzione umana.

    Arrivata a una piccola radura, mi fermo, davanti a una grossa e antica quercia. Mi chiedo quante persone ha ‘visto’ passare, magari fermandosi nel punto esatto dove mi sono fermata io. Chissà quanti uccelli hanno trovato rifugio tra i suoi rami. Non so quanto sia vecchio questo albero, ma osservarlo mi aiuta a comprendere che, dopotutto, ci sono creature antiche di cui ci dimentichiamo l’esistenza, semplicemente perché non possono muoversi o parlare. E mi ritrovo a essere gelosa di questa pianta, perché lei non deve uccidere per vivere.
    Ma una cosa è certa: anche se non sono parte della natura, anche se non son sicura che sia giusto che io calpesti ancora questa terra, io sono parte del tutto, sono un filo nel telaio del destino. Perché se io fossi morta duemila anni fa, certa gente sarebbe ancora in vita, mentre altri sarebbero con ogni probabilità morti.

    Colta da una voglia improvvisa, mi arrampico velocemente sull’albero, sedendomi su un suo grosso ramo. Ovviamente, sto attenta a non impigliarmi in qualche ramo con la mia lunga gonna scura. Anche se non sono particolarmente affezionata a quell’indumento, non mi sembra neppure il caso di sciuparla quando se ne può fare a meno.
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    Aperto a chiunque voglia! ^_^
     
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  2. Saya16
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    Sento il bisogno di esercitarmi, di muovermi, dopo la litigata avuta con mio zio, voglio solamente rifugiarmi nella tranquillità della mia amica, la natura. Mi inoltro nel bosco e sento il canto di una cicala. L'erba, sul sentiero, è abbastanza alta, tanto da farmi il solletico sui polpacci. Raggiungo una piccola radura piena di alberi secolari, respiro l'odore della terra, chiudo gli occhi e libero la mente. Il mio corpo inizia a muoversi, i miei movimenti sembrano una danza, seguono il ritmo degli anni passati ad allenarmi con mio zio. Anni felici, nonostante il solito dolore in fondo al cuore che mi ricorda sempre cosa ho perso, i miei genitori. Istantaneamente la mano corre verso il ciondolo con al pietra di Ametista incastonata, l'unico oggetto che mi trasmette un po' di tranquillità nei momenti in cui ripenso al passato. Mi avvicino ad una quercia, sfiorando con la mano la corteccia ruvida. La quercia mi trasmette, all'improvviso, una scarica. Alzo lo sguardo cercando il possibile pericolo segnalatomi, e vedo una figura appollaiata su un ramo ell'albero.
    -Chi sei?- dissi preoccupata





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    Non so se va bene
     
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    Va bene, non preoccuparti! ;)

    Ho percepito da un po’ la ragazza avvicinarsi, ma l’ho ignorata volutamente, nella vana speranza che fosse solo di passaggio. L’idea era di stare da sola, sola coi miei pensieri, e magari di ripassare la mia parte nello spettacolo di domani. Non ho dietro il copione, ma non mi serve. Quello che devo dire l’ho memorizzato, ripeterlo servirebbe soltanto per essere sicura di ricordarmelo perfettamente. Perché è questo che chiedo da me: la perfezione.
    Ed è per questo che ho scelto di inoltrarmi nel bosco: questa sera non ho molta voglia di compagnia. Ma sembra essere la notte sbagliata: il cielo è sereno, la luce della luna e delle stelle illumina questi boschi, rendendoli attraenti anche agli umani. Per oggi, niente temporale estivo, niente vestiti bagnati e... niente tranquillità.

    Ovviamente, anche se sono assolutamente decisa ad ignorarla, mi ritrovo a guardarla mentre si muove, mentre si esercita. Mi piace farlo, mi piace notare l’umanità presente in quei gesti, nelle piccole imperfezioni.
    Così, quando mi si avvicina, non penso di andarmene. A questo punto desidero conoscerla. Mi affascina, come succede praticamente con tutti i ‘vivi’.

    “Sera!” Rispondo alla sua esclamazione, riconoscendo nella sua voce una vena di timore. “Il mio nome è Neris.” Mi presento, ricordandomi come i nomi sembrino avere una grande importanza in questo secolo. Poi scendo dall’albero, attenta a non farlo troppo velocemente e a fingere qualche volta un intoppo o un’incertezza. “Spero di non averti spaventata.”
     
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  4. Saya16
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    "E pensare che ero venuta in questo bosco per un po' di solitudine e di aria fresca. Non avrei mai immaginato di trovarvi qualcuno."penso, sentendo la voce della ragazza rispondermi.
    Mentre osservo la figura di Neris scendere, sospiro per il sollievo. Avevo subito pensato al peggio, la quercia mi aveva fatta peroccupare.
    -No, non direi spaventata; il termine più adatto è sorpresa - le rispondo con un sorriso -Io sono Adhara, piacere.-
    Il mio sguardo si posa negli occhi della ragazza, di un verde mai visto. Mi sento come inghiottita da quello sguardo abbagliante. Scuoto la testa, distogliendo lo sguardo. Improvvismente ricordo il motivo della mia passeggiata serale nel bosco, e mi rendo conto di quanto possano essere parsi strani a Neris i miei movimenti
    "Chissà cosa avrà pensato. E' un po' strano vedere una ragazza allenarsi di sera nel mezzo di un bosco; anche se a dirla tutta non è nemmeno tanto normale arrampicarsi su di un albero, di sera. A beh! Siamo entrambe un po' strane!" penso sorridendo.
    -Ehm... Posso chiederti come mai eri appollaiata su quell'albero?- domando un po' titubante.

     
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    La osservo qualche secondo e, quando distoglie lo sguardo dal mio, non posso evitare di sorridere leggermente, a bocca chiusa. Non mi abituerò mai a questo piccolo particolare: per quanto io possa impegnarmi di sembrare umana, i miei occhi (oltre che la mia carnagione) mi tradiranno sempre. Ma questo rende il gioco semplicemente più interessante.
    Gioco... una parola che non mi piace più di tanto, una parola molto usata dal mio creatore. Ma che ci posso fare: io sono una vampira e gioco a fare l’umana. Perché per quanto lo desideri non potrò mai ritornare la ragazza che ero prima di incontrare Arawn.
    E, strano ma vero, alle volte quella prospettiva non mi sembra molto attraente.
    Alle volte...

    “Certo che puoi chiedermelo.” Rispondo alla sua domanda, chiedendomi per l’ennesima volta perché in questo secolo la gente ama ‘chiedere se può chiedere la certa cosa che ha già chiesto’. “Stavo riflettendo su... il tempo della mia gioventù. Ho sempre amato salire sugli alberi.” Continuo, cercando di attenermi alla verità per quanto posso. In effetti, se si considera la mia gioventù come il periodo in cui ero umana, la mia affermazione è vera.
    “E tu? Cosa stavi facendo?” Chiedo, anche se ritengo di averlo già capito. Ma è un modo come un altro per iniziare una conversazione.
     
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  6. Saya16
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    "Il tempo della mia gioventù" queste parole risvegliano in me il solito dolore mai sopito.
    La mente corre alla mia infanzia... e alla notte in cui essa finì. Rivedo davanti agli occhi la luce rossa e blu, la mia adolescenza, vissuta assieme a mio zio, con il quale avevo avuto una brutta litigata meno di un'ora prima, le ore di "allenamento", se così può essere chiamato, infondo, era solo un modo per scaricarmi, come tirare pugni ad un cuscino, anche se non ho mai capito perchè le persone debbano usare impropriamente un oggetto così soffice e confortante...

    E' strano l'effetto che provoca in me la sua vicinanza; avverto sensazioni contrastanti: una dice di mantenere la guardia, anche se non comprendo il perchè, l'altra, invece, mi invita a continuare la conversazione con la ragazza.
    -Beh, ecco...- dico un po' timida -Una combinazione di mosse, un modo come un altro per tenere il corpo attivo.-
    -Davvero ti piace arrampicarti?- dico inclinando leggermente il capo - Io sono sempre stata abituata a trattare le piante come esseri viventi, anzi come persone. Infatti mi sembra un po' buffo pensaarti arrampicata su di una persona! Ahah- concludo con una risata di cuore quel pensiero sennza senso
     
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    Quando dice che è abituata a vedere gli alberi come persone, rimango un po’ spiazzata. Non tanto per quello che ha detto, ne ho viste di cose strane nella mia vita per rimanere sconvolta nel sapere che questa ragazza parla alle piante, ma perché mi ricorda terribilmente i miei pensieri di poco fa. Va bene, non ho pensato agli alberi come persone, ma la differenza non è molto grande.
    “Prima di salire sull’albero ho pensato a una cosa simile.” Dico, non so se a lei o a me stessa. Non riesco bene a capire il perché, ma in questo momento ho voglia di parlare, di sfogarmi, di rivivere in qualche modo la mia vita passata, una vita che non potrà mai tornare. Ma so che non posso, non posso svelare ad Adhara cosa sono solo perché ho voglia di essere... consolata. Se volevo parlare potevo farlo con Selene, che era evidentemente incuriosita nei miei confronti. Lei almeno sa cosa sono.
    “Stavo riflettendo che quest’albero” e indico la quercia da cui sono appena scesa “è un essere vivente molto antico e mi chiedevo cosa avesse visto nella sua vita.”
    Ad un tratto, mi rendo conto che, in effetti, io posso scoprirlo. Ne ho il potere.
    Ma cosa dire ad Adhara?
    Niente, assolutamente niente.
    Con un gesto quasi casuale, mi avvicino di un passo all’albero e ne sfioro la corteccia con la mano, risvegliando nel frattempo un potere che quasi mai uso.

    E vedo.
    Vedo il passaggio delle stagioni, vedo la vegetazione morire e ricrescere. Assisto a terribili tempeste e osservo giorni dal cielo sereno. Ammiro l’alba... l’alba che non posso vedere da molto, la magnifica alba che mi è stata proibita. Vedo gli animaletti del bosco arrampicarsi per i rami della quercia. Li vedo vivere e morire. E vedo le persone, gente di altri tempi che passa per di qua, per raccogliere legna, per fare un ‘picnic’ o semplicemente di passaggio.

    Tolgo la mano dall’albero, con la sensazione di star perdendo qualcosa.
    E non posso fare a meno di esclamare: “Alle volte le piante mi sembrano più vive di me.”
    Cosa che, in effetti, è vera.

    SPOILER (click to view)
    Potere utilizzato:
    CITAZIONE
    -Lettura del passato
    Permette al vampiro di vedere (non di leggere, attenzione!) il passato attraverso il contatto della mano. Il vampiro poggia il palmo su una superficie più o meno antica ed è in grado di vedere immagini del passato; può fare la stessa cosa con altre creature se prende una mano ;
     
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  8. Saya16
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    Trovare qualcuno che ha pensieri, anche lontanamente, simili ai miei, è una cosa davvero rara. So di avere idee fuori dal comune. Sono anche convinta che un mondo abitato solo da cloni sia davvero noioso,ci sarebbero sempre le stesse idee, gli stessi colori, le stesse azioni.
    Forse è per questo che mi trovo così bene in questa città: qui sembrano tutti avere qualcosa che li distingue, che li rende diversi dal resto del mondo.

    La guardo avvicinarsi all'albero, sfiorarne la corteccia, e poi, staccarsene, e nei suoi movimenti, seppure ben nascosta, vedo malinconia. La mia prima reazione è quella di alzare una mano e posargliela sulla spalla. A volte un gesto così semplice può sembrare insulso, privo di significato, altre volte, invece, può essere l'unica cosa in grado di darti un po' di conforto, l semplice calore umano. Eppure non lo faccio. Sento ancora quella sensazione che mi dice di stare sull'attenti e continuare la conversazione.
    Poi quelle parole: “Alle volte le piante mi sembrano più vive di me.”
    Ignoro l'avvertimento del mio inconscio. Alzo la mano e le tocco la spalla -Anche io, a volte, provo questa sensazione. Mi sembra che il mondo continui a procedere spedito, mentre io resto indietro. Le piante, invece, sono bloccate, non possono muoversi, l'unicacosa che possono fare, è crescere, cercare di raggiungere il cielo. Vanno semplicemente avanti. A mie spese ho imparato che non mi bisogna mai fermarsi a guardare il passato, potresti non trovare la forza per tornare nel presente. -
    Mi rendo conto di essere stata forse troppo sfacciata, ma ormai il danno è fatto.
     
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    Mi irrigidisco lievemente quando mi tocca la spalla con la mano, ma non mi sottraggo al suo tocco. Rimango un attimo a gustarmi la sensazione di calore che proviene da lei, calore che riesce anche a superare il tessuto della mia leggera maglia, filtrando tra un filo e l’altro. Mi piacerebbe afferrarle la mano con le mie, in un vano tentativo di assorbire il suo calore, vorrei... vorrei assaggiare il suo sangue, sentire la sua vita scorrere dentro di me.
    E, come spesso mi accade, mi sento male a questi pensieri. Questo non tanto perché non sono abituata ad uccidere - lo faccio da molto tempo, oramai, per essere schizzinosa a tal proposito - ma perché sento di non volerle fare del male. Perché sento che lei è una ragazza innocente e io ho scelto di non nutrirmi di innocenti.
    Eppure, il calore della sua mano...

    Sfioro la sua mano con la mia, trasmettendole di certo una sensazione di gelo, poi, delicatamente ma con fermezza, la stacco dalla mia spalla, lasciandola quasi subito e facendo un passo indietro.
    “È meglio evitare.” Sussurro, rendendomi conto di quanto io sia stata sul punto di perdere il controllo. “Fidati.”
    Non mi fermo ad osservare la sua reazione, ma continuo a parlare - a voce più alta, questa volta - come se non fosse successo niente.
    “Hai ragione. È sbagliato perdersi nel proprio passato, si rischia di rimanere fermi a pensare a ciò che si ha perduto, non accorgendosi di quello che si ha in questo momento.”
    Esattamente quello che succede a me.
     
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  10. Saya16
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    La sua mano è innaturalmente fredda quando sfiora la mia. Un brivido mi attraversa il corpo. Sapevo che non avrei dovuto fare una mossa del genere, sapevo che il mio gesto avrebbe potuto, in qualche modo, darle fastidio. Eppure non ho resistito, il mio bisogno di aiutare gli altri ha solamente preso il sopravvento. Hosempre avuto questo vizio, ora che ci penso. Appena vedevo una persona, in qualche modo, trise, mi avvicinavo e la toccavo. Solo adesso mi rendo conto che lo faccio solo perchè sono io la persona che cerca il contatto umano...

    Sembra voler far finta di niente. Le sono grata. Decido di Fare altrettanto.
    -Esattamente!- esclamo con un sorriso a 62 denti, cercando di trasmetterle un po' di allegria.
    - E poi, se non ci piace quello che abbiamo adesso, c'è sempre la possibilità di cambiare pagina. C'è sempre una via d'uscita- concludo con un altro sorriso.
     
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    Ascolto le sue parole e mi rendo conto che mi piacerebbe d’avvero che fosse così semplice, che bastasse cambiare pagina e ricominciare da capo. Ma forse è vero, forse è proprio quello che sto facendo, grazie a questa città dove sono entrata quasi per caso e che mi ha rubato il cuore. Perché mi sono resa conto che non posso più vivere lontano da Nouvieille, che - pian piano - questa città è diventata la mia casa, in un modo o nell’altro.
    E se non posso cancellare ciò che è successo duemila anni fa, se non posso tornare a essere quello che ero, forse posso comunque vivere la mia vita e...
    No, i miei pensieri stanno andando in una brutta direzione.
    Lei l’ho perduta. Non posso chiederle di più. Devo lasciarle vivere la sua vita e, quando sarà il momento, lasciare che muoia.

    “Sei saggia.” Dico, osservandola attentamente. Raramente ho incontrato ragazze giovani come lei che parlassero in questo modo. Di solito, soprattutto in questo secolo, i giovani non si fanno troppe domande, cercano di non pensare a certe cose. Eppure, lei è diversa. Tanto che mi viene da chiedere se ha avuto qualche brutto avvenimento nel suo passato, qualcosa che l’ha fatta crescere in fretta.
    È un pensiero, una domanda, a cui mi piacerebbe avere una risposta. Ma mi pare una cosa molto personale, qualcosa che non è educato chiedere così.

    Oh, quanto è complicato questo secolo!
     
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  12. Saya16
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    La guardo osservarmi, la guardo ma non la vedo... Le sue parole riportano a galla ricordi. "Una bambina...è chiusa in una stanza, una stanza ben illuminata e piena d libri. Ne sta leggendo uno. Un uomo apre la porta sussurrando -Sempre a leggere vero? Con una così bella giornata non vuoi andare a giocare con gli altri bambini?- La bambina con gli occhi grigi alza lo sguardo verso l'uomo -Il mondo è più bello qui dentro- Per la prima volta l'uomo le rivolge le stesse parole che per anni continuerà a ripeterle -Sei cresciuta troppo in fretta. "
    Un altro ricordo poi prende il sopravento.
    "-E' davvero una bambina speciale! E' molto saggia, e intelligente!- esclama la voce dell'insegnante. Dalla postra socchiusa, la bambina di prima, leggermente più grande, guarda la schiena dello zio. - Sa, le sembrerà strano, ma vorrei davvero che non lo fosse. Vorrei che fosse una normale ragazzina, spensierata e allegra.- La bambina scoppia a piangere in silenzio "Scusa non lo sarò più! Mi dispiace"

    Inizio a sentire un leggero bruciore agli occhi... in quegli interminabili secondi tutti quei ricordi avevano invaso la mia mente. Le lacrime mi annebbiano la vista. Cerco di cacciarle indietro, ma è troppo tardi. Abbasso la testa e prima che la voce si spezzi dico, quasi urlando e con i pugni stretti-Non voglio esserlo!-
     
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    Scusa per il ritardo! :cry:

    Rimango sconvolta dalla sua reazione, non mi sarei mai aspettata qualcosa del genere. Insomma, mi sono appena complimentata con lei! Avrebbe dovuto ringraziarmi.
    Ma è una bambina (o almeno lo è al mio confronto) perciò certe reazioni sono comprensibili.

    Vorrei consolarla, vorrei abbracciarla. Non riesco a capire perché, ma mi viene voglia di proteggerla, proprio come facevo con Kim prima che mi tradisse.
    Ed è proprio questo pensiero che mi riesce a convincere a non toccarla. No, non posso mettermi a salvare tutte le ragazzine indifese che incontro. Dannazione, l’ho fatto una volta ed è finito male! È bastato accennare all’idea di renderla una vampira e i miei rapporti con Kim sono crollati. No, devo assolutamente smetterla di cercare consolazione negli altri. Perché posso dire o credere quello che voglio, ma alla fine è proprio così: non è tanto che desidero consolare gli altri, è che voglio che loro facciano lo stesso con me!
    Quanto è facile confondere le due cose!

    “Scusami, non volevo.” Dico, lottando contro la voglia di abbracciarla. “Non lo dirò più.”
    Mi viene anche voglia di dirle che mi sono sbagliata, che non è per niente saggia e via di seguito, ma temo che l’effetto sarebbe proprio il contrario di quello che vorrei: infatti potrebbe pensare che, a causa della sua scenata, io ho cambiato idea su di lei.
    Cosa di cui neppure io son sicura.

    Però, a questo punto, è meglio capire che pensieri o ricordi hanno risvegliato le mie parole. Anche perché ora sono piuttosto curiosa a quel riguardo.
    Mi concentro su di lei, sfiorando con la mia mente la sua.
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    Lettura dei pensieri:
    Altro potere psionico che permette al vampiro di entrare silenziosamente nella testa altrui e leggerne i pensieri. Se la persona puntata dal vampiro ha la possibilità di chiudere la mente allora verrà difficile poterlo fare, e allora il vampiro troverà altre strade.
    Antico: riesce a leggere la mente di 4 persone, in un posto chiuso parecchio ampio e anche con rumori alti. All'aperto riesce a sentire i pensieri altrui sino a 12/15 metri di distanza da lui.
     
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  14. Saya16
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    niente ^^


    Le lacrime erano ormai insopprimibili, continuavano a scendere, sempre pù grandi, solcando le mie guance candide. Scivolo verso il basso, ormai incapace anche solo di restare in piedi, mi siedo nell'erba e rannicchio le ginocchia al petto, in quella posizione che tanto usavo da piccola. Gli stessi ricordi continuano a rincorrersi nella mia mente, ricordi che avevo tentato invano di rinchiudere in un cassetto che mai sarebbe stato aperto, ma il cui contenuto era esploso liberando tutto il dolore contenuto.Ancora quella stanza buia e quel libro, ancora quel colloquio con l'insegnante, poi, con tutta la sua potenza quel ricordo,quello che mi mozza sempre il fiato. "Una casa buia, un temporale, la luce di una sirena della polizia fuori dalla finestra. Il suono del campanello. Una bambina corre ad aprire, non sa ancora che riceverà la notizia più brutta della sua vita. Lo zio, accompagnato da un poliziotto, sembra devastato; si abbassa all'altezza della bimba, com voce tremante -Adhara, da oggi mi prenderò io cura di te. Mamma e Papà sono morti-
    Gia... si è sempre perso cura di me da quel giorno, e non vorrebbe mai vedermi così, distrutta, piangere e singhiozzare davanti ad una sconosciuta. Eppure non posso farci niente, i miei sentimenti prendono sempre il sopravvento.

    -Non sei tu a doverti scusare...Scusami tu- cerco di dire mentre mi asciugo violentemente le lacrime con l'interno del polso, ma è l'asciugarle non serve a niente visto che altre sono giàpronte a sostituirle-Come vedi non lo sono per niente.- faccio un sorriso bagnato, per quanto possa sembrare sorriso una smorfia di dolore -Sono solamente una stupida ragazzina che predica bene ma razzola male...-
    Alzo lo sguardo liquido su di lei, aspettando di vederla scappare...
     
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    Quello che leggo nella sua mente mi rattrista, portando alla galla miei ricordi che ho sepolto da tempo. Il dolore di Adhara bambina si trasforma nella mia mente in quello della giovane Salicogenna, che saputa la morte dei fratelli era addolorata e terrorizzata: perché lei... io... sapevo che presto sarebbe arrivato il mio turno. Perché c’era solo una possibilità su un milione che Abucatos non fosse mio padre e che quindi la maledizione che stava sterminando la sua discendenza non mi toccasse.
    Oh, se la maledizione mi ha colpito! Oh se son morta, anche se più dolcemente che per i miei fratelli, stretta nell’abbraccio della persona che amavo... che amo. Oh che meraviglioso dono, oh che terribile maledizione!

    Scaccio quei pensieri, inginocchiandomi a terra, davanti alla ragazza in lacrime.
    “Noi siamo quello che siamo.” Rispondo, con un’affermazione che pare assurda pure alle mie orecchie, ma che nel frattempo sembra essere proprio quella più adatta per definire la mia vita. “Possiamo cercare di migliorarci, di diventare forti, ma alla fine basta una parola, basta un ricordo a farci crollare. Non credere di essere stupida, non desiderare di esserlo.” Per un attimo mi sembra di essere di fronte a Kim e questo assurdo pensiero mi fa infuriare con me stessa. Maledizione, penso solo a lei?
    “Poi... non credo che ci sia una persona veramente saggia in tutto il mondo.” Non so se è stata una buona idea ripetere quella parola, ma l’ho fatto senza rendermene conto. “Dipende dai momenti, in certi istanti si può dire cose sagge e in altri crollare, e questo succede a tutti: dallo scemo del villaggio al re. Neanche io in questo momento sono saggia.” Aggiungo, in un bisbiglio. “Perché, se lo fossi, me ne andrei prima che accada l’irrimediabile.” Non so bene di cosa sto parlando: mi sto riferendo al rischio di farle del male o al fatto che io sto iniziando ad ‘affezionarmi’ a lei?
    “Sono stupida per questo?”
    Sì. È la risposta che risuona nella mia mente, ma la ignoro.
     
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