Kaien Adranos: Lavorando per Kimberly

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    Quando kimberly uscì dal negozio, Kaien pensava che nel giro di cinque minuti avrebbe archiviato la questione come lavoro da svolgere nei giorni successivi, e liberarsi così la testa per potersi concentrare sui suoi doveri di negoziante.
    Però non fu così. L'idea di Milady quasi lo ossessionava. O meglio, lo preoccupava ma non per sé, per ciò che poteva fare agli altri. Kaien non era così altruista da non dormire la notte per chi non conosceva ma nemmeno così egoista da non fare nulla quando vedeva qualcosa capitare davanti ai propri occhi. E Kimber era capitata davanti ai suoi occhi. La migliore cosa che poteva fare era creare un ottimo equipaggiamento per l'osservatrice. Sarebbe anche intervenuto direttamente ma aveva ben intuito che la rettile era piuttosto forte e non del tipo che perdona, quindi o la uccideva o non la andava a cercare.
    Per il momento, però, quello che poteva fare era solo pensare. Il materiale gli sarebbe arrivato in seguito, il giorno dopo, quindi non poteva fare altro che progettare.
    In assoluta esclusiva, contro tutte le sue abitudini, si mise al banco di lavoro il giorno stesso della commissione. Nonostante tutta la buona volontà del mondo, però, riuscì a fare bene poco. La testa gli pesava, più si sforzava di ideare più gli ronzava.
    Allora passò all'organizzare il materiale per il fumogeno, che in realtà poteva fare il giorno stesso. Passò tanto tempo a ordinare il materiale che quando ebbe finito era ora di chiusura.
    Concluse i suoi lavori di negoziante per poi buttarsi in tutt'altro. Dopo cena andò a fare un giro per Nouville, a piedi.
    Quando andò a letto era sicuro che il sonno gli avrebbe portato consiglio...
     
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    Il giorno dopo era ben meno refrattario al lavoro, la colazione lo aiutò ad eliminare qualsiasi forma di residuo della tanto piacevole accidia.
    La notte aveva portato consiglio, già aveva in mente le linee generali dei bracciali, quindi decise di tralasciare per un momento il resto e mettersi a definire al meglio i dettagli di ciò che sarebbero poi stati dei bracciali Elusione.
    Come al solito in meno di cinque minuti si era occupato delle urgenze del negozio, ovvero aprirlo, per poi mettersi al lavoro nel laboratorio. Riguardò gli schizzi dei fogli del giorno prima che finirono immediatamente nel cestino. Cose così oscene non ne aveva mai viste. Quella era una prova che non doveva mettersi al lavoro subito ma aspettare almeno un giorno dalla commissione...
    Circa venti minuti dopo aveva già i disegni dei bracciali. Pensava di dover definire dettagli, ma di dettagli ce n'erano ben pochi. Seguivano, ovviamente, una forma conoide, ma agli estremi terminavano con due punte sul dorso del braccio. Il tutto in un taglio unico di cuoio, la forma era poi risaltata da un ulteriore rinforzo posto sull'esterno, aveva la forma di una goccia, però appuntita da entrambe le parti. La chiusura, per motivi di comodità e utilità, era chiaramente all'interno e sfruttava passanti metallici simili a quelli di certi scarponi da lavoro.
    Il guizzo di genio, se di genio si poteva parlare dato che in fondo era una cosa molto semplice, l'aveva avuto di notte. Nessun sogno, semplicemente aveva maturato l'idea mentre dormiva e l'aveva ora ben definita trasportandola su carta.
    Stabilito anche il colore dei lacci, nero, che avrebbero saldato i bracciali al loro posto, si mise al lavoro sul fumogeno.
    Mentre andava a sedersi al banco di lavoro, posto perpendicolarmente a quello adibito a scrivania da progetti, ripensò al primo ordine che aveva avuto in città. Si trattava proprio di un fumogeno dell'invisibilità, oltre ad un altro paio di cosucce, e quel lavoro lo aveva portato fino all'inferno.
    Non ci aveva mai pensato, però se non fosse stato per Tracy, la texana che gli aveva commissionato parecchia roba per un tour all'inferno, lui probabilmente non si sarebbe nemmeno lontanamente sognato di accettare l'invito di quella folle avventura. Missione di recupero di una parte di anima che lo portò a conquistarsi la perdita di un occhio con conseguente cicatrice e la riconquista della vista con quell'affare che ora stava nella sua orbita sinistra. Quella dannata cosa gli aveva portato parecchi enigmi, che ancora non aveva svelato, ma sentiva che era vicino alla soluzione.

    Si distolse dai pensieri sul suo occhio con una veloce grattata alla sottile cicatrice per tornare al fumogeno. In giornata sarebbe arrivato il cuoio per il resto del lavoro, quindi si mise di lena per finire ciò che doveva.
     
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    Sul bancone comparivano varie boccette, tutte con relativa etichetta, di cui alcune contenevano liquidi mentre altre agenti chimici in polvere.
    Per prima cosa bisognava fornirsi di alcool, base indispensabile per il fumogeno, e subito la classica bottiglia di plastica rosata apparve nelle mani di Kaien. Riempì il contenitore e ripose la bottiglia.
    Un successivo lavoro di bilancia lo tenne concentrato nella misurazione attenta delle polveri che risiedevano nelle boccette davanti a lui. Ogni tanto, tramite una piccola palettina, parte della polvere finiva nell'alcool.
    Quel tavolo si era trasformato in tutto e per tutto in un piccolo laboratorio di chimica. Mancavano solo i camici bianchi e gli occhialoni. I guanti, invece, erano già sulle mani dell'artigiano. Era sicuro di non fare errori, però prevenire era sempre meglio che curare...
    Quando una minima parte delle polveri versate nell'alcool precipitò fino a formare dei residui sul fondo, Kaien prese con mano sicura altre due boccette, riponendo le prime, e versò tre gocce della prima e una della seconda, mescolò un poco e tappò il recipiente che conteneva il liquido rosa. Attese un minuto per far depositare il tutto e poi sbatté il tutto per dieci volte. Altro minuto di riposo. A quel punto doveva filtrare il tutto e ripetere l'operazione e filtrare ancora. Un ultimo componente rendeva il tutto perfettamente trasparente, più cristallino dell'acqua. Generava solo un minimo riverbero, ma era solo grazie a quello che era visibile ad occhio umano. Il passaggio successivo era renderlo sensibile a Kim, all'aria e alla luce.
    Versò il liquido nel contenitore che avrebbe presentato poi alla cliente. Un'ampolla intagliata nel legno che sorreggeva parecchie parti di cristallo. Il tutto abbastanza resistente ma altrettanto fragile. Di seguito al futuro fumogeno, finirono nell'ampolla anche un paio di gocce del sangue dell'osservatrice. Quello sarebbe stato l'elemento catalizzatore.

    Un rumore e una voce dal negozio lo distolsero dal suo lavoro. Doveva essere il Cuoio di Adam...
     
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    E infatti..
    Si apprestò a ritirare il pacco che, come richiesto, conteneva la sua ordinazione.
    La scatola era, come al solito, il più anonima possibile. Quella doveva essere una deformazione professionale di quelli che lavoravano nel suo ramo, o forse era abitudine di tutti quelli che avevano a che fare con l'occulto fare il possibile per non attirare l'attenzione.
    Tornò nel laboratorio e aprì la scatola, stranamente impacchettata come una confezione regalo, e visionò l'interno. Tre pezzi in tutto, due più grandi di un colore marrone-violaceo mentre uno leggermente più piccolo con la classica tonalità. Dopo aver contemplato le varie parti e averne saggiato la qualità, però, Kaien si rimise al lavoro da dove lo aveva lasciato. Ovvero agli incanti veri e propri per il fumogeno.
    Si cominciava con il collegare il fumogeno in modo univoco alla persona desiderata. In quel caso Kimberly. Quello era un passaggio relativamente facile e veloce perchè nel liquido era presente anche parte del sangue dell'osservatrice, infatti nella fiaschetta si poteva vedere una tintura vagamente rossa, come sangue ampiamente diluito. Cosa che effettivamente era.
    Poggiò l'ampolla sul tavolo e poi, con mano sicura, tracciò poche linee, solo qualche sigillo. Quando il colore del liquido si fece ancora più diluito l'artigiano capì che l'effetto primario era stato dato. Spostò la boccetta e si concentrò sul secondo: con questo il liquido diveniva un vero e proprio fumogeno invisibile. la trasformazione in fumo era data dal miscuglio di ingredienti chimici che ancora stavano sul tavolo ma quelli davano disponibilità di una vera e proprie nube, opaca e molto ben visibile. Con quella parte, il fumo ottenuto sarebbe stato più limpido dell'aria stessa, così da non poter essere visto ad occhio nudo.
    Ripeté l'operazione, che risultò un po' più laboriosa, e quindi lunga, della prima. Fatta anche quella fase si passava alla terza, strettamente collegata con la prima.
    In quell'ultimo passaggio si completava il fumogeno, lo si rendeva fotosensibile, donandogli la capacità di schermare i tessuti organici e le loro immediate vicinanze. Questo offriva l'invisibilità a Kimberly e, cosa da non sottovalutare, ai suoi vestiti. Arrivati a quel punto il liquido somigliava ancora una volta a dell'acqua, vagamente rosata, ma alla fine del processo sarebbe stata più cristallina dell'acqua pura di sorgente d'alta montagna.
    Questa volta i sigilli andarono a coprire anche parte del legno che componeva il contenitore, oltre che a un'altra parte del tavolo. Ancora una volta la complessità dei tracciati aumentò e così il tempo che Kaien impiegò per svolgere il lavoro. Era passato dai cinque minuti, circa, alla mezz'ora abbondante. Tempi abbastanza dilatati per un oggetto di così piccola dimensione.
    Quando ebbe finito, però, trovò conferma della buona riuscita del lavoro solo osservando quello che poteva chiamare un fumogeno dell'invisibilità. Era così cristallino da essere quasi invisibile ma se veniva colpito della luce con una determinata angolazione si potevano osservare bagliori scarlatti che reputava assolutamente fantastici.
     
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    Il tempo passato sul fumogeno non si poteva dire molto, però non aveva certo lavorato di fretta. Una volta immerso nel lavoro si era isolato dal mondo e da altri pensieri, con qualche eccezione nelle brevi pause. Questo lo si poteva chiamare, forse, un difetto, ma gli permetteva di lavorare concentrato e con calma, insensibile alle preoccupazioni che potevano distrarlo.
    Si era fatto quasi pomeriggio e Kaien si rilassò un attimo, mente e corpo, dando una veloce risistemata al banco da lavoro e accasciandosi poi sulla poltrona del salotto.
    Il negozio, chiaramente, era aperto e, ancora chiaramente, vuoto.
    Dopo una mezz'ora, abilmente sfruttata guardando la tv, decise che preferiva non interrompere il lavoro sui bracciali una volta cominciato quindi, nonostante fosse un po' presto, si preparò il pranzo.
    A mezzogiorno era nuovamente in laboratorio.
    Prese il pacco di Adam e visionò nuovamente il cuoio. Prese un foglio bianco e trascrisse le misure dei vari pezzi, facendo un veloce schizzo delle proporzione dei tre. Si munì dei progetti che aveva già preparato il mattino.
    Verificò sia su carta che con il cuoio in mano che i tagli erano sufficienti per entrambi i bracciali. Per quell'operazione dovette prendere le misure del proprio braccio, che era chiaramente più grosso di quello di Kimber, e ridurre le misure seguendo semplicemente ciò che ricordava della dona presentatasi il giorno prima davanti a lui.
    Ne sarebbero risultati dei bracciali di dimensione adattabile ma doveva avere ugualmente un punto di partenza nelle dimensioni, soprattutto la lunghezza dell'avambraccio.
    Completate le operazioni preliminari, con una matita abbastanza morbida, tracciò le due forme dei bracciali sui tagli di cuoio più grandi, quelli tendenti al viola, e una coppia di coperture sul pezzo che avrebbe usato per i rinforzi. Forbici alla mano si diede nel tagliare lo spesso e resistente cuoio. Dopo qualche minuto aveva le forme principali, smussò gli spigoli e arrotondò un attimo gli angoli. Ora doveva solo pensare ai rinforzi, dati da un secondo strato di cuoio.
     
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    Ripeté, quindi, l'operazione sul terzo taglio di cuoio. Tracciò in matta le due figure, ritagliò con spesse e pesanti forbici, smussò e arrotondò. Quando, finalmente, ebbe in mano tutti i pezzi finiti e lavorati, notò che aveva lavorato fino al pomeriggio inoltrato. Il caldo era solito farsi notare, ma la temperatura in quei giorni stava rapidamente calando. Forse un temporale in arrivo, o forse qualcos'altro. Non se ne curò e continuò sul lavoro.
    Quello che mancava erano i passanti per i lacci che chiudevano i bracciali e, soprattutto, unire i pezzi che aveva ricavato. Arrivato a quel punto aveva capito che non sarebbe riuscito a finire il lavoro in giornata. Si sarebbe protratto fino al giorno dopo, cosa assolutamente inevitabile dato che si era completamente scordato di controlare se aveva i passanti per i lacci. Cosa molto improbabile dato che se li era inventati lui nella forma e che non aveva mai usato oggetti simili negli ultimi anni.
    Capita la grave mancanza si affrettò almeno ad unire i vari pezzi, così da potersi procurare gli ultimi materiali in pace.
    Si avvolse un bracciale attorno all'avambraccio e verificò che per lui erano un po' piccoli, a quel punto si munì di colla, strumendo che gli dava l'idea di essere poco affiabile, e incollò le due parti. La forma affusolata era esattamente al centro del bracciale, incollata mantenendo la forma curva tipica del bracciale. Dopo che ebbe fatto lo stesso anche con il secondo bracciale andò a prendere la macchina da cucire. Con un ago spesso e un filo resistente avrebbe cucito insieme ciò che prima aveva incollato, cosa che gli dava una certa sicurezza in più rispetto alla colla. Il filo era color crema, grigio chiaro, quasi bianco. Semplice ma adatto.
    Dopo aver rimesso al suo posto la macchina da cucire uscì per adare a procurarsi ciò che gli mancava. Chiaramente, quella volta il negozio lo chiuse...
     
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    Tornò in meno di mezz'ora, con una trentina di passanti metallici adatti alle sue esigenze. Non era riuscito a trovarli esattamente come li aveva pensati, ma era una cosa abbastanza normale. Si ritenne decisamente fortunato quando vide quegli oggetti, che forse erano anche più adatti di quelli che aveva pensato lui. Certamente differenti, anche se non di molto, ma ugualmente efficaci. Semplici ma sicuri. Già che c'era aveva anche comprato anche due cordini neri, dello stile di quelli utilizzati per le scalate ma più sottili. Resistenti, quindi, ma non ingombranti. Leggeri e abbinabili all'oggetto su cui li avrebbe legati.
    In vista di casa sua imboccò il vicolo che la costeggiava, portandosi in modo sicuro sull'uscio della casa vera e propria. Non aveva intenzione di riaprire il negozio, oramai non ne valeva più la pena, quindi era meglio evitare che qualcuno vedesse una persona entrare, per evitare qualsiasi forma di malinteso. Si lasciò la piazza adiacente al negozio alle spalle e aprì la porta, entrò e richiuse dietro di sé accompagnando la porta con il piede. Ignorando completamente tutto il resto, si dimenticò di chiudere a chiave la porta di casa una volta entrato, subito andò a concentrarsi nuovamente sul lavoro. Avrebbe lavorato sull'incanto il giorno dopo ma, almeno, voleva completare i bracciali entro la sera. Non che gli mancasse poi molto. Anzi...
    Una vola ripresi i bracciali riverificò lo stato della colla e delle cuciture. Andava tutto bene. Si munì di martello e una sorta di scalpello che, però, aveva la punta tonda. Cambiò un paio di volte lo scalpello, scegliendo quello dalla misura più simile al foro dei passanti. Scelto quello giusto contò quanti passanti erano necessari lasciando circa due o tre centimetri di distanza fra l'uno e l'altro. Verificato che ne aveva a sufficienza e poggiò il primo bracciale sul bordo del tavolo in modo da poter sfruttare il legno come piano d'appoggio per lo scalpello e, contemporaneamente, poter controllare lo spigolo del pianale, che era segnato come se fosse un metro. Un metodo semplice per avere sempre sott'occhio una valida unità di misura quando doveva lavorare.
    Sette decisi colpi di martello si trasformarono in sette buchi perfettamente distanziati sul lato del primo bracciale. Continuò per altre tre volte ed ebbe tutti i buchi necessari. Associò ad ogni buco un passante e ne avanzarono due. Finirono dritti dritti nelle scorte/campioni. I passanti erano formati da due parti, il passante vero e proprio e un tondino che, una volta incastrato alla prima parte attraverso i buchi appena fatti, fissava il metallo al cuoio. Essendo oggetti che venivano montati incastrando una parte nell'altra si potevano definire a pressione, e per questo nella mano di Kaien comparve un secondo martello. Il primo era più simile ad una mazzetta, ampio in modo da non mancare il bersaglio. Questo era, invece, adatto ad un lavoro di precisione, con la testa tonda e affusolata da una parte e piatta dall'altra.
    Negli anni passati a battere il ferro, aveva acquisito una certa precisione che ora gli permise di non mancare nemmeno un colpo e di evitare così di rovinare tutto il lavoro. Colpo dopo colpo fissò tutti e ventotto i passanti, quattordici per bracciale e sette per lato, al cuoio e poté dichiarare conclusa la realizzazione della coppia di bracciali.
    Come previsto era ora di smettere on il lavoro, o meglio: mancava ancora una mezz'oretta, ma non avrebbe aperto il negozio per quella.
    Doccia, cena e poi fuori di casa. Non aveva poi molta voglia di stare ancora in casa, tantomeno nel laboratorio.

    Il giorno dopo sistemò gli attrezzi lasciati in disordine la sera prima, prese il telefono e compose il numero lasciatole da Kimberly. Rispose una segreteria telefonica e lasciò detto che il lavoro sarebbe stato pronto nel primo pomeriggio e di passare, quindi, dopo l'ora di pranzo.

    L'incanto l'aveva elaborato lui e non aveva più bisogno di studiarlo. Lo conosceva perfettamente. Era giunto il momento di provare a cimentarsi in un nuovo metodo di incantare gli oggetti. Il nonno gli aveva dato lezioni su vari tipi differenti ma Kaien si era sentito sicuro praticamente solo con il solito. Tracciare l'incanto intorno e, nel caso, addosso all'oggetto che doveva incantare. Un altro metodo consisteva nel cantare la formula che avrebbe dato potere all'artefatto. Quel giorno, l'artigiano italiano, avrebbe usato entrambi. Era abbastanza sicuro del suo solito metodo da tentarne un altro ma preferiva comunque andare sul sicuro appoggiandosi ai modi abitudinari.
    Poteva disporre ancora di qualche goccia del sangue di Kim, ne aveva usate giusto un paio per il fumogeno, e quindi lo avrebbe sfruttato. Era diventata praticamente un abitudine legare gli oggetti che creava ai loro committenti tanto che alle volte si dimenticava anche di chiederlo. Come era successo in quel caso.
    Si munì di matita e dispose la coppia di bracciali sul tavolo. Cominciò a tracciare sottili linee con la matita e contemporaneamente dalla sua bocca sgorgò una bassa e lenta litania. Man mano che proseguiva con i sigilli, la litania si faceva sempre più veloce ma non aumentò mai di tono. Lavorava velocemente e con mano sicura. Lo sguardo fisso sul tavolo e quello che stava facendo, quasi fosse in trance. Quando fermò al mano e il silenzio tornò nell'aria, Kaien constatò che aveva utilizzato molti meno sigilli di quanti ne avrebbe impiegati normalmente ma aveva comunque la strana sensazione di averli tracciati tutti, dal primo all'ultimo.
    Alcune linee erano passate con il sangue, tracciare dopo che il mignolo sinistro aveva toccato appena il sangue della donna.
    L'incanto consisteva in un semplice utilizzo dell'aria. Questa viene normalmente compressa dal movimento di qualsiasi oggetto. L'incanto permetteva di controllare la compressione dell'aria fra sé e un oggetto in avvicinamento. Questo permetteva, nella maggioranza dei casi di bloccare gli attacchi o, nel peggiore dei casi, di deviarli. Ma respingere attacchi non era il solo utilizzo. Era, infatti, possibile comprimere anche l'aria sotto di sé durante una caduta e attutire così l'urto con il suolo. Ovviamente per azioni come quella era necessario un ottimo controllo dell'oggetto, ottenibile solo dopo molti utilizzi e allenamenti.

    Per verificare l'effettiva funzionalità dell'incanto, Kaien prese in mano un bracciale e lo tenne nella mano il cui mignolo era ancora sporco del sangue dell'osservatrice, concentrandosi avvicinò l'altra mano e constatò che riusciva a generare una certa resistenza.
    Trucchi come quello erano fattibili solo quando l'incanto era appena stato imposto, e quindi facilmente ingannabile. Facilmente, però, solo per chi, come lui, conosceva bene l'arte di incantare gli oggetti...
     
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    Non ci posso credere. I bracciali e il fumogeno sono pronti, come ho scoperto controllando la segreteria del cellulare. E non sono morta nel frattempo.
    L’artigiano è stato veloce, proprio come speravo. Da una parte, però, mi dispiace di avergli dato tutta questa fretta: deve aver passato questi giorni a lavorare, facendo ben poche pause. Ma non posso sapere quando Milady farà il suo giretto al Talamasca. Potrebbe essere la prossima notte, o tra un mese. L’unica cosa che so è che lo farà.
    E che io voglio essere pronta per allora.

    Mentre mi avvicino al negozio dell’artigiano, ritorno coi pensieri a quando ho parlato della situazione con i miei colleghi. Non ho la minima idea di come saranno d’ora in poi i rapporti tra noi, ma almeno son sicura che saranno pronti, quando arriverà la lamia. E, se possibile, mi piacerebbe riuscire a scacciarla dalla sede, facendole vedere come ha sbagliato ad immischiarsi nelle faccende degli osservatori.
    Sì, in questi pensieri c’è una nota di desiderio di vendetta, questo è vero, ma non ci posso fare niente. Quello che è successo quella notte al luna park non mi va giù. Avrei voluto passare la serata come una normale ragazza della mia età, invece mi sono trovata in una situazione critica.
    Cosa di cui non posso perdonarla facilmente.

    Mentre apro la porta, mi rendo conto di essere leggermente sollevata. Dopo l’esperienza con il signor Sierra, ho deciso di evitare gli assegni, questa volta, e mi sono portata dietro i soldi in contanti. Proprio per evitare possibili ladri, ho preso un taxi, ma il rischio c’è sempre. E non mi sembra proprio il caso usare il mio anello contro un ladruncolo di strada. Affascinante come idea, questo è sicuro, ma poco produttivo. Non è da tutti i giorni vedere una sferetta di energia viola partire dalla mano di una ragazza, neppure qui a Nouvieille.

    “Buon pomeriggio!” Dico, entrando nel negozio.
     
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    Come previsto Kimberly si era precipitata in negozio il pomeriggio stesso. Anche se, vedendola entrare, Kaien pensò che "precipitata" no nera il termine più esatto. Vedendola in quel momento pareva essere una persona completamente diversa da quando aveva varcato quella soglia la prima volta. Certamente non la si poteva definire solare, difficilmente qualcuno minacciato da Milady sarebbe stato solare...

    Salve.

    Non volendo far attendere la cliente, giunta lì con un solo scopo, l'artigiano si apprestò a recuperare la solita scatola in legno in cui metteva i lavori finiti e in attesa di consegna. Una semplice scatola in legno, foderata all'interno e abbastanza resistente. Nulla di speciale, pressoché anonima.
    L'appoggiò sul bancone e, girandola verso la cliente, aspettò che questa fosse un po' più vicina per mostrarle il contenuto. Un ampolla in vetro rinforzata con del legno resistente, conteneva un liquido cristallino che, se agitato, emetteva bagliori scarlatti, mentre a lato c'erano i due bracciali promessi. Semplici, in cuoio e in stile fantasy.Esattamente come da richiesta...
     
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    Il mio sguardo cade sulla scatola che il signor Adranos ha posato sul bancone, dopo, ovviamente, essersi soffermato leggermente troppo sulla cicatrice sul volto dell’artigiano. Non riuscirò mai ad abituarmi a quella vista. Deve essere stata una ferita tremenda. E non posso fare a meno di pensare a quanto io sia fortunata. Fino ad adesso me la sono cavata, non ho riportato danni.
    Almeno io.

    Con un sospiro cerco di allontanare i ricordi e le preoccupazioni che la ‘faccenda Milady’ ha risvegliato in me. Se in questo momento fossi a Roma, probabilmente farei un giretto al cimitero. Mi piacerebbe rincontrare Robert... anche se solo come una foto su una tomba. Magari parlare con lui mi servirebbe a tranquillizzarmi.
    O forse basterebbe semplicemente non pensarci.
    Come se fosse possibile.

    I miei pensieri ritornano al presente. Al presente e alla scatola.
    Ora che sono vicino al bancone, mi chiedo se dire qualcosa, ringraziarlo magari, o sfiorare gli oggetti che ci sono nella scatola. Non riuscirò mai bene a capire il perché, ma trovarmi di fronte a degli oggetti magici e pensare che sono miei (o che almeno lo saranno quando lo avrò pagato) mi dà una strana sensazione... qualcosa di simile a una via di mezzo tra l’eccitazione e la commozione.
    “Sono fantastici.” Dico semplicemente, osservando attentamente i bracciali. Sul fumogeno non posso dir molto. Finché non lo proverò (e spero che succeda il più tardi possibile) non saprò quanto mi sarà utile. E spero proprio che non mi ritrovi in una situazione dove sarebbe utile nascondere qualcun altro con quell’incanto, perché altrimenti mi maledirei per aver deciso di renderlo utilizzabile solo da me. “Posso provarli?” Chiedo. “I bracciali, intendo.” Aggiungo, anche se mi sembra abbastanza ovvio. Se usassi adesso il fumogeno, poi non lo avrei nel momento del bisogno.
     
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    Kiberly sembrò inizialmente titubante, come se stesse ricordando qualcosa, o qualcosa ancora la turbasse. La successiva esclamazione, però, fu la solita, ma vera, ricompensa per il lavoro svolto dall'artigiano. Alla sincera esclamazione della donna, Kaien pensò ancora una volta a quale fosse il motivo che gli impediva di lavorare solo per quello e che lo costringeva a lavorare anche per soldi.
    Perchè senza soldi non si tira avanti. Ecco perchè...

    Ci mancherebbe altro. Sono tuoi in tutto e per tutto. solo te li puoi usare impunemente.

    Quello era un punto su cui non si erano accordati esplicitamente, però era abitudine molto diffusa legare l'oggetto richiesto all'utilizzatore in modo che solo il proprietario potesse usarlo. In quel momento si rese conto che non ne avevano parlato al loro primo incontro ma non gli sembrava una cosa importante...

    SPOILER (click to view)
    Bracciali elusione: 800 Euri
    Fumogeno dell'Invisibilità: 500 Euri.
    Totale: 1.300 Euri.
    Sbaglio qualcosa?

    Sorry il posto corto ma alla consegna non so mai cosa scrivere....
     
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    Quando la potenza discende, il dio è vicino.

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    Ci vuole un attimo perché io capisca il significato delle sue parole. Quindi posso usarli solo io. Una cosa buona, in effetti. Se qualcuno me li rubasse, per lui non sarebbero altro che dei semplici bracciali in cuoio e niente di più. Anche se spero che questa eventualità non capiti mai, è una buona cosa sapere che, se passassero di proprietà, non servirebbero niente al ladro.
    “Perfetto.” Rispondo, tirandoli fuori dalla scatola. Me li metto, senza farmi troppa fretta ma stando attenta a non impiegare troppo tempo. Dopotutto, devo anche pagare Kaien.
    Ovviamente, sono perfetti. Potrei dire che mi calzano a pennello. Non vedo l’ora di provarli veramente, utilizzare per la prima volta il loro potere, anche se non so bene come fare. Magari potrei convincere qualcuno a tirarmi sassi o cose del genere. Oppure potrei dare fastidio al gatto di Haru perché decida di graffiarmi.
    No, forse è meglio evitare i problemi col gatto. La mia collega, molto probabilmente, non me lo perdonerebbe facilmente.

    “Quanto le devo?” Chiedo, recuperando il portafogli dalla borsa a tracolla. Quando si parla di oggetti magici, non importa quanto spendo. È contro produttivo risparmiare su certe cose. Si può farlo col cibo o col divertimento, ma quando si tratta di magia è meglio evitare.
    SPOILER (click to view)
    Giustissimo! *-*
    Non ti preoccupare per il post corto. Ormai non c'è più niente da dire. xD Kim paga e scappa. ^^
     
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    Comandante del Libero Battaglione

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    Bene, rispondi te poi chiudo direttamente, Fai pure che esci e io saluto che è ok.


    Kimberly provò i bracciali. Fortunatamente le andavano bene. Erano sì regolabili, però era comunque un bene che le calzassero nel modo giusto.
    Erano arrivati al momento del saldo.

    Sono ottocento per i bracciali e cinquecento per il fumogeno. Totale mille e tre.

    Kim aveva già indossato i bracciali, quindi la scatola non gli serviva. Anche perchè l'ampolla del fumogeno era relativamente piccola e trasportabile senza difficoltà.
    L'artigiano recuperò le cose che doveva sistemare e le rimise al loro posto, prendendo i soldi della donna senza contarli. La fiducia era legge all'interno della sua bottega. Ancora di più per una cliente che condivideva con lui un avversario...
     
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    Dopo aver pagato prendo tra le mani l’ampolla, ritirandola nella borsa. La metto in mezzo a un pezzo di stoffa (praticamente uno straccio) che ho portato appositamente nel caso mi l’artigiano mi avesse consegnato il fumogeno in un contenitore di vetro. Non credo che serva più di tanto. Se io cadessi, probabilmente l’ampolla si romperebbe, ma mi fa sentire più sicura averla messa in quello straccio.

    “Grazie di tutto.” Dico. “Arrivederci.”
    Perché io so che, prima o poi, prenderò qualche altro oggetto magico. Gli artefatti mi sono utili, soprattutto quando mi trovo di fronte a creature decise ad uccidermi.

    Detto questo, esco dal negozio, decisa a fare una passeggiata. In questo momento, posso permettermi di stare tranquilla, anche se il prima possibile devo iniziare a esercitarmi con i bracciali. Non vorrei ritrovarmi di fronte a Milady senza essere in grado di usarli.
    Non sarebbe una bella cosa.
     
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