Giornata sfuggente

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  1. Maire
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    Gonna corta di jeans leggermente svasata. Camicetta di raso nera, a mezze maniche, con un grazioso fiocco in vita, annodato sulla schiena. Ballerine nere, di pelle, non lucide. Gambe nude, occhi brillanti, biondi boccoli ondeggianti...corpo di una marmocchia di non più di 6-7 anni.
    Il buonuomo che lavorava dietro il bancone di quell'esclusiva caffetteria-pasticceria, famosa per i deliziosi dolciumi e le prelibate bevande, non potè non rimanere sorpreso quando vide entrare quella ragazzina nel suo locale, sia perchè ad accompagnarla non c'era nessuno, sia per il portamento e l'orgogliosa andatura che quell'esserino ostentava. Inoltre quella creaturina aveva un non so chè di strano: non era affatto intimorita dal luogo che non conosceva, nè dagli innumerevoli sguardi che rapidi si erano diretti verso di lei al suo tintinnante ingresso. Anzi, sembrava assai compiaciuta di ricevere quelle attenzioni. Niente imbarazzo, niente esitazione, passo deciso, mento alto, occhi accecanti...

    ...

    Elizabeth osservava con tacita noia l'uomo dietro al bancone che era rimasto alquanto folgorato dal suo ingresso nel grazioso locale, ben arredato, con un buon profumo nell'aria di dolci e caffè. Non le importava poi molto degli occhi che la scrutavano da quando aveva messo il proprio grazioso piedino oltre la soglia, erano per lo più sguardi d'ammirazione, e lei era ben consapevole di meritarseli tutti, dal primo all'ultimo. Era entrata lì perchè era fin troppo stanca di camminare per le strade e di osservare le vetrine; detestava vedere tanti vestiti che le piacevano, ma che non avrebbe potuto indossare per i prossimi 10 anni...Dio, che pessimo umorismo che possiedi.
    Era tutto il giorno che girava per la città alla ricerca di qualcosa di interessante da fare. Quella mattina i suoi cari genitori se ne erano andati annunciando che non sarebbero tornati prima di sera inoltrata, e avevano tentato di scaricarla alla nuova ragazza che si occupava di lei, Julia, che dopo una settimana di lavoro ancora non si rendeva conto che non sarebbe durata ancora per molto. Nessuna restava mai per più di sei mesi. Quelle più fortunate lasciavano la città. Quelle un po' meno concludevano la loro carriera con un bel volo giù dal balcone. Alla piccola Eliza scappò un ghigno divertito al solo pensarci...chissà se la povera, sbadata ed innocentissima Julia avrebbe sopportato la compagnia di questa "dolce bambola d'alta classe". Ovviamente, non aveva certo aspettato l'arrivo della svampita. Si era vestita aveva preso l'auto e aveva ordinato all'autista di portarla in città.
    Semplice.
    Arrivata davanti al bancone si arrampicò con grazia sopra uno sgabello per poter meglio fronteggiare il barista: non le piaceva guardare le persone dal basso, non le si addiceva affatto, non era decoroso ecco. Completata la scalata del bancone si tolse la borsetta che portava a tracolla per poggiarla sulla lucida superficie di legno laccato, e senza pensarci troppo ordinò un cappuccino.
    L'uomo smilzo e baffuto la guardò perplesso e, invece di prendere il suo ordine, le chiese dove fossero i suoi genitori. La bimba alzò un po' irritata un sopracciglio, e gli rispose che si trovavano nel negozio di fronte a fare spese, e le avevano detto di precederli nella caffetteria, dato che era stanca.
    L'uomo sorrise comprensivo, ma le fece notare che, anche se era molto gentile da parte sua prendere da bere per i suoi genitori, quando questi fossero infine giunti l'avrebbero trovata fredda.
    Irritami, allora!
    La bambina abbassò il volto per nascondere l'espressione furente, stringendo con forza la mano attorno alla borsetta e lasciandosi scappare una specie di ringhio misto a sbuffi di insofferenza. Senza più alzare lo sguardo sull'uomo, scese dallo sgabello ordinando un tè nero, specificando di portare il filtro a parte, e di servirglielo al tavolo.

    Stupidi esseri umani. Dannatamente stupidi. Con foga si diresse verso un tavolino appartato dietro un angolo, ma che era sistemato proprio di fianco ad una finestra che dava sulla strada affollata. Esausta per esser stata costretta a mantenere la calma, scagliò la borsa sul tavolo e si accasciò sul morbido divanetto di velluto verde, e, sorreggendosi la testa con la mano, poggiò il gomito sul davanzale della finestra e si lasciò distrarre dalle frenetico viavai che scorreva veloce al di fuori del suo piccolo spazio vitale.

     
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    Posso? *-*

    P.S. Potrei essere un po' lenta con le risposte a causa degli esami... ç_ç

    Nelle ore appena passate mi sono divertita, se 'divertire' è il verbo adatto. Probabilmente per qualsiasi altra diciannovenne stare tutto il tempo rinchiusa in una biblioteca a cercare informazioni sul paranormale sarebbe una noia mortale, ma per un'osservatrice è tutta un'altra cosa. Io vivrei nelle biblioteche, ne uscirei solo per fare incontri - spesso spiacevoli, ma è un dettaglio - con i non umani o con coloro che praticano le arti magiche. Ma, ovviamente, per quanto ci ho tentato, alla fine non ho più trovato la concentrazione per leggere e son stata costretta a lasciare i miei amati libri, gli occhi in fiamme e senza essere giunta a una conclusione sul mio problema.

    E' tornata. E' il pensiero che continua a tormentarmi, anche mentre varco l'ingresso del bar, decisa a prendere qualcosa che mi tiri su il morale. Infatti, non ho idea di come comportarmi con lei, se ignorarla o andarla a cercare. E, probabilmente, se andassi al teatro non la troverei: sparirebbe appena percepita la mia presenza. Sarebbe stato meglio che non lo avessi scoperto. Così sarebbe stata lei a raggiungermi, appena pronta a parlarmi... e a farmi le sue scuse.
    Tutta colpa di quel dannato dépliant! Rifletto, mentre mi torna alla mente il fogliettino che ho trovato tra la posta stamattina. Un dépliant del teatro cittadino, con le indicazioni dei prossimi spettacoli e i nomi degli attori. E, ovviamente, tra i nomi c'era anche quello di Neris!
    Cosa devo fare? L'ultima volta che ci siamo incontrate mi ha quasi ammazzata! Però, in quel momento non poteva controllare le sue azioni... forse dovrei darle un'altra possibilità.

    Mi avvicino al bancone, sospirando, e ordino una bella cioccolata calda. Questo è il momento giusto per mangiare il cioccolato, son sicura che sia l'unico alimento che mi possa tirare su il morale. Dopo di che mi dirigo verso i tavoli, cercandone uno in un luogo abbastanza riparato. Infatti ho qualche dubbio che lascerò i miei occhi riposare ancora a lungo: in biblioteca ho preso un bellissimo libro sui non morti e son quasi certa che ci siano anche informazioni sui risveglianti. Dopotutto... se ho intenzione di uscire con Matt voglio sapere il più possibile sul suo lavoro.

    Trovo abbastanza velocemente il tavolino perfetto per me, abbastanza nascosto da sguardi indiscreti. Ovviamente, vista la mia fortuna, è già occupato.
    Mm... una bambina. Beh, che problemi dovrei avere? Al massimo le potrei dire che è un romanzo, tanto non credo che ci capirebbe molto.

    "Ciao!" Dico, avvicinandomi a lei. "Posso sedermi qui con te?"
    In realtà la domanda che vorrei farle sarebbe 'Ti sei persa?' ma mi sembra un po' prematuro. Insomma, va bene che è sola soletta in un bar, ma questo non significa che non sappia ritrovare i suoi genitori. Poi... Magari suo padre è il barista!
     
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  3. Maire
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    Ma certo carissima, .accomodati pure ^__^


    Al di fuori di quel misero rifugio che era la sua testa, la gente sembrava vittima di una frenesia insaziabile, sempre fretta, sempre ansia, insicurezza...infelicità. Il mondo odierno era a so modo affascinante, anche se l'angelo stentava a convertirsi ai suoi ritmi. Oh beh, il fatto che i corpi che occupava raramente sopravvivevano oltre i venticinque anni sicuramente le evitava l'ingresso nella caoticità della vita moderna...in fondo ai bambini era concesso di prendersela piuttosto comoda.
    Mentre placidamente scrutava gli innumerevoli volti anonimi che, come lampi improvvisi si presentavano ai suoi occhi per poi rapidamente sparire, si chiedeva cosa mai avessero tutti quegli uomini da correre ovunque, e non poteva fare a meno di gioirne perchè quello strampalato e insano stile di vita riduceva sempre più anime schiave di problemi, vizi e deviazioni...musica.

    Inconsciamente sorrise quando lo sguardo di un uomo incrociò il suo, un bell'uomo vestito finemente e di buon gusto, ma i cui occhi rivelavano un desiderio che la buona morale gli vietava di provare. Si, mio giovane, desidera pure queste labbra immacolate, questo corpo candido e questi riccioli d'oro: dopotutto, il prezzo da pagare non è qualcosa a cui date poi molta importanza, in questi tempi, se già non l'hai gettata via con disprezzo in nome dei tuoi bei vestiti e dell'auto veloce.
    Vieni, mio dolce, segui i miei occhi infiniti, perditi nel mio respiro, avvicinati e confondi il tuo io con il mio, concediti, donati...
    Ma una voce si intromise nei suoi pensieri, una voce fin troppo reale, che la fece voltare di gesto riflesso, abbandonando gli occhi dell'uomo, che, sconcertato, si allontanò con rapidi passi.
    Una moto d'ira la invase all'istante: perchè tutti sentivano il bisogno di relazionarsi con lei proprio quel giorno?? Non poteva scegliersi un altro tavolo, la gallina? Proprio lei doveva venire a importunare?
    Ma la rabbia fece presto a svanire e Eliza percepì appena l'allontanarsi dell'uomo, distratta adesso dalla proprietaria della voce incomoda: una bella giovane, davvero giovane, dai biondi capelli e occhi cerulei. Una ragazza piacevole nell'aspetto, dalla voce gentile e premurosa, curata, ma i cuoi occhi rivelavano una certa stanchezza, che di certo non rendeva giustizia a quel viso.
    Sorpresa, la piccola battè le palpebre in rapida successione, come se si stesse sforzando di rimettere a fuoco la vista. E, se il suo primo pensiero fu "Chi è questa, diavolo?", il secondo che lo seguì istantaneo fu " Sembra carina, sembra giovane, sembra intatta...deliziosa". Un sorriso dolcemente inquietante comparve sul visetto immacolato, mentre scrutava integralmente la nuova venuta, dalla punta dei capelli a quella delle scarpe: adorava le giovani donne dall'aspetto piacente!! Quella si era rivelata una fortuna, davvero. Ma non doveva avere fretta, doveva temporeggiare, doveva pazientare se non voleva farla fuggire. Mantenne lo sguardo basso, lasciando il volto oscurato dal tendaggio di boccoli biondi, che morbidi le ricadevano davanti al viso. Le donne amano l'innocenza nei bambini. E innocenza allora avrebbe ottenuto.
    Senza ancora proferir parola allungò la mano destra per togliere la borsa dal tavolino, e nel mentre compiva questo gesto il ciondolo attaccato al suo braccialetto vibrò voglioso: ma solo lei sarebbe stata in grado di percepire quella leggera variazione nell'ondeggiare naturale del piccolo pendente mentre accompagnava il moto della sua mano. Con gesti chiaramente impacciati si depose la borsa sulle ginocchia.


    - Prego signorina, si accomodi pure. -

    Disse con voce tintinnante, leggermente velata da una nota di imbarazzo. Azzardò a quel punto una nuova occhiata alla sconosciuta da dietro i riccioli d'oro, osservandone curiosa i movimenti, le labbra socchiuse in un'incerta riservatezza.

     
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    E, se il suo primo pensiero fu "Chi è questa, diavolo?", il secondo che lo seguì istantaneo fu " Sembra carina, sembra giovane, sembra intatta...deliziosa".

    Posso aggiungere questa frase nella mia firma completa? xD

    "Grazie." Rispondo, un po' stupita dal modo di parlare della bambina. Non sono mai stata molto vicina ai bambini, questo è vero, ma son convinta che sia ormai difficile trovare qualcuno che dia del lei alle persone che non conosce. I suoi genitori devono averla educata per bene.
    Mi siedo, stando attenta che la mia gonna non si stropicci troppo. Oggi mi son vestita abbastanza semplicemente: una maglietta bianca, una gonna verde scuro lunga fino alle ginocchia, una fine cintura marrone e stivaletti neri. Sulle braccia porto i miei - ormai inseparabili - bracciali di cuoio, e ovviamente all'indice destro indosso un fine anello d'argento. Forse i bracciali possono lasciare un po' perplessi, ma personalmente preferisco subire battutine che trovarmi impreparata in eventuali situazioni di pericolo: dopotutto, io sono brava a cacciarmi nei guai nei momenti meno opportuni.

    Osservo per qualche istante la bambina, senza sapere bene cosa fare. Iniziare a leggere come se nulla fosse? O aspettare almeno che mi portino la cioccolata?
    Già... forse è meglio aspettare... Rifletto. Non vorrei che poi il libro si sporcasse di cioccolato. Haru mi ammazzerebbe.
    Ma non è certamente solo per quello che non ho intenzione di tirare fuori il libro dalla mia borsa a tracolla fino a quando la cioccolata sarà finita nella mia pancia... io stessa rimarrei sconvolta se arrivassi a rovinare un libro così interessante! Io vivrei in mezzo ai libri!
    Ok, visto che il Talamasca è paragonabile a una grossa biblioteca... io ci vivo tra i libri!

    "Io mi chiamo Kim, e tu?" Dico, rivolta alla bambina. Dopotutto, potrei approfittarne per scoprire qualcosa su di lei e per conoscere un po' meglio il modo di pensare dei bambini. Non li ho mai capiti bene, neppure quand'ero piccola. Ma non mi stupisco più di tanto: come fai a fare delle amicizie quando tua madre lancia il malocchio su chiunque ti fa un dispetto?
     
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  5. Maire
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    Dopo un "grazie più che d'obbligo dopo i suoi modi impeccabili, la giovane donna si mise seduta con grazie di fronte a lei, ben attenta a non rovinare la piega della verde gonna che indossava.
    La bimba la scrutò con attenzione, cercando tuttavia di non farla accorgere del proprio sguardo, anche se, ad essere sinceri, non è che si stesse proprio impegnando al suo meglio sotto questo aspetto. Non era abituata a far finta di avere del rispetto per qualcun altro all'infuori di sè stessa, e, anche se quell'occasione lo richiedeva, era un po' fuori allenamento. Ma quale bambino non è curioso, alla fine?
    La cosa che fece arricciare il naso alla piccola donna fu la scelta dei bracciali di cuoio su ambo le braccia...scelta azzardata, e che di sicuro non incontrava i suoi gusti di principessa. Scelta curiosa, bizzarra...no no, non le andava giù. Se solo avesse potuto le avrebbe urlato contro di toglierseli, in sua presenza. Ma no, doveva stare buona e calma, era una bambina, doveva convincersene.
    Difficile.

    Seguirono istanti pesanti di silenzio imbarazzato. "Diamine donna, sei tu l'adulta, trova un modo per fare conversazione" penso irritata la fanciullina, mentre, irritata, iniziava a stropicciare con foga un po' troppo violenta la borsetta poggiata sulle gambe magre. Elizabeth alzò allora decisa lo sguardo, piantandolo ben bene negli occhi cerulei della donna, nell'esatto momento in cui questa si era finalmente decisa a rivolgerle la parola.
    Si era presentata, ovviamente, ma per lo meno aveva avuto il buon gusto di non chiederle dove fossero i suoi genitori; il che si poteva ritenere alquanto strano, dato che la prima preoccupazione di un adulto, quando incontra un bambino solo, è quella di accertai di non doversi accollare l'onere di dover tranquillizzare un bambino disperso.
    Gli umani sono tanto carini con le proprie creature, ma con quelle altrui sono alquanto insofferenti...come i leoni maschi che uccidono la prole non nata dal loro seme. Del resto è a questo che è dedicata l'intera esistenza delle bestie in natura: autoconservazione e trasmissione del proprio patrimonio genetico. Del proprio patrimonio, non della specie.

    Fu questa volta il turno dell'angelo di attardarsi a dare una risposta, mantenendo le accecanti iridi verdi ben ferme sul viso grazioso incorniciato da onde d'oro fuso; la scrutava, la valutava, misurava il suo "avversario" cercando sul suo volto il modo migliore di agire nei suoi confronti.
    Poi la risposta venne, e lei agì insieme ad essa. Un dolce, dolcissimo sorriso si inarcò tra le guance paffute, così dolce che se fosse stato un cibo avrebbe cariato i denti del dentista migliore.
    Doveva tenere da parte il sarcasmo pungente e l'acutezza tipica del suo essere. In un gorgheggiare di acute note di bambina, rispose educata alla signorina.


    - Salve Kim! Il mio nome è Elizabeth, ma Eliza può andare benissimo lo stesso...siete venuta qui da sola o aspettate qualcuno? -

    Chiese con innocenza marcata, sottolineando la domanda girando la testa verso la sala del bar ed esaminando rapidamente le varie facce, prima di tornare a rivolgersi alla ragazza.
    Dopotutto non si poteva mai sapere, in fondo era una ragazza carina ed era possibilissimo che fosse accompagnata da un gentleman...così avrebbe avuto anche il dessert!



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    Ma certo^^ Aggiungi aggiungi, se ti piace XD

     
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    Sì, è una ragazza proprio strana: troppo educata rispetto ai giovani di oggi. Ma chi sono io per lamentarmene? Non ho trovato una mocciosa rompiscatole, tanto meglio! Anche se, a dire il vero, sentirmi dare del lei da una bambina mi fa sentire un poco a disagio.

    "Dammi pure del tu, Eliza." Dico, gentilmente. Non sapendo come trattare i bambini preferisco andare sul sicuro e stare attenta al mio tono di voce... non vorrei che credesse che io la sto sgridando e cominciasse a piangere o a fare l'offesa. "No, non aspetto nessuno. In realtà avevo solo bisogno di due passi per chiarirmi la mente. E tu invece? Stai aspettando qualche amico o parente?"
    In effetti, ora che ci penso, magari teneva il posto per qualcuno. Eppure mi ha detto che potevo sedermi.

    Non che abbia poi molta importanza: al massimo mi sposto in un altro tavolo. Anche perché comincio a sospettare di averla sottovalutata. Eliza mi sembra sempre di più una bambina molto intelligente... una specie di genio, forse. Potrebbe dimostrare troppo interesse per le mie letture, ed è una cosa che non credo che riuscirei a sopportare. Insomma... come spiegare a una bambina - per quanto intelligenza sia - che il sovrannaturale è una cosa seria? E non so neppure se vorrei spiegarglielo... oltre a passare per pazza, potrei rischiare di essere denunciata.

    Chissà se a Neris piacerebbe questa bambina. Non posso fare a meno di chiedermi, ritornando coi pensieri al problema della giornata. I modi di fare così antiquati di Eliza potrebbero farle tornare alla mente vecchi ricordi. Ma belli o brutti?
    Mi ritrovo nuovamente a scacciare quei pensieri: non sento che sia il momento migliore per rimuginare sul mio problema. Per ora non sono nemmeno lontanamente vicina a trovarne la soluzione, quindi mi tormenterei per niente. E, come ho notato più volte, spesso basta dormirci su per trovarla.
     
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  7. Maire
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    Elizabeth ascoltò tacitamente la donna parlare, e le sembrò che si trovasse un po' a disagio. Se da un lato la cosa la rendeva appagata, dall'altro le pareva...strano. Strano, davvero...eppure era stata molto attenta a mantenere un tono educato e gentile, e a dispensare sorrisi e moine in quantità idonea alla propria età. la donna era stata ovviamente molto gentile con lei, come si sa è doveroso fare con i bambini che non si conoscono, ma manteneva sempre una certa attenzione nel calibrare le parole e l'intonazione del suo parlare, un atteggiamento quasi impostato. E questo, sebbene la mancanza di smancerie non potesse che farle piacere, lasciò Eliza un o' perplessa, in maniera talmente palese che il suo sopracciglio destro si inarcò contro la sua volontà.
    Per un motivo o per un altro la ragazza le sembrava strana, in tanti sensi: molto probabilmente non c'era tutta con la testa. Tanto meglio, le svampite ci mettono sempre meno a cadere nella sua rete.
    Nel dubbio la biondina decise di mantenere con la ragazza atteggiamento più vago, almeno fino a che non avesse meglio capito chi aveva di fronte: potevano presentarsi molte opportunità che non aveva previsto, e per questo doveva attendere per poter cogliere quella migliore.
    Temporeggiare.

    -No...Kim. Cioè, in teoria si. I miei genitori sono in giro a fare compere, e mi hanno detto di aspettarli qui...ma loro non si curano molto di me, quindi è probabile che mi lasceranno da sola ancora per un po' -

    Disse la piccola stringendosi nelle spalle e assumendo un'espressione affranta e di indicibile malinconia, come se fosse abituata a quel genere di situazione, come se fosse per lei normalissima routine. Una bellissima e graziosa bambina trascurata dai genitori,come lei era, non poteva non suscitare reazioni improvvise negli adulti. E le reazioni improvvise sono sempre quelle che meglio rivelano l'indole delle persone...
    Eliza rivolse poi a Kim un sorriso di perfetta rassegnazione, e poi si lasciò scappare un'affermazione gioiosa.


    - Sai, sono proprio contenta che sia venuta tu a farmi compagnia Kim -

    In quell'esatto momento arrivò un cameriere a portarle il suo ordine: su un vassoio in argento erano poggiate una candida teiera in ceramica dalle linee semplici, ma eleganti, una bella tazza che riprendeva lo stile della teiera con tanto di piattino in coordinato e cucchiaino in argento, e una zuccheriera. Un'altro piattino a parte faceva da supporto alla bustina del the che aveva ordinato, ancora ben sigillata con il filtro all'interno.
    All'arrivo dell'uomo la bambina si fece distrarre dai suoi movimenti, esaminandoli con una serietà piatta, maniacale, volendosi accertare che non commettesse guai: il cameriere era un giovane sui venticinque, con una bella chioma di capelli castani e occhi scuri, forse un po' troppo piccoli, ma che si armonizzavano abbastanza bene con il volto, e aveva davvero una bella bocca. Tutto sommato era un ragazzo abbastanza di bella presenza, anche se forse un po' troppo magrolino.
    Questi, nonostante lo sguardo fisso di quegli occhi penetranti, poggiò con calma ogni singolo elemento sul tavolo di fronte alla bambina, cercando di produrre il minor rumore possibile; l'espressione di Eliza infatti sembrava proprio quella di chi non ammette errori in propria presenza, e il fatto che ad avere quell'espressione fosse una bambina rendeva tutto leggermente inquietante agli occhi del giovane.
    Per sua fortuna la bimba non ebbe nulla da ridire, e quando il giovane recuperò la posizione eretta non potè fare a meno di tirare un sospiro di sollievo e lo sguardo gli cadde sulla ragazza seduta al tavolo con la bimba e parve giudicarla abbastanza somigliante da non indurlo a porsi dei dubbi. Per giustificare il suo sguardo prolungato annunciò alla signorina che il suo ordine era quasi pronto. Dettò questo girò i tacchi e se ne tornò dietro al bancone.

    Ovviamente ad Eliza non era sfuggita la minima mossa del ragazzo, e si sentì offesa dal fatto che lui l'aveva degnata solo di uno sguardo fugace, mentre si era soffermato in maniera abbastanza imbarazzata sul volto di Kim. Giustificò questa cosa con sè stessa con la constatazione che la propria persona era talmente superiore che lo aveva intimidito, com'era giusto che fosse. La cosa però poteva risultare utile per la sua indagine.


    - Sai Kim, credo che tu abbia fatto colpo... -

    Disse Eliza con una risata sommessa, mentre poggiava entrambe le mani sulla superficie del tavolo ed esaminava con occhio attento ciò che le era stato portato. Per quanto le manifestazioni di civetteria delle donne la irritassero, per lo meno la risposta che avrebbe ricevuto l'avrebbe aiutata a capire meglio chi si trovava di fronte

     
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    Una bambina trascurata dai genitori. Comprendere questo mi fa sentire un po' male, anche perché credo di sapere abbastanza bene come ci si senta in situazioni simili. Dopotutto, anch'io quando ero piccola sono stata un po' trascurata. Mi viene voglia di abbracciarla, ma non so quanto sia una buona idea. Anche se Eliza di certo vorrebbe un po' di comprensione e amore in più, io sono solo una perfetta sconosciuta quindi non so se ho il diritto di darglielo.
    Però non posso neppure fare finta di niente.

    "Mi dispiace tanto." Dico infatti, appena il cameriere si è allontanato. "Sai... anch'io mi son trovata in situazioni simili quando ero piccola. Mia madre aveva sempre qualche impegno, lavorava sempre a qualcosa di importante, tanto che alle volte mi son chiesta se riteneva il suo lavoro più importante di me."
    Non so quanto sia giusto definire 'lavoro' quello che la impegnava tanto: era la magia, lo studio e la pratica delle arti magiche.
    "Ovviamente non era così," Mi affretto ad aggiungere. "Ma allora io non lo sapevo. Mi voleva bene e lo dimostrava in un modo tutto suo, un modo che non era facile da riconoscere. E son sicura che sia così anche per i tuoi genitori."
    Oh, sicura no, ma Eliza non deve per forza saperlo. Come posso dire come sono i suoi se non li ho mai incontrati? Ma non riesco accettare che lei si convinca che sua madre e suo padre preferiscano fare shopping al posto di stare in sua compagnia.

    Non posso poi fare a meno di ripensare alle ultime parole della bambina. A quanto pare crede che io abbia fatto colpo. Non che abbia importanza in questo momento... ma se risultasse vero potrei avere qualche problema con il cameriere. Una cosa è non provare timidezza di fronte a un a bambina, ma quando si tratta di un ragazzo che dimostra di essere interessato a te... beh, è tutta un'altra cosa.
    "Non so se è vero che ho fatto colpo." Affermo, un po' a disagio a parlare di certe cose con Eliza. "Ma non ha importanza. Sono già... impegnata con un altro."
    In effetti, avrei preferito dire 'fidanzata' ma ancora nulla è certo... tranne il fatto che mi sono presa una cotta per Matt.
     
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  9. Maire
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    Senza distogliere lo sguardo dagli oggetti appoggiati sul tavolino, Eliza ascoltò con vaga attenzione quello che la ragazza le diceva a proposito dell'amore che i suoi genitori avrebbero manifestato nei suoi confronti, anche per vie che lei non era in grado di riconoscere. Discorsi melensi e stomachevoli, tali che l'angelo ebbe qualche difficoltà a reprimere una fredda risata di scherno, anche se un sorriso divertito scappò al suo controllo emozionale, ma forse, se mai lo avesse notato, sarebbe stato facile scambiarlo per un'espressione di rassegnazione. Tttavia la bimba poteva ritenersi soddisfatta di quello che aveva appreso; un'infazia senza la certezza dell'affetto della madre e la sua assenza e disinteresse poteva facilmente portare la persona adulta ad essere timida ed insicura. Certo non si capacitava di come questa paladina del bene trovasse la voglia di spifferarle i fatti suoi e sbatterle in faccia la sua infelicità da bambina, ma la ricciola si rispose che forse, dato che la vedeva così piccola e carina, magari dubitava delle sue capacità intellettive? Lo facevano tutti, perchè mai questa tipa doveva essere diversa?
    Un'insicura dunque? Possibile.

    Con gesti lenti e precisi Eliza allungò la mano verso la bustina di the ancora sigillata e, con un gesto deciso, la aprì, aspirando con cura l'odore intenso che ne fuoriuscì, gustandoselo e assaporandolo al meglio. Con delicatezza estrasse il filtro dalla busta e lo poggiò dentro la tazza, su un lato.
    Distrattamente avvertì il disagio di Kim nell'affrontare la questione dell'interesse del giovane cameriere e, troppo bello per essere vero, la rivelazione di avere già un'infatuazione per un altro...Eliza rabbrividì al pensiero. Quella ragazza aveva quasi un alone tangibile di buoni sentimenti e propositi da nausearla quasi. E dentro di sè sorse forte l'impulso di spaventarla, di vedere quel bel faccino radioso mutare in espressioni d'orrore puro.
    Alzò i freddi occhi verdi sul volto di Kim, su su, fino a incrociare i suoi, inchiodandoli in una morsa di gelo assoluto e distacco.


    - Sai...non credo che i miei genitori siano paragonabili a tua madre. Loro...beh...credo proprio che abbiamo paura di me! -

    Un sorrisetto divertito accompagnò le sue ultime parole, sotolineandone il senso perverso: "paura di me", si, senza ombra di dubbio ne avevano, avvertivano che nella figlia vi era qualcosa di immensamente sbagliato, qualcosa che non andava, che non doveva esistere in una creatura di Dio. Ma no, non era ancora il momento, doveva avere pazienza, sebben non stesse più nella pelle nell'attesa di togliere quel sorriso rassicurante dal volto della donna.
    Non era ancora il momento opportuno di offrirle più di quello spiraglio sulla propria natura, su come stavano le cose in realtà.
    A sue spese la giovane bionda avrebbe imparato che, nella vita, le cose belle nascondono spesso il male dentro di loro.
    Ammorbidì il sorriso di ironico divertimento, addolcendolo in un'espressione tutto zucchero, scherzosa e spensierata. E indossò di nuovo i panni della bimba dell'asilo, con la vocina carezzevole e morbida di una bambina tubante.


    - Oh beh, quindi hai un fidanzato? Anche io avevo un fidanzatino sai? Era un mio compagno di classe, giocavamo sempre insieme. Ma poi l'ho lasciato perchè, quando non c'ero io, andava sempre a giocare con un'altra bambina. Anche il tuo fidanzato gioca solo con te? Come si chiama? -

    Stomachevole, da nausea. Elizabeth si disgustò da sola nel sentire la sua bocca pronunciare quelle paroline di miele. Ma in fondo non è così che parlano i bambini? Ne aveva visti a decine che giocavano ai piccoli fidanzati, piccole storielle di una settimana o due, ma comunque un tentativo dei bambini di assomigliare alle proprie controparti cresciute. Chissà se la donna avrebbe colto la sua sottile insinuazione sulla fedeltà del suo innamorato?
    Mentre attendeva risposta, allungò una mano per prendere la teiera e, tenendo ben fermo il coperchio con l'altra, versò l'acqua bollente che essa conteneva nella tazza, ben attenta a non farla cadere direttamente sul filtro di the, che altrimenti si sarebbe gonfiato e non avrebbe insaporito a dovere la bevanda.
    Una volta finito poggiò di nuovo la piccola teiera sul tavolo e, non trovando nulla di meglio, prese il piattino su cui era stata portata la bustina e lo poggiò capovolto sulla sommità della tazza, impedendo ai vapori di fuggirne.

     
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    No, i bambini non li capisco... e nemmeno i genitori, a dire il vero.
    Quindi pensa che i suoi genitori abbiano paura di lei? Ma perché dovrebbero averne? Per il suo modo di esprimersi? Sembra loro troppo grande rispetto alla sua età? O magari è solo una sensazione di Eliza, che si è autoconvinta di una cosa così terribile, non comprendendo qualche azione o parola dei suoi?
    Insomma, ci sarebbe anche un'altra possibilità. Se avesse capacità paranormali? I suoi genitori ne sarebbero certamente spaventati.

    In questo senso io sono stata fortunata: le mie capacità mentali non hanno spaventato mia madre, anzi Jennifer ne è stata felice, anche se avrebbe preferito che io avessi ben altri poteri.

    Ma come posso scoprire se si tratta di quest'ultima possibilità o se solo una di quelle situazioni in cui bisognerebbe chiamare uno psicologo?

    Non posso fare a meno di trasalire quando mi racconta del suo ex-fidanzatino. Che le sue parole siano totalmente innocenti? Sì, probabilmente sì. E' ancora piccola, non si deve rendere conto di quello che le sue parole sembrano insinuare.
    "Io credo che bisogna fidarsi degli altri." Dico, senza nemmeno sapere se lei possa comprendere quello che voglio dirle. "Fidarsi comporta dei rischi, questo è vero, ma se non si impara a farlo ci si perdono molte cose." E io ne ho già perse fin troppe... Completo, tra me e me. "Io mi fido di lui, di Matt." Affermo, dicendole anche il suo nome, visto che me l'ha chiesto.

    "Per quanto riguarda i tuoi genitori... sei sicura che abbiano paura di te? Non è che avete solo problemi di comprensione? Magari loro non riescono a capirti e tu non riesci a capire loro. Può succedere, sai?"

    Mi fermo un attimo, cercando di capire come farle la domanda più importante.
    "O il problema è che attorno a te capitano cose strane?" Le chiedo infatti, con l'aria più innocente e tranquilla che riesco a trovare. Insomma, è una domanda molto in stile Harry Potter, ma non ho intenzione di escludere questa eventualità.

    Dopotutto, qui a Nouvieille tutto è possibile!
     
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  11. Maire
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    Elizabeth continuava a tenere lo sguardo inchiodato sui radi e sottili fumi che sfuggivano alla prigione di ceramica che lei aveva assemblato in pochi attimi, osservandoli mentre lenti si innalzavano verso il soffitto senza mai giungere a sfiorarlo, dissolvendosi molto prima di avvicinarsi alla meta fondendosi con l'aria tutta.
    Incominciava a sentirsi un po' stanca del teatrino che aveva inscenato, e un desiderio potente di porre fine a quella misera recita cominciò a bruciarle caldo nei visceri, non una fiamma, no, ma più un acido corrosivo, lento e letale. E mentre la sua mente cominciava a premeditare un modo efficace di allontanarsi dal locale e dalla folla assieme alla donna, le sue orecchie captavano, suo malgrado, l'intenso fluire delle parole della bionda. Fiducia nel prossimo...fiducia nell'amore...non lasciarsi sfuggire la vita di mano...ma perchè diavolo le stava dicendo quelle cose? Chissà cosa credeva di trovarsi di fronte... Non gliene importava nulla di lei, dei suoi bei giri di parole...e di Matt. Impossibile. La svampitella le stava davvero raccontando ogni aspetto della sua vita che le passava per la testa. A lei. Una bambinetta sconosciuta. E che sconosciuta, c'era da dirlo: ottima confidente, amica affettuosa, sorella segreta di Babbo Natale...ma per favore!
    In conclusione quella Kim si fidava a priori anche di lei: fantastico...un po' come buttarsi da un ponte con la fiduciosa convinzione che il primo passante ti prenderà al volo.
    Però, tutto sommato, aver scoperto come si chiamava il fidanzatino della zolletta poteva anche rivelarsi divertente, una volta finito con lei...chissà, se magari fosse riuscita ad ottenere più informazioni magari avrebbe anche potuto trovare il tempo per fargli una visitina.
    E magari avrebbe potuto giocare anche con lui...tutto grazie a questa sciocca collezionista di belle illusioni.

    Ma la giovane umana non si accontentava di irritarla in quel modo, no. L'angelo alzò lo sguardo stizzita sottolineando il movimento anche con uno scatto repentino della testa, in un molleggiare caotico di perfetti boccoli biondi.
    Lo sguardo freddo e tagliente come una lama.
    Aveva veramente osato mettere in dubbio le sue capacità di comprensione? Stava realmente insinuando che non era stata in grado di fare qualcosa in maniera corretta? Stava mettendo in dubbio le sue capacità, la sua intelligenza superiore?? Ma io non credo proprio, bella mia...
    Come si permetteva quell'umana che sembrava uscita dal primo romanzo scadente di letteratura fantasy per bambini rimasto invenduto in fondo all'ultimo scaffale della più misera libreria di una tribù nomade del deserto, come osava insinuare che il suo giudizio non era stato corretto? E quel "Può succedere sai?" contribuì a farle saltare i nervi in maniera decisa.
    No. Non succede. A me. Mai.
    Le iridi verdissime parevano essersi cristallizzate tali erano i bagliore che un osservatore poteva percepirvi, spiccavano con freddo rigore su quel visetto morbido e tenero, come se non le appartenessero, come se fossero crudeli biglie di vetro incastonate in una bambola troppo bella, troppo tenera e innocente...Eppure quegli occhi erano suoi, erano di quella bambina, quella bambina che bambina non era e che si stava realmente spazientendo.


    - Io non credo, mia cara! Io non sbaglio...mai! -

    E con il solito, ottimo tempismo che caratterizza la loro categoria, il cameriere infatuato riapparve da dietro l'angolo, stavolta portando una bella tazza contenete la calda cioccolata ordinata dalla signorina dagli occhi gentili. I suoi sguardi erano tutti per la bella bionda, e le rivolse un sorriso ricco e solare quando si chinò per poggiare la tazza con il suo piattino di fronte alla sua bella. Il tutto ovviamente con molta calma. Eccerto.
    Intollerabile. Potesse l'avrebbe picchiato. Con forza battè le mani sul tavolo facendo tintinnare in un coro dissonante tutte le ceramiche poggiate sopra di esso, e stringendo poi la presa sul margine del tavolo fino a farsi sbiancare le nocche.
    Si immaginò mentre lo inghiottiva, si, nel profondo della sua oscurità a fare compagnia ai brandelli di quella che gli uomini chiamano anima. Si immaginò mentre scagliava su di lui la sua ira e la sua irritazioni, con forza e crudeltà. Si immaginò mentre lo schiacciava a terra, lo umiliava, lo derideva.
    Un'aura tangibile di nero pece.
    E forse l'uomo la percepì davvero, o forse era solo rimasto turbato dallo strano comportamento di quella bambina, troppo adulta per essere normale e con occhi troppo accecanti, troppo vivi nella loro freddezza per appartenerle veramente.
    Qualunque cosa lo avesse spinto, sia essa spirito di sopravvivenza o semplice timore, girò rapidamente suoi tacchi e se ne andò, lanciando occhiate dubbiose verso di loro ed estraendo un fazzoletto per asciugarsi una gocciolina di sudore.

    Eliza percepì appena la sua dipartita, troppo concentrata com'era per contenere il suo desiderio di ingoiare anche la ragazza. Doveva parlare, parlare l'aiutava a non pensare eccessivamente, e concentrarsi sul modulare il tono della voce le manteneva la mente occpata. E quella domanda finale faceva proprio al caso suo, anche se di sicuro le appariva strano che la bella si potesse aspettare una risposta sincera: sicuramente infatti se possiedo poteri inusuali vengo a dirlo a te.


    - Non parlo con i serpenti, non faccio esplodere le cose e non succedono strani eventi a coloro che vivono intorno a me. No, niente di tutto questo. Credo che mi temano perchè sono infinitamente più intelligente di loro, drasticamente più talentuosa e nettamente troppo disillusa per avere quasi sette anni. Non trovi? -

    Disse l'angelo allentando la presa sul legno e cercando di mantenere un tono morbido nella voce, anche se le parole le uscirono comunque troppo scandite e con una vena di ironia fin troppo pungente. Per non parlare dei toni acuti, troppo acuti, da fare male. Che poi, ora che ci faceva caso, era una domanda strana da porre.
    Come le era potuta venire in mente una cosa del genere? Aveva davvero visto troppo film, o letto troppi libri? Oppure era una di quelle seguaci di una qualche nuova strana religione o tendenza new age? Che avesse intuito qualcosa? Ma no, era solo una donna, in fin dei conti...

    - Coma mai mi hai fatto questa domanda? Ti interessi di questo genere di cose? Magia e eventi inspiegabili, intendo -

    Disse la riccioluta bambina riuscendo stavolta a suonare più disinvolta e sinceramente interessata, spostando le mani dalla superficie del tavolo al suo grembo, nascondendole alla vista, ma senza riuscire a smuovere le verdi iridi dalla loro posizione nè tanto meno di addolcirlo. Inspirò profondamente, per poi espirare con forza quando l'odore della cioccolata calda giunse indesiderato al suo fine olfatto.


     
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    Rimango un po' sconvolta - oltre che perplessa - dalla reazione di Elizabeth.
    Cosa ho detto di male? Mi chiedo. Perché è così arrabbiata?
    Ma c'è qualcosa che non mi quadra. Insomma, è una bambina, quindi non dovrebbe comportarsi come un'adulta, no!? Non dovrebbe nemmeno provare un odio e una rabbia così profondi, come mi è parso per un attimo di vedere nei suoi occhi. Non capisco...
    Sospiro, accantonando per il momento il pensiero. Eliza non deve aver avuto una bella vita..., questa è l'unica cosa che conta in questo momento. Ed è anche l'unica cosa certa. Quando si cresce così velocemente significa che non si è circondati da rose e fiori.

    Ringrazio il cameriere con un cenno. Anche se una parte di me - quella che teme che Eliza abbia ragione sul suo conto - vorrebbe che io lo ignorassi, la mia buona educazione l'ha vinta.
    Appena si allontana ritorno a guardare la bambina.

    "Allora sono io ad essermi sbagliata. Scusami." Rispondo, il più gentilmente possibile, cercando di non fare vedere che il suo sfogo un po' mi ha preoccupato. Una cosa è certa: sul fatto di non potersi sbagliare si comporta come me alla sua età. O come qualsiasi altro bambino, ritengo.
    Quando mai i piccoli sbagliano?
    Per qualche secondo mi chiedo se ritornare sull'argomento e cercare di farle capire che tutti possono sbagliare, ma decido di lasciare perdere. Molto probabilmente sarebbe inutile: Eliza è molto testarda.

    Mi prendo un attimo per riflettere sulle altre sue parole. Parole abbastanza sarcastiche, in effetti.
    Forse era meglio che mi sedevo su un tavolo vuoto... qui sicuramente non riuscirò a leggere nulla... e tornerò a casa con un bel mal di testa.
    "Io penso che non bisogna scartare nessuna possibilità." Inizio, cauta e abbastanza indecisa su cosa dire e cosa non dire. "Anche se molti non ci credono, ci sono persone con capacità particolari. Possiedono la magia, si potrebbe dire. Ho preferito chiedertelo, nel caso fosse così."

    "Ad esempio, mia madre era una strega. E non sto scherzando."

    Per adesso non ho intenzione di rivelarle che ho delle capacità anch'io... lo farò solo quando e se lo riterrò necessario.

    In realtà, non sono affatto sicura che lei non abbia capacità particolari... ma ci sarebbe un modo per accertarmene.
    Io non sono in grado di leggere i pensieri di chi ha qualche potere... se provassi a farlo scoprirei la verità. Ma se fosse una bambina normalissima? La sua privacy dove finirebbe?
    Mi concentro su di lei, scacciando - o cercando di scacciare - il dispiacere che mi coglie ogni volta che cerco di usare questo potere, con l'intenzione di sfiorare la sua mente con la mia.

    SPOILER (click to view)
    Potere Utilizzato:
    CITAZIONE
    Liv. I - Leggere i pensieri di una sola persona vicina umana, senza poteri in tre turni

    I turno

    Kim non è in grado di leggere i pensieri di Eliza ma lo scoprirà dopo i tre turni necessari! xD
     
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  13. Maire
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    Immobile, come fosse stata una statua di ghiaccio, Eliza ascoltò tutto quello che Kim disse senza muovere un muscolo, senza mostrare alcun mutamento di espressione in seguito alle sue parole. Ascoltò tutto, ascoltò e giudicò la ragazza completamente fuori di testa, e il fatto che quel pensiero fosse formulato da una come lei era tutto dire. Sembrava completamente tra le nuvole, come vivesse in un altro mondo, come se non avesse la piena percezione della società di cui faceva parte. Suo malgrado forse.
    Parlare di magia, di streghe in un tempo in cui la tecnica e la razionalità scientifica la facevano da padrone era quanto mai audace. Folle. In un mondo dove tutto era regolato da ferree leggi fisiche, dove ogni fenomeno era descritto da leggi matematiche e precise, dove tutto era in frenetica corsa per ottenere l'agio materiale della ricchezza, dov'era il posto per cose arcane e inspiegabili come la magia e l'occulto? Dove trovava questa ragazza la forza di credere ancora in queste cose da tempo dimenticate e denigrate a mera fantasia, che non trovavano spazio in questa epoca se non tra le righe di qualche autore fantasioso o nelle pellicole cinematografiche.
    Ovviamente per lei quelle cose erano pura realtà quotidiana, non solo sogni fantastici. Lei faceva parte in prima persona di quel mondo di fatti inspiegabili, di potere illimitato che ancora tutt'oggi affascinava la mente degli umani, ma che avevano perso la capacità di crederci. Ogni persona che si potesse definire "normale" aveva smesso di crederci e con il loro scetticismo non avevano fatto altro che accrescere il suo potere e la sua capacità di esercitarlo.
    L'unica spiegazione era quindi che questa ragazza non era normale...anche se questa affermazione aveva senza dubbio varie sfaccettature che era il caso di approfondire; in breve, importava sapere se semplicemente le mancava qualche venerdì o se anche lei avesse qualcosa da nascondere al mondo, qualche potere che necessitava di tenere nascosto per renderlo più forte e incisivo.

    E così, come se d'improvviso il ghiaccio che l'avvolgeva avesse cominciato a sciogliersi, la piccola cominciò a muoversi dapprima con lentezza, poi con movimenti via via sempre più fluidi e armoniosi. Abbassò lo sguardo sulla tazza che stava di fronte a lei e sollevò appena il piattino per vedere a che punto stava l'infuso, non ancora pronto certo, ma che stava iniziando a profumarsi soavemente di preziose essenze. Senza fare alcun rumore lo rimise al suo posto. Non sapeva cosa fare di preciso, quella conversazione stava iniziando a stancarla. Liquidò tutti i discorsi di Kim con un


    -Certo, certo...-

    accondiscendente, quasi annoiato, come se non desse alcuna importanza alle parole da lei appena pronunciato, con lo stesso tono con cui solitamente di mettono a tacere i bambini nei momenti in cui si dedicano a puerili fantasticherie e fastidiose domande e constatazioni. Ma non era così, no.
    Poggiò con delicatezza il gomito destro sul tavolo e utillizzò la mano per sorreggersi la testa bionda, poggiando la guanciotta paffuta contro il palmo aperto, e scrutò nuovamente la sua bizzarra compagna, come se stesse pesando a cosa dire, a come portare avanti la discussione in modo da ottenerne profitto. Si era resa anche cponto che, con il suo comportamento di prima poteva averla in qualche modo indisposta a continuare la conversazione, e lei non aveva alcuna intenzione di farsi scappare così la sua cena.


    - Mi chiedo come tu possa così liberamente esporti e esporre altrui capacità a una sconosciuta quale io sono, sebbene di giovane età. Se davvero ci credi, se davvero sei convinta di quello che dici, come mai non fai niente per proteggere i tuoi preziosi segreti? La società non è mai stata clemente con le persone che, come te, sbandierano in giro la loro fede nel soprannaturale. Non ti senti una sprovveduta? Non credi che il tuo modo di fare posso in qualche modo compromettere la salvezza di qualcuno? Se dietro quel muro ci fosse una persone che come te ci crede, ma che aborrisce il pensiero, e cercasse di distruggerti una volta uscita di qui? Ci hai mai pensato a queste cose, Kim? -

    Le disse con fare serio...voleva capire fino a che punto si spingesse l'intelletto di quella ragazza, che fino a quel momento non aveva fatto altro che passi falsi ai suoi occhi.
    Si lasciò andare ad un caldo sorriso rassicurante, le labbra rosee tese senza scoprire i dentini bianchi, gli occhi brillanti accesi di fervida intelligenza.


    - Sta tranquilla, io non ti deriderò. Sebbene non possa affermare di credere davvero in quello che stai dicendo ti assicuro che hai risvegliato la mia curiosità. Sono, mio malgrado, una bambina curiosa, forse troppo...Ma mi sono convinta che, se qualcuno crede in certe cose, ci deve essere un motivo valido, no? Come mai dici che tua madre era una strega? -aveva capacità curiose? -

    Chiese con fare innocente e curioso, la voce nuovamente calma e tranquilla,m come se le nuvole tempestose si fossero nuovamente allontanate da lei. Era pur sempre un angelo, e come tale era bella e aveva la capacità di influenzare la mente mortale con la sua sola presenza. E sapeva ingannare.
    E adesso doveva farlo assolutamente se voleva cercare di stabilire un clima di fiducia con quella ragazza e farsi raccontare ogni cosa le passasse per la testa.



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    Oddio, scusami per il ritardo mostruoso, ma ero convinta di averti già risposto ç___ç

     
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    Il comportamento di Eliza mi preoccupa sempre di più. Mi mette a disagio, poiché sembra che lei sia più anziana di me, e questo mi è quasi inaccettabile.
    Come fa una bambina a diventare così? Mi chiedo, un po' dispiaciuta ma anche piuttosto perplessa. Dopotutto, non sono scema (o almeno spero di non esserlo) e questa situazione è sempre più ridicola, più innaturale.
    Se fosse notte potrei prendere in considerazione l'idea che Eliza sia una vampira, ma la luce del giorno che brilla dalla finestra lo rende praticamente impossibile.
    Prendo tra le mani la tazza della cioccolata, bevendone un sorso. Non è troppo calda, per fortuna. Faccio fatica a concentrarmi sulla sua mente e nel contempo ascoltarla mentre parla. E ci sono parecchi miei pensieri che mi distraggono, supposizioni, preoccupazioni, perplessità.

    Mi prendo il tempo per riflettere sulle sue parole e per decidere come risponderle. Non credo che qualcuno potrebbe credere alle parole di Eliza, se andasse a raccontare in giro quello che le sto dicendo, ma c'è qualcosa che non mi quadra nel suo comportamento. Che io stia guardando la situazione dalla direzione sbagliata?
    Possibile.
    O è una semplice bambina che avrebbe bisogno di uno psichiatra... Rifletto. O è la figlia di qualche creatura sovrannaturale e in tal caso potrebbe rivelarsi pericoloso dirle troppo. Ma questa possibilità la potrei escludere tra poco, appena riesco ad arrivare alla concentrazione necessaria, ovviamente.

    "Non credo che ci sia una persona pronta a minacciarmi dietro quel muro, ma nel caso penserò a cosa fare a suo tempo. Certe volte preferisco rischiare al posto di lasciar perdere. Sarà per questo che riesco sempre a cacciarmi nei guai." Sorrido, anche se quello che vorrei di più al momento è uscire da questo locale e non vedere Eliza mai più. Ma son troppo curiosa. "Sì, si potrebbe dire che mia madre avesse capacità curiose." Continuo, senza far troppo attenzione a quello che sto dicendo, concentrata nel mio tentativo di leggere nella mente della mia interlocutrice. "E le usava anche per fare del male, purtroppo."

    "Quando si ha delle capacità paranormali sarebbe meglio usarle per aiutare gli altri, e non il contrario. Ma siamo nel mondo reale, quindi certe cose spesso sono impossibili." Completo, con un sospiro.
    Già... il mondo reale...
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    II turno
     
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  15. Maire
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    Eliza ascoltò con calma quello che Kim aveva da dire, sbattendo soltanto le ciglia in maniera ritmica e a intervalli regolari, meccanicamente, senza mostrare nessun genere di espressione contrariata o divertita, ma mantenendo solo la sua aria interessata e curiosa. Ma l'aspetto esteriore non era certo lo specchio dei suoi pensieri.
    Trovava in questa ragazza un'enorme contraddizione. Da un lato sembrava non gliene importasse nulla di correre dei rischi per se, o di farne correre ad altri, dall'altro sosteneva che sentiva la necessità di aiutare il prossimo. Se invece di preoccuparsi tanto di come ingegnarsi per aiutare il prossimo in caso avesse avuto dei poteri particolari, perchè non se ne stava semplicemente più cauta e aiutava se stessa e gli altri a rimanere al sicuro.
    No, se succederà qualcosa a me o a qualcun altro me ne preoccuperò dopo che sarà successa, l'importante è usare le mie capacità per aiutare gli altri. Un po' ipocrita, non c'è che dire.
    Com'è che si diceva? Aiutati che Dio ti aiuta, o qualcosa del genere no?
    Certo, Dio aveva smesso di aiutarla da molto, molto tempo, e aveva ben visto di dimenticarsi completamente di lei e dei suoi "fratelli", e sicuramente era meglio, molto meglio così. Incolmabili divergenze di opinioni.

    Di sicuro dovette fare molta fatica per contenersi e non scoppiarle a ridere in faccia quando tirò fuori quel discorso sul male e sul bene. Avrebbe tanto tanto voluto chiederle che cosa credeva che fosse quel Bene in cui sembrava tanto credere.
    Non esiste nessun bene, e nessun male. Ognuno vive soltanto per soddisfare quelli che sono i suoi desideri; e poi, cosa le faceva credere di possedere le facoltà per poter scegliere cosa fosse il bene per sé e per qualcun altro, cosa fosse sul serio in grado di aiutare un'altra persona. Il più delle volte la felicità di uno significa l'infelicità di un altro, e viceversa. L'uomo è una creatura egoista che si maschera dietro a sentimenti "nobili" come l'amore, l'altruismo e la generosità quando invece è solo un ingordo sporco ipocrita incapace di ammettere con se stesso la pochezza morale.
    E proprio per questo l'umanità era destinata a rotolarsi nel fango del proprio peccato e a goderne miseramente illudendosi di vivere tra i diamanti; molto appagante, non c'è che dire.

    Ma si rese conto che sbatterle in faccia la verità sul fatto che Bene e Male non esistevano ma esisteva solo il profitto personale, l'ingordigia e l'istinto di conservazione personale era un po' eccessivo, soprattutto se voleva mantenersela buona.
    SI limitò a commentare tutto con un candido sorriso, un sorriso dolce e carico di tenerezza, annuendo appena con la testa.


    - Se tutti fossero dotati del tuo altruismo forse il nostro mondo non andrebbe a rotoli verso una voragine incolmabile di corruzione e peccato. Ma un solo individuo non può niente contro una società che uccide chi osa essere diverso, non credi? Alla fine, perchè uno dovrebbe fare tanta fatica per aiutare gli altri quando poi sa benissimo che non riceverà niente in cambio, se non insulti e sputi? -

    Con un gesto meccanico si spostò una ciocca di capelli che le era ricaduta con dolcezza davanti al viso.

    - L'uomo è un animale, e come tale non fa altro che assecondare il proprio istinti di sopravvivenza personale, oltre a cercare di sparpagliare ovunque i suoi geni certo. Come puoi dire che tua madre faceva del male? Magari quello che faceva la faceva sentire bene, la rendeva appagata, quindi perchè definirlo male? Alla fine è molto meglio rendere felici sè stessi a discapito degli altri che non viceversa, no? -

    Ecco, non era riuscita a trattenersi del tutto, ma se ne accorse quando ormai era davvero troppo tardi. Ormai era davvero troppo tempo che era costretta a vivere come una bambina, e la sua capacità di trattenersi di fronte a certi tipi di conversazione stava vacillando sempre di più. Detestava recitare la parte della stupida.
    Pazienza. Inutile preoccuparsi. Quella ragazza non sarebbe sopravvissuto abbastanza a lungo per raccontarlo troppo in giro.
    Di nuovo, Sorrise.

     
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15 replies since 20/11/2009, 22:27   166 views
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