Everywhere

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    Everywhere I see your faces,
    Everywhere you sing your smile and,
    Everytime you're not around,
    It doesn't matter,
    'Cause you're everywhere to me.

    Canticchiando la canzone che stava ascoltando alla radio Dyanne svoltò a sinistra e mise gli occhiali da sole per riparare gli occhi dalla luce accecante. Non era difficile come se l'aspettava, le indicazioni di suo padre erano molto precise e trovare le strade era facile. Si passò una mano tra i capelli e poggiò il gomito fuori dal finestrino aperto, l'aria di quella mattinata estiva era calda ma non afosa, il clima era diverso da quello di Los Angeles, non si respirava in estate nella città degli angeli. Sul sedile del passeggero, accanto a lei c'era la sua borsa color panna grande e capiente come piacevano a lei, aveva l'abitudine di portare di tutto con se. Si fermò ad un semaforo e ne approfittò per darsi un'occhiata nello specchietto retrovisore, l'aria stanca dal viaggio della sera prima aveva lasciato il posto a un'espressione riposata e rilassata. Suo padre aveva pensato a tutto. Arrivata a Nouvielle aveva trovato un uomo ad aspettarla che l'accompagnò subito ad un hotel per riposare, la mattina dopo il portiere le aveva consegnato le chiavi della splendida plymouth che stava guidando, nel cruscotto aveva trovato un biglietto di suo padre "Spero che il regalo ti piaccia. Conquista il mondo. Ti voglio bene, papà". La giovane osservatrice non ricordava di averlo mai visto così affettuoso, la notizia che Dyanne avrebbe vissuto al Talamasca con altri osservatori lo riempiva di orgoglio. L'aveva persino abbracciata all'aeroporto per salutarla, sua madre invece l'aveva salutata distrattamente prima che uscisse di casa, le aveva detto che andava di fretta, si era limitata a sorriderle, le aveva sfiorato la cicatrice a forma di mezza luna sulla spalla e aveva sospirato un "Stai attenta". Poi era uscita di fretta. Durante il viaggio in aereo aveva dormito tutto il tempo senza accorgersi delle ore che passavano ma quando scese le scalette le sembrò comunque di essere esausta, in taxi verso l'hotel aveva ammirato dal finestrino la città dove avrebbe vissuto, l'aveva scelta sotto consiglio del padre "E' la sede migliore" le aveva detto "E la città è perfetta per ogni tipo di studio". Dyanne aveva tacitamente accettato il consiglio e ora si ritrovava a pochi metri dal cancello di ferro. Fermò l'auto e scese mettendo gli occhiali da sole sulla testa. Dopo un minuto e un respiro profondo suonò al citofono. In attesa di una risposta sbirciò al di là delle sbarre vedendo il giardino meravigliosamente curato e l'imponente struttura che vi stava nel mezzo. Quella sarebbe stata la sua casa...
     
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    Comincio a chiedermi se preferisco l'estate o l'inverno. Da una parte, in estate fa caldo, spesso troppo, e l'unica cosa che desidero fare è stare seduta all'ombra, magari davanti a un ventilatore. D'altra parte d'inverno fa - ovviamente - freddo, e fare ricerche sulle creature sovrannaturali nella zona risulta più difficile. Spesso torno in sede con le mani congelate, nonostante i guanti. Per non parlare del fatto che la neve e il freddo mi fanno torare in mente brutti ricordi. Forse entrambe le stagioni sono da escludere. Rifletto. Meglio la primavera. Il tempo è una via di mezzo e non ho problemi con i pollini.

    Mi verso un bicchiere d'acqua, che bevo lentamente, per quanto assetata. Finito, rimango un attimo indecisa se lavarlo e ritirarlo o posizionarlo da qualche parte per poterlo usare più tardi. Alla fine decido per la seconda possibilità. Tanto son sicura che tornerò a bere prima della fine della mattinata.
    Esco dalla cucina, dirigendomi verso la 'sala da the', il luogo della sede che più preferisco per leggere, ma prima di arrivarci sento suonare il citofono.
    Che sia lei? Mi domando, anche se quasi certamente si tratta della nuova collega. E' raro che qualcuno venga a disturbarci e gli altri osservatori non hanno bisogno di suonare per entrare in sede.
    Mi stupisco solo che non sia arrivata fino alla porta d'ingresso, ma magari il cancello è chiuso. Mah... mi pareva di averlo aperto. Ma conoscendomi potrei anche essermi dimenticata di farlo. Con tutti i pensieri che mi girano per la testa è possibile.
    Do una sbirciata alle immagini della telecamera, notando una ragazza dai cappelli biondi che aspetta davanti al cancello, poi controllo di avere le chiavi in tasca e esco dall'edificio.

    Non ci impiego molto a raggiungerla, ma spero comunque di non averla fatta aspettare troppo.
    "Giorno!" La saluto con un leggero sorriso, aprendo il cancello che ovviamente era chiuso. "Sei la nuova osservatrice, giusto?"
     
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    La strada che portava al cancello e a nient'altro era una traversa nascosta dagli alberi e non era facile vederla se non la si conosceva, Ashton le aveva parlato della segretezza del Talamasca, avrebbe dovuto stare attenta a non farsi seguire da chi doveva evidentemente rimanere lontano dalla sede. Dyanne si appoggiò al cofano della sua auto continuando ad osservare con attenzione il giardino della villa, osservò le siepi ammirando i colori dei fiori, seguì con lo sguardo il vialetto che portava alla porta d'ingresso dalla quale vide uscire una ragazza, fece un paio di passi verso il cancello e sorrise togliendosi gli occhiali da sole. L'aspettavano, suo padre doveva aver chiamato
    "Giusto. Dyanne Forbes"
    Si presentò e inclinò leggermente la testa da un lato scrutando la ragazza dalla testa ai piedi, osservò ogni suo movimento come era solita fare, analizzando mentalmente i suoi gesti.
    "Una collega deduco"
     
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    Mi sento leggermente a disagio mentre Dyanne mi squadra. Non ho problemi in proposito, dopotutto ha tutto il diritto di analizzarmi, però... Uffa, non mi piace stare al centro dell'attenzione. Chissà se si sentono così anche le mie 'vittime'. Non posso fare a meno di pensare, ma senza provare troppo dispiacere. Sono un'osservatrice, e come tale non posso vivere se non osservo e 'intervisto' le creature sovrannaturali e - perché no - tutte le persone che mi capitano a tiro. Quindi... non posso permettermi di avere sensi di colpa in proposito.

    "Sì, sono una collega." Rispondo, anche se è abbastanza ovvio. Nel frattempo mi maledico mentalmente per non essermi messa gli occhiali da sole. Con tutta la luce che c'è, ho qualche fastidio agli occhi. Ma niente di insopportabile. "Mi chiamo Kimberly Hastur, benvenuta alla sede di Nouvieille." Continuo. "Vuoi portarla dentro la macchina? Se segui la stradina trovi uno spiazzo adibito a parcheggio." Domando, aprendo del tutto il cancello.

    Non posso fare a meno di chiedermi come sia il carattere della nuova arrivata, da dove venga e come sia la sua storia. Come al solito, sono tremendamente curiosa, ma devo trattenermi. Non mi sembra il caso di bombardare di domande i nuovi arrivati, non sarebbe carino.
     
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    Quella ragazza aveva tutta l'aria di avere una personalità interessante, era stata molto gentile ad accoglierla e si stava dimostrando disponibile ad aiutarla. Dyane si sentiva abbastanza strana e vagamente a disagio mentre l'idea che avrebbe vissuto sotto lo stesso tetto con dei perfetti sconosciuti le sfiorava la mente, si chiese come sarebbe stato, se ognuno di loro viveva la sua vita senza dar conto a quello che facevano gli altri o se si comportavano tutti come componenti di un'unica grande famiglia. E lei? Come si sarebbe dovuta comportare nei loro confronti? Per ora si limitò a sorridere alla sua nuova coinquilina, Kimberly.
    Sì grazie, sali con me?
    Disse mentre era già arrivata al lato della macchina e aveva aperto lo sportello
    Così parcheggio ed entriamo insieme
    Cercò di mantenere un tono di voce neutro ma gentile anche se non potè nascondere di essere terribilmente imbarazzata, immaginò di doversi man mano presentare anche agli altri osservatori, probabilmente gli altri erano curiosi di conoscerla quanto lei era impaziente di vedere loro o forse a nessuno sarebbe importato
     
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    Un'altra domanda che mi sorge spontanea è come Dyanne si deve sentire in questo momento. Quando sono arrivata a Nouvieille e mi sono presentata in sede ero tra l'entusiasta e la terrorizzata. Per fortuna Lia era riuscita a mettermi abbastanza a mio agio.
    Lia... ecco, qualcuno mi può spiegare perché in questo periodo devo proprio pensare a cose tristi!? Sospiro, rinunciando a rispondere a questa domanda. D'altronde è abbastanza ovvio che un nuovo arrivo mi faccia tornare in mente lei.
    Per fortuna, però, la proposta di Dyanne mi prende alla sprovvista, costringendomi a scendere dalle nuvole e a tornare al presente.

    "Volentieri." Rispondo, tornando a sorridere. "A dire il vero non ci avevo pensato, ma sarebbe più comodo." Ammetto, sorprendendomi per l'ennesima volta di quanto io sia cambiata in questi anni. Ora faccio meno fatica a rapportarmi con gli altri, anche se ho sicuramente ancora molta strada da compiere.

    Salgo sulla macchina, riflettendo su come mettere a suo agio la mia nuova collega. E' il solito problema: ogni volta che arriva qualcuno di nuovo non so bene come comportarmi. Ma il passaggio in cucina mi sembra fondamentale. Penso. O almeno con gli altri colleghi è servito. Beh... vedrò cosa vuole fare lei.
     
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    Salì in auto e chiuse lo sportello, aspettò che Kimberly fece lo stesso poi mise in moto, tolse il freno a mano e cambiò la marcia. L'auto celeste attraversò il cancello imboccando il vialetto nel giardino del Talamasca, se possibile, visto da una diversa prospettiva quel posto era ancora più bello e particolare. Seguì la strada fino ad altre auto parcheggiate all'ombra, si morse il labbro cercando di calcolare ad occhio lo spazio tra le auto e fece manovra per entrare in retromarcia in un altro posto all'ombra disponibile abbastanza lontana dall'altra auto perchè la sua collega non avesse difficoltà ad aprire lo sportello. Non disse niente durante il brevissimo tragitto, trovare le parole non era facile in quella situazione, era tutto nuovo per Dyanne, certo suo padre l'aveva preparata sotto tutti i punti di vista ma certe situazioni devi viverle per sapere come reagire e la giovane osservatrice si ritrovava catapultata dalla sua tranquilla vita familiare a una grande villa in una città a un continente di distanza da casa sua.
    "Perfetto"
    Disse soddisfatta del suo parcheggio poi sorrise in direzione di Kimberly
    "Possiamo entrare"
    Tolse le chiavi dal quadro ed aprì lo sportello scendendo dalla plymouth, sentì subito un piacevole e acre odore di erba appena tagliata misto al profumo di fiori che scorse in delle siepi sparse qui e lì. Si girò verso Kimblery togliendosi gli occhiali da sole dalla testa e passandosi una mano fra i capelli
    "Chi si occupa del giardino?"
     
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    Scendo dalla macchina, decisa a trattenermi dal porre domande che possano mettere a disagio la mia nuova collega. Per oggi almeno, lascerò che sia lei a fare domande, in modo che possa ambientarsi meglio. Sì, sì, come no. Penso. Conoscendomi temo che questa mia decisione durerà ben poco. Dopotutto, come dice il detto!? Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Nel mio caso temo che ci sia di mezzo l'oceano: son troppo curiosa.

    "Del giardino si occupa il personale di servizio." Rispondo alla sua domanda. "Passano per sistemarlo una volta a settimana, tranne che in inverno. In inverno passano meno spesso, ma è giusto così, visto che è una stagione di 'morte vegetale'." Continuo, utilizzando quasi involontariamente la terminologia 'morte vegetale', molto comune nei libri di etnologia e antropologia che ho letto, oltre che - a mio parere - perfetta per una stagione come l'inverno. "Questo giardino è fantastico. Non è gigantesco, ma è abbastanza grande per poter stare un po' da soli, nei momenti in cui si deve riflettere."

    Mi dirigo verso l'ingresso della sede, facendole strada. Non mi dispiace affatto dover - per l'ennesima volta - far fare il giro dell'edificio a qualcuno. Secondo logica dovrebbe darmi fastidio, invece ne sono quasi felice. E il motivo è semplice: mi fa piacere che sia arrivata una nuova collega, anche se come al solito ho un po' di timore di fare qualche gaffe e rovinare così un possibile rapporto di amicizia.
    "Se hai qualche altra domanda falla pure." Dico quando siamo arrivati alla porta d'ingresso, decisa a evitare che lei si trattenga per timore di darmi fastidio. "Sono qui apposta." Sorrido, aprendo la porta.
     
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    Ascoltò la sua spiegazione all'inizio realmente interessata al giardino e a chi se ne occupasse, altrimenti non l'avrebbe chiesto, poi si concentrò più sulla collega, sulla sua scelta di parole e sui gesti che faceva, abituali ma misurati. Notò in lei un vago imbarazzo nascosto molto bene da una grande disponibilità, era felice di aver incontrato una collega tanto gentile e propensa a toglierle ogni curiosità.
    "Ti ringrazio, vorrà dire che approfitterò della tua gentilezza"
    Le disse con un sorriso gentile mentre guardava le sue mani girare la chiave nella toppa. La porta si aprì e Dyanne rimase incantata ad ammirare la grandezza dell'atrio di quella villa e l'ottimo gusto con sui era stata arredata. Fece scorrere il suo sguardo curioso lungo le pareti poi su per le colonne incontrando le ringhiere della balconata interna del piano di sopra cercando di scrutare anche oltre il corridoio superiore ma non riuscii a vedere niente
    Tempo al tempo Pensò Prima o poi vedrò tutto l'edificio.
    Infilò le mani in tasca e guardò la sua collega pensando che aveva lasciato in auto le sue cose, poco male, sarebbe uscita più tardi a prendere i suoi bagagli
    "Kimberly in quanti siamo in questa sede?"
    Quella era la più grande curiosità: conoscerli tutti, era ansiosa di scoprire con chi avrebbe vissuto da quel momento in poi, com'era il loro carattere, le loro abitudini, i loro orari, era curiosa di vedere il loro modo di lavorare e di vivere, l'università le aveva lasciato la pessima inclinazione ad analizzare tutte le persone che le stavano intorno
     
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    Non mi stupisco della sua domanda. E' normale che si preoccupi di scoprire qualcosa dei nostri colleghi visto che è appena arrivata e conosce a mala pena me. Deve essere la sua preoccupazione più grande, insomma... per me lo sarebbe (e lo è stato). Nuova città, nuovi colleghi, il primo periodo è sempre il peggiore... ma, forse, anche il migliore.
    Lascio da parte questi pensieri confusionari, e rispondo a Dyanne: "Non siamo in molti, dopotutto questa è una sede minore. Escludendo noi due, ci sono altri cinque osservatori. Ci sono Haru, che è la responsabile della sede, Asia, James, Chris e Matthew. Sono tutti giovani, quindi credo che ti troverai bene con loro."

    Magari vorrebbe sapere di più, ma preferisco che li conosca da sola, in modo da non darle impressioni sbagliate su di loro. Ci vorrà del tempo, ovviamente, ma la cosa migliore è parlare con le persone, conoscerle pian piano. Perché fidandosi solo delle parole degli altri si rischia di considerare una persona ben diversa da come è.

    "Ora lascio a te la scelta di cosa fare." Le dico, con un leggero sorriso. "Se sei stanca e affamata possiamo fare un salto in cucina, oppure possiamo fare un giro della sede. Naturalmente se scegli la cucina il giro turistico lo facciamo dopo."
     
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    Dyanne ascoltò attentamente la collega appuntando i nomi degli altri nel suo taccuino mentale e decidendo che, se avesse incrociato uno dei suoi colleghi per i corridoi avrebbe cercato di indovinare chi era prima di saperlo dal diretto interessato. Era ancora incantata dalla magnificenza della villa e scrutò ogni angolo che aveva a portata di vista poi guardò Kimberly con un sorriso
    "Bè sono poco stanca ma molto curiosa perciò opto per il giro"
    Si rese conto di averle appena chiesto di fare una cosa che probabilmente le aveva proposto solo per gentilezza, non voleva costringerla a girare per tutta la casa con la nuova bambina curiosa
    "D'altro canto non sei costretta a farlo se hai altro da fare"
    Le sorrise cercando con lo sguardo di trasmetterle una certa tranquillità, non voleva impegnare oltre il suo tempo prezioso e non se la sarebbe presa s avesse scelto di lasciarla girare da sola per tornare a ciò che stava facendo
     
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    "Oh, non ti preoccupare." Rispondo, ringraziandola nella mia mente per il pensiero. "In questo momento non ho niente da fare. Se non fossi arrivata tu probabilmente mi sarei seppellita tra i libri." Mi zittisco, rendendomi conto che - in effetti - per un'osservatrice come me leggere come una matta è una passione e quindi un 'qualcosa da fare'. Dettagli, in questo momento non ho voglia di leggere. Rifletto. L'ho già fatto fin troppo ieri. "Anzi... sarei stata costretta a continuare la relazione su una certa persona che non riesco molto a capire." Continuo, riferendomi a Neris, la vampira il cui desiderio più grande sarebbe rendermi sua figlia di sangue. Chissà se 'Vade retro, Satana' funzionerebbe con lei. Molto probabilmente si farebbe una risata. Non posso fare a meno di chiedermi, per niente seria.

    Mi rendo conto all'istante che con l'ultima frase è quasi certo che ho stuzzicato la sua curiosità, ma non ha importanza. Visto che Neris non mi ha ancora ammazzato, penso che abbia deciso di far finta di ignorare che grazie a me il Talamasca sa parecchio di lei. Quindi, se Dyanne mi chiedesse qualcosa non avrei il minimo problema a risponderle. Almeno credo.

    "Bene, allora facciamo questo giro." Commento, quasi come per cambiare argomento. Bene... non mi sono detta che non ci sono problemi se mi fa delle domande in proposito? Direi che non capisco neppure me stessa. "Qui al piano terra c'è la cucina, la dispensa, la sala da pranzo e vari salottini. Ma te li farò vedere con calma." Le faccio segno di seguirmi e mi dirigo verso la sala da pranzo, vicinissima all'entrata.
     
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    Kimberly stava lavorando, a qualcosa di interessante quanto complicato a giudicare dalle sue parole, chissà di cosa si trattava... Vampiro? Demone? Strano mostro con tre teste e dodici occhi? Dyanne lasciò libera la fantasia per qualche minuto immaginando la sua collega china su una scrivania a scrivere un rapporto dettagliato su un incontro particolare, si basò sui movimenti che aveva visto in quei pochi momenti quella mattinata per cercare di riprodurre nella sua immaginazione una serie di gesti abituali, la mano che teneva la penna, gli occhi che seguivano attentamente l'inchiostro sul foglio. Si trattenne dal fare domande vista la volontà dell'altra ragazza di cambiare argomento ma si conosceva abbastanza da sapere che da un momento all'altro non sarebbe più riuscita a trattenere un "Allora, a cosa stai lavorando?" molto vago. Cercò di spostare la mente su ciò che ricordava la casa registrando ogni parola di Kimberly, aveva così tante domande da farle che cercò di condensarle quanto poteva per non stressare la sua collega ma le curiosità erano infinite, non era da meno l'entusiasmo che cominciava a sentire e la voglia di mettersi subito al lavoro, non era solo il Talamasca che voleva conoscere ma tutta Nouvielle e i suoi abitanti. Seguì la ragazza verso la sala da pranzo, che osservò a fondo come aveva fatto nell'entrata
    "Ecco a proposito di cucina, sala da pranzo e via discorrendo, noi, noi osservatori intendo, abbiamo degli orari da rispettare o cose del genere? Insomma c'è l'ora del pranzo e della cena e cose così?"
    Non che le avesse dato tanto fastidio nel caso ci fossero stati ma meglio saperlo prima e cominciare ad abituarsi all'idea, non voleva essere quella che faceva tardi a cena e sentirsi addosso lo sguardo degli altri, voleva fare una buona impressione, cercare di avere con gli altri osservatori un rapporto amichevole. La casa profumava di pulito, chissà quante persone ci volevano per tenere in ordine una villa così grande e quanto tempo ci mettevano.
     
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    "No, non ci sono orari precisi per i pasti." Rispondo, ammirando tra me e me la mia nuova collega. Quando sono arrivata in sede, non ho pensato di chiedere a Lia tutti questi particolari. Ho dovuto scoprire tutto pian piano, rendendomi sempre più conto di come sia simile ma nel contempo molto diversa la vita qui rispetto a quella della sede di Roma. "Ognuno mangia quando vuole o può. Questo, ovviamente, comporta che ognuno solitamente deve prepararsi da mangiare da solo, o nel mio caso ordinare qualcosa." Commento, con un sorriso rivolto a me stessa. Già... se cucinassi io sarebbe un disastro. Rifletto. Uscirebbe qualcosa di immangiabile.

    "Ma di solito mangiamo in cucina." Aggiungo. "Uscendo da questa sala, la trovi esattamente dall'altro lato del corridoio. E' anche quella una bella stanza e ha tutto il necessario per cucinare e per pranzare. E dalla cucina si raggiunge la dispensa dove si può trovare di tutto e di più. Ma se vuoi te le faccio vedere."
    In effetti, non so se una visita completa-completa della sede è attuabile in poco tempo. Non ho niente da fare, questo è vero, ma non vorrei stressarla mostrandole le zone meno 'importanti' (anche se assolutamente fondamentali) della sede. Se fossi in lei io preferirei passare il mio tempo a visitare la biblioteca, ad esempio.
     
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    Dyanne guardò verso la porta che si apriva nel corridoio dove avrebbe trovato la cucina e rifece mentalmente il percorso che dall'entrata portava alla cucina
    "Bè credo che avrò tempo di conoscere la zona giorno della villa"
    Si stupì non poco di sapere che non c'era un orario preciso per il pranzo e la cena, a sentire suo padre si era fatta un'idea precisa della vita al Tlamasca, regole rigide, disciplina. Forse era tutto diverso lì a Nouvielle, persino un'istituzione come il Talamasca si era adattata al passare del tempo, con osservatori più giovani certe regole erano state messe da parte. Comunque stupore a parte non le dispiaceva avere la sua privacy anche per quanto riguardava i pasti ed era contenta di quella piccola libertà. La sua curiosità si spostò in fretta altrove, c'era così tanto che voleva vedere, le stanze, gli studi, le sale di lettura e la biblioteca. La immaginava immensa con scaffali pieni di libri, poltrone, scrivanie, un posto dove avrebbe potuto studiare per ore e ore, leggere migliaia di testi, immergersi in mondo fantastici e conoscere miliardi di cose che nemmeno immaginava, avrebbe passato giornate intere persa tra le pagine dei libri.
    "Le stanze sono al piano di sopra?"
     
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40 replies since 3/5/2010, 19:25   432 views
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