In arrivo dall'Italia

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  1. .Aster.
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    Alexey fermò la macchina ad alcuni isolati dalla sede del Talamasca. Camminare non gli dispiaceva, e poi temeva di non trovare parcheggio. Prese la pesantissima valigia dal baule della macchina, impugnò il pastone, si mise il cappotto e si avviò verso quella che sarebbe stata la sua nuova casa. Indossava il suo solito completo gessato nero, con camicia dello stesso colore. Al collo una cravatta purpurea, e sopra la camicia un panciotto grigio scuro. Indossava anche un cappotto scuro, quasi inutile, visto che la giornata era abbastanza calda. Nella mano destra teneva il bastone con la testa d'aquila, e inoltre portava i suoi amati occhiali da sole con la lente blu. Gli occhiali alla John Lennon gli erano sempre piaciuti.

    Mein Gott, odio guidare così a lungo. Il viaggio sembrava non finire mai. Per fortuna sono arrivato, e ora non vedo l'ora di farmi una doccia bollente e mangiare un pasto caldo. Non voglio più sentir parlare di sandwich per un bel pezzo.

    Dopo alcuni minuti arrivò davanti al cancello della sede. Era aperto. Evidentemente il dottor Enrico Bianchi, suo istruttore, aveva fatto sapere che sarebbe arrivato. Dopo aver esitato un attimo entrò nella proprietà. C'era un bel giardino, molto intimo, e una tettoia per le automobili.

    A saperlo sarei venuto qui con la macchina. La recupererò dopo.

    Arrivò in pochi attimi davanti al portone d'ingresso. Era chiuso. E l'edificio era troppo grande perché sentissero qualcuno bussare. Però c'era un citofono. Benedetta modernità! Senza di lei la vita sarebbe orrenda. Suonò, attendendo che gli rispondessero.

    Spero che il dottor Enrico stia bene. Il suo cuore ultimamente faceva un pò di follie. Meglio che gli telefoni appena avrò un attimo di tempo.

    Poggiò a terra la valigia nell'attesa. Chi aveva detto che era impossibile mettere tutta la propria vita in una valigia, evidentemente, non lo conosceva. Volumi antichi, vestiti, tutto ciò che aveva era lì. Come fosse riuscito a metterci tutto però, era un mistero che neppure lui poteva svelare.

    Edited by .Aster. - 2/9/2010, 22:20
     
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  2. *.Jillian.*
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    Ciao e benvenuto :)
    Genericamente a questi topic introduttivi rispondo con Haru oppure qualche altro osservatore. Al momento non ho il tempo per prendere questa ruolata, quindi ti lascio nelle mani degli altri del gruppo.
    Se nessuno dovesse risponderti nel giro di una settimana, chiuderò la discussione e potrai considerarla come fatta. Il che comporta che a livello di gioco il tuo pg conosce il mio e i suoi colleghi, si è integrato all'interno della casa e ha una camera propria. A tal proposito ti consiglio di dare uno sguardo al topic 'che cos'è il talamasca' e alla descrizione dell'edificio dove il tuo pg si dovrà muovere per evitare incongruenze nelle giocate... Ricordati inoltre di prenotare la tua camera mandandomi un MP con le immagini scelte ridimensionate a 500 px di largezza con bordino bianco. Lo stile deve essere sobrio ed elegante come quelle che vedi gia postate, se non sei sicuro della tua scelta mandami prima i link delle immagini in modo che possa convalidartele!
     
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  3. .Aster.
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    grazie mille
     
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    Posso? XD
    Avviso soltanto che stanno per iniziare gli esami, quindi sono sommersa dallo studio e potrei rispondere un po' lentamente. ^^

    Seduta comodamente su una delle sedie della cosiddetta 'Sala da the', sto leggendo l'ennesimo libro preso dalla biblioteca della sede. E' un volume bello grosso, ma non tratta di un argomento specifico. Una lettura leggera, insomma. Infatti, sto aspettando l'arrivo di qualcuno... l'arrivo di un mio nuovo collega. Per la prima volta nella mia vita ho letto il suo curriculum. Di solito preferisco scoprire le cose pian piano, parlando con i nuovi colleghi, ma ho deciso che è meglio evitare di farsi prendere impreparata. Non che mi dispiaccia spiare nei documenti personali dei nuovi arrivati - io sono la gatta curiosa che ci rimette lo zampino - ma voglio portare rispetto ai miei colleghi, soprattutto per quanto riguarda la loro privacy. Così, nel caso di Alexey mi sono limitata a leggere il minimo indispensabile. Come, ad esempio, il fatto che ha lavorato nella sede di Roma per due anni. Ah, Roma. Penso, nostalgica, perdendo per l'ennesima volta il segno. Chissà se ci sono ancora i miei vecchi colleghi. E l'ambiente... sarà sempre lo stesso? Devo assolutamente chiedergli come si è trovato. Probabilmente io mi sarei trovata bene se avessi aspettato ancora un po' e non mi fossi trasferita. Ma mi sentivo troppo in colpa per Robert. E avevo la sensazione che tutti ce l'avessero con me per la sua morte. Chissà se era vero... probabilmente no.

    Mi riprendo da quei pensieri un po' nostalgici e un po' cupi solo grazie al suono del campanello. E' arrivato. Dev'essere lui. Mi alzo, più agitata del solito.
    Dannazione! Solo perché arriva da Roma ho quasi paura di conoscerlo. Devo piantarla. Son passati anni... devo crescere! Rifletto, arrabbiata con me stessa. Anche se, in effetti, quello che dovrei fare è accettare la morte di Roberto Catiana, l'osservatore del Talamasca che mi ha cresciuta come una figlia per qualche anno. Ma finché non riuscirò a convincermi che non è colpa mia se quel dannato vampiro l'ha dissanguato non riuscirò nemmeno a fare quello.

    Non ci impiego molto a raggiungere l'ingresso. Dopotutto, sono rimasta in zona appositamente per evitare di dover correre fino a lì... e soprattutto per evitare una corsetta per le scale. Ovviamente, non potevo sapere a che ora sarebbe arrivato, ma questo non aveva molta importanza: quest'oggi non ho niente da fare. Probabilmente, se avessi dovuto aspettare lui, sarei finita a fare compere inutili.
    Aperta la porta mi trovo di fronte un ragazzo più o meno della mia età. Quello che mi stupisce, però, è come è vestito. Il suo completo mi pare abbastanza - se non parecchio - elegante. Pensandoci bene è abbastanza ovvio. Quando si inizia un 'nuovo' lavoro, bisogna presentarsi ben vestiti. Sono solo io l'eccezione alla regola. Non mi ricordo come ero vestita quando sono arrivata a Nouvieille, ma sicuramente non ero elegante.
    "Salve!" Dico, un po' a disagio per... per il fatto che lui è così elegante e io sono vestita con dei semplici jeans e una maglietta lilla con le maniche lunghe. Beh, almeno ho su qualche gioiello. Penso assurdamente. In effetti - strano ma vero - oggi mi sono messa al polso sinistro vari braccialetti, tutti bigiotteria tranne uno: il bracciale celtico d'oro massiccio che mi ha regalato una certa vampira anni fa.
     
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  5. .Aster.
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    Ad aprire la porta venne una bella ragazza bionda dai bei occhi azzurri. Indossava un paio di jeans e una maglietta lillà. Era una donna veramente affascinante. Al braccio sinistro portava vari braccialetti, quasi tutti roba che si poteva trovare in bigiotteria, ad eccezione di un grosso bracciale d'oro massiccio di gusto celtico. Alexey si levò gli occhiali da sole azzurri e chinò leggermente il capo in segno di saluto. Si sentiva leggermente a disagio. Il suo elegante completo era l'esatto contrario del vestiario del completo casual della ragazza. Si sentiva vecchio dentro, specialmente perché lei aveva pressapoco la sua età. Mentre si levava gli occhiali con la mano destra, l'ametista sull'anello mando un luminoso bagliore violaceo.

    Salve, io sono Alexey Wolf, mi manda la sede di Roma. Voi dovete essere miss Kimberly Karoline ja?

    Nonostante gli anni passati a parlare italiano, russo e inglese il suo accento tedesco non se n'era mai andato. Aveva studiato per bene le facce e i nomi dei suoi nuovi colleghi dai fascicoli che gli erano stati gentilmente passati da Enrico. E per quello che ricordava del fascicolo di Kimberly lei era anche stata nella sede romana.

    È un grande piacere incontrati. Posso darti del tu vero? In fondo conviveremo da adesso in poi.

    Teneva la mano sinistra sul bastone dalla testa d'argento. Sorrideva intanto che metteva gli occhiali nel taschino della giacca. Si grattò il pizzetto e chiese senza smettere di sorridere:

    Allora, entriamo? Seduti davanti a una tazza di the o a un bel bicchiere di brandy potremo parlare meglio, findest du nicht?
     
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    "Sì, sono Kim. " Rispondo, con un leggero sorriso. A quanto pare anche lui ha dato un'occhiata ai fascicoli dei suoi nuovi colleghi. "Certo che puoi darmi del tu, sarebbe difficile vivere nella stessa casa dandosi del lei." Affermo, assolutamente convinta di quello che ho detto. Poi... mi sentirei un po' in imbarazzo a dare del lei a un ragazzo della mia età.

    Apro di più la porta e mi sposto in modo da lasciargli il passaggio per entrare. "Entra pure. Sei il benvenuto, ovviamente."
    Dalle sue parole, direi che è particolarmente interessato a fare un salto in cucina. A dire il vero non ho idea se abbiamo il brandy, ma ho il fondato sospetto che in dispensa ci sia. Mi basterà cercare tra i vini e i liquori.

    "La valigia puoi pure lasciarla qui nell'ingresso, per adesso. Sarebbe inutile che te la portassi in giro per l'edificio. Quando hai scelto la tua camera puoi tornare a prenderla." Anche lasciando la valigia lì non rischierebbe un furto o cose simili. Per quanto noi osservatori siamo curiosi, non andiamo certo a ficcanasare nelle borse degli altri. Almeno... io non conosco nessuno che lo faccia.

    "Vuoi bere qualcosa, giusto?" Domando, anche se è abbastanza ovvio che sia così, visto che l'ha anche detto. Dopo un lungo viaggio è normale voler sedersi e rifocillarsi. "Se mi segui ti porto in cucina. Abbiamo una dispensa ben fornita, quindi non credo che avremo problemi a trovarci quello che desideri."
    Beh... sicuramente io non berrò il brandy, ma questo non ha la minima importanza.
     
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  7. .Aster.
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    Ottimo, ti seguo allora.

    Quella ragazza era molto gentile. Lasciò le valige e il bastone all'ingresso e si avviò insieme alla ragazza. Alexey ricordava vagamente il suo volto: l'aveva intravista in biblioteca a Roma all'incirca un annetto prima. Era poi sparita dopo la morte del suo maestro, di cui aveva sentito parlare.

    I vampiri millenari non vanno stuzzicati troppo.....

    Usando un tono confidenziale, meno rigido e professionale di quello che normalmente usava, cercò di instaurare un dialogo con la ragazza.

    Io mi ricordo di te. Stavi a Roma una volta, pressapoco l'anno in cui sono arrivato io laggiù. Forse tu non ti ricordi, ma ci siamo incrociati nella biblioteca dell'organizzazione. Era circa metà inverno se non vado errato. Non ci siamo mai presentati, ma comunque non si può dire che siamo completi estranei.

    Non accennò nemmeno vagamente alla storia del maestro morto. Se c'era una cosa di cui andava fiero era il suo tatto, non avrebbe mai messo in imbarazzo la ragazza con quella vecchia storia. Non era certo un mostro. Arrivati in cucina rimase piacevolmente sorpreso. Era bella, molto moderna. Il bianco era il colore predominante. Lasciò andare avanti la sua accompagnatrice e poi entrò a sua volta.

    Molto bella, a Roma per lo più mangiavo in ristoranti, tavole calde e fast food. Enrico non mi lasciava un attimo di tempo a far nulla. Quando non mi mandava in biblioteca a studiare mi portava in giro per Roma, e, beh, non avevamo quasi mai tempo per tornare per la cena. Tu bevi qualcosa? Una tazza di the ad esempio? Anche se sono appena arrivato mi sentirei inutile a farmi servire....

    Disse poi avvicinandosi al frigorifero. La sua voglia di brandy l'avrebbe saziata più tardi. Ora era meglio qualcosa di più leggero. In un attimo trovò il bollitore e il the in polvere. Riempì d'acqua il bollitore e cominciò a scaldarlo aggiungendo poi la polvere di the. Ci sarebbero voluti alcuni minuti prima che fosse pronto, quindi andò verso una delle sedie e depositò il cappotto su di essa. Senza smettere di sorridere, per cercare di mettere a proprio agio la ragazza cercò di parlare del più e del meno.

    Allora, com'è questa città? Ci sono molti problemi oppure è tranquilla?


     
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    Devo ammettere che non mi aspettavo che lui si ricordasse di me, anche perché io... beh... io non mi ricordo di lui. Nel breve viaggio verso la cucina cerco di riportare alla memoria il tempo passato a Roma. Non è passato molto tempo, eppure riesco a ricordarmi ben poco, più che altro dettagli angoscianti. Probabilmente ho rimosso parte dei miei ricordi... oppure sono una smemorata. Rifletto. Chissà se ho fatto bene a rifiutare di andare da uno psicologo... ma cosa avrei potuto dirgli? Il vampiro creatore della mia matrigna ha ammazzato il mio maestro? Matrigna... Neris mi ammazzerebbe se sapesse che l'ho chiamata così, anche solo nei miei pensieri.
    "Temo di non ricordarmi di te, mi dispiace. Ma la sede di Roma era così... affollata. Probabilmente ho conosciuto neanche la metà degli osservatori che ci vivono." Commento, ricordandomi come era diverso vivere in una capitale.

    Arrivati in cucina, Alexey recupera subito il necessario per preparare il the.
    "Ah... grazie, ne prendo un po' volentieri." Riesco a malapena a dire, sentendomi d'un tratto io quella che è appena arrivata. Beh... questo potrebbe significare che non avrà problemi ad ambientarsi. Rifletto, leggermente divertita. "Ma non dovevi... potevo prepararlo benissimo io."
    Non sarò certo una cuoca eccezionale, ma il the mi viene bene. Non che sia molto difficile prepararlo, ovviamente.

    "Nouvieille non è piccola, ma è comunque più tranquilla di Roma." Rispondo, alla sua domanda. "Per quanto riguarda le persone comuni, ovviamente. Sembra che Nouvieille attiri come una calamita le creature sovrannaturali, ma probabilmente è così nella maggior parte delle città." Eppure ho la sensazione che ci sia qualcosa di diverso da Roma, qualcosa che attira chi non è umano. Probabilmente non è vero, ma non posso far a meno di pensare che è strano che una certa vampira di mia conoscenza si sia fermata a vivere proprio qui, dopo aver vagato per il mondo senza una meta.
    "E noi osservatori siamo quattro gatti." Aggiungo.
    In realtà, con Alexey, siamo in sei, ma la questione non cambia: ho la sensazione che la nostra sede non sarà mai affollata come quella di Roma. Ma è una sede secondaria, quindi questo è abbastanza ovvio.
     
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  9. .Aster.
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    Non mi sorprende, mi ricordo di te perché sei stata la quinta osservatrice che ho incontrato a Roma.

    Disse mentre toglieva dal gas il bollitore che aveva cominciato a fischiare. Lo appoggiò su uno dei fornelli spenti e prese due tazze bianche e immacolate.

    Non scherzare, è giusto che il novellino faccia qualcosa per gli altri! Ci vuoi qualcosa? Limone, latte zucchero?

    Disse sorridendo. In fondo era quello che il maestro gli aveva insegnato, essere sempre disponibile con gli altri, perché un giorno si potrebbe aver bisogno di loro. Annuì soddisfatto quando la ragazza parlò della città.

    Tranquilla ma non noiosa quindi, molto bene, penso che in fondo non sarà così male vivere qui, anche se a Roma ho lasciato un pezzo di cuore. Ora siamo cinque gatti alla sede, beh ci sarà tempo per rimpinguare le nostre fila, in fondo se ci fosse un estremo bisogno di noi qui la sede di Londra metterebbe a disposizione molto più personale, credo. La tranquillità in una città non mi dispiace. Roma sarà bellissima e magica, ma è vittima di un caos che quasi la priva della sua magia.

    Intanto che parlva prese dal frigorifero un bricco di latte, un mezzo limone e dalla credenza due cucchiaini e dello zucchero. Appoggiò delicatamente tutto sul tavolo.

    Ecco qua!

    Si sedette al tavolo, spremette un pò di limone, non troppo, nel te e aggiunse tre cucchiaini di zucchero. Mescolò un pò e sorseggiò il liquido di un color rosso scuro, quasi nero.

    Mmm, delizioso, non c'è che dire. Le miscele tirolesi sono eccezionali. Dunque. Io ho dato un'occhiata ai vostri fascicoli in Italia ma non si può sapere qualcosa di una persona solo da dei pezzi di carta, sarebbe come pretendere di conoscere Cesare solo perché si è letto il De Bello Gallico. Come sono gli altri? Gente simpatica?
     
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    "Mi basta solo un po' di zucchero, grazie." Rispondo, quando mi chiede cosa voglio mettere nel the. In effetti, anche il latte mi tenta un po', ma sono dell'idea che rovinerebbe il meraviglioso gusto del the. Al massimo posso bere un bicchiere di latte freddo più tardi, se mi viene voglia. Per quanto alla fine tutto si mischia, preferisco prendere le due cose separate... almeno adesso. Non è detto che domani non mischi le due bevande.

    "In realtà con te siamo in sei gatti... prima ho detto quatto perchè non volevo rovinare il detto!" Sorrido, sedendomi al tavolo assieme a lui. Noto che ha messo in tavola anche il latte, ma mi fa solo piacere: conoscendomi potrei cambiare idea dopo aver bevuto metà tazza. "Spero solo che la curiosità non ci uccida, per quanto poi resusciteremmo dalla soddisfazione." Continuo, senza sapere se sto scherzando o sono seria. Forse tutte e due le cose. Sapere che Alexey viene da Roma - per quanto non sia la sua città di origine - mi riporta alla memoria spiacevoli ricordi che ho fatto fatica a sopprimere. I danni che ho fatto con la mia curiosità lui li conosce, molto probabilmente. Son sicura che ci siano scritti nel mio 'curriculum'... e anche se non fosse dubito che non ne abbia mai sentito parlare vivendo a Roma.

    Assaggio il the. E' delizioso... ma io sono di parte, avendo una vera e propria adorazione per questa bevanda. Sono felice che qui in sede ci siano parecchi tipi di the, aromatizzati e non. Se non fosse così sarei io la prima a fare la scorta.
    Naturalmente, il the è un po' caldo, ma non scotta. Non troppo, almeno. Mi basterà aspettare qualche minuto e raggiungerà la temperatura più adatta a me.
    "Devo ammettere che non li conosco proprio benissimo." Inizio, alla domanda sui nostri colleghi. "Ma vivendo insieme a loro posso dirti con sicurezza che sono tutti delle ottime persone. Mi paiono tutti abbastanza simpatici, chi più e chi meno. Fino ad adesso non mi è capitato di litigare con uno di loro, quindi è difficile che ti troverai male. Se riescono a sopportare me e la mia impulsività possono sopportare chiunque." Finisco, scherzando un poco.
     
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9 replies since 2/9/2010, 11:49   133 views
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