Is maith an scéalaí an aimsir

Il tempo è un bravo narratore.

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    Agli occhi degli uomini, la vita passa dal buio all'oscurità. Agli occhi degli dei, la vita è una morte...

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    Sono poche le volte in cui vengo qui, in riva al mare, a guardare lo onde alla luce della luna e delle stelle. Da una parte, sedermi tra la sabbia, vicino al bagnasciuga, a guardare l'acqua che si avvicina senza toccarmi, mi tranquillizza, mi fa sentire meglio, più in pace con il mondo e con me stessa. Forse anche con il mio creatore.
    Il problema è che il mare mi fa venire in mente alcuni ricordi di quando ero mortale, felici ma comunque ricordi. E ricordare ciò che ho perso e non posso riavere è doloroso. Soprattutto quando penso che, se non fossi stata così infatuata di Arawn, avrei potuto pensare di vampirizzare le persone che mi erano care, portarle con me nell'eternità. Probabilmente, mio padre e mia madre non sarebbero stati d'accordo, ma avrebbero almeno evitato di soffrire per la perdita dell'ultima figlia che era loro rimasta. La morte dei miei fratelli... e poi la mia. Non mi stupisco che i nostri compaesani fossero convinti che noi eravamo maledetti. E il fatto che mio padre non era del luogo, ma provenisse da quella che ora è chiamata Francia, non aiutava di certo. Era il bardo ad aver attirato la disgrazia nel villaggio. Io potrei dire che invece era la sua figlia primogenita ad averlo fatto, perché se io non fossi stata - agli occhi di Arawn - così simile alla sua creatrice, non si sarebbe fermato così a lungo in zona... e molte persone non avrebbero fatto una brutta fine. Ripensandoci adesso, posso ricordare che in quel periodo Abucatos, mio padre, era piuttosto preoccupato ed agitato. Percepiva la presenza di qualche creatura pericolosa. D'altronde, lui non era certo il semplice bardo che voleva far credere: il fatto stesso che conoscesse l'alfabeto ogham e che me lo abbia insegnato dimostra che era molto di più. Un druido, probabilmente. Quello che mi domando è che cosa è successo nel suo passato: perché ha deciso di abbandonare la sua patria? Perché ha nascosto i suoi poteri? Purtroppo non lo saprò mai. Non ho approfittato di quando era in vita per fargli queste domande, ed ora è troppo tardi. Non so nemmeno dove è stato seppellito. Son passati troppi secoli da quando ero mortale. Ben duemila anni.

    Ecco, son stata presa dalla malinconia. Vedere il mare, pensare al villaggio dove sono nata - non troppo lontano ma nemmeno troppo vicino a una distesa d'acqua simile - non mi fa molto bene. Qualsiasi vampiro millenario ha perso troppo per poter guardare al passato senza soffrire per qualcosa. E io ho fatto tanti errori, troppi forse. D'altra parte, però, non sono nemmeno dispiaciuta di essere diventata quello che sono. Un'immortale creatura della notte. Mi manca il giorno, questo è ovvio, ma quasi non me lo ricordo più. La luce delle lampadine, i flim, le foto... non bastano per ricordarmelo. Sono cose diverse. Il sole e il fuoco sono per me altamente nocivi, mentre quelle diavolerie moderne sono così innocue da perdere il loro fascino, dopo qualche anno.

    E io odio il fuoco! Lo odio con tutto il cuore. Esattamente come odio i draghi.
    Eppure non riesco a odiare il sole... ridicolo.
    Se mi esponessi alla sua luce i danni sarebbero certamente superiori di quelli che ho subito per il fuoco di Lara, eppure, se penso a quella palla di luce, l'unica emozione che provo è il dispiacere. Il sole mi manca.
    Mi porto le ginocchia al petto e le stringo un poco tra le braccia. Sento la pelle sfregare contro la maglietta a maniche lunghe che porto, e questo non è per niente piacevole. E' da tanto tempo che la mia pelle non è così sensibile. Uno dei 'benefici' (se così si può dire) dell'esposizione al fuoco. Ringrazio il cielo che sono riuscita ad evitare che il drago mi colpisse direttamente.

    Tutto quello che indosso è nero. Maglietta, gonna lunga fino alle caviglie, mantella, stivali... tutto è di quel colore così cupo, ma che nel frattempo è il colore della vita. Se non fosse per i miei capelli di un rosso accesso e per la mia pelle leggermente rosata (uno dei benefici della caccia e del sangue utilizzato come... crema idratante) la mia figura seduta sulla sabbia potrebbe mimetizzarsi perfettamente con l'oscurità della notte.

    SPOILER (click to view)
    Sto aspettando la vampira Alice! *-*
     
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  2. A l i c e
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    Camminava a piedi scalzi sulla sabbia umida,tenendo con al mano sinistra le scarpetta da bambola che si era tolta appena aveva potuto.
    I sensi di un vampiro erano estremamente sviluppati,e il tatto non faceva eccezione.; adorava la sensazione della sabbia fresca a contatto con la pelle,le donava sollievo nel clima estivo un pò troppo caldo. La faceva sorridere.
    Avrebbe desiderato che il mare fosse azzurro,ma non lo era. La notte le rendeva scure come il carbone,benché illuminate dalle stelle e dalla luce bianco-argento della luna.
    Non tentò di ricordare come fosse il mare visto di giorno,era uno sforzo inutile che tendeva alla sofferenza. Avrebbe rievocato i ricordi che una giovane semplice aveva ritenuto ovvi,che una memoria infantile aveva lasciato perdere,scivolare via nell'eternità.
    L'oscurità era pressoché totale,ma non per gli occhi di un vampiro. Poteva vedere con chiarezza anche le conchiglie nascoste la leggeri granelli di sabbia, captava anche i movimenti di alcuni animaletti notturni. Non li temeva,nè provava ribrezzo per loro.
    Non potevano più nuocerle,nè toccarla veramente.

    Volse lo sguardo direttamente alla superficie sciabordante,sentendo il desiderio di avvicinarvi una fonte luminosa,di qualunque genere essa fosse. Un occhio immobile pareva fissarla dalle profondità marittime come a volerle dire che la sua ricerca era solo per l'oscurità. Il mare non era il suo,i miti e i tesori degli uomini non le appartenevano più.
    Mentre pensava tutto questo,riprese a camminare,questa volta lasciando che le onde le investissero le caviglie esili. Indossava , come sua abitudine,un semplice abitino di tessuto leggero e raffinato,corto sulle ginocchia. Era di una chiara sfumatura di lilla e nero,con una fascia appena sotto il seno a risaltarne le forme esili.
    I capelli rosso fiamma erano lasciati sciolti e liberi ai capricci del vento.
    Poi la vide.

    Un altra figura popolava quella spiaggia altrimenti deserta, Era una figura femminile,seduta direttamente sulla sabbia. Era completamente abbigliata di nero,non fosse stato per- trattenne il respiro- i capelli rossi,come i suoi.
    Si avvicinò fino ad arrivare a un metro di distanza dalla donna. Doveva avere sui 20-22 anni,almeno in età umana.
    Non le ci volle molto a capire chi,o che cosa,fosse. Quella pelle rosata agli occhi di un vampiro risaltava come una maschera,così come quegli occhi che anche al buio erano leggermente luminescenti,come quelli dei felini.
    Era come lei. Era un vampiro.
    Ebbe un attimo di esitazione,non sapeva come comportarsi,nè come avrebbe reagito quella vampira alla sua apparizione.
    Ma,per la prima volta dopo secoli,aveva di fronte la porta per uscire dal baratro della solitudine incalzante. L'aveva trovata.

    Finalmente...Vengo da così lontano..Ho viaggiato per così tanto tempo.
    Vi ho cercato per anni.

    erano le uniche parole di senso che le erano venute in mente,continuando a guardare la vampira,senza curarsi di affatto dell'abitudine umana di dissimulare lo sguardo fisso.
    Il suo cuore si stava calmando,come se quell'incontro le stesse togliendo l'affanno,la trepidazione provata durante quella ricerca.
    Come il mare toglie le cose dalla terra e le ingloba in sè.

     
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    Mi son resa conto praticamente subito di non essere più sola in spiaggia. L'ho percepita, ho sentito i suoi passi ovattati dalla sabbia, l'odore di morte che si porta dietro. Un odore terribilmente simile al mio, ma più giovane. Non è certo un'anziana o un'antica. Ma non è neppure vampira da poco.
    L'ho lasciata avvicinare, un incontro con un mio simile mi fa sempre piacere... sempre che inizia a cacciare nel mio teatro e non mi chieda il mio sangue. Queste son cose che proprio non sopporto. L'incauto 'collega' rischierebbe la morte.
    Naturalmente non ho capito che si trattava di una donna fino a quando non ha parlato. Parole particolari, che potrebbero lasciarmi un po' perplessa se non avessi provato io stessa qualcosa di simile in passato. Non si sta di certo riferendo a me in particolare, ma alla nostra razza. Dopotutto, anch'io ho passato parecchio tempo alla ricerca di miei simili... e, quando ho smesso di cercarli, ho trovato Nouvieille. Ironia del destino. Anzi... volere degli dei.

    Mi alzo, senza preoccuparmi di pulirmi i vestiti dalla sabbia. Per quanto così sarei più presentabile nei confronti dell'altra vampira, dubito che la mia lunga gonna non si sporcherebbe nuovamente in poco tempo. Poi... non ha la minima importanza.
    "Benvenuta a Nouvieille, allora." Affermo, anche se non sono proprio sicura di avere il diritto di darle il benvenuto. Il 'master' della città non sono di certo io, ma Asterios. Ma non mi pare una buona idea pensare a certe sottigliezze adesso. Più tardi, se deciderò che lei è degna della mia attenzione, allora le chiederò se l'ha già incontrato.
    Non posso fare a meno di guardare i suoi capelli rossi con vivo interesse. Son leggermente meno vivaci dei miei, ma sono comunque piuttosto simili. Abbastanza perché il mio creatore punti gli occhi su di lei, nel caso la incontrasse. Sarebbe in grado di considerarla una reincarnazione di 'Rhiannon', la sua creatrice, esattamente come è successo con me. Nel suo caso, però, avrebbe minori possibilità di modellarla al suo volere. Sì, il fascino di un antico ha sempre la meglio ma lei è già un vampiro, almeno in quello si sentirebbe derubato. Sarebbe una situazione interessante, da provare, se io non fossi troppo gelosa di Arawn. Da una parte me ne vorrei liberare e quindi mi tenta la possibilità di farmi passare per morta e buttare tra le sue braccia lei, dall'altra non riesco veramente a considerare un'idea simile. Per prima cosa, Arawn è mio. Per seconda... compatirei la poverina che andrebbe a sostituirmi. E' difficile sopportare Arawn una volta che ci si è resi conto che è completamente pazzo.

    "In questa città ci sono diversi vampiri." Aggiungo, con un leggero sorriso, rendendomi conto di aver detto un po' poco. Se fossi nella sua situazione probabilmente non mi piacerebbe se il vampiro molto cercato non si interessasse più di tanto a me. O sembrasse poco interessato, ovviamente. "Ma non siamo comunque in troppi, la situazione è vivibile. Ti auguro di trovarti bene qui."

    Il fatto è che io, in realtà, sono particolarmente interessata a lei. E non solo per il colore dei suoi capelli. essendo stata ferita dal fuoco - per quanto non gravemente - sento un'attrazione particolare nei confronti del sangue... soprattutto quello dei vampiri. Ma non per questo lo prenderei con la forza. Non mi sembrerebbe il caso.
    Non quando mi basterebbe tornare a Londra per avere sangue di antico a mia disposizione. Per quanto significherebbe sopportare il mio creatore fino alla mia completa guarigione.

    CITAZIONE
    Sensi sviluppati:
    Permette al vampiro di usare al massimo i suoi cinque sensi per fare tutto ciò che ritiene utile: seguire tracce, ascoltare dialoghi a metri e metri lontano da lui e tanto altro, sentire e percepire odori e rumori ad una certa distanza. Oltre tutto il vampiro possiede il sesto senso, ossia ciò che lo mette all'erta quando c'è aria di pericolo, minaccia, avverte la morte nelle vicinanze, le emozioni altrui così come la vita. E' per questo che riescono a sapere prima di chiunque altro se, per esempio, una donna è incinta, o se un uomo sta per morire o può essere salvato, così come avverte il passare delle stagioni in base alla vita che si manifesta nella natura.
    Antico: avverte perfettamente attorno a sè rumori, odori, parole e sensazioni nel raggio di circa 20/25 metri. Oltre i 25 metri riesce a capire se sono odori, rumori e altro che appartengono alla natura, umana e non, o sensazioni dovute al sesto senso.

     
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  4. A l i c e
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    Ella si alzò e il divario tra le loro altezze fu subito chiaro. Era una donna fatta,quando morì.
    Il suo creatore aveva atteso che la sua femminilità sbocciasse del tutto prima di scolpirla nella morte...Cosa che a lei non era stata concessa. Stranamente non provò nessuna delle sensazioni che solitamente avvertiva in situazioni simili: non c'era pena,non c'era frustrazione,né desiderio di possesso come accadeva con le donne mortali.
    Non sapeva dire se dipendesse dalla diversità di potere che intercorreva tra loro,oppure se era solo offuscato dalla strana felicità di aver trovato suoi simili.
    Anche lei sembrava aver notato i loro capelli così simili,anche se nel complesso avevano forme molto diverse pur restando entrambe esili.
    le diede il benvenuto,ma non sembrava abituata ad utilizzare certi convenevoli. Questo le fece capire che con tutta probabilità non era il vampiro più antico presente il città,o comunque non era colui che poteva considerarsi una sorta di 'capo' come lo era stato per lei Christine.

    CITAZIONE
    "In questa città ci sono diversi vampiri."

    A quella frase sussultò appena. Diversi,cioè quanti? Aveva conosciuto solo un tipo di coesistenza,tra tre esponenti della razza,e già così era una convivenza difficile. Forse anche troppo difficile.
    E quella donna era da sola,non sentiva la presenza di nessun'altro vampiro lì attorno...

    CITAZIONE
    "Ma non siamo comunque in troppi, la situazione è vivibile. Ti auguro di trovarti bene qui."

    Trovarsi 'bene'...A quelle parole rimase in silenzio,spostando lo sguardo al mare. Avrebbe voluto sedersi,ma una sorta di rispetto incondizionato le imponeva di non farlo,almeno non prima che l'antica si risiedesse a sua volta.
    Prese dunque a parlare,rivolta ora verso l'antica donna.

    Il mio nome è Alice...Almeno,il mio nome attuale.
    Si presentò,senza notare di molto la sabbia attaccata alla gonna. Non erano quei particolari ad interessare le valutazioni di un vampiro.
    Così come non contava il sesso dell'interlocutore. Loro erano anime,e la cosa che davvero importava era sapere se l'anima di fronte fosse compatibile con la propria. Niente di più.

    Devo ancora ambientarmi,al momento sto in un piccolo ostello fuori città,anche se ovviamente riposo da un altra parte.
    Voi vivete in un unica congrega?

    Domandò infine. Voleva capire quali usi avessero i vampiri di quella zona,benchè la sua principale domanda fosse un altra.
    Chi era il vero capo,in quella città? Era stato lui a crearli?
    E quella donna,come era diventata vampiro?
    Tutte domande a cui avrebbe voluto dannatamente trovare risposta,ma che non osava pronunciare.
    Non sapeva quanto fosse disposta a dire di sè,nè cosa la facesse infuriare. Continuò a guardarla con un aria di educata curiosità.
    Era incredibilmente bella,i millenni trascorsi nell'immortalità avevano reso la sua pelle abbagliante,seppur nascosta dal sangue,i suoi occhi erano simili a pietre preziose,sfavillanti....Ed emanava un potere tipico del sangue più potente.
    Stranamente,sentiva di non desiderarlo.
    Lei beveva dai mortali e da coloro che amava. Era il gesto più intimo che un vampiro potesse compiere.
    Rimasero così,in silenzio.
    Così simili,così diverse,intente ad osservare l'eterno movimento che era il mare.
     
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    "Io sono Neris." Rispondo semplicemente, anch'io utilizzando il nome con cui mi faccio chiamare in questa epoca. Un nome che preferisco a Salicogenna o Rhiannon. Salicogenna - il mio vero nome, esotico anche nell'antico Galles visto che è un nome gallico - si porta dietro troppi ricordi, troppe cose e persone che ho perduto. Per il nome Rhiannon, invece, provo dei sentimenti contrastanti: da una parte venerazione e rispetto nei confronti della dea che lo porta, conosciuta meglio come Epona; d'altra parte è il nome con cui mi chiama il mio creatore, è il nome che usava la sua creatrice... è il nome che mi son fatta dare per molti secoli, nel periodo in cui mi credevo una dea e mi comportavo come tale. Neris è molto meglio, per quanto anch'esso si porti dietro ricordi e... risulti comunque collegato col mondo delle divinità. Ma ora io porto questo nome in onore del dio Nérios, divinità personificatrice di una sorgente gallica, non perché io mi considero quel dio. Ed è anche un modo per rispettare il volere di mio padre, che aveva scelto per me un nome di origine gallica.
    Per non parlare del fatto che è l'unico nome tra quelli che ho proposto che la mai Kim - anche se a malincuore - ha considerato accettabile per l'epoca moderna.

    "Non esattamente." Rispondo, alla sua domanda sulla congrega. "Non mi pare che esista una vera e propria congrega in questa città, ma non posso neppure esserne certa visto che ho una natura abbastanza solitaria." In realtà, il fatto è che io non amo aver rapporti continuati con i miei simili. Conoscerli, vederli di tanto in tanto, chiacchierare qualche volta con loro, mi fa piacere; ma vivere in una congrega non lo sopporterei. Mi basta già il tempo che ho passato con Arawn e i suoi... i nostri seguaci. "Ma c'è Asterios che può essere considerato il capo della città." Continuo, decidendo di parlarne subito, cogliendo l'occasione offertami dalla sua domanda. "Non gli ho mai chiesto se la considera sua, ma essendo il vampiro più antico della città è giusto che il ruolo di comando vada a lui."
    Tralascio il particolare che è più vecchio di me di cento, al massimo duecento anni. Non ha la minima importanza. Quando sono arrivata a Nouvieille sono entrata nel suo territorio, e ho accettato di sottomettermi, anche se non l'ho mostrato in qualche maniera particolare, se non nel rispetto che provo verso di lui. Nessun inchino, nessun giuramento: solo la volontà di non dare problemi, di non contrastare la sua autorità. Se mi chiamasse andrei da lui, cosa che non so se farei nei confronti del mio creatore.

    Torno a sedermi sulla sabbia, lo sguardo nuovamente rivolto verso le onde del mare. Dopotutto, mi piace stare qui, su questa spiaggia. Mi ricorda, tra le altre cose, la sera del matrimonio di Arien, fatto di sera proprio per permettere ai vampiri di sua conoscenza di parteciparvi. Arien... il primo angelo che io abbia mai incontrato, una donna che mi ha aiutato a ritrovare qualcosa che credevo ormai di aver perso per sempre: la mia fede.
    "Siediti pure. Se vuoi, ovviamente." Affermo, rivolta ad Alice, quasi per rassicurarla che la mia azione non era un congedo nei suoi confronti. Avevo semplicemente voglia di tornare a contatto con i granelli di sabbia, contatto che sembra interessare anche a lei visto i suoi piedi scalzi.
     
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  6. A l i c e
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    Si presentò con chiarezza,senza convenevoli,come piaceva a lei.
    Non aveva mai amato i nomi troppo lunghi,i modi eccessivamente nobiliari. Era si,nata in una famiglia nobile, aveva ricevuto l'educazione ai modi consoni nell'alta società,ma era sempre rimasta interiormente fedele a se' stessa; aveva sempre creduto fermamente nell'inutilità delle classi sociali,anche se non disprezzava le sue origini.
    Il nome della donna vampiro le piacque molto,era corto e diretto,con un vago accenno all'antico,greco per la precisione.
    Aveva vissuto qualche anno in Grecia,abbastanza per amarne la cultura e il modo di vivere. Non per ultimi,anche i nomi dalla pronuncia così musicale..

    CITAZIONE
    "Non esattamente."

    Rispose alla sua domanda,risvegliandola dalle sue considerazioni,dai dolorosi ricordi di un tempo ormai passato. Di volti ormai scomparsi.
    CITAZIONE
    "Non mi pare che esista una vera e propria congrega in questa città, ma non posso neppure esserne certa visto che ho una natura abbastanza solitaria."

    Annuì debolmente.
    Era proprio come aveva sospettato; Neris era una di quei vampiri solitari,una di coloro che avevano vissuto troppe ere,viste troppe guerre,amato e odiato così tante volte da rifuggire ormai istintivamente i contatti affettivi con membri della propria razza.
    Alice,coi suoi seicento e più anni,poteva a malapena immaginare i dolori patiti da chi ne aveva passati ormai più di mille su quella stessa terra...
    Il volto scolpito nel marmo della donna non tradiva ovviamente alcuna emozione particolare nel rilevare quelle informazioni e la sua mente era chiusa ad Alice. Non poteva nemmeno immaginare quanto avesse sofferto,quanto avesse riso,nell'eternità della sua esistenza.

    CITAZIONE
    "Ma c'è Asterios che può essere considerato il capo della città."

    Altro nome decisamente non comune.
    Come pensava,lo sguardo di un vampiro ancora più antico si ergeva sulla città,a prima vista così pacifica e tranquilla nella sua modernità. Chissà quanti segreti conoscevano,quante storie avrebbero potuto narrare se ben sollecitati..

    CITAZIONE
    "Non gli ho mai chiesto se la considera sua, ma essendo il vampiro più antico della città è giusto che il ruolo di comando vada a lui."

    La sua voce non tradiva paura nei confronti dell'antico,semmai ne palesava il rispetto che lei gli portava.
    Mentre annuiva,interrogandosi su che genere di persona potesse mai essere Asterios, si ritrovò nuovamente a guardare la sua compagna.
    Si stava sedendo,in una serie di semplici gesti tanto fluidi da farle sembrare i propri solo una goffa imitazione di quelli umani.

    Asterios,Neris...non erano certo nomi 'comuni',ma trovandosi in quell'era moderna governata da internet,era così facile per i mortali abituarsi a nominativi a loro non connazionali.
    Chissà quanto tempo avevano dovuto impiegare,prima di scegliere il loro ultimo nome immortale.
    Lei dal canto suo non poteva dire molto. Era stata Elisa,Elisabeth...Una volta divenuta figlia della notte,divenne per diversi anni Livia (un nome latino antico datole da Christine.La sua matriarca aveva origini antecedenti al cristianesimo.),a Vienna fu nota col nome Agniezska.
    Il nome 'Alice' l'aveva adottato solo dopo la cacciata di Michelangelo,all'inizio della sua 'nuova era' come amava definirla.
    Un nome trovato in un manoscritto inglese ,piuttosto inquietante visti i temi trattati, così corto e semplice da essere per lei quasi irresistibile.

    Intanto Neris si era lasciata ricadere sulla sabbia fresca. Notò solo allora la sua pelle resa più scura non solo dal sangue...Ma dal fuoco.

    CITAZIONE
    "Siediti pure. Se vuoi, ovviamente."

    Quell'invito la colse di sorpresa. Aveva preso quel suo gesto come un invito a lasciarla nella solitudine che aveva scelto. Sorrise appena,lasciandosi cadere sulla sabbia fresca,distendendovi le gambe nude da sotto le ginocchia fino ai piedi.
    Era di sollievo,in quelle notti tanto afose...Non che loro sentissero davvero le variazioni di temperatura.

    ...Posso domandarti come sei diventata quello che sei ora?
    Domandò infine. Aveva interpretato il comportamento ospitale di neris come un invito a condividere le proprie conoscenze.
    C'era amore tra te e colui che ti ha fatto?
    Domandò ancora,mentre ne studiava le reazioni attraverso il nero velo della notte,un oscurità placata di tanto in tanto da freddi raggi di una luna ormai calante
     
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    Non sono sicura di essere felice della domanda di Alice. Da una parte, sento quelle informazioni come personali, private. Dall'altra, qualche volta mi viene voglia di parlarne con qualcuno, sfogarmi. E' per questo motivo che, anni fa, mi sono aperta con Kimberly. E' per questo motivo che il Talamasca sa così tanto di me. Cosa che non riesco ad accettare. Per quanto io ami Kim, la desideri come figlia di sangue, non credo che riuscirò mai a perdonarle di aver spifferato tutti i miei segreti a quell'associazione... di cui, per di più, fa parte. Ma anch'io o la mia dose di colpa: sono io ad averla avvicinata al signor Catiana, un osservatore del Talamasca.

    "Amore? Sì, c'era. E probabilmente c'è anche adesso." Ammetto, esternando il problema focale della mia vita: io amo o odio il mio creatore? Bianco o Nero? Grigio, temo. "Ma non sono sicura che lui mi ami veramente, per quello che sono. Temo che il suo interesse sia legato ai miei capelli rossi. Il colore di quelli della sua creatrice." Sorrido, un po' amaramente. Questa è una cosa che non sopporto, ancor più di tutte le bugie che mi ha raccontato durante i secoli che ho passato con lui. Perché tutto quello che mi ha detto è stato in buona fede: lui è convinto di essere un dio. Sospetto che sia stata la sua creatrice a plagiarlo, a convincerlo di questo. In un certo senso lui è una vittima. Ma nell'altro lo sono io. Per quanto io non sia dispiaciuta di questa vita immortale e 'dannata', non posso accettare di essere presa in giro, di sapere che - se mi succedesse qualcosa - il mio creatore sarebbe in grado di cercarsi un'altra ragazza dai capelli rossi con cui sostituirmi. La convincerebbe di essere una reincarnazione della sua creatrice e convincerebbe se stesso che è così. Inaccettabile.

    "Non so esattamente perché mi ha reso quello che sono, perché mi ha dato il dono tenebroso." Continuo. "Può darsi che sia per la mia somiglianza con la sua creatrice, o per altri motivi. Può darsi che si sia innamorato di me. In ogni caso, mi ha portato via dalla mia famiglia, dal mio paese, dal Galles. E' stata una buona cosa, in un certo senso, ma è sempre difficile guardare al passato, pensare a chi si ha perduto, ai misteri che non si è riusciti a svelare. Ci sono molte domande che sono rimaste senza risposta."
    Sospiro, come una comune umana. Negli ultimi tempi ho preso molte caratteristiche degli umani che amo imitare. Abitudini che ho perso nel passare dei secoli e che ho recuperato in pochi anni. Nouvieille. Penso. Perché sei una città così particolare? Cosa c'è di diverso in te?

    "Tra me e il mio creatore non scorre buon sangue." Concludo. "Ma neppure ci odiamo, E' una situazione complessa. Non so come c'è tra te e il tuo creatore, ma spero che lui sia... più sano di mente di Arawn."
     
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  8. A l i c e
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    A dire il vero non si aspettava una risposta.
    Aveva formulato quelle domande per via della sua indole a dire,prima o dopo,la verità.Dopotutto recitava di continuo,bastava anche solo soffermarsi al suo mero involucro esteriore.
    Una ragazzina.Una piccola,esile,inerme ragazzina.
    Quegli occhi mentivano,aiutati con tanta facilità dalle luci al neon e dall'ego dei mortali che così docilmente si piegano all'illusione,a una falsa promessa d'amore.
    Ma ai suoi simili preferiva non mentire. Non aveva risparmiato una sola goccia del suo odio a Michelangelo,vomitandogli addosso ogni giorni parole che sapevano di disprezzo.
    Allo stesso modo aveva amato incondizionatamente Christine. E sempre allo stesso modo ora si apriva a Neris.
    Cosa ne avrebbe ricavato non poteva saperlo. Amava il rischio quasi più del sangue stesso.

    CITAZIONE
    "Amore? Sì, c'era. E probabilmente c'è anche adesso."
    "Ma non sono sicura che lui mi ami veramente, per quello che sono. Temo che il suo interesse sia legato ai miei capelli rossi. Il colore di quelli della sua creatrice."

    La guardò senza sapere cosa pensare.
    Era certo possibile che in principio fosse stato così. Del resto Michelangelo l'aveva scelta per un motivo analogo,anche se nel suo caso a colpirlo non era stata la fisicità di Alice,ma la sua voce.
    Voleva dire qualcosa,ma Neris continuò.

    CITAZIONE
    "Non so esattamente perché mi ha reso quello che sono, perché mi ha dato il dono tenebroso.
    Può darsi che sia per la mia somiglianza con la sua creatrice, o per altri motivi. Può darsi che si sia innamorato di me. In ogni caso, mi ha portato via dalla mia famiglia, dal mio paese, dal Galles. E' stata una buona cosa, in un certo senso, ma è sempre difficile guardare al passato, pensare a chi si ha perduto, ai misteri che non si è riusciti a svelare. Ci sono molte domande che sono rimaste senza risposta."

    La sentì sospirare.
    Non se ne stupì più del dovuto,era un meccanismo automatico,quello di mantenere almeno qualche piccola abitudine umana. Il fingere di respirare,per esempio. Lo sbattere delle ciglia.
    I falsi brividi di freddo o caldo a contatto con le acque naturali. erano così bravi a mentire che il mondo era costantemente il loro palcoscenico.

    CITAZIONE
    "Tra me e il mio creatore non scorre buon sangue.
    Ma neppure ci odiamo, E' una situazione complessa. Non so come c'è tra te e il tuo creatore, ma spero che lui sia... più sano di mente di Arawn."

    A quella sua ultima affermazione le sfuggì un sorriso malinconico.Lo sguardo abbandonò il volto bianco e i capelli rossi di Neris,concentrandosi nuovamente sul rumore delle onde nere di fronte.
    Non credo che il tuo creatore ti odi. E nemmeno credo che non ti abbia mai amata sul serio.
    E' normale venire 'scelte' per criteri precisi....Forse anche io arriverei a scegliere un umano per una qualche caratteristica che amo,qualche suo gesto ripetuto che rievoca in me ricordi felici.
    Ma sai...mantenere questo amore anche dopo la creazione alla notte...Non è cosa da tutti.
    Doveva amarti molto.

    Prese una pausa,come per accertarsi che le sue parole fossero chiare alla vampira,o almeno di studiare la reazione che avevano scatenato in lei. Non sembrava che volesse interromperla,così proseguì.
    Quando mi scelse,il mio creatore si basò unicamente sul fatto che la mia voce l'aveva stregato. Era dello stesso timbro della sua creatrice,una figlia dei millenni che venerava.
    Ma una volta che divenni sua figlia,quando capii io stessa cosa mi aveva fatto,lo odiai dell'odio più profondo che una mente come la nostra possa percepire.
    E lui....Lui odiò me altrettanto disperatamente.

    Altra pausa,un altro respiro.
    Il suo sguardo tornò in quello di Neris,sorridente.

    Posso dire che l'unica cosa che io e Michelangelo abbiamo mai potuto condividere è stata l'odio.
    Mi fu donata una percezione superiore,una vita eterna e questa bramosia di sangue...tutto perchè lui aveva avuto voglia di sperimentare quella oscura magia su qualcuno. Riesci a capirlo?
    Avere legame di sangue con un essere del genere,un cieco drogato del sangue millenario della sua creatrice...

    Scosse la testa,ridendo.
    Era una risata incredibilmente graziosa,così innocente. Così falsa.
    Rideva sempre,quando era all'ice della tristezza. Non le erano mai state concesse lacrime da quando era rinata a quella vita,nè di sangue nè di altro tipo. Non sentiva dolore.
    Non c'era niente più,niente più di umano.
     
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    Le parole di Alice un po' mi stupiscono. Ormai avevo rinunciato a sperare che qualcuno potesse riuscire a... consolarmi, a riaprire la mia mente, il mio cuore, alla speranza. Arawn mi ama veramente? Ama me, solo me? O mi ama perché somiglio alla sua creatrice? Probabilmente tutte e due le cose. E temo che ci vorrà ancora tempo perché io capisca cosa prova il mio cuore. Non riesco a capire pienamente la situazione, non riesco ad accettarla veramente. Il mio creatore ha la brutta abitudine a considerarsi un dio e pretendere che gli altri lo venerino. E venerino anche me, come sua consorte. Come faccio ad accettare tutto questo? No, non posso. Quindi non posso nemmeno accettare il suo amore... il mio amore. Non così com'è adesso.

    Ma, in un certo senso, sono più fortunata di Alice. Lei non è stata amata, non è nemmeno adesso amata dal suo creatore. Essere trasformata in un vampiro solo perché il proprio creatore aveva voglia di provare quel suo potere su qualcuno. Disgustoso. Mi dispiace per lei, e mi dispiace anche per Michelangelo, che - dalle parole della sua figlia di sangue - si è dimostrato ancor più cieco ed arrogante di Arawn. Così cieco da non rendersi conto di quello che ha perduto. Dell'amicizia, dell'amore, che avrebbe potuto provare per la sua creatura.

    "Mi dispiace." Affermo, sincera. "E' terribile quando tra un vampiro e il suo creatore c'è solo odio." Non ho fatto caso alla sua risata, son sicura che nel suo cuore non sta ridendo, tutt'altro... Quello dev'essere un sistema per difendersi dai brutti ricordi, dal dolore di non essere accettata nemmeno dal proprio creatore. "Lui è innamorato della sua creatrice?" Chiedo, anche se so che è molto probabile che sia così: come si può resistere a una figlia dei millenni? Per di più è anche la vampira che l'ha creato. Ci dev'essere un legame forte tra loro, ma non ho idea se si tratti soltanto di venerazione o anche di amore. Come non ho idea se è proprio la presenza di questa vampira ad aver rovinato i rapporti tra Alice e Michelangelo. Dopo tutto, se lei non ci fosse stata, molto probabilmente tutta l'attenzione di lui sarebbe stata rivolta alla sua creatura.
    In realtà, vorrei domandare qualcosa su quella donna, quella vampira millenaria. Voglio sempre sapere qualcosa su coloro che hanno vissuto quanto me, se non di più. Ma non mi sembra il caso di fare certe domande adesso, senza rispettare la sensibilità della mia interlocutrice. Ora stiamo parlando del suo creatore... non della creatrice di lui.
     
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  10. A l i c e
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    Aveva sempre pensato che i figli dei millenni fossero tra le creature più forti e sagge che potesse incontrare. Ora,con Neris,stava prendendo atto di un altro lato della loro esistenza che Christine aveva sempre abilmente nascosto; l'immensa sofferenza,la malinconia incessante,la quasi totale incomprensione dei sentimenti...o forse più che altro timore,timore di perdere ancora una volta le persone amate.
    Era davvero la loro maledizione vera e propria,la solitudine.
    Perdevano i mortali amati,perdevano i loro compagnia,sia creatori che figli.

    CITAZIONE
    "Mi dispiace.E' terribile quando tra un vampiro e il suo creatore c'è solo odio."

    Lei di risposta non disse nulla.
    Che non fosse stato piacevole vivere con Michelangelo non c'erano dubbi,ma forse era anche peggio lo strano senso di colpa che l'aveva attanagliata per tutta la vita.
    Prima sua sorella,poi la salute di sua madre guastata dalla gravidanza,infine il rapporto di Christine e Michelangelo. Era come se la sua intera esistenza avesse avuto come solo scopo quello di arrecare sofferenza.
    Eppure non riusciva lo stesso a smettere di cercare contatto umano.

    CITAZIONE
    "Lui è innamorato della sua creatrice?"

    Sorrise,passandosi lentamente una mano tra i sottili boccoli fiammeggianti.
    Chi non lo sarebbe...
    mormorò,quasi parlasse a sé stessa. Spostò lo sguardo dal mare,portandolo con lentezza al cielo luminoso. Le sembrò,per appena un secondo,di scorgere il viso di lei.I lunghi capelli luminosi, i meravigliosi occhi di ghiaccio...
    Christine per lui era tutto. La promessa di una vita eterna,della forza inimmaginabile che solo un antico può offrire. Ed era bella...Bellissima.
    Michelangelo non l'amava soltanto,aveva per lei una vera e propria devozione.
    Si amavano,si. Era ovvio a chiunque che lui era più devoto che innamorato,ma anche lei manifestava nei suoi confronti tutto l'affetto di un'amante,una compagna di vita.
    Il mio vero errore fu quello di amare Christine,ed essere amata a mia volta....Lui non sopportava l'idea di perderla.

    Raccontò tutto con una voce apatica,totalmente assente. Anche il suo sguardo non sembrava volersi spostare dal cielo stellato.
    Deneb.Altair e Vega brillavano sopra le loro teste,descrivendo il famoso 'triangolo estivo'.
    Christine amava fare analogie tra la loro piccola congrega e quel gruppo di stelle,così vicine in apparenza,così simili, anche se in realtà erano distanti anni luce le une dalle altre.

    Forse la mia esistenza è stata sbagliata fin dall'inizio. Forse sono stata trasformata in questa forma così inetta perchè non lo dimenticassi mai. Forse..
    Si interruppe,stava parlando troppo. Non c'era nessun motivo per cui Neris potesse essere messa a conoscenza di cose simili.
    Strinse i pugni,stringendo le gambe al proprio petto,senza abbandonare mai il cielo.
     
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    Già... chi non lo sarebbe? Non posso fare a meno di pensare, considerando il rapporto - per quanto burrascoso - che c’è tra me e il mio creatore. Non è certo quello che c’è tra un padre e una figlia, è qualcosa di molto più profondo, così profondo da risultare impossibile spezzarlo, per quanto uno ci si impegni. A lui devo la mia vita immortale. Se sono diventata quella che sono adesso, lo devo solo ad Arawn, che mi ha modellato su... su immagine della sua creatrice? Non lo so, e a questo punto non mi interessa granché.
    Ma c’è un’altra cosa che devo considerare, e sono le parole di Alice. E’ possibile che la creatrice del proprio creatore possa avere su un vampiro un fascino ancor maggiore di quello del proprio creatore? Sì, è molto probabile, soprattutto se si tratta di un’antica. Quindi Alice potrebbe essersi anche innamorata di lei. Un amore magari non fisico, ma comunque esistente. Dopotutto, in questo senso anch’io mi sono innamorata di Kim. E infatti, poco dopo lei pronuncia le parole che confermano la mia ipotesi: Alice ha amato Christine, ed è stata amata in risposta. Cosa che Michelangelo deve aver considerato un affronto. Probabilmente anch’io caccerei una rivale in amore... anzi, l’ho già fatto: nel periodo che ho passato a Londra con il mio creatore, mi sono molto impegnata ad allontanare le sue adoratrici umane. Esattamente come ha fatto Michelangelo con Alice. Che io sia un mostro?

    Le parole di Alice sul rapporto tra Michelangelo e Christine mi ricordano quello che c’era - e c’è - tra me e Arawn. Anche se quando mi ha creato era un vampiro giovane, non cambia il fatto che lui, per me, era qualcosa di... non umano. Era un demone, un dio. Forte, potente, splendido... e innamorato di me. Come fa una semplice umana, devota agli dei come chiunque altro, a meritarsi l’amore di un dio? Era questo quello che pensavo... quando riuscivo a pensare, ovviamente. Arawn deve avere usato parecchio fascino su di me, prima di vampirizzarmi. Ma chi può dargli torto? Non ce l’ho con lui per questo. E perché dovrei? Mi ha dato la felicità, l’immortalità. E il dolore, ma quello c’è sempre nella vita.

    Mi rendo conto di essermi persa tra i miei pensieri un po’ troppo. Ma con due millenni di vita, è normale per me perdermi a pensare, a ricordare... e a rendermi conto che alla fin fine sono ancora una bambina. Ma questo l’ho capito solo nell’ultimo periodo.
    “La nostra non è una forma inetta.” Affermo, uscendo dalla mia apatia. “Alle volte può sembrarlo, visto quello che siamo costrette a fare per sopravvivere, ma ... per quanto ci possa sembrare strano, noi siamo parte della natura, del ciclo della vita e della morte. Siamo una creazione degli dei.”
    In realtà non ho completato la frase. Avrei voluto aggiungere ‘come la morte, come le malattie, come le disgrazie’, ma mi è sembrato sbagliato, soprattutto di fronte a una vampira che vede la sua natura come maledetta. Esattamente come la vedo io a volte, in effetti. Ma so che le parole sbagliate possono far prendere decisioni drastiche e quindi è meglio che non esprimo in parole tutti i miei pensieri. Quante volte sono stata vicina al suicidio! Per fortuna, non ho mai avuto il coraggio di mostrarmi alla luce del sole e ho preferito dormire per secoli nelle profondità della terra. Perché ora ho trovato la felicità: magari è passeggera, ma c’è.
     
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  12. A l i c e
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    Rimase in silenzio,totalmente assorbita dal rumore delle onde. Non sapeva dire cosa la spingesse a rivelare tutte quelle informazioni,ma non le dispiaceva poi troppo,in effetti.
    Neri le piaceva,non solo per la sua somiglianza con Christine.
    Non che si somigliassero in senso fisico. Erano molto diverse l'una dall'altra,anche per gli atteggiamenti che adottavano: la sua adorata mai si sarebbe seduta su quella sabbia fresca senza badare a possibili rimasugli di essa sui vestiti. Non era mia stata una donna vanitosa,ma detestava adottare atteggiamenti troppo infantili.
    Era la sola caratteristica di alice a non andarle a genio;tornarono alla sua memoria le innumerevoli volte in cui l'aveva rimproverata di non curarsi a dovere,pregandola poi di farsi pettinare i capelli come si conveniva a una ragazza del suo lignaggio.
    Insolitamente puntigliosa su certe questioni,la faceva ridere spesso.
    Tornò a fissare Neris,non le assomigliava affatto,e allora cos'era a spingerla a provare quasi...affetto? Non poteva dirlo,non ancora.
    Probabilmente era sotto l'influsso del fascino degli antichi,ancora una volta.

    La risposta della antica non si fece attendere a lungo.

    CITAZIONE
    “La nostra non è una forma inetta.”

    una pausa,ma non osò parlare,interromperla.
    CITAZIONE
    “Alle volte può sembrarlo, visto quello che siamo costrette a fare per sopravvivere, ma ... per quanto ci possa sembrare strano, noi siamo parte della natura, del ciclo della vita e della morte. Siamo una creazione degli dei.”

    Era rimasta a guardarla parlare,e i pensieri che le erano passati per la testa durante l'inizio del loro dialogo si ripresentarono. I vampiri non invecchiavano,e lei si domandava quanto il suo viso e le sue maniere di oggi potessero essere state diverse da un millennio prima;il suo viso,seppur non segnato dalle lezioni del tempo,non era sicuramente una maschera.
    Era espressivo,quanto la sua voce,anche se non sapeva spiegarsene il motivo.
    Alice si limitava ad ascoltarla.
    Pareva riflettere su tutto quello che Neris diceva,non si impossessava di ogni sua pausa,pretendendo di aver capito i suoi pensieri prima che avesse finito di esporli e nemmeno ribatteva seguendo un qualche impulso immediato,irresistibile.

    Dopo un lungo intervallo fatto di pensieri e falsi respiri,Alice parlò.

    So che tu,in confronto a me sei una Maestra. Ti rispetto.
    Ma io non sono mai stata capace di questo distacco,so cos'è ma non lo possiedo. Dubito che lo possiederò mai,me ne sono fatta una ragione.

    Ripiombò il silenzio. Anche Neris sembrava ascoltarla col medesimo interesse,lo stesso educato interesse spinto da una sete di sapere e conoscere che era propria della natura di vampiro.
    Oh,ma ti prego di non fraintendermi. A me piace uccidere. Non provo rimorso perchè mi serve per continuare a vivere.
    Cibandomi del sangue di coloro che cercano la morte,di coloro che hanno compiuto azioni degne dell'inferno,posso continuare a vivere senza rimpianti.
    Ma resto...resterò per sempre un'assassina.
    Io sono malvagia come qualunque altro vampiro. Ho ucciso milioni di volte e so che lo rifarò. Ma non riesco a credere che possa esistere un Dio in grado di tollerare tutto questo.Di aver creato un 'male' simile.

    Scosse piano la testa,ondeggiando appena i lunghi capelli che sfioravano la sabbia. Non sapeva di pensare quelle cose,le diceva come le venivano in mente.
    In quel momento sentì una sensazione rarissima,di sollievo dalla solitudine. Guardò Neris,i suoi grandi occhi luminosi,il suo viso liscio. Le parve di osservare un quadro magnificamente dipinto.

    Dio uccide indiscriminatamente,con piogge e uragani,terremoti e eruzioni vulcaniche: la loro lava sommerge assassini e poeti,senza fare distinzione. E' talmente sbagliato che i nostri peccati riducono a meri sfizi di gola,niente più.
    Concluse quello strano tema teologico,senza ricevere una sola volta qualche accenno di rimprovero dalla sua interlocutrice. Si guardò le mani,sorrise.
    Con 'inetto' non volevo classificare tutta la nostra specie e l'esistenza che conduciamo. E' il modo in cui lo sono io ad essere inetto.
    Queste dimensioni,questa forma...Lo specchio, con il sorriso crudele, riflette questo mio viso senza età.
    Come se volesse rinfacciare “L’infanzia non è qualcosa che ti puoi lasciare dietro.”.
     
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    A quanto pare ho male interpretato le sue parole, cosa abbastanza normale visto che non sto leggendo i suoi pensieri. Dopotutto, rispetto i membri della mia razza, almeno i meno... esuberanti. In ogni caso, la mia interpretazione delle sue parole anche se non ha colto il segno, ci è andata molto vicino. Ha qualche problema ad accettare la sua vita immortale, come tutti i vampiri, temo. Non ho ancora incontrato un vampiro che sia in grado di giurarmi solennemente su quello che per lui è più caro che non ha mai avuto ripensamenti sulla sua vampirizzazione. Per un motivo o per un altro, tutti noi finiamo per tormentarci, per chiederci se la nostra vita avrebbe potuto prendere un'altra direzione, che cosa sarebbe successo se non avessimo creato il nostro creatore. Solitamente sono solo dei momenti e poi ci si riprende, ma in certi casi si decide di farla finita.

    Non sono sicura che sentirmi chiamare maestra mi faccia piacere. Il fatto è che non mi sento per niente una maestra. Ho passato secoli a comportarmi come una dea, son fuggita con la coda tra le gambe di fronte a un drago... no, anch'io sono solo un'allieva. Un'allieva del tempo e degli dei.
    Mi rendo conto anche che tra noi potrebbe esserci qualche problema per quanto riguarda l'entità sovrannaturale che ci ha creato e che permette che nel mondo esistano creature come noi. Non mi fa proprio piacere sentire che parla di un Dio con la d minuscola, ma d'altra parte posso considerarmi in questo senso una vampira 'moderna'. Un solo dio o più dei che differenza fa? Quello che cambia è solo il nome e la quantità. Per il resto, sono sempre loro.
    "Capisco." Affermo, comprendendo il problema. Un piccolo particolare a cui fino ad un attimo fa non davo peso. L'età che dimostra, l'età in cui la sua vita è stata troncata. "Il tuo creatore avrebbe dovuto aspettare a darti il dono tenebroso. Ma, per quanto io non lo approvi, posso capire perché l'ha fatto." Naturalmente, per me è impossibile capire pienamente Michelangelo senza incontrarlo e violare i suoi pensieri, ma sono poche le cose che - a mio parere - porterebbero un vampiro ad agire così precipitosamente: una malattia o una ferita che sta uccidendo il mortale desiderato, o la paura che bastino pochi anni perché la sua bellezza sfiorisca. E dubito che Michelangelo non si sia interessato di cercare una bella ragazza su cui provare il suo potere. "La bellezza è qualcosa di effimero tra i mortali. E questo è qualcosa che noi immortali non riusciamo ad accettare. La tentazione è di cogliere il fiore prima che sia sbocciato completamente, in modo da non rischiare che appassisca troppo velocemente."

    Non posso dire che il ragionamento di Alice sugli dei e il male esistente sulla Terra non sia corretto. E' corretto, tremendamente corretto. Ma senza il male che valore avrebbe il bene? Senza la morte che valore avrebbe la vita?
    "Non ti conosco abbastanza per dire se la tua vita, la tua esistenza, è qualcosa di inetto. Posso solo dire che il giudice più severo siamo noi stessi."
     
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  14. A l i c e
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    E' bello che tu cerchi di rassicurarmi.
    Commentò all'improvviso,spezzando per l'ennesima volta quel silenzio che sembrava essere parte integrante della loro conversazione. Era stata sola per anni,o almeno si era sentita tale.
    Pur di non sentire l'orrenda sensazione di vuoto che la solitudine portava con sè,aveva sedotto milioni e milioni di mortali,convincendosi di farlo solo per raggiungere scopi materiali,come regali o altro,prima di assaporare il loro 'dono' più grande. La verità era che lo faceva perchè non voleva sperimentare la solitudine più del necessario.
    E i mortali la amavano di amore vero,benchè non conoscessero il vero volto del loro piccolo angelo fulvo,la adoravano. Era così facile suscitare affetto in loro.

    Tu sei davvero un mistero,questo mi piace e mi infastidisce a un tempo. Non voglio sondare la tua mente,e non credo che me lo lasceresti comunque fare.
    Ma vorrei davvero capirti,conoscerti. E questo esula completamente dal mio desiderio di conoscenza,non voglio conoscerti come materiale di studio.

    Fece una pausa come a riflettere delle proprie parole. Con una scrollata di spalle,si volte verso Neris,riprendendo a parlare.
    Voglio cercare di comprendere quello che sei...Vorrei conoscere la tua storia.
    Credo che tu abbia molto da insegnarmi,credo di aver aspettato a lungo non di trovare altri come me,ma di fare un incontro come questo.

    Altro sospiro,altra pausa.
    La verità era che Alice stava sperimentando sensazioni nuove e sconosciute,come il timore di non venire accettata. Certo aveva conosciuto quella sensazione in passato ma non l'aveva temuta.
    Quindi ora perchè era diverso? Non riusciva a comprenderlo.

    Ho avuto modo di conoscere altri immortali,pochi,però ne ho conosciuti.
    Ma essi per me non hanno saputo essere nulla,se non ombre di ciò che erano stati in vita: si isolano da tutti diventando asociali al massimo grado, sono inavvicinabili e inconsolabili, sordi e ciechi ad ogni gesto d'amore, poiché convinti che nessuno possa amarli.
    Tu invece sei diversa,ricerchi la solitudine ma non per isolarti. Tu non ti lasceresti vincere da un simile stato d'animo.

    Sorrise alla compagna,mentre il suo sguardo tornava alle stelle,senza però vederle davvero. Non sapeva dare un nome alle sensazioni che sentiva dentro di sè,a quel disagio che provava stando accanto a Neris,un disagio che sentiva di poter placare solo conoscendola.
    Si sorprese di formulare simili pensieri,forse la recita della 'bambina sperduta' stava' lentamente dominando la sua mente anche quando non era tra i mortali. Pregò che non fosse così,non lo avrebbe sopportato.
    Il sentirsi fragile e in pericolo costante,era peggio della morte stessa.

    Neris...
    pronunciò il suo nome come se in bocca avesse della cannella,senza però guardarla. Se per timore o altro,non sapeva dirlo.
    Mi racconteresti la tua storia?
     
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    Ascolto le sue parole, rendendomi ironicamente conto che - alla fin fine - ci siamo consolate a vicenda. O almeno abbiamo tentato di farlo. I miei sentimenti per Arawn rimangono sempre confusi, ma Alice è riuscita in qualche modo a riaccendermi la speranza, e in questo senso ho un debito con lei. Probabilmente è per questo motivo che mi sta così simpatica... che mi affascina, potrei dire. O forse il motivo è molto più semplice e banale: i suoi capelli rossi e il significato di quel colore nella mia vita.
    Quando parla della solitudine e sul fatto che io sì la cerco ma non per isolarmi, non posso fare a meno di chiedermi se è veramente così e se basta una breve chiacchierata per capirmi. Sono così tanto un libro aperto? Forse sì, forse no. E' solo il futuro che può dimostrare se le proprie sensazioni sono errate o meno. Solo col passare del tempo, conoscendo meglio Alice, potrò capire se la simpatia che ho per lei è ben riposta. Ma devo pur dare la possibilità a questo futuro di arrivare. Se mi chiudessi adesso nella mia solitudine, se mi rifiutassi di rivelare i miei segreti - che di segreto hanno ben poco! - il risultato sarebbe soltanto di allontanare una possibile... amica. Io sono brava ad allontanare. Considero ironicamente. La mia vita è stato un susseguirmi di incontri e allontanamenti. Non sono nemmeno riuscita a trattenere accanto a me chi desidero di più. Anzi, son stata io ad allontanare chi amo di più.
    "A dire il vero non sono sicura che io cerco la solitudine ma non per isolarmi." Affermo, considerando la mia vita prima di giungere a Nouvieille. E il periodo in cui l'ho lasciata, in effetti. "Ci sono dei momenti in cui lo faccio. Momenti in cui devo riflettere sulle mie azioni e sulla mia vita." Son convinta che, prima o poi, qualsiasi vampiro si trovi di fronte a una crisi simile. Forse non dovrei parlarne, per tenere alto l'onore e l'immutabilità di noi Antichi, ma per quale motivo dovrei convalidare una bugia? Il mondo attorno a noi cambia, quindi anche noi cambiamo... non importa se lo vogliamo o no. Ne siamo costretti.
    E in questo periodo non mi sento per niente immutabile e meritevole di rispetto.

    "La mia storia..." Inizio, come se stessi riflettendo sulla possibilità di raccontargliela. Cosa che, in un certo senso, sto facendo. La parte razionale della mia mente sta prendendo l'idea a considerazione. Ma il mio cuore ha già deciso, aveva già deciso prima che Alice mi chiedesse di farlo. "Non posso di certo dire che è stata monotona. Già da mortale ero... diversa, potrei dire. La mia famiglia non era molto benvoluta nel villaggio." Sorrido, leggermente ironica. Una volta, questa insofferenza dei miei compaesani mi pesava, ma ora guardo al passato solo con malinconia. Cosa darei per poter tornare indietro almeno una volta, per poter rincontrare quelle persone, e soprattutto mio padre. "Mio padre non era della zona, era un bardo vagabondo che aveva - come si dice oggi - trovato la sua anima gemella nel Galles." Evito di parlare dei dubbi sulla professione di mio padre, sul fatto che la musica fosse solo una facciata. Evito anche di fare riferimenti temporali. Non saprei darle una data precisa, allora il passare del tempo non si calcolava come adesso. L'unica cosa che potrei dirle è che sono nata tra il 350 e il 300 a.C., più o meno. Potrei dirle trecentotrentatre, ma ho qualche dubbio che sia la data reale. E' solo il numero che preferisco. "Erano convinti che aveva portato con sé una maledizione, e forse - visto quello che poi è successo - era anche vero. I suoi figli sono morti, uno dopo l'altro." Richiamati nel grembo della madre. Completo mentalmente, domandandomi per l'ennesima volta in che forma sono rinati. "Solo io sembravo essermi salvata, e la gente pensava che io non fossi la figlia di Abucatos, che mi fossi salvata dalla maledizione perché ero nata dal rapporto rituale tra la neo-sposa e il sovrano. Però nessuno era abbastanza ottimista per rischiare e sposarmi. Probabilmente, sarei rimasta un'emarginata per tutta la vita se il mio creatore non mi avesse trovato, incantato e trasformato. Mi ha convinto che era Arawn, l'Uomo Grigio, una specie di... dio della morte, potrei dire. E mi ha assicurato che io ero la sua sposa, la dea Rhiannon. Epona, se preferisci. E lui ne era - ne è - profondamente convinto." Mi perdo a fissare le onde del mare, smettendo per un attimo di parlare. Ancora oggi faccio difficoltà ad accettare quello che ho compiuto sotto l'influenza di 'Arawn', e non tanto per quello che ho fatto ai mortali, per le morti che ho provocato, ma per quello che mi credevo. In quei secoli non ho portato rispetto ai miei dei, e questa è una grossa colpa.
    "Ho passato secoli a credermi e comportarmi come una dea, cosa di cui non sono per niente orgogliosa. Era una bella vita, questo è vero. Avevo tutta l'attenzione che desideravo e, soprattutto, non c'erano vampiri che potessero disturbarmi, svelarmi la realtà. Il mio creatore li teneva alla larga. Ma una bugia, pur detta con la convinzione che sia realtà, alla fine si svela per quello che è. E' stata dura per me tornare nella sfera delle creature create dagli dei. Non potevo credere di essere stata presa in giro per tutto quel tempo, e per di più dalla persona che amavo... che amo. Ancora non avevo capito che Arawn è profondamente convinto di essere un dio. Per lui quelle non erano bugie. Non so se avere pietà per lui o insultarlo."
    Devo ammettere che sono molto vaga nel mio racconto, ma duemila anni di storia non si possono raccontare nei particolari in dieci minuti. Nemmeno Kimberly sa tutto di me e della mia vita.
    "Devo ammettere che in quel periodo ho pensato al suicidio ma non ho avuto il coraggio di espormi alla luce solare. Ormai avevo perso la fiducia negli dei, in una vita dopo la... morte. E se non ci fosse stato niente? Se avessi già avuto la mia parte? O se non mi avessero nemmeno ritenuto meritevole di reincarnarmi? Così ho scelto di addormentarmi, nelle profondità della terra. Non so esattamente per quanto tempo sono stata in quello stato, ma quando mi sono svegliata ho trovato la mia ancora di salvezza in una bambina, la mia Kim. E successivamente in questa città."
     
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