Intervista col vampiro

... o era con lo spettro?

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    Quando la potenza discende, il dio è vicino.

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    E' presto, tremendamente presto. Sono solo le sette del mattino e - in realtà - il museo non sarebbe ancora aperto. Ma come dipendente ho qualche privilegio, di conseguenza non mi preoccupa entrarci. Mi basterà suonare o chiedere all'ingresso. In realtà oggi non dovrei nemmeno fare il turno di mattina, ma quello pomeridiano, il mio preferito, visto che il mio vero lavoro molto spesso si svolge di notte. Non mi è inusuale arrivare in sede tra l'una e le tre del mattino, per quanto io non vada certamente a ballare in qualche locale di pazzi scatenati. Io indago, chiacchiero con le creature sovrannaturali... o leggo fino a tardi nella biblioteca del Talamasca. E in questo periodo sono anche un po' preoccupata: Haru, la mia... capa, si comporta in modo strano, insomma... diverso dal solito. Probabilmente non sarà nulla di particolare, qualche suo problema o qualche pressione proveniente dai grandi capi, ma non posso fare a meno di essere un po' preoccupata. Ma non sto certamente andando al museo per questo.
    No, mi sono decisa a tormentare una certa persona che fino ad adesso ho risparmiato, e solo perché è un mio collega... non al Talamasca, ovviamente, ma al museo. Adilisius Devoc, il guardiano del museo, ma soprattutto un interessantissimo e simpaticissimo spettro! Uno spettro che devo assolutamente interrogare, intervistare, tormentare, bombardare di domande!

    Mi è già capitato di parlare con lui, ovviamente, e di fargli qualche domanda. Sulla sua natura di spirito, soprattutto. So che può prendere sembianze solide, per quanto sia per lui difficile mantenerle nel caso di contatti fisici. E ha imparato qualche trucchetto, come spostare oggetti. So anche che gli spiriti sono abbastanza solidali... almeno tra di loro. E che sono stata io scema - anni fa - a infilarmi in un castello infestato: avendo violato la loro proprietà senza permesso, gli spiriti che ci abitano non mi hanno accolto proprio a braccia aperte. Il bello è che - in realtà - io in quel castello non pensavo nemmeno di entrare. Mi ci ha gettato dentro una certa persona di mia conoscenza... ma ormai è acqua passata, più o meno.
    Ora il mio interesse è quello di fargli domande più personali, legate alla sua storia. Per quanto sia possibile che mi racconti solo quella dei miei colleghi, come mi aveva proposto tempo fa. Ma sono ottimista. Sia sull'intervista che... beh, sul trovarlo ancora al museo. In realtà, non è una cosa per niente scontata. Ma se non ci fosse potrei sempre chiedere di poter rimanere la sera per chiacchierare con lui... o decidere di nascondermi in uno stanzino e farmi beccare da lui nel suo giro notturno. Anche se non so se sarebbe molto contento. Forse dovrebbe arrestarmi. Ah, beh, rischi del mestiere.

    Come mio solito sono vestita in modo semplice: porto una gonna si jeans che mi arriva fino alle ginocchia, e una maglietta a maniche lunghe bianca. Non ho legato i capelli, lasciandoli sciolti. Ho con me la mia solita tracolla: di ridotte dimensioni, è comoda, oltre che utilissima per mettere documenti, cellulare e tutto quello che mi serve. Come un quadernino per gli appunti e delle penne. Per quanto io abbia una memoria ben sviluppata, potrebbe sempre darsi che io mi ritrovi a dover segnare qualcosa. La memoria umana ha i suoi limiti.

    Percorro la stradina sterrata del museo, quasi senza fare caso al giardino ben curato, salgo le scale e arrivo al portone. Ora c'è un'incognita: mi faranno entrare o mi sbatteranno fuori visto che ancora non è il mio turno? Dubito che mi faranno storie, però sarebbe divertente cercare di convincere (o corrompere) un collega perché mi apri il portone. Suono il campanello, con un leggero sorriso sul volto.

    Si comincia... o almeno spero.

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    Topic per la Varo con il suo Adi! *-*
    P.S. Se ho scritto qualche cavolata dimmelo che sistemo. xD
     
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  2. Varonuccia
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    SPOILER (click to view)
    Bwahahahaahah!


    Secondo te... White ce l'ha con me?
    Non lo so, Carton. Hai fatto qualcosa di stupido ultimamente? A parte comportarti come al solito, intendo.
    Non sei divertente, vecchio.
    Dici sempre così poi alle mie battute ridi. Ipocrita.

    Ricevette una linguaccia e in risposta a ciò lo spettro tentò di dare uno scapellotto al giovane che con agilità si spostò in tempo per evitarlo. Ridacchiarono e si accinsero a finire il turno controllando tutti gli anfratti e perfino i ripostigli del museo. Era quasi ora di aprire le porte del grande edificio, il turno di notte si avviava al suo termine e Carton lanciò uno dei tanti sbadigli affermando scherzoso di essere distrutto e che la sera dopo avrebbe tanto voluto portarsi una psp per giocare ad un videogioco di macchina lasciando fare tutto il lavoro a lui. Adi gli disse che quello era un buon modo per attirarsi le ire del direttore dato che le telecamere erano perfettamente in funzione tutta la notte. Risero ancora e finalmente si diressero verso il piano terra raggiungendo il banco della segreteria. Ultimamente era stato un po' una pacchia, l'unica persona finita sotto le sue grinfie era un truffatore di assicurazioni che si divertiva a bruciare i caseggiati altrui sotto lauto compenso per poi passare il tempo a fare cosacce con signorine dall'animo libertino. Non era stata una grande preda, nemmeno troppo malvagia. Cominciava a temere di dover cambiare città perché forse aveva ripulito troppo bene tutti i quartieri dalla feccia.

    "Ma che ci posso fare, anche io ho certi bisogni da soddisfare"

    Arrivati al banco videro che un loro collega del turno di notte stava aprendo la porta ad una bionda. Da lontano non si capiva ma più si avvicinavano più la figura diveniva definita.

    Ehi, chi è quella sventola?
    Quella "sventola" è Kimberly Hastur, una nostra collega di lavoro. Prima faceva l'archivista ma Vanessa mi ha detto che adesso ha cambiato e ha preso il posto di guida.
    Sempre informato su tutto ciò che succede qua dentro, eh?
    Al contrario di te io sono una persona simpatica e alla mano a cui piace fare quattro chiacchiere di tanto in tanto. Ed è bene sapere quello che ci succede intorno invece di finire il turno, uscire e dimenticarsi di tutto e tutti.
    Va bene, va bene. Verrò alla cenone con tutti i colleghi la settimana prossima. Quanto rompi. Tanto tu nemmeno ci sei.
    Non ci sono perché ho un impegno, ma passerò per un saluto, contaci. Sei tu che fai l'asociale, io cerco solo di aiutarti ad inserirti quale collega anziano.
    Tiratela di meno. Vado a cambiarmi, ci vediamo domani sera. Ciao ragazzi!

    Finiti i loro soliti amichevoli bisticci a cui ormai erano entrambi affezionati, Carton salutò tutti i suoi colleghi ed andò a cambiarsi per tornare a casa. Adi invece si avvicinò all'entrata dove il collega e Kim stavano scambiando due parole. Con il suo cambio di lavoro era un secolo che non la vedeva e non ci scambiava quattro chiacchiere. Sperava di incontrarla alla cena con tutti i colleghi anche se solo in veste di bravo spiritello che passa per un saluto senza fermarsi troppo: altrimenti la vedeva complicata la spiegazione sul perché non toccasse cibo e il rifuggire eccessivi contatti fisici. Bella gatta da pelare.

    Ehi Kim. salutò cordialmente una volta avvicinatosi, Che fai qui a quest'ora? Nemmeno è iniziato il turno di giorno, manca ancora mezzora.

    Nella sua totale ingenuità non aveva la più pallida idea di cosa avesse in mente la perfida bionda osservatrice.

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    Ok, ho scritto un po' da schifo ma cerca di capirmi: non sono a casa mia e i pc dell'uni non sono il massimo XD
     
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    Non è vero che hai scritto da schifo, anzi! Poi... l'ultima frase è fantastica. *-* Posso metterla nella mia firma completa appena ho tempo? xD


    Per fortuna, un mio collega mi apre senza fare troppe storie. Non lo conosco, l'avrò incrociato due o tre volte, ma mi sembra simpatico. Ovviamente, è sorpreso della mia presenza qui a quest'ora, quindi mi domanda il motivo della mia visita.Gli rispondo semplicemente che devo parlare - se ci riesco - con Adi e, perché no, fare un salutino a tutti, visto che stamattina non ho niente da fare. Ho il sospetto - da una sua breve battutina - che pensi che io voglia farmi notare dal capo per evitare di essere licenziata nel caso che le voci siano vere, ma non mi sembra nemmeno impensierito da questo particolare. Dopotutto, credo che - da quando si è sparsa la voce che Colton White vuole tagliare il personale - un po' tutti si stiano impegnando più del solito. Non che ci siano fannulloni tra i miei colleghi. Almeno a quanto so io, ovviamente.

    Un attimo dopo che ho terminato di parlare con lui, Adi ci raggiunge. Perfetto! Penso, felice di non aver dovuto nemmeno faticare per trovarlo. Poi... non so se la situazione sia perfetta anche per lui, però... non posso fare a meno di pensare che - se la giornata continua così - potrò considerarla quella più fortunata da... beh... da molto ma molto tempo.
    Soprattutto perché ultimamente - ok, da quando sono entrata nel Talamasca - mi caccio solo nei guai.

    "Ciao Adi!" Affermo, forse un po' troppo allegra. Chissà se lo spettro si accorgerà che c'è qualcosa che non va. "Non sapevo cosa fare quindi ho pensato di passare per un salutino. E magari quattro chiacchiere, se hai tempo. Da quando sono diventata guida ti vedo ancor meno di prima."
    Essendo io principalmente una persona buona, non voglio certo costringerlo su due piedi a fare 'quattro chiacchiere' con me, anche perché non ho intenzione di trasformare un amico in un nemico. Non mi farebbe comodo, e mi dispiacerebbe visto che Adi mi sta molto simpatico. Poi... devo anche fare attenzione alle apparenze: dopo una notte di lavoro, chiunque sarebbe stanco... chiunque tranne un morto, ovviamente. Ma, visto che nessuno - tranne il direttore e io - sa che lui è uno spettro, sarebbe meglio non sbandierarlo in giro. Come farebbe altrimenti a... vivere in pace?
     
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  4. Varonuccia
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    Cara piccola Kim, sempre così tranquil- Ehm... molto allegra? Se avesse avuto dei timpani, avrebbero sanguinato. L'allegria di Kim espressa con la dolce vocina, per quanto simpatica e apprezzata, non era esattamente indicata alle 7 del mattino con gente che aveva appena finito di lavorare dopo essere stati svegli tutta la santa notte. E difatti il collega che aveva aperto la porta alla bionda fece una smorfia di dolore a malapena trattenuta, riuscendo però a non tapparsi le orecchie non volendo fare la parte del maleducato. Garbatamente si scusò salutando i due e se ne andò con un probabile mal di testa che gli sarebbe durato per qualche ora a meno di prendere un'aspirina. Il gramo replicò al saluto della guardia con un sorriso impacciato -per far intuire all'altro che anche lui aveva sofferto della vocina squillante- di cameratismo e poi rimise la sua attenzione su Kimberly.

    Alle 7 del mattino? chiese un po' confuso.

    Le mancava così tanto da spingerla ad alzarsi dal letto ad un'ora improponibile per il lavoratore medio? Uau, non credeva di averle lasciato un'impressione talmente carismatica, qualità che sinceramente non pensava di possedere in dosi eccessive. Non sapeva se sentirsi dispiaciuto o... in effetti non è che fosse troppo affranto, due chiacchiere erano sempre benvenute alle sue orecchie spettrali; chissà, Kim era venuta così presto per una ragione! Un gossip sul luogo di lavoro? Adorava lo sparlaggio serrato sui compagni di squadra, ti facevi delle grasse e grosse risate senza nessuna fatica! Non gli passò nemmeno per la testa che la questione riguardasse lui, abituato com'era a tutti gli argomenti tranne sé stesso. Era stranamente riservato per quanto riguardava la sua vita/non-vita, non per pudore o per imbarazzo o sentimenti tristi da emo del ventesimo secolo che si strugge per le disgrazie che ha passato nella sua esistenza, ben lungi da ciò! Semplicemente era cauto poiché era perfettamente consapevole che l'informazione era potere, e nelle mani sbagliate poteva fare più danni che altro. Cosa poteva uscirne fuori se un cacciatore ancora più psicolabile di Colty entrava in possesso della sua autobiografia? Lo avrebbe avuto alle calcagna fin quando non l'avesse tolto di mezzo, poco ma sicuro. Non voleva avere noie, punto. Ma questi discorsi erano ben lontano da toccare il suo cervello in modo serio, per istinto sentiva che la ragazza era emozionata per qualcosa quindi non associò questo ad una possibile intervista.

    Per me non c'è problema. Per noi del turno di notte è aperta anche parte della caffetteria, ti va di sederci e prendere un caffè? Così mi racconti che hai fatto in questo periodo.

    Ah, ingenuo e docile vecchietto! Non sentiva quell'eco in sottofondo, quei tre numeri, quel nome pronunciato a metà e poi tutto intero: Hastur, Kimberly Karoline Hastur. Tatatata, tatata, tatata, tatata, taaaaaaaataaaaaatatataaaaaaaa! No, non ci sarebbe mai arrivato e quando la bieca bionda, la BB, si fosse rivelata per quello che era, il suo collo sarebbe già stato in posizione sulla ghigliottina e la sua testa avrebbe ruzzolato sul pavimento con una faccia sconcertata.

    CITAZIONE
    VII - Istinto animale: Il Gramo è in grado di vedere direttamente l'anima delle persone definendone quasi perfettamente l'età; inoltre percepisce a grandi linee lo stato d'animo attuale delle persone a lui vicine.

    SPOILER (click to view)
    Nuovo soprannome per Kim: BB, Bieca Bionda :zizo:
     
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    "Ehm, sì, in effetti è un po' presto, ma non sapevo dove trovarti se non qui mentre lavori." Affermo, con un leggero sorriso imbarazzato. Non mi rendo conto della reazione del collega che mi ha aperto alla mia allegria, anche perché in questo momento la mia attenzione è tutta rivolta sulla mia vittima. Perché sospetto che si sentano così le persone che 'intervisto'. Delle vittime.
    O almeno... così mi sentirei io nella loro situazione.

    Sto per dire che, se non può adesso, possiamo sempre metterci d'accordo per un altro giorno o un altro orario, quando lui mi anticipa dicendo che non ha problemi. Bene! Penso, esultante. Bene per me, ovviamente, non per lui. Probabilmente si pentirà delle sue parole, per quanto questo mi dispiaccia.
    "Sarebbe perfetto." Dico, alla sua proposta di andare nella caffetteria. Anche se, in realtà, preferirei che fosse lui a parlare, non io. Ma posso approfittarne comunque: è raro che io trovi qualcuno con cui possa parlare apertamente. Adi sa che sono del Talamasca, e - anche se non lo conosco alla perfezione - lo ritengo affidabile. Per quanto sia chiacchierone e patito per i gossip, scommetto che non è mai andato a sbandierare in giro che una sua collega è un'osservatrice del Talamasca. Come dubito che dica al primo che passa che è uno spirito. Certi segreti devono rimanere tali. E, visto la sua natura, sono sicura che lo sappia. Spero solo che non consideri la sua vita - e la sua non-vita, naturalmente - come segreti da non rivelare assolutamente, nemmeno a me, perché altrimenti sarei... molto triste. Son partita con le mie idee e le mie speranze. Se mi mandasse a quel paese dovrei tornarmene mogia mogia in sede e questo non lo sopporterei!

    "Ma... tu puoi bere?" Domando, a bassa voce, in un momento in cui i nostri colleghi sono a debita distanza. Non vorrei che mi sentissero fare un'osservazione simile... su un caffè, poi! Credo di sapere già la risposta - dopotutto, come diavolo fa uno spirito, una persona immateriale, a bere!? - ma potrebbe comunque sorprendermi. Per quanto gli spiriti siano tra gli argomenti che più mi interessano, non ne sono un'esperta. Forse lo sono sui vampiri, visto che ho abitato per un certo periodo con un membro di quella razza, ma non ne sono proprio creta. Chissà quante cose ci sono che devo imparare!
     
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  6. Varonuccia
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    Annuì di fronte alla spiegazione di Kimberly e insieme si diressero verso la caffetteria a piano terra. La giornata si prospettava tranquilla, perfino il meteo aveva dichiarato cielo soleggiato per il pomeriggio e la compagnia pareva delle migliori in quel preciso istante. Ah, mai pensiero fu più sbagliato! Ingannato dalla bieca bionda e costretto con un sotterfugio a farle compagnia -davvero?-, ecco che la prima domanda nacque da quelle labbra innocenti. Non se ne preoccupò più di tanto, era un argomento di così poco conto che non ci pensò nemmeno prima di rispondere con semplicità.

    No, non posso. Mi mancano tutti gli organi interni. disse, aggiungendo anche, All'apparenza sembro normale, solido, ma se mi passi una mano attraverso sentirai che non c'è nulla dentro. Come un'ologramma. O un palloncino colorato, credo.

    A quest'ultima affermazione ci pensò su un po'. Palloncino colorato? Non era male come metafora però c'era l'unica differenza che se uno provava a vedere cosa c'era dentro aveva solo due possibilità: o farlo scoppiare o farlo sgonfiare. Nessuna delle due si accoppiava bene con la sua persona. Per quanto invece riguardava la domanda della bionda osservatrice, Adi aveva replicato sinceramente, certo, ma solo in riferimento alla sua forma immateriale tralasciando la sua controparte canina; lì era proprio un'altra storia ma ovviamente non ne avrebbe fatto parola.

    E a te piace il caffè o preferisci altro? chiese sullo stesso tono semplice, come se stessero parlando del tempo.

    In caffetteria c'erano poche persone, circa cinque colleghi che comunque tra poco se ne sarebbero andati per il cambio di turno. Di solito veniva lì solo un saluto e basta, rifiutando sempre cortesemente qualsiasi offerta di cibi o bevande con la scusa che a quell'ora non riusciva a mandar giù proprio niente a causa di un ipotetico stomaco debole che si ritrovava. Passarono al bancone per ordinare al povero impiegato che era di turno al bar e si sedettero da qualche parte lanciando qualche saluto a chi non era troppo addormentato per contraccambiare.

    Come ti sta andando il lavoro? Io ho sostituito una volta una guida, è piuttosto pesante stare dietro ai turisti che spesso fanno domande un po' assurde. Ti è già capitata quella classica "dov'è il bagno?" nel bel mezzo di una spiegazione? chiese ridacchiando.
     
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    Palloncino colorato? Sono un po' perplessa dalla metafora. Non posso fare a meno di immaginarmi mentre 'buco' con uno spillo i suoi abiti... O meglio, quelli che sembrano essere i suoi abiti. Ma la fantasticheria finisce con Adi che svolazza via come un palloncino bucato, sgonfiandosi velocemente. No, non sarebbe divertente. Al massimo macabro.

    "Va benissimo il caffè, grazie." Rispondo gentilmente, mentre la mia mente elabora le informazioni appena ricevute. Non c'è nessuna novità, questo è vero, ma c'è stata comunque una conferma ai miei sospetti.
    Arrivati al bar, passiamo per prima al balcone, dove ordino un semplice caffè. In realtà, mi sarebbe venuta voglia di prendere anche una brioche, ma non son sicura di riuscirla a mangiare. In questo momento credo proprio che il mio stomaco la rigetterebbe. Sono un po' agitata, per quanto io mi sforzi di non farlo notare. Più agitata del solito, in effetti. Il fatto è che Adi è un mio collega, una persona che sicuramente incontrerò in futuro e con cui dovrò relazionarsi. Una persona che mi piace e che rispetto.
    Una persona con cui mi dispiacerebbe rompere i rapporti nel caso si offendesse a morte per le mie domande.
    Ecco... ci sono ricascata! Penso, un po' disperata. Osserva il mondo oscuro ma non farne parte! Perché questa regola finisce sempre nel dimenticatoio? Mi avvicino psicologicamente sempre troppo ai soggetti di studio.
    In effetti, la regola ha anche un secondo significato, forse più evidente: io devo studiare, ad esempio, i vampiri, ma non diventare uno di loro. Questa seconda interpretazione non ho problemi a rispettarla: io voglio rimanere una semplice umana con qualche capacità. Nulla di più, nulla di meno. Devo solo incrociare le dita e sperare che chi incontro - come una certa Neris - rispetti la mia decisione.

    Appena seduti al tavolo, lo spettro mi domanda come va il lavoro.
    "Bene, grazie. E' un po' più complicato di quello precedente, ovviamente, ma almeno mi muovo di più. E sono costretta a relazionarmi con gli altri. Mi sentivo un po' sola nell'archivio." Ammetto, per quando debba anche considerare che adesso - come guida - mi sento un po' troppo osservata. "E sì, la domanda del bagno è quella classica." Continuo, ridacchiando un poco. "Devo ammettere che ci son rimasta male la prima volta che me l'hanno fatta. Poi c'è sempre chi crede di sapere - o ne sa - più di me e vuole prendere il mio posto nella spiegazione. E chi è troppo interessato ad usare il cellulare o a sentire la musica per ascoltarmi." Sorrido leggermente, chiedendomi perché certa gente - soprattutto ragazzini - decida di entrare in un museo. Solo per saltare delle ore di scuola, probabilmente. "Ma il momento che mi è piaciuto di più è quando una simpatica vecchietta ha detto che assomiglio alla kore che le stavo facendo vedere. Dove abbia trovato la somiglianza non lo so, però è stata troppo forte."

    "E a te come va? Ultimamente è successo qualcosa di particolare mentre eri di turno?" Contro-domando. Non ho sentito di tentativi di furti in questo periodo, ma potrebbe essermi certamente sfuggito qualcosa. Più che altro ora si parla... "Ah! Hai sentito la novità?" Beh... in effetti è sicuro che l'ha sentita. Come potrebbe non averlo fatto!? "Il direttore vuole tagliare il personale. Mi sembrano un po' tutti preoccupati e li capisco."
    Infatti sono preoccupata anch'io. Ma, in effetti, in questo momento la mia attenzione non dovrebbe essere puntata su questi 'dettagli', ma sulla mia missione: scoprire qualcosa di più su Adi. Beh... questo è solo un preludio, dai. Per metterlo a suo agio. Penso, anche se sono che non è per niente la verità. Semplicemente mi son persa in chiacchiere poco professionali.
     
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  8. Varonuccia
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    Ridacchiò alle parole della ragazza dicendosi che in fondo era stato fortunato a non scegliere quel tipo di occupazione; probabilmente non glielo avrebbero comunque consigliato e cercato di dissuaderlo dato il suo abbigliamento che si ostinava a portare. I suoi colleghi si chiedevano ancora il reale motivo per cui non si cambiava mai e perché in effetti non puzzasse mai nonostante le macchie e lo sporco che pareva avere fatto il nido sulla sua persona, lui aveva detto che far parte della classe sociale più bassa lo rendeva orgoglioso ma Vanessa aveva chiaramente fatto notare che se i soldi li aveva facendo la guardia allora doveva essere un po' salito nella scala sociale; Adi aveva fatto spallucce e dichiarato che rimaneva delle sue convinzioni e preferenze divenendo così un caso particolare di fashion style che stranamente attirava clienti. Di seguito si chiese anche lui perché la vecchietta l'avesse paragonata ad una kore, cioè una delle tante sculture di ragazza che avevano lì in museo -così insegnavano e spiegavano i santi cartellini con cui s'era fatto una cultura-.

    Forse voleva solo farti un complimento, le vecchiette amano le persone giovani, educate e disponibili: tu sei proprio un esempio vivente dell'ideale della brava ragazza.

    L'agitazione che aveva percepito in lei pareva essersi un attimo assopita di fronte all'argomento lavoro ma qualcosa gli disse che sarebbe tornata. Mentre le rispondeva che nulla di rilevante o interessante era successo durante i turni di guardia, si domandò perché ci fosse quel disagio in lei. Che fosse lui la causa? Bè, era stata proprio Kimberly a chiedergli un “appuntamento” perciò il gramo non ne poteva avere colpa, giusto? Non aveva senso. Il dubbio che l'osservatrice avesse scoperto la sua vera natura gli passò velocemente per il cervello ed un certo fastidio attanagliò la sua anima: la giovane donna di fronte a lui sapeva della sua identità di gramo e adesso voleva saperne di più nonostante il possibile pericolo che correva standogli vicino? Era possibile. Esteriormente era tranquillo, interiormente cominciava a chiedersi quanto fosse effettivamente affezionato alla ragazza e se fosse il caso di toglierla di mezzo per non rischiare un passaparola non voluto; tuttavia uccidendola non avrebbe potuto sapere se l'informazione fosse già stata passata ad altri o scritta in un qualche archivio disponibile a tutti quelli del suo campo di interesse. Seccante, davvero seccante. Gli piaceva Kimberly ma non gli piacevano le persone che ostacolavano in qualche modo la sua non-vita e se avesse dovuto scegliere tra sé stesso e la ragazza la risposta era piuttosto ovvia e chiara senza spazio per rimorsi di alcun genere.

    “Ma sono solo supposizioni”

    Sì, tutti questi pensieri erano solo ipotesi e nulla più, quel disagio poteva essere causato da tutt'altro che dalla sua persona. Questa considerazione lo tranquillizzò leggermente e continuò ad ascoltare il discorso della guida turistica cercando di togliersi dalla testa l'immagine dei suoi artigli che le squarciavano il petto. La possibile risposta al dubbio venne poco dopo, facendolo sentire un po' stupido per aver pensato in modo così paranoico: il posto di lavoro, era quello che la preoccupava! Se n'era completamente dimenticato perché escludeva il fatto che Colton potesse anche solo pensare di disfarsi di lui dandogli un motivo in più per alimentare il brutto rapporto che si era instaurato tra loro dopo il loro ultimo incontro fuori dell'ambito lavorativo. Non si rivolgevano quasi più la parola.

    Ho sentito, sì. Però non so quanto effettivamente credere a questa storia. Ho parlato con Margaret, la sua segretaria, è lei che ha comunicato la sua decisione. Bè, l'ho torchiata bene, in modo carino ovviamente
    , ci tenne a precisare, e ho chiaramente percepito la presenza di un certo nervosismo, simile al rimorso e al senso di colpa. Come quando una persona ha mentito. spiegò, Sappiamo tutti per certo che ci saranno dei lavori in corso per delle aree nuove e che il museo rimarrà chiuso per almeno un paio di mesi, per questo motivo il taglio di personale potrebbe essere una mossa logica, pagare le spese non è mai una cosa facile, ma il personale tagliato servirà comunque più avanti a lavori ultimati, forse bisognerà assumere addirittura più dipendenti per il carico di responsabilità che andrà ad aumentare con le nuove sezioni. Non ha senso licenziare persone adesso quando poi ti serviranno lo stesso, non credi? Penso lo sappia benissimo anche White, non è stupido. Secondo me ci metterà tutti in cassa integrazione per quel periodo di chiusura e basta. Questa storia del licenziamento è solo una grossa bufala, così la penso io. dichiarò infine per poi sorriderle comprensivo, È per questo motivo che sei così agitata? Riesco a percepire lo stato d'animo delle persone e sento che sei nervosa; se però è colpa mia mi dispiace. Ti metto molto a disagio?

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    E la Kim si salvò proprio grazie alle chiacchiere poco professionali! XD
     
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    "Sì, in effetti hai ragione." Ammetto, sulla questione della kore. "Dovrei essere onorata di essere paragonata a un'opera d'arte, anche se... beh, a mio parere è un po' troppo."
    Oh, so di essere una ragazza carina - anche se certamente non uso il mio aspetto per accalappiare ragazzi... più che altro mi chiudo in biblioteca a leggere, in effetti - ma l'arte è l'arte. Non sono nemmeno in grado di immaginare quanto lavoro ci sia stato dietro una statua del genere. Non bastano i libri per capirlo, bisognerebbe provare. E io non ho intenzione di prendere in mano uno scalpello e tentare un'impresa del genere. Non avrei il talento, e neppure la pazienza. Le mie capacità sono ben altre.

    Quando mi spiega che, secondo lui, non c'è pericolo di essere licenziati, non posso fare a meno di sentirmi sollevata. Per quanto io non volessi ammetterlo nemmeno con me stessa, quella voce mi aveva turbato parecchio. Il lavoro qui al museo mi piace, esattamente come quello al Talamasca, e - a quanto ne so - è già difficile trovare un lavoro che piaccia... trovarne due è un vero e proprio miracolo. Perderne uno - anche se il meno importante - mi dispiacerebbe un sacco.
    "Meno male." Affermo, evidentemente sollevata. "Mi stavo preoccupando un casino per questa storia, forse anche troppo visto che questo è solo un secondo lavoro. Ma mi piace l'ambiente quindi ci terrei a rimanere qui. Chissà perché il direttore ha fatto girare questa voce... in effetti, sarebbe ridicolo licenziare della gente proprio ora." Rimango un attimo pensierosa, riflettendo sulla questione... inutilmente, temo. L'unica cosa che credo di sapere è che questa trovata del capo deve essere legata ai lavori che stanno per iniziare... ma non capisco a cosa potrebbe servire. A farci lavorare di più in questo periodo? Mah, certe cose non le capisco, meno male che c'è Haru al Talamasca altrimenti non so come potrei cavarmela. Dovrei crescere tutto d'un tratto, temo.

    E ora mi tocca rispondere alla domanda più difficile. E' Adi che mi mette a disagio? Certo che sì, ma non è certo colpa sua. E' mia la colpa, che vorrei fargli delle domande ma nel frattempo ho paura di allontanarlo. Non che noi due siamo degli amiconi, questo è vero, ma la compagnia dello spettro mi fa piacere - per quanto non faccia bene all'immagine, forse, ma questi sono dettagli insignificanti, almeno per me - e... beh... un nemico in più non lo vorrei, se è possibile.
    "Beh... non esattamente." Inizio, decidendo di dirgli la verità. Potrei anche fargli domande senza dirgli che lo sto intervistando - come ho già fatto con altre creature - ma in questo caso mi sembra sbagliato. Si tratta di un collega, di un possibile amico. "In realtà la colpa della mia agitazione sono io. E' che... vorrei farti delle domande sulla tua natura e sulla tua storia, solo che non so come prenderesti la cosa."
    Ecco, l'ho detto. Ora cascherà il mondo?
    SPOILER (click to view)
    E adesso si salverà? xD Povera Kim, va a cacciarsi nei guai anche quando è convinta che sarà una chiacchierata tra amici. XD
     
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  10. Varonuccia
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    Il sorriso scomparve dal suo viso appena Kimberly cacciò fuori le ultime parole. Domande, domande piuttosto personali, dunque era quello il vero motivo della sua visita. E lui che pensava di aver trovato un altro mortale con cui passare il tempo chiacchierando senza nascondere per forza la sua natura. Hastur era un'osservatrice e Adi si era dimenticato o aveva voluto dimenticare che apparentemente quei tizi del Talamasca prendevano molto sul serio il loro mestiere, spingendosi fino a compromettere i legami instaurati con gli “altri”. Questo almeno era quello che aveva intuito dal poco che conosceva sull'argomento, per sentito dire e adesso testimoniando il comportamento della ragazza seduta di fronte a sé. Si diede dell'idiota per aver evitato mentalmente cosa Kim rappresentava e cosa questo significava per il suo quieto vivere, ma l'autocompatimento non durò a lungo. Il suo sguardo inespressivo era rivolto verso di lei mentre nel suo animo decideva il da farsi. Non sapeva esattamente che pesci pigliare, o meglio, lo sapeva e non sapeva scegliere tra le due uniche opzioni che lui si degnava di prendere in considerazione: 1 mentire e fare la bella faccia perdonando e chiacchierando quanto bastava per farla stare tranquilla, facendo il simpatico e poi ammazzarla da qualche parte fuori dal museo con il fattore sorpresa senza rischiare di finire bersaglio dei possibili poteri a lui sconosciuti di un osservatore; 2 parlare e vedere dove la discussione andava a finire, niente rivelazioni troppo personali su di sé rischiando però di insospettire la giovane con la sua eccessiva reticenza. Ma su quest'ultima ci poteva lavorare di psicologia quanto bastava per cavarsela.

    “La verità conta qualcosa...” si disse riflettendo che Kim effettivamente s'era scoperta parecchio in quelle poche frasi.

    Non si era capito se sapesse o no della sua vera natura, non ne aveva la più pallida idea e a qualsiasi domanda azzardata avrebbe risposto in maniera tale da non mettere a repentaglio la sua docile e tranquilla reputazione. Ora che ci rifletteva su, non era nemmeno una grande idea farla fuori: quanto ci voleva perché i suoi amichetti osservatori facessero due più due dopo la sua scomparsa? Il luogo di lavoro sarebbe stato certamente una tappa obbligatoria durante le indagini, lì avrebbero scoperto che di recente aveva parlato con lei, si sarebbero fatti qualche domanda sulla sua poco presentabile persona e la curiosità avrebbe fatto il resto rivelando la sua identità di spirito; da quel punto in poi poteva succedere di tutto. E questo senza che Kim avesse necessariamente già rivelato o catalogato informazioni su di lui. Ah, che cosa complicata.

    “E poi dicono che uccidere è il modo più facile per liberarsi dei problemi. Chi l'ha detto evidentemente non ha mai ucciso nessuno” pensò sarcastico.

    Nella sua testa erano passati tutti questi pensieri, nel mondo reale solo pochi secondi di lui che fissava Kimberly con una neutralità ed una inespressività quasi inquietanti. Il gramo chiuse gli occhi e mise i gomiti sul tavolo poggiando il viso sui pugni: la decisione era stata presa. Sollevò le palpebre e il suo volto esprimeva ora un certo disagio o comunque faceva capire che non era perfettamente contento degli intenti della bieca bionda.

    Non la prenderei affatto bene. Non l'ho presa affatto bene. specificò con un po' di fastidio, È inutile dirti quanto sia raro per me avere la possibilità di fare quattro chiacchiere in santa pace con qualcuno che sa della mia natura, qualcuno con cui posso parlare liberamente senza preoccuparmi di ponderare bene ogni singola parola che mi esce di bocca. spiegò sfruttando anche il buon vecchio senso di colpa che sicuramente Kim avrebbe sentito dato il suo animo aperto e disponibile, Devo dire che da te non mi sarei mai aspettato una serie di domande a danno della mia privacy ma è stato stupido da parte mia dimenticare il tuo ruolo in una certa associazione di curiosi sul paranormale. disse con un tono sarcastico verso sé stesso, rimproverandosi, Tuttavia so che sei una brava ragazza e di certo non lo fai apposta a scavare negli affari altrui. O meglio, sì, lo fai apposta ma non con intenzioni ostili. Perciò facciamo così: tu mi fai le domande che vuoi e io deciderò se risponderti o dire semplicemente “passo”. Sono una persona piuttosto riservata e credo sia un mio preciso diritto poter decidere cosa dire e cosa non dire. una pausa per far processare tutto alla bieca bionda e infine domandò con serietà, Siamo d'accordo?

    SPOILER (click to view)
    E chi lo sa dove questo porteràààààà!!!!! *canta a squarciagola una canzone sull'amore* XD
     
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    Mentre aspetto la sua risposta, mi sento parecchio inquieta. Non mi piace come mi guarda, non mi piacciono questi pochi secondi di silenzio. Mi pare che il tempo si sia allargato e che pochi istanti diventino secoli. E' solo un'impressione, ovviamente, ma questo non cambia quello che sto provando. Sento come la mia vita appesa a un filo, non tanto perché ho paura di Adi (perché? dovrei?) ma perché ho timore di aver rovinato tutto con le mie parole e la mia curiosità. Oh, sì, sono bravissima ad allontanare le persone. Ma non posso farci niente: questo è il mio lavoro, la curiosità è nel mio DNA. Non sono in grado di starmene buona e zitta quando c'è la possibilità di scoprire qualcosa riguardante il sovrannaturale. Come non sono in grado di nascondere qualche informazione al Talamasca: sospetto che ci vorranno millenni perché Neris mi perdoni per quello che ho rivelato sulla sua storia (ossia tutto quello che mi ha raccontato)... e, se tutto va bene e una certa vampira segue la mia volontà, per allora io sarò morta, sepolta e diventata polvere. In un certo senso questo mi rattrista. Io ci tengo al mio legame con Neris, ma per questo stesso legame devo starle lontana. Per il mio bene.
    Forse è un bene che io è lei abbiamo 'litigato', per quanto ormai ci siamo - almeno a parole - riappacificate.

    Mi sono appena persa in questi pensieri, quando lo spirito cambia espressione: da una neutrale e molto preoccupante a una... quasi delusa e forse ancor più preoccupante. Ok, ho rovinato i rapporti anche con lui. Brava Kim! Non posso far meno di pensare, collegando - forse un po' irrazionalmente - quell'espressione con i miei timori.
    Le parole di Adi, infatti, mi colpiscono come... una secchiellata di acqua gelida o... un mitragliatore, forse. Ecco, ora mi sento in colpa, tremendamente in colpa. Anche se dentro di me sospettavo con non l'avrebbe presa molto bene, non volevo crederci. Speravo che, almeno lui, fosse aperto e disponibile. Mah... probabilmente chiedo troppo.
    "Temo di essere un disastro." Ammetto, senza sapere nemmeno io se mi sto rivolgendo a lui o a me stessa. "Mi avvicino sempre troppo a... quello che dovrebbe semplicemente essere il soggetto da studiare. Per me, Adi, tu sei... un amico, potrei dire, visto che io non sono molto brava a intessere rapporti con gli altri. Ma la situazione non cambia: sono troppo curiosa, ho bisogno di sapere, di scoprire. Un giorno qualcuno mi farà fuori per questo, temo."
    Non ho la minima idea se per la testa dello spirito sia passata l'idea di farmi fuori, ma ottimisticamente ritengo che Adi non sarebbe in grado di anche solo pensare una cosa simile. Ok... spero che non lo pensi. Certamente, molte altre creature che ho a mio modo importunato hanno pensato - o hanno addirittura tentato - di uccidermi. Dopo tutto, se un angelo non mi avesse tirato fuori dal pasticcio nel bosco, sarei diventata carne per i vermi... o per quell'ess... quella persona molto gentile che ho fatto incavolare cercando di entrare nella sua mente. Ma dubito che avesse intenzioni pacifiche anche prima. L'osso e il fucile che spuntavano dal terreno non davano certo una buona impressione.

    "Ti ringrazio per la disponibilità, Adi." Continuo, anche se temo che lui sperasse che io dicessi qualcosa come 'no, no, se ti disturbo lascio perdere, parliamo di qualcos'altro... magari dei nostri colleghi'. "Certo che puoi dire 'passo' se la domanda non ti piace. Non voglio" Anzi, non posso... per quanto una parte di me non voglia neppure. "certo obbligarti a parlare di qualcosa... beh, qualcosa che ritieni troppo personale o dolorosa."
    Come prima domanda mi piacerebbe chiedergli che tipo di spirito è, ma temo che sia troppo. E' possibile che se la prenda per una domanda così diretta, soprattutto dopo aver dimostrato che non sarebbe molto contento di un mio eventuale (anzi, certo) interrogatorio. "Forse come prima domanda è un po' stupida, ma ho molti buchi nelle mie conoscenze sugli spiriti, quindi te la faccio lo stesso." A dire il vero, in certi casi arrivo a definirmi più esperta in vampiri e spiriti che in altre creature, ma in realtà devo ancora scoprire molto anche su di loro. Soprattutto sugli spiriti. "Tu non puoi cambiare il tuo aspetto, vero? Insomma... ti 'vesti' sempre in questo modo perché non puoi fare altrimenti? Non che il tuo look non mi piaccia, ma son sicura che deve darti qualche problema." Mi affretto ad aggiungere, visto che non vorrei che la prendesse come un'offesa personale.
     
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  12. Varonuccia
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    ”Non sai quanto hai ragione”

    Avrebbe voluto dirglielo con il suo bel sorriso sarcastico ed una spruzzata di rosso negli occhi ma si trattenne e mantenne invece quella seccata e non molto felice che si era piantato in faccia da quando aveva deciso di rispondere alle domande della giovane. Comunque quell'atteggiamento non sarebbe durato a lungo, non era capace di tenere il muso a nessuno, tanto più se era consapevole del fatto che non poteva farci niente e che comunque si era preso di diritto un certo vantaggio sull'intera “intervista”. Sospirò guardando Kim in modo annoiato, un miglioramento rispetto all'espressione infastidita di prima; era segno che dopotutto non ce l'aveva più di tanto con lei. Non molto. Sentì il suo disagio e questo gli diede forza e un po' di buon umore.

    “I vantaggi di essere uno spirito maligno”

    Le concedette quel “per me tu sei un amico”, detto con la giusta dose di esitazione perché dopotutto non si conoscevano più di tanto, era il legame con il paranormale che li univa maggiormente, non si faceva illusioni. Perciò era logico pensare che il miglioramento fosse dato da questa sua frase sdolcinata, anche se non era esattamente così. Comunque che lei credesse quello che voleva, non era un suo problema; il dilemma era mantenere la sua reputazione. Segretamente aveva sperato che il senso di colpa la facesse astenere da tutta la faccenda ma a quanto pareva la curiosità aveva una forte presa su di lei, cosa di cui avrebbe fatto bene a ricordarsi in futuro. Non disse nulla, facendo la parte del mezzo offeso che sta scendendo a patti con la situazione e che ci si adatta senza contentezza alcuna, una specie di trattamento del silenzio versione molto minore. Quando Kimberly cominciò ad entrare nel vivo della discussione allora si mostrò più attento; cambiò posizione e poggiò le braccia sul tavolo – anche se non c'era nulla da appoggiare ma vabbè, ormai era abituato a imitare un atteggiamento da persona viva –, il busto leggermente inclinato verso di lei, insomma una posizione che esprimeva comodità assoluta: non voleva darle la soddisfazione di sentirsi anche solo in qualche modo superiore. Ok, era un pensiero stupido, Kim non era quel tipo di persona, però ci teneva a far vedere che non aveva paura.

    Non sempre è così. annunciò distruggendo questa sua conoscenza con un certo piacere anche se non lo diede a vedere per educazione, La maggior parte di noi, intendo di tutte le tipologie, è vestita come nel momento della morte ma ci sono anche altri che hanno vestiti differenti o che si modificano nel tempo o che possono essere cambiati a piacimento. Nel primo caso possono essere differenti prendendo l'aspetto dei vestiti usati più spesso o comunque abiti a cui il morto è particolarmente legato, sai, la maglietta preferita e cose varie. Nel secondo caso i vestiti cambiano per conto loro, non si sa per quale ragione; io rientro in questa categoria. confessò, Nell'ultimo caso invece è lo spirito che sceglie come vestirsi attraverso il proprio desiderio o tramite un oggetto magico. disse per poi infine spiegare, Non si sa perché ci siano queste differenze ma secondo me è per il fatto che ognuno di noi ha la propria personalità.

    A questo punto il tono e l'atteggiamento erano più calmi e tranquilli, parlare gli piaceva e si vedeva. Si chiese cosa Kimberly avrebbe dedotto da quello che le aveva detto; forse si sarebbe più incuriosita su alcuni punti, per esempio l'uso di un oggetto magico o i suoi stessi vestiti. In questo senso cominciava anche lui ad essere curioso delle reazioni e dei ragionamenti della bieca bionda. Si chiese anche se la ragazza arrivasse a ragione a pensare che il vestito non fa il monaco e che quindi gli abiti di uno spettro non sempre denotassero la sua epoca di appartenenza.
     
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    Mentre parlo lo osservo, nella speranza che la sua espressione da offesa passasse almeno a interessata. Mi sentirei più tranquilla se lui sembrasse a suo agio. E' una cosa stupida, ma non ce la faccio a vederlo come un qualsiasi altro spirito... e non esclusivamente perché è l'unico spirito che io abbia incontrato... beh, dopo ad Adamante, almeno.
    Adamante... Non posso fare a meno di ripetere nella mia mente, ma le parole di Adi mi riportano alla realtà. Noto con sollievo che lo spirito sembra trasudare tranquillità, come se non temesse le mie domande e il 'luogo' dove potrebbero andare a parare.

    Ascolto attenta quello che dice, rendendomi conto che mi son sbagliata a considerare la situazione. Avendo come 'soggetto di studio' solo lui non ho nemmeno pensato che la questione dei vestiti - anzi, dell'aspetto fisico - potesse cambiare da caso a caso. Devo ammettere che ero felice di pensare che rimanessero fisicamente uguali a come erano in vita, poiché - ad esempio - il modo di vestire e la pettinatura possono dire molto. Sempre che la persona che osserva abbia studiato certe 'materie'.
    "Quindi l'abbigliamento può trarre in inganno." Affermo, traendo le mie conclusioni ad alta voce. "In effetti è giusto così. Perché uno spirito non dovrebbe avere il diritto di cambiarsi!?" La mia è una domanda retorica, e non son sicura che a lui faccia piacere, visto che non può modificare il suo aspetto, come mi ha rilevato lui stesso. In realtà - sotto sotto - non fa piacere nemmeno a me, visto che ho appena perso una possibilità di appiglio per il riconoscimento dell'epoca in cui uno spirito è nato dal suo aspetto esteriore. Ma con Adi posso provare a fare questo giochino, per quanto io non mi reputi una studiosa dei costumi e degli abiti più o meno tradizionali. In antropologia, ci sono così tanti possibili campi di indagine che ho deciso di rinunciare a studiare quello specifico campo. Cosa a cui dovrò rimediare il prima possibile.

    "Un attimo..." Affermo, appena mi passa per la testa un particolare di quello che ha detto. "Hai parlato di oggetti magici, giusto?" Certo che è così, a meno che le mie orecchie non abbiano qualche grave problema, ma non si sa mai. "Ma come potete usarli? Se non sbaglio mi avevi detto che ti ci vuole una certa concentrazione per diventare abbastanza solido per toccare qualcosa. Gli artefatti sono comunque oggetti fisici... a meno che esista qualche modo per renderli più..." Cerco la parola adatta, ma mi ci tocca rinunciare. In questo momento la mia testa è tutta da un'altra parte. Tra la mia preoccupazione per come andrà d'ora in poi tra me e Adi (ci parleremo 'amichevolmente' come prima?) e i miei pensieri su Adamante, faccio fatica anche solo a concentrarmi. Cosa che ultimamente sta diventando troppo frequente. Più... spirituali? Completo, esitante.
     
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  14. Varonuccia
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    Annuì, confermando l'inganno. Era sveglia dopotutto. L'affermazione seguente non la capì molto, nel senso che sì, aveva afferrato il significato ma non sapeva se la ragazza si riferiva ad un ipotetico fatto igienico di cui gli spiriti erano sprovvisti e quindi era una battuta, o se fosse letterale e Kim avesse sbattuto la testa. Nh, ardua scelta. Optò per una via di mezzo con una faccia che esprimeva la sua perplessità.

    Non saprei. Perché non siamo più vivi?

    Cambiarsi d'abito era una capacità legata molto alla vita, al cambiamento, gli spiriti invece non avevano più tale qualità, rimanevano fermi nel tempo come cristallizzati, e molti si disinteressavano del proprio abbigliamento dopo la morte o ne andavano così fieri che per loro cambiare era una bestemmia. Per quanto riguardava lui, era perfettamente felice di rappresentare il gradino più basso della popolazione per ricordare a tutti, nessuno escluso, che la fame, la disperazione e la sofferenza ci sono e che voltare lo sguardo dall'altra parte verso la tua villetta da tre piani e la tua super piscina in giardino non le farà di certo sparire per magia. In definitiva ogni capo di vestiario spesso aveva un suo perché quando si trattava di fantasmi. Perso nei suoi pensieri, annuì distrattamente a Kim che gli chiedeva conferma degli oggetti magici. Apparentemente non sapeva che gli artigiani di armi e oggetti incantati erano in grado di fare qualsiasi cosa e che per tutto trovavano una soluzione. Questo perlomeno quello che dimostrava la sua esperienza con uno dei più bravi artigiani di Nouvieille, degli altri non sapeva nulla dato che andava solo ed esclusivamente da Romeo Sierra. L'esitazione nel tono di voce della sua interlocutrice lo riportò con i piedi per terra.

    Si chiamano artigiani di armi e oggetti magici mica per niente. le disse amichevolmente ironico, Quello da cui vado io ha trovato una buona soluzione al problema. Penso tutti abbiano il loro personale metodo perciò forse ci sono quelli che sanno farlo e quelli che non sanno farlo. Credo sia tutta una questione di studi o roba del genere. concluse senza certezza, Comunque è possibile che uno spirito trascino un oggetto magico o non magico con sé al momento della morte e in questo modo li indossa come il resto dell'abbigliamento che abbiamo indosso. spiegò, Raramente troverai spiriti che non possiedono oggetti magici, siamo molto legati al soprannaturale. Per esempio è probabile che i normali oggetti che vengono con noi dopo la morte acquistino dei poteri. In realtà alla maggior parte di noi non servono a molto però... insomma, ci sono quelli come me che ne fanno una questione di hobby. confessò leggermente in imbarazzo, Mi piace fare la collezione degli oggetti con i poteri più strani: è divertente e ti aiuta a far passare il tempo. Ne abbiamo fin troppo.
     
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    "Mm... non so, non credo che solo perché non siete più vivi a nessuno di voi interessi cambiare abbigliamento, di tanto in tanto." Affermo, per quanto sospetto che il mio ragionamento sia un poco ridicolo. Probabilmente sto ricadendo sull'etnocentrismo, anche se nel campo del paranormale. Sto analizzando la 'categoria' degli spiriti utilizzando gli stessi valori della categoria 'umani'. Non è affatto detto che le cose importanti per noi siano importanti anche per loro. "Molto probabilmente sto solo proiettando sugli spiriti ciò che è importante per gli esseri umani." Ammetto, un po' depressa per essere caduta nell'errore più comune... un errore che, come studiosa di antropologia e occultista, dovrei cercare di non fare. Ma non è per niente facile.

    Sorrido leggermente imbarazzata quando Adi afferma che gli artigiani di armi e oggetti magici si chiamano così per un buon motivo. Ha perfettamente ragione, ovviamente, e gli artigiani che ho incontrato me l'hanno dimostrato. Senza Romeo Sierra e Kaien Adranos sarei morta da un pezzo, temo. E dovrei tornare da qualche artigiano per aumentare le mie possibilità di sopravvivenza, ora che ci penso. Devo solo decidere se andare da uno che 'conosco' o provare qualcun altro. Mi son trovata bene sia col signor Sierra che col signor Adranos, ma sento sempre il bisogno di scoprire cose nuove, incontrare persone nuove.

    "Gli artigiani devono avere un bagaglio di conoscenza niente male. Sono stata cliente di due di loro e son riusciti a realizzare proprio oggetti con le funzioni che desideravo. E non credo che sia semplice infondere a dei semplici oggetti dei poteri magici." A questo punto direi che sarebbe da aggiungere alla mia lista immaginaria un'intervista a un artigiano di armi magiche, per quanto dubito che mi rivelerebbe le sue tecniche. Sono artigiani, dopotutto. Il loro sapere è personale, legato alla loro famiglia o tramandato loro da un maestro. Ma il fatto che è improbabile raggiungere dei risultati non deve di certo fermarmi. Dopotutto, è abbastanza improbabile anche far parlare le creature sovrannaturali, ma un po' ce la faccio. E i rischi che comporta il mio 'mestiere'... beh, sono, appunto, i rischi del mestiere.

    La spiegazione di Adi sugli oggetti magici che possono seguire il proprio proprietario dopo la morte o che acquisiscono poteri particolari proprio perché il loro proprietario è diventato uno spirito è molto interessante. E' qualcosa a cui non ho mai pensato, esattamente come il fatto che un artigiano potesse creare degli oggetti che gli spiriti possano maneggiare senza troppi problemi. Dopotutto, se uno riesce a creare anelli che lanciano sfere di elettricità perché non dovrebbe riuscire anche in quell'impresa? Mi domando, sentendomi una stupida.
    "E' un bell'hobby. Sul serio." Affermo, seria, anche perché mi è sembrato che Adi fosse un poco in imbarazzo mentre me lo diceva. Non che io possa sapere cosa passa per la testa dello spirito - già non sono brava a capire le emozioni degli esseri umani - ma non ha importanza. Imbarazzato o meno, ero sincera quando ho detto che mi pare un bell'hobby. "Non ho mai pensato agli oggetti magici come un divertimento, li ho sempre considerati una necessità."

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    Uffa... sono così fusa che non sono nemmeno riuscita a trovare una domanda sensata da farle fare (e ce ne sono così tante... il problema è come farle XD). Quindi... per questo post il tuo Adi è 'risparmiato'. ^^
     
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31 replies since 10/11/2010, 12:12   408 views
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