The Beginning of a New Dream

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  1. A Beautiful Lie
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    Kimberly è d’accordo: si va in cucina a fare due chiacchiere, bevendo qualcosa. Mi fa strada, incamminandosi verso l’interno dell’edificio, dirigendosi verso destra dopo aver sorpassato la rampa di scale che sicuramente porta al secondo livello della Sede. Il tragitto da compiere, visto a posteriori, non è lunghissimo, eppure non posso fare a meno di prestare massima attenzione ad ogni dettaglio che arriva a me. Il pavimento conserva la lucentezza del marmo bianco dappertutto, andando poi a cozzare alla meraviglia con quello che è l’arredamento: la mobilia è in legno scuro, cospicue lampade e luci varie dipingono la zona come tantissime stelle, su un cielo di latte macchiato d’oro. Qua e là, difatti, motivi floreali esprimono un carattere lussuoso e un po’ stravagante, a dire il vero, accendendosi di un giallo carico, ma il contesto generale è ben rappresentato nello stile vittoriano proposto ovunque. A far da cornice, oltre ad un po’ di pollice verde riscontrabile attraverso numerosi vasi, dalle più svariate dimensioni, contenenti piante e fiori di ogni tipo, non mi sfugge, alzando di poco la testa, l’affacciata quadrata che dal secondo piano permette una visuale completa dell’ingresso.
    Svoltiamo in un corridoio: alle pareti, anch’esse bianche, quadri di ogni genere e corrente artistica stanno appesi, accentuando un certo sfarzo qui dentro presente, forse esagerando. Il corridoio termina e restando dietro di Kimberly, entro nella porta a sinistra, quella della cucina, non elemosinando però occhiate nella stanza oltre la soglia che si apre a destra: scorgo quella che ha tutta l’aria di essere una raffinata sala da pranzo, con tanto di tavola nera imbandita e circondata da poltroncine, anziché sedie, da far concorrenza a quelle che si possono fotografare qua e là nelle regge più note di tutta l’Europa. Ecco, mi sembra d’esser finito a Versailles.
    Più di un lampadario enorme cascante dal soffitto e forse un camino, non riesco a vedere, anche perché mi ritrovo dentro la cucina. I colori chiari non spariscono, anzi, qui si accentuano ancor di più, sfumando laddove serve in tonalità leggermente più scure, ma non troppo: il classico del legno si sposa con un grigio dalla luminosità a dir poco massima, dando come risultato una simpatica cucina attrezzata di tutti quelli che sono gli elementi necessari a preparare ogni tipo di pasto. Oltre, verso le finestre, da cui proviene una scarsissima luce esterna dato l’orario, in realtà risparmiata da quella massima presente nella stanza, scorgo un tavolo più semplice e ammodo, circondato da sedie che nulla condividono con i piccoli troni adocchiati soltanto un attimo prima.
    Kimberly mi fa presente dell’esistenza di una dispensa molto attrezzata, che a guardar dove mi trovo, non si direbbe, essendoci più che altro l’essenziale e non di certo il regno di quel che può diventare un ristorante di successo. Che si stia riferendo alla porta chiusa che vedo qui? Probabile, ma preferisco risponderle senza troppe domande, le cui risposte penso di poter ottenere aspettando e stando a guardare. Quindi, cos’è che preferisco bere? L’orario tardo mi suggerirebbe qualcosa di caldo, meglio di no il caffè, a rischio di non dormire questa notte; un tè? No, non è l’ora giusta. La camomilla potrebbe avere effetti micidiali se miscelata con la stanchezza che avverto un po’ ovunque, fuori e dentro di me. Qualcosa di fresco, sì!
    «Una birra qualsiasi, fredda possibilmente.» Che mi sia giocato la mia bella presenza? Mi auguro di no, infondo che sarà mai una birra?! E poi una cola non mi andava, figuriamoci un succo, o altro di simile. Svio immediatamente la faccenda verso altro. «In quanti siamo, all’incirca, in questo distaccamento?» Non vado alla ricerca di numeri precisi, considerando che alla Sede centrale, dalla quale ho assunto ogni abitudine, era impossibile contare quanti fossero gli Osservatori in attività al suo interno: gente che parte, gente che torna, gente che scompare per tantissimo tempo, per riapparire improvvisamente senza che nessuno se ne sia accorto; di certo a Londra erano tanti, qui ne prevedo pochi, anzi pochissimi, ma non m’interessa sapere al momento tutto di loro, incluso il numero che vanno a totalizzare.
     
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22 replies since 1/10/2011, 16:51   301 views
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