Quest: Kakurenbo ~ Jo&C

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    Turista

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    Ore 21:27 di una tranquilla serata di inizio primavera illuminata dalle stelle. Ci troviamo in uno dei cimiteri di Nouvieille dove Sark (Jonathan Fryme) ha dato appuntamento alle persone che ha contattato per la missione. Più precisamente di fronte ad un mausoleo di cui poco si sa. Una volta che il gruppo si è riunito all'entrata del mausoleo fatiscente, i nostri eroi, conversando se lo desiderano, scendono le lunghe scale con il soffitto e le pareti pieni di ragnatele e insetti, e più avanti perfino ossa abbandonate da chissà quanto tempo.



    Ecco l'NB grande come una casa completo di esempi esplicativi, fatto apposta per gente come HIME (nome a caso) e SLEEP (altro nome a caso).
    PS: le suddette utenti non sono state malmenate durante l'elaborazione di questo spoiler u_u
    CITAZIONE
    Ricordate che il Quest Master decide delle azioni tra pg e png. Se ci sono scontri tra pg (sia dello stesso gruppo di alleati, sia tra Colton e la comitiva che è venuta ad ucciderlo), sarete voi a stabilire se i vostri pg riescono a schivare o meno i colpi e i danni che subiscono in caso vadano a segno (con un po' di realismo come sempre, mi raccomando, niente powerplay), il Quest Master potrà solo introdurre elementi esterni che interferiscono con le vostre azioni tra di voi.

    Equipaggiamento: potete portarvi dietro tutto quello che volete, basta che nel vostro post mi fate una lista degli oggetti normali e magici che portate con voi (vedere Johnny come esempio); ricordate che potete usare solo quello che nominate all'inizio e quello che trovate in giro per l'ambientazione.

    L'uso del Johnny: col Johnny spesso scriverò frasi utili agli altri utenti per far intuire l'ampiezza delle possibilità che i vostri pg hanno di agire e delle frasi di spiegazione e un po' ripetizione per assicurarmi che le frasi del Quest Master siano state comprese. Ho fatto così anche nell'altra quest quindi so per certo che è una cosa utile, perciò leggete bene sia i post del QM che del Jo.

    Interazione con l'ambiente: se avete visionato i filmati su youtube vi sarete accorti che l'ambientazione è abbastanza vasta e caotica, perciò trovo sia più interessante lasciare ai partecipanti un margine di scelta. Cosa vuol dire? Vuol dire che potete basarvi non solo sulla descrizione generale dell'ambiente che vi dà il Quest Master, ma anche su elementi di secondo piano che potrebbero tornare a vostro vantaggio e che vi inventate voi.
    Esempio: il png vi lancia un attacco, il vostro pg decide di usare il coperchio metallico di un cestino della spazzatura per tentare di parare il colpo, infine come di consueto il Quest Master dirà il risultato dell'azione. Ebbene il coperchio ve lo siete inventati voi utenti.
    Questo perché di norma con il Quest Master farò descrizioni generali così che voi possiate usare la fantasia e trovare quelle piccole cose utili (e anche quando scrivo per esempio che ci sono più piani di un'abitazione voi potete tranquillamente far decidere al vostro pg di entrare nell'abitazione e salire le scale che poi la descrizione dell'ambiente che trovate dentro e se c'è qualcosa o qualcuno ve lo dice il Quest Master, potete anche fare parkour sui tetti per quanto mi riguarda XD); solo in caso di descrizioni dettagliate e obbligatorie ve lo farò notare nella frase (tipo l'insindacabile “in questa stanza non c'è nient'altro che questo, questo e quest'altro”). Il motivo per cui parto col Johnny è anche fare da esempio per far capire agli altri quante cose si possono fare, se ci sono comunque dubbi basta chiedermelo nel topic della quest o per mp se non volete scoprire la vostra strategia agli altri.
    In pratica è un esperimento che voglio fare per vedere come va, se non funziona pace, non ci vuole niente a cambiare metodo XD
     
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  2. -Varonuccia-
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    Il cacciatore si sta muovendo


    Questo l'sms che Jonathan ricevette in quella tranquilla serata di sabato mentre finiva di pulire il piatto della cena. Finì di asciugare con calma e poi si diresse nella stanza in cui teneva tutte le sue armi e il suo equipaggiamento mandando nel frattempo un sms al team che aveva riunito per la missione dicendo solo Preparatevi. In seguito quando gli arrivò un altro sms con scritto È entrato Johnny mandò a sua volta un secondo sms agli altri con scritto Ora di muoversi. Ci troviamo nel cimitero *** tra 20 minuti.

    Prese tutto il necessario e si diresse a sua volta verso il cimitero indicatogli a suo tempo dai datori di lavoro. Come per tutte le occasioni di quel genere il suo abbigliamento puntava sul nero con maglietta nera a maniche lunghe e collo alto con sopra un giubbotto antiproiettile in kevlar e un gilet tattico sempre nero, pantaloni neri, anfibi e guanti neri, ginocchiere e gomitiere. Non era un abbigliamento consono alla normale vita cittadina ma in missione faceva la differenza tra la vita e la morte. Il gilet tattico conteneva le due beretta dotate di torcia, mirino laser e silenziatore, munizioni di vario genere, due granate esplosive, due accecanti, due fumogene e due stordenti, occhiali da sole Rayban con tecnologia infrarossi, visore notturno, torcia, set da scasso, scatoletta di fiammiferi impermeabili e antivento; portachiavi magico con relative monete magiche nella tasca dei pantaloni; ai polsi erano legati due uguali congegni in grado di far uscire una lama retrattile di 30 cm con un movimento del mignolo; da alla cintura aveva agganciati corda e rampino, un coltello militare e la bisaccia invisibile la quale conteneva i guanti di Ifrit, altre munizioni, un kit di pronto soccorso, le due pozioni magiche e una piccola tanica da un litro di cherosene; sulle spalle c'erano un fucile a pompa Benelli M4 Super 90 che finalmente provava sul campo, e l'AK-103 con relativo lanciagranate GP-30; due coltellini da lancio dentro ogni anfibio. E basta. Il resto degli oggetti magici li stava indossando come al solito.
    La parte comoda di quel cimitero fuori mano era che raramente c'erano visitatori, quindi oltre l'orario di chiusura non c'era anima viva nel raggio di qualche chilometro: non c'era nessuno a meravigliarsi del vestiario militare di certe persone sospette che giravano di notte per un cimitero.

    Giunse al cimitero ed aspettò gli alleati che arrivarono dopo poco. Ancora si meravigliava di vedere la sua collega in questa veste; quando gli avevano fatto il suo nome quelli dell'agenzia risveglianti quasi non ci aveva creduto! Visto che in definitiva conosceva solo lei, le sorrise. Tanto per essere amichevole aveva deciso di tenere un occhio di riguardo per Kainda, dopotutto era brava con la macchina fotografica e non sapeva che genere di lavoro facesse il suo capo di preciso a parte essere assunto per queste cose... sanguinose.
    In effetti soltanto lei era a conoscenza del suo nome reale mentre, quando aveva messo in giro la voce di assunzione per creature soprannaturali e non, si era fatto conoscere col nome da lavoro, Sark. Incontrandosi allo studio fotografico l'aveva pregata di usare il soprannome al posto di quello vero durante la missione e di non preoccuparsi che se poteva aiutarla l'avrebbe fatto. Non aveva rivelato la natura del suo vero lavoro, anche se l'incarico di uccidere un uomo non lasciava molti dubbi, però sperava che dopo quell'esperienza, se ne fossero usciti vivi, l'avrebbe trattato normalmente. Gli sarebbe dispiaciuto tagliarle la gola solo per incomprensioni sul posto di lavoro.

    Le facce degli altri erano tutte sconosciute e di loro sapeva poco, a parte la razza, informazione che aveva richiesto nel spargere la voce dell'incarico. Per quanto ne sapeva potevano avergli mentito, ma durante la missione non avrebbero potuto nascondere le proprie capacità se ne avevano.

    Bene, signori e signore. Prima di scendere vi consegnerò queste ricetrasmittenti auricolari per tenerci in contatto: questo è il tasto per iniziare e chiudere la conversazione in contemporanea, questo il congegno per cambiare frequenza se necessario. disse consegnando gli aggeggi. Siccome non ho rivelato agli altri la vostra identità, sarebbe utile conoscerci per nome, non importa se reale o fittizio, serve come riferimento. Se favorite anche un minimo sulla razza di appartenenza potremo evitare inutili sorprese dell'ultimo minuto. Come già sapete io sono Sark, umano, la persona che vi pagherà a fine missione.
    Siccome non aveva idea se qualcuno di loro avesse già esperienze di questo genere, aveva preferito un approccio professionale più facile e intuitivo per evitare pericolose incomprensioni in seguito. Fece cenno di seguirlo dentro il mausoleo fatiscente e poi giù per le scale, dove aveva già fatto un sopralluogo in precedenza. Tenendo in mano la torcia elettrica accesa fece strada.
    Se qualcuno ha domande non sia timido e le sputi fuori adesso. aggiunse infine scostando una ragnatela dalla faccia.

    Siete pregati di scrivere un minimo di due righe sul perché avete accettato l'incarico, se volete dite come (incontro con Sark, chiacchierata al telefono, presentazione tramite terzi, ecc.), e soprattutto quale nome avete fornito al malvivente e se gli avete detto a quale razza appartenete perché l'assunzione era aperta sia per umani che per creature, un dettaglio ben chiaro e che Sark sicuramente vi ha chiesto.


    Lista della spesa:
    Giubbotto in kevlar
    Due berette con mirino laser, silenziatore e torcia
    Coltello militare e quattro coltellini da lancio
    Due lame nascoste che escono all'altezza dei polsi
    Due granate esplosive, accecanti, fumogene, stordenti
    Fucile a pompa
    AK-103
    GP-30
    Occhiali infrarossi
    Visore notturno
    Set da scasso
    Corda e rampino
    Torcia
    Bottiglia cherosene
    Munizioni
    Kit pronto soccorso
    Scatoletta di fiammiferi impermeabili e antivento
    Bisaccia invisibile
    Guanti Ifrit
    Portachiavi magico con monete magiche n. 2, 5 e 20
    Collana protezione
    Anello forza
    Bracciale guaritore
    Pozione ricrescita ossea
    Pozione della guarigione completa


    Edited by Varonuccia - 15/10/2011, 15:15
     
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  3. Kainda°
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    L'avventura che stava per cominciare nasceva quasi per gioco.
    Era successo tutto un giorno in agenzia, quando lei, un suo collega e il suo capo si lamentavano dello scarso lavoro che avevano da fare; poco conosciuto, il lavoro del risvegliante era richiesto solo da pochi e solo da coloro che avevano parecchi soldi da spendere. Più di una volta Kainda aveva proposto un ribassamento dei prezzi, in modo che i loro servizi potessero essere comprati anche da persone meno facoltose, tant'è che al suo capo non interessava veramente quello che loro offrivano, quanto piuttosto il compenso che pattuivano.
    Quel giorno scherzando Kainda aveva detto che al loro mestiere mancavano azione ed intrigo, a meno che il risvegliato non decidesse di dare i numeri, cosa che in ogni caso accadeva di rado. Tutto quello che dovevano fare, li prendeva in giro il loro capo, era stare seduti con sguardo finto contrentato, farsi due taglietti e aspettare che la loro "magia" facesse il resto. La ragazza, fintamente indignata, aveva ribattuto che invece era un lavoro di grande preparazione mentale e che comunque lei avrebbe potuto fare qualcosa di meno statico e che l'avrebbe fatto benissimo.
    Bert l'aveva guardata, aveva bofonchiato qualcosa ed era sparito nel suo ufficio. Il suo collega era in ritardo per qualcosa ed era scappato, quindi alla ragazza non restava che seguire il capo nella sua stanzetta.
    Egli si era seduto alla sua scrivania e aveva chiesto a Kainda di fare altrettanto. E qui era nata la scommessa. Era davvero in grado di portare a termine un lavoro più impegnativo? Se la sentiva?
    La ragazza, intrigata ed incuriosita, aveva accettato di sapere di cosa si trattasse; successivamente aveva accettato l'incarico, commissionato da un certo Sark che cercava gente come lei. Di questo uomo non aveva saputo nulla, se non che l'appuntamento sarebbe stato definito tramite sms la sera stessa dell'incontro.
    La cosa bizzarra era accaduta qualche giorno dopo, al lavoro; Jonny, come ormai confidenzialmente chiamava il suo altro capo, le aveva girato intorno tutto il giorno, quasi volesse dirle qualcosa senza trovare il coraggio. Coraggio che era giunto nel pomeriggio, quando finalmente si era deciso; era lui Sark, l'uomo che aveva richiesto una risvegliante per una missione speciale! E così ora lui sapeva che lei era una risvegliante, ma la ragazza ignorava il motivo per cui un uomo come lui fosse invischiato in questo genere di trame. Se ne fossero usciti vivi, probabilmente glielo avrebbe chiesto.

    Conoscendo il loro committente, la risvegliante aveva avuto il privilegio di sapere in anticipo qualche dettaglio in più, ma poca roba, perchè pareva che nemmeno Jon.. ehm, Sark, come le era stato chiesto di chiamarlo, sapesse tutto.
    Era quindi praticamente già pronta quando arrivò il fatidico sms. Era vestita interamente di colori scuri, come di solito faceva quando lavorava per l'agenzia; lupetto nero a maniche lunghe, pantaloni sportivi di un profondo blu notte e nike grigio scuro, di quelle senza bande luminose ai lati, che avrebbero vanificato il suo vestirsi di nero. Con sè aveva il borsone a tracolla che usava durante i risvegli, che conteneva in parte gli accessori che le sarebbero serviti, ovvero il Pugnale di Raccolta, quello d'argento e i due di scorta, la bacinella per contenere il sangue, del resto se avevano chiamato un risvegliante forse c'era bisogno delle sue abilità speciali, la torcia elettrica sempre presente nella sacca, la pistola di scorta, una Firestar calibro 9, un paio di Fiale della Memoria per evenienza, nel caso in cui avesse dovuto compiere un risveglio, e la Frusta Anti Vampiri. All'ultimo decise di lasciarla a casa, in quanto occupava troppo spazio e pesava troppo.
    Inoltre addosso aveva l'amuleto Gris-gris, l'anello con la Goccia d'Aura e la Browning Hi-Power, una semi-automatica che portava in una fondina sul fianco sinistro.
    Aspettò impaziente il messaggio, che arrivò dopo qualche minuto. Prese le chiavi della jeep e si diresse verso il cimitero.

    Quando arrivò fu quasi sollevata che il luogo d'incontro fosse un cimitero; per qualcun altro sarebbe stato di cattivo auspicio, oppure sarebbe stato fonte di preoccupazione o agitazione, ma per Kainda, che viveva costantemente con la morte, e i morti, era un luogo familiare, dove le voci che sentiva le facevano compagnia invece di incuterle timore.
    Il primo che vide fu Jonny, bizzarramente addobbato a missione speciale; sembrava possedere un arsenale mica da ridere ed al suo sorriso lei rispose con imbarazzo, dato che era una novità vederlo in quella veste. Ciao.. Sark. - ricordandosi giusto in tempo che lui voleva essere chiamato così. In un certo modo la confortava saperlo lì; era un membro della squadra e conoscerlo la avvantaggiava, sapendo di lui qualcosa che non sapeva degli altri.
    Jonny consegnò ad ognuno di loro un piccolo auricola e fece un breve discorso.
    Al termine Kainda si schiarì la voce. Ciao a tutti. Io sono Kainda e sono umana al cento per cento. Sono anche una risvegliante.. - disse scoccando un'occhata al capo - .. Per chi non sapesse cosa significa, bè, io risveglio i morti, oltre che percepirli - concluse, stavolta guardando di sbieco una delle ragazze che stava lì con loro. Era stranamente incuriosita da lei; probabilmente avrebbe capito il perchè nel momento in cui si fosse presentata.

    Dopo il giro di presentazione, Kainda prese la sua torcia dal borsone che teneva comodamente a tracolla e seguì Jonny. Al momento non aveva domande da fare, ma ascoltò con pazienza quelle degli altri.

    Equipaggiamento magico:
    - Pugnale di Raccolta
    - due Fiale della Memoria
    - Amuleto Gris-gris
    - Goccia d'Aura

    Equipaggiamento normale:
    - pugnale d'argento
    - due pugnali comuni
    - Browning Hi-Power
    - Firestar
    - torcia elettrica
    - bacinella di raccolta
     
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  4. ~Hime
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    Tutti gli Aspetti della Dea e la maggior parte dei membri del Culto erano riuniti a Villa Wood per auspicare alla Giovane il buon esito della missione tramite prima una cerimonia festosa e dopo, al calare del Sole, la celebrazione del rituale della Vestizione con cui i membri scelti del Culto, preparano il corpo della sacerdotessa ad affrontare la prova di fede.

    La cerimonia festante si svolse nell'ampio e riservato giardino della villa, dove erano state preparate delle lunghe tavole imbandite di ogni leccornia e delizia presente sul mercato. Tutti i seguaci prima di iniziare il banchetto avevano porto i loro auguri alla Giovane e avevano cantato un inno propiziatorio insieme agli altri due Aspetti della Dea, dopo di ché il banchetto poté avere inizio.
    Rachel non era affamata di cibo, ma di conoscenza. Infatti non le era stato ancora svelato il motivo per cui gli altri due Aspetti avessero accettato e assegnato a lei quell'impresa. Sapeva di essere solo di nome il Terzo Aspetto, ma provare di esserlo anche di fatto uccidendo un uomo.. non era questa l'etica e la morale del Culto! Cosa stavano tramando alle sue spalle? Le avevano chiesto di trasferirsi, l'aveva fatto e per altro trasferire con sé la sede dell'azienda non era stato affatto semplice; reiniziare daccapo con i clienti, le commissioni, far ripartire da zero il Culto in una città sconosciuta.. non erano prove sufficienti della sua dedizione? Perché uccidere un uomo? O meglio, perché non spiegarle il motivo per cui avrebbe dovuto farlo?! Aveva scoperto il Culto? Era un pericolo e un ostacolo nell'attuazione del Progetto? Perché si ostinavano nel loro silenzio?! L'Anziana era avvolta il una mantello nero, non mangiava, ma osservava il vuoto dalla sua maschera veneziana. La Madre mangiava con lentezza ma non la degnava di uno sguardo o di una parola da che era arrivata.
    Aveva un groviglio al posto dello stomaco ma per quanto le fosse difficoltoso magiare, lo fece ugualmente, perché che le svelassero o meno i loro piani, lei sarebbe comunque dovuta partire per la missione. Volente o nolente.

    Al calar delle tenebre iniziò la cerimonia di Vestizione all'interno della villa; l'Anziana, la Madre e alcune donne scelte portarono Rachel, la Giovane, in una delle stanze e qui venne lavata e profumata con oli in un rito di Purificazione. Successivamente una delle donne con un pennino iscrisse ad inchiostro nero sul petto di Rachel un cerchio ai cui lati stavano una luna crescente e una luna calante a simboleggiare la Dea Trimorfa. Al braccio sinistro e alla coscia destra venne invece iscritta una frase in un alfabeto che Rachel riconosceva come greco ma che non sapeva leggere e di cui quindi non conosceva il significato. Non parlò perché il momento era sacro, ma era curiosa.
    Le fecero indossare una moderna versione di un peplo in seta color cachi, che arrivava poco oltre il ginocchio. Ai piedi le fecero indossare dei sandali alla schiava; bassi che si allacciavano alla gamba con della stoffa dello stesso colore dell'abito. Al braccio sinistro le infilarono il bracciale dorato, Pitio, dalla forma di serpente che da mesi ormai l'accompagnava in ogni veste. Per ultimo le venne disegnato un rettangolo nero che da una tempia passando poi per l'occhio e il naso arrivava all'altra tempia di modo ché le fisionomia degli occhi, anche sotto la maschera, non fosse chiara e riconoscibile in un secondo momento.
    Solo allora le donne scelte si fecero da parte uscendo dalla stanza. I Tre Aspetti erano ora soli; l'Anziana teneva fra le mani una maschera di bronzo, la Madre invece la Chiave Dimensionale. Avvicinandosi a Rachel, all'unisono recitarono:
    << En Erebus, Phos. Nell'Oscurità, la Luce.>>
    L'Anziana poggiò la maschera di bronzo sul viso di Rachel e ne allacciò i nastri scuri dietro la testa, successivamente la Madre allacciò la collana con la Chiave Dimensionale al collo di Rachel e di nuovo ripeterono:
    << En Erebus, Phos. Nell'Oscurità, la Luce.>>
    Si zittirono.
    Vedendosi allo specchio Rachel capì; quelle parole erano la chiave di tutto e le erano perfino state iscritte sulla pelle. Accanto alla specchiera c'era una cassapanca sulla quale era posta una scatolina, la aprì e la osservò per diversi minuti, combattuta. La Madre spezzò il silenzio avvertendo che era ora; Rachel, ancora indugiando, ne prese il contenuto e lo infilò fra i capelli, immobilizzati in uno chignon tranne due lunghe ciocche mosse che le incorniciavano il viso o meglio, la maschera.
    Tornò allo specchio e si osservò con più attenzione, cercando di estrapolare da sé stessa un'essenza sopita; quella che ancora doveva essere riconosciuta e che per esserlo, doveva combattere. Quella notte, quella missione erano la via che la Dea le indicava per raggiungerla e lei ci sarebbe riuscita, in un modo o nell'altro sarebbe divenuta la sua eterna servitrice.
    Alle sue spalle giunsero entrambe le sacerdotesse, le posero sulle spalle un lungo mantello nero e di nuovo ripeterono il verso di poco prima, ma alla fine aggiunsero una parola <<Kore>>.
    Tutto divenne più chiaro e nitido.

    Abbandonò la villa insieme ad Albert, il suo maggiordomo e i suoi due alani, Fenrir e Cerbero, in direzione del cimitero, segnalato poco prima tramite sms. Arrivati, dopo un'ultima sistemata, abbandonò il veicolo e accompagnata dal latrato dei cani (rimasti in macchina) si aggregò alla compagnia di sconosciuti con cui avrebbe condiviso l'esperienza di dare la caccia e se fosse stato possibile uccidere un uomo.
    L'unica persona che conosceva anche se solo per sentito dire, era il primo che aveva parlato e che si dichiarò come Sark, l'uomo con cui il Culto aveva stretto patti a insaputa di Rachel. Distribuì delle ricetrasmittenti ad ognuno di loro e infine chiese la loro di dichiarare la propria identità.
    La richiesta la infastidì; sapeva che chi aveva preso accordi aveva già dato tutti i dati necessari e dichiarare la sua vera identità non era nelle sue intenzioni perciò disse:
    << Kore, umana. Vi sarò d'aiuto, ma altro non posso dirvi o terminata la nostra temporanea alleanza, dovrò uccidervi. >>
    La voce era ovattata a causa della maschera che lasciava solo una piccola fessura incisa sulle labbra di bronzo. Sapeva di avere una figura curiosa; il corpo chiuso dal mantello e la testa oscurata dal cappuccio per questo non badò ad eventuali sguardi, piuttosto osservava l'ambiente in cerca della porta dimensionale.

    Equipaggiamento magico:
    - Chiave Dimensionale
    - Bastone guaritore
    - Pitio
    - Boccetta di acqua santa

    P.S.: la maschera non ha fattezze di volpe, ma umane e il suo unico scopo è quello di celare l'identità di Rachel.


    Edited by ~Hime - 24/10/2011, 18:27
     
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    Agli occhi degli uomini, la vita passa dal buio all'oscurità. Agli occhi degli dei, la vita è una morte...

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    Qualche notte fa ho cancellato tutti gli impegni che avevo per questa sera. Niente teatro, niente giretti per Nouvieille. C'è qualcosa di più importante che devo fare, partecipare ad una vera e propria caccia. Appena è sceso il sole e mi sono svegliata, mi sono nutrita, senza perdere tempo a giocare con la preda e senza fare la schizzinosa. Ho semplicemente ammazzato il primo delinquente che ho trovato... stando solo attenta che non si trattasse di Sark. Poi sono tornata a casa e, per prima cosa, mi son tinta i capelli, nascondendo il mio innaturale - e fin troppo riconoscibile - color rosso acceso con una tinta nera. Va bene che solitamente non mi interesso di nascondere la mia identità, ma questa volta la situazione è diversa: si tratta di unirsi ad un gruppo di persone per tentare di uccidere il cacciatore più conosciuto di Nouvieille, oltre che colui che ha tentato di ammazzarmi qualche anno fa. Ho sempre rinunciato a vendicarmi per svariati motivi, tra cui il fatto che è il direttore del museo... e, quindi, il datore di lavoro della mia Kim. Ma appena mi è giunta voce che si stava pensando di fargli un agguato non ho potuto fare a meno di interessarmi alla cosa. Un agguato a Colton White è semplicemente un avvenimento che non si può perdere. Così ho accennato al mio informatore che ero interessata a partecipare, e lui mi ha fatto incontrare Sark, l'umano che stava organizzando il tutto. Parlando con lui mi son resa conto di voler assolutamente partecipare alla missione: infatti, prima di sapere che avremmo attraversato la Porta con la p maiuscola... la Porta Dimensionale, il mio interesse era limitato al voler assistere alla caccia più interessante mai avvenuta a Nouvieille. Non volevo di certo parteciparvi. Ma quando mi ha accennato a Kakurenbo, un mondo - anzi, un quartiere - parallelo al nostro universo, e alla Porta Dimensionale mi son resa conto che non avrei potuto non partecipare. Trovare finalmente l'occasione giusta per varcare una seconda volta quella porta è qualcosa che aspettavo da tempo. Avrei potuto anche varcarla da sola, questo è vero, ma la consapevolezza di aver già ricevuto troppo, di aver già avuto tutto quello che dovevo avere la prima volta che l'ho attraversata, mi ha sempre bloccato.

    Una volta asciugati i capelli con quell'aggeggio spaventoso che si chiama phon e averli legati in una coda bassa, mi sono cambiata, indossando gli abiti più appropriati per un'occasione come questa: una maglia col cappuccio, ed un paio di pantaloni... con sopra una gonna leggera che mi arriva fino alle ginocchia. Il colore degli abiti che ho scelto è il nero, adattissimo per mimetizzarsi tra le ombre della notte... oltre che - per la tradizione celtica - colore della vita. Il colore perfetto per una portatrice di morte. Ai piedi ho messo degli stivaletti comodi dello stesso colore dei vestiti. Gli unici gioielli che mi sono messa sono i miei artefatti: due anelli semplici e dalla fatture quasi celtiche e una collana composta da un cordoncino di spago e un pendente a forma di croce celtica. Per completare il mio abbigliamento - per così dire - 'dark', mi son messa un foulard nero attorno al collo, posizionato in modo tale da poterlo usare per coprire la parte inferiore del mio viso. Dopotutto, sono la proprietaria del teatro... e non ho intenzione di permettere che la mia vita professionale possa essere rovinata da qualunque cosa accadrà stanotte. Sark, ovviamente, mi ha già visto in volto, ma preferirei che fosse l'unico in grado di riconoscermi... soprattutto nell'improbabile eventualità che Colton riuscisse a sfuggire all'agguato. Visto che lui sa il nome che uso attualmente non gli ci vorrebbe molto per scoprire dove abito e arrivare a rompermi le scatole anche a casa. Per non parlare del fatto che - a meno che non abbia accusato un'amnesia - sa dove lavoro. Se mi toccasse il teatro non so cosa sarei in grado di fare, ma sicuramente degli innocenti rischierebbero di finire in mezzo al disastro che combinerei pur di farlo fuori.

    Un breve squillo interrompe le mie meditazioni. Il mio sguardo cade sul cellulare usa e getta che mia ha dato Sark, un aggeggino antipatico e rompiscatole che mi seguirà per tutta la missione... per poi finire nel primo bidone dell'immondizia che troverò. Sempre che Sark non lo rivorrà indietro. Rifletto, mentre recupero il cellulare dal letto dove lo avevo letteralmente gettato. Ma se si chiama 'usa e getta', dubito che possa essere riutilizzato.

    Leggo il messaggio, molto perplessa. "Preparatevi? Perché, cosa sto facendo?" Borbotto tra me e me, per poi infilare il cellulare nella tasca dei pantaloni e chiudere la cerniera. Nonostante io non veda l'ora di buttarlo in un cestino, non sarebbe divertente se lo perdessi prima che la missione fosse finita. "Bene, sono pronta." Affermo, come parlando alla stanza in cui mi trovo, una camera da letto che non ho mai usato per dormire... ma che mi risulta molto utile quando devo cambiarmi. Dopotutto, i mobili coi vestiti sono qui. Mi stendo sul letto, fissando il soffitto per qualche minuto, mentre rifletto se c'è qualcos'altro che potrebbe servirmi durante la missione. Armi, in casa, non ne ho... e non mi sarebbero nemmeno utili. Una vampira antica con un fucile? Mah... ridicolo! Rifletto, divertita all'idea. No, direi che ho preso tutto. Anche se... potrei portarmi una borsa... nel caso volessi portarmi a casa qualche souvenir da Kakurenbo.
    Mi alzo di scatto e recupero dall'armadio una piccola tracolla nera, giusto in tempo per sentire il cellulare squillare un'altra volta. Leggo il messaggio, poi esco di casa e mi dirigo - con tutta la calma del mondo - verso il cimitero indicato.

    Raggiungo il luogo dell'incontro esattamente venti minuti dopo. Prima di entrarci, mi copro la testa col cappuccio della felpa e bocca e naso col foulard. Raggiungo il gruppetto e aspetto in silenzio che Sark, già presente, cominci a parlare. Quando lo fa, inizia spiegandoci come funziona un altro dei suoi aggeggi tecnologici. Reprimendo un sospiro, mi metto la ricetrasmittente all'orecchio.
    La richiesta di Sark di presentarci non mi turba affatto. Ovviamente, non ho intenzione di rivelare a queste persone in nome che uso attualmente, e nemmeno il mio vero nome, poiché la conoscenza è potere... o, almeno, così mi è stato insegnato quando ero ancora una bambina. Sorrido, nascosta dal foulard, quando Kore fa la sua minaccia. Quindi non sono l'unica a non voler essere riconosciuta, eh? Penso, prima di presentarmi col nome che ho detto anche a Sark. "Mi chiamo Nimue e sono una vampira." Poche parole, dette con tutta la tranquillità del mondo. Infatti, non ho alcun problema a rivelare loro che sono una vampira - sarebbe anche ridicolo non farlo, viste le circostanze - e Sark ne è già a conoscenza, ma una cosa è certa: non ho intenzione di rivelare a nessuno dei qui presenti - nemmeno a colui che ci pagherà a fine missione - la mia età. Dopotutto... non si chiede mai l'età ad una donna!

    Una volta che tutti si sono presentati, cominciamo a scendere per le scale del mausoleo. Noto con interesse che i miei 'compagni' sono dotati di torcia, un qualcosa di cui io - in quanto vampira - non ho bisogno. Ecco un'altra cosa della mia perduta umanità di cui non sono nostalgica. Non poter vedere al buio sarebbe davvero stressante.

    Inventario:
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  6. Sleep*
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    Nella sua camera da letto, quasi completamente bianca, la gruccia con l'abito scuro che avrebbe indossato una di quelle notti sembrava risucchiare il chiarore della stanza. Era un regalo di suo padre, arrivato qualche giorno prima avvolto in carta velina e ricoperto da libri di ogni tipo, per lo più utili alla sua natura di Risvegliante. C'era anche altro in quel pacco, ma Savannah non voleva pensarci, non ancora. Helmut Schläger s'era dato un bel po' da fare in quell'ultimo periodo: aveva contattato praticamente tutti i suoi informatori, ne aveva corrotti di nuovi, aveva percorso vicoli squallidi in cerca della gente della peggior specie, dalla Germania all'India, dalla Russia al Sudafrica, approfittando del fatto che il suo lavoro lo portasse in giro per il mondo, correndo rischi inauditi, tutto per un nome. E alla fine l'aveva ottenuto.

    CITAZIONE
    Preparatevi. Ora di muoversi. Ci troviamo nel cimitero *** tra 20 minuti.

    Il trillo del cellulare le segnalò l'arrivo di un sms. Era l'ora.
    La ragazza indossò il regalo del padre. Aveva immaginato che fosse scomodissimo, così a vederlo, e invece calzava perfettamente e sebbene non fosse abituata a portare abiti di quel genere ci si sentiva incredibilmente a suo agio. Non conosceva la provenienza di quel regalo e nemmeno quale fosse la sua composizione, sembrava fatto in pelle, ma era incredibilmente leggero (ad eccezione del corpetto, realizzato in modo da ottenere gli stessi risultati di un giubbetto antiproiettile), e al tempo stesso resistente; in teoria, a quanto le aveva scritto il padre, doveva essere ignifugo e impermeabile. Richiamava la forma di una tuta aderente, con le maniche lunghe e guanti morbidi che non impedivano un'ottima manualità. Il corpetto arrivava a proteggere tutta la parte superiore del corpo, dal collo alla vita, dove Savannah aveva legato un cinturone, retto da passanti discreti quanto resistenti, che sosteneva una guaina corta che ricadeva sulla gamba destra (un luogo pratico dove tenere la P38 in modo da averla sempre a portata di mano) e una più lunga che scendeva lungo la coscia sinistra, a cui aderiva grazie ad un laccio in velcro regolabile a piacere. La guaina era suddivisa in varie sezioni simili agli scomparti dedicati alle penne in alcune borse; Savannah ci infilò i vari attrezzi del mestiere: bisturi di diversa grandezza, varie tipologie di forbici, l'encefalotomo, filo e ago da sutura, ma anche un paio di fiale vuote e tre riempite fino all'orlo di acidi presi dalla farmacia dell'ospedale. Non che avesse intenzione di effettuare autopsie quella notte, ma non si poteva mai sapere; e poi, anche come armi, quegli strumenti non scherzavano affatto.
    Prese poi con sè uno zainetto compatto e resistente e lo riempì con un kit di pronto soccorso, provette contenenti sangue di capra e di gallina, tre nebulizzatori con sostanze altamente irritanti al loro interno (una irritante per gli occhi, una per la gola e una per la pelle), provette vuote in vetro, un pacco da dodici mascherine, occhiali da laboratorio, corda, cartucce per la pistola, torcia, seghetto elettrico portatile, repellente per cani e una bomboletta d'allarme acustico. In una delle tasche posteriori dei pantaloni aderenti e stretti fino alla caviglia che componevano l'abito infilò il dissuasore elettrico. Infine, legò il bastone telescopico alla caviglia, sempre mediante un passante e un laccio con velcro. Il Glockenarmband, che teneva al polso sotto la pelle del vestito, e il Kīla completavano il tutto.
    Si diede un'occhiata allo specchio, quasi non si riconosceva così conciata... Si legò i capelli in una treccia e l'avvolse su se stessa, tenendola fissata alla nuca con forcine e un elastico trasparente. Ora poteva andare.

    Uscì dall'appartamento con passo spedito, apprezzando la resistenza degli stivali nuovi. Erano stati un ottimo acquisto: alti fino a poco sopra il ginocchio, caldi e comodi grazie alla leggera imbottitura interna, anch'essi impermeabili, avevano tutto quello che avrebbe potuto domandare per quella sera. Inclusa una tasca nascosta, in cui aveva prontamente piazzato un coltello sottile ma ben affilato (nello stivale destro) e una minuscola torcia (in quello sinistro).
    Gettò il cellulare, che aveva portato con sè, nel primo cassonetto e si recò rapidamente verso il luogo convenuto. Fortunatamente non c'era gente in giro, ma se anche ci fosse stata dubitava che le avrebbe rivolto la parola, conciata com'era.

    Il tragitto non fu troppo lungo, ma le diede tempo sufficiente a pensare al guaio in cui si stava cacciando: la parte razionale di sè le diceva che era ancora in tempo ad andarsene, ma era ormai diventata una vocina quasi inudibile, poiché ogni volta che cercava di farla ragionare tutto il resto della sua mente si apriva al dolore e, soprattutto, alla rabbia. Non una rabbia distruttiva, aveva già passato quella fase da qualche mese, no. Era piuttosto una rabbia calcolata, dosata, distillata al fuoco dell'odio verso l'uomo, se così si poteva chiamare, che aveva eliminato persone innocenti perché non gradiva la loro natura, il verme che mettendo da parte ogni fibra umana di sè aveva perseguitato e cacciato alcuni dei suoi amici, fregandosene delle loro condizioni, girando le spalle al fatto che non avessero mai fatto del male a nessuno. Era arrivata in quella città solo l'anno prima e non erano molti gli amici che s'era fatta. Grazie a Colton, il cacciatore, non gliene rimaneva quasi più nessuno. Grazie a Colton, il distruttore, aveva quasi perso suo fratello, che giaceva da mesi in coma, e il padre, che pazzo di dolore aveva fatto pensare a tutti che avesse perso il senno, finché non aveva trovato un motivo per sopravvivere: trovare il responsabile di quanto era accaduto. Grazie alle sue conoscenze era riuscito nel suo intento e aveva scoperto che l'oggetto del suo odio viveva a Nouvieille, dove era addirittura considerato un cittadino stimato, a capo del più grande museo della città. Era stato allora che aveva chiamato la figlia e le aveva raccontato tutto: di come il fratello fosse stato trovato in fin di vita, di come la colpa fosse di quell'uomo, quel mostro!, di come sarebbe stata lei a doverlo vendicare.

    Così aveva passato gli ultimi mesi a visitare il museo, sperando di vederlo. Non l'aveva seguito, oh no, era un cacciatore esperto e se ne sarebbe accorto subito. L'aveva semplicemente incontrato per caso, per i corridoi del museo, una, due, tre volte, mentre il padre da parte sua contattava alcune delle creature più pericolose della città e nutriva il loro odio con il suo, dirigendolo verso quell'essere meschino che gli aveva quasi strappato il figlio. Finché, finalmente, gli ingranaggi avevano iniziato a muoversi: innanzitutto s'era trattato di contattare qualcuno, un malvivente, in grado di organizzare un team punitivo. Poi era stata fatta girare la voce che chiunque, umano o creatura, fosse stato interessato alla caccia sarebbe stato il benvenuto. E infine, dopo un'attenta organizzazione, eccolo lì: l'sms che le comunicava che era arrivato il momento.

    Nemmeno il malvivente a capo della spedizione sapeva il motivo per cui Savannah aveva aderito. Probabilmente aveva pensato che una Risvegliante poteva sempre far comodo, per cui non aveva fatto molte domande: le aveva dato un cellulare usa e getta in modo da poterla contattare e se n'era andato, avvolto nel mistero. A quel punto era ufficialmente a bordo. Si strinse nelle spalle, pensando a com'era passato rapidamente il tempo da allora. Un paio di settimane se n'erano volate come un paio d'ore, lasciandole giusto il tempo di salutare uno dei pochi amici che fossero rimasti vivi: Nero Evans. Gli altri probabilmente non si sarebbero fatti troppe domande, se fosse sparita: avrebbero pensato che era in uno dei suoi periodi no, o che fosse partita per un viaggio, ma con Nero era diverso. Un demone, per di più agente di polizia: non c'era possibilità che si rassegnasse alla sua scomparsa; avrebbe indagato e non si sarebbe dato pace. Savannah non poteva permettere, nel caso in cui non fosse sopravvissuta e Colton fosse ancora in giro, che Nero finisse dritto nelle braccia del miglior cacciatore in circolazione, per cui s'era recata a casa sua. Era stato difficile raccontargli tutto, soprattutto perché non era abituata a dire i fatti suoi a qualcuno, ma anche perché era un po' che non si vedevano. Ora sapeva di suo fratello, di cosa gli era successo e della spedizione a cui la ragazza avrebbe preso parte; aveva evitato però di dirgli luogo, data, ora, qualsiasi informazione rilevante legata alla missione, per precauzione: ormai aveva preso la sua decisione e non ci sarebbe stato verso di fermarla.

    Raggiunse il cimitero e attese in silenzio, l'abito marrone scuro la mimetizzava nell'oscurità. Pian piano tutti arrivarono, la maggior parte delle persone aveva il viso coperto, probabilmente per non rivelare la propria identità, ma a Savannah non importava: nessuno la conosceva, faceva un lavoro che sicuramente non si poteva definire come "a contatto con il pubblico" e d'altra parte che si sapesse che era una Risvegliante aveva poca rilevanza, se nessuno dei suoi momentanei compagni di team aveva modo di rintracciarla una volta usciti di lì. Ammesso che qualcuno fosse sopravvissuto, tra l'altro.
    Dietro invito di Sark, qualcuno iniziò a presentarsi; la prima ragazza a parlare attirò l'attenzione di Savannah: una Risvegliante? Troppo sbalordita persino per pensare, attese il suo turno senza staccare gli occhi dalla sconosciuta, finché non giunse il suo momento:

    Ciao, sono Savannah. Risvegliante anch'io.

    Pochi attimi dopo un'altra voce la sorprese. Era una voce maschile e nel voltarsi verso la direzione da cui proveniva, abbandonando per un attimo il contatto visivo con la giovane Risvegliante, vide qualcuno che conosceva. Dannazione, che diavolo pensava di fare?!

    Il gruppo, ormai al completo, si stava però muovendo e Savannah non potè far altro che recuperare la torcia dallo zaino e seguire gli altri all'interno di un mausoleo, sistemandosi l'auricolare che Sark le aveva consegnato. Si avvicinò a Nero, mentre scendevano le scale e gli chiese a denti stretti:

    Cosa diavolo ci fai qui?

    Era arrabbiata. Non voleva che fosse coinvolto, non voleva che restasse ferito -o peggio- per cose che non lo riguardavano, per una crociata che era solo sua, ma soprattutto era arrabbiata perché una parte di lei, rassicurata dalla sua presenza, era contenta di vederlo.

    abito con corpetto ignifugo e impermeabile
    stivali impermeabili
    P38 + cartucce
    attrezzi da anatomopatologa (bisturi, forbici, fiale, seghetto elettrico, acidi...)
    zainetto
    kit di pronto soccorso
    torcia
    provette con sangue di capra e di gallina
    nebulizzatori con sostanze irritanti
    12 mascherine
    occhiali da laboratorio
    corda
    repellente per cani
    bomboletta di allarme acustico
    dissuasore elettrico
    bastone telescopico

    Glockenarmband
    Kīla
     
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  7. Sevristh
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    Era passata poco meno di una settimana da quando, in un'insolita serata di pioggia primaverile, Savannah Schläger si presentò a casa sua.
    Ora che si trovava a due passi dal Cimitero le immagini dentro la sua mente scorrevano fluide e nitide, quasi fossero tangibili. Era successo tutto in fretta e non aveva quasi avuto tempo di pensare agli avvenimenti che l'avevano portato lì, in quella situazione da cui ormai non c'era possibilità di fuga.

    [...]

    Tutto era partito proprio dalla visita dell'anatomopatologa a casa sua. Il campanello suonò due volte, il Demone apri la porta e si ritrovò Savannah davanti. Visibilmente sorpreso dalla sua comparsa -ma non per questo dimentico delle buone maniere- la fece accomodare dentro, offrendole una lattina di birra appena messa in fresco, che la ragazza, prontamente, rifiutò. Certo, una birra non è quello che normalmente si offre ad una donna, ma non era questo il motivo del suo rifiuto. Aveva da parlargli e si trattava di questioni serie. Molto serie, data l'espressione facciale della ragazza che non lasciava adito a dubbi.
    Nero, perplesso, si sedette sul divano incrociando le braccia e facendo un cenno con il capo, come a sancire l'inizio del suo monologo. Non fu mai interrotta dal Demone che, dal canto suo, ascoltava con attenzione e crescente stupore.
    Un fratello in gravissime condizioni, amici sterminati dalla furia omicida del Cacciatore, una spedizione a cui avrebbe preso parte in modo da potersi vendicare e porre fine al massacro...
    Sembrava una situazione troppo surreale, eppure era tutto così fottutamente realistico; non ci mise molto ad arrendersi all'evidenza: quella era Nouvieille, signori e signori, pagate il biglietto o andatevene all'Inferno. Letteralmente.
    A nulla valsero le sue -poco lucide- parole per cercare di farla desistere dalla sua missione pressocchè suicida. Anche perché non le volle ascoltare. Si sollevò dal divano, lo salutò e sparì chiudendo dietro di sè il portone del suo loft, lasciando l'agente Nero Evans a crogiolarsi nei suoi pensieri. Sarebbe potuta essere l'ultima volta che i due si vedevano.
    Il Demone finì la sua birra con un veemente sorso, lo sguardo fisso nel vuoto, mille sensazioni contrastanti dentro la sua mente. Perché diamine era andata lì a fargli sapere quelle cose?
    Se il suo piano era quello di farlo impazzire c'era quasi riuscita. Non era mai stato così vicino all'instabilità mentale definitiva come in quel giorno.
    Cercò di calmarsi e ragionare razionalmente. In sintesi era di fronte ad un bivio: aiutare Savannah o fare di tutto perché non facesse follie? Il fregarsene, come avrebbe voluto lei, non era assolutamente contemplato nella rosa delle possibili scelte.
    Era la prima volta che realizzava che una persona a cui teneva potesse essere in pericolo di vita; ma questo anche perchè non aveva ancora capito, fino ad allora, che quella ragazza era preziosa per lui e che il solo frequentarlo la esponeva a troppi rischi, vista la sua natura.
    E appunto per questo, il Cacciatore doveva morire. Se tutti i suoi amici erano morti, quanto sarebbe passato perché toccasse a lui?
    Improvvisamente smise di pensare ed agì. Prese il telefono e chiamò una certa persona. Gli doveva un favore, ed era giunto tempo di restituirglielo.

    [...]

    Sapeva che la sola abilità nello scovare informazioni non sarebbe bastata per eseguire il piano che aveva in mente. Per questo doveva necessariamente chiedere aiuto all'unica persona che nel suo ambiente sapeva di potersi fidare: Tom Howard, il suo partner alla polizia. Tom aveva molti agganci nella malavita di Nouvieille tanto che per ogni informatore che controllava Nero, lui ne aveva in pugno almeno altri 5.
    Non era un tipo che faceva domande, soprattutto quando si facevano questo tipo di indagini 'personali', quindi raccontò al partner il necessario, riuscendo a mantenere perfettamente la sua copertura. Dovevano trovare e interrogare chiunque aveva avuto notizie sulle voci che circolavano circa una 'spedizione pericolosa' volta ad eliminare un pericoloso 'uccidi-creature', in modo da raccattare più informazioni possibile e vedere cosa si poteva fare.
    Furono giorni difficili. NESSUNO sapeva realmente, o tutti sapevano e nessuno parlava.
    Tom diede fondo a tutte le sue risorse, Nero perdette la pazienza e finì per andare alle mani con parecchie di queste. A quanto pareva la voce era circolata, ma restava pure sempre un movimento di nicchia. Ovviamente si andava sul sicuro: se questo Colton era così pericoloso si cercava solo gente pronta a tutto, non criminali o assassini da quattro soldi. Gente con le palle quadrate...
    Era la quarta notte di ricerche e Tom e Nero si trovavano all'interno della macchina della polizia a consumare la sconsolatissima pausa caffè che solitamente andava dalle 2:00 alle quandomirompodiberequestabrodaglia. Per quanto ne sapeva la spedizione poteva essere già iniziata e conclusa e lui era ancora ad un punto morto, con l'entusiasmo che finiva ben al di sotto dei tacchi. Improvvisamente una comunicazione radio annunciava a tutte le pattuglie presenti in zona di raggiungere il presidio di un deposito militare, per poter isolare la zona fino all'arrivo degli organi competenti. Un tizio aveva cercato di rubare armamentario e attrezzature varie dalla struttura, venendo banalmente colto sul fatto da una volante di passaggio. Sembrava una situazione di routine, il solito traffico d'armi presente a Nouvieille, ma a quel punto a Nero venne un'idea: e se quel ladruncolo in realtà si stesse preparando per un'operazione 'militarmente' importante? Un cenno d'intesa e la Dodge Carger partì sfrecciante verso il deposito. Dovevano prendere quel tizio e interrogarlo. In fretta.

    [...]

    Fu esattamente come aveva ipotizzato Nero. Quel personaggio era completamente folle o forse era semplicemente troppo lucido per sembrar sano ai loro occhi. Spifferò tutto quello che c'era da sapere sulla missione a cui doveva partecipare senza il minimo ripensamento: modalità, luogo, ora dell'incontro, nome che aveva utilizzato parlando al telefono con 'Sark'... Gli disse addirittura dove aveva nascosto il cellulare con cui avrebbe dovuto contattare il committente di quest'operazione. Tutto ciò in cambio di una stramba richiesta: tenere alto il suo nome e la sua reputazione. Nero su questo era certo: se la missione andava a buon fine, sarebbe stato un motivo d'orgoglio per quel pazzo criminale.



    Ed eccolo lì, do fronte al cancello del cimitero, equipaggiato di tutto punto per la spedizione.
    Indossava un corpetto tattico nella quale aveva posto tutto il necessario per un'operazione del genere, una maglia a maniche corte per celare la giubba antiproiettili che teneva sotto, dei guanti a mezze dita, una cuffia elastica (su cui sopra vi era sistamato il visore trinoculare preso in prestito gentilmente dalle forze speciali) che ben celava il suo colore particolare di capelli, dei pantaloni con tasche multiuso e un paio di stivali impermeabili. Tutto ciò rigorosamente color nero.
    Avanzò fino al luogo dell'incontro, nella quale erano già presenti tutti i partecipanti alla missione. Come al solito era in ritardo! Diede un'occhiata a Savannah, che dal punto di vista dell'equippaggiamento non era di certo seconda al Demone.
    Quello che doveva essere 'il capo', Sark, iniziò a parlare, distribuendo le ricetrasmittenti auricolari, che Nero prontamente si sistemò nell'orecchio. Poi fu la volta delle presentazioni.
    Una vampira (razza di cui Nero aveva strani ricordi), due (!) risveglianti e una pazza mascherata che non rivelava la sua natura ma che minacciava di morte un gruppo di probabili-assassini-cazzuti armati fino al midollo. Fenomenale!
    Per quanto riguardava lui, beh, non gli restava che uscire allo scoperto, ricordandosi però che quel tizio svitato aveva detto che era un umano. Ma appunto, essendo fuori di melone, doveva giocare su questa cosa e cambiare immediatamente le carte in tavola perché la sua copertura non saltasse.
    « Bryan Bailey, umano -come dissi a Stark- ma anche creatura legata indissolubilmente all'Aria. Al vostro servizio.» fece facendo un piccolo inchino sgraziato a mò di damigella rinascimentale. Doveva rompere il ghiaccio, per diamine, troppo mortorio in quel cimitero! Scesero per le scale e Savannah si affiancò a lui, com'era prevedibile.
    CITAZIONE
    Cosa diavolo ci fai qui?

    « Respiro l'aria pulita delle chiese abbandonate da secoli... » bisbigliò il ragazzo, passando l'indice su una parete che fu immediatamente coperto da uno strato di polvere spesso quanto il suo dito.
    « ...e mi dò al cricket, ovvio.... Perché questo è il circolo privato di cricket vero?!» chiese, con la sua classica ironia che -probabilmente- aveva fatto ridere in tutta la sua vita 3 o 4 persone.
    Si fece poi serio improvvisamente, guardò la ragazza negli occhi e disse, fermamente e senza esitazione: « Non ti lascio sola, Savannah. »
    Non le diede il tempo di rispondere. Avanzò e ascoltò ancora cosa aveva da dire Sark. La missione stava per partire.

    Fenril.
    Blue Rose con 10 Ricariche da 6 colpi.
    Anello di Confinamento.
    Red Queen sigillata sul tatuaggio del braccio sinistro.
    Visore trinoculare con visuale termica, notturna e rilevatore di attività elettrica.
    Pugnale
    Passpartout
    Torcia elettrica
    Bussola
    Piccolo Binocolo
    Crema Mimetica
    5 barre di Cyalume
    2 Segnalatori fumogeni
    2 Granate Flash
    Coltellino da scasso
    2 Barrette Energetiche al gusto di fragola :3

    Edit by Sev: ho sbagliato due volte il nome di Sark, ho corretto perché non si poteva proprio vedere xD


    Edited by Sevristh - 19/10/2011, 00:31
     
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    Turista

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    I sei arrivano alla fine delle scale, davanti a loro l'oscurità illuminata dalle torce e muri spogli, attorno ai loro piedi ossa e scheletri.
    A parte l'odore di chiuso non sembra ci sia nulla di cui preoccuparsi eppure c'è qualcosa che aleggia nell'aria, anche se ai comuni mortali pare solo una normale temperatura freddina a causa del luogo in cui si trovano. Qualcuno riuscirà a percepire qualcosa?



    Ecco un piccolo intermezzo per accertarmi abbiate capito come usare le abilità in quest (o almeno nelle mie quest XD). Avete qualcosa nella vostra lista di abilità che pensate possa essere utile in una data situazione? Usatele. A valanghe, intendo. Non importa se non danno risultati, se non sono di livello abbastanza forte o altro, è peggio se non le usate e poi scoprite che usandole avreste potuto arrivare alla soluzione eoni fa o ricevere utili suggerimenti per aiutare voi e i vostri compagni!
    Già di razza avete un intuito per certe cose? Scrivete di fare più attenzione a quello che sentite e le ipotesi che fate: i risultati non piovono giù dal cielo ma chissà che la fortuna non vi assista!
    Controllate sempre le vostre abilità/caratteristiche di razza e non fatevi prendere dalla timidezza, esaminate qua e là se volete scovare eventuali trucchi e misteri (basta anche solo dire “si diede un'attenta occhiata attorno” e poi il quest master vi fa sapere se avete notato qualcosa), ci siamo capiti?
     
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  9. -Varonuccia-
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    Alla faccia del “non importa se reale o fittizio, serve come riferimento”. Ma parlava per caso in una strana lingua sconosciuta? Arabo? Cinese? Mah. Una cosa era certa, quella Kore non era mentalmente stabile, e di assunzioni tramite agenzie misteriose non ne avrebbe più fatte, al diavolo il prezzo conveniente! Era come fare la spesa al supermercato: prendevi le scatolette in offerta e poi ti rendevi conto che la data di scadenza era passata da un pezzo. Fottute scatolette.
    Già aveva corso un enorme azzardo solo per il tizio che aveva preso il posto di quel cretino che si era fatto beccare a rubare armi e compagnia bella. Come se venire a sapere di un tale arresto non fosse facile nel piccolo mondo della malavita. Tanto per cominciare, dopo la telefonata con il candidato, aveva sguinzagliato i soliti informatori per controllare che l'umano non fosse della polizia; era saltato fuori però che il nome fittizio che gli era stato comunicato corrispondeva ad una delle identità di un delinquente di infima categoria, un arrivista che di strada finora non ne aveva fatta. Come fosse stato possibile che un tale idiota potesse sentire le voci di assunzione che aveva sparso solo nel giro che contava era un mistero, tuttavia, quando l'aveva chiamato per parlare e licenziarlo, gli era giunta la notizia: arrestato per un errore madornale che definirlo imbarazzante per un malvivente era poco. Contento, credeva non ci fossero più problemi, chi era nella polizia non avrebbe creduto alle farneticazioni di un pazzo, e se c'erano risveglianti a lavorare per la polizia venivano comodo anche a loro impedire che la verità impossibile da credere si spargesse in giro, perché due dei loro collaboratori erano stati assunti in quella pazza missione. Quindi era tutto a posto, non avrebbe più rivisto l'imbecille e se fosse stato necessario l'avrebbe tolto di mezzo in qualche modo. O così credeva.
    Non aveva idea di chi fosse il nuovo venuto, si era aspettato di non veder arrivare nessuno e invece eccolo lì quello sconosciuto ruba identità. Però a quanto diceva forse poteva essere utile. Sempre se diceva la verità.
    Johnny era un tipo paranoico per natura. Non sopravvivevi in un certo ambiente se non imparavi a guardarti costantemente le spalle. Aveva sguinzagliato informatori dietro ogni partecipante, perfino Kainda. Non era per la poco fiducia, semplicemente era una cosa di routine che faceva con tutti. La vampira era un volto più o meno noto ma immediatamente disse che non voleva assolutamente sapere chi fosse in realtà a parte Nimue: non voleva problemi. La prima risvegliante era a posto e lavorava per l'Animators, la seconda lavorava in ospedale ed era lì per motivazioni sue. La tizia mascherata invece rimaneva un vero e proprio mistero, ma non si era sorpreso più di tanto, per istinto sentiva odore di un'organizzazione simile alla mafia, alla Yakuza e alla Triade: nessuna informazione su di lei, la paga però era buona quindi aveva deciso di rischiare un malato mentale a bordo.
    Ma torniamo al presente.

    A parte questi piccoli episodi non ci furono grandi uscite, ognuno teneva ben salda la propria identità tranne Kainda, Savannah e un po' lui: non aveva bisogno di nascondersi, gli avrebbe fatto piacere essere l'ultima faccia che Colton vedeva prima di morire, un bel traguardo, un trofeo personale. Come fotografo non era famoso e sicuramente se qualcuno lo riconosceva per strada sfidava chiunque a dargli fastidio o a denunciarlo con completa mancanza di prove. Per quanto lo riguardava aveva un comportamento professionale come al solito per cui le identità vere che gli erano state affidate, e pure i nomi fittizi, non sarebbero usciti dalla sua bocca.

    A quanto pareva nessuno aveva delle domande. Tutti si erano appropriati della propria ricetrasmittente e da bravi l'aveva seguito. Sentì un brusio alle sua spalle mentre scendevano le scale in mezzo a tutto quel silenzio ma non seppe dire a chi appartenevano. Altri scambi di minacce? Sperò proprio di no, l'esperienza con quelle due teste calde di Colton e Spike gli era bastata!

    Ricordate che dobbiamo fare lavoro di squadra perciò se vedete un compagno in difficoltà siete quantomeno obbligati a tentare di aiutarlo. disse mentre scendeva l'ultimo gradino.
    Fece voltare la torcia di qua e di là osservando i muri spogli. Non sapeva dove esattamente lanciare la moneta ma i suoi datori di lavoro gli avevano comunicato che di norma le creature soprannaturali erano in grado di vederlo.
    Okay. Nimue, tu che sei una creatura soprannaturale, potresti individuare il varco della Porta Dimensionale e lanciare dentro la moneta? Così potremo entrare. disse passandogliela con un semplice lancio. Per favore. si ricordò di aggiungere.

    Quando l'aveva incontrata non gli aveva fatto una buonissima impressione. O forse era perché con una vampira ci aveva già avuto a che fare e non voleva ripetere un'esperienza simile. Fatto stava che un po' di educazione non faceva male a nessuno e non costava un centesimo.
    Non si accorse di alcuna strana sensazione ed era così coperto che a stento sentì del freddo sul viso, ma non ci diede peso.

    Le informazioni sulla Porta Dimensionale sono QUI per chi non le avesse ancora lette.

    Edit
    Per la gioia di Sev ho ampliato i dettagli sulle assunzioni; non pensavo fossero necessari ai fini della storia, e quando mi metto giù a scrivere troppo mi paiono tutte cose inutili e pesanti, così li avevo lasciati stare e considerato in sottinteso quello che Johnny fa XD Spero siano utili anche ad altri in qualche modo ^^

    Edit 2
    Sorry Sleep, ho scritto di fretta senza ricordarmi che la Savy non fa parte dell'Animators, e anche per il pezzettino dopo, grazie per avermelo fatto notare ^^


    Edited by Varonuccia - 25/10/2011, 17:15
     
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  10. Kainda°
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    Ad uno ad uno i suoi compagni di missione svelarono, chi più chi meno, la loro identità. Per prima una ragazza strana, che non appena ebbe terminato di parlare suscitò in Kainda una smorfia sul viso. Ma quanti cavolo di film scadenti aveva visto quella lì? Per l'amor del cielo.. - pensò la risvegliante alzando gli occhi al cielo, spiegandosi all'improvviso quell'abbigliamento un pò.. particolare.
    Poi fu il turno di colei che aveva suscitano strani pensieri nella ragazza africana. Ecco cos'è! E' una vampira! - meditò, squadrando la ragazza dai capelli corvini con occhio attento. Ancora una volta il suo sesto senso aveva capito più del suo cervello razionale.
    La vera rivelazione per Kainda fu Savannah, la quale si identificò come risvegliante. Si spiegò così le occhiate che le aveva mandato da quando aveva parlato pochi istanti prima. Ci fu un momento in cui le due incrociarono lo sguardo, forse entrambe chiedendosi come mai non si fossero ancora incontrate in agenzia; vero è che Kainda non la frequentava moltissimo, con il lavoro di fotografa che le occupava molto del suo tempo. Decise che avrebbe scambiato due parole con la risvegliante appena se ne fosse presentata l'occasione.
    Infine fu il turno di un tipo strano, apparso dall'ombra; guardando Jonny, la ragazza parve di capire che era giunto inaspettato. Era bene accetto o avrebbe dovuto tenerlo d'occhio? Bè, Kainda lo avrebbe fatto in ogni caso, perchè nel gruppo non conosceva nessuno se non il suo capo e fidarsi è bene, ma non fidarsi.. L'accenno al vento non risultò troppo chiaro per la ragazza, che però decise che lo avrebbe scoperto sicuramente nel corso della nottata, quindi era inutile farsi troppe domande.

    Giunto il momento di scendere le scale, Kainda si diresse verso la sua "collega", almeno per scambiare due parole, ma fu preceduta dal ragazzo apparso per ultimo; dalle poche parole che udì fra i due, pensò che si conoscessero, ma in fondo non erano fatti suoi. Aumentò il passo e scese gli ultimi scalini.
    Le parole di Jonny arrivarono chiare alle orecche di tutti e sembravano voler spedire un messaggio, tipo "la vita di tutti noi dipende da tutti noi, quindi se fai di testa tua moriamo ammazzati". O qualcosa del genere.
    L'ambiente che li accolse sembrava una caverna, con muri spogli e ragnatele appese qua e là. La luce era fioca e proveniva da qualche torcia, che illuminava ossa sparse ovunque. In un altro momento avrebbe voluto sondare quegli scheletri, capire chi o cosa fossero stati, magari provare a "comunicare" con loro, ma non era quello il momento adatto. Lanciò un'occhiata di interesse verso i resti - Umani? - poi distolse lo sguardo, puntandolo su Savannah. Solo Kainda ne era interessara oppure anche l'altra risvegliante provava la stessa curiosità nei confronti della morte?
    Distratta da questi pensieri, ascoltò con un orecchio solo le parole del capo rivolte alla vampira. Mentre questa rispondeva, Kainda si guardò nuovamente attorno; data la presenza di estranei in un ambiente sconosciuto, la ragazza decise di prestare particolare attenzione a quella voce del suo cervello che sembrava riconoscere il pericolo; avvertì sulla pelle la frescura della caverna e rabbrividì leggermente, facendo vagare nuovamente lo sguardo attorno..

    CITAZIONE
    ISTINTO E PERSPICACIA [Abilità passiva]
    Livello I e II - Ai primi livelli il risvegliante avverte solo se nelle sue vicinanze ci sono possibili pericoli, cattive intenzioni che possono essere rivolte a lui o anche ad altri; percepisce strane sensazioni davanti a creature (e umani), non a seconda del loro allineamento, ma in base a quel momento: si sente a suo agio quando si ritrova con qualcuno senza alcuna intenzione malevola nei suoi confronti, e invece una sorta di disagio quando si trova al cospetto di creature (e umani) dall'animo malvagio. Non capisce perfettamente il perché di queste percezioni, come spesso non riesce a fare differenza tra cattive o buone intenzioni, ma agisce di conseguenza e spesso anche istintivamente.

     
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  11. ~Hime
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    L'ultimo a presentarsi fu un uomo sbucato dal nulla, una creatura legata indissolubilmente all'Aria, che colse di sorpresa anche Sark.. ma possibile che a nessuno venisse in mente di questionare il tizio? Poteva benissimo essere una spia del Cacciatore! Forse a nessuno passò per l'anticamera del cervello visto il battibecco fra piccioncini che stava avendo luogo fra una delle risveglianti e il suddetto mentre scendevano le scale verso la base della cripta. Magari facevano coppia nello spacciarsi per aiutanti di Sark e invece facevano il gioco avversario, li avrebbe tenuti d'occhio anche se il soggetto più pericoloso al momento era la vampira. Rachel sperò che questa fosse in grado di controllare la sua sete e che se mai avesse ricevuto ferite, non avrebbe provato a risanarsele con uno spuntino fra i suoi compagni di missione.
    Scendeva le scale lentamente, seguendo le luci delle torce dei suoi compagni e una volta arrivata alla base, si portò al centro della cripta per lasciar spazio al posizionarsi di tutti quanti in quel piccolo insalubre ambiente con ragnatele alle pareti, al soffitto e scheletri come moquette. Davvero originale. Pensò fra sé il cinema ha tolto ogni emozione una cripta simile potesse suscitare.. che tristezza.
    Superò quel che restava di una cassa toracica e si fermò su un punto libero da rimasugli ossei, se non la polvere e qualche lichene. Era interessante come la vita si facesse spazio anche nei luoghi più angusti e inospitali, da lì sarebbe partita per un ragionamento filosofico se Sark non avesse avuto il bisogno di interrompere la sua riflessione con uno sciocco e inutile discorso sulla necessità di una squadra unita.. era ovvio che lo sarebbero stati, che altre avrebbero potuto fare? O meglio, che senso aveva non esserlo? Li accomunava lo stesso scopo e in un futuro molto prossimo gli stessi pericoli, perché non si sarebbero dovuti aiutare? Anche la vampira sola contro una città di demoni e stregoni non poteva molto. Proprio quest'ultima venne richiamata dall'uomo per individuare il portale che li avrebbe condotti a Kakurembo.
    Rachel ancora non conosceva a pieno le sue abilità; gliene avevano parlato, ma in pratica non aveva mai fatto nulla anche perché non le si era mai presentata l'occasione di attivarle, solo incontrando un Risorto le era capitato di "utilizzare" una delle sue capacità extra umane che da quanto aveva capito non erano nemmeno propriamente sue, era la Dea a proteggerla dagli sguardi incantatori delle Creature, in quanto Sua ancella era costantemente osservata e guidata. Osservata e guidata.. guidata.. Si ripeté fra sé.
    Appoggiò una mano al petto, là dove era la sua prova tangibile di fede e dove poggiava la Chiave Dimensionale, dono della Stessa Dea nel suo viaggio di ritorno dall'Oltretomba. Strinse la chiave e chiuse gli occhi, per chi la osservasse dalle fessure per gli occhi della maschera vedrebbe solo il trucco nero con cui le era stato dipinta la zona degli occhi, si isolò dal Mondo Reale e da quella cozzaglia di sconosciuti.
    Nella mente iniziò la sua nenia:

    O Chthonia, che cammini indenne negli Inferi,
    O Enodia, che cammini invisibile fra i Vivi,
    O Propylaia, benevola protettrice delle porte,
    O Klêidouchos, detentrice delle chiavi della Vita e della Morte
    indica alla tua umile servitrice la strada per compiere il suo destino.
    Grande Soteira, salvatrice degli uomini,
    Trimorfa Triade a cui nulla sfugge,
    indica alla tua umile servitrice la strada per compiere il suo destino.



    Senza nemmeno accorgersene il suo mantra mentale, divenne un confuso borbottio, difficilmente comprensibile con la maschera a coprirle il volto. L'avrebbero presa ancora di più per una pazza, ma infondo che importanza aveva per lei? Erano dei miscredenti, esterni al Culto, ai quali non si era nemmeno presentata come Sacerdotessa; come potevano nella loro ristretta mentalità comprendere l'importanza di un gesto di comunione con la Dea?! Che credessero quel che loro pareva, a Lei bastava la Dea.
    Aveva afferrato chiaramente quell'aria lugubre che stagnava lì dentro, ora aveva solo bisogno di individuarne la fonte, grazie alla guida attenta della Dea.

    CITAZIONE
    Individuazione del male
    Non si tratta di individuare una creatura maligna, ma di percepire avversione nei confronti del chierico. Questo gli è utile per capire come possono evolversi situazioni che apparentemente possono risultare facili, per lui soprattutto. Quindi l'allineamento dell'avversario, in questo caso, non conta, quanto l'andamento del topic.
    Durata tre turni, un turno per percepire il male, due per individuarlo.
    Abilità attiva, da usare a comando.
    Raggio d'azione: massimo dieci metri

     
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    Agli occhi degli uomini, la vita passa dal buio all'oscurità. Agli occhi degli dei, la vita è una morte...

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    Mentre scendo le scale non posso fare a meno di sentire il breve dialogo tra Savannah e Bryan. Come avrei potuto non sentirlo? Il mio udito è sicuramente molto più sviluppato di quello umano, e questo è stato un vantaggio in molte occasioni. Dalle loro parole è evidente che si conoscono. Rifletto, nonostante io non sappia abbastanza su di loro per comprendere il significato di tutte le loro affermazioni, alcune delle quali evidenti battutine. So soltanto che Bryan non mi piace. La sua stessa presenza, il suo odore, le sue parole... c'è qualcosa che non mi quadra. È qui per Savannah, e per questo ha guadagnato un po' della mia simpatia... ma dubito che sia chi dice di essere. Non me ne frega molto se mente sul proprio nome... il problema è se mente sulla sua razza. Se solo capissi che cosa intendeva dicendo di essere una 'creatura legata indissolubilmente all'Aria'! Con una scrollata mentale di spalle metto da parte il quesito, decisa comunque a tenere d'occhio tutti i miei compagni di squadra, e riporto la mia attenzione a ciò che mi circonda. Arrivo alla fine delle scale e osservo la cripta con attenzione. Le ossa e gli scheletri sul pavimento danno di sicuro un'aria lugubre, adattissima al luogo, ma nel frattempo - a mio parere - rovinano lo spettacolo rappresentato dalla Porta Dimensionale, da quello che io chiamo 'Varco per l'Abisso'. Non è la prima volta che entro in questo luogo e non è la prima volta che vedo la Porta, ma essa continua a suscitarmi un senso di splendore e di divino. Mi attrae, come se mi stesse chiamando, come se mi dicesse: 'Vieni, oltre di me c'è l'Annwn, c'è l'Abisso, la dimensione dove vivono i tuoi dei. Attraversami e raggiungimi.'
    O miei dei... o Rhiannon degli Uccelli... o Arawn l'Uomo Grigio... vorrei tanto rincontrarvi, sentire le vostre parole sacre, sapere se ancora adesso mi considerate una vostra figlia. Scusatemi se attraverso questo sacro varco per curiosità e desiderio di vendetta, motivi piuttosto futili, ma voi mi conoscete, conoscete il mio carattere e l'oscurità che c'è nel mio cuore. Beneditemi, vi prego, nonostante io non lo meriti. Non posso fare a meno di pensare, mentre osservo quella porta ovale dove lo spazio si distorce con eleganza con increspature che ricordano un poco l'acqua. Sembra quasi che esse stiano seguendo una musica che nessuno altro può sentire, una melodia sacra e proibita.

    Distolgo lo sguardo, sentendomi quasi rapita da un incantesimo. Ho la sensazione che potrei passare l'eternità a fissare quel varco, e questo non mi piace. Quella è una porta sacra, ma anche pericolosa. Magari lo è solo per me, per l'attaccamento morboso che ho nei suoi confronti, per le sensazioni che suscita dentro di me, per i ricordi che riporta alla luce... ma questo non cambia la cosa: è pericolosa... ed è mia. Di colpo mi rendo conto che mi da fastidio la presenza degli altri, come il semplice fatto che sapendo della Porta e della sua ubicazione mi stessero facendo un dispetto personale. Mi rendo conto che vorrei che sparissero, che se ne andassero da qui lasciandomi sola con la Porta, sola con le mie emozioni... e con i miei dei.

    Poggio una mano su una parete della cripta, cercando di scacciare quei pensieri... pensieri che potrebbero rivelarsi nocivi per i miei compagni di squadra. Mi concentro sulla parete e cerco di cancellare qualsiasi altra cosa dai miei pensieri, raggiungendo quella concentrazione mentale che so essere necessaria per vedere il passato dell'oggetto o della persona che tocco. Le immagini cominciano ad apparire davanti a me come flash, rapide e confuse.

    La voce di Sark mi distrae. Sta dicendo qualcosa sul lavoro di squadra e sulla necessità di aiutarsi a vicenda. Stacco la mano dal muro, interrompendo così il flusso di immagini, e mi volto a guardare l'umano, proprio in tempo perché lui mi chieda di gettare dentro il mio adorato varco una moneta e me la lanci. La afferro al volo, guardandola per qualche secondo e considerando stupita come - a quanto pare - una semplice moneta possa stabilizzare la Porta. O, almeno, io penso che l'obbiettivo sia questo... altrimenti cosa servirebbe la moneta che ho in mano?
    "Certo." Rispondo, avvicinandomi di qualche passo alla Porta e lanciando la moneta esattamente - ok, più o meno - al suo centro. Miei dei, accettate questo umile dono e apriteci la Porta per Kakurenbo. Penso, in una specie di preghiera.

    Mentre compio questo semplice gesto sento una voce, più precisamente un borbottio. Non mi ci vuole molto per localizzare la sua fonte: la donna mascherata, Kore. Nonostante la maschera rovini il suono delle sue parole non posso fare a meno di comprendere parte della nenia. Nascosta dal foulard sorrido, mentre mi rendo conto di cominciare a provare qualcosa di simile alla simpatia per quella donna che ha minacciato di farci fuori tutti. Chi prega ancora gli antichi dei non può che avere la mia approvazione.

    CITAZIONE
    - Sensi sviluppati:
    Permette al vampiro di usare al massimo i suoi cinque sensi per fare tutto ciò che ritiene utile: seguire tracce, ascoltare dialoghi a metri e metri lontano da lui e tanto altro, sentire e percepire odori e rumori ad una certa distanza. Oltre tutto il vampiro possiede il sesto senso, ossia ciò che lo mette all'erta quando c'è aria di pericolo, minaccia, avverte la morte nelle vicinanze, le emozioni altrui così come la vita. E' per questo che riescono a sapere prima di chiunque altro se, per esempio, una donna è incinta, o se un uomo sta per morire o può essere salvato, così come avverte il passare delle stagioni in base alla vita che si manifesta nella natura.
    Antico: avverte perfettamente attorno a sè rumori, odori, parole e sensazioni nel raggio di circa 20/25 metri. Oltre i 25 metri riesce a capire se sono odori, rumori e altro che appartengono alla natura, umana e non, o sensazioni dovute al sesto senso.

    - Lettura del passato
    Permette al vampiro di vedere (non di leggere, attenzione!) il passato attraverso il contatto della mano. Il vampiro poggia il palmo su una superficie più o meno antica ed è in grado di vedere immagini del passato; può fare la stessa cosa con altre creature se prende una mano. In questo caso il vampiro sarà in grado di conoscere il passato unicamente del soggetto con cui sta a contatto, a meno che questo non voglia comunicargli mentalmente altri volti ed eventi vissuti da altri purchè li abbia visti di persona. Quindi questo potere non può essere usato per conoscere eventi storici noti, ma singoli casi.
    Vampiri plurimillenari (o antichi): quattro turni.

     
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  13. Sleep*
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    Le due risveglianti erano a posto e lavoravano per l'Animators.

    Varo, questo pezzo lo devi modificare, perché il mio pg non è minimamente a conoscenza dell'esistenza dell'Animators (per ora).
    CITAZIONE
    A parte questi piccoli episodi non ci furono grandi uscite, ognuno teneva ben salda la propria identità tranne Kainda e un po' lui

    Pure Savannah...


    Scendendo le scale, Savannah come gli altri (ad eccezione di Nimue, che ci vedeva benissimo anche al buio) teneva la torcia che aveva preso dallo zainetto ben salda tra le mani. Talvolta indugiava sui muri, apparentemente privi di qualsiasi decorazione o scritta, più spesso la puntava a terra, per vedere i gradini e non inciampare nelle ossa che li ricoprivano quasi per intero; fortunatamente non era la prima della fila, per cui al suo passaggio gran parte delle ossa erano già state spostate dai piedi di chi la precedeva: le sarebbe parso un sacrilegio far pressione con la suola degli stivali sui poveri resti di quelle che una volta erano persone, spezzandoli con il suo peso. La vita era sacra, ma lo stesso valeva per la morte e nonostante fosse disposta ad andare fino in fondo per eliminare quel Colton non poteva ignorare una sensazione di dispiacere e di fastidio per come quegli scheletri erano rimasti gettati a terra chissà per quanto tempo e ora gemevano scricchiolando sotto le loro suole.

    Cercò di non pensarci e di considerare la situazione in cui si trovava e dovette ammettere a se stessa che l'arrivo di Nero l'aveva gettata nella confusione più totale. Al momento della presentazione dei "compagni di squadra", se così li si poteva chiamare, aveva sospeso ogni giudizio, limitandosi ad ascoltare quanto avevano da dire e ad osservarli, ma ora era il caso di riflettere un po' sui vari personaggi con cui avrebbe dovuto fare gruppo; del resto, l'aveva detto Sark stesso, avrebbero dovuto fare affidamento l'uno sull'altro...

    La prima ragazza a presentarsi, Kainda, era quella che aveva attirato la sua attenzione più degli altri, sicuramente perché era una Risvegliante. Aveva passato un anno a chiedersi come rintracciare altri Risveglianti, a domandarsi dove vivessero, come avessero scoperto le loro capacità... e niente, aveva sempre fallito. E ora che abbassava la guardia per un attimo, ora che metteva da parte la questione per dedicarsi a qualcos'altro ecco che arrivava Kainda. Sguardo sveglio, viso accattivante, aveva preso l'iniziativa e s'era presentata per prima, per poi tacere quando erano stati gli altri a parlare; Savannah però, che non l'aveva persa d'occhio, non aveva mancato di notare alcune manifestazioni non verbali del suo pensiero e sinceramente si trovava d'accordo con lei.

    L'umana con la maschera, per esempio... Di certo non poteva sottovalutarla: chiunque minacciasse il resto del gruppo ancora prima che questo si formasse o era un pazzo o sapeva quel che diceva. Il viso celato non aiutava a capire quale delle due possibilità fosse la più concreta, ma in entrambi i casi era poco saggio fidarsi di lei. Se poi si fosse dimostrata utile nel corso della caccia a Colton tanto meglio, ma a meno di casi estremi Savannah era ben decisa a girarle al largo.

    Strane vibrazioni le arrivavano anche dalla terza donna del gruppo, ma i dubbi della ragazza svanirono non appena udì la sua presentazione: era una vampira, ecco spiegato tutto. Nimue, il suo nome, le piaceva, ma la sua personalità? Non ne aveva idea, non aveva abbastanza elementi per classificarla. Di certo, in quanto vampira, aveva dei buoni motivi per unirsi alla spedizione: chissà se anche lei aveva perso qualcuno per mano di quel cacciatore spietato...

    E infine Sark, il malvivente che stava organizzando il tutto. Se avevano scelto lui, di certo un motivo c'era. Quel che era certo era che sembrava sapere quel che stava facendo e se non altro aveva spirito di squadra, a giudicare dal discorsetto che stava tenendo. Sicuramente le ispirava più fiducia di altri, in quel gruppetto... Ascoltando le parole dell'uomo, Savannah approfittò per dare un'occhiata in giro, fermamente risoluta a non pensare a quanto Nero le aveva detto. Si trovavano in una sorta di anticamera tra la scalinata e una... "Porta Dimensionale"? Oh Signore... Ad ogni modo, la porta, il varco o qualsiasi cosa fosse sarebbe stato compito della vampira, per cui per il momento poteva rilassarsi.

    Il suo pensiero tornò immediatamente a Nero: non le aveva dato la possibilità di rispondergli, precedendola nella discesa, ma forse era un bene: le aveva dato la possibilità di riflettere sulle sue parole.
    Aveva fornito un nome falso, aveva ammesso di essere una creatura ma senza specificare quale; Kainda non ci avrebbe messo molto a capirlo, ma anche gli altri ci sarebbero arrivati piuttosto in fretta, pensò Savannah: in fin dei conti aveva accennato all'elemento della sua classe. Ad ogni modo non era un collegamento così immediato e sapere che fosse un demone non significava conoscere i suoi assi nella manica. Assi di cui nemmeno Savannah tra l'altro, a parte la capacità di far sollevare gli oggetti, era informata.

    Le aveva dato tre risposte per la sua domanda. Le prime due erano manifestazioni della sua buffonaggine, ormai iniziava ad apprezzare la sua capacità di sdrammatizzare le situazioni. All'inizio era una cosa che la faceva impazzire, ma ormai sapeva che quelle amabili idiozie (a cui si stava affezionando) erano poi seguite dalla motivazione reale. E in quel caso si trattava del fatto che non volesse lasciarla sola. Il complesso del cavaliere senza paura insomma... Realizzò che Nero aveva fatto bene a procedere senza attendere la sua risposta: nei primi istanti l'orgoglio aveva preso il sopravvento, facendole pensare cose del tipo "ma chi si crede di essere? chi gli ha chiesto qualcosa?", subito però aveva zittito queste voci e guardato alla situazione nel complesso. Non era lì perché si volesse impicciare dei fatti suoi, era lì per proteggerla.

    Si sentì arrossire: era da un anno che viveva in quella città e dentro di sè si vantava spesso di essere riuscita a fare tutto da sola, di essere completamente autonoma. Eppure c'era qualcuno che teneva a lei al punto di unirsi ad una spedizione così rischiosa per evitare che le succedesse qualcosa. Questa consapevolezza si fece sentire come uno schiaffo, lasciandola frastornata, finché un borbottìo non la riportò al presente.

    La donna con la maschera stava bofonchiando qualcosa per conto suo, forse pregava, forse realmente era pazza. La vampira dal canto suo fissava una moneta che Sark le aveva lanciato, come incerta su cosa avrebbe dovuto farne. La risvegliante sembrava assorta nella contemplazione degli scheletri, che sentisse anche lei qualcosa?... Savannah inspirò profondamente, doveva lasciar andare le riflessioni, serrare la bocca alle vocine interiori e lasciar fluire la sua essenza. Era una Risvegliante, era in un cimitero ed era nel suo elemento. Si sentiva a casa lì, i sensi intensificati dalla presenza della morte, di tante morti, una per ogni scheletro adagiato a terra, una per ogni anima rinchiusa in quel mausoleo, una per ogni corpo in decomposizione in quel cimitero. Ma non era la solita sensazione che provava quando si trovava in presenza di cadaveri, non era sicuramente la stessa aria che si respirava nell'obitorio dell'ospedale. No, era qualcosa di più, qualcosa di... diverso. Forse il varco di cui parlava il malvivente non era "solo" una Porta che conduceva in altre dimensioni, forse era una sorta di enorme gris-gris, un catalizzatore di energia, forse uno spirito, un'anima persa stavano cercando di mettersi in collegamento con loro, forse... Forse stava impazzendo e di lì a poco si sarebbe messa a borbottare anche lei con una maschera in faccia...
    ₪ ISTINTO E PERSPICACIA [Abilità passiva]
    Quest'abilità è una dote innata, ma che si affina e si caratterizza meglio con l'esperienza diretta sul campo. È quella che comunemente, e in breve, viene chiamata sesto senso, ma nel dettaglio permette al risvegliante di avere delle avvisaglie, più o meno forti ed intense, di pericolo per la sua vita e incolumità, di avere una sensazione di agio o disagio quando si trova ad avere contatto con altri esseri umani e non umani. Tutte queste sensazioni si scatenano in base alle intenzioni, malevole o benevole, di chi ha davanti, così quella strana avvisaglia di avere qualcuno che, per esempio, lo osserva perché vuole qualcosa da lui.
    Livello I e II - Ai primi livelli il risvegliante avverte solo se nelle sue vicinanze ci sono possibili pericoli, cattive intenzioni che possono essere rivolte a lui o anche ad altri; percepisce strane sensazioni davanti a creature (e umani), non a seconda del loro allineamento, ma in base a quel momento: si sente a suo agio quando si ritrova con qualcuno senza alcuna intenzione malevola nei suoi confronti, e invece una sorta di disagio quando si trova al cospetto di creature (e umani) dall'animo malvagio. Non capisce perfettamente il perché di queste percezioni, come spesso non riesce a fare differenza tra cattive o buone intenzioni, ma agisce di conseguenza e spesso anche istintivamente.

    ₪ PRESENZA DELLA MORTE [Abilità passiva]
    Abilità innata a tutti i risveglianti: attraverso percezioni che solo loro avvertono, i risveglianti riescono a dire con più o meno certezza se in una zona a lui circostante si sono verificate morti più o meno recenti.
    È una sorta di sesto senso, ma volto tutto alla percezione della morte. Si può quindi dire che è proprio questa abilità che accende i campanelli di allarme nei risveglianti, spingendoli a capire il perché di questo e a scegliere che uso fare di questa conoscenza: se usarla a fin di bene, quindi facendo il risvegliante e basta, oppure se dedicarsi alla negromanzia.
    Livello I - Percepisce la morte in un luogo vicino al suo senza individuarne il punto esatto (individua la zona).
    Tempo impiegato per trovare il punto di decesso: 4 turni.

    ₪ INDIVIDUAZIONE DI SPETTRI E ANIME DEI MORTI [Abilità passiva]
    Grazie a questa abilità i risveglianti possono capire molto sulle cose che spesso l'occhio non vede e l'orecchio non sente: sono infatti in grado di percepire la presenza di un'anima o di uno spirito/spettro (razza) in un luogo più o meno vicino e di capire, a seconda del livello raggiunto, più o meno da quanto tempo è deceduto.
    Grazie al filo diretto che hanno con la morte e l'aldilà (in senso molto lato, ovviamente), sono gli spiriti e le anime che scelgono di manifestarsi ai risveglianti, avendo trovato un canale che li avvicina alla vita terrena.
    Livello I - Percepisce ma non vede spettri e anime che hanno abbandonato i corpi da poche settimane, ma non distingue ancora se si tratta di uno spettro o di un'anima.
     
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  14. Sevristh
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    Arrivarono finalmente alla base delle scale dove Nero non potè non notare, illuminati dalle varie torce poste sulle pareti, i resti umani lasciati lì per chissà quanti secoli. Non che un'ammasso informe di farine ossee e teschi lo inquietassero, piuttosto si chiedeva che avevano fatto di male quei poveri cristi per meritarsi una sepoltura così approssimativa come quella. In fondo bastava il primo gruppo di gente svitata diretta ad una porta dimensionale, per poter calpestare fisicamente la loro memoria.
    "A proposito di gente svitata..." pensò, voltandosi in direzione della tizia mascherata, con curiosità. Un vago borbottìo proveniva da dietro la sua maschera attirando la sua attenzione e non era stato l'unico ad accorgersene, visti gli sguardi interrogativi che si lanciavano i restanti presenti.
    "Ma che diamine...?" si disse tra sè e sè, scuotendo poi la testa. Se prima aveva avuto dei dubbi riguardo la stabilità mentale di quel soggetto, beh, ora aveva avuto decisamente le conferme.
    Intanto Sark prese parola, raccomandando si presenti di aiutarsi, qualora un compagno fosse stato in difficoltà (c'era davvero bisogno di dirlo?), poi lanciò una moneta a Nimue, la vampira. Il suo compito era quello di dirgere quel pezzo di metallo verso la Porta e permettere al gruppo di entrare.
    Nero non capiva se quell'azione serviva a stabilizzare in un certo modo il varco dimensionale o se era un modo come un altro per far capire agli umani presenti la sua posizione.
    Quello che era certo era che personalmente, essendo un Demone e quindi una creatura soprannaturale, ne percepiva la presenza tuttavia senza avvertire alcuna sensazione fuori dall'ordinario. Semplicemente la porta era lì, la sentiva, come se il Demone si fosse ritrovato per tutta la sua vita di fronte ad un varco che portava verso altri mondi. Era una cosa strana a pensarci, tuttavia abbastanza normale se presa in modo razionale: la sua Razza di per sè proveniva da altre dimensioni- così gli era stato detto- e viaggiava in quel mondo terreno per pura curiosità. Una curiosità che, a parti invertite, Nero non sentiva di possedere. Se ci fosse stata l'opportunità di 'tornare' nella dimensione parallela di cui era proveniente avrebbe certamente rifiutato. Era nato e cresciuto sulla Terra, non sentiva alcun legame con 'quelli là', benchè si sentiva fiero e orgoglioso di appartenere a quella razza, quindi quell'esperienza lo rendeva apatico. Non vedeva l'ora di finirla e tornare a casa a coltivare i suoi hobby (vizi) da umano.

    Si appoggiò ad una parete, con le braccia intrecciate, osservando dall'esterno quello che sarebbe accaduto da lì a pochi minuti. Sperava pochi, perché quel postaccio, a decine di metri sottoterra, dove l'aria si faceva pesante e dove la struttura pareva cedere da un momento all'altro, gli stava facendo ricordare che era un dannatissimo claustofobico.
     
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    Turista

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    Kainda, Kore, Nimue e Savannah percepiscono di essere minacciate, per cui, quando il pericolo si presenta, sono più reattive nel contrastarlo e contrattaccare senza farsi cogliere di sorpresa.

    Savannah intuisce ci sia lo zampino di uno spirito, ma non riesce ad individuarlo.

    Nimue, attraverso il tocco, vede immagini di sangue e morte, persone condotte in quel luogo contro la loro volontà e sterminate per poi essere abbandonate a marcire lì sotto. L'immagine di un uomo in particolare le giunge nitida, mentre egli muore trafitto alle spalle da una spada, e dalle mani gli cade un ciondolo dorato.


    La temperatura freddina aumenta d'intensità e il luogo dove si trovano i nostri eroi viene preso di mira da una folata di vento mulinante. Sebbene non sia troppo forte, risulta molto fastidioso poiché trascina con sé tutta la polvere, la sabbia e piccoli frammenti di ossa sparsi nel mausoleo, in questo modo diminuisce la visibilità del gruppo.
    In mezzo all'insidioso vento si formano sei piccoli mulinelli che raccogliendo le ossa da terra formando altrettanti corpi scheletrici, i quali, disarmati, si scagliano ognuno contro un componente del team a braccia tese e le mani aperte a mo' di artigli.

    In tutto questo, la moneta lanciata verso il portale viene sbalzata via dal vento e cade a terra in un posto imprecisato.



    Non ho mai avuto a che fare con un vampiro, quindi spero vada bene il risultato della lettura del passato; Neris dimmi tu se è okay o funziona in altro modo.


    Edited by {Quest Master} - 4/11/2011, 22:07
     
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