Brynhild S. Dahl: è ora di shopping!

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    Ultimamente ho avuto molto da fare: troppo, in effetti. C'è voluto un po' prima che io mi abituassi ai nuovi ritmi, ai miei compiti come responsabile della sede di Nouvieille. Ora sono abbastanza a mio agio col mio 'nuovo' lavoro per il Talamasca, tanto che riesco a trovare il tempo di fare qualcosa in più oltre a mandare e-mail agli Anziani e a scervellarmi per risolvere i problemi in cui incappo nell'amministrazione. Sono anche arrivata ad iscrivermi a qualche corso universitario, soprattutto di antropologia. Ovviamente, facendo i calcoli, converrebbe immatricolarsi nella facoltà di antropologia al posto di iscriversi ai corsi singoli come ho fatto io, ma attualmente non sono sicura di potermi prendere un impegno simile. Meglio non esagerare, visto che già tra Talamasca e museo sono con l'acqua fino al collo.

    Cammino per la via, un po' accaldata. Nonostante io sia vestita in modo piuttosto leggero - una camicetta bianca e un paio di jeans alla pinocchietto - l'aria del primo pomeriggio è calda. Fin troppo, in effetti. Se non avessi avuto mille impegni sia stamattina che stasera, avrei scelto un orario meno bollente per andare a fare spese... o, meglio, per andare a migliorare la mia conoscenza degli artigiani della città. Artigiani con la 'a' maiuscola, però, gli unici che - in effetti - ancora oggi fanno dei buoni affari. Dopotutto, che io sappia, non esiste ancora una fabbrica di oggetti magici. E spero che non la creino mai. Penso, mentre mi fermo davanti a quella che è la mia destinazione: un negozio con un delizioso giardinetto, chiamato 'La Santa della Forgia'. Devo ammettere di non esserci mai entrata, ma dalle informazioni che ho raccolto si tratta proprio dell'ennesimo negozio di artigiani aperto in questa città. Non che io mi debba stupire di certe cose, del resto: siamo a Nouvieille, no!?

    Forse sarebbe meglio andare da artigiani con cui mi sono trovata bene, ma in tal caso non ci sarebbe nulla di nuovo da scoprire. Penso, chiedendomi che faccia farebbero il signor Sierra o il signor Adranos se sapessero che mi sto divertendo a fare il giro degli artigiani della città. Beh... magari non gliene fregherebbe un tubo. Mi dico, un poco divertita dalla cosa. O maledirebbero la concorrenza, chissà!

    Supero il cancelletto e attraverso il giardino, dirigendomi verso la porta d'ingresso del negozio. A dire il vero, non ho la più pallida idea di come potrei iniziare la conversazione quando avrò fatto il mio ingresso: la mia timidezza e la mia insicurezza non se ne sono mai andate, si sono solo indebolite col tempo. E quando faccio qualcosa di nuovo ho sempre il timore di sbagliare qualcosa, di fare qualche figuraccia. Mah! Con tutte quelle che ho fatto con gli Anziani, una in più non mi cambierebbe la vita. Mi dico, facendo un leggero sorriso.

    "È permesso?" Chiedo, mentre varco la porta ed entro nel negozio.
     
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    Doveva decidersi a comprare un dannatissimo condizionatore da mettere in negozio o almeno in casa. Il fatto che 'la Santa della Forgia' non avesse alcuna finestra, a parte le vetrate che davano sul giardino e la porta, risultava ora un vero problema: non aveva un granché come ricircolo d'aria e quando aveva deciso di comperare quella casa con annesso il negozio non vi aveva fatto caso inizialmente.

    Le venne poi un lampo di genio: un condizionatore nel negozio avrebbe compromesso tutti i preziosi e fragili oggetti. Zahi Hawass stesso le avrebbe dato una martellata su un alluce se lo avesse saputo, ricordandole quanto le condizioni ambientali influissero terribilmente sullo stato di conservazione dei reperti.

    Anche suo nonno probabilmente le avrebbe dato un sonoro scapaccione, di quelli che le avrebbero lasciato il segno a vita. Si massaggio istintivamente la nuca al ricordo delle pesanti mani del familiare, mentre sul liscio viso andò a formarsi un accennata smorfia di dolore.

    "Eh, quanti sofferti ricordi." Sospirò con una nota ilare nella voce, mentre metteva mano ad alcuni ingombrati scatoloni.

    Erano arrivati quella stessa mattina, due consegne che aspettava già da qualche settimana e che finalmente si erano degnati di consegnarle. Un paio di scatoloni contenevano diversi tipi di materiale che le sarebbe servito per il suo lavoro di artigiana, i restanti invece proteggevano diversi ritrovamenti che venivano da mercatini dell'usato et simili.

    Avrebbe dovuto catalogarli, inserirli nel pc e stampare le nuove pagine in cui li avrebbe inseriti... un bel lavoretto che probabilmente le sarebbe costato tutto il pomeriggio, ed avrebbe dovuto rimandare alla stessa sera i lavori commissionati.

    Amen! Era il suo lavoro e la sua possibilità di avere un guadagno fisso. Inoltre tutti i piccoli resti che metteva in salvo dalla discarica non potevano essere così crudelmente abbandonati, ed avrebbe trovato loro una giusta sistemazione tra credenze e scaffali.

    Si caricò dunque dei vari scatoloni, confidando nella sua impareggiabile altezza e la forte muscolatura che ancora non aveva dato cenni di voler cedere. Era una bella fortuna aver ereditato dal vecchio Johan di Norvegia la prestanza fisica e l'ossatura non proprio sottile; questo le era costato solo la sua femminilità, ma non la forza acquisita.

    Quando si raddrizzò, dopo aver impilato diligentemente i colli, scoprì che non riusciva a vedere un accidente; fu tentata di abbandonare un paio di scatoloni per fare un altro giro in seguito, ma il movimento dei sutra sul soffitto seguito da una voce femminile, la mise subito in allerta.

    Con passo traballante ed accorto, sperando di non urtare contro la nuova venuta o un qualsiasi oggetto d'antiquariato disposto in bella mostra, cercò di avvicinarsi al corridoio centrale che conduceva dalla porta al bancone, unendo quelli più piccoli creati dagli scaffali.

    "Entri entri, ho messo il guinzaglio i cani di pezza." biascicò la donna, ondeggiando un momento prima di fermarsi a pochi passi dalla nuova venuta, con un lieve risatina. "Se riesce a liberarmi dal primo scatolone e ad appoggiarlo sul bancone, riuscirò a darle anche un benvenuto come si deve."

     
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    Una volta entrata nel negozio mi ritrovo di fronte ad una scena molto particolare: la proprietaria (o commessa?) con le braccia piene di scatoloni. La fisso un attimo scioccata, chiedendomi come cavolo possa vedere dove sta andando, visto che gli scatoloni le occupano di sicuro il campo visivo. Ma il momento d shock passa velocemente quando la 'donna sommersa dagli scatoloni' mi chiede una mano. Sorrido, per niente turbata dalla cosa. Qualcun altro potrebbe sentirsi offeso nell'entrare in un negozio e sentirsi chiedere una mano, ma io non sono certo quel tipo di persona... o, almeno, spero di non esserlo: se mi trovassi io in una situazione del genere mi piacerebbe che qualcuno mi aiutasse, quindi è giusto che io aiuti lei. Sperando che gli scatoloni non siano troppo pesanti, ovviamente. Non vorrei distruggere qualcosa. Penso, ora un poco preoccupata, ma nel contempo dico: "Certo, lo faccio subito." mi costringo ad allontanare qualsiasi visione di uno scatolone a terra con il suo contenuto a pezzi, e afferro lo scatolone in cima, togliendolo dalla pila che sta 'sommergendo' la mia interlocutrice. Per mia fortuna, non è molto pesante e, a pensarci bene, se lo fosse stato la commessa o quel che era non avrebbe preso così tanti scatoloni ma si sarebbe limitata a trasportarli uno ad uno. A meno che abbia una forza sovrumana. Penso, divertita. mentre mi avvicino al bancone e poso lo scatolone nel primo spazio libero.

    "È lei la proprietaria?" Domando, incapace di trattenermi ora che non ho più lo scatolone tra le mani. "Mi è giunta voce che questo non è un comune negozio..." Continuo, decidendo di fidarmi dei miei informatori e di piantarla di essere la solita timida senza speranza. "Vendete oggetti magici, giusto?"
     
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    Era stata proprio un'idea geniale quella di caricarsi come una mulo. Mandò un paio di spergiuri all'indirizzo del suo dannato buonsenso in ferie, nonchè alla sua esuberanza sempre in testa alle idee geniali... o se non meno a quelle sane ed utili. Forse doveva ringraziare anche la pigrizia che si era unita all'altra, e che le aveva suggerito di fare un unico viaggio nonostante l'evidente impossibilità a compiere tale azione.

    Era dunque scivolata tra gli scaffali nella speranza di non finire lunga stesa sul pavimento, sommersa di oggettini e antichità più o meno preziose. Avrebbe imprecato come mai in vita sua, ma la fortuna le aveva arriso quella volta.

    La ragazza che era entrata fu molto gentile nel liberarla dal primo degli scatoloni, così che la bionda vichinga potè farsi un'idea di chi alla fin fine era entrato nel suo modesto negozio: una signorina distinta e d'aspetto dolce e solare, con lunghi capelli mossi del colore del grano maturo, le si parò davanti.

    Una volta che anche la valchiria norvegese ebbe sistemato i suoi scatoloni dietro il bancone, si dedicò infine alla nuova giunta dai capelli biondi:

    "La 'santa' in persona: Brynhild Dahl dalla Norvegia, per servirla" iniziò Bri con un veloce inchino. "Eh sì... l'hanno informata bene! Ogni cosa all'interno di questo negozio è magica."

    Con un taglierino recuperato celermente, la bionda, si apprestò a liberare dall'involucro di cartone un oggetto particolare: era questo un vecchio carillon a forma di giostrina a due piani, su cui facevano bella mostra piccoli cavallini bianchi, neri e rossi. Specchietti e lustri, pennacchi lignei e minuziose bardature rendevano quel ninnolo per bambini un vero tesoro. Con un paio di giri della chiave la giostrina prese a girare, i cavallini sollevarsi in un danza meravigliosa, accompagnati dal suono di una musica già sentita.

    "Ora mai di queste magie poco si sà... ma credo che lei desideri ben altri tipi di magia, scommetto."

    Detto questo fece scivolare verso la cliente un fascicoletto rilegato; al suo interno avrebbe potuto trovare tutto ciò che umani e non desideravano. Un volta fatto questo, Brynhild, munita di cacciavite e pinzette, prese a riparare alcuni delicati meccanismi che facevano funzionare il carillon.

     
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    La presentazione di colei che si è rivelata la proprietaria è molto particolare. La santa, eh!? Penso, un po' divertita dalla cosa. Probabilmente io non sarei in grado di definirmi così... nemmeno se stessi facendo una specie di battuta. Ma questo è un mio problema, non certo un suo. Mm... chissà perché il negozio si chiama così... no, Kim, non sei qui per certe cose! Concentrati sulle compere! Mi dico, costringendomi ad allontanare dalla mia testa tutte le domande che hanno cominciato a vorticare per essa come se volessero costringermi a trovare una risposta. Essere un'osservatrice del Talamasca e un'aspirante antropologa mi porta a farmi delle domande assurde... anche in momenti in cui sarebbe meglio evitare... ad esempio, in combattimento o quando, come ora, ci sono cose più importanti che devo fare.

    Mentre sono presa in queste mie considerazioni, Brynhild ha tirato fuori da una scatola un graziosissimo carillon, ottenendo involontariamente il risultato dal distrarmi dalle domande che una parte di me avrebbe voluto farle. "Già... ci sono diversi tipo di magia. Ma il tipo che più mi interessa al momento è quella che mi permetterà di sopravvivere all'eventuale attacco delle creature che osservo." Affermo, rispondendo alla sue parole e afferrando il fascicoletto che ha fatto scivolare verso di me.

    "Io sono Kimberly Hastur, è un piacere conoscerla." Mi presento, mentre comincio a sfogliare il fascicoletto, come al solito estasiata nel vedere la varietà di oggetti - e, in questo caso, marchi - magici che un acquirente potrebbe comprare. Ma, per quanto difficile possa essere, io devo fare una scelta. Il problema è che, non sapendo ancora bene cosa vorrei, farlo risulta ancora più difficile del solito.

    Il primo marchio che mi attira è quello chiamato Elli Vecchiaia. Dalla descrizione sembra proprio che possa far per me: avere un oggetto in grado di rallentare l'avversario sarebbe utilissimo nel caso mi trovassi, come al solito, in guai più grandi di me. Vado avanti a leggere, appuntandomi mentalmente il nome del marchio, scoprendo che anche quello successivo sembra essere molto interessante. Un marchio in grado di aumentare la temperatura corporea? Potrebbe essermi utile... Penso, mentre nella mia mente compare il volto di una certa vampira di mia conoscenza. Nonostante tutto, non riesco ancora a fidarmi completamente di lei: continuo ad avere la sensazione che, prima o poi, mi vampirizzerà senza il mio permesso. In tal caso, come reagirebbe se alzassi improvvisamente la temperatura del mio corpo? Mi domando, un po' divertita... e un po' preoccupata, in effetti. Nonostante, tecnicamente, sia la mia madre adottiva, non son sicura che sia una buona idea farla arrabbiare.

    Vado avanti nella lettura, cercando di scartare ciò che mi sarebbe meno utile, per quanto sia difficoltoso farlo. Ci son fin troppe cose interessanti, tanto che ho la tentazione di comprare tutto. No, non posso spendere tutti i soldi qui... ho anche una lista infinita di libri da comprare. Rifletto, considerando come - per me - i libri siano una questione di vita o di morte. Non sopravviverei senza libri... cosa difficile che avvenga, visto che il Talamasca ha una fornitissima biblioteca... ma questa è una sottigliezza.

    Un altro oggetto che finisce per attirarmi è una spilla, l'Angrboda, in grado di permettere il possessore di riconoscere chi ha pensieri negativi e, quindi, potenzialmente pericolosi. Anche questa sarebbe molto utile... mi potrebbe aiutare a rendermi conto di essere finita nei guai. Ma una cosa per volta...

    "Qui c'è scritto che Elli Vecchiaia è utilizzabile soltanto su armi da taglio, da botta o simili... un pugnale potrebbe andare bene, giusto? Poi toccherà a me riuscire a colpire il nemico, ma in qualche modo ci riuscirò." Affermo, con un leggero sorriso imbarazzato, rivolta a Brynhild. In effetti, ho la netta sensazione che Colton White ormai mi consideri un caso perso: non sono proprio portata per il combattimento, non c'è niente da fare.
     
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    Il carillon finì di suonare, di mandare la sua musica entro le pareti del locale. I cavallini di legno smisero di andare su e giù, arrestarono la loro danza multicolore. La giostrina era perfetta in tutto e per tutto, se non per un minuscolo particolare: i due piani di cavalli non si muovevano.

    Era quello il motivo per cui ora, la bionda valchiria, si prodigava con piccole pinzette e cacciaviti sotto la giostra; dallo sportelletto aperto si affacciavano alcuni ingranaggi e molle, tante piccole cosine che cercava di sistemare per far runzionare bene il ninnolo.

    CITAZIONE
    "Qui c'è scritto che Elli Vecchiaia è utilizzabile soltanto su armi da taglio, da botta o simili... un pugnale potrebbe andare bene, giusto? Poi toccherà a me riuscire a colpire il nemico, ma in qualche modo ci riuscirò."

    Puntò i liquidi occhi azzurri su Kimberly, ignorando per alcuni momenti il giochino tra le mani, per darle una risposta esauriente:

    "Elli potresti utilizzarla anche su un cucchiaino da dolci o un coltello dell'argenteria. Le basta una piccola ferita, anche un graffio di gatto, per far innescare il potere di questo marchio, o una botta. Funziona su qualsiasi tipo di creatura esistente."

    Era un buon marchio, uno dei pochi che potevano funzionare sia come difesa che come offesa; l'aveva progettata insieme a suo nonno e quest'ultimo l'aveva utilizzato con ottimi risultati.



     
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    "Su un cucchiaino da dolci?" Ripeto, un po' meravigliata. "In effetti non sarebbe una brutta idea... non credo che siano in molti quelli che riuscirebbero ad immaginarsi che un cucchiaio possa immobilizzarli." Rifletto ad alta voce, chiedendomi se potrebbe un cucchiaino servirmi per i miei scopi. "Ma, conoscendomi, forse è meglio un pugnale." Decido infine, per quanto io sia tentata dall'effetto sorpresa. "Quindi... Elli su un pugnale sarebbe perfetto... e non mi dispiacerebbe nemmeno Aurgelmir." Ricapitolo. "Non ci sarebbero problemi inserire il marchio su un anello, giusto?" Domando. Non potrei semplicemente sopportare di tatuarmelo sulla pelle. Non è da me... preferisco un anello... anche se, ovviamente, sulla pelle sarebbe più sicuro. Non rischierei nemmeno di dimenticarmelo a casa. Penso, d'un tratto molto indecisa in proposito. No, non posso farmelo fare sulla pelle... non ce la faccio.

    "Ah! Sarebbe anche interessante Angrboda Presagio di male." Aggiungo, prima di dimenticarmene. "Ci sono problemi se glieli chiedo tutti e tre?" Domando, per quanto io non creda di aver fatto delle richieste eccessive. Insomma... tre oggetti magici non sono poco, ma non si tratta nemmeno di una lista lunga un chilometro. Ah! Non sarebbe male avere tanti artefatti! Mi dico, un poco divertita. Anche se, probabilmente, se fossero troppi sarebbe come non averli: difficilmente potrei portarli tutti con me.


    Edited by Kimberly Hastur - 14/1/2012, 10:51
     
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    CITAZIONE
    "Su un cucchiaino da dolci? In effetti non sarebbe una brutta idea... non credo che siano in molti quelli che riuscirebbero ad immaginarsi che un cucchiaio possa immobilizzarli."

    La bionda artigiana ridacchiò un momento. Era difficile immaginarsi qualcuno affrontare con disinvoltura una creatura dell'immaginario collettivo con un cucchiaino rubato dall'argenteria. Se le capacità ritardanti di Elli non avessero fatto effetto, certo il fattore sorpresa e la comicità della situazione avrebbero potuto influire senza problemi sull'andamento di una scaramuccia.

    Fortunatamente la sua acquirente aveva preferito di gran lunga il più raffinato pugnale dell'esilarante cucchiaino da dessert; eppure Brynhild non scartò la possibilità di creare, in un futuro non tanto lontano, un intero servizio di posateria dagli svariati effetti, uno differente per ogni posata.

    "Basta un solo colpetto con Elli e la vittima capirà cosa vuol dire invecchiare, che sia questa immortale o meno." assicurò la vichinga, risistemando lo sportellino sotto il carillon "Lo stesso con qualsiasi arma che possiede un filo: un graffio di gatto è sufficiente ad attivarne il potere."

    Le chiese poi di Aurgelmir e Angrboda.
    Utili e spettacolari entrambi, un marchio con il potere di arroventare il corpo ed una spilla per capire le intezioni altrui. Scelta interessante, e visto che aveva scelto 'colui che fa ribollire il fango' almeno poteva escludere che chi le stava davanti non era una rediviva.

    "Sfortunatamente Aurgelmir deve stare vicino al cuore, quindi dovrà optare per una collana. Inoltre avrò bisogno di una parola, a sua discrezione, per l'attivazione di Angrboda. Difatti questo artefatto è inutilizzabile se non si conosce la parola di evocazione... una bella assicurazione per gli smarrimenti." sorrise la bionda, mentre annotava su un blocchetto l'ordine della giovane che le stava danvanti. "Ci metterò un po', ma è pur sempre il mio lavoro e lo faccio con amore e dedizione."
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    Alle parole dell'artigiana non posso fare a meno di sorridere, immaginandomi lo shock che, a mio parere, proverebbe una creatura immortale colpita all'improvviso dalla sensazione di un invecchiamento repentino. Sì, probabilmente, appena finito l'effetto sarà solo più arrabbiata di prima, ma questo avverrebbe in ogni caso, qualsiasi tipo di attacco io utilizzassi. Devo pur difendermi in qualche modo... e, soprattutto, non devo farmi fermare dal timore di mettermi ancor di più nei guai. Mi dico, ricordandomi la reazione di una certa lamia quando l'avevo colpita con l'anello del potere. Non ho ancora capito come sono uscita viva da quella situazione. Lassù dev'esserci veramente qualcuno che mi protegge.

    "Una collana?" Ripeto, chiedendomi perché mai non mi è venuto in mente prima. "In effetti sarebbe anche meglio di un anello." Affermo, considerando il fatto che una collana non rischierebbe di scivolarmi nel lavandino mentre mi lavo le mani e, se il ciondolo fosse di dimensioni ridotte, potrei anche tenermela addosso quando vado a dormire. "Il marchio verrebbe impresso sul ciondolo?" Domando, ma la mia è più una domanda retorica che altro. Se deve essere il più vicino possibile al cuore, non può che trovarsi sul ciondolo. "È in grado di dirmi, più o meno, di che dimensioni verrebbe il ciondolo? Non è che abbia molta importanza, ma se fosse di piccole dimensioni mi sarebbe più comodo tenere sempre la collana al collo. Ma veda lei cosa è possibile fare: non voglio di certo complicarle il lavoro con richieste assurde." Faccio un leggero sorriso, quasi come se volessi scusarmi del fatto di averle, molto probabilmente, già complicato il lavoro chiedendole una collana al posto di un tatuaggio... o quello che è. In effetti, non mi sono nemmeno interessata di chiederle come mi avrebbe messo il marchio sulla pelle... non che abbia molta importanza, visto che dubito fortemente che sarei in grado di rimanermene buona e calma mentre me lo imprime sulla pelle. Meglio un vampiro assetato... o forse no?

    "Mm... per quanto riguarda la parola per attivare Angrboda... in effetti mi risulta difficile scegliere." Dico, quasi riflettendo ad alta voce. "È un'ottima idea, ma per essere funzionale dovrei trovare un termine che normalmente non userei... non vorrei finire per attivare involontariamente la spilla. Non che accadrebbe qualcosa di disastroso, ma..." Per qualche motivo che non riesco a comprendere, mi torna alla mente un'immagine: io, ancora bambina, nel mio letto, terrorizzata dal giovane pallido e semi-trasparente che si era piazzato di fianco al letto e bisbigliava il mio secondo nome. "Adamante?" Quasi senza accorgermene, mi ritrovo a pronunciare il nome dello spettro che, da bambina, mi perseguitava... anche se, in effetti, perseguitare non è il termine più corretto: mi stava affianco, molto probabilmente per proteggermi... ero io a non capire. Già... non parlo spesso di lui, probabilmente perché mi sento in colpa nei suoi confronti: Jennifer l'ha scacciato per causa mia, perché mi faceva paura. Ma, teoricamente, ora dovrebbe essere passato oltre. Non credo di rischiare di richiamarlo dall'oltretomba se pronuncio qualche volta in più il suo nome. "Sì, credo che 'Adamante' sarebbe perfetta come parola per l'attivazione." Decido infine, quasi per dare un omaggio all'essere che ero riuscita a capire solo tardi, quando ormai non avevo più possibilità di parlargli e di chiedergli perché mai si fosse fissato così su di me... che non ero nemmeno una vera Hastur.
     
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    "È in grado di dirmi, più o meno, di che dimensioni verrebbe il ciondolo? Non è che abbia molta importanza, ma se fosse di piccole dimensioni mi sarebbe più comodo tenere sempre la collana al collo. Ma veda lei cosa è possibile fare: non voglio di certo complicarle il lavoro con richieste assurde."

    La sua nuova cliente sembrava in imbarazzo: un sorriso sbarazzino ed innocente le si era disegnato sul bel volto luminoso dopo averle fatto diverse domande, quasi a volerle chiedere venia per tutti i quesiti posti all'artigiana o chissà per quale altro motivo.

    Mise da parte il piccolo ninnolo colorato, scivolando poi lateralmente sul bancone per metter mano ad un blocchetto rilegato in pelle ed una penna. Buttò giù un paio di appunti, segnando velocemente quello che la sua cliente desiderava, verdando il tutto con un norvegese un pò geroglifico.

    "Potrei farle un ciondolo anche piccolo come un'unghia. La grandezza è insignificante per me, in quanto il potere funziona sia su oggetti grandi che di piccole dimensioni. E visto che me ne ha fatto richiesta le farò un piccolo ciondolo." le rispose la bionda, trascrivendo la nuova informazione sul blocco degli appunti.

    La nordica artigiana rimase in silenzio ad ascoltare i ragionamenti di Kimberly. L'idea dell'attivazione del potere grazie ad una parola le era stata data grazie al suo bracciale, il Midgardsormr, che aveva la possibilità di due utilizzi a seconda della parola pronunciata. Forse era un pò forzato, ma era anche una buona assicurazione contro un utilizzo improprio da parte di ladruncoli.

    "Adamante è perfetta, va più che bene."


     
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    A quanto pare non ha alcun problema nel crearmi un ciondolo di piccole dimensioni. Alla notizia mi sento stranamente sollevata. In effetti, non so nemmeno io perché mi sto facendo tutti questi problemi... forse perché io non saprei nemmeno dove cominciare per creare un oggetto (o anche solo un marchio) con capacità magiche. Sì, ho qualche conoscenza in proposito ai simboli magici, ma questo non significa che io potrei usarli... basta pensare a quando Jennifer ha tentato di farmi diventare una strega: di curiosità ne avevo molta, ma quel tipo di magia non faceva - e non fa nemmeno adesso - proprio per me. Io sono una telepate, non una strega. La differenza è grande. Non posso fare a meno di pensare. E non sono nemmeno un'artigiana.

    "Ok." Affermo, non so nemmeno io se per dirmi di smetterla di perdermi nei miei pensieri o se per rispondere all'ultima affermazione dell'artigiana... la quale, per mia fortuna, non ha avuto nulla da ridire sulla parola che ho scelto per l'attivazione. "Ha bisogno di qualche altra informazione?" Domando poi, posando sul bancone il fascicoletto che ancora tenevo in mano. "Oltre ai miei dati personali, ovviamente."


    Edited by Kimberly Hastur - 14/1/2012, 10:52
     
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    E così era nuovamente in affari, assoldata per creare qualcosa di nuovo e unico, oggetti atti a donare salvezza o morte. A lei non interessava quale utilizzo ne avrebbero fatto i suoi acquirenti... lei voleva solo che venissero utilizzati e portassero il suo nome a livelli simili, se non uguali, a quelli di suo nonno.

    Era già riuscita a 'forgiare' un marchio, e ben presto avrebbe potuto sentire voci sul suo conto, incrementate da altri tre oggetti in arrivo. Era davvero una splendida giornata, quella. Tanto speciale che probabilmente si sarebbe messa subito ad intagliare le gemme.

    La sua giovane cliente le chiese se avesse bisogno di qualcos'altro, oltre le generalità che chiedeva ogni qual volta le commissionavano un oggetto.

    "Solo un numero di telefono e il suo nome e cognome. Anche un indirizzo in cui poterla rintracciare nel caso mi trovassi nei dintorni... una specie di pacco celere direttamente a casa."

    Astuto modo per comprendere di più sulla sua nuova cliente: non amava lasciare al caso ogni suo incontro, farlo terminare senza aver acquisito qualcosa in cambio dei suoi servigi. Certo non le interessava che uso facesse il compratore dei suoi manufatti, ma quanto potesse tornarle utile per il suo lavoro e altro. Un'idea semplice eppure efficace.

     
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    Quando la potenza discende, il dio è vicino.

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    Il mio indirizzo? Mi domando, stupita. È la prima volta che un artigiano me lo chiede e mi pare il caso di darle l'indirizzo del luogo dove abito attualmente: ossia la sede del Talamasca. Se avessi anche solo sospettato che le servisse il mio indirizzo, avrei potuto domandare a Salicogenna se potevo darle il suo... ma non son nemmeno sicura che sarebbe stata una buona idea: essendo una vampira, sarebbe stata rintracciabile solo di notte... le poche ore in cui era a casa.

    "Lei è gentilissima ma, se non le dispiace, preferirei evitare di darle l'indirizzo di dove abito. Non è esattamente casa mia: diciamo che ho un piccolo appartamento nel luogo in cui lavoro." Inizio, sperando di non offenderla. Non è che non mi fido di lei... ma l'esistenza del Talamasca non è proprio di dominio pubblico... e sono pochi anche quelli che sanno dove si trova la sede di Nouvieille. Penso. Non posso sbandierare la sua locazione solo per farmi consegnare un pacco a casa. "In effetti, casa mia si troverebbe in Italia, quindi non proprio a due passi da Nouvieille." Continuo, trovandomi di colpo nostalgica dell'Italia, della mia casa a Milano e della donna che se ne prende cura. Dovrei tornarci qualche volta... ma è dura. Anche solo a pensarla mi viene in mente quell'incidente. Forse dovrei venderla... ma c'è la mia vita lì dentro. Non posso farlo.

    Scaccio quei pensieri, prima che accada l'irreparabile e un certo ricordo mi torni alla mente, cancellando tutto il mio buon umore. Recupero il portafoglio dalla borsetta e ci frugo un attimo all'interno per trovare un biglietto da visita che non rechi la scritta 'Talamasca'... e che non abbia a che fare col museo, dove lavoro part-time. Dovrei fare un po' d'ordine qui dentro, non posso mescolare così i biglietti da visita. Per fortuna lo trovo abbastanza in fretta. Ritiro il portafoglio e porgo il biglietto all'artigiana. "Ecco, qui trova il mio nome e il mio numero di cellulare."
     
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    Smile... smile... smiiiile :)

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    Non era riuscita nel suo intento: l'acquirente aveva sviato la sua domanda con qualche risposta- per lei inutile- su varie abitazioni, tra cui una sul suolo italiano. Almeno poteva dire di averci provato, anche se non aveva ricavato un granchè. Amen...

    Afferrò delicatamente il cartoncino su cui sono segnati il suo nome e numero di telefono. Avrebbe impiegato un pò di tempo a fabbricare quegli oggettini, ma almeno aveva qualcosa da fare in quelle giornate torride e noiose.

    "Dunque, la lascio tornare alle sue commissioni signorina Hastur. La chiamerò appena saranno pronti i suoi articoli. Arrivederci" rispose l'artigiana con un sorriso affabile. Presto avrebbe iniziato un nuovo gioco.

    Termino io con questa e inizio a fare gli oggettini^^


     
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