Dopo tanti anni di silenzio

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    L'aveva cercata di proposito e per diverse notti, ognuna delle quali l'aveva impegnato a setacciare un quartiere appresso all'altro in cerca di qualche segno o sensazione che l'avrebbero portato a Neris, l'Antica che aveva conosciuto tanti anni fa ormai e che con la quale non aveva avuto più modo di parlare. Istintivamente si era fidato di lei, da quella lontana notte l'aveva sempre sentita presente nella sua città, silenziosa e sfuggente come un'ombra, sempre discreta ma pur sempre presente, o almeno tale aveva percepito il vampiro. Una sensazione perenne che non l'aveva mai abbandonato.

    Quella fu la sera fortunata, in quel quartiere sapeva esserci l'ormai famoso Teatro dei Vampiri che quando lo sentiva nominare gli veniva sempre l'altrettanto famoso Theatre des Vampires di Parigi, quello del vampiro Armand, per intenderci. E anche se oramai non esisteva più, nel senso che non era più attivo da quasi due secoli, qualcosa della sua struttura base era rimasto, ma non aveva avuto nulla a che vedere con il teatro davanti cui si trovava in quel momento. Le luci della sala d'entrata erano spente, le porte erano chiuse e opposero la loro resistenza al vampiro quando egli vi posò la mano sopra. Sentiva che dentro c'era la forte presenza di Neris, ne avvertiva l'energia e la forza sino a lì e oltre, altrimenti non avrebbe potuto raggiungere quel post con la certezza di averla trovata.
    Dunque il teatro era vuoto e libero da presenze mortali, o per lo meno lì dentro e davanti, perciò potè permettersi di entrare a modo suo, semplicemente sparendo dal punto dove si trovava per riapparire, silenzioso e pressoché invisibile al buio, davanti al botteghino dove si compravano i biglietti. Prima si diede uno sguardo attorno, curioso com'era doveva sempre prendersi qualche attimo per osservare i luoghi nuovi che visitava, e dovette ammettere di trovare quel posto molto bello ed elegante, a differenza di lui che quella sera grazie al suo aspetto aveva proprio l'aria di avere massimo ventidue anni. I capelli infatti erano stati tagliati sino al collo e le ciocche gli contornavano la fronte, le tempie e le guance in un modo da far sembrare le guanche paffute e rotonde, mentre si trattava di un mero effetto ottico dovuto alla capigliatura. Infatti quella notte, come le precedenti, aveva un aspetto che tutto suggeriva fuorché una persona in salute, pallido e quasi privo di sangue, la pelle era talmente sottile da lasciar intravedere bene i capillari sulle guance e le tempie, cosa cui il vampiro aveva rimediato con una passata di cipria nei punti dove erano più visibili; non aveva nulla da nascondere a Neris dopo tutto. Sembrava uno spettro che si aggirava in cerca del punto d'accesso alla sala, gli abiti neri infatti davano modo al buio di risucchiare ogni forma che rivestivano mettendo così maggiormente in evidenza il volto, le mani e le braccia.
    Sentiva la vampira più vicina a lui e non potendone individuare l'esatta ubicazione, dato che non aveva il potere di vedere attraverso i muri e le porte, la chiamò, silenziosamente e senza muovere un centimetro delle sue labbra esangui; ne ricordava bene il nome e quello gli bastò per annunciare alla vampira la sua presenza.
     
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    Agli occhi degli uomini, la vita passa dal buio all'oscurità. Agli occhi degli dei, la vita è una morte...

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    Seduta sul parapetto di un palchetto, osservo la platea vuota sotto di me. Le mie gambe sono a penzoloni sul vuoto, ma la cosa non mi preoccupa per niente. Nonostante io interverrei immediatamente se notassi uno spettatore compiere un gesto simile, non mi interesso di questioni morali come il dare il buon esempio. Per non parlare del fatto che, in questo momento, sono l'unica persona presente nell'edificio. È la serata di chiusura, dopotutto, e gli addetti alla pulizia hanno finito il loro lavoro da un pezzo. In altre parole, anche volendolo non ci sarebbe nessuno a cui dare il buon esempio.

    Questa sera non sono vestita in maniera elaborata. Porto una semplice gonna bordeaux e una maglietta nera dai bordi ricamati. Nemmeno i miei capelli sono rinchiusi in una pettinatura complessa: sono semplicemente legati in una coda di cavallo. Visto che sono andata a caccia solo ieri e il teatro è chiuso, non ho sentito il bisogno di rendermi troppo 'appariscente', preferendo uno stile più semplice del mio solito. Dopotutto, sono qui solo per riflettere. Riflettere non sul teatro o sul prossimo spettacolo... ma su Kimberly. Come faccio a convincerla? Mi domando per l'ennesima volta, muovendo le gambe avanti e indietro e osservando la gonna ondeggiare. Sta crescendo con una velocità preoccupante e io non ho ancora fatto passi avanti... che il problema sia io? Ho duemila anni e nemmeno un figlio di sangue. Sì, devo essere io il problema. Ma, allora, cosa devo fare?

    Sono ancora immersa nei miei pensieri quando lo sento. Il mio nome.
    Sto venendo chiamata, chiamata attraverso le abilità psichiche di noi vampiri. E non mi è nemmeno necessario fare uno sforzo per capire chi è a farlo. Quella voce mi è rimasta impressa. È la stessa voce che ho sentito quella volta, in biblioteca, al mio arrivo a Nouvieille. "Asterios." Sussurro, rivolta al nulla, in una semplice constatazione. Che ci fa il master della città nel mio teatro? Mi ritrovo a pensare, incuriosita, dando direttamente per scontato che questa città sia una sua proprietà e che il teatro, nonostante si trovi nella sua città, sia mio. Un modo di pensare che è tipicamente mio. E di Arawn, forse, ma non lo ammetterei nemmeno sotto tortura.

    Il solo sentire la sua voce mi ha fatto venire in mente diverse cose. Come quella volta che, nel 1998, sono entrata nel Ritual per cercarlo, senza aver successo, e me ne sono filata via. Chissà se ora riuscirei a sopportare di stare in un luogo simile. Considero, mentre salto letteralmente giù dalla balaustra, in direzione del vuoto, e atterro nella platea, in una zona libera dai sedili. In questi pochi anni son cambiata... son riuscita, più o meno, ad integrarmi nella società moderna. Ma ci sono ancora molte cose che devo imparare. Considero. E usare il computer e divertirmi in un locale come il Ritual sono solo alcune di esse.

    Mi rendo conto di non aver ancora risposto al suo richiamo, ma mi prendo un attimo per decidere come rispondere. Devo ammettere che, nonostante debba essere più vecchio di me di solo qualche secolo, solo sapere che si trova qui e mi sta cercando mi mette in suggestione. È un po' come quella volta con Alakey, ma in tal caso la mummia era molto più antica di me. Perché anche con Asterios...!?

    Mi riscuoto e mi decido a rispondere, nello stesso modo in cui lui mi ha chiamato: *Asterios... Benvenuto al Teatro dei Vampiri.* Dico semplicemente, per poi chiedermi se domandargli dove si trova esattamente in questo momento. No, prima provo a vedere se è all'ingresso... Mi dico, dirigendomi verso l'uscita della sala, quasi come se volessi ritardare il nostro incontro, per darmi il tempo per scacciare quello strano senso di suggestione... la stessa sensazione a causa della quale ho rinunciato troppo in fretta a cercarlo, nelle varie occasioni in cui avrei voluto incontrarlo.

    CITAZIONE
    - Forza, Agilità :
    Una forza soprannaturale e spaventosa che permette loro di sollevare oggetti più o meno pesanti, a seconda dell'età del vampiro, di arrampicarsi alle pareti, si fare salti ricoprendo maggiori distanze sia in verticale che in orizzontale.
    La forza del vampiro è famosa per coloro che la conoscono e molti umani la definiscono forza mascolina, anche per i soggetti femmine. Infatti la forza di un vampiro è paragonabile, appunto, a quella di esseri di sesso maschile.
    Antico: forza di 12 - 14/15 uomini, così come possono percorrere 12/15 metri per un salto in verticale od orizzontale. Per arrampicarsi sulle pareti di ogni tipo fanno affidamento sugli artigli e la forza degli arti.

     
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1 replies since 18/8/2012, 17:27   75 views
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