Diavolerie moderne...

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    Agli occhi degli uomini, la vita passa dal buio all'oscurità. Agli occhi degli dei, la vita è una morte...

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    La lettera di Kimberly mi ha reso furibonda. Se n'è andata, e mi ha lasciato qui a Nouvieille da sola. Non è di certo la prima volta che ci separiamo: quando era ancora una bambina l'ho lasciata a quell'umano, quel dannato ficcanaso del Talamasca, nella speranza che potesse avere una vita normale, circondata da persone che la capivano e che non la credevano pazza. Circondata da umani, esattamente come lei. Averla incontrata qui in questa città, poco dopo il mio arrivo, è stata di sicuro una sorpresa... e ha rischiato di finire in una tragedia, visto che in quel momento non ero in me. Rincontrarla dopo quei pochi anni di separazione mi ha fatto ricordare quanto gli umani siano fragili e la loro vita dannatamente corta. Avrei dovuto vampirizzarla, ma ho continuato a rimandare, nella speranza che una notte fosse lei a venire da me a chiedermelo al posto di continuarmi a ripetere 'no, grazie'. E ora se n'è andata chissà dove... Mi ritrovo a pensare, ancora immersa nei ricordi, mentre cammino per le strade buie della città. Nelle ultime notti ho cacciato in modo più brutale del solito, in modo da sfogare un po' della rabbia presente dentro di me, ma son sempre stata attenta a mantenere quel minimo di controllo e sicurezza per evitare che qualche cacciatore poco raccomandato mi venisse a trovare. Son anche stata tentata dalla stuzzicante idea di andare nella sede del Talamasca a torturare - se necessario - i colleghi di Kim per farmi dire dove diavolo si è andata a cacciare, ma questo significherebbe andare contro il volere della mia figlia, visto che mi ha scritto chiaramente di non andare a tormentare quei dannati ficcanaso. E pensare che io non li toccavo solo perché lei era una di loro! Adesso... beh, è meglio per loro che non mi vengano a tormentare, altrimenti non posso garantire per le mie azioni! Rifletto, mentre mi costringo a non dirigermi verso i quartieri medio-alti e rimango a vagabondare senza meta.

    Senza meta...
    Mi fermo davanti ad una biblioteca e rimango a scrutare l'edificio per qualche istante. Sono stata molto spesso in biblioteche come questa, soprattutto per cercare materiale per gli spettacoli del teatro, ma son sempre stata religiosamente, per così dire, in disparte da certe diavolerie moderne chiamate computer. Ma adesso... Indirizzo email... l'unica cosa che so in proposito è che centra con il computer... Rifletto, mentre mi sforzo a salire i pochi gradini che portano all'ingresso e ad entrare nella biblioteca. È ora di dirigermi verso gli scaffali sull'informatica e leggere qualcosina su quelle diavolerie moderne. Tutta colpa di Kimberly, ovviamente.
     
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    La maggior parte delle persone avrebbe asserito che passare il giorno di riposo settimanale in biblioteca non fosse una gran bella idea di relax, ma per quanto mi riguardava non c'era nulla - o quasi - che mi aiutasse a distrarmi più di immergermi nei miei amati libri.
    Certo, solitamente mi dedicavo alla ricerca e alla lettura di volumi di magia, tuttavia - quando ne ero a corto - il modo migliore per scovarne alcuni era proprio rovistare nel luogo più ovvio di tutti... la biblioteca.
    Molti sarebbero rimasti sconvolti da quanta magia potesse trovarsi sepolta tra quelle pagine ingiallite, pronta solo a ricevere le giuste attenzioni e il dovuto studio: niente, poi, poteva superare il reparto dedicato all'Erboristeria, il quale era uno dei più forniti della nazione.
    Proprio da quei libri avevo tratto spunto per alcune delle mie ricette migliori, quelle per cui l'Ancient Secrets era diventato famoso in città anche tra la popolazione - per così dire - comune.
    "Sei una maga, Sara!"
    Non erano pochi, quelli che me lo avevano detto, pensando solo di farmi un complimento.
    A volte la sorte aveva un senso dell'ironia piuttosto strano, non trovate?
    Sospirai, prendendomi qualche secondo di pausa dal volume di tremila pagine che stavo leggendo - solo un lungo, prolisso ed abbastanza inutile trattato sul dittamo - e lasciando scorrere lo sguardo sul bibliotecario seduto al bancone, in fondo alla sala: sbadigliava, probabilmente pensando che avrebbe preferito essere a cena con sua moglie piuttosto che lì ad attendere che io e altri cinque temerari ce ne andassimo.
    Mancavano però ancora due ore all'orario di chiusura e, seppur fosse effettivamente ora di cena, io avevo tutta l'intenzione di restare ancora un po': era quello l'orario che preferivo, in effetti, proprio quando la sala si svuotava e il silenzio regnava sovrano, o quasi.
    La notte e il buio fuori, squarciati dalle luci dei grattacieli, mi donavano poi un senso di pace ed erano un vero toccasana per la mia concentrazione.
    Senza fare rumore, mi alzai dalla mia posizione - in fondo ad uno dei tavoli più lontani dal banco del bibliotecario - per dirigermi verso la postazione informatica: non era molto distante, ma il breve tragitto fu utile per sgranchirmi le gambe e sistemarmi meglio la camicetta turchese - leggermente sgualcita dalle troppe ore di stasi - che indossavo sopra ai jeans.
    Volevo fare una piccola ricerca bibliografica per trovare la collocazione di qualche altro volume di mio interesse, quindi mi accomodai di fronte ad uno dei pc fissi e digitai 'Amanita verna': era uno dei funghi più pericolsi, in quanto facilmente confondibile con il classico prataiolo, ma quello che molti non sapevano era che in realtà - con il dovuto trattamento - poteva essere utilizzato persino in alcuni tipi di antidoti.
    Eccola di nuovo, l'ironia della sorte!
    O forse solo il misterioso, potente equilibrio della Natura.
    Con calma - senza alcuna fretta - allungai le gambe sotto al tavolo, distendendole, ed iniziai a filtrare i numerosi risultati bibliografici ottenuti, cercando qualcosa che non sapesse di 'già letto' e potesse quindi tornarmi utile in futuro per il mio lavoro.




    Ecco qua! =) Spero non ti dispiaccia che ho risposto io: in questo caso, ovviamente, cancello. ;)
     
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    Una volta entrata nella biblioteca, non mi avvicino subito alla zona computer, standole invece il più possibile alla larga, come se la mia mente avesse preso l'involontaria decisione di stare lontano il più possibile da quelle 'macchine infernali' chiamate computer. Nonostante la mia involontaria decisione di prendere tempo, mi ritrovo ad avvicinarmi ad una cartina appesa ad un muro, e la osservo attentamente, alla ricerca del reparto sull'informatica. In effetti, visto che non ho mai avuto alcun interesse in proposito, non ho mai messo piede in quella zona della biblioteca e, di conseguenza, non ho la più pallida idea di dove si trovi.

    Eccolo qui. Penso, per niente entusiasta, una volta localizzato il reparto, poi mi dirigo verso di esso, mantenendo il passo il più possibile lento e dando di tanto in tanto una sbirciata ai titoli dei libri sugli scaffali che oltrepasso. Giunta finalmente nella zona informatica, comincio ad osservare con attenzione i libri sugli scaffali, trovando una marea di titoli diversi, la cui maggior parte è per me abbastanza incomprensibile. Mm... e questo? Mi domando, mentre estraggo un libro dallo scaffale, un volume che dal titolo mi sembra essere stato scritto proprio per i principianti come me. Inizio a sfogliarlo, senza degnarmi nemmeno di andare a sedermi ad un tavolino, ma preferendo controllare lì sul posto se quel volume è proprio ciò che mi serve. La lettura delle prime pagine, però, non mi aiuta certo a far chiarezza sull'argomento computer, anzi riesce a peggiorare la mia confusione in proposito. CPU? Algoritmi? Byte? Che diamine significheranno? Mi domando, abbastanza scocciata, rendendomi conto che - anche se il volume è scritto in modo dannatamente chiaro - io faccio fatica a comprenderlo. Così lo ripongo al suo posto e ne prendo un altro. Ma la situazione non cambia: ci capisco ben poco. Per gli dei! Non esiste un libro che spieghi dal principio come usare un computer? Qualcosa che parta con un 'come accendere il computer'! Mi ritrovo a pensare, abbastanza arrabbiata dalla situazione. Dopotutto, rendermi conto che non ho nemmeno i requisiti minimi per essere considerata una principiante nell'informatica non mi fa per niente piacere.

    Gli uccellini imparano a volare quando la madre li butta giù dal nido. Mi ritrovo a pensare assurdamente. Quindi, forse, dovrei provare direttamente ad usare un computer. Non sarà certo un'impresa peggiore di liberarsi di Arawn! Ce la posso fare! Poso l'ennesimo volume sullo scaffale e mi dirigo verso la zona pc, consapevole che ad ogni passo la mia sicurezza diminuisce sempre di più. Giunta alla postazione informatica, mi siedo accanto ad una ragazza dai lunghi capelli castani e osservo per qualche istante lo schermo nero del computer di fronte a me, quasi come se aspettassi che si accendesse da solo. Poi mi giro ad osservare la ragazza di fianco a me e allora decido di cercare di copiarla, muovendo il mouse del 'mio' pc. Lo schermo nero viene quasi all'istante sostituito da un immagine floreale cosparsa di icone.

    "Bene, e adesso?" Mi ritrovo a sussurrare tra me e me.

    Sara! *-*
    Scusa per il ritardo! :S

    P.S. La mia pg è un caso perso. -.-
     
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    Il brutto dei libri di erboristeria era che avevano tutti dei titoli dannatamente simili ed anonimi: potevi trovare ottanta pagine di risultati bibliografici, ma un attimo dopo eri costretto a sopprimere l'iniziale entusiasmo perchè ti rendevi conto che erano per la maggior parte identifici, fatta eccezione per il nome dell'autore.
    Il fatto che presentassero tutti - o quasi - solo la denominazione della pianta come dicitura, insomma, non aiutava certo a filtrare i volumi per argomento di interesse.
    Per carità, se volevi soltanto avere qualche nozione di base sull'Amanita verna andava bene anche così - bastava prendere qualsiasi libro tra quelli elencati - ma se cercavi qualcosa di estremamente preciso, come nel mio caso, era un vero e proprio disastro.
    Ma era davvero così difficile rendere esplicito il contenuto di un volume?
    Sarebbe bastato anche solo intitolarli 'Come riconoscere un Amanita verna' o 'Utilizzo dell'Amanita verna negli antidoti' o 'Il veleno dell'Amanita verna' per distinguerli!
    Non serviva neppure una grande fantasia...
    E invece sembrava che fosse davvero chiedere troppo!
    "Secondo me è una tattica per obbligarti a leggere qualcosa che altrimenti non avresti degnato di uno sguardo..."
    Sbuffai, guardando sconsolata la prima pagina della mia ricerca, recante grossomodo tutta il banale titolo 'Amanita verna', e cliccando poi sulla pagina ventisette per sondare ulteriormente il terreno: niente da fare, era tutto dannatamente identico e di certo non potevo mettermi a controllare duecento volumi fino a quando non avessi trovato quello di mio interesse.
    Ero ancora concentrata sul mio problema quando la ragazza si sedette nella postazione accanto alla mia: non le prestai una grande attenzione, in quanto il fatto non era certo insolito, ma la coda dell'occhio fu quasi subito catturata dalla folta chioma di un rosso vivace ed acceso.
    Dopotutto, nella sala sempre più vuota e buia, un colore del genere non passava inosservato.
    Mi resi però ben presto conto che la giovane si era appena voltata verso di me ed istintivamente mi chiesi se fosse stata una reazione alla mia precedente occhiata: in quel caso, non era mia intenzione farla sentire osservata, in quanto sapevo che la cosa poteva dare non poco fastidio ad una persona riservata.
    Non mi ci volle però molto a capire che il problema era un altro, cioè il computer che aveva di fronte.
    Bene, e adesso?
    Forse non funzionava? Era bloccato?
    Per una trentina di secondi continuai nella mia ricerca, aprendo la scheda dedicata ad un libro di Micologia che sembrava più interessante degli altri, e optai per far finta di nulla: non volevo ignorarla nè tantomeno essere maleducata, tuttavia non desideravo neppure passare per l'impicciona di turno.
    In fondo - e io ne sapevo qualcosa - la maggior parte degli abitanti di Nouvieille preferiva che il prossimo non mettesse troppo il muso nei propri affari: spesso, ad essere onesta, non sapere era persino meglio...
    Presi uno dei cedolini da compilare impilati in uno spazio apposito accanto allo schermo del computer e mi appuntai la collocazione del libro che mi interessava, ritenendo che - a quello - almeno un'occhiata potevo concedergliela: il volume era a scaffale aperto, quindi non necessitava di richiesta scritta, tuttavia non ero brava a ricordare le sequenze di numeri e lettere e - se non volevo ridurmi a tornare indietro dopo qualche minuto per ricontrollare la posizione del manuale - era meglio che mi scrivessi tutto.
    Stavo per alzarmi ed andare a prendere il libro, sperando che non si trovasse in qualche scaffale così alto da necessitare di una scala, quando mi resi conto che la ragazza era ancora intenta a fissare lo schermo del suo computer.
    Questa volta guardai lo sfondo, constatando che non vi erano finestre aperte ad indicare eventuali problemi o blocchi di sistema.
    Possibile che avesse sul serio bisogno di una mano?
    In fondo le ricerche bibliografiche, per quanto essenzialmente semplici ed intuitive, all'inizio sembravano ben più complicate: anche io, tempo fa, avevo chiesto qualche piccolo aiuto al malcapitato di turno che si era seduto accanto a me.
    Si era trattato di un ragazzo, studente di botanica che stava scrivendo la sua tesi di laurea e che - di tanto in tanto - continuavo ad incontrare in biblioteca: entrambi, dopotutto, avevamo una certa predilezione per gli scaffali dedicati ai libri di erboristeria.
    Peccato che un giorno, di fronte ad una tazza di caffè, avessi scoperto quanto sapesse essere poco riservato... In caso contrario, probabilmente avrei sul serio valutato la possibilità di offrirgli un posto all'Ancient Secrets, dato che mi ritrovavo sempre più spesso sommersa di lavoro.
    - Scusami, per caso hai bisogno di aiuto? -
    Chiesi dunque voltandomi leggermente verso la ragazza mentre accennavo un sorriso.
    Non volevo essere indiscreta nè invadente, ma solo gentile.





    Tranquilla per il ritardo, nessun problema =)
    Ahah questa discussione mi sta facendo tornare in mente i momenti pre-tesi xD
     
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    Una volta mosso il mouse mi fermo a riflettere. Non so proprio come comportarmi con questa... cosa. Le mie letture mi hanno permesso di comprendere qualcosina sul computer, come il nome della tastiera e del mouse, ma il resto delle mie 'conoscenze' mi è abbastanza inutile, visto che ho compreso nemmeno un quarto di quello che ho letto. Quasi come se fosse una serpe pronta a mordermi, provo a muovere ancora una volta il mouse, portandolo a posarsi su una delle icone presenti sul desktop. La evidenzio, leggendo il suo nome: Internet Explorer. Qualsiasi cosa sia, non sembra centrare con la posta elettronica. Diamine Kim! Non potevi darmi il tuo indirizzo? Dove è finita la classica posta via lettera!? Penso, quasi in preda al panico. Ma so anch'io il motivo per cui la mia bambina non ha voluto dirmi dove il Talamasca l'ha fatta trasferire: se lo sapessi, andrei subito da lei... e lei non è interessata alla mia presenza o alla mia proposta di renderla un vampiro. In altre parole, si è liberata di me. Considero amaramente. Anche se andassi a 'torturare' i suoi colleghi e scoprissi dov'è finita, probabilmente non vorrebbe avere a che fare con me. Allora perché sto cercando di capire come funziona la posta elettronica? Che sia meglio lasciarla andare e basta?

    Tra computer e pensieri negativi, mi sto deprimendo sempre di più. Così, le parole della mia 'vicina di computer' arrivano quasi come un miracolo. No, non devo rinunciare: Kim magari non mi vuole, ma io non posso lasciarla andare. È la mia bambina! Mi dico, poi mi rivolgo alla giovane donna al mio fianco: "In realtà sì. Potrà sembrare strano, ma è la prima volta che uso il computer. Sono più... ehm... per il cartaceo. Non è che hai idea di come funziona la posta elettronica?"
     
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    Se non fossi vissuta per tutti quegli anni a Nouvieille, probabilmente alla risposta della ragazza sarei rimasta sconvolta o, in alternativa, sarei scoppiata a ridere: in fin dei conti, non era quasi credibile che una persona così giovane - che dimostrava all'incirca la mia età - non avesse mai usato un computer.
    Ormai, lo si utilizzava per qualunque cosa e - se non altro - anche i registri scolastici e universitari erano ormai interamente digitalizzati.
    Possibile che i suoi genitori non ne possedessero uno, o che i professori non avessero mai portato la sua classe in un'aula di informatica o - ancora - che non le fosse mai venuta voglia di fare qualche acquisto online, o di guardare qualche video su youtube o semplicemente di sbirciare il profilo facebook del suo ragazzo?
    Inarcai un sopracciglio, perplessa, ed in effetti per qualche istante finii a chiedermi se non avesse interpretato male la mia cordialità e mi stesse dunque prendendo in giro: del resto, avevo scoperto che parecchie persone in quella città erano piuttosto suscettibili in merito e finivano per tentare di squartarti se solo osavi augurare loro una buona serata.
    Il mio sguardo fu però catturato dal modo in cui la ragazza aveva evidenziato l'icona di Internet Explorer, invece di cliccarci sopra due volte per aprire il browser, e immaginai quindi che mi avesse detto la verità.
    - Non preoccuparti. Anch'io preferisco il cartaceo ma ormai pare non si possa più fare a meno del digitale... -
    Asserii dunque con un leggero sorriso, facendole l'occhiolino.
    Lasciai che mi permettesse di prendere il mouse con la mano destra e poi aprii la schermata di internet dove digitai sul motore di ricerca la parola 'hotmail': visto che mi aveva appena detto di non aver mai toccato un pc prima d'ora, pensai che non possedesse un account di posta elettronica e quello era uno dei metodi più rapidi, semplici e gratuiti che conoscessi per creare un nuovo indirizzo.
    Una volta trovata ed aperta la pagina giusta, sullo schermo apparve il classico format da compilare con i propri dati, una password ed ovviamente un nickname.
    - Ecco qua. Devi inserire le informazioni richieste e in automatico ti verrà creato un nuovo indirizzo email: attraverso quello, poi, potrai sia inviare che ricevere messaggi. -
    Non volevo essere indiscreta e stare lì a guardare ciò che lei avrebbe inserito - in fondo, data di nascita, residenza, numero telefonico ecc erano pur sempre fatti personali - quindi mi tirai leggermente indietro e feci per tornare alle mie cose: immaginavo comunque che avrebbe incontrato almeno un paio di difficoltà - quando mai si riusciva a creare un nuovo indirizzo email senza che al primo tentativo lo username non risultasse già utilizzato da qualcun altro? - quindi cercai di farle capire che ero a sua disposizione per ulteriori necessità e chiarimenti.
    - Questi 'questionari' spesso sono un po' rompiscatole, quindi se hai bisogno di ulteriore aiuto sono qui. -





    Scusami davvero tantissimo per l'imperdonabile ritardo -.-' Come ti ho detto, purtroppo non mi era arrivata la notifica.
     
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    Per quello che potrei definire un vero e proprio miracolo, la ragazza non scoppia a ridere di fronte alla mia affermazione e nemmeno fa notare quanto sia strana e assurda in quest'epoca. Impossibile, ovviamente, che non pensi che in tutto questo ci sia qualcosa che non quadra (Chi vive ormai senza computer? Solo io.) ma ha il buon gusto di non dire nulla in proposito.

    Rispondo al suo sorriso e al suo occhiolino con un sorriso a bocca chiusa, limitandomi a dire un semplice "Grazie!", poi osservo i suoi movimenti, lasciando immediatamente il mouse quando fa cenno di volerlo afferrare. In un attimo mi trovo di fronte ad una pagina internet che mi richiede un'assurdità di informazioni. Fisso il monitor per qualche istante perplessa alla scoperta di quante informazioni siano necessarie per creare un account di posta (Mica sto comprando una casa!), ma mi riprendo subito, giusto il tempo per sentire l'offerta di ulteriore aiuto di quella che potrei definire la mia salvatrice. "Ok." Rispondo semplicemente, ancora troppo sotto shock all'idea di usare un computer per poter dire di più. "Grazie ancora!" Poi, trattenendo a stento un sospiro, provo a muovere il mouse, ricordandomi di come lei lo ha usato solo un attimo prima e clicco sulla casella del nome. Il testo viene sostituito da una strana barra verticale, ma non mi faccio spaventare ricordandomi di come fosse già comparsa nel motore di ricerca. Scrivo il mio nome e il mio cognome (o almeno quelli che uso attualmente), poi passo alla data di nascita, rimanendo un poco sorpresa quando al posto di comparire la strana linea mi si apre un menù a tendina. Un po' perplessa seleziono il giorno, il mese e l'anno che sono scritti sulla mia carta di identità, poi il mio sesso... e finalmente arrivo al punto focale: l'indirizzo email! Per un attimo mi chiedo cosa scrivere: Salicogenna? Rhiannon? Neris? Sono molti i nomi che ho usato nella mia vita. Ma poi decido di fare esattamente come la mia Kim e scrivo 'neris.iaia', senza essere consapevole del fatto che così facendo mi sono risparmiata molti errori di username già in uso. Completo il questionario e clicco su accetto. Registrazione completata con successo!

    "Dunque, e adesso?" Dico a voce non troppo alta, senza nemmeno sapere se mi sto rivolgendo a me stessa o alla ragazza che già mi ha tanto aiutato.
     
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    Nouvieille poteva essere considerata la città delle stranezze e io in prima persona avevo in quegli anni visto talmente tante cose che ero ormai pronta ad aspettarmi davvero di tutto da qualsiasi giornata, eppure era curioso notare come a volte proprio le cose più semplici e normali erano capaci di lasciarmi di stucco.
    No, non c’era assolutamente niente di male a non saper utilizzare un computer o a non avere idea di cosa fosse la posta elettronica – io stessa non ero esattamente un’esperta dell’informatica - tuttavia l’idea che una ragazza giovane non conoscesse queste cose sembrava in qualche modo assurda: non volevo dare a vedere il mio stupore, sia perché non era educato sia perché ero consapevole dei diversi bagagli culturali – magari non tutti graditi o gradevoli, ma comunque degni di rispetto - che ciascuno di noi si portava dietro, eppure non riuscivo neppure a smettere di pensare che qualcosa non quadrasse.
    Forse, ero ormai eccessivamente abituata a ricercare chissà quale strano dettaglio in qualunque persona mi trovassi davanti.
    Forse, dovendomi continuamente guardare le spalle, ero solo diventata troppo sospettosa anche in situazioni che palesemente non erano pericolose ma avevano solo qualcosa di diverso dai comuni stereotipi.
    - Prego. -
    Le sorrisi, dopo il secondo ringraziamento, ed annuii non appena notai che l’operazione di registrazione dell’account era andata a buon fine.
    Stavo quasi per tornare alle mie cose quando la voce della giovane mi chiese più o meno direttamente come dovesse procedere da quel momento in poi: forse non si stava rivolgendo neppure a me in modo specifico, tuttavia mi voltai ugualmente nella sua direzione e le indicai con l’indice destro un quadratino su cui era posizionata la scritta ‘new’.
    - Ora puoi cliccare qui e ti si aprirà una schermata per inviare un tuo messaggio. Dovrai scrivere l’indirizzo email del destinatario, l’oggetto ed ovviamente il testo che vuoi mandare. -
    Per gli allegati la cosa era un po’ più complicata e, prima di confonderle ulteriormente le idee, preferivo darle delle nozioni di base: eventualmente, se avesse avuto bisogno di spedire qualche files, me lo avrebbe detto più avanti.
    - Una volta finito, ti basterà cliccare su ‘send’. -
    Spiegai sperando di essere stata abbastanza chiara ed esaustiva.
    - Per la ricezione della posta è invece ancora più semplice: ogni nuovo messaggio ti comparirà nella casella email e sarà sufficiente cliccarci sopra per aprirlo e leggerlo. -
    Era una buona notizia, no?
    Le rivolsi un’occhiata incoraggiante, invitandola con un cenno del capo a provare lei stessa e facendole capire che – se lo avesse gradito – avrei potuto inizialmente controllare che le operazioni eseguite fossero giuste.
    Non volevo essere invadente né leggere delle conversazioni private, quindi mi sarei nuovamente occupata delle mie ricerche non appena la giovane – Neris, come il nickname che aveva scelto? - avesse iniziato a scrivere il vero e proprio messaggio di posta.

     
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    Per l'ennesima volta, la ragazza al mio fianco viene in mio aiuto. Probabilmente, senza di lei non sarei riuscita a fare niente. Mi dico, mentre seguo attentamente le sue istruzioni e clicco su 'new'. A pensarci bene, la cosa è abbastanza semplice... insomma... non è incomprensibile, ma comunque al di là delle capacità di una vampira che non è nata in questa era e che si è tenuta lontana dalle 'diavolerie moderne'. Forse avrei dovuto stare più attenta alla tecnologia odierna. Considero, ringraziando la ragazza con un cenno e scrivendo l'email di Kimberly nell'apposito spazio. Ma questo non cambia il fatto che Kim è una disgraziata!

    Passata al contenuto del messaggio decido di scrivere solo poche righe, rimandando il 'papiro' a data da destinarsi. 'Kimberly, ti odio. Hai idea di quanto sia difficile usare questo coso? Non si trattano così gli anziani! E, più importante, dove ti trovi? Non è giusto che la tua madre adottiva non lo sappia, non credi? Centra il Talamasca? Se è necessario posso parlare io con i tuoi capi, son sicura che ti farebbero ritornare all'istante a Nouvieille. Basta che mi dici dove si trovano... Ciao, Neris.'

    Scritto questo, senza minimamente preoccuparmi del fatto che la mia salvatrice potrebbe leggere, clicco su 'send' e osservo per qualche istante la scritta che mi avvisa che il messaggio è stato inviato, sentendomi d'un tratto sollevata. Sarà una cosa stupida, ma mi sembra quasi di aver superato un'impresa difficilissima, anche se - alla fin fine - si è trattato di una cosa piuttosto semplice. Mm... che questo fosse tutto un piano di Kimberly per farmi usare il computer? No, il suo obbiettivo principale era sicuramente sfuggirmi. Ah! Forse dovevo dare retta ad Arawn e vampirizzarla prima che fosse troppo tardi... ma poi mi avrebbe odiato...

    Scuoto la testa come per allontanare quei pensieri e mi volto verso la mia salvatrice. "Non so come ringraziarti, mi hai davvero aiutato." Dico, consapevole che in questi pochi minuti ho continuato a ripetere 'grazie'. Ma, vista la situazione, mi sembra il minimo. "Io sono Neris." Mi presento, rendendomi d'un tratto conto di non averlo ancora fatto.

    Scusa per il ritardo! ç_ç
     
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    Per fortuna sembrava che le mie indicazioni fossero state apprezzate e ben comprese: per quanto la situazione fosse strana e – forse – persino un po’ divertente, non era affatto semplice o scontato per qualcuno che non aveva mai utilizzato un computer inviare un messaggio di posta elettronica.
    La giovane, sotto quel punto di vista, era stata anche parecchio sveglia ed alacre.
    Quando notai che stava per iniziare a scrivere il vero e proprio testo dell’email, mi risistemai meglio davanti alla mia postazione e tornai ad occuparmi della ricerca che avevo interrotto qualche minuto prima: inutile negare che un po’ curiosa lo ero – in fondo, quella ragazza aveva pur sempre attirato la mia attenzione – tuttavia non volevo essere indiscreta né tantomeno mettermi a ficcanasare nelle faccende altrui.
    Odiavo quando la gente ci provava con me e miei affari, quindi figuriamoci se ero incline a riservare agli altri il medesimo trattamento.
    Dopo qualche minuto, proprio mentre stavo rapidamente facendo scorrere lo sguardo sulle proprietà dell’Amanita verna, la mia vicina tornò a parlarmi e a ringraziarmi per l’aiuto che le avevo offerto.
    Le sorrisi, lieta non solo che fosse riuscita a portare a termine l’operazione ma anche che fosse una delle poche persone educate che ancora esistevano a Nouvieille: non che avessi per così dire bisogno di un ‘grazie’ o non potessi vivere senza che me lo dicessero, però la cordialità della gente mi metteva sempre di buonumore.
    - Di niente, figurati. -
    Le risposi facendole l’occhiolino, come per dirle di non preoccuparsi.
    Non avevo davvero fatto nulla di speciale, in fondo, ma mi fece piacere notare che la giovane avesse deciso anche di presentarsi.
    - Sara. -
    Asserii porgendole la mano per stringere la sua.
    Neris.
    Era un nome particolare, che non avevo mai sentito prima e che mi ricordava istintivamente delle terre lontane, passate.
    In un certo senso quel pensiero mi fece sorgere il dubbio che non fosse di quelle parti e che magari – come tante altre persone – fosse giunta in città di recente: per quanto potesse essere considerata una domanda ‘personale’, decisi che non mi sembrava troppo indiscreta ma piuttosto poteva essere un modo per fare un po’ di conversazione.
    - Sei originaria di Nouvieille?
    Vengo spesso in biblioteca ma non ti ho mai vista qui: bene o male, sai com’è, le facce sono più o meno sempre le stesse...
    -
    Scherzai, alludendo con la coda dell’occhio ad un ragazzo che proprio in quell’istante ci passò vicino: era il classico ‘topo da biblioteca’, abbastanza basso e con lenti spesse a contornare un viso provato dall’acne e dalla mancanza di sole.
    Insomma, per quanto stessi ovviamente solo facendo un po’ d’ironia e non avessi nulla di reale – anzi - contro quell’adolescente, non si poteva certo dire che quel luogo fosse il posto migliore per... rifarsi gli occhi?




    Tranquilla! Rispondi pure quando riesci. =)
     
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    Quando Sara mi porge la mano, gliela stringo brevemente, in quel segno di cortesia che accompagna quasi ogni presentazione. "No, non sono di Nouvieille. Vengo dall'Italia." Rispondo alla sua domanda, dicendo quella piccola menzogna senza alcuna esitazione. Infatti, anche se è vero che io non sono originaria di Nouvieille, non sono di certo nemmeno nata in Italia: sono nata in Galles, dopotutto. Ma visto che ho un cognome italiano e nella mia carta d'identità c'è scritto che sono nata lì, allora non posso fare a meno di mantenermi a questa versione della mia storia. "Ma vivo qui a Nouivielle da una decina d'anni." Tanti, per i miei canoni... ma che ci posso fare, Nouvieille è riuscita ad affascinarmi. "Tu, invece, sei originaria di questa città?"

    Preferisco non commentare il fatto che non mi abbia mai visto in biblioteca: in effetti, non passo molto tempo in questo luogo, se non quando devo preparare i testi per il mio teatro. E in quei casi sto ben attenta a starmene da parte e non farmi notare troppo. Dopotutto, solitamente quando vengo qui è per lavorare.

    Ahhh... sono in super ritardo! ç_ç Scusa, è che ultimamente non è stato un bel periodo... Beh...

    Buone feste! <3


    Edited by Neris - 10/2/2014, 09:06
     
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    Quando la ragazza strinse la mia mano, la prima cosa che istintivamente notai fu la differenza di temperatura: il contatto non durò che qualche istante, eppure quel dettaglio catturò inevitabilmente la mia attenzione.
    No, non c’era assolutamente niente di strano nel fatto che la sua pelle fosse più fredda della mia – ogni persona era diversa dall’altra anche delle caratteristiche fisiche come quella – tuttavia in tutti quegli anni a Nouvieille prestare attenzione ai dettagli era diventata una sorta di deformazione professionale.
    O meglio, non c’entrava tanto il fatto che fossi una maga. Non solo, almeno.
    L’essere perennemente allerta, anche quando non c’era reale motivo di preoccuparsi, era forse più semplicemente uno dei requisiti indispensabili per chi voleva vivere – e sopravvivere – in quella città.
    - Wow, sei italiana dunque! -
    Esclamai con un certo entusiasmo non appena Neris mi disse che era originaria del Bel paese.
    Le sorrisi, sporgendomi appena verso di lei per non disturbare gli altri presenti con le nostre chiacchiere e contemporaneamente evitarci eventuali sgridate da parte dell’assistente di sala.
    Non che ci fosse tutto quel sovraffollamento intorno a noi, ma era sempre meglio prevenire le situazioni spiacevoli.
    - Perdona il mio entusiasmo ma vedi... Adoro l’Italia. -
    Cercai di spiegarmi meglio, giusto per sembrare una pazza esaltata.
    - Ho vissuto per un po’ a Venezia ed è una città a dir poco spettacolare. -
    C’ero stata per mesi, quando Alyson – la mia vecchia mentore – mi dava la caccia, e in realtà il mio non era certo stato un soggiorno di piacere, tuttavia dovevo ammettere che la bellezza di quel luogo aveva contribuito ad alleggerire un po’ il peso della situazione che mi attanagliava.
    - Magica, la definirei. -
    Le feci l’occhiolino, con aria solare e volutamente complice.
    Suvvia, stavo in fondo pur sempre tessendo le lodi della sua terra natale!
    Non mi posi affatto il problema che la ragazza potesse avermi mentito, un po’ perché non mi sentivo in alcun modo minacciata e un po’ perché il nostro era un discorso talmente generale da non richiedere necessariamente la condivisione di informazioni private: che poi più di un dettaglio mi insospettisse – o se non altro mi facesse riflettere – non era qualcosa, almeno per il momento, di fondamentale.
    Ognuno a Nouvieille aveva i propri segreti - io per prima – ed ero del parere che non si dovesse sempre cercare di scoprirli tutti.
    Alcuni, del resto, era meglio lasciarli dov’erano.
    Ben celati. All’oscuro.
    - No. -
    Scossi la testa alla sua domanda, facendole capire che non ero neppure io originaria di Nouvieille.
    - Sono nata in Scozia, ma vivo in questa città da parecchio tempo.
    Diciamo che ormai è diventata una sorta di seconda patria.
    -
    Conclusi con un leggero sorriso sulle labbra, rendendomi conto di averlo per la prima volta davvero ammesso a voce alta.



    Scusami anche tu per il ritardo. :/
    Mi dispiace per il tuo periodo no, spero che ora che le cose vadano meglio e ovviamente... buon anno! =)
     
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    L'entusiasmo di Sara al pensiero dell'Italia quasi mi fa sentire in colpa per averle detto una bugia, ma il momento passa. Dopotutto, non sarei vissuta fino ad adesso se non fossi capace di mentire. Ormai mi viene quasi spontaneo, per proteggere la mia identità e soprattutto la mia vita qui a Nouvieille. Sarò qui relativamente da poco tempo, ma è la prima volta che sto per diversi anni nello stesso posto e son consapevole di quanto questo comporti dei rischi. Ma, nonostante un certo cacciatore conosca da tempo la mia identità, non mi è ancora venuto a far esplodere casa, quindi dovrebbe essere tutto a posto. Credo.

    "Venezia... già, è una bella città." Dico dunque, ripensando alla mia breve permanenza in essa. Una città che mi affascinato, come molti altri luoghi in tutto il mondo. Ma non posso negare che Venezia abbia quel tocco di non so cosa che la rende unica. Magica? Mi chiedo, ripetendo ci che Sara ha detto. Forse è proprio così. Ma in qualche modo sento che Nouvieille sia ancora più magica di Venezia. Anche se non so se sia per la concentrazione di 'non umani' o se perché io vi ho trovato una casa accogliente. O una seconda patria, utilizzando le parole di Sara.

    "Concordo, Nouvieille è speciale." Affermo, chiedendomi vagamente se questa ragazza ha idea di quanto in effetti la città in cui ci troviamo sia speciale. Vivendo qui, è possibile che sia a conoscenza della presenza di persone che, come me, non sono propriamente umane. Ma è anche possibile che non lo sappia: chi vive nel mondo 'soprannaturale', per così dire, non ama rivelare i propri segreti. Di conseguenza non sono pochi gli umani qui a Nouvieille che non hanno la più pallida idea di cosa la loro cara città nasconde. Ma, alla fine, non ha molta importanza se lei sa o se non sa. Quello che mi importa adesso è poter chiacchierare senza preoccupazioni, soprattutto senza pensare alla fuga di una certa persona. "Questa città è capace di entrarti nel cuore. Ma magari sono solo io che la vedo in modo così romantico." Concludo, facendole un leggero sorriso a labbra chiuse.
     
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    A quanto sembrava io e Neris avevamo gusti molto simili in fatto di città, anche se forse non avrei esattamente definito la ragazza entusiasta di Venezia: forse non la conosceva poi così bene o forse - cosa più probabile - preferiva altre mete rispetto alla Serenissima.
    Del resto, quello era un posto che o si amava o si odiava. L'avevo sempre sostenuto.
    Le vie di mezzo erano piuttosto difficili quando si parlava di canali, vicoli stretti e umidi - che io trovavo suggestivi ma che qualcuno avrebbe semplicemente potuto ritenere solo claustrofobici - e, infine, costruzioni tanto particolari da sembrare di un altro mondo.
    La ragazza parve invece concordare maggiormente riguardo il mio giudizio su Nouvieille, osando addirittura dire che quella città le entrata nel cuore.
    Le sorrisi di rimando, scuotendo appena la testa per farle capire che non aveva una visione troppo romantica delle cose ma che si era solo affezionata ad un luogo e - forse - anche ai suoi abitanti.
    - Sì, diciamo che è un posto che non smette mai di stupirti. -
    Asserii facendole un mezzo occhiolino con ilarità, sporgendomi appena verso di lei per non dover parlare a voce troppo alta.
    Rimasi per un istante in silenzio, chiedendomi se la mia interlocutrice avesse colto i tanti sensi impliciti in quella mia affermazione piuttosto vaga ma tutt'altro che banale: Nouvieille e - soprattutto - le persone che vi incontravi erano in grado di lasciarti a bocca aperta ogni giorno, nel bene quanto nel male.
    Di sicuro non correvamo il rischio di annoiarci.
    - Credo che ad affascinarmi sia l'alone di mistero che avvolge queste vie, o forse persino il volto della maggior parte della gente... -
    Continuai lasciandomi volontariamente sfuggire una considerazione sincera, ma che avrebbe potuto significare qualcosa di più di una semplice e leggera vena poetica nel caso avessi avuto di fronte qualcuno un po' meno all'oscuro del soprannaturale di quanto sembrasse.
    Forse non avrei mai saputo con chi stavo davvero parlando, ma in fondo non importava. Era bello, ogni tanto, semplicemente scambiare due chiacchiere con chi non aveva l'aria di essere il pazzo di turno pronto a strangolarti o farti diventare la loro cena.
    - Sembra che tutti nascondano un segreto, e forse è davvero così. -
    Mi strinsi nelle spalle, con aria improvvisamente pensierosa, poi diedi una rapida occhiata alle ultime persone ancora presenti nella biblioteca e notai che stavano tutti - o quasi - riconsegnando i loro libri e sbrigando le ultime faccende burocratiche, forse perchè intenzionati a tornare a casa o semplicemente ad andare a gustarsi un ben pasto caldo.
    - Inizio ad avere anch'io un po' fame. -
    Ammisi con l'ombra di un sorriso sulle labbra, tornando a rivolgermi alla ragazza di fronte a me e chiudendo distrattamente il libro al lato della tastiera del mio computer.
    - Per caso ti va di mangiare qualcosa o di prendere un caffè al bar della biblioteca? -


     
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    Le parole di Sara fanno scattare nella mia testa un campanello di allarme. Sembrerebbe quasi che sia a conoscenza del lato oscuro di Nouvieille, cosa che - in effetti - non la renderebbe una semplice umana. Non che solo gli umani con abilità possano sopravvivere in una città di esseri non propriamente umani, ma per chi è senza poteri o altre abilità può risultare pesante vivere qui una volta scoperta la verità. Questa ragazza sembra essere interessante. Mi ritrovo a pensare, per poi affermare. "Già, hai perfettamente ragione: sembra proprio che questa città e i suoi abitanti siano avvolti nel mistero. Ma, in un certo senso, è meglio così. Se si conoscesse tutto di tutti sarebbe deprimente."

    Non so esattamente perché sto dicendo queste parole, forse perché Sara ha attirato il mio interesse. Potrebbe non essere la semplice umana che credevo... anzi, potrebbe anche non essere umana. E la cosa stuzzica la mia curiosità. Con ogni probabilità potrei leggerle nei pensieri senza troppi problemi e scoprire tutto ciò che mi serve, ma sarebbe alquanto deprimente. Dove finirebbe l'eccitazione nello scoprire le cose? Così, nonostante io sappia di essere finita più volte nei guai a causa di questo mio modo di fare, ho intenzione di svelare il possibile mistero che avvolge Sara in un modo più umano. Semplicemente osservandola. Forse qualcosa che ho imparato da Kimberly... o forse solo un modo per non finire sommersa dalla noia.

    Quando Sara mi chiede se voglio bere o mangiare qualcosa al bar della biblioteca mi ritrovo di fronte ad un dilemma. Sempre il solito problema... Penso, leggermente divertita. È problematico non poter mangiare altro che sangue. Non che io sia attirata dalle pietanze umane, ma risulta difficile mantenere segreta la mia identità in situazioni come questa. Per non parlare di tutte le volte che mi hanno invitato a cena perché proprietaria del teatro. Anche le cene di lavoro sono problematiche...

    "Personalmente non ho fame, ma ti accompagno volentieri." Dico quindi, decidendo di rischiare. "Ho già mangiato qualcosina prima di venire qui e devo stare attenta alla linea." Mento, usando la prima scusa che mi è passata per la mente.
     
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