Secondo Avvento: La Chiamata (2)

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    L'uomo deve poter scegliere tra bene e male, anche se sceglie il male. Se gli viene tolta questa scelta egli non è più un uomo, ma un'arancia meccanica.

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    Myles Warren conosceva padre Bowman da un sacco di tempo. Era stato lui a renderlo un Chierico quasi dieci prima, quando lui non era altro che un adolescente particolarmente curioso e testardo.

    Non avrei mai potuto prendere una decisione migliore.

    Era vero.
    Myles doveva tutto quello che era proprio a padre Bowman e, proprio per questo motivo, aveva acconsentito con gioia alla proposta del padre spirituale.
    Non sapeva ancora quale fosse il suo disegno totale ma, di certo, si sarebbe impegnato con zelo e ostinazione per soddisfare le sue aspettative su di lui.
    Mentre passeggiava sul marciapiede, diretto al monastero di Saint Mary, il chierico si frugò nelle tasche e strinse in mano il talismano di padre Bowman.

    Con questo dovrei essere in grado di stabilire un contatto telepatico con le persone che padre Thomas mi ha indicato.


    Era vero. Quasi un mese prima Bowman aveva infuso alcune delle sue straordinarie capacità in quel piccolo ciondolo.
    Aveva un numero di utilizzi limitato, ma non c'era ragione per credere che non dovesse funzionare abbastanza da dimezzare la lista di nomi.
    Senza indugiare oltre, il chierico entrò in contatto con la creatura prescelta.

    Ciao Neris, piacere di conoscerti.
    E' arrivato il tuo momento di scrivere la storia del mondo. Sei stanca di celare la tua natura di Vampira, vero? Non sarebbe magnifico poter girare liberi e finalmente fieri del proprio potere? Sì, anch'io sono come te.
    Fatti trovare nel chiostro all'ingresso del monastero di Saint Mary, è tempo di prenderci quello che ci spetta.


    *



    Leaves-of-Grass


    Chissà quanti penseranno di vederci doppio fratello.

    E per quale motivo mi sono fatto crescere i capelli secondo te?

    I due gemelli Rhodes continuarono a battibeccare per qualche minuto, mentre aspettavano il momento più opportuno per effettuare la loro telefonata.
    I due Sethiti, membri della squadra di Hiller, erano all'interno di un van bianco che puzzava di sigarette e patatine al formaggio.
    Il mezzo si trovava in fondo a Crossbone street, parcheggiato nel buio.

    Ripetimi perchè non può farlo Jane.

    Perché sia lei che Steve pensano che sia più sicuro usare questo dannato furgoncino. Sai, devono aver installato qualcosa per renderlo impossibile da identificare.

    Dylan Rhodes si fece immediatamente serio quando smise di parlare e fissò gli occhi in quelli del fratello Cole.
    I serpenti si scambiarono un cenno d'intesa e si calarono nella parte: nonostante la loro predilezione per i litigi, erano comunque dei soldati.
    Inviarono il messaggio audio al telefonino della Vampira che dovevano contattare e tirarono un sospiro di sollievo.

    Salve, Neris Iaia. Io mi chiamo Cole e sono un Sethita.


    E io sono il suo gemello Dylan. E, manco a dirlo, anch'io sono un Sethita.

    Bene, ora che abbiamo sbrigato le formalità...

    Richiediamo la tua presenza a Crossbone Street stanotte. Non possiamo anticipartene il motivo, ma sappi che il destino del mondo può dipendere anche da te.


    Bene, parallelamente al primo topic usiamo anche questo per reclutare. Valgono le medesime regole: rispondi a solo una delle due chiamate in un solo post. Prego Neris, a te la palla.
     
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    Agli occhi degli uomini, la vita passa dal buio all'oscurità. Agli occhi degli dei, la vita è una morte...

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    Quella serata non era iniziata esattamente per il verso giusto. Mentre girava per la biblioteca, prendendo di tanto in tanto un volume dallo scaffale, Neris non poteva fare a meno di sentirsi depressa. Doveva trovare qualche opera per la stagione teatrale seguente e, in effetti, non aveva molte idee. Da quando il teatro era di sua proprietà, i suoi attori avevano rappresentato buona parte dei classici a disposizione e, in effetti, anche diverse opere più moderne, adattate da lei ad uso teatrale. Mentre si sedeva al suo posto e posava i volumi sul tavolo, la vampira si chiese se era meglio che questa volta inventasse qualcosa lei. Ma cosa? Che trama avrebbe potuto interessare il pubblico di Nouvieille? Che tipo di opera avrebbe potuto più attirare? Una commedia? Una tragedia? Era un gran problema, in effetti, anche considerando che solitamente le idee su cosa rappresentare non le mancavano. Perché allora era entrata in crisi? Con un sospiro, aprì il primo volume e si mise a leggere svogliatamente. Aveva appena aperto l'agenda per segnarsi qualche appunto, quando qualcosa interruppe la sua concentrazione. Una presenza aveva sfiorato la sua mente, e una voce aveva cominciato a risuonare in essa. Una sensazione non esattamente piacevole, in effetti.

    *Ciao Neris, piacere di conoscerti.*
    Non son sicura di poter dire altrettanto. Fu il pensiero che le galleggiò per la mente a quella presentazione, e Neris non fece nemmeno il tentativo di farlo scomparire. Non sapeva se chi l'aveva contattata era in grado di percepire i suoi pensieri, ma in effetti non le importava molto se lui li avesse sentiti. Che sentisse pure quanto le giravano le scatole che l'avesse interrotta, infilandosi senza permesso nella sua privacy!
    *E' arrivato il tuo momento di scrivere la storia del mondo. Sei stanca di celare la tua natura di Vampira, vero? Non sarebbe magnifico poter girare liberi e finalmente fieri del proprio potere?*
    E che te ne frega!? Una risposta un po' troppo moderna, forse, per una vampira millenaria, ma che ci poteva fare? Vivere nella modernità comportava anche degli involontari cambiamenti. Dopotutto, solo pochi anni prima non avrebbe mai potuto immaginare che si sarebbe così integrata in questo diabolico mondo moderno da arrivare a spedire e-mail a una disgraziata che l'aveva tradita! Questi sono affari miei, no!? E giocare a fare gli dei non fa più per me... credo...
    *Sì, anch'io sono come te.*
    Se lo dici tu...
    *Fatti trovare nel chiostro all'ingresso del monastero di Saint Mary, è tempo di prenderci quello che ci spetta.*
    Tsk...

    Quando la comunicazione mentale si interruppe, Neris non poté evitare di fare un sospiro. Era ora! Adesso poteva finalmente tornare a lavorare, sperando che quel disgraziato non tornasse a disturbarla. Posò gli occhi sul libro, leggendo alcune righe senza veramente leggerle. Perché quell'individuo l'aveva contattata? Di cosa voleva parlarle? E, soprattutto, come diamine faceva a sapere che lei era una vampira? Che fosse anche lui un vampiro? Se era così, allora forse avrebbe fatto meglio a muoversi di lì e andare a fargli capire chi comandava. Non che ne avesse molta voglia, d'altronde non aveva mai prestato molta attenzione ai suoi simili... nemmeno da quando Asterios aveva lasciato la città. Che l'assenza di un master (o, almeno, di colui che lei considerava il master di Nouvieille) potesse risultare un problema? Beh, problemi o meno, non le importava finché non venivano a disturbarla.

    Era finalmente riuscita a tornare a leggere, quando una vibrazione nella tasca dei jeans le fece nuovamente perdere il filo. "Chi è, adesso!" Si ritrovò a dire, non esattamente a voce bassa, beccandosi qualche sguardo di rimprovero. Tirò fuori il cellulare e fissò per qualche istante l'icona che indicava la presenza di un messaggio audio. Oggetto diabolico! Pensò, mentre se lo rimetteva in tasca. Qualunque cosa fosse, avrebbe aspettato. Ora aveva del lavoro da fare.

    La sua forza di volontà, però, resse soltanto per qualche altro minuto. Dopo aver chiuso il volume con uno scatto un poco irritato, Neris si alzò e si diresse velocemente verso l'ingresso della biblioteca. Quando finalmente fu al suo esterno, prese il cellulare e fece partire il messaggio. Ascoltò le due voci sempre più perplessa, chiedendosi vagamente cosa fosse un sethita. Quando il messaggio si concluse con un "sappi che il destino del mondo può dipendere anche da te", la vampira non poté fare a meno di scoppiare a ridere. Chi diamine erano quelli? Perché sembravano così tanto interessati a volerla per salvare il mondo o qualunque cosa fosse? Erano veramente seri?

    "Che valga veramente la pena andare all'appuntamento? Ma cosa scelgo? Saint Mary o Crossbone Street? Purtroppo non ho il dono dell'ubiquità." Si ritrovò a sussurrare tra sé e sé, senza preoccuparsi di venire sentita da qualche eventuale passante.

    Sì, anch'io sono come te.
    Quella frase galleggiò per qualche istante nella sua testa. Cosa significava? Voleva veramente saperlo?

    E sia, vada per Saint Mary! Decise. Ma prima passo da casa a cambiarmi. E, visto che ci sono, mi tingo anche i capelli. Se questa ridicola storia intaccasse il mio lavoro al teatro non me lo perdonerei.
     
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    Una suora.
    Myles ridacchiò, mentre continuava la sua camminata solitaria alla volta del monastero.
    Dopo la Vampira Neris Iaia, sulla lista che padre Bowman gli aveva passato c'era il nome di una caccatrice di mannari, che un tempo aveva vestito un abito talare.
    "Io sono come te", aveva detto a Neris. Solo in quel momento si rese conto di aver mentito. Le aveva detto che erano simili perché immaginava che, come lui, si sentisse oppresso dalla gente comune, quella che non avrebbe mai potuto muoversi nel mondo soprannaturale.
    Però, mentre stava per contattare la signora David, si rese conto che era a lei che somigliava davvero. Una suora cacciatrice lei e un chierico lui. Chissà come avrebbe reagito alla prospettiva di dover collaborare con altre creature soprannaturali.

    Signora David, piacere di conoscerla.
    Prima che possa pensare male, la informo che sono un chierico.
    Io e il mio padre spirituale avremmo bisogno del suo aiuto... La prego, non appena può, di recarsi al vecchio monastero di Saint Mary. Le spiegheremo il resto di persona.


    Myles affrettò il passo, sperando che le affinità caratteriali bastassero a spingere Nechama David ad unirsi alla loro crociata.

    *



    Leaves-of-Grass
    Una cacciatrice?

    Oddio, io le odio quelle.

    Che senso ha sprecare tempo per contattarla? Non vorrà mai parlare con due come noi.

    Dylan sapeva che Cole aveva ragione, ma sapeva anche che loro due erano soldati e che avevano il dovere di obbedire agli ordini che gli venivano impartiti dai loro superiori.
    Cioè, in questo caso, da Steven.

    Cole, abbiamo degli ordini.
    Se non vuoi essere tanto diretto come con la vampiretta possiamo provare a farci mandare una registrazione da Jane.


    Il Sethita con i capelli corti parve soppesare la proposta del gemello.
    Jane era una comune umana addestrata, senza poteri particolari e probabilmente avrebbe avuto maggiori chances di far presa su una cacciatrice. Ma il loro compito era appena iniziato, non se la sentiva di gettare la spugna già al secondo contatto.

    Lascia perdere, la chiamo io. Tu vai a prendere dell'altre patatine e un po' di coca cola.

    Tacitate con lo sguardo le proteste del sibilante fratello, Cole si mise all'opera per lasciare un messaggio nella casella della segreteria della signora David.

    Signora David, buonasera.
    Normalmente io e lei non andremmo molto d'accordo, glielo confesso. Ma questa non è certo la normalità.
    Il mondo intero ha bisogno di lei, signora David.
    Crossbone street, stanotte.
    La stiamo aspettando.
     
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    Il chierico sapeva che il monastero era sempre più vicino, per cui si disse che non poteva permettersi il lusso di perdere altro tempo.
    Il nome sulla sua lista, subito sotto quello della signora David, era quello di Christopher Copperfield, e la sua definizione razziale non lasciava spazio a molti dubbi.
    Vampiro.
    Myles, che non aveva mai parlato in prima persona con un vampiro, si chiese se gli stereotipi sui succhiasangue fossero veri.
    Chissà come avrebbe reagito ad una richiesta di collaborazione da parte di un chierico.

    Mister Copperfield, buonasera.
    Mi scuso in anticipo se ho disturbato il suo sonno; mi chiamo Myles Warren. Io e il mio capo, padre Thomas Bowman, abbiamo grande bisogno del suo aiuto.
    Venga il prima possibile al monastero di Saint Mary, le sarà tutto più chiaro.


    Soddisfatto di se stesso, Myles affrettò il passo.
    Il monastero cominciava ad essere intravisto, in lontananza.

    *



    Leaves-of-Grass


    Stando alla sacrosanta legge dell'alternanza, poiché la chiamata alla suora cacciatrice era stata eseguita da Cole, il serpente con i capelli lunghi afferrò l'apparecchio e si preparò a pareggiare i conti.
    Guardando con una punta di fastidio gli occhi del fratello che famelici saettavano verso le bottiglie di birra che aveva portato, il giovane Dylan scrisse e inviò un breve messaggio al computer di Christopher Copperfield.
    Grazie a quello che gli aveva insegnato Jane, il messaggio sarebbe comparso sul desktop con insistenza. Sarebbe stato impossibile per il vampiro non notarlo.

    Ciao Christopher, io mi chiamo Dylan e sono un Sethita.
    Io e i miei superiori vorremmo incontrarti. Recati a Crossbone street, e cerca il colonnello Hiller. Ti spiegherà ogni cosa.
     
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  5. Inertius_93
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    Non mi ero mai dilungato troppo sulle questioni teologiche. Semplicemente, non ne avevo mai avuto il tempo. La frenesia degli eventi raramente mi lasciava dello spazio sufficiente per complicare la mia già ingarbugliata testolina. Volente o dolente, alcune settimane prima - o anche mesi, non ricordava spesso i dettagli noioso come il quando e il dove -, aveva letto che la sensazione di trascendenza che la gente provava nel pregare aveva un'origine biologica. Non rammentavo con precisione le parole, ma centrava il fatto che, sforzandosi di parlare con qualcuno non presente, il cervello simulava che costui ci fosse.. Beh, riflettei se gettare quella teoria nel gabinetto, quando udii quella vocina nella mia testa. Non che la considerassi una teofania o qualcosa del genere, ma mi portò semplicemente a concludere che c'erano troppi fenomeni strani in quel mondo, perché le divinità non esistessero. Ovviamente, quella comunicazione non mi stupì più del dovuto: i miei poteri mi avevano abituato a simili percezioni. Motivo per cui ipotizzai si trattasse dei pensieri occasionali di un abitante del condominio: magari oltre il muro un tizio stava assistendo a un thriller, ripetendo nella sua mente le battute appena udite. Tuttavia, avvertire il proprio cognome mi fece sospettare che quel messaggio fosse rivolto proprio a me. Quando riuscii a realizzare l'accaduto chiusi il rubinetto dell'acqua, fermando all'istante la pioggia di goccioline che picchiettavano sulle mie spalle.
    Beh, se non altro sono stati educati. Padre Thomas Bowman.. mai sentito. E' la prima volta che un prete chiede il mio aiuto. Una trappola forse?
    Uscii dalla vasca, afferrando il candido l'accappatoio posto lì affianco e avvolgendolo attorno a me, per poi calzare delle morbide ciabatte rivestite di pelo sintetico. La brezza leggera che entrava dalla finestra socchiusa si scagliò sulla mia pelle umida, strappandomi brivido di piacere. Uscii dalla doccia e mi incamminai nel soggiorno, lasciandomi cullare dal suono delle assi di legno che scricchiolavano sotto i miei piedi. Avevo chiuso il negozio in anticipo per assenza di clienti, ma non mi dispiaceva. Mi affiancai al letto ed aprii l'armadio, prendendo a vestirmi con calma. Nel frattempo, mi interrogai sulla percezione avuta, lungi dall'avere fretta, per quanto il messaggio invece la imponesse.
    Dando per scontato che non vogliamo farmi secco, a cosa potrei mai servirgli? Magari hanno bisogno di forza bruta.. ma in quel caso, qui in città vivono miriadi di creature più feroci e affidabili di noi vampiri..
    Più mancavo la conclusione e più il quesito mi tormentava. Dopotutto, quella notte non avevo nulla da fare. Dovevo ancora nutrirmi, ma preferivo rimandare alle prime ore del mattino, lasciando che la sete raggiungesse un'irresistibile intensità. Per cui, mi rimaneva mezza nottata abbondante. Indeciso, raggiunsi il portatile, per dare un'occhiata alle email. Ed ecco la seconda stranezza. Di primo impatto, ipotizzai che si trattasse di un virus, così non aprii la missiva. Riavviai il computer e feci una scansione, ma il messaggio rimase lì dov'era. Esasperato - nonché incuriosito - mi arresi e aprii l'email. Rabbrividii. Sì, era un brivido di eccitazione, ma inutile negare che anche la paura ne fosse una componente.
    Setiti.. Preferirei tenermene alla larga. Ma com'è possibile che sia un prete che creature del genere mi contattino dell'arco di un paio d'ore? Che chiesa e serpentoni siano in guerre e stiano cercando degli alleati?
    Da quel che ne sapevo, i Setiti non erano personcine particolarmente fidate. Erano capaci di pugnalarti alla schiena, se potevano trarne il minimo guadagno. La chiesa invece.. Oramai, ignorare quei segnali era fuori discussioni. Sarei potuto impazzire, facendolo, o almeno così temevo. Scelsi la fazione che mi sembrava più affidabile: quella del messaggio telepatico. I preti non erano il Talamasca, ma di sicuro avevano di meglio da fare che tendere imboscate ai vampirelli indifesi. Senza indugiare ulteriormente, presi con me cellulare e chiavi e mi avventurai fuori dall'appartamento. In garage, la mia diroccata Fiesta impiegò alcuni minuti a scaldarsi. Mentre aspettavo chiusi gli occhi, lasciandomi accarezzare dal basso rombo del motore a metano.
    Monastero di Saint Mary.. è da tanto che non ci faccio una visita. Speriamo di non trovarci un cartello con la mia foto e sottoscritto: vietato entrare...
    Con una risatina, uscii nel vialetto, spingendo la vecchia Ford per le strade di Nouvieille.
     
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    L'uomo deve poter scegliere tra bene e male, anche se sceglie il male. Se gli viene tolta questa scelta egli non è più un uomo, ma un'arancia meccanica.

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    "Fenton Foster".
    Myles lesse uno degli ultimi nomi della sua lista con un sorrisetto che gli increspava il viso.
    A quanto ne sapeva, Foster era uno dei pochi Slender della città.

    Forse è meglio se non mi presento come un chierico.

    Non conosceva benissimo gli Slender, ma sapeva che erano esseri dell'Incubo. Veri e propri mostri che il Bambino delle Stelle avrebbe saputo domare, costruendo anche per loro un mondo nuovo.
    Il sigillo di Bowman cominciava ad indebolirsi, per cui il pallido giovane affrettò la convocazione, risparmiandosi molte cerimonie.

    Signor Foster... sono Myles Warren.
    Ho bisogno del suo aiuto per riscrivere il Grande Libro della Storia.
    Venga al Monastero di Saint Mary il prima possibile, la aspetterò lì.


    *



    Leaves-of-Grass


    Cole, allo Slender hai pensato tu vero?

    Il messaggio per Copperfield era appena stato inviato quando il Sethita con i capelli lunghi rivolse questa domanda al suo gemello.

    Non è stato semplice ma sì, ci ho pensato io.

    Dylan ammiccò e tracannò in un sorso quel che rimaneva della sua birra, mentre il fratello ripensava alla missione di quel pomeriggio.
    Fenton Foster viveva come un senzatetto apparentemente anonimo e asociale e non sembrava possedesse nulla da poter hackerare. Così, dopo aver individuato il posto in cui sembrava che lo Slender sostasse negli ultimi tempi, Cole aveva lasciato il messaggio concordato con Steven.

    Stanotte.
    Crossbone street.
    Se non verrai potresti davvero pentirtene.
    SH.
     
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    La fredda brezza di quella notturna sera invernale era ovunque tra le vie di Nouvieille, in cui la luna risplendeva in un cielo pieno di stelle che magnificamente ricoprivano tutta la città con quello spettacolo di luci naturali. Quella sera sarebbe apparsa magnifica e magica a molti, come facevano capire le diverse coppiette che si gustavano quella notte romantica."Disgustoso..." pensò lo slender guardando, da dietro il vetro del bar, gli innamorati felici per poi tornare a leggere il suo giornale. Quell'elegante uomo dai capelli rossicci aveva già attirato diverse occhiate per via del suo vestiario poco ordinario e dai suoi modi leggermente antiquati, perchè diciamocelo, anche se ora si trovava nei tempi moderni egli era rimasto una creatura dell' ottocento e da tale si comportava. Modernizzarsi? A Fenton non era neanche mai passato per la testa. Richiuse il giornale tentando di non sgualcirne le pagine e lo ripose sul tavolino a cui era seduto mentre attendeva la calda tazza di tè che aveva ordinato. Nel frattempo si guardò attornò per vedere se ci fosse qualcuno di "interessante" all'interno del locale. Qualcuno che sarebbe potuto essere una buona preda per lui. Ma prima il tè. Il tè era diventata una sua abitudine fin da quando aveva iniziato a spacciarsi per il figlio di un ricco ed avaro borghese propietario di una fabbrica di raffinati capelli a Londra. Il solo ricordo gli solleticò l'appetito... i pensieri negativi del malcontento di quegli operai erano stati uno dei pasti più appetitosi che avesse mai fatto. Nonostante l'aspetto umano sotto il quale nascondeva il vero se stesso, sembrava che nessuno fosse minimamente intenzionato a ricambiare il suo freddo sguardo. Quella sorta di caccia venne però interrotta dall'arrivo del suo ordine. O forse era meglio dire, doppio ordine, poichè il cameriere non sembrava molto felice di svolgere il suo lavoro. Notando questo lo slender iniziò a sorseggiare il suo tè tenendosi bene in mente la faccia del giovane. L'avrebbe seguito dopo che avesse finito le sue ore di lavoro e poi probabilmente sarebbe diventato il suo pasto. Ma qualcosa, una voce nella sua testa, sembrava voler cambiare i suoi piani per la serata. Si trattava di un contatto telepatico con un certo Myles Warren che aveva farneticato qualcosa sul "riscrivere il Grande Libro della Storia" e che aveva bisogno del suo aiuto. Ma quale pazzo poteva aver bisogno del suo aiuto? Egli rimase pensieroso per qualche secondo. La sua apatica natura di Slender lo portava a fregarsene ma visto l'anomalia della situazione una parte di lui era rimasta incuriosita. Bevve un altro sorso di te mentre ancora tentava di mettere in ordine le idee quando ecco che successe un altra cosa strana. Il cameriere "preda" tornò più stufo di prima con una... lettera? Si, una lettera. Gliela porse dicendogli che era stata lasciata lì per lui quello stesso pomeriggio. Lo slender la aprì e, dopo averne letto il contenuto, rimase ancora più confuso di prima. Cosa fare dunque? Andare al monastero di Saint Mary, a Crossbone street oppure rimanersene lì ad aspettare il suo spuntino serale? Mentre pensava tutto questo la creatura finì di bere il suo tè. Fenton aveva preso la sua decisione. Così si alzo, si riordinò l'abito ed uscì dal bar in direzione di Crossbone street. Vista l'ora sarebbe andato prima a curiosare lì e poi se ne avrebbe avuto ancora voglia sarebbe andato a vedere il folle che richiedeva il suo aiuto... chissà,magari ci sarebbe scappato di mezzo pure uno spuntino.

    Edited by TheWolf-Crow - 3/2/2015, 02:12
     
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    Il chierico aumentò la velocità una volta che ebbe passato il pesante portone di legno massello che divideva Saint Mary dal resto della città.
    Non sapeva se vi avrebbe trovato padre Bowman o se era lui il primo ad entrare, ma in ogni caso si diresse alla sala centrale, subito dopo il freddo cortile.
    La giacca scura del suo maestro gli palesò immediatamente la sua condizione di secondo venuto.
    Non vedendo nei dintorni l'anziano stregone, Myles Warren si permise il lusso di un bicchiere di vino.
    Il liquido caldo lo rinvigorì, rinfrancandolo dalle fatiche mentali e dalla lotta con il freddo.

    Miss Daenerys, buonasera.

    Ingoiato l'ultimo sorso di vino, Myles aveva ricominciato la sua opera di convocazione.

    Mi chiamo Myles Warren e sono un chierico.
    Io e il mio capo, il sacerdote Thomas Bowman, abbiamo bisogno del suo aiuto per salvare il mondo intero.
    Venga al vecchio monastero di Saint Mary il prima possibile, la prego.


    Daenerys McCann era, secondo i suoi appunti, una sirena che nella vita civile si dedicava alla musica.
    Myles era molto curioso di conoscerla.

    *



    Leaves-of-Grass


    Bene, convocato Foster non rimangono molti altri.

    Disse Cole Rhodes, tirando un sospiro di sollievo.
    Il fratello capellone gli fece l'occhiolino e ricominciò il consueto lavoro sul suo laptop.
    Il bersaglio del loro attacco cibernetico questa volta era una certa "Daenerys McCann", nota nella piccola città al centro dell'Europa per essere una grande vocalist.

    Beh, non mi dispiacerebbe se questa qui si unisse alla nostra causa sai Cole?

    Disse ridacchiando il Sethita dai capelli lunghi.

    Sei un coglione, Dylan.

    Fu la lapidaria risposta del fratello.
    Mentre i due biforcuti battibeccavano come di consueto, sul telefonino della sirena comparve un sms di convocazione.

    Signorina McCann, la sua presenza è richiesta stanotte a Crossbone Street.
    Il colonnello Hiller ha bisogno del suo aiuto.


    Come di consueto l'sms si sarebbe cancellato dopo l'avvenuta lettura, portando con sé tutte le tracce dell'avvenuto contatto telematico.

     
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    ...ed è per questo motivo che dovremmo puntare a sponsorizzare questi tipi di eventi: sono a basso costo, l'età media dei partecipanti è sui vent'anni ed infine, portano molta visibilità senza contare che...
    ...senza contare che, primo, odiava la voce di Karl, secondo, odiava ancora di più le riunioni serali e terzo, stando con la faccia contro il tavolo cominciava a farle male il naso.
    La sonnolenza capeggiava in quella sala riunioni: qualcuno sbadigliava, altri guardavano speranzosi il cellulare in attesa di qualche chiamata che li salvasse dai monologhi di Karl...e poi c'era lei che contava i secondi pur di non ascoltare una parola di quello che diceva il suo manager.
    Non poteva richiedere un incontro alle 21...era inumano...infame, contro le leggi della natura! Per parlare di cosa poi? Di un festival in una città vicino Nouvieille al quale partecipavano universitari annoiati, rimastini che ballavano sotto cassa e altra gente anonima.
    Voglio andare a casa, non ho nemmeno cenato per sentire le scemenze che sta dicendo! Cosa potrei mangiare? Sushi? O magari pizza.. si mise a pensare quando ormai non prestava più la minima attenzione a Karl. La scelta della cena sembrava un'ottima via di fuga dalle chiacchiere del manager e in più, pensare a cosa avrebbe potuto mangiare quella sera la rallegrava quel poco che bastava per non lanciare per aria il tavolo e mandare tutti a quel paese.
    Purtroppo poco prima di arrivare alla conclusione della scelta si sentì picchiettare sulla testa e fu costretta ad alzare il capo per capire chi avrebbe dovuto uccidere.
    Signorina...sto parlando anche con te se non te ne fossi accorta, vorremmo tutti sentire la tua opinione a riguardo le disse Karl a braccia conserte e con sguardo severo e Daenerys si rese conto di essersi persa qualche passo del suo interminabile discorso, forse i passi più importanti.
    Beh, poco male...per quel che gliene importava!
    Io... cominciò a dire mettendosi composta sulla poltrona e guardandosi un pò intorno ...dovrei andare in bagno! disse infine sorridendo in modo forzato e sbrigandosi ad alzarsi per dirigersi alla porta.
    Karl la guardò boccheggiando come se non sapesse bene come rimproverarla e Daenerys ne approfittò per sgattaiolare via sentendo i suoi compagni ridersela sotto i baffi.
    Quando chiuse la porta dietro di sè respirò profondamente e a passo deciso si diresse verso i bagni per darsi una rinfrescata.
    Che giornata! Una di quelle da segnare sul calendario: sveglia all'alba, talk show, pranzo al sacco, un meeting con gente che non aveva mai visto prima d'ora, un programma radio, senza cena e una riunione saltata fuori dal nulla. Era esausta..davvero.
    Aprì il rubinetto del lavandino e passò le mani sotto l'acqua fredda rilassandosi un poco e pensando al giorno successivo, un giorno di pausa, meritato riposo...
    Miss Daenerys, buonasera.
    Daenerys spalancò gli occhi guardando dritta verso il suo riflesso nello specchio sopra al lavandino. Si voltò poi a destra e a sinistra per vedere se c'era qualcuno che le faceva compagnia in quel bagno. Nessuno.
    Di chi era quella voce?!
    Mi chiamo Myles Warren e sono un chierico.
    Io e il mio capo, il sacerdote Thomas Bowman, abbiamo bisogno del suo aiuto per salvare il mondo intero.
    Venga al vecchio monastero di Saint Mary il prima possibile, la prego.

    Di nuovo. Non era la stanchezza, non se la stava immaginando...quella voce c'era sul serio! La voce di un uomo adulto che le stava dando delle indicazioni. Myles Warren, chierico, salvare il mondo, monastero di Saint Mary...il prima possibile..
    Ma che cavolo stava succedendo?! Perchè un chierico ed un sacerdote avrebbero avuto bisogno del suo aiuto per salvare il mondo? E poi perchè quei devoti della chiesa?
    Quello che era appena accaduto non aveva senso, qualcuno le stava facendo uno scherzo e anche bello fantasioso!
    Sorridendo chiuse il rubinetto e si asciugò le mani con della carta presa da un erogatore e poi uscì dal bagno dirigendosi di nuovo verso la sala riunioni.
    Non fece in tempo a fare più di sei passi che le squillò il cellulare: le era arrivato un sms.
    Lo prese così dalla tasca dei jeans e passando il dito sullo schermo si cimentò nella lettura: "Signorina McCann, la sua presenza è richiesta stanotte a Crossbone Street.
    Il colonnello Hiller ha bisogno del suo aiuto.
    "
    Ma che razza di droghe prendete?! esclamò seccata, non le andava di giocare e scherzare soprattutto in una giornata come quella.
    Sbuffò guardando nuovamente lo schermo del telefono, abbastanza in fretta da notare che il messaggio si stava eliminando da solo.
    Che stava succedendo? Tutto era molto, molto strano. Pian piano che il tempo passava cominciava a pensare che in realtà non era affatto uno scherzo e che c'era davvero qualcuno che necessitava il suo aiuto. Ma cosa avrebbe potuto fare lei in più di tanti altri? Perchè proprio lei? E perchè c'erano più persone che la volevano?
    Un buon motivo per scoprirlo sarebbe stato dirigersi nei luoghi che le avevano detto: il monastero di Saint Mary e Crossbone Street.
    Dove si sarebbe diretta? L'idea di entrare in un monastero le metteva ansia e ancor di più l'idea di dover parlare con un sacerdote.
    La decisione l'aveva presa, sarebbe andata prima a Crossbone Street, era anche più vicina in confronto al monastero.
    Si diresse così verso l'ascensore senza nemmeno avvisare gli altri che se ne stava andando, il lato positivo di quella gita era che per quella sera si sarebbe evitata la lunga parlantina di Karl...manna dal cielo!
    Che giornata! Una di quelle da segnare sul calendario: sveglia all'alba, talk show, pranzo al sacco, un meeting con gente che non aveva mai visto prima d'ora, un programma radio, senza cena, una riunione saltata fuori dal nulla e sconosciuti che chiedevano il suo aiuto per qualcosa che sembrava davvero importante.
     
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    L'uomo deve poter scegliere tra bene e male, anche se sceglie il male. Se gli viene tolta questa scelta egli non è più un uomo, ma un'arancia meccanica.

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    Una solitaria colonna di brividi risalì la schiena di Myles mandandolo momentaneamente in confusione.
    La sua lista era ormai prossima ad essere completata, motivo per cui il chierico cominciava ad interrogarsi sulle effettive possibilità di riuscita della missione.
    Non era scettico, ovviamente: padre Bowman gli aveva mostrato più volte gli inequivocabili segni che li collegavano al Bambino delle Stelle... no, era solo curioso.
    Curioso e ansioso di realizzare il nuovo ordine mondiale.

    Signor Eder, buonasera.
    Sono Myles Warren e, anche se non ci siamo mai incontrati, ho seriamente bisogno del suo aiuto.
    La pregherei di raggiungermi il prima possibile al monastero di Saint Mary, poco fuori le mura di Nouveille.



    *



    Amy-Adams
    E così l'ultimo nome della lista era un esperto informatico, come lei.
    Jane Lance aveva espressamente chiesto ai suoi compagni di ricevere l'onere di contattarlo, tanta era la curiosità che la governava.
    Mentre i Gemelli smontavano l'attrezzatura dal loro minivan e Steven cominciava ad arrangiare il suo immancabile discorso da leader, la ragazza con i capelli rossi diede il via ad un vero e proprio attacco informatico destinato a Dast Eder.

    Signor Eder perdoni l'irruenza ma conoscendo le sue capacità ho ritenuto opportuno tutelarmi.
    Il malaware con cui ho infettato il suo pc è di mia creazione e sparirà non appena avrà visualizzato questo messaggio, ha la mia parola.
    Comunque, io e il mio capo abbiamo bisogno del suo aiuto: è in pericolo la stessa stabilità del mondo.
    Venga in Crossbone street stanotte, per favore.
    E cerchi il colonnello Hiller.


    Vai Raven, a te^^
     
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    Dannato e socialmente troppo espansivo inside

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    Sono tre giorni che non dormo, fermo davanti a questo computer dannato che non vuole funzionare, seduto con la mano sulla fronte. Tre giorni che mangio a malapena, mi trascino per casa e l'università nemmeno la vedo, figuriamoci il lavoro. Tre giorni in cui mi sentivo... sento, lontano. Lontano e confuso. Incredibilmente confuso, come se percepissi qualcosa nell'aria in continua pulsazione, intento a premere a intervalli regolari nella mia testa e sul mio cervello.
    Forse, qualche giorno addietro avrei detto fosse l'influenza, dato che col cambio di stagione non era certo una novità me ne uscissi per ultimo a prendermi febbre, raffreddore e il maledetto mal di gola che mi affievoliva sempre la voce. Ma nonostante gli anticorpi da prendere a calci, grazie a qualche farmaco e a qualche intruglio mirato non c'era nulla che non durasse più di uno, massimo due giorni - a meno non dovesse, caso in cui poteva anche durare una settimana. No, sembrava ci fosse qualcosa di estremamente sbagliato, e che la mia sensibilità fisica e mentale ne risentisse. In malo modo.

    E così, cos'altro mi restava da fare che occuparmi dell'ennesimo computer problematico collegato in casa, con una pila di fazzoletti da una parte, e la tachipirina e un caffè bollente dall'altra? Un modo di occupare il tempo, più che una stretta questione di soldi: in fondo, il mio superiore, col quale avevo un regolare contratto part-time al Moonlight, mi avrebbe pagato comunque i giorni di malattia. No, per ora non mi serviva il denaro in senso stretto. Lo facevo per togliermi quella sensazione che mi vagava al cervello, come di una morsa stretta e pesante che trovavo intollerabile. Presi un sorso del caffè, le occhiaie che minacciavano di arrivarmi dagli occhi al pavimento, digitando alcuni comandi in linguaggio dos sul promt dell'apparecchio quando, con estrema irritazione, capii che si era bloccato. Fantastico. Cercai nervosamente i pulsanti di sblocco, premendoli la prima volta e altre due volte con peggiore insistenza, fino a quando non rinunciai, conscio di dover riavviare e ricominciare la programmazione da capo.
    Da capo.
    Sospirai, stropicciandomi stancamente una palpebra, l'orecchino che tintinnava all'orecchio sinistro. Avrei voluto sfondare a testate un muro al solo pensiero dell'intero lavoro da recuperare, ma ero talmente esausto che anche l'idea di usare un cuscino riuscì ad illuminarmi: mi frugai dietro la schiena, recuperando uno di quelli che avevo piazzato sull'unico divanetto singolo della casa - sulla quale praticamente vivevo da tre giorni a questa parte, attaccato al tavolino col computer posato sopra e ben distante dalla mia solita scrivania - e vi affondai la faccia affogando così la disperazione dell'informatico alle prese con l'incomprensibile intelligenza artificiale di certi apparecchi, che si presentavano di una malvagità pari solo a quella del mio capo.
    E temevo, anche maggiore. Rialzai il volto dal cuscino, la mano già in cerca del tasto di spegnimento della ciabatta posata per terra accanto al mio posto di battaglia, quando vidi lo schermo illuminarsi. Dapprima, pensai con sollievo si fosse sbloccato. Quando poi vidi la schermata farsi nera e riempirsi di scritte di comando provenienti direttamente dal dos, allora capii: un attacco informatico in piena regola, forse da parte di uno dei miei compagni d'Uni intenti a cercare un modo di farsi dar fuoco alla casa o più probabilmente, da un esterno sprovveduto che non sapeva con chi aveva a che fare. Reagii immediatamente, frugando tra le carte sul tavolino per cercare la chiavetta su cui avevo caricato un sofware ad avvio automatico per chiudere le porte d'accesso del computer, quando le frasi che apparivano a schermo presero ad avere un senso compiuto, attirando i miei occhi.

    Signor Eder, perdoni l'irruenza ma conoscendo le sue capacità ho ritenuto opportuno tutelarmi.

    Buon per te, commentai amaramente, spostando la mano su un'altra chiavetta che conteneva diversi trojan compressi in un programma zip da mandare a chiunque fosse stato tanto sciocco da usare un buco di rete per entrare nel computer - fortunatamente, non il mio ma quello di un mio cliente. E non c'era nulla che potesse spingermi a propositi di vendetta più del violare una mia unità di lavoro. Non ti servirà a nulla.

    Il malaware con cui ho infettato il suo pc è di mia creazione e sparirà non appena avrà visualizzato questo messaggio, ha la mia parola.
    Comunque, io e il mio capo abbiamo bisogno del suo aiuto: è in pericolo la stessa stabilità del mondo.


    Il seguito fermò prontamente la mia nuova mossa, del quale ero più che convinto, per ragionare velocemente sulle parole: pericolo? Stabilità del mondo? Per chiunque altro, sarebbe potuto essere l'attacco di un fanfarone in vena di scherzi, ma per un esperto non ci voleva tanto a capire che quella era un'intrusione di servizi segreti in piena regola, guardando i codici usati. Scorsi la schermata controllando, improvvisamente in allerta: per un momento, mi chiesi se al Talamasca avevano per caso scoperto il piccolo programma spia installato nel loro server centrale, ma non mi ci soffermai troppo. Qualcuno sapeva dove vivevo, quali capacità avevo e - eventualità peggiore di tutte - forse addirittura cos'era in grado di fare. Essere uno stregone portava inevitabili vantaggi che io tendevo perlopiù a sfruttare sottilmente: ero sicuro nessuna telecamera mi avesse ripreso durante le rare occasioni in cui avevo sfruttato i miei poteri. Cercai quindi di mantenere la calma, il chè diede il fastidioso effetto collaterale di farmi diventare un pezzo di legno in tensione.

    Venga in Crossbone street stanotte, per favore.
    E cerchi il colonnello Hiller.


    Colonnello. Inevitabilmente, servizi segreti. Lo si poteva leggere lampante come un'insegna al neon con scritto "siamo qui e ti stiamo osservando". La mia mano passò ad una terza chiavetta, sollevando alcuni fogli d'appunti presi all'Università: sofware di locazione.
    Voglio sapere dove sei, prima di fare qualsiasi cosa.
    E perdipiù il messaggio non si era ancora chiuso. Non potevo rispondere, ma potevo tracciare l'esatta posizione da cui mi veniva mandato l'attacco se quello fosse rimasto qualche altro minuto sulle schermo. Infilai nella porta USB del computer la chiave, che avrebbe aggirato l'attacco e agito nel giro di sessanta secondi, e che in altri trenta avrebbe trovato la posizione con un po' di fortuna e un segnale gps da rilevare e sfruttare nelle vicinanze del posto di provenienza. Nel frattempo, presi un foglio di carta e mi segnai la via.

    Crossbone Street, eh?
    Non ricordavo esattamente dove fosse. Avrei fatto le mie dovute ricerche con calma, finito quel delirio: in quel momento, ringraziai di essermi riempito di caffè, e che in cucina ce ne fosse un'altra moka da otto pronta e ancora calda. Ma come sempre, quando una cosa andava storta, inevitabilmente se ne attaccavano altre dieci al seguito: probabilmente da qualche parte nel mondo qualcuno pensò che non avessi ringraziato a sufficienza, e mi sorprese proprio in quel momento.

    Signor Eder, buonasera.

    Mi prese la base del cervello, facendomi sussultare come sempre. Bloccai un insulto a mezza voce e chiusi gli occhi per concentrarmi e instaurare un muro tra me e la presenza molesta che mi si insinuava nel cervello, facendomi tremare. Arrivai a prendere la tazza del caffè, ma le dita mi fremevano talmente tanto da farla quasi cadere. La ressi comunque e iniziai a costruire le mie difese velocemente, mattone dopo mattone, proprio come mi aveva insegnato Ael. Il mio maestro era sempre stato - e scommettevo lo fosse ancora - piuttosto portato per le intrusioni mentali, e di conseguenza mi aveva impartito una buona base di conoscenze con cui potermi proteggere, nel caso. Si trattava sempre del solito trucchetto: focalizzare l'attenzione su qualcosa di semplice e ripetitivo, mantenendo la coscienza delle proprie azioni e dei pensieri al di sotto. In questo modo la mente diventava una strada a due livelli: la superficie, trafficata e difficile da valicare, e l'interno, che conteneva tutto il resto delle informazioni. Ero sicuramente arrugginito, ma potevo ancora schermarmi, anche se qualcosa dall'altra parte sembrava suggerirmi che il tentativo non fosse insinuarsi, tanto più di lasciare un messaggio in maniera piuttosto passiva.

    Sono Myles Warren e, anche se non ci siamo mai incontrati, ho seriamente bisogno del suo aiuto.

    Stabilii il mio muro, senza rimbalzare il pensiero che mi arrivava, cristallino come l'acqua. Era la seconda persona nel giro di pochi minuti a chiedere la mia assistenza, e se per la prima potevo forse tralasciare l'argomento paranormale, affidandomi al fatto servisse un Informatico competente, per la seconda era esattamente l'opposto.

    La pregherei di raggiungermi il prima possibile al monastero di Saint Mary, poco fuori le mura di Nouveille.

    Una seconda richiesta di incontro, che mi provocava irritazione almeno quanto la precedente. Perché avrei dovuto impelagarmi in vari problemi, quando ne avevo già troppi dei miei? Potevo mandare al diavolo una parte e quell'altra e anzi, farla pagare ad entrambi - disponevo dei miei metodi per rintracciare le persone, anche a livello mentale con qualche rito ben mirato. Ma d'altra parte, la mia natura ne avrebbe risentito: benchè non fossi abituato a cacciarmi volontariamente nei guai, avevo il sempre presente bisogno di sapere, ora più che mai, dato avevano attirato la mia attenzione. Per di più, le due parti non sembravano in collaborazione, se a distanza di pochi minuti una mi chiedeva d'andare da una parte e l'altra dall'altra.
    E per di più, c'era una terza cosa a darmi il sentore, a spingermi a non ignorare la questione per quanto spinosa o fastidiosa potesse essere: quella sensazione che sentivo da giorni. Diversa da ogni infiltrazione, e insistente. Sembrava darmi il presentimento che stesse per accadere qualcosa a breve. Considerato questo, dovevo scegliere - preparandomi a perdere la mia quarta notte consecutiva di sonno.
    Apriti cielo.
    E ora la questione: non possedevo il dono dell'ubliquità, e anche ammesso che potessi inviare il servitore evocato dal mio anello ad uno dei due incontri, non sarebbe durato molto - avendo per di più da nascondere le corna. Desideravo disperatamente infilarmi negli affari di entrambe le parti, ma dovevo prendere una posizione. E allora, perché scegliere per la semplice, normale via dell'iper-sfruttato ragazzo comune, quando potevo invischiare le mani nel soprannaturale? Dopotutto, era da una vita che tentavo di sfuggire ad una noiosa esistenza nell'immobilità, viaggiando. Avevo il dono della vera vista, come testimoniavano i miei insoliti occhi e il fazzoletto rosso legato al mio palmo sinistro. Perché privarsi della possibilità di conoscere, e di saperne di più? Era l'obbiettivo a cui stavo dedicando la mia esistenza. Quello, non gli sguardi timidi della mia compagna di banco preferita. Anche se, a doverlo ammettere, mi piaceva la sua presenza e mi piaceva lei... e più di una volta questo mi riportava alla mente i miei genitori.
    Scossi la testa, scacciando via quel pensiero improvviso. Di Dast, loro non ne sapevano più nulla, e anche fosse stato ormai quel ragazzo era un'altra persona. Di Dast era rimasto un nome e nient'altro - ero Darshan oramai, "colui che conosce". Potevo fare grandi cose, piuttosto che rinchiudermi nella banalità del quotidiano. Ero Darshan, e da tale mi sarei diretto a Saint Mary, senza dovermi nascondere dietro vestiti, occhiali e un'identità che sentivo mia solo a metà. Ma proprio in virtù di quella metà, non avrei rinunciato al secondo incontro, se ce ne fosse stata la possibilità, e mi sarei diretto dopo a Crossbone Street. Da banale informatico, come tutti si sarebbero aspettati. Sapere cosa si stava profilando all'orizzonte sui due lati della barricata, piuttosto che da uno soltanto, poteva essere piacevole dopotutto, no? O sicuramente mi avrebbe dato un vantaggio.
    Sorrisi.
    Ingollai quello che rimaneva nella tazza di caffè ripiegando sul tavolino i finti occhiali che portavo solo per dissimulare cos'ero, quasi strappandomeli dal volto. I risultati dati dalla chiavetta arrivarono con un lieve rumore, e li controllai velocemente prima di alzarmi, i muscoli tesi delle gambe che dolevano mentre camminavo fino in cucina a riempirmi una nuova tazza. Mi sarei preso un'ora per imbottirmi di farmaci, farmi una doccia e pestare qualche erba medicinale che mi rendesse un'aria più sana di quella che rispecchiavo, stando al raffreddore, all'influenza e alla febbre. Poi, mi sarei armato di tutto punto. Avrei raccolto il pugnale di Ael, il suo ultimo regalo prima di lasciarmi, e mi sarei avviato al monastero.
    Sarebbe stata una nottata interessante.
     
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10 replies since 24/1/2015, 13:52   377 views
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