Viaggio verso casa

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    Freddo. Il rumore della metro che ronzava, viaggiando su metri di rotaia pre-impostata.
    Raven dondolava, assonnato, appeso al palo vicino all'uscita. La pallida luce della metropolitana non poteva nascondere che razza di nottata aveva avuto, e che fossero nel cuore della notte. Neanche l'infinità di fazzolettini umidificati al limone riuscivano a nascondere le sbavature rosse sulle mani e appena al di sotto delle labbra, laddove il sangue si era impresso e sarebbe rimasto fino all'arrivo di una doccia calda. Forse aveva tempo massimo tre, quattro ore prima che iniziasse il turno delle sei al pronto soccorso, dove avrebbe soddisfatto per un po' la sua sete di vita umana vedendo incidenti impressionanti, casse toraciche aperte da operare con mani esperte, arti torti e stracciati dalle lamiere, negli incendi in autostrada, nelle cadute in casa.
    Gli anziani, pensò, strano a dirsi lo avvertono di più in questo periodo...
    In mancanza di interventi chirurgici urgenti probabilmente l'avrebbero infilato in un'ambulanza a guidare come un disperato per le strade di Nouvieille, ma fino ad allora bramava soltanto una doccia calda nella casa che sarebbe tornata sua l'indomani, appena fosse riuscito a recarsi dal notaio per sistemare le carte ed i lasciti. Aveva già una fortuna da parte, ma quella maledetta casa gli apparteneva e voleva abitarci, non comprarne un'altra. Tant'era che sua sorella ed il figlio non potevano più lasciare niente a nessun'altro, in quanto deceduti da poco.
    Lo spesso cappotto di lana che indossava, lungo fino alle ginocchia e dal colletto alzato, nascondeva diverse ferite, le gambe tremanti ed anche le occhiaie da sonno che sarebbero rimaste ancora per qualche ora. Tutte cose normali che la sua mente vagamente intorpidita percepiva lentamente, rozzamente. Si guardò attorno per un po', poi si poggiò al palo con la fronte, sospirando.
    Chissà. Per ora era vuoto, ma c'erano ancora diverse fermate. Che potesse fare conoscenze interessanti in metropolitana?



    Per il nuovo pg di Nebaioth!


    Edited by 'Raven' - 3/1/2020, 22:13
     
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    Freddo,sì, ma non poteva avvertirlo. Era un ammasso di ectoplasma che si agitava senza meta, o meglio, convinta di averne una. Mossa dal desiderio di riabbracciare il frutto del suo seno, cavillo che la incatenava a quel limbo tra la vita e la morte, il piano etereo, una dimensione sovrapposta a quella abitata dai mortali, quella invece fatta di materia con la quale lei di rado interagiva a causa della sua inconsistenza. Essere o non essere, questo non era il problema, anzi, la soluzione era un impietoso verdetto che l'aveva condannata senza appello a non essere. Vagava come un'anima in pena per Nouvieille alla ricerca di chi già era passato a miglior vita, ignara di aver perso in partenza, catturando avida ogni fuorviante indizio che i sentieri, le strade, i vicoli potevano offrirle mettendola in condizione di sperare nel nulla, di elaborare tesi che stavano in piedi nel solo ambito della sua mente malata. Se qualcosa le era rimasto, quella era la mente forse la sua peggiore maledizione; brillante e frammentata, una cassaforte mnemonica che traboccava d'immagini e ricordi anche fittizi, di vera vita e vite mai vissute. Prigioniera del suo caos, ne era la propagazione, laddove si aggirava accadeva l'imponderabile, come in quella gelida notte autunnale con quel vento tagliente che non la tangeva e l'impenetrabile oscurità che non l'accecava come, al contrario, faceva fin troppo bene la disperazione opprimente derivata dal fatto di non riuscire a completare la sua cerca. Le sue due figlie ma in particolare Pan, il terzo, il più piccolo e l'unico maschio, chi poteva dare un seguito alla sua nobile stirpe... Non avrebbe avuto pace fino a che non li avesse ritrovati o, molto più banalmente, non avrebbe avuto pace, punto! Quelli erano morti secoli fa eppure, quella facile constatazione non era per nulla intuitiva, riuscire a capirlo sarebbe equivalso a cogliere l'incontenibile, non ne aveva le facoltà. E vagava e vagava, ora nel tunnel della metro, mano nella mano con la silenziosa solitudine. Affranta, perseverava nella sua missione impossibile, tanto assorta o indifferente da non curarsi di niente che non fosse quel pensiero martellante, ossessionante; tanto da non rendersi conto del moderno mezzo di trasporto in arrivo alle sue spalle. La metro rischiarò quel tratto di galleria travolgendola, no, attraversandola e un turbine d'immagini, offerte dalle carrozze che sfrecciavano, si susseguìrono tanto rapidamente da apparire confuse e sfocate. Lei vide in quel tripudio di scenari mescolati ciò che la sua mente volle suggerirgli. I figli erano già acqua passata. Cosa aveva visto? Quale delle tante identità aveva riportato a galla? "Dove mi trovo?" nel suo inconscio era ben impressa la mappa dell'intera città eppure era come se si riprogrammasse ogni volta che qualcosa la scuoteva; non perdeva la memoria, quella era impeccabile, diventava un'altra e gli stessi ricordi erano come associati a distinti trascorsi. Non aveva però tempo di stare a riflettere, quel treno stava passando e se non si fosse sbrigata, avrebbe perso l'occasione della vita... "Per fortuna, ho fatto in tempo!" le bastò alzare di quota per trovarsi interamente dentro al comparto. Non senza sforzo si adeguò alla velocità del veicolo col quale non aveva modo di relazionarsi; continuava a fluttuare di pari passo con esso fingendosi in grado di camminare sul pavimento dell'automezzo, di potersi sedere su uno dei molti seggiolini vuoti a parete, illudendosi di essere una persona come tante, come l'unico passeggero a bordo, un giovane disincantato con la testa poggiata a un palo, faccia sciupata dalle ingiurie di una notte da leoni, tracce di sangue ormai incrostate sulle mani... Quel giovane dalle gambe tremolanti era indubbiamente vivo, non poteva che suscitare in lei profonda invidia, era un sentimento imperante, non smetteva di tormentarla sebbene capitasse anche troppo spesso che incrociasse i fortunati ancora in possesso di un corpo per ospitare il proprio spirito. Ovviamente ignorava che quell'indiduo fosse del tutto fuori dal comune ma, averlo saputo, non l'avrebbe dissuasa dal prenderlo di mira, per fare cosa non era chiaro neanche a lei. Sì, certo, bramava sentire quella serie di percezioni a lei precluse ma rimaneva il fatto che avesse di fronte un maschio e lei prediligeva possedere corpi femminili nei quali potersi identificare. Cosa poteva volere da lui? Con un corpo fisico a disposizione, non avrebbe scartato l'idea di concedersi a ogni tipo di sconceria ma così non era. Eppure non se la sentiva di lasciarlo andare così, senza nemmeno infastidirlo, sarebbe stato come sbattere la porta in faccia al fato quando aveva appena effettuato una consegna a domicilio. Decise di trastullarsi un po' con lui, prese a fluttuargli d'intorno mentre si sforzava di entrare in sintonia col suo spirito, un po' come succede con strumenti da accordare prima di un concerto. Empatia, questo andava procurando mentre vedeva nella vacua espressione dell'uomo dal cappotto lungo un papabile indizio di ciò che solo poteva tentare di presagire. "Soffri con me." solo questo desiderava al momento, che qualcuno condividesse la sua noia, la sua depressione, la sua voglia di niente. "Che ci faccio al mondo? Che senso ha?" perché solo lei avrebbe dovuto domandarselo? In fondo anche lui aveva la sua dose di vita insensata, aveva tanto denaro ma non il tempo per fruirne, che senso aveva? La sensazione di star gestendo male le proprie risorse, quello sgradevole sentore avrebbe dovuto per lo meno turbarlo, deluderlo di sé. Ella volle penetrarlo, passargli attraverso, come se ciò sarebbe servito ad aggravare la situazione di quel ragazzo dall'aspetto già provato di suo; il fine era quello di deprimerlo oltre ogni limite lavorando sulla sua emotività, tingendo la sua anima di grigio. Proiettò nella sua mente una subliminale visione di due Raven, uno steso sulle ginocchia con la testa fra le mani, l'altro in piedi di fronte a lui col dito puntato come a volerlo incriminare di chissà cosa? Solo lui avrebbe potuto trovare un senso a quel sogno a occhi aperti. La disperazione di cui ella era ancella, poteva essere contagiosa come peste, fatale come un sarcoma che ti uccide lentamente divorandoti da dentro. Poteva...
    CITAZIONE
    Influenza dello spirito
    Lo spirito a seconda della propria indole é in grado di trasmettere una serie di sensazioni ad una persona a lui vicina (massimo 10m). Queste sensazioni possono essere di vario tipo: uno spirito di indole buona tenderà a diffondere sensazioni di pace e serenità, calma, tranquillità e benessere, mentre uno spirito di indole irrequieta o malvagia tenderà a diffondere sensazioni di insicurezza, paura, inquietudine e via dicendo. I motivi per cui uno spirito utilizza questa abilità possono essere di vario tipo, sia quella di confortare un amico, sia quella di tormentare un nemico. Per attivare questa abilità lo spirito deve concentrarsi sulla sfera emotiva della persona di suo interesse, riempiendola di una serie di sensazioni che possono essere immagini, suoni, odori di diverso genere che il soggetto può ricollegare secondo la propria esperienza a determinati momenti della propria vita (piacevoli o meno a seconda di quello che é lo scopo dello spirito). L’influenza dello spirito può essere considerata come una sorta di input, per cui una volta che sono terminati i turni, la persona che ne ha subito gli effetti può decidere se rimanere aggrappata a quei pensieri e quelle sensazioni che sono affiorate tramite questo potere o lasciarle andare via liberandosene del tutto, sostituendole con qualcosa di diverso.
    - Durata degli effetti: 1/3 turni
    - Raggio d’azione: max 10 metri
     
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    Il freddo che il palo trasmetteva alla sua fronte calda un po' lo faceva rabbrividire e un po' gli procurava piacere, a onor del vero. E dire che lui odiava il freddo, quello dell'autunno di Nouvieille che gli entrava nella pelle, umido come la peste per le sue ossa intorpidite. Non si era addormentato, ma Raven aveva chiuso brevemente gli occhi all'ennesima fermata, contando automaticamente con la mente quelle mancanti all'arrivo di casa. A vederlo così da lontano, con i capelli bicolore, assonnato e quasi quieto, poteva sembrare placido - il cantante di dieci anni fa che ancora faceva le notti brave al Moonlight, preparando concerti con effetti speciali e consolidando una carriera che ora era passata in sordina. Perchè? Perchè aveva smesso?
    Aveva così tante idee in testa, così tante canzoni, così tanto da dare al mondo per dimostrare di non essere nulla. Gli ultimi anni e perfino quella prima notte in città si era impilata assieme a loro in un immenso gomitolo aggrovigliato fatto di eventi evanescenti, poco importanti, che non gli davano stimoli e non lo smuovevano. Perfino il nuovissimo lavoro in Pronto Soccorso era incline a non potergli dare la soddisfazione che aveva pregustato non più di un secondo prima, e che ora sembrava cenere sulla lingua. Ad un tratto Raven si sentì preda di un freddo pungente che gli correva dietro la schiena e istintivamente la inarcò, raggomitolandosi subito dopo nel cappotto, aggrappato ancora al palo. Aprì gli occhi giusto per controllare i dintorni, ma si scoprì privo di compagnia e allora tornò a rilassare la testa sul metallo, riprendendo il corso dei pensieri.
    Era tornato a Nouvieille per eliminare la sorella ed il figlio, e perchè in qualche modo sentiva malinconia per Sara e Midnight. Con loro aveva sbagliato tutto fin dall'inizio, specie con Sara: aveva sventato occasioni su occasioni, e atteso che lei lo volesse vicino... le aveva perfino affidato la cosa più preziosa che aveva per nasconderla. Che fine avesse fatto la Maga, quello era un bel mistero da risolvere, ma di certo non era riuscita nel compito che le aveva affidato e così oltre che della sua famiglia si era nutrito anche della sua vera figlia di sangue. Una piccola mora e pallida come lui, col suo vestitino sgargiante rosso di sangue... quant'erano dolci le sue budella, e quanto non aveva pianto dentro di sè ad ogni morso, ogni respiro. Continuamente.
    Sospirò, iniziando a percepire qualcosa di strano.
    Che ci faccio al mondo? Che senso ha?
    Si mise più comodo e inarcò le sopracciglia come se pensieri scomodi si fossero fatti strada dentro di lui: si sentiva straziato da una parte per ciò che aveva fatto, perfettamente giustificato per la sua specie, e giudicato per il come ed il perchè. Sacrificare vite innocenti non era certo una novità per l'uomo dai denti da squalo che mangiava carne umana, e nemmeno eliminare potenziali avversari futuri. Ma così, senza farle soffrire neanche troppo? Senza rimanere a godersi l'attimo? Perfino provando un qualche senso di colpa per loro?
    Che brutto disastro. Era colpevole di aver provocato davvero troppo poco dolore e un po' se ne dispiaceva, perchè era stato ingordo e vorace e invece di accontentarsi di un boccone o due aveva immerso la faccia nelle budella ancora calde della sua amata, adorata sorellina, sentendo le viscere sollevarsi mano a mano il sangue scorreva, pompato dal cuore...
    Ma d'altronde...
    D'altronde da questa mossa mesta a suo parere avrebbe ricavato anche i suoi vantaggi. Sua figlia non gli avrebbe più dato fastidio, suo figlio era eliminato dalla lista dei futuri angeli neri e sua sorella sarebbe tornata ad essere la Donna in Bianco e l'indomani avrebbe di nuovo infestato la sua abitazione, l'avrebbe di nuovo amato e servito credendolo Michael. Un win-win. E quanto a Raven, beh, adorava inframezzare il lavoro, alla cultura, alle sue donne, specie se si trattava del fantasma della defunta in questione. Questo lo fece sorridere vagamente, nonostante i pensieri cupi di prima: adorava andare a letto con un fantasma e aveva per migliore amico un gramo dalle mani bucate che volendo sarebbe tornato a registrarsi le puntate di Beautiful nel suo soggiorno. Una vita decisamente strana, che desiderava praticamente da quando se n'era andato.

    Ciao Neba, spero di aver interpretato correttamente il tuo potere (ovviamente con gli ovvi riscontri per averlo usato su una razza già perversa di suo) e il fatto che al momento la tua fantasma sia invisibile. Fammi sapere se c'è qualcosa da correggere :)
     
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    Iperfocus, una capacità oppure un handicap? Quell'attitudine a una concentrazione che trascende i limiti dell'umana comprensione, all'astrazione totalitaria che non ammette intrusioni, in tal guisa, catalogabili come distrazioni o pensieri altri. Pensiero indefesso, assorbente, preponderante come trance meditativa non ricercata, capace di elevare lo spirito in un abisso fatto di vuoto... Aveva provato aspettativa nel salire a bordo di un treno a vapore che l'avrebbe condotta dal suo eterno signore ma era già tutto sfumato nell'oblio; menzogne artefatte scardinate da una singola, impalpabile ma estatica realtà. Non era più sola, con tutto ciò che questo avrebbe implicato. La sua esistenza gocciolava di rammarico, annegava nell'incompletezza, s'ibernava nel ghiaccio perenne dell'insoddisfazione ma la velenosa mistura di frustrazione trovava la sua panacea nella trasfusione, capace di disintossicarla dal malumore quel tanto che bastava per dare sfogo al suo rancore. Questo era ciò che stava facendo interagendo con l'unico in grado di darle spago in quel frangente seppur inconsapevolmente; riversava sul passeggero le sue angosce con la tradita pretesa di disfarsene almeno in parte o, decisamente più plausibile, di portare il suo temporaneo assistito a un pari livello di sconforto come con il principio dei vasi comunicanti. Che delusione se avesse saputo di starsi interfacciando a un mostro forse peggiore, che umiliazione se avesse constatato di quali atrocità poteva macchiarsi quello spietato assassino; lei poteva solo bramarlo il sangue, lui era invece capace di spargerne... Ignara di chi le fosse capitato a tiro, insisté nel bombardare il suo spirito di suggestioni. Forse solo in momenti come quello, quando si dilettava in quel tipo di pratiche, riusciva ad accantonare la disperazione straziante di sempre. Si trattava di tortura psicologica, uno dei tanti rami di quella che lei avrebbe definito la più nobile fra le discipline o almeno, la più appagante. Anche quella era una forma d'arte e lei rivestiva con particolare zelo i panni dello psicopompo anche se reinventato a sua maniera. Il traguardo auspicato? L'induzione di una manovra suicida nel soggetto approcciato. Come spesso accadeva, giocava una partita persa da subito ma non poteva averne contezza, il che accadeva altrettanto spesso ma proprio quella sua condizione d'insipienza, le consentiva di godere, che fossero anche solo pochi minuti, un lasso di tempo prezioso per dare ristoro all'anima flagellata. Ad averlo saputo... Quello era un individuo da farsi amico, qualcuno che forse avrebbe saputo assecondare le sue perverse pulsioni, apprendere ciò che gli mancava per apparire un modello agli occhi di altri immondi. A Raven non mancava certo l'efferatezza, era solo troppo immediato, non si godeva appieno i frutti del proprio operato; gli avrebbe fatto bene prendere qualche lezione di economia del dolore, far sua la legge del dolore marginale secondo cui la sofferenza sarebbe misurabile e ad ogni applicazione di supplizio, denominabile dose di dolore, questa sarebbe incrementata sebbene in maniera decrescente fino al raggiungimento della soglia di sopportazione. Il saggio torturatore era colui che riusciva a impartire il maggior numero di pene alla vittima senza superare quella soglia, ossia, senza ucciderla o farla svenire. Un vero peccato o una vera fortuna per i mortali che fra quei due esseri così abietti non vi fosse alcun connubio, almeno per adesso... Erzæbeth insisté nel profilare scenari denigratori nei pensieri del dannato, riflessioni volte a minare la sua autostima schiacciandolo sotto il peso dell'inferiorità. Ora, avrebbe vagato in un luogo indefinito, circondato da suoi simili ma tutti di dimensioni spropositate, una formica in mezzo a dinosauri che lo avrebbero scrutato con sprezzo; anche questo, un fulmineo miraggio. I rumori provocati dal veicolo che non accennava a fermarsi, sarebbero passati in secondo piano per far spazio a un fastidioso e monotono ronzío, non come quello di un insetto, invece più simile a quello di un antiquato impianto elettrico. Ancora intenta a circumnavigare la figura dell'angelo nero, cercava di cuocerlo a fuoco lento aggiungenzo via via spezie al suo tormento; che poi ci fosse riuscita, ahimè, quello era tutt'altra storia ma il solo adoperarsi nella mansione, era un sedativo abbastanza efficace per darle sollievo.
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    Lo spirito a seconda della propria indole é in grado di trasmettere una serie di sensazioni ad una persona a lui vicina (massimo 10m). Queste sensazioni possono essere di vario tipo: uno spirito di indole buona tenderà a diffondere sensazioni di pace e serenità, calma, tranquillità e benessere, mentre uno spirito di indole irrequieta o malvagia tenderà a diffondere sensazioni di insicurezza, paura, inquietudine e via dicendo. I motivi per cui uno spirito utilizza questa abilità possono essere di vario tipo, sia quella di confortare un amico, sia quella di tormentare un nemico. Per attivare questa abilità lo spirito deve concentrarsi sulla sfera emotiva della persona di suo interesse, riempiendola di una serie di sensazioni che possono essere immagini, suoni, odori di diverso genere che il soggetto può ricollegare secondo la propria esperienza a determinati momenti della propria vita (piacevoli o meno a seconda di quello che é lo scopo dello spirito). L’influenza dello spirito può essere considerata come una sorta di input, per cui una volta che sono terminati i turni, la persona che ne ha subito gli effetti può decidere se rimanere aggrappata a quei pensieri e quelle sensazioni che sono affiorate tramite questo potere o lasciarle andare via liberandosene del tutto, sostituendole con qualcosa di diverso.
    - Durata degli effetti: 2/3 turni
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    La comodità di quel palo stava venendo messa in discussione dai continui scossoni della metropolitana ad ogni svolta, ed il precipizio del sonno era lì ad accoglierlo per vederlo fare una vera figura da circo, spalmato contro il pavimento. Non gli conveniva spostarsi verso i seggiolini magari, invece che rimanere lì appeso come un'acquila aggrappata al suo nido, sprofondato nella calda lana del cappotto?
    Raven accennò ad aprire intorpidito un occhio ma le palpebre sembravano così pesanti, serrate, la stanchezza della notte che prendeva il sopravvento - momentaneamente - rispetto alla sua immensa, infinita fame di tutto. Un pensiero che sembrava uno schizzo ad olio gli era passato all'improvviso nella mente, quel giorno disperso in una decina di anni fa in cui aveva freddo e fame, era sperduto e solo. Lo ricordava come se fosse nel presente: il vuoto di memoria che gli aveva spazzato via dalla mente qualsiasi ricordo avesse, i cadaveri in divisa sparsi accanto a lui, una macchia di sangue sventrata in mezzo alla strada. Sentì il moto istintivo di serrare le mascelle, tremando: non gli piaceva affatto il freddo perchè gli rimembrava la neve alta mezzo metro in cui aveva praticamente guadato, la panchina su cui aveva dormito, il cassonetto accanto a cui si era scaldato con nient'altro che uno strato lieve di vestiti a dargli conforto. Per la prima volta in "vita sua", aveva assaporato la crudeltà non solo umana, ma anche mondana. Aveva persino creduto che sarebbe morto in mezzo a quegli infiniti palazzi, sotto un cielo delicatamente colorato dai toni di un tramonto invernale. Un'inizio e una fine perfetti, simultanei, dove la sua esistenza non sarebbe apparsa diversa da un'orma nella neve: momentanea e transizionale. Piccola. Minuscola.
    Infima.
    Freddo. Un grido di allerta per il suo corpo innaturalmente caldo. Sentiva un alone di gelo che gli ricordava qualcosa, qualcosa di lontano e indefinito. La prima volta che si era trovato davanti, terrorizzato, la Donna in Bianco? In fondo tutti i fantasmi potevano fare terrorismo psicologico, persino ad un essere orripilante quanto lui. La diversità stava nella sottile differenza tra terrore mentale, fatto di piccoli input, e terrore fisico, carnale - una ferita che sanguina, un osso rotto che duole. Forse, si concentrò muovendosi in uno spazio del tutto immaginario, denso come acqua, forse somigliava di più al primo gelo che aveva avvertito nella morte, quando un grosso cane nero dagli occhi rossi era passato per la sua strada prima venisse investito. Sbuffò lievemente.
    Tipico di Adi.
    Il gramo era un gran amico per l'angelo nero senza amici, appena tornato in una città da cui si sentiva attrarre e repellere allo stesso tempo. Sognava le grandezze di quand'era più giovane ma, per via del suo aspetto, era relegato a ruoli più degradanti, minori, comunitari che lo frustravano. Una frustrazione di cui tollerava la crescita esponenziale nel proprio petto, ma che si trasformava in una rabbia malcelata palpabile nell'aria, una rabbia che serviva da miccia d'accensione.
    Elettricità.
    In modo inconscio, si rese conto che qualcosa non andava. Non fece in tempo a fermarsi: l'elettricità era una forza vivente in simbiosi con lui, che abitava ogni corpo ed ogni oggetto e permeava il tempo atmosferico, le strade, l'anima delle persone. Anche la sua, benchè fosse difficile definirla anima, le cui emozioni erano esplose di getto, amplificate. Passò con la mano aperta a pochi millimetri dal palo di cui era stato ospite per tutto il viaggio o quasi, avviluppata da scariche violacee intermittenti che venivano richiamate dal metallo per pura legge della materia. Poi aprì gli occhi di scatto, come si fosse risvegliato all'improvviso, e finalmente diede un senso a quel pungolare dietro alle spalle che gli faceva presagire pericolo.
    Ricordo questa cosa.
    Il vagone era vuoto, ma forse solo all'apparenza. Raven non possedeva doni innati come l'ecolocalizzazione donata ai vampiri, ma aveva un metodo molto più efficace per valutare la presenza di cose vive, morte o al confine. Dopo aver studiato da anni come medico ed aver sperimentato per molti altri, poi... l'elettricità poteva interferire con gli apparecchi, cambiare le frequenze con cui la materia si armonizzava, rivelare la presenza di cose o persone rese invisibili o intangibili. Ma il vagone della metropolitana rappresentava una gabbia chiusa isolata che doveva violare in qualche modo.
    Si spostò velocemente dal palo ai posti dei passeggeri con una torsione ed un passo laterali. Era più semplice sfruttare un'energia creata all'esterno conducendola all'interno, piuttosto che crearla direttamente. Si appoggiò col ginocchio ad una delle sedute di plastica, tolse il gancio al finestrino e lo abbassò di quel tanto che bastava per infilare la mano e poggiarla contro il metallo, sfruttando il fatto che fosse parte della gabbia isolata per convogliare a sè l'enegia che alimentava il treno e quella prodotta dalle rotaie senza rimanerne folgorato. Quando ebbe la presa ben salda sul metallo all'esterno - bastava il contatto delle cinque dita - visionò velocemente l'ambiente con le iridi verdi illuminate al neon prima di premere l'altra sul rivestimento interno. Istantaneamente, il vagone di pochi metri in tutta la sua lunghezza e larghezza venne permeato da sottili scariche violacee che si muovevano da una superfice all'altra, ognuna da qualche centinaio di volt, rendendolo una trappola mortale per qualsiasi essere all'interno che non stesse scambiando energia con l'esterno. Così facendo l'interferenza creata sarebbe dovuta essere sufficiente. Ovvio, Raven si rendeva conto che avrebbe rallentato il treno come minimo, o che ben presto il riscaldamento o le luci non avrebbero retto a quella perdita di potenza. In caso di emergenza, gli sarebbe bastato staccarsi per ripristinare tutti i sistemi alla loro piena funzionalità.

    CITAZIONE
    Sovraccarica: Raven è in grado di sovraccaricare di energia qualsiasi apparecchiatura elettrica o elettronica presente nei paraggi (un lampione, una torcia, dei cavi dell'alta tensione, delle batterie, ecc), generando una dispersione di tensione che gli permette di danneggiare gli avversari con scariche elettriche direzionate. Sulla corta distanza, può manipolare l'elettricità presente nel proprio corpo per produrre calore e convogliarlo a livello di epidermide, potendo così provocare ustioni fino al secondo grado (o maggiori, se ripetuta più volte sulla stessa area) o surriscaldare i metalli col tocco. 3 turni
    Turni I
     
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  6. Sospiria
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    Finalmente qualcosa cominciava a smuoversi e le insidie psicologiche iniziavano a sortire blandamente gli effetti sperati. Qualcuno sarebbe crollato anzitempo ma lui no; diede alla Báthory l'impressione di essere un personaggio mentalmente resiliente e ciò non fece che accrescere il suo desiderio d'infierire. Se quelli erano i presupposti, allora ci sarebbe stato da divertirsi, il gioco non sarebbe finito subito; almeno questa fu la naturale conclusione che si prospettò la banshee. Egli sgranò gli occhi come a voler tentare di scacciare il torpore o come se avesse deciso, di punto in bianco, d'imporsi una reazione, finirla di subire passivamente ingerenze in qualcosa di intimo come i propri pensieri. Passò le dita lungo il palo che lo aveva sorretto come un attaccapanni fa con il giacchetto; lungo la superficie metallica, giochi di luce denotavano l'interazione dei campi elettromagnetici in collisione fra loro. "Magia?" Erzæbeth aveva praticato stregoneria ed ella stessa aveva manipolato il fulmine assoggettandolo al suo volere, plasmandolo secondo i propri vezzi, rendendolo globulare. Che anche quell'anonimo passeggero della metro fosse un incantatore? O una creatura dai mistici poteri innati sotto mentite spoglie? Che dunque quell'aspetto giovanile fosse truffaldino? Domande che la costrinsero a rimettere in discussione la sua tattica in virtù di una visione strategica appannata. Raven si diresse verso un finestrino che decise di aprire sfidando il freddo che tanto lo affliggeva, lo ritenne necessario per attuare la sua mossa in maniera ottimale. Lo sfrigolìo delle purpuree scintille non fu che prefazione di quella che sarebbe stata una vera dimostrazione; egli si fece tramite, un filo conduttore e scaricò un torrente di saette all'interno del vagone. Fasci elettrici carambolavano in ogni direzione dipingendo un quadro instabile, in continua mutazione. Lei, rapita, gli fece un applauso per l'ammirazione senza soffermarsi sull'impronta bellica di quell'azione. Era un attacco, c'era poco da fantasticare, fosse stata viva, ci sarebbe potuta crepare però, purtroppo o per fortuna, non era il suo caso, era l'ombra di chi fu in un remoto passato. Si riscoprì sé stessa: la contessa Báthory. Definire le molteplici identità di colei che, in lingua anglofona, avrebbero chiamato Elizabeth non era affatto facile; anche uno stesso identikit era frammentario e poteva capitare che, di volta in volta, prendesse il sopravvento una parte piuttosto che un altra. Erzæbeth la madre, Erzæbeth l'amante, Erzæbeth la strega, Erzæbeth cantante... Lei era tutto questo e solo uno spirito adesso, un prigioniero del piano etereo che malamente provava a emulare sé stesso. Quando riusciva a imporsi sulle altre, quella della Contessa Dracula, era forse l'unica personalità che le consentiva di ragionare lucidamente, solo inteso per quanto riguarda l'uso della ratio, nella sua follia era in grado di decidere in autonomia, non governata dalle passioni dell'anima, piuttosto dalle oscure trame scientemente ordite nei secoli dei secoli... Si rese conto della situazione, si trovava su uno di quei marchingegni moderni che si spostavano su rotaie, in compagnia di un baldo giovine in grado di addomesticare il lampo ma sotto la propria influenza spirituale; prima che fosse troppo tardi, la defunta nobile si adoperò per sfruttare quel potere suggestivo in procinto di esaurirsi, al massimo delle sue potenzialità. Si avvicinò nuovamente al manipolatore di saette, gli carezzò il volto, solo formalmente a dire il vero, gli priettò una nuova visione nella mente ma assolutamente diversa dalla precedente. Stavolta non sarebbe stato lui l'oggetto del miraggio ma la stessa contessa quando ancora era in vita, nuda sdraiata in una vasca, falce grande alla mano e una giovane fanciulla legata al soffitto da rozze catene. Una scena di vera vita vissuta. La ragazza, inerme, veniva sbudellata con misurata lentezza dalla donna adagiata nella vasca che, poco a poco, si riempiva del sangue versato come, allo stesso modo, si riempiva la stanza dell'odore di sangue fresco e, fra le mura, echeggiavano le grida di quel sacrificio agonizzante, talvolta ricoperte dalla risata compiaciuta della mora sottostante che cospargeva il corpo di quel fluido vermiglio come se fosse stato un unguento rigenerante. La ragazza era evidentemente molto giovane, un'adolescente dai lunghi capelli biondicci, anche lei nuda e ricoperta dai segni di dure percosse; aveva i polsi tenuti assieme da massicce manette, le stesse che aveva alle caviglie e gridava, gridava mentre la punta della mezza luna si faceva strada nelle sue interiora. La stanza era spaziosa, sfarzosa, illuminata dalla tenue luce di molteplici candele; inquietanti cornici ritraevano scene di tortura e mobili antiquati rimarcavano l'appartenenza a un'altra epoca storica di quell'anticamera degli inferi. La chirurgica cura di ogni dettaglio che l'impeccabile e fotografica memoria le consentiva di esercitare, avrebbe fatto apparire l'illusione molto reale sebbene, qualunque tentativo d'interazione intrapreso, ne avrebbe smascherato la natura poiché il tatto non ne sarebbe stato affetto. Al contrario delle precedenti suggestioni, questa era percettibile attraverso ben tre dei cinque sensi e questo l'avrebbe resa molto più coinvolgente ma, differentemente da prima, non aveva lo scopo di affossare ulteriormente chi vi era stato sottoposto. Era piuttosto il biglietto da visita dello spirito imperfetto, una sorta di presentazione, un: "piacere, sono un mostro". L'approccio era cambiato perché aveva scorto in Raven un oceano di possibilità e tutto perché era stato lui a scatenare la scintilla...
    CITAZIONE
    Bonus
    - Essendo sprovvisti di corpo solido, gli spiriti sono immuni a tutti gli attacchi fisici e attacchi magici, a meno che l'offensiva venga apportata con oggetti intrisi di potere spirituale o siano stati fatti appositamente per questo scopo.

    Influenza dello spirito
    Lo spirito a seconda della propria indole é in grado di trasmettere una serie di sensazioni ad una persona a lui vicina (massimo 10m). Queste sensazioni possono essere di vario tipo: uno spirito di indole buona tenderà a diffondere sensazioni di pace e serenità, calma, tranquillità e benessere, mentre uno spirito di indole irrequieta o malvagia tenderà a diffondere sensazioni di insicurezza, paura, inquietudine e via dicendo. I motivi per cui uno spirito utilizza questa abilità possono essere di vario tipo, sia quella di confortare un amico, sia quella di tormentare un nemico. Per attivare questa abilità lo spirito deve concentrarsi sulla sfera emotiva della persona di suo interesse, riempiendola di una serie di sensazioni che possono essere immagini, suoni, odori di diverso genere che il soggetto può ricollegare secondo la propria esperienza a determinati momenti della propria vita (piacevoli o meno a seconda di quello che é lo scopo dello spirito). L’influenza dello spirito può essere considerata come una sorta di input, per cui una volta che sono terminati i turni, la persona che ne ha subito gli effetti può decidere se rimanere aggrappata a quei pensieri e quelle sensazioni che sono affiorate tramite questo potere o lasciarle andare via liberandosene del tutto, sostituendole con qualcosa di diverso.
    - Durata degli effetti: 3/3 turni
    - Raggio d’azione: max 10 metri
     
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    Le luci iniziarono a cedere, il riscaldamento - come predetto - a crollare di temperatura. Raven, in allerta, udì qualcosa di lontano come un'eco ripetuto, un suono di risate e mani che applaudivano, ma niente che accertasse l'idea che gli si stava formando in mente. Aveva avuto così tanto a che fare con i morti che ora reagiva come se la morte stessa fosse una malattia spontanea, una cosa del tutto naturale: il vagone intriso di elettricità solitamente era bastato per portare Adi allo scoperto ma ora non soffriva alcun effetto, e di certo sua sorella si era già raggomitolata in casa alla ricerca di qualcuno o qualcosa da tormentare insistentemente. Quindi, quale essere sconosciuto poteva star abitando i vagoni delle metropolitana a suo scapito?
    Aveva affrontato il freddo del finestrino e le scariche elettriche del treno, eppure in un momento si trovò con la pelle accapponata, come se un essere astrale l'avesse accarezzato appena, quel tanto che bastava da raggelarlo. Come succedeva sempre gli si rizzarono i peli sulle braccia e i capelli sulla nuca, una sensazione a cui ormai si era abituato, ma che riconduceva ad un particolare tipo di esseri che si aggirava per le vie di Nouvieille. Senza mai staccare le mani dall'esterno e dall'interno del vagone, perse un attimo il focus, la concentrazione di sè: era come se percepisse uno spazio molto, molto più ampio. Per un momento la sua mente si ritrovò catapultata in un altro mondo, dove una donna non giovanissima ma bella, dai lineamenti antichi, prendeva a falciate delle giovini appese a testa in giù dal soffitto, beandosi del loro sangue. Una scena sicuramente di una certa importanza, che magari avrebbe atterrito alcuni ma che fece solo sorridere l'angelo, un sorriso a pieni denti come se, soltanto alzando la mano nel progressivo buio che aggrediva il treno, potesse sfiorare la ceramica e tastare a sua volta il sangue di quelle piccole danzatrici al contrario, sentire le vibrazioni del doloro dimenarsi nelle catene e il propagarsi delle loro urla nella volta della camera. Persino la presenza di quelle anticaglie attorno non lo turbava, perchè col suo passato di suonatore e cantante adorava gli oggetti vecchi e pesanti, fatti di legno vero talmente spesso che ci si aspettava che prendessero a parlare da soli. Il suo pugnale, Legione, lo ricordava assai bene...
    Mi chiamo Raven, Madama.
    Era solo e solo i muri gli avrebbero dato dello scemo, nel caso. Parlò all'aria sapendo comunque di potersi aspettare una risposta in un punto indefinito, illuminato dalle scintille: mantenne le scosse come mera precauzione e come copertura data la progressiva ombra che facevano calare a causa delle luci instabili, ma comunque si presentò come un gentiluomo qualsiasi, prendendo spunto da quello che aveva visto nella propria mente per tastare l'ambiente alla ricerca di un'altra impronta di qualsiasi tipo. E per farlo, avrebbe dovuto entrare in contatto con quella "cosa", qualsiasi essa fosse: guardò circospetto l'ambiente, cercando dove potersi concentrare per farlo, gli occhi verdi che sfolgoravano nel buio.
    Qualsiasi cosa lei sia, sarà più facile guardarsi negli occhi a vicenda. Forse solo per scrutare i suoi, così scuri e pieni di passione. Non crede anche lei, Madama...?
    Non si espose troppo, ma l'angelo sapeva dove e come prendere individui particolarmente vividi nell'animo, orgogliosi. Aveva visto una donna bellissima in una vasca bianca ricolma di sangue e pur facendo fatica a ricondurre l'immagine ad antiche storie narrate, sapeva che una donna di tale veemenza non poteva che essere bella e forte. Ma per assicurarsi un avvenire brillante, pensò lui che era stato cantante e artista, non si poteva far altro che poggiarsi ad un braccio amico, giusto?
    Cercò di mettere da parte ansia e stanchezza per coinvolgerla in un senso d'amicizia, intimità addirittura, un'intimità che avrebbe voluto condividere sorseggiando il sangue di quelle povere martoriate. Poteva quasi sentire quel flebile sapore di giovinezza passargli dal palato, tutto da assaporare, gustare, incasellare.
    Alcuni lo fanno per la giovinezza e altri perchè hanno un ottimo gusto pensò sorridendo, sollevando le labbra in un sorriso affilato e malandrino.

    CITAZIONE
    Sovraccarica: Raven è in grado di sovraccaricare di energia qualsiasi apparecchiatura elettrica o elettronica presente nei paraggi (un lampione, una torcia, dei cavi dell'alta tensione, delle batterie, ecc), generando una dispersione di tensione che gli permette di danneggiare gli avversari con scariche elettriche direzionate. Sulla corta distanza, può manipolare l'elettricità presente nel proprio corpo per produrre calore e convogliarlo a livello di epidermide, potendo così provocare ustioni fino al secondo grado (o maggiori, se ripetuta più volte sulla stessa area) o surriscaldare i metalli col tocco. 3 turni
    Turni II

    Simbiosi:
    Quest'abilità, a differenza di quanto si possa credere, è attiva. Permette all'angelo nero di entrare in contatto con la sfera dei sentimenti e dell'animo della vittima per cercare di mettere in simbiosi il proprio stato d'animo con quello dell'altro per manipolarlo e trasformarlo in qualcosa di simile al proprio. Se per esempio l'angelo è invaso dalla gelosia, o dalla rabbia, oppure da un forte impulso verso la lussuria, la vittima verrà invasa dallo stesso impulso dell'angelo. La sua coscienza viene intaccata solo superficialmente e resta quindi cosciente quasi completamente di ciò che fa, ma non ne comprende la causa. Ricordiamo che l'angelo non può piegare completamente lo stato d'animo della sua vittima, ma solo per renderlo tanto simile a lui in questo senso e renderlo in un certo senso vulnerabile e moralmente più debole e incline a lasciarsi andare a forti sentimenti. Tuttavia la vittima, se intuisce qualcosa, può tentare di opporsi e se l'angelo trova una forte resistenza e un'altrettanta forza d'animo, l'abilità potrebbe fallire nel suo intento.
    *N.B.: Non è un potere in grado di spingere all'omicidio o al suicidio.
    - Durata dell'abilità: max 5 turni (per dare modo all'utente che possiede un angelo di tentare la simbiosi e di conseguenza di dare modo ai due utenti poi di giocarsela per un po'.)
    Turno I
     
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    Era indubbio che la donna, passata alla storia con l'appellativo di Contessa Sanguinaria, non fosse esattamente una personalità facile da gestire ma, nonostante le sue molteplici rigidità, c'erano atteggiamenti che riuscivano in qualche modo a intenerirla o, più correttamente, a far sì che un sapiente oratore potesse ingraziarsela, accaparrarsi il suo favore. Cominciare bene era fondamentale, una parola fuori posto avrebbe compromesso tutto e lei poneva particolare attenzione al modo in cui ci si presentava, alle formalità e al rispetto dei tempi andati, galanteria tutt'altro che spontanea e spesso relegata al timore reverenziale piuttosto che alla genuina stima. Lei lo sapeva, le sue serve l'avrebbero uccisa se solo fossero state messe in condizione di nuocerle ma invece strisciavano ai suoi piedi auspicando clemenza per le loro precarie vite sapendo che, contraddirla, deluderla o banalmente rientrarle nell'occhio al momento meno opportuno, sarebbe costato un prezzo troppo alto da pagare anche per il più impavido dei cavalieri. Lo sapeva ma si conformava con quell'ipocrisia derivata da coercizione psicofisica, anzi, si crogiolava in essa ripetendosi l'implicito mantra: "io posso!". L'angelo nero non era un suo suddito eppure le aveva rivolto parole cortesi che non lasciarono indifferente la nobildonna piena di sé; si era presentato come "Corvo", lei adorava i corvi, nella sua superstizione era convinta fossero i guardiani del suo forte, estensioni del suo corpo, i suoi occhi puntati sulla Foresta Nera... Avesse avuto un cuore, il muscolo avrebbe pulsato d'un tratto con più intensità; da quanto non riceveva più parole degne di una donna della sua levatura? Solo dopo le sue esibizioni a teatro veniva ricoperta di allori, sepolta di applausi dinanzi a critici che si stracciavano le vesti ma tutto ciò non era rivolto alla Báthory, bensì alla maschera che indossava per camminare fra i vivi. Quel Raven invece si era rivolto a lei; dopo un'orrorifica visione, tutt'altro che sconvolto, la invitò a venire allo scoperto. Allora sapeva!? Beh, gli aveva dato già fin troppi indizi sebbene non fossero in molti i soggetti in grado di coglierli ma soprattutto di apprezzarli. "Voi mi lusingate!" disse con la sua divina voce proveniente dal nulla e, subito dopo, la metro si arrestò, le luci iniziarono a lampeggiare in maniera scoordinata quasi stessero per andare in corto circuito da un momento all'altro, i piccoli altoparlanti presero a sfrigolare, le porte si spalancarono anche se non v'erano fermate all'orizzonte. Ricorrendo alle sue doti di spirito, produsse una corrente d'aria che sembrava provenire da un bazar di Istanbul, un vento caldo come di Scirocco e gravido di aromi orientali invase la carrozza entrando prepotente dall'unica entrata utile, l'odore di cumino, di curcuma, di pepe, colmò lo stretto spazio vagamente rettangolare, l'aria gelata che si scontrava con la calda brezza favoriva la condensazione dell'umidità dando luogo a cortine di vapore acqueo simili a nebbia ma piacevolmente bollenti. Dopo l'inusuale folata di vento fu lei a fare il suo ingresso, una donna non estremamente bella eppure attorniata da un'aura di regalità, vestita come una sovrana del quindicesimo secolo con un pomposo e unico abito che la stringeva in un corpetto e strascicava a terra con un'ampia gonna in tinta scarlatta. Ella cingeva in vita bizzarri oggetti metallici che somigliavano rispettivamente a una pera col manico, a un cerchio diviso in due parti tenute insieme da viti e a quella che poteva vagamente ricordare una macchinetta per confezionare sigarette. Un esperto del settore li avrebbe subito identificati per quel che erano, tre terribili strumenti di tortura: una pera rettale, un cerchio spacca-testa e uno schiaccia-pollici. Sul fianco destro aveva invece una frusta in cuoio laccato nero ammatassata, un'estremità somigliava alla testa di un serpente dalla lingua penzoloni. In prossimità del seno sinistro, una spilla a forma di chiave di sol, rifletteva la luce intermittente del veicolo coi molti brillanti che perimetravano il manufatto. La silhouette si faceva più nitida man mano che fuoriusciva dalla coltre di vapore. Raven aveva chiesto un incontro ravvicinato del terzo tipo, il suo desiderio si era appena avverato, nemmeno un djinn sarebbe stato altrettanto rapido nel soddisfare una sua richiesta. La banshee avanzava verso il dannato e non era dato sapere se stesse camminando o levitando, se fosse l'ennesima visione o una vera donna in carne e ossa. Giunta a poco più di un metro, con le vesti fra le mani come se si stesse curando di non rovinarle troppo, disse al coraggioso nottambulo: "Lieta di fare la vostra conoscenza, Raven, sono la contessa di Čachtice, Erzæbeth Báthory, ho colto la vostra dimestichezza nell'assoggettare la progenie del tuono al vostro volere, siete forse un arcanista?" beh, forse non il canonico incantatore ma non c'erano dubbi sul fatto che lo fosse: l'aguzzina era rimasta quasi ammaliata da quello che, confronto a lei, non era che un ragazzino in termini di età. Non sapeva spiegarselo ma sentiva che fra loro c'era feeling e che con ogni probabilità, avrebbero potuto intrecciare un buon rapporto. Nonostante tutto, Erzæbeth rimase in forma spirituale perché manifestarsi le sarebbe costato uno sforzo non indifferente oltre a costringerla a interrompere la possessione in atto e poi, acquisendo fisicità, sarebbe stata esposta all'elettricità che il suo interlocutore sembrava essere in grado di emettere a piacimento, anche se qualcosa la faceva dubitare del fatto che avrebbe nuovamente provato a farle del male, era come se le loro anime fossero tacitamente entrate in simbiosi, un po' come quando aveva provato a influenzarlo con le proprie suggestioni ma in maniera più armonica... Le porte si richiusero, l'ambiente era ormai diventato una sorta di sauna, questo avrebbe dovuto avere un effetto distensivo sul dannato che, fino a poco prima, tremava e non di paura. Dagli altoparlanti ora suonava un valzer di Strauss.



    La metropolitana era pure ripartita, forse fra lo stupore dei macchinisti e di eventuali passeggeri, se presenti. Le luci adesso seguivano il ritmo della musica spegnendosi del tutto nei momenti di pausa e aumentando d'intensità in funzione del volume relativo allo strumento che ognuna rappresentava. Quella era forse la capacità più peculiare di Erzæbeth, la banshee, sapeva infestare interi ambienti simultaneamente riuscendo far interfacciare i vari elementi che li caratterizzavano. Ella non era realmente lì dove Raven la vedeva ma tutt'intorno: nelle pareti, nei seggiolini, nelle ruote... Anche la ripartenza del mezzo era imputabile a lei, non era una questione di forza, era come se lo spirito investisse le cose della propria volontà assumendone un controllo superlativo, tale da renderle in grado di compiere imprese al di là delle rispettive e naturali capacità strutturali come, ad esempio, passare un brano che la radio non ha selezionato e far continuare a suonare un apparecchio anche senza corrente. Lei era teatrale nel sangue e per il sangue; l'incontro con quel galante e giovane uomo, voleva gli restasse impresso, per questo curò ogni dettaglio spendendosi per metterlo a proprio agio come si fa quando s'imbastisce un banchetto cerimoniale o un rituale sacrificale.
    CITAZIONE
    Presenza infestante
    Si tratta di una particolare forma di possessione che permette ad Erzæbeth di infestare una stanza o un'area non superiore ai 15mt di raggio. Una volta che lo spirito si sarà impossessato della zona, solo un esorcismo o lo scadere del potere potranno porre fine all'abilità; durante questo lasso di tempo, la banshee avrà una percezione innata di tutto ciò che accade all'interno dell'area d'effetto e potrà manifestare i suoi poteri da qualunque punto entro la stessa. In una casa, sarà in grado di chiudere ermeticamente porte o finestre, far cadere lampadari, far parlare quadri o statue, far aprire i rubinetti magari facendone sgorgare del sangue e molto altro. All'aperto potrà invece acquisire un parziale controllo degli agenti atmosferici, di fauna e flora locale facendo per esempio calare la nebbia, attirare animali rendendoli ostili, muovere limitatamente rami e radici delle piante, soffiare più forte il vento, calare la temperatura e così via. Di per sé non si tratta di un potere offensivo, piuttosto di un espediente utile a tenere lontano ospiti indesiderati.
    Durata 1/3 turni

    Creazione di correnti d'aria
    Questa abilità permette agli spettri di creare correnti d'aria di media entità (non forti come tormente, ma aliti di vento o leggere folate), in grado di spostare piccoli e leggeri oggetti, come ad esempio tende, foglie, fogli, capelli o lembi degli abiti indossati da terzi entro uno spazio ed un raggio limitato, per avvertire della propria presenza oppure spaventare. Le correnti d'aria create, in base alla necessità oppure alla situazione in cui vengono utilizzate o lo scopo, possono essere fredde o calde, profumate o maleodoranti, possono essere utilizzate come avvertimento o per annunciare la propria presenza. O ancora, riproducendo l'odore di una creatura o persona con la quale lo spirito é venuto in contatto in passato, può essere utilizzata per disorientare creature umane e non. Questo utilizzo dell'abilità non ha durata in turni, in quanto la corrente d'aria creata ha effetto immediato e singolo. Oltre a questo, qualora lo spirito ne abbia la necessità, questa folata può essere utilizzata per infondere nel bersaglio un profondo senso di rilassamento, oppure di stordimento ed agitazione, che permane per un breve lasso di tempo.
    - Durata degli effetti: 1/3 turni
    - Raggio d’azione: max 15 metri
     
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    Morto
    Finalmente non ci fu alcun bisogno di proseguire nello scaricare elettricità nel vagone, che peraltro riprese a viaggiare da solo con le luci accese come se non risentisse minimamente del potere dell'angelo. Staccata la mano dall'esterno, Raven potè rialzarsi in una posizione più solida e seria, stirandosi i fianchi della giacca come per apparire più composto di quanto non fosse, mentre una voce veemente senza corpo diceva di venire lusingata dalle sue parole. Il corpo in realtà l'angelo lo vide ben presto nella più pomposa delle apparizioni spiritiche a cui aveva assistito in quegli anni: un vento caldo spirò al blocco del vagone e all'apertura inaspettata delle porte, portando con sè una corrente d'aria calda e l'odore di spezie che gli ricordava Marrakech, le sue strade sabbiose e piene di bazar, le sue chincaglierie e luci nella notte. Effettivamente, a parte il vestito pomposo, era proprio come l'aveva vista nella propria mente: una bella donna, non più giovane, dai lineamenti nobili e dagli occhi scuri come i capelli. I tratti antichi e un filo di trucco appena accennato facevano risaltare la sua bellezza, proveniente da terre lontane. Senza più alcuna traccia d'elettricità nell'aria, potendo muoversi in tutta sicurezza, Raven stese una mano verso di lei come a concedergliela - eppure mantenne attiva la simbiosi, in modo da affinare i loro caratteri e trovare un punto d'incontro.
    Fu alla sua presentazione che capì cos'aveva avvertito di strano in lei: all'inferno ne aveva visti tanti, da Pius Magnus a Boudicca, in realtà nemmeno tanto oppressi dalla Stella del Mattino che più che dirigere l'inferno, passava il tempo a giocare a partitelle di carte con lui ed altri Principi pari grado. Ma ma la sfarzosa Erzæbeth, la Contessa Sanguinaria accusata del massacro di innumerevoli giovani donzelle e per questo murata viva. L'angelo conosceva bene la storia e ricordava in biblioteca, tra un argomento ed un altro, di aver recuperato un diario che citava delle torture fatte alla servitù e di un conteggio delle morenti che andava fin oltre le 650, e di come la Báthory fosse in qualche modo iniziata alle arti magiche, non sapeva se stregonesche o meno. In ogni caso, non avrebbe avuto l'ardire di ricordarle la morte terribile che aveva subito - preferiva sempre evitare questo dettaglio a fantasmi di cui non era pienamente sicuro della stabilità mentale. Piuttosto, poteva scoprire tanti piccoli segretucci sul suo conto e magari affinare anche le proprie tecniche di tortura, sebbene non fosse esattamente il suo genere. Poteva difatti notare alla sua cintura certi strumenti che aveva visto solo in qualche museo delle torture in giro per l'Italia e la Francia, forse, ognuno di loro spietato a suo modo.
    Il treno comunque ripartì e le porte si richiusero, con l'altoparlante che suonava un delicato Walzer di Strauss in sottofondo. Lo riconosceva dagli studi condotti dalla sua controparte umana in conservatorio, che poi erano il motivo della sua bella voce e della capacità di adattarsi a qualsiasi strumento musicale, un merito che aveva fatto suo con una carriera da brillante cantante.
    Oh, Madama Báthory, o se preferisce Asszonyom Báthory usò un termine ungherese basilare, l'ennesimo imparato tra libri e viaggi improbabili, con un sorriso. Piego il tuono a mio piacimento e molte altre cose, ma non mi direi un'arcanista di fatto. Oserei dire che piuttosto che sfruttarla, faccio io stesso parte della magia spartita nel mondo...
    Suadente, insinuò in lei l'idea di quanto potesse essere piacevole vedere il sangue scorrere nuovamente da una fontana umana appesa al soffitto. Aveva persino un luogo adatto a farlo in tutta discrezione. Raven amava il sangue, si cibava di carne - era per lui motivo di sostentamento in quanto non esisteva carne più calorica ed il suo corpo chiedeva un altissimo prezzo per poteri e giovinezza apparente - ed al suo stesso corpo sfuggì un brivido caldo lungo la schiena ed un particolare imbarazzante che nascose fulmineo, nemmeno troppo imbarazzato, sistemandosi frontalmente il lungo cappotto mentre si schiariva la voce. Era meravigliosamente antica e risvegliava pulsioni che non sentiva da parecchio, complice la lontananza dalla sorella fantasma che gli si concedeva regolarmente.
    Ma per scoprirlo dovrebbe vedermi per quello che sono davvero. Ho come l'impressione che potremmo in qualche modo essere affini. Di nuovo un sorriso genuino, gli occhi verdi che sfolgoravano mentre la invitava con un gesto a sedersi vicino a lui, tornato in piedi da poco. Nonostante la tarda ora, vorrebbe magari fermarsi con me sulla via di casa? Non conosco la sua dimora, ma sono sicuro che potrebbe trovarsi a suo agio nella mia biblioteca, davanti ad un camino acceso. O se preferisce, posso farle da chaperon per la serata ed accompagnarla dove desidera... o meglio, da chi desidera di più. Un bagno caldo potrebbe giovare ad entrambi, in effetti. Ovviamente si riferiva ad un bagno di sangue, che sarebbe stata anche un'ottima occasione per guarire dalle ferite della serata. Avrebbe voluto accarezzarle il viso, in un guizzo di pensiero lussurioso, nonostante l'intangibilità, ma non gli sembrava un comportamento consono alle abitudini e al periodo storico della cara Erzæbeth. Avrebbe aspettato, bramato e tramato, come sempre, di potersi rotolare nel sangue vischioso con una nuova compagnia.
    Sono sicuro che avremo molto di cui parlare. Ho tante domande da porle, Madama, riguardo alle sue capacità esoteriche... ed immagino valga lo stesso per ciò che sono e so fare. Mi permettete quindi di accompagnarvi alla destinazione che più vi aggrada?
    Che non si dicesse che gli angeli neri erano tutti dei rozzi e dozzinali manipolatori! Il suo aspetto poteva tradire un certo ego, considerati i capelli bicolore ed i piercing alle orecchie, ma Raven sapeva come trattare con le donne d'antiquariato.

    CITAZIONE
    Simbiosi:
    Quest'abilità, a differenza di quanto si possa credere, è attiva. Permette all'angelo nero di entrare in contatto con la sfera dei sentimenti e dell'animo della vittima per cercare di mettere in simbiosi il proprio stato d'animo con quello dell'altro per manipolarlo e trasformarlo in qualcosa di simile al proprio. Se per esempio l'angelo è invaso dalla gelosia, o dalla rabbia, oppure da un forte impulso verso la lussuria, la vittima verrà invasa dallo stesso impulso dell'angelo. La sua coscienza viene intaccata solo superficialmente e resta quindi cosciente quasi completamente di ciò che fa, ma non ne comprende la causa. Ricordiamo che l'angelo non può piegare completamente lo stato d'animo della sua vittima, ma solo per renderlo tanto simile a lui in questo senso e renderlo in un certo senso vulnerabile e moralmente più debole e incline a lasciarsi andare a forti sentimenti. Tuttavia la vittima, se intuisce qualcosa, può tentare di opporsi e se l'angelo trova una forte resistenza e un'altrettanta forza d'animo, l'abilità potrebbe fallire nel suo intento.
    *N.B.: Non è un potere in grado di spingere all'omicidio o al suicidio.
    - Durata dell'abilità: max 5 turni (per dare modo all'utente che possiede un angelo di tentare la simbiosi e di conseguenza di dare modo ai due utenti poi di giocarsela per un po'.)
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    Ci sono coincidenze che non dovrebbero verificarsi, causalità che, a tutti gli effetti, potremmo associare a presagi di sventura; l'incontro di quella notte faceva parte di questa tipologia di eventi. Quando entità maligne di un certo spessore incrociano il loro cammino, la catastrofe è annunciata e la comunione d'intenti fra un dannato e una banshee, poteva ritrarre perfettamente l'allegoria del disastro imminente. Se l'implicita trattativa fra due araldi della morte fosse andata in porto, nessuno si sarebbe più potuto dire al sicuro. Come un'ombra diurna capace di oscurare il Sole, l'azione congiunta degli agenti del male, avrebbe soffocato la speranza a Nouvieille come un ratto fra le spire di un serpente costrittore. Pur diversi per aspetto e per natura, quegli individui un tempo miseri mortali, avevano trasceso, processati dal dolore, i loro limiti terreni ed ora contagiavano con la loro profana presenza tutto ciò che intersecavano come fattori di un vortice entropico che tutto corrompeva al suo passaggio. Un colpo di fulmine ma l'amore non c'entrava, era qualcosa di più ignobile, un'attrazione dettata dalle più basse pulsioni espresse nei vizi che condannavano le anime al tormento eterno. Difficilmente le capitava di avvertire una sensazione paragonabile al benessere, se non quando torturava a morte le sue vittime, eppure, ricorrendo ai suoi poteri e a certi modi accomodanti, Raven stava cullando i sovrannaturali sensi dello spirito che intanto gli mostrava di cosa fosse capace manipolando a piacimento ogni elemento del vagone. Anche l'angelo, in teoria, si sarebbe dovuto sentire perfettamente a proprio agio, immerso com'era nei caldi vapori profumati che l'anima impura aveva generato col suo vento. Una sorta di comunicazione non verbale che i due portarono avanti mentre, di pari passo, articolavano una promettente conversazione. Il galantuomo dagli occhi verdi si premurò di chiedere quale appellativo la contessa preferisse ricorrendo addirittura a un vocabolo nella sua lingua madre che significava "signora"; sebbene non esprimesse appieno la sua regalità, il fatto che appartenesse al suo idioma originale, lo rendeva un termine più che apprezzabile. "Asszonyom andrà benissimo." rispose senza scomporsi. Riguardo all'uso della magia, la risposta dell'immondo stuzzicò le fantasie dell'interlocutrice che, adesso, fantasticava su che tipo di creatura od essere avesse di fronte: "Dunque siete una creatura magica, affascinante, ve lo riconosco; questo spiega il fatto che siate riuscito a ignorare le mie suggestioni." un altro, al posto suo, avrebbe anche potuto decidere di togliersi la vita o almeno sarebbe rimasto scosso e intimorito. Lui asserì che il modo migliore per svelare il mistero sarebbe stato vederlo nelle sue reali sembianze e questo non fece che accrescere le aspettative della Contessa Dracula, inoltre, l'angelo nero aveva appena verbalizzato ciò che anche lei stava pensando ossia che li credeva affini e lei replicò: "Mi avete preceduto, Raven." Dopo quel placido scambio però, il dannato toccò un nervo scoperto invitando la banshee a seguirlo per fare una serie di cose a lei precluse. Il volto della dama spettrale sfigurò per una frazione di secondo, come l'immagine di un teleschermo durante un'interferenza ma, tornata all'angelico aspetto iniziale, rispose con una nota di tristezza: "Lamento declinare il vostro generoso invito ma, forse lo avete intuito, non posso bearmi del calore di un ceppo acceso ne detengo il lusso di bagnare una pelle che mi MANCA!" eh no, non ce l'aveva fatta... Un'espressione iraconda le si stampò in volto, occhi spalancati e mascella serrata, vena rigonfia in mezzo alla fronte, brano musicale mutato in "Una notte sul Monte Calvo".



    Luci spente, finestrini che come ghigliottine montate al contrario si aprirono e richiusero sbattendo in maniera disordinata. Era ancora lì, permeava ancora ogni cosa con la sua essenza ma aveva momentaneamente dissipato la proiezione di sé che stava usando per interloquire. Il suo amato corpo... Quanto le mancava... Fortuna che l'effetto relativo alla simbiosi era ancora in funzione e dopo quello scoppio d'ira, era riuscito ad ammansire nuovamente l'anima irrequieta. "Che diavolo sto facendo? Non posso rischiare di perderlo, anzi..." rifletté la Báthory anche mossa da quel sentimento di amicizia subdolamente indotto dall'immondo e i suoi poteri. Non amava mostrare la maniera in cui ricompariva perciò si palesò alle spalle del chirurgo: "Dovete perdonarmi e, se potete, aiutarmi... Davvero vi seguirei ma c'è qualcosa che mi manca, aiutatemi a procurare un corpo e sarò onorata di visitare la vostra dimora." Il nocciolo della questione stava lì, se l'avesse aiutata a scovare un recipiente adeguato, allora si sarebbero anche potuti dare alla pazza gioia in un secondo momento... L'interno della metro era tornato alla normalità, salvo per gli altoparlanti che adesso passavano "The hall of the mountain king".



    Entrambi avevano domande da porre l'uno all'altra ma lei aveva una certa bramosia di poter tornare, anche solo una notte a poter fare quelle due o tre cose che a lei erano precluse da molto, troppo tempo come mangiare, bere e copulare; per quanto signorile, era schiava di passioni comuni ad ogni mortale, con la sola differenza di non poterle soddisfare.
    CITAZIONE
    Presenza infestante
    Si tratta di una particolare forma di possessione che permette ad Erzæbeth di infestare una stanza o un'area non superiore ai 15mt di raggio. Una volta che lo spirito si sarà impossessato della zona, solo un esorcismo o lo scadere del potere potranno porre fine all'abilità; durante questo lasso di tempo, la banshee avrà una percezione innata di tutto ciò che accade all'interno dell'area d'effetto e potrà manifestare i suoi poteri da qualunque punto entro la stessa. In una casa, sarà in grado di chiudere ermeticamente porte o finestre, far cadere lampadari, far parlare quadri o statue, far aprire i rubinetti magari facendone sgorgare del sangue e molto altro. All'aperto potrà invece acquisire un parziale controllo degli agenti atmosferici, di fauna e flora locale facendo per esempio calare la nebbia, attirare animali rendendoli ostili, muovere limitatamente rami e radici delle piante, soffiare più forte il vento, calare la temperatura e così via. Di per sé non si tratta di un potere offensivo, piuttosto di un espediente utile a tenere lontano ospiti indesiderati.
    Durata 2/3 turni

    Creazione di correnti d'aria
    Questa abilità permette agli spettri di creare correnti d'aria di media entità (non forti come tormente, ma aliti di vento o leggere folate), in grado di spostare piccoli e leggeri oggetti, come ad esempio tende, foglie, fogli, capelli o lembi degli abiti indossati da terzi entro uno spazio ed un raggio limitato, per avvertire della propria presenza oppure spaventare. Le correnti d'aria create, in base alla necessità oppure alla situazione in cui vengono utilizzate o lo scopo, possono essere fredde o calde, profumate o maleodoranti, possono essere utilizzate come avvertimento o per annunciare la propria presenza. O ancora, riproducendo l'odore di una creatura o persona con la quale lo spirito é venuto in contatto in passato, può essere utilizzata per disorientare creature umane e non. Questo utilizzo dell'abilità non ha durata in turni, in quanto la corrente d'aria creata ha effetto immediato e singolo. Oltre a questo, qualora lo spirito ne abbia la necessità, questa folata può essere utilizzata per infondere nel bersaglio un profondo senso di rilassamento, oppure di stordimento ed agitazione, che permane per un breve lasso di tempo.
    - Durata degli effetti: 2/3 turni
    - Raggio d’azione: max 15 metri
     
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    Oh. Ignorare? Ora siete voi che mi lusingate, Asszonyom Báthory. Direi piuttosto che sono... abituato.
    Raven sorrise affilato, sapendo quanto le suggestioni di un fantasma potessero essere pericolose e maligne. Perfino la mente di un angelo nero poteva uscirne sconvolta alla prima esperienza, e ne era ben consapevole dato aveva una certa dimestichezza con la razza di cui faceva parte la signora Báthory. Le visioni della Donna in Bianco l'avevano tormentato per anni e Adi, da ottima compagnia, gli aveva insegnato qualche altra peculiarità degli spiriti, ad esempio le loro debolezze ed i punti di forza, e anche la loro capacità di possedere un corpo fisico per qualche tempo. Chissà se quel barbone abitava ancora il vecchio faro?
    Non si rese conto di aver toccato con così tanta forza un tasto scoperto solo con una parola o due, anzi, pensava di aver parlato con tutta la delicatezza che si potesse permettere. Evidentemente, pensò, la donna aveva solo in parte ben chiaro cosa fosse e si rifiutava di accettarlo - un ragionamento che poteva sopportare e, in realtà, prevedere in quanto faceva parte della sua professione pubblica. Gli sembrava ogni secondo di più d'avere a che fare con un delicato paziente sfigurato che non si riconosceva più dopo un minuzioso e pericoloso intervento di molteplici ore: a volte l'angelo nero "salvava" effettivamente delle vite, ma l'interesse era un altro, il puro piacere accademico di capire quale dolore si sviluppasse in quelle menti che si rifiutavano di accettare labbra, nasi, volti diversi e percorsi da cicatrici. Invero la reazione della Báthory lo intimorì inizialmente, ma solo per un breve lasso di tempo: vedere una tale trasfigurazione su un corpo umanoide avrebbe lasciato interdetto chiunque, tantopiù per la bellezza che aveva lasciato il posto ad occhi spalancati e ad una mascella serrata degna dell'inizio di un qualsiasi film horror di prima categoria. Ci mancava...
    Ecco, non ci manca più. I finestrini iniziarono ad aprirsi e chiudersi in tutto il vagone, le luci si spensero, la musica cambiò drasticamente in una pura dimostrazione di infestazione spirituale. Raven inspirò profondamente irrigidendosi con la schiena, rimanendo in piedi e ingoiando un boccone fatto di irrequietezza. Poteva vedere al buio e quasi immaginarsi dall'esterno, mentre le iridi schizzavano ora su quel particolare, ora sull'altro ed il suo respiro rimaneva sospeso, bloccato nei polmoni. Aveva assistito a reazioni simili da parte dei suoi pazienti, forse più rabbiose, ma comunque contenute per il solo fatto che fossero umani. L'angelo stesso ne era stato più volte protagonista - oramai quasi si poteva psicanalizzare da solo, per quanto l'amministrazione pubblica lo costringesse ad una visita obbligatoria ogni cinque mesi. Quella donna che non sapeva accettare la realtà su sè stessa era un pericolo ambulante - magari più per gli altri che per lui - che era meglio non inimicarsi, ma piuttosto indirizzare. Comunque, recuperò in fretta quel breve attimo di sbigottimento: accettò pazientemente che il fantasma si rimettesse a suo agio, sollevando lievemente le sopracciglia, le mani congiunte dietro la schiena. All'apparenza, non doveva essersi scomposto di molto a parte la perdita del sorriso per strada. Non riuscì a trovare un buon motivo per ricollegare l'espressività della bocca al cervello; tuttavia rimase sereno, sentendo di nuovo la presenza più o meno ricostruita della donna dietro di sè.
    E' un peccato che il mio pensiero vi abbia colpito in modo così drastico. Dovete essere voi a perdonarmi. Ascoltò attentamente la musica, tornata orecchiabile - un buon indice dell'umore della Báthory con tutta probabilità - e le rivolse solo una breve occhiata, senza quasi girare la testa. Considerò che aveva bisogno di riassettarsi in quanto donna e in quanto fantasma, quindi per ingannare l'attesa percorse il corridoio del vagone facendo qualche passo, fermandosi davanti ad uno dei finestrini a guardare passivamente il buio al di fuori.
    Manca ancora qualche fermata, si disse, sollevando un angolo delle labbra.
    E' anche una vera fortuna che possa corrispondere facilmente alle vostre richieste. Inspirò ancora l'aria, soffermandosi su quel sentore di spezie che tanto gli ricordavano il Marocco e la Turchia. Pallide visioni impresse nella sua memoria, colorate e melanconiche a differenza di tutto quel grigiore. Ovviamente, gradirei la vostra compagnia sotto ogni forma. Ma si tratterebbe anche di un reciproco scambio dell'oggetto più prezioso a questo mondo: favori. Riuscì a riscuotersi e sorriderle pacatamente. In arabo mi chiamavano Jinn, ʿifrīt. Un termine piuttosto abusato nell'era moderna, ma che mi rappresenta in maniera accurata. Ah, comunque preferisco il generico Djinn francese. E nessun desiderio viene concesso senza sacrificio.
    Non potè evitare un ghigno stampato in faccia, che lasciò intravedere una parte dei denti da squalo che possedeva nella sua vera forma. Gli occhi, per una frazione di secondo, divennero completamente bianchi.
    Ad ogni modo, il prezzo da pagare per questa piccolezza è davvero minimo. Posso condurvi dove desiderate, procurarvi un corpo da abitare e plasmarlo come più mi aggrada per voi, chirurgicamente o meno. Lo definirei un "accompagnarvi a scegliere gli abiti migliori di cui potete disporre", in tutta la vostra bellezza. Non mi mancano le risorse nè le possibilità.
    Tornate al verde innaturale, le iridi si spostarono di nuovo verso il finestrino e poi di sbieco verso il pavimento. Le sue emozioni, solitamente lineari da anni a questa parte, si rivelarono di nuovo inquiete e desiderose. Non aveva perso il gusto per la lussuria.
    Ma anche un Djinn può sentirsi desideroso di compagnia dopo del tempo passato chiuso in una lampada, tanto più se in mezzo alla sabbia. Sareste così gentile da offrirmi la vostra? Ammetto di non ricordare quasi che sapore abbia, l'affinità. E l'assenza di partner assieme a cui giocare mi è alquanto dolorosa, in questo momento.

    CITAZIONE
    Simbiosi:
    Quest'abilità, a differenza di quanto si possa credere, è attiva. Permette all'angelo nero di entrare in contatto con la sfera dei sentimenti e dell'animo della vittima per cercare di mettere in simbiosi il proprio stato d'animo con quello dell'altro per manipolarlo e trasformarlo in qualcosa di simile al proprio. Se per esempio l'angelo è invaso dalla gelosia, o dalla rabbia, oppure da un forte impulso verso la lussuria, la vittima verrà invasa dallo stesso impulso dell'angelo. La sua coscienza viene intaccata solo superficialmente e resta quindi cosciente quasi completamente di ciò che fa, ma non ne comprende la causa. Ricordiamo che l'angelo non può piegare completamente lo stato d'animo della sua vittima, ma solo per renderlo tanto simile a lui in questo senso e renderlo in un certo senso vulnerabile e moralmente più debole e incline a lasciarsi andare a forti sentimenti. Tuttavia la vittima, se intuisce qualcosa, può tentare di opporsi e se l'angelo trova una forte resistenza e un'altrettanta forza d'animo, l'abilità potrebbe fallire nel suo intento.
    *N.B.: Non è un potere in grado di spingere all'omicidio o al suicidio.
    - Durata dell'abilità: max 5 turni (per dare modo all'utente che possiede un angelo di tentare la simbiosi e di conseguenza di dare modo ai due utenti poi di giocarsela per un po'.)
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    Il fascino del male... La figura dell'angelo nero non era forse la massima espressione coi vizi che incarnava? Raven era un immondo suadente, degno rappresentate del desiderio inteso nell'accezione più perversa del termine. Con falsa modestia sminuì la sua capacità di resistere alle aggressioni psichiche subite suscitando tuttavia maggiore ammirazione nella banshee, complice l'influsso dei poteri ultraterreni adibiti ad alterare percezioni e giudizio. Gli sorrise di rimando. Entrambi erano capaci di sfoggiare quei sorrisi che non avevano nulla di ilarico, erano piuttosto espressione di malizia, non presagivano alcunché di buono. Fu però quando avanzò la sua proposta che il dannato risvegliò la parte più sensibile, lo spirito ruggente della Contessa Sanguinaria, riportando a galla il frammento d'anima che non deglutiva il boccone di fiele della sua condizione. La mancanza di un corpo fisico l'affliggeva forse più dello smarrimento di Pan, la logorava tanto che, fosse stata viva, sarebbe morta di cirrosi per la troppa bile prodotta. Eppure non lo era e quella rabbia non era che comburente aggiuntivo per l'incendio che viveva in ogni sua incorporea particella ectoplasmatica. Dolore scritto in una lingua indecifrabile, rabbia fine a se stessa, come la becera esternazione di quanto provato: una sceneggiata che si risolse in un nulla di fatto. Infatti il ragazzo aveva mantenuto un proverbiale sangue freddo mentre Erzæbeth stava dando sfogo ai suoi più bassi istinti; forse aveva compreso da solo che, agire, sarebbe stato azzardato, che avrebbe potuto contribuire a peggiorare ulteriormente la situazione. I fatti gli diedero ragione. Recuperato l'autocontrollo, la fu contessa si scusò con l'interlocutore e lui lo fece a sua volta in un vomitevole teatrino d'ipocrisie meccaniche però gradite e funzionali per entrambi. Lui dette ad intendere alla dama che, volendo, avrebbe potuto soddisfare la sua esigenza d'impadronirsi di un corpo; la notizia fu accolta come la buona novella del salvatore. Se il Djinn avesse detto il vero, allora aveva appena trovato la sua America e per un viaggio simile sarebbe stata pronta ad imbarcarsi in qualsiasi momento. Jinn Efreet, così si era definito e lei aveva già connesso la figura mitologica al senso pratico della menzione. Niente per niente, logico, sensato, lecito, scontato... C'era un prezzo da pagare, non aveva importanza; avrebbe dato tutto per poter di nuovo sentire come solo un mortale può. Quando entrò nello specifico, Elizabeth comprese quanto fosse stata fortunata: le mire dei due collimavano, ognuno per motivi propri aveva desideri peccaminosi, volevano provare i piaceri della carne. Per dare una risposta soddisfacente al diabolico seduttore, dovette porre fine alla possessione della carrozza ma si premurò prima di serrare ogni finestrino rimasto aperto perché, di lì a breve, anche i vapori caldi portati dal vento sarebbero svaniti lasciando spazio agli impietosi spifferi invernali provenienti da fuori. Le luci tornarono alla loro normale densità mentre gli altoparlanti smisero di trasmettere musica per annunciare, come di norma, la prossima fermata. Anche la proiezione dello spirito scomparve mettendo definitivamente fine alla possessione e adesso era di nuovo lì, invisibile, intangibile di fronte a lui. Si concentrò sfidando i limiti della sua innaturale forma, si trattava di qualcosa che faceva assai di rado e che solo nel corso di alcuni secoli aveva imparato a fare. Il suo intento era quello di dare concretezza a se stessa, una parodia di ciò che Raven le aveva appena promesso. Convogliava le sue emozioni in un effimero contenitore del quale immaginava i contorni plasmandone la forma. Era come produrre un'illusione solo che questa doveva essere reale, non realistica. Un simile sforzo era sopportabile solo in virtù dello scopo che lo richiedeva ma, in quel lasso di tempo così breve eppure interminabile per come avvertito, ci era riuscita: aveva modellato un corpo in grado di rappresentarla, in grado di metterla in relazione col ragazzo appena conosciuto. La sua risposta? Nessuna parola. Gli si gettò al collo per baciarlo in un impeto di passione. Se non avesse opposto resistenza, avrebbe snodato la sua lingua dandogli un assaggio del compenso pattuito in precedenza, sinonimo di risposta affermativa. Indipendentemente da ciò che sarebbe accaduto, avrebbe dovuto poi tornare al proprio anonimato perché la metro era già in procinto di fermarsi e nessuno sarebbe stato in grado di dire se o chi sarebbe salito. Per questa ragione la banshee poté rilassarsi tornando immediatamente allo stato incorporeo, giusto in tempo per veder le porte del veicolo dischiudersi...
    CITAZIONE
    Presenza infestante
    Si tratta di una particolare forma di possessione che permette ad Erzæbeth di infestare una stanza o un'area non superiore ai 15mt di raggio. Una volta che lo spirito si sarà impossessato della zona, solo un esorcismo o lo scadere del potere potranno porre fine all'abilità; durante questo lasso di tempo, la banshee avrà una percezione innata di tutto ciò che accade all'interno dell'area d'effetto e potrà manifestare i suoi poteri da qualunque punto entro la stessa. In una casa, sarà in grado di chiudere ermeticamente porte o finestre, far cadere lampadari, far parlare quadri o statue, far aprire i rubinetti magari facendone sgorgare del sangue e molto altro. All'aperto potrà invece acquisire un parziale controllo degli agenti atmosferici, di fauna e flora locale facendo per esempio calare la nebbia, attirare animali rendendoli ostili, muovere limitatamente rami e radici delle piante, soffiare più forte il vento, calare la temperatura e così via. Di per sé non si tratta di un potere offensivo, piuttosto di un espediente utile a tenere lontano ospiti indesiderati.
    Durata 3/3 turni

    Creazione di correnti d'aria
    Questa abilità permette agli spettri di creare correnti d'aria di media entità (non forti come tormente, ma aliti di vento o leggere folate), in grado di spostare piccoli e leggeri oggetti, come ad esempio tende, foglie, fogli, capelli o lembi degli abiti indossati da terzi entro uno spazio ed un raggio limitato, per avvertire della propria presenza oppure spaventare. Le correnti d'aria create, in base alla necessità oppure alla situazione in cui vengono utilizzate o lo scopo, possono essere fredde o calde, profumate o maleodoranti, possono essere utilizzate come avvertimento o per annunciare la propria presenza. O ancora, riproducendo l'odore di una creatura o persona con la quale lo spirito é venuto in contatto in passato, può essere utilizzata per disorientare creature umane e non. Questo utilizzo dell'abilità non ha durata in turni, in quanto la corrente d'aria creata ha effetto immediato e singolo. Oltre a questo, qualora lo spirito ne abbia la necessità, questa folata può essere utilizzata per infondere nel bersaglio un profondo senso di rilassamento, oppure di stordimento ed agitazione, che permane per un breve lasso di tempo.
    - Durata degli effetti: 3/3 turni
    - Raggio d’azione: max 15 metri

    Concretizzazione della fisicità
    Questa abilità non solo rende lo spirito che la usa visibile ai mortali, ma da modo al loro aspetto incorporeo di materializzarsi, cioé di avere un corpo fatto di carne. La durata di quest’abilità é assai breve, ma permette allo spirito di poter sbrigare faccende che altrimenti lo limiterebbero, come un contatto di mano al momento di presentarsi a qualcuno, dare una spinta o un calcio, aprire una porta e qualsiasi azione da contatto breve e che non richieda tempo per poter essere messa in atto.
    La concretizzazione di fatto é un espediente, un mezzo per poter rendere la vita di tutti i giorni, e soprattutto l’interazione con altri PG, un po’ meno difficile e complicata specie se non vogliono manifestare la loro natura spettrale in un determinato momento.
    - Durata degli effetti: 1/2 turni interrotto
     
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    Un bacio tuttal'più freddo, una sintesi affermativa di ciò che avevano discusso fino ad un secondo prima. Raven chiuse le palpebre godendo lo stretto contatto fisico e spirituale cui era avvezzo, avvertendo un pizzicore risalire per le gambe fino all'inguine, una mera questione ormonale, muscolare che non poteva controllare. E senza opporre resistenza, lasciò che la lingua della fantasma vagasse serpentina nella sue bocca fino a toccare denti, labbra, gengive con un passionale - quasi doloroso - senso di comunione. Ovunque avrebbe voluto graffiarla e rispondere a quel bacio ma non poteva in quanto sarebbe bastato un leggero tocco più violento per disgregare quella difficile illusione di realtà nel quale la Bàthory si prodigava, come se lui fosse una sorta di salvatore, di eroe che tempestivamente intervenuto a soccorrerla in un momento di sconforto e non un dannato tentatore alla ricerca di alleanze utili a qualsiasi prezzo. Forse, effettivamente, era così: le aveva promesso una cosa alquanto facile per lui ma forse impossibile per lei, e nemmeno a caro prezzo. Si domandò se non si stesse rammollendo col tempo, mano a mano diventava vecchio e saggio.
    Non ci volle molto perchè la forma fisica dello spirito scomparisse agli occhi lasciandogli solo un retrogusto di metallo in bocca, familiare, identico a quello della Donna in Bianco. Il vagone era tornato a fare il suo dovere e ben presto si sarebbe fermato all'ultima disponibile per lui che viveva appartato appena fuori città: la sua femata.
    Dlin Dlon. Augustus Street. Ville e Appartamenti.
    Venite, Milady.
    Le fece cenno di seguirlo, nessuno entrava o usciva dalla metrò a quell'ora tarda. Avanzò e superò le porte, incurante del fantasma che avrebbe agevolmente superato l'ostacolo delle porte della metrò, passandole semplicemente, e la condusse a passo spedito verso quella che era la sua dimora, a qualche centinaio di metri di passeggiata. Nessuno passava per strada a quell'ora, di nuovo, e quindi potevano avere scambi che in mezzo a certa gente comune sarebbero stato interdetti.
    Mi dica, Asszonyom Bàthory, cosa preferirebbe? Un cambio radicale, od una forma il più possibile rassomigliante alla sua? Ovviamente, sono caratteristiche tecniche che devo sapere per attuare "la mia magia", non si intristisca.
    Fece un bel pezzo, ma se pure fosse riapparsa in maniera spirituale avrebbe decelerato per porgerle quantomeno il fianco, in modo da accompagnarla adeguatamente per la strada.
    Detengo in casa un considerevole numero di persone consenzienti tra cui può scegliere serenamente. Conosco una parte dei poteri della sua natura ed una volta preparato l'ospite incosciente - o meglio, in coma celebrale - non le dovrebbe essere difficile adagiarvisi per farne le sue membra e quello che vuole di conseguenza.
    Un altro sorriso, sempre coi denti da squalo.
    Tutto questo sarà valido per ventiquattro ore soltanto, in cui qualsiasi lei sceglierà assumerà esattamente la forma voluta. Concediamocelo, una prova della mia buona volontà contro la sua. Ma ovviamente, l'angelo non voleva già svelare le carte in tavola, sperando che la Bàthory si lasciasse andare a tanta felicità da scordarsi quanto effimera fosse - e che lui ne sarebbe stato il relativo spacciatore.
    E nel caso volesse di più, diciamo, potremmo potrarre la nostra "amicizia". Potrei fare di meglio...
    Parlava di chirurgia, dei pazienti sedati o in stato vegetativo che teneva pronti nel suo obitorio in caso avesse bisogno di carne fresca. Il suo lato professionale fece capolino rispetto a quello dello stanco angelo, dando nuova vita e nuova luce ai suoi occhi al neon, visibili solo grazie al colore nonostante le occhiaie. Finalmente giunsero alla sua dimora, un pezzo di proprietà che si estendeva per parecchi metri lontano dai vicini, dotata di un ampio giardino, dallo stile sì moderno ma al contempo vissuto.
    Non si faccia spaventare, è una casa semplice. Nel caso mia sorella non ci fosse, potrebbe essere l'unica rappresentante della sua specie al momento. In caso contrario, le chiedo di essere gentile con lei. Fa pur sempre parte della "famiglia"

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    Simbiosi:
    Quest'abilità, a differenza di quanto si possa credere, è attiva. Permette all'angelo nero di entrare in contatto con la sfera dei sentimenti e dell'animo della vittima per cercare di mettere in simbiosi il proprio stato d'animo con quello dell'altro per manipolarlo e trasformarlo in qualcosa di simile al proprio. Se per esempio l'angelo è invaso dalla gelosia, o dalla rabbia, oppure da un forte impulso verso la lussuria, la vittima verrà invasa dallo stesso impulso dell'angelo. La sua coscienza viene intaccata solo superficialmente e resta quindi cosciente quasi completamente di ciò che fa, ma non ne comprende la causa. Ricordiamo che l'angelo non può piegare completamente lo stato d'animo della sua vittima, ma solo per renderlo tanto simile a lui in questo senso e renderlo in un certo senso vulnerabile e moralmente più debole e incline a lasciarsi andare a forti sentimenti. Tuttavia la vittima, se intuisce qualcosa, può tentare di opporsi e se l'angelo trova una forte resistenza e un'altrettanta forza d'animo, l'abilità potrebbe fallire nel suo intento.
    *N.B.: Non è un potere in grado di spingere all'omicidio o al suicidio.
    - Durata dell'abilità: max 5 turni (per dare modo all'utente che possiede un angelo di tentare la simbiosi e di conseguenza di dare modo ai due utenti poi di giocarsela per un po'.)
    Turno IV

    La discussione, se lo ritieni adatto, si può spostare qui: Raven's Mansion


    Edited by 'Raven' - 23/1/2020, 02:35
     
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    La tua casa è inaccessibile, ho continuato qui
     
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    Il topic dell'abitazione di Raven è chiuso perché da almeno tre anni questi non vengono più usati come topic di gioco, ma a scopo descrittivo. Per ambientare una giocata in un luogo privato di un PG, casa o attività che sia, si deve aprire un topic apposito proprio come è stato fatto in questo caso.
    Buon gioco!

    PS: qui posso chiudere?
     
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