La scelta di un abito nuovo

un temibile sodalizio

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    Un viaggio di routine verso casa a bordo di una metro desolata aveva avuto inaspettati risvolti, favorito un incontro altrimenti impossibile ma nessuno è in grado di stabilire come agisca il caso che, in quella notte, aveva decretato quell'appuntamentto al buio. Dopo un tumultuoso approccio iniziale, un angelo nero e una banshee, si ritrovarono avvinghiati in una passionale stretta, tanto fugace quanto carica d'enfasi, almeno da parte di lei che con quel bacio voleva dimostrare cosa avesse avuto da mettere sul piatto pur di portare a termine la transazione pattuita. Non si trattava però del semplice pagamento per una prestazione non ancora svolta, lei per prima fu a godere di quel breve ma intenso contatto fisico. Le mancava il sesso, erano secoli che non lo praticava e si struggeva nel vedere gli altri che, sì, potevano consumare rapporti come e quando volevano. Si vide costretta a tornare spettrale per non suscitare scalpore sugli eventuali passeggeri che sarebbero saliti a bordo; inutile premura: nessuno fece ingresso sul vagone. Piuttosto fu Raven ad avviarsi verso l'uscita invitando lo spirito a seguirlo. Erzæbeth non si fece pregare e attraversò le lamiere ritrovandosi nei sotterranei della stazione dietro al dannato che aveva ben chiaro dove dirigersi. Nessuno si aggirava per le strade a quell'ora; Nouvieille pareva una città fantasma; solo le luci testimoniavano che non fosse davvero un agglomerato urbano lasciato a sé stesso. L'immondo conversò con lei quasi fosse convinto che la contessa lo avrebbe seguito ed aveva ragione; pragmatico, andò subito al nocciolo della questione chiedendo che gusti potesse avere la dama in fatto di corpi. Lei fantasticò, pareva avesse addirittura la possibilità di scegliere, sembrava troppo bello per essere vero. "Siete pieno di premure, Djinn Efreet, non serve che mi somigli, deve essere giovane e bello, sarà più che sufficiente." Quella voce provenne dal nulla ma non c'era anima viva che potesse rimanere interdetta dall'accaduto e Raven ormai era rodato. L'angelo proseguì con la spiegazione mentre camminava spedito lungo il marciapiede deserto; disse di avere una collezione di corpi a disposizione, insomma, quella fu la parafrasi della Báthory. Aggiunse che il tutto sarebbe durato per una giornata e questo mise in allarme la banshee: "Cosa? Vuole darmi un assaggio di paradiso e poi lasciarmi a bocca asciutta?" Questo non le piacque, se si fosse impossessata con successo di un corpo, non lo avrebbe abbandonato tanto facilmente; ci sarebbe voluto un esorcismo per scacciarla ed avrebbero fatto bene a cercare un prete professionista... "Spiegatevi meglio, che significa? Un giorno? A cosa è dovuta questa limitazione?" Comunque aveva anche detto di poter fare di meglio, era ambiguo ma piano piano sarebbero giunti a un accordo, ne era certa, voleva esserlo... Giunti in prossimità di quelli che dovevano essere i suoi appartamenti, il ragazzo dalla chioma tinta rivelò un altro non trascurabile dettaglio: aveva una sorella e se avesse capito bene quanto detto fra le righe, si sarebbe trattato di uno spirito come lei. Raven la pregò di non entrare in competizione con la defunta sorella. Erzæbeth non era affatto sicura di cosa fare o non fare e nemmeno di essere in grado di modulare le proprie reazioni. Sapeva bene quanto fosse importante la propria dimora per uno spirito, dal suo punto di vista era inviolabile; in quel frangente era lei l'intrusa ma non aveva nemmeno intenzione di farsi metter sotto. Andò in confusione domandandosi cosa fare, come agire. Di una cosa era certa, voleva il corpo che le era stato promesso, lo avrebbe ottenuto ad ogni costo. Rimase sul vago: "Come desiderate." disse soltanto, aspettando però che fosse l'anfitrione a fare gli onori di casa.
     
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    Per fortuna la sorella non era in casa ma a struggersi da qualche altra parte per le pene d'amore e di tristezza, e Raven era abbastanza furbo da far passare Madama Bathory dall'esterno per non creare problemi anche nel caso ce ne fossero. A metà della via, davanti al civico a cui si fermò, c'era una bellissima villa con un pezzo di giardino, una piscina esterna e molte vetrate illuminate. Sospirò di malinconia rivedendola, mentre si cercava in tasca il telecomando automatico che avrebbe aperto il cancellone poco distante dal cancellino. Nel mentre, faceva conversazione.
    Giovane e bello ma, ovviamente, femminile? chiese l'angelo alla Banshee senza troppi fronzoli. Ne abbiamo. Trovò il telecomando e lo premette, e mentre il cancellone iniziava ad aprirsi cerco di quietare le preoccupazioni della donna. Potrà tenerla per tutto il tempo che le serve, ci mancherebbe altro. La limitazione delle 24 ore era per mantenere il suo stesso aspetto - quello con cui attualmente lei mi si mostra, Madama - ma se trova questa cosa di secondaria importanza possiamo soprassedere.
    Quando il cancello fu completamente aperto entrarono sullo scivolo che portava ai parcheggi e ai piani interrati. Prima del buco dove aveva posteggiato la sua amata kawasaki - era dall'incidente che odiava le macchine - c'era una porta ben cammuffata dal muro, da cui risaltava solo il blocco elettrico su cui vi era un tastierino. Raven fece velocemente la combinazione, spiegandosi.
    Mi perdoni se non la faccio entrare in casa adesso, questo è il modo più veloce e meno problematico. Quando indosserà l'abito, le farò vedere tutti i lussi di cui potrà disporre. Ma prima... dobbiamo sistemare.
    La serratura scattò con uno schiocco discreto. Raven aprì la porta e invitò la Bathory ad entrare per prima, per poi chiudersi alle spalle l'antro stagno. Dal muro premette gli interruttori delle luci, che illuminarono quattro diversi tavoli da obitorio con una luce fredda e distante, tre dei quali abitati. Quanto ai contenitori a parete, quelli con la lucetta verde erano sicuramente pieni e pronti per la cena. Il medico si concentrò sulle persone sui tavoli, che respiravano regolarmente anche se calate in una sorta di coma. Controllò loro il fianco sollevando i teli che ne celavano i corpi, dove compariva un minuscolo innesto sul modello degli infusori di insulina modificato per essere un diffusore di anestetico e, realizzato che non c'erano ricariche da fare, presentò i corpi alla loro futura padrona.
    Preferisce prima le presentazioni e la prova gratuita o passare subito all'accordo? Sorrise sardonico, incrociando le braccia. Forse meglio le presentazioni.
    Considerato come cacciava, c'era una preponderanza di corpi femminili rispetto ai maschili. Ci camminò davanti, levando il telo e mostrando con cura il suo articolo.
    Femmina caucasica mora, incarnato rosa, probabilmente di origini barbare o tedesche. Occhi grigi, incarnato disseminato da piccole efelidi, peso e altezza ottimali ma sistemabili.
    Richiuse il telo sul volto rilassato della ragazza per passare al prossimo.
    Maschio moro, dai tratti ispanici. Carnagione olivastra. Occhi scuri, slanciato ed elegante. Forse non proprio il pezzo forte. Passò alla terza, mostrando i denti alla sua vista: una vera carezza per l'anima vederla sul suo lettino d'obitorio.
    Femmina polacca, carnagione chiarissima. Dai capelli e dalle ciglia direi rossa naturale, quasi una ragazza dell'amato Raffaello. Occhi azzurri, struttura fragile, slanciata, elegante. Sicuramente la più bella che ho. Il quarto lettino era vuoto, purtroppo. Aveva esagerato col cinese d'asporto.
    La ricoprì attentamente per poi rivolgersi alla banshee.
    Tutti sono in coma farmacologico e quindi impossibilitati a reagire qualora volesse abbandonare il corpo anche per qualche ora. Per essere tenuti tali sono dotati di un microinfusore con un serbatorio discreto al fianco, il farmaco somministrato dev'essere riempito ogni quindici giorni al massimo. Madama Bathory, mi dica, la soddisfa?
     
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    Ci fosse stato un fantasma nei paraggi, non l'avrebbe lasciata accedere alla propria dimora con noncuranza; di certo avrebbe notificato la sua presenza, dato un segnale di che quello era un territorio occupato. Beh, lei avrebbe agito in quel modo. Invece nulla. Premendo il tasto di un piccolo congegno, l'angelo mise in azione il cancello che prese a muoversi per conto proprio. La tecnologia aveva ormai preso il sopravvento e col tempo stava rimpiazzando il lavoro manuale dell'uomo ma anche i poteri sovrannaturali di certe creature come appunto quello di spostare gli oggetti senza doverli toccare. Pur avendo compreso come ciò fosse stato reso possibile, continuava a trasmetterle un certo disagio perché, continuando di quel passo, si sarebbe giunti al punto in cui esseri come lei sarebbero stati completamente esautorati di ogni prerogativa; forse solo la peggiore delle ipotesi distopiche, forse un eccesso di lungimiranza e paranoia. Come il dannato riprese a marciare, lei lo seguì a mo' di cane al guinzaglio; un grande giardino faceva da anticamera all'edificio dalla vitrea facciata sviluppato su due piani. Il terreno abbondava di piante ornamentali e sedute oltre a disporre di una piscina che, la banshee pensò, sarebbe stato bello colmare di sangue. A occhio e croce si poteva azzardare che il giovane spregiudicato non fosse un pezzente ma, anzi, che disponesse di un cospicuo patrimonio come un nobilotto di altri tempi. Egli, ribadendo le sue parole, chiese ad Erzæbeth se andasse cercando un corpo femminile da possedere; la risposta credeva fosse scontata ma ritenne a quel punto necessario specificarlo: "Ovviamente." Visto il pagamento in natura richiesto precedentemente, c'era da chiedersi se l'angelo fosse d'orientamento bisessuale: non si era sottratto al bacio della contessa, le aveva chiesto una prestazione a sfondo erotico e adesso vagliava la possibilità che scegliesse d'insediarsi in un corpo anche maschile ma se così non fosse stato, allora quella domanda avrebbe perso ogni ragione d'esser stata proferita. Il problema non si poneva: lei era stata donna, si sentiva donna e, pur avendo vestito panni da uomo in sfregio alla cultura delle sue terre al suo tempo, aveva una femminilità che malvolentieri avrebbe barattato con un pezzo di carne qualsiasi. Raven cercò di far luce anche sull'enigma del tempo a disposizione diluendo il momentaneo malcontento dell'ospite e lei rispose: "Non è affatto un problema." Al contrario era un vantaggio paragonabile alla capacità che ha un mutaforma di mescolarsi fra la gente, un espediente in grado di conferire capacità di agire e immunità legislativa. Avrebbe potuto, per esempio, uccidere impunemente e, fosse finita in cella, liberarsi di quel corpo abbandonando il vecchio involucro al suo destino. In verità avrebbe potuto fare davvero miriadi di cose con un corpo a disposizione, il problema era procurarselo ma a quanto pareva non mancava molto perché i suoi sogni divenissero realtà. Il musicista la condusse sul retro del bizzarro immobile spiegando che si trattava del percorso più indicato per accedere al sito di loro interesse. "Sono nelle vostre mani." affermò lei come a voler sottintendere che non avrebbe fatto storie. Lo vide comporre una serie di cifre su una tastiera numerata che ricordava vagamente quelle dei distributori di denaro. Si aprì un passaggio nel muro e la cosa riportò in lei a galla il ricordo delle segrete nel suo castello, dove accadeva l'impensabile. Non era poi così diversa la faccenda, quel passaggio conduceva ad una specie di laboratorio sotterraneo, uno stanzone con vari lettini come da ospedale e con su di essi corpi inermi pronti ad essere posseduti. C'era molto altro da vedere ma il pensiero fisso della Báthory la fece focalizzare esclusivamente su quei particolari. L'immondo espose le persone in stato comatoso come avrebbe fatto un mercante in fiera con dei capi di bestiame elencando le peculiarità di ciascuna. Dopo aver ascoltato ma soprattutto visto cosa c'era in ballo, la banshee non perse tempo girandoci attorno; semplicemente si prese ciò che le era stato promesso. La scelta ricadde sul terzo individuo, si trattava di una giovane donna dell'Est, le si insediò nel cervello come fosse stato un centro di comando e prese le redini. Era come visitare un appartamento ancora abitato e sfrattarne l'inquilino, anzi, come rinchiuderlo in soffitta e spadroneggiare al piano di sotto. Ancora sdraiata sul letto munito di ruote, avvertì il cuore batterle in petto, il sangue scorrerle nelle vene, il freddo farle accapponare la pelle, l'aria riempirle i polmoni... Era buio, per la prima volta dopo davvero molto tempo era rimasta al buio ma poi dischiuse gli occhi e vide di nuovo quel Djinn Efreet e il suo corpo nuovo di zecca, nudo, disteso come in attesa di un'autopsia. Mise una mano di fronte alla faccia, la osservò come non ne avesse mai vista una, alternando sguardi al palmo e al dorso; un sorriso di genuina beatitudine si dipinse sul suo volto.
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    Aveva finalmente un corpo che però, come ogni cosa ardentemente desiderata, aveva un'altra faccia della medaglia e ogni bicicletta voluta va poi pedalata. Doveva ripagare Raven per quel recipiente servito così a buon mercato ma quello era il minore dei problemi o, meglio ancora, era uno svago qualcosa che avrebbe fatto anche gratuitamente. Era il freddo a dare fastidio, una noia crescente e quel corpo reclamava abiti per coprirsi. Un altro aspetto col quale dover fare i conti era la coordinazione motoria; non ci avrebbe messo molto a ricordare come si cammina sulle gambe ma c'era intanto da ricominciare a farlo. Cominciò sedendosi con l'aiuto delle braccia poi poggiò un piede a terra, rabbrividì ulteriormente ma scese anche l'altro infine si alzò. Ogni piccola azione riuscita le dava più soddisfazione che mai facendole dimenticare il resto dei disagi per fugaci istanti. Volle dunque ringraziare il corvo per il ricettacolo concesso: "Raven, voi mi ave..." ma s'interruppe bruscamente, qualcosa non andava, in tutto ciò c'era una nota stonata: "Non posso chrederci, che voce orribile!" Per quanto avesse trovato un corpo magnifico, la voce che ne fuoriusciva non riusciva a soddisfarla. La giovane dai capelli color rame si fece scura in volto, l'arcigna espressione e la fronte aggrottata ne deturpavano la bellezza. Con un gesto di evidente stizza si strappò via il diffusore adibito alla somministrazione del sedativo che la manteneva in stato vegetativo provocandosi una repentina fuoriuscita di sangue e un dolore che contribuì ad innervosirla. "Fa male!" avrebbe emesso un gemito ma s'impose con tutte le forze di non farlo per evitare di udire quel timbro insopportabile facente parte del pacchetto. "La mia voce, la mia magnifica voce..." non trovando una maniera per sfogare la sua ira, represse tutto finendo col versare un paio di lacrime ma sul volto aveva, anziché un'espressione affranta, i tratti di un mastino rabbioso. E poi lo smarrimento... Si coprì le parti intime con le braccia e chiese: "Dove ci troviamo? Puoi aiutarmi? Sento freddo..." La mente gioca spesso brutti scherzi o forse adotta contromisure, meccanismi di autodifesa che sfuggono all'umana comprensione e a volte si rivelano più controproducenti del normale susseguirsi degli eventi ma hanno la facoltà di sfuggire al controllo di chi, seppur inconsapevolmente li innesca.
    CITAZIONE
    Possessione
    Lo spirito é capace di prendere possesso di un altro corpo vivente. Per fare ciò egli deve approfittare di un momento di vulnerabilità, ovvero quando la vittima é incosciente o dormiente, in special modo per quanto riguarda possessioni non consenzienti principalmente ad opera di spiriti maligni o in uno stato di trance per quanto riguarda la possessione cosciente, solitamente attuata utilizzando il corpo di un medium.
    É possibile, seppur molto difficile, che la persona occupata riesca a liberarsi con la propria forza di volontà, combattendo quella dello spirito, ma di norma - necessario l'aiuto di un esorcista oppure di uno stregone esperto nello spiritismo. La possessione può perdurare da un minimo di un mese reale di gioco, ad un massimo di tre mesi dopodiché lo spirito dovrà abbandonare quel corpo ed eventualmente cercarne un altro (salvo esser stato scacciato prima o aver abbandonato spontaneamente il corpo).
    Sarebbe preferibile che tipi di possessioni così lunghe avvengano solo tra PG (ed ovvio accordo tra i rispettivi utenti dato che uno dei due si troverebbe a non poter muovere il proprio personaggio per un periodo di tempo non indifferente) o tramite la possessione di un personaggio non giocante.
     
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    La risposta della Bathory era stata la bella rosa dell'est, una scelta che certo Raven avrebbe potuto prevedere, ma non aveva dato per scontato. Dopo aver avuto anni a che fare con i fantasmi i gusti di uno o dell'altra risultavano sempre estremamente evanescenti, di conseguenza aveva proposto il suo catalogo e lasciato la libera scelta. Purchè qualcuno non ne parlasse...
    Ha freddo. Ovvio che ne ha.
    Il sangue nelle sue vene pompava forte, era proprio una donna di egregia costituzione. Socchiuse gli occhi come per sondarla con l'oflatto, quasi avvicinandosi col viso alle fattezze della donna che voleva coprirsi. Giusto un momento per assaporarne l'odore dolce-amaro di chi era stato inavvertitamente attirato nelle sue grinfie, prima di una ragionevole scelta. Si tirò indietro e, con gli occhi sfavillanti, sbottonò il cappotto di lana. Nell'obitorio avrebbe fatto freddo perfino per un morto, ma poco sopra c'era la casa, calda e ben sistemata, ad aspettarlo. Con un gesto iconico, come da teatro, fece roteare il cappotto dalle spalle a sopra la testa e poi davanti, fino a coprire le fattezze sinuose della donna-fantasma, la Bathory. Aveva notato a malapena il suo risentimento nella voce, quindi sussurrò appena due parole.
    La voce di può sistemare, col tempo e con l'esperienza. Se volete, vi farò da maestro.
    In realtà era stanco e non avrebbe voluto altro che buttarsi sul letto, ma un affare era pur sempre un affare da cui trarre vantaggio. Coprì bene la ragazza e la aiutò a scendere, per poi sollevarla delicatamente tra le braccia nonostante l'età iniziasse a farsi sentire, in modo leggero ma prolungato.
    Siamo in un posto sicuro e vi aiuterò. Lasciate che vi porti nella vostra stanza.
    Temporaneamente, pensò. Non gli pesava nemmeno, ma non intendeva fare certi sconti. Sollevò la donna tra le braccia, assicurandosi di tenere bene la presa, e poggiandosela al petto si diresse verso una seconda porta. Digitò un altro codice e si trovarono nello studio medico, tutt'altro che freddo rispetto all'obitorio. La porta gli si richiuse alle spalle con un tonfo, mentre pensava a come recuperare l'impianto medico, sterilizzarlo e riapplicarlo a qualche altro paziente.
    Dal piano interrato, uscito dalla sala medica, passò la sala di registrazione e la trasportò al corridoio interno, lungo le scale come fosse un peso piuma, fino all'entrata di casa vera e propria. Nella stanza degli ospiti - dotata di bagno, proprio come tutte le stanze del secondo piano - c'era tutto l'occorrente per curarle quello strappo velocemente e al meglio. Purtroppo, nemmeno a volerlo ammettere, le sue vertebre non avrebbero retto a lungo: dovette lasciarla sul pianerottolo del primo piano per riprendere fiato, ed un po' anche perchè sentire le forme della ragazza appena sotto lo strato di lana cotta effettivamente lo esaltava, dal punto di vista meramente carnale. Fece profondi respiri, cercando di non dare a vedere quell'apparente, infinita fragilità che lo permeava da quando era rientrato a Nouvieille, e le porse la mano. Davanti a loro le scale verso il secondo piano, a sinistra la cucina, a destra il salotto con morbidi divani bianchi, candido, illuminato.
    Riesci a camminare da sola?
     
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