L'inevitabile

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  1. 'Raven'
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    Dannato e socialmente troppo espansivo inside

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    Oh...?
    Arrivato al tronco con le membra pesanti e a passo tranquillo, posai il deretano sul mio meritato trofeo - il terreno morbido e profumato d'erba, abbracciato da una radice dell'albero - e stesi la schiena contro il tronco, sentendo i muscoli alari guizzare sotto la pelle. Il giovane ragazzo che teneva il cane buono mi aveva rivolto delle parole molto assennate per un proprietario di animali, nonostante il cane fosse evidentemente irritato dalla mia vicinanza.
    No, affatto.
    L'intero posto vicino a lui ed al proprietario odorava sottilmente d'ozono, come se l'aria fosse elettrica. Lo trovavo un odore piacevole, accomodante, che mi sapeva di familiare. Come avrebbe potuto, considerato che i miei poteri facevano di me una batteria ambulante? Rilassai anche il capo contro un incavo della pianta continuando a guardarlo, una sensazione rassicurante. La mia mezza natura da predatore trovava facilmente preferibile la vicinanza alla natura, ma il mio sangue da angelo nero pulsava di curiosità del tutto umane e di facili comfort. Non era facile mediare tra le due cose. Mi fermai un momento a riflettere, schioccando la lingua nel palato.
    A dire il vero, vorrei provare da sempre ad avere un cane. Anche se, beh, di solito... e feci cenno al suo Scrappy ...quello è il motivo per cui non ci riesco. A quanto pare il mondo animale mi trova fastidioso. Spero di non esserlo attrettanto per lei.
    Magari non aveva voglia di parlare, il ragazzo, considerai scorgendo il libro che aveva avuto in mano anche prima. Così come certo non erano aperti al dialogo quelli che guardavano ossessivamente il cellulare, quelli con le cuffie dell'Ipod nelle orecchie sulla metro di prima mattina e tutti quelli che volevano stare soli con sè stessi. Avrei voluto capire quale fossi tra di loro - se in quel preciso momento fossi più o meno disposto a conversare più che riposare. Se fossi quello che intenzionalmente creava varchi verso le menti ed i mondi degli altri, o se volessi rimanere solo col mio per un altro po'.
    Guardai il cane, pensieroso. Quando il mondo ti piazzava un bel po' di coltelli nella schiena, l'unica cosa che poi finivi a desiderare era che qualcuno ci fosse sempre, indiscutibilmente, solo per te. Forse volevo un cane da addomesticare perchè fossi il suo unico Dio sulla terra, l'unica cosa a cui avrebbe guardato con folle gioia. Non era questione di odiare o amare il padrone, perchè era abbastanza che mi adorasse e desiderasse sempre, sopra ogni altra cosa. Ed un cane ben trattato desiderava sempre essere utile e buono col suo proprietario...
    La sto disturbando, mi perdoni. Ma piacere di fare la sua, vostra conoscienza. Il mio nome è Scott. Scott Celler.
    Era questione di semplice e pura formalità, un saluto senza troppi convenevoli a cui si poteva rispondere o meno. Non allungai nemmeno la mano, una gentilezza accessoria che potevamo evitare e che si perdeva facilmente lavorando in un ambiente ospedaliero o in un obitorio come nel mio caso. Sempre nel caso non volessi scatenare un'emergenza sanitaria. Purtroppo, andavo troppo fiero del mio lavoro per mandare al diavolo così anni di studio e preparazione.
    E' un alano? Era enorme, probabile che lo fosse. Durante una gitarella tra le montagne italiane ne avevo visto uno simile che ancora ricordavo bene: quando aveva abbaiato i vetri dell'intera baita avevano tremato di paura. Eppure, solitamente erano cani piuttosto mansueti. Ovviamente, poi Adi aveva iniziato a fare il matto correndo avanti e indietro per la vallata nella sua forma canina. Feci un mezzo sorriso a quel pensiero.
    E' davvero un bel cane. E sembra anche piuttosto in salute. Il fatto che prima di darmi alla medicina il mio abituale incontro con ago e filo fosse avvenuto tramite le mani di un veterinario piuttosto capace mi dava una certo metro di misura. Potevo permettermelo. Si sentirà stretto, anche in una città grande come Nouvieille.
    Chissà perchè, di quest'ultima cosa non dubitavo. Mi bastava guardarlo negli occhi e sentirlo nella sua postura. Con un guinzaglio ed una museruola mi sarei sentito anch'io in gabbia... o lo ero già, pensandoci bene. Cosa non avrei dato per avere le forze di alzarmi in volo, muovendomi tra un albero e l'altro?
    C'è davvero poco posto per quelli come noi, in questa dannata città...
     
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4 replies since 9/7/2020, 16:13   168 views
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