Everything blooms in its own time

Per Lidia Faus

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    Quando la potenza discende, il dio è vicino.

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    Yui camminava lentamente per il sentiero, assaporando il tepore pomeridiano e la leggera brezza che le sfiorava il viso. Il bastone nella sua mano destra saggiava il terreno davanti a sé, per controllare che non ci fossero buche o sassi che avrebbero potuto farle perdere l'equilibrio, mentre la sua mano sinistra era appoggiata sulla maniglia della pettorina di Shin, il suo cane guida. Era stata la nostalgia di casa che l'aveva portata, in quel sabato di metà marzo, a raggiungere l'Alaman Park, alla ricerca degli odori tipici della primavera ormai alle porte. Viveva a Nouvieille ormai da anni e poteva dire di essersi abituata al modo di vita occidentale eppure, di tanto in tanto, il desiderio di svolgere un'attività tipica del Giappone la coglieva improvvisamente, trascinandola nei meandri dei ricordi.

    Con la primavera ormai alle porte, il leggero ma costante innalzamento delle temperature e lo sbocciare dei primi fiori, immagini della sua infanzia le erano tornate alla mente. Dalla fine di marzo all'inizio di maggio, il periodo della fioritura dei ciliegi, in Giappone si festeggiava l'Hanami. Quando era bambina, Yui era stata ad innumerevoli pic-nic sotto i loro rami fioriti, attorniata da una famiglia a cui allora era molto vicina ma che ora sentiva quasi estranea. Nemmeno l'inizio del suo apprendistato aveva interrotto questa sua abitudine, in quanto i suoi maestri l'avevano portata ogni anno a pranzare all'ombra dei ciliegi. Era stato il suo arrivo a Nouvieille a farlo, in parte a causa del diverso modo di vita e delle diverse festività, in parte a causa dell'assenza delle sterminate distese di ciliegi tipiche del Giappone.

    «Ma noi non ci facciamo scoraggiare, vero Shin?» La giovane donna disse improvvisamente, completando a parole la catena di pensieri che fino a quel momento era stata solo nella sua mente. Il cane le lanciò una veloce occhiata, come a chiedersi di cosa stesse parlando, poi assentì con una specie di ringhio sommesso, tra il giocoso e il perplesso. «Mi porti fino al ciliegio?» La richiesta questa volta era decisamente più chiara. Dopo una breve esitazione, Shin interruppe il loro vagare senza meta e cominciò a condurla, lentamente ma con decisione, verso il piccolo lago artificiale. Magari in quel parco non avrebbe potuto trovare una distesa di sakura, il ciliegio giapponese, ma poco distante dal laghetto sorgeva un maestoso ciliegio. Yui non aveva idea se fosse già totalmente in fiore o avesse appena cominciato a sbocciare ma aveva intenzione di scoprirlo.
     
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    La primavera era una stagione che la metteva sempre di buonumore. Forse perché cominciava a tornare il caldo, forse perché, in fondo, era anche la sua parte animale che coi climi freddi aveva poca affinità. Forse era perché lei e Phill potevano godersi un po' di quei giorni all'aria aperta come piaceva tanto loro. Forse c'erano troppi se e troppi ma e tutto, alla fin fine non aveva nemmeno senso pensarci troppo. Phill su certi temi era più saggio di lei, lo aveva sempre sospettato. Lui prendeva le cose così, come venivano, senza se e senza ma. Lui aveva preso il guinzagli e glielo aveva consegnato grattando con la piccola zampa sulla sua gamba. Un gesto semplice che voleva significare una sola cosa.
    Così si erano ritrovati al parco dove lo aveva liberato. Phill era un cane buono e non si allontanava mai troppo da lei. Si fidava di quel cane, avevano un legame. Annusava in giro, si avvicinava a qualche albero o qualche cespuglio e tornava indietro non appena richiamato.
    Almeno la maggior parte delle volte...
    Perché quella volta nello specifico sembrava che qualcosa lo avesse fermato, distratto. Aveva annusato a terra, si era soffermato su un punto in particolare per qualche istante. Aveva abbaiato come a richiamare l'attenzione e poi era stato lui a scegliere la direzione verso qualcosa che aveva evidentemente puntato. « Va bene, ma non correre. » gli aveva detto avendo in parte capito il suo gioco. Voleva portarla da qualche parte, era chiaro. La domanda era dove, ma era chiaro che quell'eterno cucciolone avesse ormai in mente una meta precisa. Le sembrava stesse andando verso il laghetto, lì all'interno del parco. Un posto tranquillo che a dirla tutta le piaceva pure.


     
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    YuiPasso dopo passo, Yui si avvicinava al laghetto. Non avendo fretta, la giovane si stava prendendo tutto il tempo necessario per apprezzare gli odori e i suoni della primavera: il dolce profumo di un fiore, il pungente odore dell'erba appena tagliata, il fruscio delle foglie mosse dal vento ma anche i rumori fatti dalle persone che, come lei, si erano presi quel pomeriggio per rilassarsi. Era ormai quasi giunta al ciliegio, l'obiettivo della sua uscita, quando Shin si fermò e, guardandosi indietro, cominciò ad uggiolare.

    A quel verso improvviso, Yui si inginocchiò e cercò con la mano Shin nel tentativo di comprendere quale fosse il problema. Non le ci volle molto, grazie al tono quasi giocoso di quel mugugnare e alla tensione che aveva pervaso il suo corpo, per comprendere che quell'uggiolio non era legato a stress o malessere ma a una certa eccitazione. Qualcosa o qualcuno aveva attirato la sua attenzione. «C'è un cane?» Domandò gentilmente, un lieve sorriso divertito che spuntava sulle sue labbra. «Andiamo a trovarlo?» Propose senza preoccupazioni. Considerando il carattere dolce di Shin e il suo addestramento da cane guida, non aveva timore che finisse per attaccare un altro cane. Il peggio che poteva capitare era lui che andava deciso a salutare un collega a quattro zampe e finiva morso sul naso per la sua audacia. «Ok, andiamo dal cane.» Confermò allo scodinzolio eccitato di Shin, rialzandosi in piedi e lasciando che lui la guidasse... ovunque volesse andare.
     
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    Phill, quel piccolo furfante, doveva aver quasi raggiunto la sua destinazione perché all'improvviso aveva accelerato il passo. Poi dopo un salto si era arrestato, aveva abbaiato un saluto scodinzolante al suo amico, e poi si era avvicinato lentamente conscio del fatto che Shin era un “cane lavoratore” e comunque non voleva rischiare con la sua esuberanza di essere molesto, soprattutto per la sua padroncina.
    Raggiunto quindi il suo amico cane aveva pensato bene di annusarlo sempre sventolando la coda con fare eccitato e, ammesso che glielo avesse concesso, anche leccare la mano della sua padrona quasi a chiedere se si ricordasse di lui. Perfino aveva abbaiato nuovamente in tono allegro per richiamare in qualche modo l'attenzione di entrambi.
    Per quanto riguardava la padrona, invece, li aveva raggiunti poco dopo e per qualche istante aveva lasciato a Phill il tempo necessario di salutare i suoi amici.
    «Che bella sorpresa...» aveva quindi aggiunto in segno di saluto a sua volta «Ciao Yui, che bello incontrarti di nuovo.»
    Non era certa che l'altra l'avesse riconosciuta dal tono della voce, ma se non altro sperava di non averla spaventata comparendo così all'improvviso. Ricordava bene che la ragazzina non poteva vederla, ma il suo tono non era certo aggressivo, tutt'altro. Chissà come mai era andata lì, in quel parco. Forse come lei stava semplicemente facendo una passeggiata con il proprio cane o forse c'era qualche motivo in particolare.
    Le piaceva Yui, l'aveva ascoltata con piacere quel giorno di molti anni prima e l'aveva colpita quel senso di solitudine che le aveva mostrato. Sperava, vivamente, che le cose per lei fossero migliorate nel tempo che era trascorso. Certamente era cresciuta dall'ultima volta. Quanto tempo era passato? Nemmeno lo ricordava, ma abbastanza per cui potevano essere cambiate un bel po' di cose.
     
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    Poteva sentire l'eccitazione di Shin dal suo zampettare più veloce del solito e dallo scodinzolio della sua coda, che continuava a toccarle la gamba. Un abbaiare poco distante fece allargare il sorriso sulle labbra della giovane, che si chiese vagamente se fosse quello il collega a quattro zampe che aveva reso il suo cane guida così attivo. La risposta di Shin non si fece mancare: un piagnucolio che sembrava richiamare l'altro, informandolo in un mezzo lamentio di non poter muoversi più in fretta per raggiungerlo. Poi, l'incontro. Yui non poteva vedere cosa stesse esattamente accadendo ma, dal continuo scodinzolare di Shin e dai versetti che rilasciava, sembrava andare bene. Nessun morso sul muso, nessuna sfida tra cani per stabilire chi era più alto nella gerarchia. Yui aveva anche sentito una delicata leccata sulla mano, a cui aveva tentato di rispondere con una carezza. Che l'altro cane fosse una femmina? O magari un amico?

    La risposta a quella inespressa domanda giunse in un saluto educato da parte della padrona del cane. Padrona che evidentemente la conosceva. Le ci volle un attimo per ricollegare la voce a quella giornata in spiaggia di diversi anni prima, facilitata dal fatto che non conosceva molti altri proprietari di cani: ne aveva incontrati diversi durante le sue passeggiate, aveva anche chiacchierato con alcuni di loro, ma pochi l'avevano colpita come lei. «Ciao, Lidia.» La salutò, il sorriso nuovamente sulle labbra, sperando dentro di sé di non star facendo una gaffe tremenda. Era passato parecchio tempo, dopotutto. Non importava se, a causa della sua cecità, il suo udito fosse più affinato del normale, dopo tre o quattro anni anche per lei era difficile riconoscere le persone dalla voce. Però Lidia le era rimasta impressa, passare il tempo con lei l'aveva aiutata a rilassarsi e ad affrontare i suoi timori. Non aveva potuto aprirsi totalmente, considerando come la consapevolezza dell'esistenza del paranormale poteva rovinare la vita delle persone, ma parlare con lei l'aveva aiutata ad affrontare il suo senso di inferiorità e la sua consapevolezza di essere diversa, e non solo per la sua disabilità. Non poteva dire di aver superato tutto ma la situazione era decisamente migliorata. «È un piacere incontrarti qui! Come va?»
     
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    Phill era stato più che contento di ritrovare il suo amico. Ed era stato anche contento che la sua padroncina avesse accettato di lasciarsi toccare da lui e soprattutto quando era stato ricambiato con una carezza. La maggior parte delle volte era un cane tranquillo, probabilmente non c'era stata una volta in cui Lidia ricordasse che avesse mostrato ostilità. Almeno non senza un ben valido motivo. Magari perché aveva percepito del disagio oppure ostilità, ma erano chiaramente delle eccezioni. E del resto lui, in certe notti, se ne stava rintanato in casa e quindi non si era mai trovato veramente nella condizione di dover soccorrere la sua padrona in situazioni... Particolari poteva essere il termine giusto.
    Non che non ne fosse a conoscenza, sia chiaro, semplicemente non ne soffriva e avevano sviluppato un mutuo accordo sulla questione.

    Nel frattempo, la donna aveva annullato la distanza che le separava.
    «Sì, sono io. Ed è un piacere davvero.» aveva quindi risposto. Ed era vero, alla fin fine doveva ammettere che le avrebbe fatto piacere rivederla una seconda volta. Anche prima di quel giorno se ce ne fosse stata l'occasione. L'aveva, in un certo qual modo, presa in simpatia e oltretutto le era anche sembrata anche un po' sola, come se non avesse tanti amici con cui confidarsi. In cuor suo aveva sperato che nel frattempo le cose fossero un po' cambiate da quel punto di vista.

    «Hai portato Shin a godersi un po' l'aria della primavera?» domanda lecita, anche perché lei, in fondo aveva fatto la stessa cosa con Phill che ora stava probabilmente aggiornando il suo amico in "canese" riguardo gli ultimi avvenimenti della sua vita. Ma forse in realtà i cani erano più semplici rispetto agli esseri umani e non avevano così tante cose da raccontarsi forse perché non ritenevano il gossip una cosa così importante, piuttosto si godevano i momenti. Il qui e ora delle situazioni.

    «È passato tanto tempo dall'ultima volta.» aveva quindi aggiunto osservando Yui «Sei cresciuta.»
    Parole che in realtà nascondevano altro, come volerle chiedere se in effetti stesse bene e se le cose in generale le andassero bene anche in riferimento a quello che le aveva raccontato l'ultima volta senza però risultare invasiva degli spazi personali che magari l'altra non voleva condividere
     
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    La conferma dell'altra fu accolta da Yui con non poco sollievo. Aveva rischiato ma era andata bene. I suoi pensieri tornarono alla giornata in spiaggia, ricordando la tranquillità e la felicità di quei momenti. Le era piaciuto passare del tempo con Lidia, le aveva permesso di rilassarsi e di trovare rifugio, per quanto temporaneo, dai suoi problemi. Si vergognava un po' di aver portato la conversazione sul sovrannaturale: il bisogno di parlare con qualcuno della sua vita, per quanto con metafore e affermazioni vaghe, era stato così forte da farle parzialmente dimenticare la promessa che aveva fatto a sé stessa. Trascinare civili, amici, nel suo mondo era inaccettabile. Era meglio che vivessero felici, affrontando i problemi di tutti i giorni senza essere a conoscenza dell'esistenza del sovrannaturale. Questo non li avrebbe protetti da tutti i pericoli, dopotutto alcuni yōkai cacciavano gli esseri umani, ma avrebbe almeno reso la loro vita più tranquilla.

    «Sì, mi è sembrato giusto approfittare della bella giornata.» Rispose alla domanda, le sue labbra che si incurvarono nuovamente in un mezzo sorriso al sentire la sommessa ma eccitata 'conversazione' tra i due cani: tra abbai, scodinzolii e il linguaggio del corpo chissà cosa i due animali si stavano dicendo. Consapevole che Shin si stava trattenendo, diviso tra l'affetto e dovere nei suoi confronti e il desiderio di rapportarsi meglio con Phill, Yui lasciò andare la maniglia della sua pettorina e gli fece una leggera pacca come per dirgli di giocare con l'amico senza preoccupazioni. Aveva il bastone con lei e, alla peggio, avrebbe potuto chiedere a Lidia indicazioni su che direzione dirigersi. «Pensavo di controllare se il ciliegio è in fiore... e lasciare Shin libero di correre nei prati.» Aggiunse, una leggera vena di nostalgia nella voce. Non aveva con sé un pranzo al sacco e l'orario di pranzo era ormai passato ma nello zainetto aveva riposto una coperta e alcuni dolcetti. Se si fosse accampata sotto un ciliegio in fiore per fare la merenda, la sensazione sarebbe stata probabilmente simile a quella che aveva provato in Giappone durante gli Hanami. Non ne era certa al cento per cento ma valeva la pena provare.

    «Vero, avremmo dovuto scambiarci i contatti.» Proseguì, consapevole della veridicità delle parole di Lidia. Era passato tanto, troppo, tempo dalla prima e ultima volta in cui si erano incontrate. Le settimane successive all'incontro in spiaggia si era pentita di non averle passato il suo numero ma aveva considerato che, visto che abitavano nella stessa città, prima o poi si sarebbero rincontrate. Inutile dire che aveva decisamente sottovalutato la grandezza di Nouvieille. «Sarò cresciuta ma mi faccio ancora prendere dalla nostalgia di tanto in tanto.» Commentò, con un tono di voce quasi divertito. «Ho imparato ad amare questa città, a considerarla la mia casa, ma l'arrivo della primavera mi ha fatto ripensare alle tradizioni giapponesi. Qui a Nouvieille ci sono tante interessanti feste ma non c'è l'Hanami.» Un lieve sospirò sfuggì dalle sue labbra prima che potesse trattenerlo. «Mm... magari esiste qualche festa simile? Conosci qualche tradizione collegata alla primavera?»
     
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    Aveva ascoltato quell'intero discorso sui ciliegi, le belle giornate e l'arrivo della primavera che orma era alle porte.
    Non sapeva in effetti se in quella città ci fossero delle festività particolari. In fin dei conti prendeva le giornate un po' come venivano, senza troppa programmazione. Lavorava, si occupava di Phill e ogni tanto frequentava qualche rifugio e via dicendo. Non è che non fosse una persona socievole, tutt'altro. In passato era stata molto socievole, le era sempre piaciuto frequentare altre persone, passare il tempo in compagnia e anche scambiare due chiacchiere. Però, ecco, alle volte oggi, dopo una serie di eventi le appariva tutto alquanto strano.
    Era stata l'Africa, ne era certa. Al di là della sua natura che era cambiata c'era qualcosa di spirituale in luoghi come quelli che non aveva più trovato una volta tornata in Europa. E a dirla tutta, se le cose non fossero andate come poi erano andate non sarebbe nemmeno tornata. Aveva trovato il suo equilibrio perfetto, prima che venisse mandato in frantumi. E cosa aveva potuto fare? Era tornata in Europa, ma non nella sua patria perché c'erano cose che non avrebbe potuto spiegare.
    E forse, una parte di lei, doveva pure ammettere che era anche quello uno dei motivi per cui aveva preso a cuore Yui. Come lei si sentiva diversa, glielo aveva spiegato. E forse non poteva fare tanto, ma avrebbe certamente potuto ascoltare. Sì, quello era in effetti qualcosa che avrebbe potuto fare.
    «Hai ragione, avremmo dovuto.» aveva commentato riferendosi a quanto la ragazza aveva asserito poco prima «Posso lasciarti il mio numero di telefono, se vuoi. O in linea generale puoi venirmi a trovare in negozio, è qui vicino. E magari rimediamo anche qualcosa per Shin.»
    Non sarebbe stata certo la prima volta che regalava qualche snack ai suoi ospiti pelosi. Probabilmente molti di quelli che frequentavano il suo negozio lo facevano anche per quello. C'era sempre qualche piccolo omaggio per i loro amici a quattro zampe e non. Ma del resto non le era mai pesato.
    «Non credo sai ci sia qualche festa particolare qui, in questa città.» aveva quindi proseguito continuando quel discorso che avevano avviato poco prima. «Non so molto in realtà nemmeno dell'Hanami.» Era più che certa che vi fossero tante feste e tradizioni legate all'arrivo della primavera eppure in quel momento non gliene balzava in mente nemmeno una. Che cosa strana!
    «Sì, è in fiore.» aveva risposto infine «Ed è molto bello...» si riferiva chiaramente all'albero di ciliegio. Le dispiaceva che Yui non potesse vederlo.
    Era rimasta in silenzio per qualche istante, osservando l'albero e i suoi rami fioriti che scendevano a cascata verso il basso «Aspetta.» aveva esordito allontanandosi per qualche istante per avvicinarsi alla pianta. Aveva quindi allungato il braccio per afferrare uno dei rami più bassi. Per qualche istante aveva volto lo sguardo all'albero quasi stesse per chiedergli il permesso di poterne staccare una piccola estremità fiorita e quindi poterla portare a Yui. Pochi fiori, nulla che avrebbe danneggiato la pianta. Li aveva quindi posati fra le mani della giovane «Al signor albero non dispiacerà.» aveva concluso lasciandole quei fiori. Magari anche quello poteva essere un modo come un altro per ricordare casa.


     
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    Sì, avrebbero dovuto. Si era pentita amaramente di non aver chiesto a Lidia il suo numero di telefono ma, per fortuna, Inari aveva deciso di farle rincontrare. Questa volta sarebbe stata attenta a non fare lo stesso errore. «Hai un negozio?» Domandò, incuriosita dalla notizia. Che Lidia avesse accennato alla possibilità di rimediare qualcosa per il suo cane guida poteva essere considerato un indizio importante sul tipo di attività in cui lavorava, ma poteva anche non significare nulla di importante. Dopotutto, non bisognava per forza avere un negozio per animali per poter dare qualche snack ad un cane. In ogni caso, Yui non aveva intenzione di fare troppo domande sul mestiere dell'amica: era sicuramente interessata a scoprire qualcosa di più su di lei ma era anche consapevole di come certi argomenti avrebbero potuto portare la discussione su punti di cui preferiva non parlare. O, come in questo caso, non poteva parlare. Se, visto che erano finite sull'argomento lavoro, Lidia le avesse chiesto quale era il suo mestiere, Yui non era sicura di cosa avrebbe potuto rispondere. Dopotutto, lei era una sacerdotessa a tempo pieno. Come avrebbe potuto spiegarle il suo 'lavoro' senza ricadere nel paranormale?

    «È in fiore?» La notizia giunse al momento più opportuno. Yui sorrise, d'un tratto dimentica delle preoccupazioni legate al suo anomalo mestiere, e accettò il rametto che Lidia aveva posato tra le sue mani. Attenta a non far cadere il bastone, cominciò a sfiorare i petali dei suoi fiori, come per analizzarne la forma, poi lo avvicinò al naso per annusarne la dolce fragranza. «Sì, è bellissimo.» Confermò. La vista non era l'unico senso con cui si poteva apprezzare il mondo e, sin da piccola, Yui aveva imparato ad esplorare ciò che l'attorniava con quei sensi che i normodotati spesso non sfruttavano pienamente. «Non è della stessa variante dei ciliegi giapponesi ma questo non lo rende inferiore: dopotutto, il mondo è bello perché è vario.» Commentò, per poi aggiungere: «In Giappone, durante il periodo di fioritura, è normale fare picnic all'ombra dei ciliegi in fiore. Il concetto dell'Hanami è semplice, esattamente come il suo nome: ci si prende un pomeriggio, o anche una serata, per ammirare i fiori ed apprezzare la natura.» Composto dalla parola "fiore" (花, hana) e dal verbo "guardare" (見る, miru), il termine Hanami (花見) significava letteralmente "guardare i fiori". Yui magari non poteva vedere, ma anche per lei non c'era nulla di meglio che immergersi nel profumo dei ciliegi e percepire la danza dei loro petali sulla sua pelle. «I fiori di ciliegio possono essere considerati la metafora della vita stessa, luminosa e bella ma anche fugace ed effimera. In passato erano anche usati per divinare il raccolto dell'anno.»
     
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    Aveva osservato Yui prendere quel piccolo ramo fra le mani. Saggiarlo con i sensi, il tatto, l'olfatto. Sensi a cui spesso gli esseri umani davano poca importanza, ma che invece lo spirito animale che era dentro di lei sapeva sfruttare bene. Il fennec sapeva bene che c'erano tracce lasciate nell'aria. Tracce fatte di odori e che potevano dire molte cose su chi era passato di lì, cosa aveva fatto e magari quali tipo di sensazioni provasse la persona che aveva di fronte. Alcune emozioni, si era resa conto con il passare degli anni, hanno un odore. Perché il corpo e la pelle reagiscono alle emozioni stesse.
    Aveva sorriso a quel commento, quel suo definirlo bellissimo anche se non poteva vederlo «Sì, lo è...» aveva commentato a sua volta «E sai, forse se sai prendertene cura, da quel ramo puoi ancora far nascere qualcosa.» Non conosceva bene quella varietà di ciliegio, tuttavia era ben conscia che chi ha un buon pollice verde potrebbe riuscire a far nascere una pianta da qualunque cosa. E magari poteva essere lo stesso per quel ramo di ciliegio. Magari piccola, perché no, da tenere in un vaso.
    «Posso lasciarti il mio numero se vuoi. Non so se vuoi segnarlo da qualche parte.» aveva suggerito attendendo una risposta «Mentre il negozio è appena dall'altro lato della strada, si chiama Amici di Pelo e penso che sia abbastanza facile capire il perché.» In effetti era un po' scontato come nome, ma a lei andava anche bene così. Era un negozio piccolo e senza pretese, ma che era sufficiente a mantenere un buon tenero di vita per lei e Phill. E del resto che altro doveva volere?
    «Davvero?» aveva domandato a quella rivelazione «Non sapevo che i fiori di ciliegio potessero essere usati per la divinazione. Ne avevo sentite tante, ma questa ancora mi mancava.»


    perdona il ritardo, mi ero proprio persa la notifica
     
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    Alla proposta di Lidia, Yuiri rifletté per qualche istante. Sarebbe stato veramente possibile far nascere qualcosa da quel ramo destinato alla morte? La giapponese non aveva grandi conoscenze in botanica né si era mai veramente occupata di un orto o di una pianta, ma era una sacerdotessa di Inari. Come itako, sciamana cieca, i suoi compiti erano più spirituali che materiali ma rimaneva sempre comunque la sposa di una divinità che aveva tra i suoi ambiti sacri l'agricoltura. Se si fosse correttamente informata, avesse seguito le giuste procedure e avesse pregato per la sua sopravvivenza, era certa che il rametto avrebbe formato con successo delle radici. «È una bellissima idea.» Rispose, il ramo ancora tra le sue mani. «Pregherò Ō-Inari perché sopravviva.» La crescita di un ciliegio era solitamente rapida quindi poteva immaginare che, se fosse sopravvissuto, tra un anno quel rametto si sarebbe trasformato in una pianticella alta all'incirca un metro. Forse Yuiri non sarebbe vissuta abbastanza per potersi stendere all'ombra della sua futura maestosa chioma ma sicuramente avrebbe potuto 'vederlo' crescere. "Diamine, ora se non sopravvivesse ci rimarrei male." Pensò, tra il divertito e l'esasperato. Era possibile che dovesse sempre partire in quarta quando si parlava di progetti difficilmente realizzabili?

    «Certo, mi farebbe piacere avere un modo di contattarti.» Aggiunse per poi recuperare il suo cellullare dallo zaino, attenta a non danneggiare il rametto. «Ecco, sono pronta.» Disse, toccando lo schermo per attivare l'assistente vocale. «Aggiungere un contatto.» Scandì al "Come la posso aiutare?" dell'assistente, per poi seguire le istruzioni per il completamento dell'operazione. Una volta pronunciato il nome che voleva dare al contatto - il nome dell'amica più quello del suo negozio in modo da non rischiare di dimenticarlo - avrebbe aspettato che Lidia le dicesse il suo numero e, se necessario, l'avrebbe ripetuto all'assistente. Una volta assicuratasi che fosse tutto corretto, avrebbe completato l'operazione con un "Salvare" e si sarebbe nuovamente rivolta a Lidia: «Ti faccio uno squillo?» Ora che aveva il suo numero, probabilmente quello era il metodo più veloce per passarle il proprio.

    «Amici di Pelo, mi piace il nome del tuo negozio.» Disse poi, segnandosi mentalmente di aggiungere la sua posizione ai preferiti del navigatore. Sarebbe stato un ottimo posto dove acquistare il necessario per Shin, dandogli allo stesso tempo la possibilità di salutare un amico a quattro zampe. «I ciliegi avevano una grande importanza nell'antichità. Un'importanza spirituale ma anche materiale.» Proseguì, tornando all'argomento che sembrava aver sorpreso Lidia. «La loro fioritura segnava l'inizio della coltivazione del riso. Considerando il ruolo cruciale che la semina aveva in quel periodo, non è poi così sorprendente che il fiorire dei ciliegi sia stato collegato all'arrivo della divinità...» Di una divinità del riso come Inari, ad esempio. «...e quindi al divino e alla divinazione.»

    Nessun problema. ;)
     
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