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.Le luci di Nouvieille brillavano sotto di lei.
Nouvieille. . . una città come molte altre. . . o forse no.
Sospesa nell’aria, la vampira poteva percepire lo smog che la permeava.
Le mancava la freschezza e il profumo dell’aria dei suoi tempi, addolcita dalla fragranza dei fiori e delle piante. Ma quel’aroma era stato coperto dall’inquinamento, come in tutte le metropoli del mondo civilizzato.
Un inquinamento anche acustico.
Poteva sentire il frastuono dei clacson delle auto che percorrevano le strade sottostanti, le urla inascoltate di un bambino, il pianto disperato di una ragazza tradita dal fidanzato, gli ultimi pensieri di un uomo, la cui vita era stata innaturalmente troncata da un vampiro.
Un vampiro. . .
Ecco la differenza tra quella città e le altre.
A Nouvieille vi era un’insolita concentrazione di creature magiche.
Vi erano streghe, maghi, demoni, angeli, vampiri. . . sembrava che membri di tutte le razze esistenti sulla Terra vi si fossero riuniti.
Vi era una tale molteplicità di stili di vita, di pensieri, di convinzioni, che Neris si sentiva irresistibilmente attratta da quel luogo, come mai in vita sua lo era stata.
Senza quasi rendersene conto, scese rapidamente di altitudine, avvicinandosi sempre di più alla città, fino a che i suoi piedi scalzi toccarono il terreno asfaltato di un vicolo oscuro.
Nascosta tra le ombre, aspettò che lo smarrimento provocato dal brusco atterraggio svanisse.
Dopo di che incominciò a camminare lentamente, soppesando ogni passo.
Era da quando si era svegliata dal suo sonno millenario che Neris non si mischiava più tra i mortali.
Da troppo tempo non camminava tra di loro e aveva quasi dimenticato come si faceva. Si era scordata l’esasperazione provata nel percorrere le strade così lentamente, il forte desiderio di tornare ad essere tutt’uno con le ombre.
Raggiunta la strada principale, vagò per qualche minuto, fino a che si trovò di fronte ad un grande edificio.
Si fermò.
Era una biblioteca.
Pensierosa, la fissò.
Forse quel luogo pubblico era il posto più adatto per migliorare la sua conoscenza della città.
Forse. . .
Scacciando ogni dubbio dalla mente, Neris entrò nella biblioteca.
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In una sala qualunque, per lui erano tutte uguali o quasi.
La notte era calda e silenziosa, quella biblioteca riusciva quasi ad estraniare i suoi interni dal mondo circostante.
Non sapeva perchè stava lì quella notte, solo che spesso gli piaceva immergersi nell'odore di libri vecchi e legno polveroso, tra pagine ingiallite e assottigliate dal tempo e leggere qua e là, oppure stare semplicemente in silenzio e pensare.
Qualcosa lo scosse però, come se l'aria gli avesse portato sotto al naso un odore che conosceva benissimo, quello della morte... Un odore che solo i vampiri hanno e solo loro possono sentire e percepire... Eppure quell'odore, seppur simile al suo, era diverso.. Nuovo.
Ebbe la sensazione che qualcosa recidesse il tempo e lo portasse indietro di chissà quanto e quella sensazione potente gli sussurrava che forse era un vampiro come lui... Un vampiro antico...
Lo sentiva vicino, appena dentro la biblioteca, eppure lui era al terzo piano...
Restò lì dentro, voltando però la schiena alla finestra davanti cui era stato tutto il tempo. Sapeva ed immaginava che l'altro si sarebbe accorto di lui... Gli si sarebbe avvicinato?
Ritrovarsi un antico davanti era come guardarsi allo specchio, piacersi e spaventarsi di se stesso allo stesso tempo, proprio perchè si sa bene chi si ha davanti...SPOILER (click to view)Arrivo io
Se aspettavi qualcun altro dimmelo e io cancello. -
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Appena ebbe superato la soglia, Neris si bloccò.
Nel locale la luce era forte, quasi accecante per i suoi occhi abituati all’oscurità, ma non era quello il motivo della sua esitazione.
Al suo ingresso, una particolare sensazione l’aveva colpita, una sensazione che da molto tempo, troppo, non provava.
Un lieve odore di morte, così lieve che solo i sensi di un vampiro potevano percepirlo, riempiva l’aria. Un odore di morte antica.
Non era l’unico vampiro presente nella biblioteca, ne era certa, come era sicura che anche l’altro fosse un antico.
E ora cosa faccio?, si chiese, lo ignoro o vado a cercarlo?
Era certa che il vampiro sapesse che lei era lì, doveva aver percepito la sua presenza.
Sarebbe stato inutile andarsene. Ormai il tempo della segretezza era finito.
Chiuse gli occhi, concentrandosi su quella sensazione che, fino ad un momento prima, aveva involontariamente cercato di ignorare.
Lui (perché oramai era certa che fosse un lui) era al terzo piano.
Neris riaprì gli occhi e, lentamente, cominciò a salire le scale.
Non voleva imporre la propria presenza.
Se l’altro non avesse voluto parlarle avrebbe avuto tutto il tempo per sparire.. -
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Quell'energia potente quanto la sua avanzava, dal piano terra strisciava per le scale, sù in alto.
Le sue orecchie coglievano ogni minimo particolare di quei movimenti tanto silenziosi.
Perchè invece di scappare gli stava venendo incontro? Avrebbe potuto farlo, avrebbe potuto scomparire nel giro di pochissimi attimi, e invece no.
La prima cosa che gli venne spontanea fare fu quella di nascondere qualsiasi pensiero la sua mente produceva in quel momento, non per timore e altro, ma solo per pura precauzione.
Per due antichi ritrovarsi nello stesso posto e non conoscersi poteva essere pericoloso, come anche una fantastica rivelazione per entrambi.
Sicuramente lei, aveva capito che era una lei, stava lanciando un silenzioso segnale, così come lui.. Quella voce silenziosa fatta solo di movimenti silenziosi... -
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Lui non era fuggito.
Neris era oramai quasi giunta al terzo piano e continuava a sentire la sua presenza, sempre più forte ad ogni passo che faceva.
A circa metà della rampa incontrò un mortale che stava scendendo le scale, con alcuni libri in mano. L’uomo si fermò, sconvolto dalla vista del suo inusuale abbigliamento, una lunga veste viola, e dei suoi piedi nudi posati sul freddo marmo dei gradini.
Neris lo ignorò, proseguendo nel suo cammino.
Ora non aveva tempo di preoccuparsi di quella sciocchezza. Che l’uomo la considerasse pure una pazza, se voleva. Se ne sarebbe preoccupata quando, e soprattutto se, avesse deciso di fermarsi a Nouvieille.
Raggiunto il terzo piano, la vampira seguì il suo istinto, fino a che entrò in una sala dove la presenza dell’altro si rivelava più forte.
Lui era lì, accanto ad una finestra.
Impensierita, si avvicinò ad uno scaffale, prendendo un volume a caso.
Sfogliando il libro senza in realtà vederlo, Neris osservò di sottecchi il vampiro, chiedendosi se era veramente intenzionata a fare la sua conoscenza.. -
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Alla fine la vampira fece la sua comparsa. Sembrò non volersi avvicinare per niente, oltre tutto indossava abiti di fattura antica; lui d'altro canto li conosceva assai bene.
In quell'attimo di chiese come mai non indossasse abiti moderni come facevano tutti i vampiri come loro... Forse nascondeva qualcosa e quel qualcosa lo incuriosì molto.
Fece lui la prima mossa, dandosi una spinta di reni per fare qualche passo verso di lei che vagamente sfogliava un libro. Ma proprio quando l'antica lo guardò di sottecchi, lui posò le iridi ambrate in quegli occhi profondi come un abisso... Proprio come i suoi...
*Non possiamo nasconderci, anche se non ci vediamo con gli occhi, lo facciamo con tutto il resto... *
Le parole furono senza suono ad orecchio umano, eppure l'antico fu certo che lei le avrebbe sentite chiare e nitide nella sua testa.
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Neris sorrise.
Il messaggio silenzioso le era risuonato forte nella mente, anche se il vampiro non aveva aperto bocca. Lei continuò a far finta di leggere, una finzione per i mortali presenti, non per l’antico. Per i mortali, lei doveva già essere una strana apparizione, era meglio che non attirasse più attenzione di quanto già non faceva. Sarebbe stato molto strano, per loro, vedere due persone guardarsi senza pronunciare parola, almeno non nel modo più comune.
*E io non desidero nascondermi, non più oramai. . .*
Non sapeva quando esattamente l’avesse deciso, forse quando era entrata nella città, forse prima, ma sapeva che quelle parole erano veritiere. Era ora di tornare alla vita.
E, se veramente voleva rimanere a Nouvieille, era meglio che facesse conoscenza con quel vampiro (il primo vampiro dei suoi secoli che incontrava da quando si era risvegliata), anche perché doveva sapere se l’altro avrebbe accettato la sua permanenza a Nouvieille.
Non aveva intenzione di farsi dei nemici.
*Il mio nome è Neris. . .* si presentò.
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Neris... E così qualla vampira gli aveva rivelato il suo nome ancor prima che fosse stato lui a chiederlo.
Accennò ad un sorriso e aspettò che anche le poche persone che erano lì uscissero dalla sala, lasciandoli soli.
A quel punto pensò che potevano anche parlare con la loro voce udibile e non più comunicare in quel modo affascinante che solo loro e pochissimi altri sapevano fare.
Asterios...
Fece un giro per la sala, misurando i passi e arrivando davanti alla grande e alta finestra che dava proprio sulla strada illuminata dai lampioni e dai fari delle auto che passavano. In realtà, non ci faceva molto caso, ora la sua attenzione era focalizzata su quella vampira.
Ti sei nascosta per tanto tempo?
chiese, immaginando che dietro si celava ben altro che un semplice non rivelarsi ai mortali e frequentarli. Gli avrebbe fatto piacere parlare con qualcuno che sapesse bene chi era.. -
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In un certo senso. . . sussurrò lei.
Non voleva rivelare troppo su di sé. Asterios era interessante, doveva ammetterlo, ma per lei era ancora uno sconosciuto. Aveva sbagliato una volta, aveva dato tutta se stessa ad un vampiro, il suo creatore, e ne aveva ricavato solo bugie e menzogne. Menzogne che li avevano progressivamente allontanati, facendo loro desiderare una vita più riservata. Non voleva rischiare che succedesse di nuovo. Prima di fidarsi di Asterios, prima di rivelargli perché aveva vissuto solitaria per così tanto tempo e perché era arrivata a rifugiarsi per secoli, addormentata, nei meandri della terra, Neris si voleva assicurare che non fosse come il suo creatore. Allora, solo allora, avrebbe risposto alle sue domande.
La vampira ripose il libro tra gli scaffali.
Non vi erano più umani nella sala, la finzione non era più necessaria.
Il suo sguardo cadde sulla finestra e si perse nella città all’esterno.
Nouvieille. . .
. -
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Avvertiva una sorta di incertezza nella vampira, ma come poteva darle torto. Ognuno di loro aveva la propria storia da raccontare, quello era certo, ma se lei si nascondeva ancora aveva i suoi buoni motivi; e fu per quello che non fece ulteriori domande.
Già.. Nouvieille..
mormorò socchiudendo gli occhi e guardando fuori.
Le sue mani sottili e dalle dita affusolate, sfioravano il marmo del davanzale, freddo come lui.
E' una città favolosa, se la si vive davvero... Tutto sta a noi scoprire cosa è veramente.. Io ormai ci vivo da cinquant'anni o qualcosa di più, ma infondo il tempo è poca cosa per noi...
Lasciò in sospeso quella frase cercando di capire se lei avesse avuto intenzione di sapere chi abitasse quella città, o almeno parte dei suoi abitanti.. -
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Neris era curiosa.
Quella città l’affascinava.
Voleva saperne di più su essa, comprendere perché aveva risvegliato il suo interesse.
Perciò chiese in un sussurro:
Sento la presenza di membri di molte razze qui a Nouvieille, non solo umani e vampiri. . . come fanno tanti esseri diversi a convivere nella stessa città?. -
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Si voltò a guardarla e le sorrise, per poi tornare a guardare le strade trafficate.
Si, è vero, non ci sono solo umani e vampiri.. Hai sentito bene, Neris...
Già, come facevano a convivere così tante razze divrese? Anche se alla fine qualcosa succedeva sempre.
Forse perchè il mondo è cambiato e anche le creature sovrannaturali hanno capito che mettersi per principio una contro l'altra non ne vale la pena, ma non credere... Anche qui ci sono i momenti in cui qualcosa va storto.. Altrimenti sarebbe il giardino dell'Eden, no?
concluse guardandola di sfuggita con la cosa dell'occhio e inclinando l'angolo della bocca in un leggero sorriso.. -
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Il giardino dell’Eden. . . un mondo perfetto, senza dolori, sofferenze e discriminazioni. . .
Sorrise, divertita dall’immagine che involontariamente aveva creato nella sua mente.
No, non credeva che si sarebbe trovata bene in un posto del genere. . . senza dolore, senza sofferenza, il significato della vita sarebbe scemato, il suo valore sarebbe scomparso, e agli esseri viventi sarebbe rimasta solo una banale esistenza, una “vita” senza alcuna consapevolezza di sé stessi e di chi c’è intorno.
Molto meglio un mondo di dolore, in cui per vivere bisognava spegnere un’altra vita, in cui nessuno poteva dire di essere perennemente felice. Ma, dopotutto, cosa sarebbe stata la felicità senza la sofferenza?
Credo che mi fermerò qui. . . almeno per un po’. . .. -
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Colse il sorriso della vampira che aveva accanto ed immaginò che era dovuto all'immagine che lui aveva dato di quel mondo ipotetico.
Già... La sofferenza, un parte integrante della vita, se non la parte predominante o la vita stessa... Questo l'aveva sempre pensato visto che sin da piccolo e ancora mortale aveva dovuto soffrire per vivere un amore nascosto, aveva sofferto per la violenza della sua creazione, aveva sofferto dopo aver scoperto cosa era e alla fine anche per la solitudine, ma quest'ultima aveva sempre caratterizzato la vita di gran parte dei vampiri, soprattutto i più anziani.
Bene...
mormorò soltanto, poggiando poi la mano sul vetro della grande finestra.
Anzi... Benissimo....
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